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“Paradigma scientifico” “Web 2.0”“Web 1.0” “Modernità” della network society.

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Presentazione sul tema: "“Paradigma scientifico” “Web 2.0”“Web 1.0” “Modernità” della network society."— Transcript della presentazione:

1 “Paradigma scientifico” “Web 2.0”“Web 1.0” “Modernità” della network society

2 1.Lezioni dalla storia di Internet 2.La cultura di Internet 3.E-business e new economy 4.Comunità virtuali o società in rete? 5.La politica e Internet I: reti di computer, società civile e stato 6.La politica e Internet II: privacy e libertà nel cyberspazio 7.Multimedia e Internet: l'ipertesto oltre la convergenza 8.La geografia di Internet: luoghi connessi al network 9.Il digital divide in una prospettiva globale

3 Si tende […] a parlare dell'elettricità come i pittori parlano dello spazio, cioè come di una condizione variabile che coinvolge le posizioni di due o più corpi. Non si dice più che l'elettricità è "contenuta" in qualche cosa. I pittori sanno da tempo che gli oggetti non sono contenuti nello spazio, ma generano spazi propri. [...] Quanto alla velocità della luce, essa è semplicemente la velocità della causalità totale. Uno dei fenomeni più significativi dell'era elettrica consiste nel creare una rete globale che ha molte delle caratteristiche del nostro sistema nervoso centrale, il quale non è soltanto una rete elettrica ma un campo unificato di esperienza. Come dicono i biologi, il cervello è il luogo dove si possono scambiare e trasformare esperienze e impressioni d'ogni genere, il che ci permette di "reagire al mondo quale unità". Naturalmente, quando entra in gioco la tecnologia elettrica, le operazioni estremamente varie dell'industria e della società assumono rapidamente una fisionomia unica. Ma questa unità organica e interdipendente, che l'elettro-magnetismo induce nelle aree e negli organi d'azione più diversi e specializzati, è tutto il contrario dell'organizzazione di una società meccanizzata. […] L'automazione non è un'estensione dei principi meccanici di frammentazione e separazione delle operazioni, ma è l'invasione del mondo meccanico da parte dell'istantaneità elettrica. Per questo coloro che se ne occupano direttamente insistono nel dire che non è solo un modo di fare ma un modo di pensare. La sincronizzazione istantanea di numerose operazioni ha posto fine al vecchio schema meccanico di disporre le operazioni in una sequenza lineare. McLuhan, Understanding media, 1964

4 Ma nell'automazione esiste una componente fondamentale […]. È il fatto che, in ogni macchina automatica come in ogni galassia di macchine e di funzioni, la generazione e la trasmissione dell'energia sono separate dall'operazione che di questa energia s'avvale. […]. La fonte dell'energia è distinta dal processo di trasformazione dell'informazione o di applicazione della conoscenza. Ciò è ovvio per il telegrafo, dove energia e canale non vengono influenzati dal fatto che il codice possa essere trascritto in francese o in tedesco. La stessa separazione tra energia e processo si può riscontrare nell'industria automatizzata. L'energia elettrica può essere applicata indifferentemente e rapidamente a compiti di diversa natura. Questo non si è mai potuto dire per i sistemi meccanici. Qui è sempre esistito un rapporto diretto tra energia e lavoro fatto, si trattasse della mano e del martello, dell'acqua e del mulino, del cavallo e del carro, o del vapore e del pistone. L'elettricità inserì nel discorso una curiosa elasticità, in quanto la luce illumina un campo totale senza dettare ciò che deve essere fatto. Essa permette una serie di attività diverse, esattamente come l'energia elettrica. La luce è un tipo di energia non specialistico come l'informazione e la conoscenza. E questo che hanno in comune elettricità e automazione, in quanto energia e informazione possono avere applicazioni estremamente varie.

5 E’ indispensabile rendersi conto di questo fatto per capire l'era elettronica, e in particolare l'automazione. Oggi energia e produzione tendono a fondersi con l'informazione e la conoscenza. La compravendita e il consumo tendono a identificarsi con l'apprendimento, la comprensione e l'assorbimento dell'informazione. Ciò fa parte dell’“implosione” elettrica, che segue o succede a secoli di "esplosione" e di crescente specializzazione. L'era elettronica è letteralmente un'epoca d'illuminazione. Come la luce è insieme energia e informazione, così l'automazione elettrica unisce in un processo inestricabile produzione, consumo e conoscenza. [...] Il processo d'automazione, oltre a provocare un ritiro di mano d'opera dall'industria, fa sì che l'apprendimento divenga il tipo principale di produzione e di consumo. Per questo è assurdo aver paura della disoccupazione. L'apprendimento pagato diventerà presto nella nostra società la principale forma d'impiego e verrà a costituire una fonte di nuove ricchezze. E questo il nuovo ruolo dell'uomo in una società dove l'automazione toglie qualsiasi significato al vecchio concetto meccanicistico del "lavoro", sia al livello impiegatizio, quale serie di compiti frammentati, sia al livello operaio, quale mansione circoscritta, ultraspecialistica.

6 La stessa necessità di un rapporto organico, determinata dalla velocità elettrica della sincronizzazione, ci impone oggi di attuare, industria per industria e Paese per Paese, esattamente la stessa relazione organica che si è attuata nella singola unità automatizzata. La velocità elettrica richiede una strutturazione organica dell'economia globale nello stesso modo in cui la meccanizzazione attraverso la stampa e la strada condusse all'accettazione dell'unità nazionale. Non dimentichiamo che il nazionalismo fu nell'epoca rinascimentale una formidabile invenzione e una rivoluzione che eliminò molte delle antiche regioni con i conseguenti rapporti di sudditanza. E questa rivoluzione fu attuata quasi totalmente grazie all'accelerazione dell'informazione mediante i caratteri mobili uniformi. Paradossalmente, l'automazione rende obbligatoria l'educazione liberale. L'era elettrica dei servomeccanismi libera improvvisamente gli uomini dalla schiavitù meccanica e specialistica della precedente epoca delle macchine. Ciò che la macchina e l'automazione fecero del cavallo, liberandolo dalla fatica e proiettandolo sul piano dello svago, l'automazione lo fa con gli uomini. Improvvisamente ci si minaccia una liberazione che metterà a dura prova le nostre risorse interiori di autonomia e di partecipazione immaginativa alla società.

7 Castells, Galassia Internet, 2001 – cap. 1 Prima di tutto, Internet è nata come improbabile intersezione tra Big Science, ricerca militare e cultura libertaria. Le maggiori università di ricerca e i centri di ricerca [think-tanks] collegati alla difesa sono stati i cruciali punti d'incontro fra queste tre fonti di Internet. […] Il progetto di Baran era invece una proposta orientata al settore militare e ha svolto un ruolo primario nella costruzione di ARPANET sia per la sua tecnologia di commutazione a pacchetto, sia perché ha ispirato un'architettura di comunicazioni fondata su tre principi sui quali Internet opera ancora oggi: una struttura di rete decentrata; una potenza di calcolo distribuito attraverso tutti i nodi della rete; la sovrabbondanza di funzioni nel network per minimizzare il rischio di sconnessione. […] Comunque, affermare che ARPANET non fosse un progetto a carattere militare non significa considerare ininfluenti per lo sviluppo di Internet le sue origini interne al dipartimento della Difesa. […] La Guerra fredda ha fornito un contesto nel quale aveva legittimità un forte sostegno sia da parte dell'opinione pubblica sia del governo a favore degli investimenti su scienza e tecnologia d'avanguardia, […]. In questo senso, Internet non è un caso speciale nella storia dell'innovazione tecnologica; anch'essa è nata da un processo che in genere si trova associato alla guerra: lo sforzo scientifico e ingegneristico stimolato dalla Seconda guerra mondiale è stato la matrice per le tecnologie della rivoluzione microelettronica e ha trovato nuovi impulsi nella corsa agli armamenti scatenata durante la Guerra fredda.

