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La politica di coesione territoriale

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Presentazione sul tema: "La politica di coesione territoriale"— Transcript della presentazione:

1 La politica di coesione territoriale
Simona Elmo Dipartimento Fondi europei e investimenti territoriali – IFEL Fondazione ANCI Dicembre 2015

2 Opportunità e risorse per i territori
POLITICHE DI COESIONE Opportunità e risorse per i territori

3 La politica di coesione dell’ue
Il 1° gennaio 2014 è iniziato il nuovo settennio delle Politiche di coesione dell’Unione Europea cofinanziate dai Fondi strutturali I Fondi strutturali sono le risorse finanziarie che il bilancio comunitario destina alla riduzione dei divari di sviluppo fra le regioni degli Stati membri, come sancito dall'articolo 174 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE) “per rafforzare la coesione economica, sociale e territoriale al suo interno, l’Unione deve mirare a ridurre il divario tra i livelli di sviluppo delle varie regioni e il ritardo delle regioni meno favorite o insulari, e un'attenzione particolare deve essere rivolta alle zone rurali, alle zone interessate da transizione industriale e alle regioni che presentano gravi e permanenti svantaggi naturali o demografici”. Le regole e il budget della programmazione settennale dei Fondi Strutturali sono negoziati tra tutti gli Stati membri, prima dell’inizio del settennio

4 IL CONTESTO: LA STRATEGIA EUROPA 2020
Nel 2010, Commissione europea e Consiglio hanno lanciato la Strategia Europa 2020, per uscire dalla crisi e preparare l'economia dell'UE per il prossimo decennio. crescita intelligente: sviluppare un'economia basata sulla conoscenza e sull'innovazione crescita sostenibile: promuovere un'economia più efficiente sotto il profilo delle risorse, più verde e più competitiva crescita inclusiva: promuovere un'economia con un alto tasso di occupazione che favorisca la coesione sociale e territoriale 3 priorità chiave Occupazione: il 75% delle persone di età compresa tra 20 e 64 anni deve avere un lavoro; Innovazione: il 3% del PIL dell'UE deve essere investito in ricerca e sviluppo; Cambiamento climatico: devono essere raggiunti i traguardi " " in materia di clima/energia, ovvero ridurre i gas serra del 20%, diminuire i consumi energetici del 20%, soddisfare il 20% del nostro fabbisogno energetico mediante energie rinnovabili; Educazione: il tasso di abbandono scolastico deve essere inferiore al 10% e almeno il 40% dei giovani deve essere laureato; Povertà emarginazione: 20 milioni di persone in meno devono essere a rischio di povertà. 5 obiettivi per rilanciare il sistema economico e promuovere una crescita basata su un maggiore coordinamento delle politiche nazionali ed europee.

5 Strategia ue 2020 e politica di coesione
Irrinunciabile il contributo della Politica di coesione all'attuazione della Strategia Europa 2020: nelle Conclusioni del Consiglio europeo del 17 giugno 2010, si sottolinea l'importanza di promuovere la coesione economica, sociale e territoriale e di rafforzare le infrastrutture come contributo al successo della Strategia Europa 2020 una maggiore attenzione ai risultati ed all'efficacia (impatto) degli interventi, con un collegamento sistematico tra la Politica di coesione e la Strategia Europa 2020 nuove disposizioni di condizionalità, per garantire che i fondi siano utilizzati allo scopo di raggiungere gli obiettivi della strategia Europa 2020. Tra gli altri elementi principali per la nuova Politica di coesione

6 La CHIUSURA DEL NEGOZIATO
Il negoziato si è concluso nel dicembre 2013 marzo 2012: la Commissione presenta il c.d. Quadro Strategico Comune (QSC) , il documento di programmazione di riferimento per gli Stati per predisporre i propri Accordi di partenariato ovvero i quadri programmatori generali a livello nazionale Il Quadro finanziario pluriennale per il è stato definitivamente approvato dal Consiglio europeo il 2 dicembre 2013 Il 20 dicembre 2013 è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell'UE il pacchetto dei Regolamenti che disciplinano la Politica di coesione per il periodo e tutti i Fondi strutturali.

