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Scuola secondaria «Dante Alighieri» Dott.ssa Elisa Papa – albo n° 5343 del 3/3/2008 Associazione MeC Educational www.meceducational.it.

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Presentazione sul tema: "Scuola secondaria «Dante Alighieri» Dott.ssa Elisa Papa – albo n° 5343 del 3/3/2008 Associazione MeC Educational www.meceducational.it."— Transcript della presentazione:

1 Scuola secondaria «Dante Alighieri» Dott.ssa Elisa Papa – albo n° 5343 del 3/3/2008 Associazione MeC Educational www.meceducational.it

2  La noia in sé può essere un sentimento sgradevole ma anche rivelarsi un’importante occasione formativa. E ovviamente, come per tutte le cose, è la dose che fa il veleno (o la medicina).  E una vita senza noia sarebbe una noia.

3  Tanti bambini, dopo la scuola ed i compiti a casa, hanno una "agenda" da fare invidia al manager di una multinazionale; tante sono le attività che richiedono il loro impegno e che, soprattutto, sottraggono loro una tra le cose più importanti della vita: il tempo.

4  Lunedì – scuola – attività sportiva e/o creativa  Martedì – scuola – compiti della settimana  Mercoledì – scuola – attività sportiva  Giovedì – scuola – catechismo/ scacchi/arteterapia  Venerdì – scuola – attività sportiva – compiti del weekend  Sabato – piscina – pomeriggio con amici per musei/feste compleanno  Domenica – partita pallone/scout – pomeriggio a trovare nonni

5  I genitori moderni sono ossessionati dal proposito di animare in tutte le maniere le vite dei propri figli, di fornirgli tutti gli stimoli affinché possano sviluppare precocemente competenze che torneranno utili nel mondo adulto («vorrei che avesse tutto quello che non ho avuto io»). Ogni momento della giornata deve essere ottimizzato e funzionale a qualcosa: “il calcio lo aiuta a questo…”, “il catechismo a questo…”, “il videogames a quest’altro…”:

6  Come se non bastasse, il weekend, dopo una settimana di stanchezza e stress lavorativo, vi sentite in colpa perché avete trascorso pochissimo tempo con i vostri figli, diventa quindi il momento per dedicarsi alla condivisione della settimana e si propongono attività stimolanti e accattivanti da fare tutti insieme per rendere il poco tempo che in genere si trascorre realmente con loro, di «qualità».

7  Il paradosso è che i genitori del passato (i nostri) non ci amavano meno di quelli di oggi. Ma essendosi molto annoiati durante le loro infanzie, non vedevano nulla di male nel fatto che condividessimo la stessa sorte. Le cose erano andate così, in fin dei conti, fin da quando al mondo c'erano stati dei bambini. E non solo i genitori, ma tutti gli altri adulti che avessero una qualche responsabilità nella nostra vita ( baby sitter, maestri e maestre, istruttori sportivi, parenti...) la pensavano allo stesso modo.

8  Godevamo così di un accesso illimitato alle sterminate miniere della noia, sperimentate lungamente in una gamma praticamente infinita di variabili. La noia scolastica, la noia pomeridiana, la noia dei viaggi in macchina... E quella potentissima, quasi metafisica noia domenicale, che forse è l'incubatrice di tutti i destini individuali, di tutti i caratteri.

9  «La noia mostra che questo mondo, il mondo visibile, il mondo come pura presenza, non è mai davvero tutto il Mondo. Essa trapela nello sguardo del bambino che per resistere al sapere asfissiante che la maestra gli propina non può che sbadigliare senza scampo. La sua testa cadrebbe pesantemente sul banco, se la sua noia, anziché ripetere sempre lo stesso mondo, come accade per la maestra, non ne invocasse l’esistenza di un altro.

10  Lo sguardo del bambino si stacca dal banco e dai suoi quaderni, dalla lavagna tetra e dallo sguardo vuoto della maestra per rivolgersi finalmente altrove. Dove? Fuori, via da lì, all’aperto, verso un altro mondo, Altrove; verso il glicine viola, il campo di calcio, la bambina che cammina con la sua veste rossa per strada, la neve che copiosa scende sul cortile. Non è forse questa la lezione più positiva della noia? La noia del bambino è sempre una rivolta, una attesa, una preghiera». (Recalcati)

11  “ Occupati tra social, mail e smartphone non abbiamo più tempo per quella che era detta accidia. Che però in realtà è il desiderio di un mondo diverso. La connessione continua e il Nuovo ricercato a ogni costo producono sempre insoddisfazione. Invece l’atteggiamento espresso da uno sbadiglio si può associare all’attesa e alla rivolta. Vuol dire spostare avanti il limite e liberarsi da un ambiente ristretto e soffocante”. (Massimo Recalcati)

12  Per capire se pensiamo alle attività di nostro figlio in modo equilibrato, o se stiamo premendo l’acceleratore sulla sua “agenda”, proviamo a rispondere a queste domande:  Quando mio figlio pensa “liberamente”?  Quando può dare sfogo alla sua fantasia?  Quando può consentire alla sua fantasia di fare un gioco che sia davvero aperto?  Quando, durante l’arco della giornata, è libero di non fare alcunché (inclusi i trasferimenti in macchina)?