8 Anche l'Unione Sovietica aveva ancorato al suo complesso militare il sistema tecnologico e la scienza. Ma, a differenza di quanto accadeva negli Stati Uniti, la scienza sovietica era in larga misura impastoiata nel suo apparato di sicurezza, con il relativo corollario di progetti segreti e orientati alla performance, cosa che, in ultima analisi, ha indebolito l'innovazione tecnologica a dispetto dell'eccellente livello della scienza sovietica. La politica di flessibilità e autonomia accademica dell'ARPA, invece, liberando nel contempo la creatività degli accademici statunitensi e fornendo loro le risorse per trasformare le idee in ricerca e la ricerca in tecnologie sfruttabili, ha pagato anche in termini di strategia militare. […] In breve, tutti gli sviluppi tecnologici chiave che portano a Internet hanno trovato il proprio terreno di coltura all'interno di enti governativi, grandi università e centri di ricerca. Internet non è nata nel mondo dell'impresa. Si tratta di una tecnologia troppo coraggiosa, di un progetto troppo costoso e di un'iniziativa troppo rischiosa per essere fatta propria da organizzazioni orientate al profitto. Questo è vero in particolare negli anni sessanta, un'e-poca in cui le grandi aziende avevano strategie industriali e finanziarie piuttosto conservatrici, e non erano pronte a correre il rischio di finanziare e impegnare il proprio personale su tecnologie visionarie. […] nel 1990, quando l'Office of Technology Assessment americano ha organizzato un'audizione sulla NREN, non si è trovata nessuna azienda telefonica disposta a intervenire. Una società ha addirittura risposto, senza mezzi termini, di non avere alcun interesse in questo sviluppo.

9 Da questi resoconti emerge che Internet si è sviluppata in un ambiente sicuro, garantito da risorse pubbliche e ricerche mission-oriented, un ambiente che non ha soffocato la libertà di pensiero e l'innovazione. Le imprese non potevano permettersi di imboccare il lungo cammino necessario per ricavare applicazioni redditizie da un progetto tanto audace. D'altra parte, quando l'esercito pone la sicurezza al di sopra di ogni altra considerazione, com'è successo in Unione Sovietica (e come avrebbe potuto succedere negli Stati Uniti), la creatività non può sopravvivere. E quando il governo, o le imprese di servizio pubblico, seguono i loro fondamentali istinti burocratici, come nel caso dell'inglese Post Office, l'adattamento ha la precedenza sull'innovazione. È nella zona crepuscolare di spazi relativamente liberi e ricchi di risorse creati da atra (università, serbatoi di cervelli innovativi e grandi centri di ricerca) che sono germogliati i semi di Internet.

10 La cultura della libertà individuale fiorita nei campus universitari negli anni sessanta e settanta utilizzò il computer networking per i propri fini: nella maggior parte dei casi cercando l'innovazione tecnologica per la pura gioia della scoperta. Le stesse università hanno avuto un ruolo di primissimo piano nel sostenere le reti della comunità. […] La rapida diffusione dei protocolli di comunicazione tra computer non ci sarebbe stata senza la libera e aperta distribuzione del software e l'utilizzo cooperativo delle risorse che è diventato il codice di comportamento degli hacker della prima ora. L’architettura aperta di Internet è stata la fonte della sua forza principale: la capacità di svilupparsi ed evolvere autonomamente, con gli autori che diventano produttori della tecnologia e modellano l’intera rete. È una lezione dimostrata dalla storia della tecnologia che gli utenti sono i produttori chiave della tecnologia, la adattano ai loro usi e valori e infine la trasformano, […]. Ma nel caso di Internet c'è qualcosa di speciale. I nuovi usi della tecnologia, così come le modifiche effettive introdotte nella tecnologia, vengono comunicati di volta in volto al mondo intero, in tempo reale. Di conseguenza, il lasso di tempo che intercorre tra i processi di learning by using e producing by using appare straordinariamente accorciato, […]. É per questo che Internet è cresciuta e continua a crescere a una velocità senza precedenti, non solo per íl numero delle sue reti, ma anche per la portata delle sue applicazioni.

11 Eppure, a dispetto di tutti questi conflitti e imperfezioni, è sintomatico che le istituzioni di Internet emerse nel Ventunesimo secolo abbiano dovuto essere fondate, per trovare legittimità, sulla tradizione della costruzione meritocratica del consenso che ha caratterizzato le origini di Internet. A occuparsi oggi dei protocolli e dello sviluppo del World Wide Web è proprio un'organizzazione internazionale che richiama quelle origini: il World Wide Web Consortium, aperto (anche se spesso è richiesta una quota significativa) e non vincolante, basato sul consenso, ancorato negli Stati Uniti al MIT e in Europa all'istituto francese INRIA, e diretto, secondo un criterio naturale, da Tim Berners-Lee, ora titolare di una carica al MIT. Senza voler giudicare a priori l'efficacia di queste nuove istituzioni, il risultato davvero sorprendente è che Internet ha raggiunto una relativa stabilità della governance, senza soccombere né alla burocrazia del governo americano né al caos di una struttura decentralizzata.

12 Castells, Galassia Internet, 2001 – cap. 2 Per cultura intendo un insieme di valori e convinzioni che guida un comportamento. Modelli comportamentali ripetitivi generano abitudini che sono rafforzate dalle istituzioni ma anche dalle organizzazioni sociali informali. […] La cultura è una costruzione collettiva che trascende le preferenze individuali ma, al contempo, influenza le pratiche delle persone, in questo caso specifico i produttori/utenti di Internet. La cultura di Internet è caratterizzata da una struttura a quattro strati: lo strato tecno-meritocratico, quello hacker, quello comunitario virtuale e, infine, quello imprenditoriale. Insieme, questi strati contribuiscono a formare un'ideologia della libertà che è largamente diffusa nel mondo di Internet. […] Questi quattro strati culturali sono disposti gerarchicamente: la cultura tecno-meritocratica si articola come cultura hacker costruendo nei network regole e abitudini di cooperazione su progetti tecnologici. La cultura comunitaria virtuale aggiunge una dimensione sociale alla condivisione tecnologica, facendo di Internet un mezzo d'interazione sociale selettiva e di appartenenza simbolica. La cultura imprenditoriale lavora al di sopra della cultura hacker e della cultura comunitaria, per diffondere l'impiego di Internet in tutti i campi della società come strumento per realizzare guadagni. Senza la cultura tecno-meritocratica, gli hacker sarebbero semplicemente una comunità controculturale […]. Senza la cultura hacker, le reti comunitarie in Internet non sarebbero differenti da molte altre comuni alternative. Inoltre, senza la cultura hacker e i valori comunitari, la cultura imprenditoriale non potrebbe caratterizzarsi come specifica a Internet.

13 Tecno-élite Gli elementi chiave di questa tecno-meritocrazia sono i seguenti: - La scoperta tecnologica (sempre specifica alla programmazione in un ambiente connesso in rete) è il valore supremo. - La rilevanza e la classificazione della scoperta dipendono dal contributo fornito al campo nel suo insieme, in un contesto di obiettivi di soluzione dei problemi [problem-solving] definiti dalla comunità di scienziati-tecnologi. - La rilevanza della scoperta è valutata dai pari membri della comunità. L'appartenenza alla comunità viene stabilita dalla performance individuale, misurata e pubblicata nel processo storico di sviluppo di Internet. La reputazione è un elemento centrale sia per l'appartenenza sia per il ruolo all'interno della comunità. - Il coordinamento di obiettivi e progetti viene assegnato da figure autorevoli che, allo stesso tempo, controllano le risorse (essenzialmente macchine) e godono del rispetto tecnologico e della fiducia etica dei loro pari. - Per essere rispettati come membri della comunità e come figure autorevoli, i tecnologi devono rispettare le regole formali e informali della comunità e non utilizzare le risorse comuni (competenze) o le risorse delegate (posizioni istituzionali) sfruttando il bene tecnologico condiviso e appreso in rete per il proprio esclusivo interesse. Tuttavia, il vantaggio personale non viene demonizzato, a meno che non vada a discapito di altri membri della comunità. - La pietra angolare dell'intero processo è la comunicazione aperta del software e di tutti i miglioramenti che risultano dalla collaborazione in rete.