7 QUADRO FINANZIARIO e NORMATIVO

8 ASSETTO normativO EXTRA-COESIONE REGOLAMENTI DI ESECUZIONE
Il c.d. Pacchetto di Regolamenti per il ciclo è stato approvato dal Parlamento europeo e dal Consiglio il 17 dicembre ( a seguito dell’adozione del Quadro finanziario pluriennale dell’Unione europea, nel quale per i Fondi europei Strutturali e d’Investimento (SIE) sono stati stanziati 366,8 miliardi di Euro. EXTRA-COESIONE 1) Regolamento (UE) n. 1300/ Fondo di coesione 2) Regolamento (UE) n. 1305/2013 – FEARS 3) Regolamento (UE) n. 508/ FEAMP ATTI LEGISLATIVI 1) Regolamento (UE) n. 1303/2013 Disposizioni comuni (+ Dichiarazioni aggiuntive della Commissione) 2) Regolamento (UE) n. 1301/2013 – FESR 3) Regolamento (UE) n. 1304/2013 – FSE 4) Regolamento (UE) n. 1299/2013 – ETC 5) Regolamento (UE) n. 1302/2013 – GECT REGOLAMENTI DI ESECUZIONE 1) Regolamento (UE) n. 1311/2014 2) Regolamento (UE) n. 964/2014 3) Regolamento (UE) n. 821/2014 4) Regolamento (UE) n. 288/2014 5) Regolamento (UE) n. 184/2014 6) Regolamento (UE) n. 215/2014 7) Regolamento (UE) n. 1232/2014

9 ( agricoltura , ricerca, politiche estera, ecc.)
BUDGET A DISPOSIZIONE Altre politiche ( agricoltura , ricerca, politiche estera, ecc.) 66% € 634,839 mld di euro

10 RIPARTIZIONE PER CATEGORIE DI REGIONE
Gli obiettivi "Convergenza" e "Competitività regionale ed occupazione" della programmazione sono sostituiti dall‘Obiettivo "Investimenti in favore della crescita e dell'occupazione" che trova applicazione su tutto il territorio dell'Unione europea. All’interno dell’Obiettivo "Investimenti in favore della crescita e dell'occupazione" l'articolazione delle risorse finanziarie anche nel è differenziata in relazione a 3 differenti categorie di regioni regioni meno sviluppate (con un PIL pro capite inferiore al 75% della media comunitaria) regioni in transizione (con un PIL pro capite compreso tra il 75% ed il 90% della media comunitaria) regioni più sviluppate (con un PIL pro capite superiore al 90% della media comunitaria)

11 Ripartizione per categorie di regioni

12 I 5 fondi strutturali e di investimento europei (SIE)
A partire dal 2014, i 5 Fondi strutturali e di investimento europei operano all’interno di un quadro comune e perseguono obiettivi politici complementari. Questi fondi rappresentano la principale fonte di investimenti a livello unionale per aiutare gli Stati membri a ripristinare e incrementare la crescita e assicurare una ripresa economica e dei livelli di occupazione, garantendo al contempo lo sviluppo sostenibile, in linea con gli obiettivi di Europa 2020. Un corpus unico di regole disciplina i cinque fondi strutturali e di investimento (ESIF) dell'UE: Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) Fondo sociale europeo (FES) Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP) Fondo di coesione (FC) Queste regole sono finalizzate a: creare un legame chiaro con la strategia Europa 2020 migliorare il coordinamento assicurare un'attuazione coerente semplificare il più possibile l'accesso ai fondi da parte dei potenziali beneficiari.

13 2 OBIETTIVI GENERALI Il Regolamento generale individua due Obiettivi generali all’insegna della concentrazione tematica (art. 81 Reg. gen.), che guidano la destinazione tematica e territoriale dei Fondi strutturali : "Investimenti in favore della crescita e dell'occupazione" negli Stati membri e nelle regioni, con il sostegno di tutti Fondi, riguarda tutte le categorie di Regioni "Cooperazione territoriale europea", con il sostegno del FESR, riguarda le zone di cooperazione transfrontaliera, transnazionale ed interregionale

14 11 OBIETTIVI TEMATICI Sulla base dell’approccio basato sulla «Concentrazione tematica», il Regolamento generale stabilisce 11 Obiettivi tematici (OT) comuni a tutti i Fondi, in base ai quali gli Stati membri dovranno declinare gli interventi cofinanziati dai Fondi strutturali nel ciclo Ricerca e innovazione Tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) Competitività delle Piccole e Medie Imprese (PMI) Transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio Adattamento ai cambiamenti climatici e prevenzione e gestione dei rischi Tutela dell’ambiente ed efficienza delle risorse Trasporto sostenibile e rimozione delle strozzature nelle principali infrastrutture di rete Occupazione e sostegno alla mobilità dei lavoratori Inclusione sociale e lotta alla povertà Istruzione, competenze e apprendimento permanente Potenziamento della capacità istituzionale e amministrazioni pubbliche efficienti