13  Ci sono bambini che creano case con gli scatoloni, altri recitano con qualche amico inesistente, altri ancora cantano, ballano o disegnano sui muri e altri imitano i grandi nei propri lavori quotidiani.  Sapete cosa faceva Einstein da piccolo?  Studiava per ore e ore gli insetti che camminavano sui marciapiedi…

14  Non è consigliabile che i genitori facciano gli psicologi indagando con tante domande gli stati d’animo dei propri figli per esempio preoccupandosi troppo di loro e di come riempire i tempi morti quando dicono che si annoiano. È naturale che i bambini abbiano i loro momenti di noia o di tristezza, che sono solo passeggeri. Quando la bambina dice che si annoia non è necessario fare qualcosa, lasciamo che viva questo momento con naturalezza.

15  Consoliamola sdrammatizzando. Facendo così anche lei si tranquillizzerà e le insegneremo che tutte le emozioni fanno parte della vita e che se le viviamo per quello che sono non sono fatte per durare.  Quando vi dice “Mi sto annoiando”, generalmente si sta annoiando: - rispetto ad una condizione imposta da noi; - si sta semplicemente annoiando, perché non ha un ambiente che gli fornisce il materiale necessario a divertirsi.

16  La noia ci insegna a scegliere, nell'oceano delle cose, ciò che per noi ha significato

17  Naturalmente il bambino non possiede, da solo, tutte le chiavi in grado di liberare le proprie potenzialità creative ed esplorative, per cui va accudito.  L’accudimento deve essere duplice: da un lato il caregiver deve porsi come “base sicura” consentendo al bambino di attivare la modalità esplorativa e, all’interno di questa, fornire un contesto, un ambiente, che fornisca al bambino quegli stimoli ( giochi, oggetti, possibilità di interazione) che incentivano la sua vena creativa.

18  Ipad, cellulari, computer e videogames possono essere stimoli interessanti per i nostri bambini, tuttavia è importante limitare il tempo in cui si sta a contatto con questi oggetti tecnologici.  I bambini hanno bisogno di essere fisicamente attivi e in relazione con altri.

19  Rimettere i bambini al lavoro – fate come diceva la Montessori «aiutami a fare da solo», smettete di essere genitori efficienti ogni tanto, restate nel letto e guardate cosa succede. Se i genitori fanno troppo, si stancano e rendono i loro figli più deboli, passando l’idea che il lavoro è un fardello  Basta piagnistei – sono la manifestazione più spiacevole delle tecniche errate di educazione, sono espressione di dipendenza e impotenza, si è costretti a dipendere dagli altri per soddisfare i propri bisogni e desideri, il lamento è una reazione impotente ai problemi.

20  Non chiedete la perfezione né a loro né a voi - Mettete da parte il senso di colpa, la genitorialità va unita ad altre attività sociali, prendetevi meno sul serio nel ruolo di genitore;  Giocate nei campi e nei boschi, la natura è importante, meno tv e tecnologia  Più siamo più ci divertiamo – fateli dormire dagli amici, portateli ai giardini, invitate amici a pranzo  Basta giocattoli – non sprecate denaro in giocattoli ma offrite un ramo preso da un albero o il vostro tempo

21  Siate selvaggi – i bambini lo sono per natura, vogliono andare in luoghi inesplorati, dove sono affrancati dall’autorità e possono creare il proprio mondo. Se imponiamo troppe regole, se li controlliamo e confiniamo, corriamo il rischio che il loro spirito selvaggio trovi sfogo in modo antisociale e distruttivo.  Mettere da parte egoismo e capire cosa faccio per me e cosa per i figli – abbiamo un’idea preconcetta di quel che i bambini dovrebbero fare e quindi cerchiamo di imporre la nostra visione  Imparare a vivere dai bambini – e quindi nel presente, loro si occupano delle loro vite appassionate adesso, passato e futuro sono idee astratte, prive di significato. E ridono, sono leggeri sempre.

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24 elisa.papa@meceducational.it


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