14 Hacker Gli hacker non sono ciò che raccontano i media. Non sono esperti informatici irrequieti, ansiosi di crackare codici, penetrare illegalmente nei sistemi o portare il caos nel traffico informatico. Quelli che si comportano così sono chiamati "crackers" e di solito vengono respinti dalla cultura hacker, […]. Eric Raymond, uno dei principali osservatori, analisti e protagonisti della cultura hacker (nonché figura riconosciuta al di là di questa sua appartenenza), definisce un "hacker" in maniera in qualche modo tautologica: gli hacker sono quelli che la cultura hacker riconosce come tali. Per quanto riguarda la cultura hacker, dice: "Esiste una comunità, una cultura condivisa, di programmatori esperti e maghi del networking che fa risalire la propria storia ai decenni passati, ai primi minicomputer time-sharing e ai primi esperimenti di ARPANET" (Raymond, 1999, p. 231). Raymond registra la prima apparizione del termine "hacker" al Tech Model Railroad Club e all'Artificial Intelligence Laboratory del MIT. Si tratta, tuttavia, di una definizione troppo ampia, sul-la base della quale tutti i programmatori legati alla costruzione di ARPANET e allo sviluppo di Internet finirebbero per essere hacker. […] In questo senso più ristretto, la cultura hacker, a mio avviso, fa riferimento a un insieme di valori e convinzioni emerso dai network di programmatori che interagivano online, collaborando intorno a progetti da loro stessi definiti di "programmazione creativa" (Levy, 2001).

15 Quali sono le caratteristiche della cultura hacker e quale rap-porto hanno gli hacker con lo sviluppo di Internet? Innanzitutto, la cultura hacker è basata su quella che ho definito "cultura tecno-meritocratica" ed è come il suo codice kernel, se ricorriamo a una metafora tratta dal mondo del software. Se è così, tutti gli elementi illustrati in precedenza sono applicabili alla cultura hacker. Di particolare importanza è l'obiettivo ad ampio spettro di prestazioni a eccellenza tecnologica, perché è proprio questo a determinare il bisogno comune di condividere e tenere aperto il codice sorgente. […] Di somma importanza in questo insieme di valori è la libertà. La libertà di creare, di fare propria qualunque conoscenza disponibile e di ridistribuire questa conoscenza in qualunque forma e canale scelto dall'hacker. […] Per gran parte degli altri hacker la libertà non è l'unico valore (lo scopo chiave sta nell'innovazione tecnologica e il godimento personale della creatività è persino più importante della libertà) ma è certamente una componente essenziale della visione del mondo degli hacker e della loro attività. Paradossalmente, è proprio sulla base di questo principio di libertà che molti hacker rivendicano anche il diritto di scegliere lo sviluppo commerciale delle loro innovazioni. A condizione di non tradire quello che è il principio fondamentale per antonomasia: libero accesso a tutte le informazioni sul programma con la libertà di modificarlo.

16 Un hacker metterà in rete il proprio contributo allo sviluppo del software confidando nel principio di reciprocità. La cultura del dono nel mondo degli hacker è specifica vis-à-vis ad altre culture del dono. Prestigio, reputazione e stima sociale so-no collegati alla rilevanza del dono per la comunità. Così, non si tratta soltanto di vedere ricompensata la propria generosità: c'è anche la gratificazione immediata di mostrare a tutti l'innocenza dell'hacker. La gratificazione è insita anche nell'oggetto del dono che, infatti, non ha soltanto un valore di scambio, ha anche un valore d'uso. Il riconoscimento non deriva esclusivamente dal dare, ma anche dal produrre un oggetto di valore (software innovativo). […] Oltre alla soddisfazione dello status raggiunto all'interno della comunità, è stata spesso identificata come un attributo della cultura hacker la gioia intima della creazione. […] L'hacker prende spunto dall'impulso creativo individuale, indipendente dallo scenario organizzativo.

17 Naturalmente, sono esclusi come fonte di autorità e reputazione il denaro, i diritti di proprietà formali o il potere istituzionale. L'autorità basata sull'eccellenza tecnologica o su un primo contributo al codice è rispettata solo se non viene rilevata un'eccessiva personalizzazione. In altre parole, la comunità accetta la gerarchia dell'eccellenza e dell'anzianità solo a condizione che tale autorità venga esercitata per il benessere della comunità nel suo insieme. Spesso ciò si traduce nell'emergere di nuove tribù che si fronteggiano. […] Intorno alla cultura hacker sono stati creati alcuni miti dei quali vale la pena fare piazza pulita. Uno è la sua marginalità psicologica. […] Un altro mito potente, spesso sostenuto dalle stesse figure hacker più importanti, è che la cooperazione, la libertà e la cultura del dono possono svilupparsi soltanto nelle condizioni del nuovo, immateriale sistema produttivo. […] Secondo questa visione, solo quando gli individui riescono a soddisfare i propri bisogni primari possono poi permettersi di dedicare la vita alla creatività intellettuale e quindi soltanto allora possono praticare la cultura del dono.

18 Comunitari virtuali Le origini culturali di Internet non possono comunque essere ridotte ai valori degli innovatori tecnologici. […], a partire dagli anni ottanta, la maggioranza degli utenti di gran parte dei network non vantava necessariamente capacità particolari di programmazione. E quando negli anni novanta è esploso il World Wide Web, milioni di utenti hanno portato nella rete le loro innovazioni sociali avvalendosi di una conoscenza tecnologica limitata. Ciò nonostante, il loro contributo alla forma ed evoluzione di Internet, comprese molte delle sue manifestazioni commerciali, è stato decisivo. […] Così, se la cultura hacker ha fornito le fondamenta tecnologiche di Internet, la cultura comunitaria ne ha plasmato le forme sociali, i processi e gli usi. Ma che cos'è questa cultura? (Qui mi occupo della specificità dei valori culturali e delle regole sociali che scaturiscono da queste pratiche in rapporto alla strutturazione di Internet). […] Le origini delle comunità online furono molto vicine ai movimenti controculturali e agli stili di vita alternativi che andarono affermandosi nel periodo immediatamente successivo agli anni sessanta. […] Molte delle prime conferenze online e BBS sembrano essere scaturite dal bisogno di costruire un certo sentimento comunitario dopo il fallimento degli esperimenti controculturali nella realtà del mondo fisico.

19 Nondimeno, mentre le comunità virtuali si espandevano in dimensione e portata, il legame originario con la controcultura si è indebolito. Dai network informatici sono spuntati valori e interessi di ogni genere. Parlando da un punto di vista empirico, non vi è traccia di una cultura comune unificata di Internet. La maggioranza degli osservatori, da Howard Rheingold a Steve Jones, sottolinea l'estrema diversità delle comunità virtuali. Inoltre, le loro caratteristiche sociali tendono a specificare la loro cultura virtuale. Di conseguenza, per la delizia dei teorici della postmodernità, i MUD finiscono per essere il campo privilegiato di giochi di ruolo e false identità. Ma quello che possiamo dire è che la maggioranza dei giocatori di MUD erano (e sono) adolescenti o studenti di college, che mettevano in atto online buona parte dei comportamenti tipici del gioco di ruolo proprio in quella fase della vita nella quale si fanno spesso esperimenti con la propria personalità. Gli utenti hanno la tendenza ad alterare la nuova tecnologia per dar corpo ai propri interessi o desideri. […] I movimenti sociali di ogni tipo, da quelli ambientalisti a quelli di estrema destra (per esempio, nazismo e razzismo), hanno tratto vantaggio dalla flessibilità della rete per dare voce alle loro visioni e collegarsi alla nazione e al globo. Il mondo sociale di Internet è tanto diversificato e contraddittorio quanto lo è la società. Così, la cacofonia delle comunità virtuali non rappresenta un sistema di valori e regole sociali relativamente coerenti, come nel caso della cultura hacker.

20 Ciò nondimeno, queste comunità operano sulla base di due importanti elementi culturali condivisi. Il primo è il valore della comunicazione libera, orizzontale. La pratica delle comunità virtuali riassume la pratica della libertà di espressione globale, in un'epoca dominata dai conglomerati mediatici e da burocrazie governative censorie. Come ha scritto John Gilmore: "La rete interpreta la censura come un danno e vi ruota intorno" (citato da Rheingold, 1993/2000, p. 7). Il secondo valore condiviso che emerge dalle comunità virtuali è quello che definirei come perseguimento autonomo dei propri interessi [self-directed networking]. Ovvero, la capacità di ciascuno di trovare la propria destinazione sulla rete oppure di creare e pubblicare la propria informazione, stimolando in questo modo un network. Dalle primitive BBS degli anni ottanta fino ai più sofisticati sistemi interattivi odierni, pubblicare, organizzare e connettersi in rete in maniera autonoma costituiscono un modello comportamentale che permea Internet e da questa si diffonde nell'intero campo sociale. […] Internet è, allo stesso tempo, uno specifico medium tecnologico per la comunicazione orizzontale, getta le fondamenta per un'autonomia di connessione [self-directed networking], rappresenta una nuova forma della libertà di esprimersi ed è strumento di organizzazione, azione collettiva e costruzione di significato.