15 Il fondo europeo per lo sviluppo regionale (fesr)
Il FESR mira a consolidare la coesione economica e sociale dell'Unione europea correggendo gli squilibri fra le regioni. Il FESR concentra gli investimenti su diverse aree prioritarie chiave, secondo l’approccio descritto della «concentrazione tematica»: innovazione e ricerca agenda digitale sostegno alle piccole e medie imprese (PMI) economia a basse emissioni di carbonio

16 CRITERI DI CONCENTRAZIONE TEAMTICA fesr PER CATEGORIE DI REGIONI
Criteri di concentrazione delle risorse per la categoria di regioni “più sviluppate” Almeno l’80% delle risorse FESR deve essere destinato a due o più dei seguenti OT -   ricerca e all'innovazione (OT 1) -  sviluppo delle TIC (OT 2) -   sostegno delle PMI (OT 3) -   transizione verso una economia a basse emissioni di carbonio (OT 4) Di questo 80% almeno il 20% delle risorse deve essere destinato alla transizione verso una economia a basse emissioni di carbonio (OT 4) ATTENZIONE: in queste Regioni il FESR non sostiene investimenti in infrastrutture che forniscono servizi di base ai cittadini nel campo dell’ambiente, trasporti e ICT. Criteri di concentrazione delle risorse per la categoria di regioni “meno sviluppate” Almeno il 50% delle risorse deve essere destinato a due o più dei seguenti OT: -   ricerca e all'innovazione (OT 1) -  sviluppo delle TIC (OT 2) -   sostegno delle PMI (OT 3) -   transizione verso una economia a basse emissioni di carbonio (OT 4) Di questo 50% , almeno il 12% delle risorse deve essere destinato alla transizione verso una economia a basse emissioni di carbonio (OT 4). SVILUPPO URBANO SOSTENIBILE: In tutte le Regioni almeno il 5% delle risorse FESR deve essere destinato allo Sviluppo Urbano Sostenibile.

17 Il fondo SOCIALE europeo (fSE)
Il FSE investe sulle persone, riservando speciale attenzione al miglioramento delle opportunità di formazione e occupazione in tutta l'Unione europea. Ulteriore obiettivo FSE è avvantaggiare le persone in condizioni di maggiore vulnerabilità e a rischio di povertà. Il FSE si concentrerà su 4 obiettivi tematici della Politica di coesione: la promozione dell'occupazione e il sostegno alla mobilità dei lavoratori; la promozione dell'inclusione sociale e la lotta contro la povertà; l'investimento in istruzione, competenze e apprendimento permanente; il miglioramento della capacità istituzionale e l'efficienza dell'amministrazione pubblica.

18 CRITERI DI CONCENTRAZIONE TEMATICA PER IL FSE
Per le risorse FSE, i Regolamenti stabiliscono un ulteriore criterio di concentrazione tematica «per obiettivo»: almeno il 20% delle risorse FSE in ogni Stato membro dedicate all’obiettivo tematico “promuovere l’inclusione sociale e combattere la povertà” (OT 9)

19 Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) e sviluppo rurale
Il FEASR, cofinanzia parte della c.d. Politica Agricola Comune (PAC), che ha l’obiettivo di rendere il settore agricolo europeo più dinamico, competitivo ed efficace. Le modalità in cui perseguire tali obiettivi si incentrano su due pilastri: Il primo è basato sui pagamenti diretti e misure di mercato (312,74 miliardi di Euro ) Il secondo su misure pluriennali di sviluppo rurale (95,58 miliardi di Euro) Le misure di Sviluppo rurale sono finanziate dal FEASR In linea con la Strategia Europa 2020 e con gli obiettivi generali della PAC è possibile individuare tre obiettivi strategici di lungo termine per la politica dell'UE relativa allo Sviluppo rurale nel periodo : stimolare la competitività del settore agricolo garantire la gestione sostenibile delle risorse naturali e l'azione per il clima realizzare uno sviluppo territoriale equilibrato delle economie e comunità rurali, compresi la creazione e la difesa dei posti di lavoro