21 Imprenditori Dato che le aziende sono state la forza trainante nella sua espansione, Internet si è largamente modellata intorno ai propri utilizzi commerciali. Ma dato che questi utilizzi commerciali si sono affermati a partire da forme e processi inventati dalla cultura comunitaria, dagli hacker e dalle élite tecnologiche, nella sostanza si può dire che Internet è influenzata dal business tanto quanto lo sono gli altri settori delle nostre società. Né più né meno. In realtà, il tipo di business che Internet ha contribuito a sviluppare è più significativo dell'influsso che il mondo degli affari ha esercitato su Internet. Non sarebbe fantasioso affermare che Internet ha trasformato l'impresa tanto, se non più, di quanto l'impresa ha trasformato Internet. (Qui intendo concentrarmi sulla dimensione culturale degli imprenditori di Internet). Il punto chiave è che questi imprenditori hanno realizzato i loro guadagni a partire dalle idee, mentre la mancanza di nuove idee ha provocato perdite di denaro alle grandi aziende già affermate. Così, più del capitale, la forza trainante dell'economia di Internet è stata l'innovazione imprenditoriale. Il più delle volte, questi imprenditori non investivano denaro proprio. Non rischiavano molto, a parte, forse, i loro sogni […]. Ma sono stati tutti in grado di trasformare la loro capacità di immaginare nuovi processi e nuovi prodotti in progetti d'impresa adattati al mondo di Internet: un mondo che non avevano immaginato, né tanto meno inventato.

22 La presa di coscienza del potenziale nascosto nella capacità di trasformare la forza della mente in produzione di denaro è diventata la pietra angolare della cultura imprenditoriale della Silicon Valley e dell'industria di Internet in generale. Le idee venivano vendute ai capitalisti in grado di fornire il capitale di rischio [venture capitalists], favorendo gli investimenti che trasformavano queste idee in affari. E queste idee, incarnate in aziende (con o senza prodotti, con o senza profitti), venivano vendute agli investitori tramite offerte pubbliche di acquisto sui mercati azionari. […] nell'industria di Internet, il modo in cui si fa il denaro caratterizza la sua cultura imprenditoriale rispetto alle altre culture money-seeking stile Wall Street. Mentre gli investitori finanziari cercano di realizzare profitti predicendo il futuro comportamento dei mercati, o semplicemente scommettendo sul futuro, gli imprenditori di Internet vendono il futuro perché credono di poterlo determinare. Si affidano al loro know-how tecnologico per creare prodotti e processi che, secondo la loro convinzione, conquisteranno il mercato. Quindi il punto critico è prima convincere i mercati finanziari che il futuro è qui, adesso, poi cercare di vendere la tecnologia agli utenti, con ogni mezzo, per realizzare la previsione. La strategia è cambiare il mondo attraverso la tecnologia per essere ricompensati con profitti e potere, tramite i meccanismi dei mercati finanziari.

23 Il fondamento di questa cultura imprenditoriale è la capacità di trasformare il know-how tecnologico e la visione d'impresa in valore finanziario, quindi d'incassare parte di questo valore per trasformare in qualche modo la visione in una realtà. Nella sua vera concretezza, l'imprenditore di Internet è una creatura a due teste. Senza capitalisti disposti a rischiare [venture capitalists] gli imprenditori del tecno-business non potrebbero realizzare nessuno dei loro sogni. I capitalisti disposti a rischiare, se vogliono essere capitalisti di successo, hanno bisogno dei creatori, in modo da potersi ritagliare una fetta più ampia nel mondo finanziario, come guardiani delle fonti della creazione di nuova ricchezza. […] In questo processo, la relazione tra capitale e innovazione viene inglobata. Il venture capitalist è parte fondante del concreto processo d'innovazione su cui scommette. Egli alimenta l'innovazione, la modella, la adegua all'immagine del mercato. Dall'altra parte, gli innovatori/produttori di tecnologia inglobano il ca-pitale nei loro meccanismi attraverso le stock option, e il loro piano d'impresa viene calibrato in base al suo impatto sulla capitalizzazione di mercato.

24 Questa cultura imprenditoriale è, soprattutto, una cultura del profitto. Profitti in quantità talmente sbalorditive (così recita il mito imprenditoriale) da valere tutto lo sforzo. Ma è anche una cultura del lavoro, del lavoro maniacale, e in questo senso si collega con l'etica del lavoro degli imprenditori industriali tradizionali. Tuttavia, il fatto che la ricompensa sia esterna (profitto) anziché interna (etica puritana del miglioramento di sé attraverso il lavoro onesto) ha conseguenze notevoli per la cultura. I risparmi personali sono meno importanti degli investimenti azionari, così che si tende ad associare nello stesso movimento idee, lavoro e accumulo personale di ricchezza. Fare il futuro, anziché consegnare a esso prudenti risparmi, è ciò che garantisce la sicurezza nella vita. In queste condizioni, il consumo viene organizzato intorno a un modello di gratificazione immediata, piuttosto che a un modello di gratificazione differita, caro alla cultura imprenditoriale borghese ("Studia, figlio mio, continua a lavorare, figlio mio, e quando sarai vecchio la vita ti premierà"). Questo modello di gratificazione immediata si materializza in beni e servizi inaccessibili alla gran parte dei comuni mortali. Piuttosto che consumi cospicui, noi osserviamo un modello di consumi superflui; vale a dire, l'acquisizione di articoli di consumo che servono poco a chi li compra, ma che gli garantiscono soddisfazione nei pochi momenti lasciati liberi dalla vita lavorativa. Case residenziali, una serie di mezzi di trasporto, il più esotici possibile, vacanze stravaganti, feste dall'altra parte del mondo (per quanto rare), terme sofisticate e personal trainer per la meditazione. Questi consumi superflui procedono di pari passo con la gioia dell'informalità sul lavoro e nella vita,

25 L'imprenditorialità, come dimensione fondamentale della cultura di Internet, giunge con una nuova svolta di portata storica perché crea denaro dalle idee, rendendo dipendenti dalla forza della mente sia il capitale sia la produzione materiale. Gli imprenditori di Internet sono più creatori che uomini d'affari, più vicini alla cultura dell'artista che alla tradizionale cultura d'impresa. La loro arte, tuttavia, è unidimensionale: prosperano nella tecnologia e adorano il denaro ma fuggono dalla società e si allontanano sempre di più dal mondo in quanto tale. Dopotutto, perché mai dovrebbero prestare attenzione al mondo se lo stanno rifacendo a loro immagine? Gli imprenditori di Internet sono, al tempo stesso, artisti, profeti e avidi, come se dietro alla loro perizia tecnologica celassero il loro autismo sociale. Ma da so-li, partendo dalla cultura che li contraddistingue, non avrebbero mai potuto creare un medium basato sulla messa in rete [networking] e la comunicazione. E il loro contributo è stato, ed è, indispensabile per le dinamiche culturali multistratificate che hanno dato vita alla realtà di Internet.