20 Gli strumenti dello SVILUPPO TERRITORIALE

21 Accordi di partenariato e Programmi operativi
Le Strategie di sviluppo territoriale di ciascuno Stato membro saranno declinate sulla base degli orientamenti e delle regole contenuti nel Quadro Strategico Comune e nei Regolamenti comunitari : negli Accordi di Partenariato che rappresentano la cornice programmatoria generale richiesta allo Stato membro per delineare la Strategia (dai risultati attesi, alle priorità, ai metodi di intervento) per l’impiego dei Fondi strutturali nei Programmi Operativi, che nell’impostazione dovranno assicurare un approccio integrato nell’utilizzo dei Fondi per uno sviluppo territoriale sostenibile Ogni Stato membro ha la facoltà di scegliere il livello di PO (nazionale, regionale, interregionale) appropriato alla policy .

22 Sviluppo territoriale: strumenti concentrazione e integrazione
Il Regolamento generale sui Fondi strutturali sostiene lo sviluppo sostenibile attraverso strategie che prevedano azioni integrate per lo sviluppo territoriale delle zone urbane, delle zone rurali, costiere e di pesca e delle zone con caratteristiche territoriali particolari, per far fronte alle sfide economiche, ambientali e sociali. Le Strategie di Sviluppo territoriale sono attuate attraverso: Strategie di sviluppo locale di tipo partecipativo (artt. 32 e ss. Reg. gen.) Investimenti integrati territoriali (art.36 Reg. gen.) Azioni integrate di sviluppo urbano (art. 7 Reg. FESR) I PO devono contenere, fra l’altro, le disposizioni di attuazione per le Strategie di sviluppo locale e per gli ITI e ne stabiliscono la dotazione finanziaria (“Sviluppo territoriale” - capo III del Regolamento generale)

23 Strategie di sviluppo locale di tipo partecipativo Community-led local development (CLLD) (artt. 32 e ss. Reg. gen) Questo approccio allo sviluppo locale attua strategie: integrate e multisettoriali, concentrate su territori subregionali, di tipo partecipativo (approccio denominato LEADER nell’ambito del FEASR), ovvero promosse e gestite da Gruppi di Azione Locale, a cui partecipano i rappresentanti degli interessi socioeconomici locali, pubblici e privati. Gli Stati membri definiranno i criteri per la selezione delle “Strategie di sviluppo locale”.

24 Investimenti Integrati Territoriali (ITI – art. 36 Reg. gen.)
Qualora una strategia di sviluppo urbano o un'altra strategia o patto territoriale, richieda un approccio integrato che comporti investimenti nell'ambito di più assi prioritari di uno o più programmi operativi, l'azione è eseguita sotto forma di investimento territoriale integrato. E’ un nuovo strumento per interventi multidimensionali, multisettoriali, che sfruttino l’integrazione fra fondi, assi prioritari e programmi operativi diversi. Gli ITI attuano : Strategie di sviluppo locale (artt. 32 e ss. Reg. gen), Strategie di sviluppo urbano (art. 8 Reg. sul FESR) , Patti territoriali o locali per l’occupazione (art. 12 Reg. sull’FSE), che richiedano un approccio integrato che comporti investimenti di più assi prioritari di uno o più PO. E’ lo strumento ideale per il supporto alle azioni integrate in ambito urbano, in quanto offre la possibilità di integrare fondi collegati a priorità diverse e ad obiettivi tematici sia del FESR che dell’FSE. Deleghe gestionali: Stato membro o AdG possono designare uno o più organismi intermedi, compresi gli EELL, cui delegare gestione e attuazione di un ITI.

25 AZIONI STRATEGICHE PER LO SVILUPPO URBANO SOSTENIBILE (art. 7 Reg
AZIONI STRATEGICHE PER LO SVILUPPO URBANO SOSTENIBILE (art. 7 Reg. FESR) Lo sviluppo urbano sostenibile è intrapreso: per mezzo degli Investimenti territoriali integrati (di cui all'articolo 36 del regolamento (UE) n. 1303/2013), o per mezzo di un Programma operativo specifico, o di un Asse prioritario specifico (conformemente all'articolo 96, paragrafo 1, primo comma, lettera c), del regolamento (UE) n. 1303/2013) Riserva: almeno il 5 % delle risorse del FESR assegnate a livello nazionale è destinato ad azioni integrate per lo sviluppo urbano sostenibile laddove le città e gli organismi subregionali o locali responsabili dell'attuazione delle strategie di sviluppo urbano sostenibile ("autorità urbane") sono responsabili dei compiti relativi almeno alla selezione delle operazioni Sostegno dell’FSE: anche il Fondo Sociale Europeo può sostenere le azioni di sviluppo urbano sostenibile di cui all’art. 7 del Reg. FESR, integrando gli interventi del FESR, al fine di affrontare i problemi economici, ambientali e sociali che devono affrontare le città (art. 12 Reg. FSE)