26 […] la cultura tecno-meritocratica dell'eccellenza scientifica e tecnologica […] è stata arruolata dalla potenza del sapere in una missione per il dominio (o controdominio) del mondo, ma ha conservato la propria autonomia […]. La cultura hacker ha articolato la meritocrazia rafforzando i confini interni della comunità dei tecnologi più esperti, rendendola indipendente dalle autorità costituite. Solo gli hacker possono giudicare gli hacker. Solo la capacità di creare tecnologia (proveniente da qualunque contesto) e di condividerla con la comunità sono valori rispettati. […] L'appropriazione delle capacità di connessione in rete da parte dei network sociali di ogni tipo ha portato alla formazione di comunità online che hanno reinventato la società e, così facendo, hanno espanso in maniera straordinaria l'attività di connessione ai network, […]. Queste comunità hanno assunto i valori tecnologici della meritocrazia e fatto proprio il credo hacker nei valori della libertà, della comunicazione orizzontale e della connessione interattiva e, piuttosto che coltivare la tecnologia per amore della tecnologia, hanno applicato tutto questo alla loro vita sociale. Alla fine, gli imprenditori di Internet hanno scoperto un nuovo pianeta, abitato da innovazioni tecnologiche straordinarie, nuove forme di vita sociale e individui autodeterminati che nella loro competenza tecnologica hanno trovato un formidabile strumento di contrattazione di fronte a regole sociali e istituzioni dominanti. Ma hanno compiuto un passo ulteriore. Invece che trincerarsi di nuovo nelle comunità costruite intorno alla tecnologia di Internet, hanno provato a impadronirsi del mondo utilizzando la forza che deriva da questa tecnologia.

27 Castells, Galassia Internet, 2001 – cap. 3 Quella che sta emergendo non è un'economia dotcom ma un'economia in network, con un sistema nervoso elettronico. Questo non vuol dire che le imprese puramente online siano soltanto un aneddoto passeggero delle fasi iniziali dell'Età del-l'informazione. AOL, Yahoo!, Amazon, e-Bay, e*Trade, e-Toy e tante altre temerarie start-ups hanno inventato un nuovo modello d'impresa, sfruttando le opportunità offerte da Internet e imparando via facendo. In realtà, i mercati finanziari hanno dato credito ai loro proclami di inventare il futuro, premiandone, per un po', l'audacia con valori sbalorditivi nelle capitalizzazioni di Borsa. E i venture capitalist sono rimasti attratti dalle prospettive che si aprivano, garantendo gli investimenti necessari per sostenere un settore economico del tutto nuovo e, oltre a ciò, una nuova economia, prima che si ricadesse nella polvere. Dal turbinio delle imprese dotcom è emerso un nuovo scenario economico, con l'e-business al suo centro ([…] qualunque attività d'impresa le cui operazioni chiave di gestione, finanziamento, innovazione, produzione, distribuzione, vendita, rapporti con il personale e rapporti con la clientela si svolgono principalmente attraverso Internet o altri network di network informatici, indipendentemente dal tipo di connessione tra le dimensioni fisiche e virtuali dell'azienda > capitale e lavoro vengono modificati).

28 1.trasformazione della pratica dell'azienda; 2.relazione tra Internet e i mercati di capitale; 3.ruolo del lavoro e delle pratiche di impiego flessibile nel modello delle imprese a rete; 4.specificità dell'innovazione nella e-conomv e i nuovi modelli di produttività. Trasformazione della pratica dell'azienda: Con l'espressione "impresa a rete" intendo la forma organizzativa costruita intorno a progetti d'impresa scaturiti dalla cooperazione tra componenti diverse di aziende differenti che si collegano in rete fra loro per la durata di un dato progetto d'impresa, riconfigurando i propri network per l'implementazione di ciascun progetto. L'impresa a rete è scaturita e si è evoluta dalla combinazione di varie strategie di networking. In primo luogo, con il decentramento interno delle grandi imprese che hanno adottato strutture orizzontali e snelle [lean] di cooperazione e competizione, coordinate intorno a obiettivi strategici per l'azienda nel suo insieme. In secondo luogo, con la cooperazione tra piccole e medie imprese che hanno messo in comune le loro risorse per raggiungere una massa critica. In terzo luogo, con la connessione tra network di piccole e medie imprese e componenti diversificate delle grandi imprese. Infine, con alleanze strategiche e partnership tra le grandi imprese e le loro reti sussidiarie.

29 Se l'impresa a rete ha preceduto la diffusione di Internet, qual è il contributo specifico di questo medium tecnologico al nuovo modello d'impresa? La risposta è: questo modello permette gradualità, interattività, gestione della flessibilità, differenziazione del marchio e personalizzazione in un mondo industriale collegato in rete. Gradualità: la rete può includere tante o poche componenti, localmente o globalmente, quelle richieste per ciascuna operazione e per ogni transazione. Per la rete, l'essere locale o globale non è un ostacolo tecnologico, […] Interattività: in tempo reale o prestabilito, con fornitori, clienti, subappaltatori e dipendenti, in un sistema multidirezionale che bypassa i canali verticali di comunicazione e decisione senza perdere traccia delle transazioni. […]. Gestione della flessibilità: consente di tenere sotto controllo il progetto d'impresa estendendone la portata e diversificandone la composizione, secondo le necessità di ciascun progetto. Differenziazione [branding]: in un mondo in cui i consumatori fanno scelte multiple è essenziale un segno di capacità che crea valore. Gli investitori hanno bisogno di un simbolo riconosciuto. Personalizzazione: questa è la chiave del nuovo modo di fare impresa. Il cambiamento culturale e la diversità della domanda globale rendono sempre più difficile il ricorso a una produzione di massa standardizzata per soddisfare il mercato. […] Questo è possibile mediante un'interazione online iterativa, personalizzata.

30 Relazione tra Internet e i mercati di capitale […] [la] crescita, in gran parte, non è stata speculativa o esuberante e […] l'alta valutazione dei titoli tecnologici, a dispetto dell'evidente sopravvalutazione di molte singole società, non è stata una bolla finanziaria. Allo stesso modo rifiuto anche l'idea che ci troviamo dinanzi a un'economia che sfida le leggi di gravità. La teoria economica e gli annali mostrano che i valori che salgono alla fine scendono, come nel 2000-2001, e che poi possono anche risalire. L'evidenza empirica mostra che la valutazione di mercato delle imprese si è progressivamente allontanata dal loro valore contabile misurato. La valutazione dei mercati finanziari include certamente utili e profitti accertando il valore delle azioni. Ma, in ogni caso, utili e profitti non sono gli unici criteri. Ci sono dei parametri diversi, immateriali: secondo alcuni studi, ogni dollaro di capitale investito nell'installazione dei computer in un'impresa corrisponde ad almeno cinque dollari di valore di mercato, dopo la verifica di altre attività. La valutazione dell'impresa risulta ancora più favorevole se l'investimento in tecnologia dell'informazione è combinato con un cambio dell'organizzazione (Brynjolfsson, Hitt e Yang, 2000). Altri importanti parametri immateriali sono la differenziazione, l'immagine aziendale, l'efficienza della gestione e il settore di attività. E’ per questo motivo che, una volta che i mercati hanno deciso che Internet è la tecnologia del futuro, ogni azione collegata a Internet ha guadagnato un premio immediato.

31 Ruolo del lavoro e delle pratiche di impiego flessibile nel modello delle imprese a rete La manodopera deve essere capace di riprogrammarsi in capacità e conoscenza e pensare secondo obiettivi in cambiamento, in un ambiente d'impresa in evoluzione. Una manodopera in grado di programmarsi da sola o autoprogrammarsi […] Autonomia, coinvolgimento e una forma annacquata di proprietà cooperativa hanno un prezzo: l'impegno totale verso il pro-getto d'impresa, ben oltre quanto è stipulato dalle clausole contrattuali. Per i professionisti che lavorano nelle imprese di Sili-con Valley, o nel loro indotto, il tempo di lavoro di 65 ore settimanali è la norma. E quando si avvicina il momento di chiudere un importante progetto, non esistono nemmeno le notti di riposo.

32 Castells, Galassia Internet, 2001 – cap. 4 L'emergere di Internet come nuovo mezzo di comunicazione è stato associato con le discusse affermazioni sulla nascita di nuovi modelli di interazione sociale. Da un lato, la formazione di comunità virtuali […] è stata interpretata come il culmine di un processo storico di separazione tra luogo e socialità nella formazione della comunità: nuovi, selettivi modelli di relazioni sociali sostituiscono le forme di legame territoriale dell'interazione umana. Dall'altro, i critici di Internet e le inchieste dei media, […], sostengono che la diffusione di Internet stia portando all'isolamento sociale, […], con individui senza volto che praticano una socialità casuale, abbandonando l'interazione faccia-a-faccia in contesti reali. Inoltre, è stata rivolta molta attenzione agli scambi sociali basati su identità false e giochi di ruolo. Di conseguenza, Internet è stata accusata di spingere gradualmente le persone a vivere le proprie fantasie online, fuggendo il mondo reale, […]. Buona parte di questo sterile dibattito è stato condizionato da tre limiti. In primo luogo, esso ha preceduto di gran lunga l'ampia diffusione di Internet, costruendo le proprie affermazioni a partire dall'osservazione di poche esperienze tra i primi utilizzatori di Internet, […]. In secondo luogo, il dibattito è andato avanti in assenza di un corpo sostanziale di ricerca empirica affidabile sugli effettivi usi di Internet. Infine, è stato costruito intorno a questioni piuttosto semplicistiche e, in ultima analisi, fuorvianti, come la contrapposizione ideologica tra l'armoniosa comunità locale di un passato idealizzato e l’esistenza alienata di nettadini solitari […].