26 I patti territoriali e iniziative locali per l'occupazione e l'inclusione sociale (art. 12 Reg. FSE)
Il FSE può sostenere Strategie di sviluppo locale attuate dalle collettività, come prevedono gli articoli 32 e ss. del Regolamento generale, in aree urbane e rurali Investimenti territoriali integrati (ITI) di cui all'articolo 36 del Regolamento generale Patti territoriali e iniziative locali per l'occupazione, l'istruzione e l'inclusione sociale, inclusa l'occupazione giovanile Come integrazione agli interventi del FESR di cui all'articolo 7 del Reg. FESR, può contribuire allo sviluppo urbano sostenibile grazie a strategie che prevedono azioni integrate finalizzate ad affrontare i problemi economici, ambientali e sociali che devono affrontare le aree urbane individuate dagli Stati membri in base ai principi di cui ai rispettivi AdP

27 STRUMENTI DELLO Sviluppo rurale (FEASR)
Il sostegno del FEASR deve andare ad interventi diretti a: 1. invertire le tendenze al declino socioeconomico e allo spopolamento; 2. favorire l'accesso alle tecnologie dell'informazione e della comunicazione; 3. favorire lo sviluppo di servizi di base ed infrastrutture locali atti a promuovere l'inclusione sociale nelle zone rurali [comprese le attività culturali e ricreative, il rinnovamento dei villaggi e le attività finalizzate al restauro e alla riqualificazione del patrimonio naturale e culturale dei villaggi e del paesaggio rurale] Tali strategie vanno sostenute in modo integrato dalla partecipazione di più di Fondi: dal FEASR, per affrontare le problematiche relative all’agricoltura, all’ambiente e allo sviluppo rurale, dal FESR per le problematiche connesse alla competitività delle imprese, dall’FSE per affrontare le problematiche relative all’occupazione e alla acquisizione di nuove competenze. Anche per lo Sviluppo rurale è auspicabile infatti un approccio integrato all'impiego dei Fondi, per offrire opportunità di sviluppo diversificate e multisettoriali, perché i PO regionali possano individuare nelle zone rurali delle aree in cui realizzare le iniziative di “Sviluppo locale di tipo partecipativo”. Tra gli strumenti proposti : Interventi da attuarsi preferibilmente sulla base di Piani di sviluppo elaborati da uno o più comuni rurali (art. 21 Reg. FEASR) “Sviluppo locale LEADER”, ovvero ruolo chiave dell’approccio LEADER, coerente e coordinato con quello fornito per lo “Sviluppo locale” da altri fondi (artt. 42 e ss. Reg. FEASR) Gli Stati membri avranno inoltre la possibilità di inserire nei Programmi di sviluppo rurale dei sottoprogrammi tematici che rispondano a specifiche esigenze in zone di particolare importanza.

28 QUADRO FINANZIARIO PER L’ITALIA

29 Incidenza It su bilancio comunitario
L’Italia è il secondo Stato membro Ue per dotazione di bilancio (stanziamenti in miliardi di euro FERS e FSE)

30 Risorse finanziarie ue per l’ italia
Per l’Italia, il totale generale di Fondi strutturali UE destinati alle Politiche di coesione ammonta a ,4 milioni di euro, quota comprensiva anche delle risorse del FEARS (Fondo europeo per lo sviluppo rurale). Fra i diversi Fondi Strutturali le risorse sono così allocate: FESR (Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale): ,1 mln di euro FSE (Fondo Sociale Europeo): ,7 mln di euro FEASR (Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale): ,7 mln di euro FEAMP (Fondo europeo per gli Affari marittimi e la pesca): 547 milioni di euro Cooperazione territoriale: 1,1 miliardo di euro Iniziativa a favore dell’occupazione giovanile: 567,5 milioni di euro