33 La pratica sociale si è appropriata di Internet, in tutta la sua diversità, anche se […] questa appropriazione non ha effetti specifici sulla pratica sociale medesima. Il gioco di ruolo e la costruzione di identità come base dell'interazione online sono una percentuale piccola della socialità incentrata su Internet, e questo genere di pratica sembra essere decisamente concentrata fra gli adolescenti. In effetti, sono proprio gli adolescenti a scoprire la propria identità, sperimentando con essa, imparando chi sono o chi vorrebbero essere, offrendo così un affascinante campo di ricerca per la comprensione della costruzione e della sperimentazione dell'identità. Tuttavia, la proliferazione di studi sull'argomento ha distorto la percezione generale della pratica sociale di Internet come terreno privilegiato per le fantasie personali. Molto spesso, Internet non lo è. E’ un'estensione della vita così com'è, in tutte le sue dimensioni e con tutte le sue modalità. Inoltre, persino nei giochi di ruolo e nelle chat room informali, le vite reali (comprese le vite reali online) paiono dare forma all'interazione online. Così, Sherry Turkle, pioniera degli studi sulla costruzione dell'identità su Internet, conclude il suo importante libro osservando che "le persone che vivono vite parallele sullo schermo sono comunque legate dai desideri, dal dolore e dalla mortalità dei loro sé fisici. Le comunità virtuali offrono un nuovo contesto drammatico nel quale pensare sull'identità umana nell'età di Internet" (Turkle, 1995, p. 267).

34 Internet pare avere un effetto positivo sull’interazione sociale e tende a incrementare l’utilizzazione di altre forme di informazione (es. gli utenti di Internet partecipano di più a eventi artistici, leggono più letteratura, vanno più spesso al cinema, guardano e praticano più sport rispetto ai non utenti). Ricerche contraddittorie, spesso viziate da errori di fondo e da un equivoco: Il concetto di "comunità virtuali", proposto dai pionieri dell'interazione sociale su Internet, aveva un grande pregio: richiamava l'attenzione sui nuovi supporti tecnologici per la socialità che, pur essendo differenti dalle precedenti forme d'interazione, non sono necessariamente inferiori. L’uso di questo concetto ha anche provocato un grande malinteso: il termine "comunità", con tutte le sue potenti connotazioni, confondeva forme diverse di relazione sociale e stimolava la discussione ideologica tra i nostalgici della vecchia comunità, definita nello spazio, e i sostenitori entusiasti delle "comunità di scelta" favorite da Internet. In realtà, per i sociologi urbani, si tratta di una discussione molto vecchia, che riproduce precedenti dibattiti: da una parte c'è chi associa il processo di urbanizzazione alla scomparsa di forme significative della vita comunitaria, sostituite da legami più deboli tra le unità familiari sparse nella metropoli anonima; dall'altra c'è chi identifica la città come luogo di liberazione dalle forme tradizionali di controllo sociale. Restano forti dubbi se queste comunità culturalmente omogenee e spazialmente definite siano mai esistite […].

35 Forse il passo necessario per comprendere le nuove forme d'interazione sociale nell'Era di Internet sta nella ridefinizione di comunità: bisognerebbe ridimensionare la sua componente culturale, dare più rilievo al ruolo di supporto per individui e famiglie ed evitare di legare la sua esistenza a un singolo fattore materiale. Pertanto, una definizione utile e funzionale potrebbe es-sere quella proposta da Barry Wellman: "Le comunità sono reti di legami personali che forniscono socialità, supporto, informazione, un senso di appartenenza e d'identità sociale" (2001, p. 1). Naturalmente, la questione chiave per noi è il passaggio dalla comunità al network come forma centrale d'interazione organizzativa. Le comunità, almeno nella tradizione della ricerca sociologica, erano basate sulla condivisione di valori e organizzazione sociale. I network sono costruiti attraverso scelte e strategie degli attori sociali, siano essi individui, famiglie o gruppi. Di conseguenza, la principale trasformazione nelle società complesse si è verificata attraverso la sostituzione delle comunità spaziali con i network come forme prime di socialità. Questo è vero per l'amicizia, ma lo è ancora di più per i legami familiari. Mentre la famiglia estesa si riduce, nuovi mezzi di comunicazione rendono possibile il contatto a distanza.

36 Dunque, il modello di socialità è evoluto verso un centro costruito intorno alla famiglia nucleare dell'unità domestica. Da qui si costituiscono le reti di legami selettivi secondo gli interessi e i valori di ciascuno. Secondo Wellman e Giulia (1999), nel contesto nordamericano le persone hanno oltre mille legami interpersonali, dei quali solo una decina sono intimi e meno di cinquanta significativamente forti. La famiglia nucleare gioca un ruolo fondamentale nella costruzione di questi legami intimi, ma non il luogo di residenza. In media, i nordamericani conoscono solo circa dodici vicini, ma non più di uno rappresenta per loro un legame forte. Da prospettive molto differenti, scienziati sociali come Giddens, Putnam, Wellman, Beck, Carnoy e io stesso, hanno sottolineato l'emergere di un nuovo sistema di relazioni sociali incentrato sull'individuo. Dopo la transizione dalla predominanza delle relazioni primarie (rappresentate da famiglie e comunità) sulle relazioni secondarie (incarnate nelle associazioni), il nuovo modello dominante sembra essere costruito su quelle che potrebbero essere definite come relazioni terziarie, o quelle che Wellman chiama "comunità personalizzate", incarnate su network io-centrati. Ciò rappresenta la privatizzazione della socialità. […] Il nuovo modello di socialità e dunque caratterizzato dall’individualismo in rete.

37 Castells, Galassia Internet, 2001 – cap. 5/6 Internet è […] diventata la componente indispensabile dei movimenti sociali emergenti nella società in rete. Questo per tre ragioni. - La prima è che i movimenti sociali nell'Età dell'informazione sono mobilitati fondamentalmente intorno a valori culturali (lotta per cambiare i codici di significato nelle istituzioni e nelle pratiche sociali). I movimenti culturali (nel senso di movimenti che mirano a difendere o proporre specifici significati e modi di vita) sono costruiti intorno ai sistemi di comunicazione - essenzialmente Internet e i media - perché rappresentano la via principale per estendere l'adesione ai propri valori e incidere sulla coscienza della società nel suo insieme. - Il secondo elemento che caratterizza i movimenti sociali nella società in rete è dato dal fatto che essi devono colmare il divario delle organizzazioni tradizionali dell'età industriale, integrate verticalmente. I partiti politici di massa, quando e dove ancora esistono, sono gusci vuoti, essenzialmente messi in moto a intervalli regolari, sono macchine elettorali. La protesta del dicembre 1999 contro la World Trade Organization a Seattle ne è un esempio paradigmatico. Il movimento metteva insieme una vasta coalizione di interessi e valori estremamente diversi e persino contraddittori, […]. Ma il movimento era basato sullo scambio di informazioni avvenuto nei precedenti mesi di surriscaldato dibattito in Internet.

38 - Esiste un terzo fattore rilevante che definisce il carattere dei movimenti sociali nella nostra epoca. Le funzioni nelle reti globali guadagnano un potere sempre maggiore che bypassa ampiamente le istituzioni dello stato-nazione. Così, i movimenti si trovano di fronte alla necessità di fornire una risposta all'altezza della portata globale dei poteri costituiti, attraverso azioni simboliche che provocano un impatto globale sui media. In altre pa- role, la globalizzazione dei movimenti sociali è un fenomeno di-stinto, di gran lunga più importante del movimento contro la globalizzazione che è soltanto una manifestazione specifica dell'emergere di un terreno di contesa globale.

39 Internet doveva essere uno strumento ideale per favorire la democrazia e lo è ancora. Accedere alle informazioni politiche può essere facilitato in modo che i cittadini possano essere informati quasi quanto i loro leader. Con la buona volontà dei governi, tutti i documenti pubblici, così come un'ampia gamma di informazioni non segrete, possono essere resi disponibili online. L'interattività permette ai cittadini di richiedere informazioni, dare voce alle loro opinioni, chiedere risposte personalizzate ai loro rappresentanti. Invece di essere il governo a controllare il popolo, è il popolo che potrebbe controllare il governo, come in realtà sarebbe suo diritto, dal momento che in teoria è il popolo che dovrebbe essere padrone della situazione. E tuttavia, la maggior parte degli studi e delle inchieste presenta un quadro desolato, con l'eccezione delle democrazie scandinave. I governi a tutti i livelli utilizzano primariamente Internet come bacheca elettronica su cui pubblicare le proprie informazioni senza uno sforzo sensibile d'interazione reale. I rappresentanti parlamentari hanno non di rado i propri siti web, ma non vi prestano eccessiva attenzione, né per il design né per soddisfare le richieste dei cittadini. Le loro risposte vengono spesso elaborate dai membri del loro staff, in genere utilizzando più o meno gli stessi criteri delle lettere scritte.

40 I partiti politici vanno sul Web per una sorta di consuetudine e, durante le campagne elettorali, i loro candidati, o i loro facenti funzione, si presentano in Internet come per espletare un dovere. Ciò nonostante, televisione, radio e giornali rimangono i mezzi d'informazione preferiti dato che rispondono meglio al modello di comunicazione "uno-a-molti" dominante in politica. In realtà, sarebbe sorprendente se Internet rovesciasse, grazie alla sua tecnologia, la sfiducia politica radicata nella maggioranza dei cittadini in ogni parte del mondo. […] I media sono diventati gli intermediari necessari. Per accedere ai media è necessario conoscere i canali giusti e in alcuni casi avere il denaro per produrre e diffondere le informazioni appropriate. Comunque, tutto questo sta cambiando grazie a Internet. Internet fornisce, in linea di principio, un canale di comunicazione orizzontale, non controllato, relativamente a buon mercato, tanto nella forma uno-a-uno quanto in quella uno-a-molti. Come ho detto, l'uso di questo canale da parte dei politici è ancora limitato.

41 A Internet ricorrono sempre più giornalisti indipendenti, attivisti politici e gente di ogni specie per diffondere informazione politica, ma anche voci e pettegolezzi. Proprio in ragione della sua apertura, come testimoniano le innumerevoli teorie cospirative che animano le chat room di Internet e i siti web radicali di ogni natura, molti di questi pettegolezzi stentano a trovare una conferma credibile. Ma esistono anche esempi di importanti informazioni politiche diffuse su Internet che, se fossero circolate attraverso i media tradizionali, non avrebbero mai raggiunto lo stesso livello o una pari velocità di diffusione. E’ questo il caso della prima informazione riguardante Monica Lewinsky, diffusa da un giornalista free- lance di Los Angeles tramite la sua newsletter su Internet mentre i media più importanti erano ancora impegnati a valutare la vicenda. O anche, le memorie del medico di Francois Mitterrand: la loro diffusione era stata bloccata dai tribunali francesi, ma in Internet hanno trovato la via per raggiungere il popolo francese, provocando […] una dura reazione da parte del governo. Nell'Età di Internet, al di fuori di una ristrettissima cerchia, non esistono più segreti politici. A causa della velocità di diffusione delle notizie, i media devono stare in guardia e reagire a queste voci, valutarle e decidere: non possono più far finta di niente. La linea di confine tra pettegolezzo, fantasia e notizia reale diventa sempre più confusa, […]. Di conseguenza, allo stato attuale delle cose, invece che rafforzare la democrazia promuovendo la conoscenza e la partecipazione dei cittadini, l'uso di Internet tende ad approfondire la crisi della legittimità politica > politica informazionale.

42 Castells, Galassia Internet, 2001 – cap. 7 La cosa meravigliosa della tecnologia è che la gente finisce per impiegarla per qualcosa di diverso da ciò che era previsto in origine. - La distribuzione di musica su Internet è un'attività ampiamente diffusa - Il secondo maggiore sviluppo è quello dei video porno e la pubblicazione di materiale offensivo su Internet; ovvero, il genere di contenuto solitamente bandito dai mass media. - Un'attività preferita, soprattutto dagli uomini, e in particolare dai più giovani (ma non soltanto gli adolescenti), sembra es-sere poi quella dei videogiochi online. - Anche l'ascolto radiofonico su Internet, sia tramite stazioni di diffusione aperta sia tramite le radio che trasmettono su Internet, sta vivendo un momento felice. - I giornali sono online e la gente spesso li legge online. Un terzo degli americani legge notizie online almeno una volta al-la settimana. - I libri di testo offrono un potenziale straordinario per l'edito-ria elettronica, perché le biblioteche non hanno lo spazio fisico per tenere testa all'esplosione dell'informazione e si stanno attrezzando per offrire libri e giornali online. - Un'altra area in crescita dell'editoria elettronica è quella delle riviste accademiche. - Il graphic design sta rinnovando le forme dell’espressione artistica.

43 La linea di pensiero forse più innovativa sulla trasformazione culturale nell'Età di Internet è la tradizione costruita intorno al concetto dell'ipertesto e della promessa dei multimedia, nel suo senso originario (Levy, 1995; de Kerckhove, 1997). Packer e Jordan (2001) hanno mostrato la continuità intellettuale da Wagner a Berners-Lee, passando da Vannevar Bush e William Gibson, nel ripensare la comunicazione sulla base dell'interattività e dell'espressione multidimensionale. Nella loro interpretazione, che in gran parte condivido, l'emergere di un nuovo modello di comunicazione, che di fatto rappresenta una nuova cultura, può essere identificato dal procedere simultaneo di cinque processi: - Integrazione: la combinazione di forme artistiche e tecnologia in una forma ibrida di espressione. - Interattività: la capacità dell'utente di manipolare ed esibire la propria esperienza dei media direttamente e di comunicare con altri attraverso i media. - Ipermedia: la connessione di elementi mediatici separati l'uno dall'altro per creare una traccia di associazione personale. - Immersione: l'esperienza di entrare nella simulazione di un ambiente tridimensionale. - Narratività: le strategie estetiche e formali che derivano dai concetti precedenti caratterizzano forme di storie nonlineari.

44 Castells, Galassia Internet, 2001 – cap. 7-8 3 prospettive: tecnologica, distribuzione utenti, della produzione - La geografia tecnologica si riferisce all'infrastruttura delle telecomunicazioni di Internet, le connessioni tra computer che organizzano il traffico di Internet (router) e la distribuzione della banda larga di Internet; ovvero, le linee di telecomunicazione dedicate al traffico di pacchetti di dati su Internet. […] Ogni nodo è connesso a un altro nodo attraverso una miriade di rotte possibili. Tuttavia, dato che possiedono una capacità di larghezza di banda molto maggiore del resto del mondo, gli Stati Uniti giocano un ruolo centrale nelle connessioni tra paesi. Secondo Cukier, nel 1999 la struttura di Internet "assomigliava a una stella con al centro gli Stati Uniti" (1999, p. 53). - La geografia degli utenti: Il Nord America [nel 2000], con oltre 161 milioni di utenti, costituiva il nocciolo dei 378 milioni totali di utenti di Internet, in forte contrasto con la distribuzione della popolazione sul pianeta. Di conseguenza, la regione pacifico- asiatica, con oltre due terzi della popolazione mondiale, contava soltanto 90 milioni di utenti, pari a un 23,6 per cento del totale; l'America Latina aveva solo 15 milioni di utenti; il Medio Oriente 2,4 milioni; e l'Africa 3,11 milioni, di cui la stragrande maggioranza in Sudafrica. […] è essenziale sottolineare che l'uso di Internet è estremamente diversificato in termini territoriali, conformemente alla distribuzione irregolare sul pianeta di infrastrutture tecnologiche, ricchezza e istruzione. Questo model-lo geografico si evolve nel corso del tempo. […] All'interno dei paesi ci sono anche grandi differenze spaziali nella diffusione di Internet.

45 - […] mentre ci si aspetta che l'uso di Internet si diffon_ da ampiamente negli anni a venire, almeno nei paesi più sviluppati e nelle aree metropolitane del mondo in via di sviluppo, una più selettiva geografia economica sta emergendo riguardo la produzione di Internet. Questo è certamente il caso della fabbricazione di dispositivi e del design della tecnologia di Internet. Silicon Valley e i suoi network globali, insieme alla rete mondiale di Ericsson incentrata sulla Svezia, a quella di Nokia incentrata sulla Finlandia, a quella di NEC incentrata sul Giappone e forse a poche altre costruite intorno a potenti società dell'età pre-Internet (ATT, IBM, Microsoft, Motorola, Philips, Siemens, Hitachi) continuano a concentrare in pochi milieux d'innovazione gran parte del know-how tecnologico su cui è basato Internet. […] dense concentrazioni spaziali di gran-di imprese e innovative start-up coi loro fornitori sussidiari, localizzate in pochi nodi tecnologici, di solito alla periferia di grandi aree metropolitane, poi collegate le une alle altre da telecomunicazioni e trasporto aereo. Non una diffusione spaziale indifferenziata, ma una concentrazione metropolitana altamente selettiva e una connessione globale alla rete.

46 Uno dei miti fondanti della futurologia circa l'Età di Internet si riferisce alla fine delle città. Perché conservare queste onerose, congestionate, sudice creature del nostro passato quando abbiamo le possibilità tecnologiche di lavorare, vivere, comunica-re ed essere felici dalla vetta della nostra montagna, del nostro paradiso tropicale, della nostra piccola casa nella prateria? Eppure, mentre state leggendo questo libro il nostro pianeta azzurro avrà probabilmente oltrepassato la soglia del 50 per cento della popolazione mondiale che vive nelle città (dal 37 per cento del 1970) e le proiezioni indicano l'urbanizzazione di circa due terzi della popolazione entro il 2025. […] Ma che cosa ha a che fare Internet con tutto questo? Primo, la storia che vi ho appena raccontato è l'esatto contrario della storia ufficiale dei futurologi di Internet. […] in realtà, Internet è il mezzo tecnologico che permette di procedere simultaneamente alle concentrazioni metropolitane e alla connessione globale alla rete. L'economia connessa in rete, dotata dello strumento Internet, è un'economia costituita da regioni metropolitane interconnesse, estremamente ampie. […] Fintanto che le aree metropolitane continuano a essere centri culturali d'innovazione, i loro residenti hanno accesso a inusitate opportunità di accrescimento culturale e godimento personale, migliorando di conseguenza la qualità e la diversità dei loro consumi.

47 Il lavoro dal cottage elettronico avrebbe dovuto introdurre un nuovo tipo di insediamento umano, con i luoghi di lavoro che scompaiono e le case che diventano il centro di attività multitunzionali. In realtà il telecommuting non è una pratica ampiamente diffusa e il lavoro da casa è solo in parte collegato a Internet. La maggioranza dei lavoratori a casa che utilizzano l'elettronica ha ancora bisogno di recarsi al proprio ufficio la maggior parte dei giorni. Tuttavia, ci sono altre forme di lavoro a distanza, basate su Internet, che hanno importanti conseguenze. Una è lo sviluppo di uffici remoti, o call centers, ubicati alla periferia delle aree metropolitane. Un altro importante aspetto è caratterizzato dal telelavoro mobile che è sul punto di aumentare drasticamente con l'esplosione dell'accesso wireless a Internet (wAP) e dell'accesso mobile a Inter-net. I lavoratori professionisti trascorrono sempre più tempo sul campo, relazionandosi con i loro clienti e soci, viaggiando attraverso l'area metropolitana, il paese e il mondo, mantenendosi in contatto con il loro ufficio via Internet e con i telefoni cellulari (Kopomoa, 2000). Le aziende stanno riducendo i compiti di scrivania per i loro dipendenti, in modo che questi utilizzino lo spazio di cui hanno bisogno solo quando ne hanno bisogno. Così, il modello di lavoro emergente non è quello del telelavoratore a casa, ma quel-lo del lavoratore nomade e dell’”ufficio in corsa".

48 Il quadro diventa ancora più complesso se, oltre agli obiettivi professionali, aggiungiamo la gestione della vita quotidiana, dal telebanking al teleshopping. I luoghi non scompaiono, la gente continua a fare la spesa nei centri commerciali, dopo aver controllato opzioni e prezzi su Internet o in altro modo. Ciò, a sua volta, non diminuisce, ma accresce i bisogni di mobilità e di trasporto. Sintetizzando le loro scoperte, Gillespie e Richardson (2000, p. 242) scrivono: "Lo scenario di una ‘domanda di viaggio ridotta' [...] potrebbe essere decisamente fuorviante [...]. Le tecnologie della comunicazione non stanno soltanto espandendo gli `spazi di attività' dentro i quali si svolge il lavoro, ma i modelli di viaggio associati ai nuovi modi di lavora-re stanno diventando più diffusi e meno nodali. […] Telelavoro e teleattività, dunque, si possono forse comprendere meglio non come sviluppi che sopprimono la domanda di mobilità, ma come forme di quella che potrebbe essere meglio descritta come `ipermobilità‘”. Così, le regioni metropolitane nell'Età di Internet sono caratterizzate, simultaneamente, da allargamento e concentrazione spaziale, combinazione dei modelli di uso del territorio, ipermobilità e dipendenza da comunicazioni e trasporti, sia intra-metropolitani sia internodali. Quello che emerge è uno spazio ibrido, costituito da luoghi e flussi: uno spazio di luoghi connessi in rete.

49 […] non sorprende che l'annuncio del potenziale di Internet come strumento di libertà, produttività e comunicazione proceda di pari passo con la denuncia del "divario digitale" [digital divide] indotta dalla disuguaglianza su Internet. Tuttavia, la evidente semplicità della questione si complica a un esame più accurato. - E’ vero che gli individui e i paesi diventano emarginati perché non sono connessi alle reti basate su Internet? O, piuttosto, è a causa della loro connessione che diventano dipendenti da economie e culture nelle quali hanno poche possibilità di trovare la loro via di benessere materiale e identità culturale? - In quale condizioni, e per quali scopi, l'inclusione/esclusione nelle/dalle reti basate su Internet si traduce in migliori opportunità o maggiore disuguaglianza? - E quali sono i fattori che determinano il diverso ritmo di accesso a Internet e i suoi differenti utilizzi?

50 Se esiste un consenso intorno alle conseguenze sociali dell'incrementato accesso all'informazione è che l'istruzione e l'apprendimento continuo diventino risorse essenziali per il successo professionale e lo sviluppo personale. […] Internet sta per essere rapidamente inclusa come strumento educativo in tutto il sistema scolastico. Come si relaziona questo squilibrio educativo al divario digitale? Fondamentalmente, secondo quattro livelli. Primo livello: dal momento che le scuole sono territorialmente e istituzionalmente (pubbliche/private) differenziate per classi e razze, c'è una spaccatura sostanziale in termini di tecnologia tra le scuole. Secondo livello: l'accesso a Internet richiede insegnanti migliori e tuttavia la qualità degli insegnanti (a dispetto delle loro motivazioni individuali, spesso molto alte nelle scuole più povere) è distribuita irregolarmente tra le scuole. Terzo livello: la pedagogia differenziata delle scuole oppone quei sistemi che si concentrano sullo sviluppo intellettuale e personale dei bambini a quelli essenzialmente preoccupati dalla capacità di mantenere la disciplina, tenerli a bada e farli crescere attraverso i vari livelli di studio. Quarto livello: in assenza di un'adeguata formazione degli insegnanti e di riforme pedagogiche nelle scuole, le famiglie si accollano gran parte della responsabilità di istruire i propri figli e aiutarli nel nuovo mondo tecnologico. Qui la presenza dell'accesso a Internet da casa e di genitori relativamente istruiti con la capacità di guidare i loro figli (spesso mentre apprendono loro stessi gli usi di Internet) rappresenta una differenza sostanziale.


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