31 Ripartizione per categorie di regioni
Regioni più sviluppate: 7.568,0 mln di euro (così ripartiti: 3.510,4 mln di euro al FESR, 4.057,6 mln di euro al FSE) Regioni in transizione [Sardegna, Abruzzo e Molise]: 1.350,4 mln di euro (così ripartiti: 841,3 mln di euro al FESR, 509,1 mln di euro al FSE) Regioni meno sviluppate [Sicilia, Puglia, Campania, Calabria, Basilicata]: ,4 mln di euro (così ripartiti: ,3 mln di euro al FESR, 5.811,0 mln di euro al FSE)

32 Risorse finanziarie complessive
Il Quadro finanziario per il settennio in Italia sarà composto dalle risorse dei Fondi strutturali della UE dalla relativa quota di cofinanziamento nazionale,  a valere sulle risorse del Fondo di rotazione per l’attuazione delle politiche comunitarie dal rifinanziamento del Fondo di sviluppo e coesione (FSC)

33 Cofinanziamento nazionale dei programmi dell’uE
Il c.d. Fondo di rotazione (Legge n. 183/87) provvede ad assicurare la quota di cofinanziamento nazionale dei programmi dell’Unione europea. La legge di stabilità 2015 conferma uno stanziamento di circa 24 miliardi di euro di quota di compartecipazione nazionale. Il Cipe, comitato interministeriale per la programmazione economica, nella riunione di del 26 febbraio 2015, ha approvato seguente quadro finanziario nazionale a sostegno della programmazione comunitaria fondi strutturali UE FESR e FSE pari a milioni cofinanziamento nazionale in senso stretto si attesterà a milioni per un totale di programmazione di milioni (61,2% a carico dei fondi UE, 38,8% dei fondi nazionali).

34 Il Fondo di sviluppo e coesione (ex FAS)
Nel bilancio  (D.M. Economia 27 dicembre 2013) le risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione [destinate a “sostenere esclusivamente interventi per lo sviluppo, anche di natura ambientale”] sono determinate in 4.883,4 milioni per il 2014, 7.064,8 milioni per il e in milioni per il 2016, (vedi tabella), l’importo dei  milioni si riferisce alle risorse che saranno iscritte in bilancio per gli anni e successivi dalle future leggi di stabilità. L’Art. 3, commi 57-60, della Legge di stabilità 2015, sul “funzionamento Fondo sviluppo e coesione sociale”, opera una rivisitazione delle modalità di funzionamento del Fondo da ultimo disciplinate con la legge di stabilità per il 2014, ma non comporta oneri aggiuntivi di finanza pubblica. La disposizione infatti fa esplicito richiamo al complesso delle risorse del Fondo già assegnate e dispone che le assegnazioni annuali alle amministrazioni siano contenute nei limiti degli stanziamenti disposti dalla legge di stabilità. La Legge di Stabilità 2015 ha inoltre confermato 54,8 miliardi per il Fondo per lo sviluppo e la coesione per il per infrastrutture, di cui l’80% in favore del Mezzogiorno.

35 Risorse complessive per le a.s.
Sommando le risorse FSC, con quelle del Cofinanziamento Nazionale, le risorse complessivamente stanziate nel bilancio dello Stato per gli interventi nelle c.d. Aree sottoutilizzate, al netto delle risorse ordinarie e di quelle previste da altre leggi settoriali sono circa 110 miliardi di euro nei prossimi 7 anni per le Politiche di coesione territoriale

36 LA CORNICE PROGRAMMATORIA NAZIONALE

37 cornice programmatoria
A livello nazionale, il complesso negoziato sul nuovo ciclo di programmazione è stato avviato nel 2012, con l’apertura della consultazione pubblica sul documento «Metodi e obiettivi per un uso efficace dei Fondi comunitari » (27dicembre2012), elaborato dal Ministro per la Coesione territoriale, d'intesa con i Ministri del Lavoro e delle Politiche Sociali e delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. Il documento contiene le proposte di metodo per ognuno degli 11 Obiettivi tematici dei Fondi strutturali e indica 3 opzioni strategiche per i programmi : a) Mezzogiorno; b) Città; c) Aree interne L’Accordo di Partenariato fra Stato Italiano e Commissione europea è stato inviato dall’Italia alla Commissione nel dicembre scorso ed è stato approvato il 29 ottobre 2014. I Programmi Operativi, sia Nazionali (PON) che Regionali (POR), che declinano strategie, obiettivi ed interventi, rispettivamente per settori a livello nazionale (PON) ed a livello regionale (POR), sono stati tutti approvati dalla Commissione europea. In attesa di approvazione alcuni Programmi regionali di Sviluppo rurale (PSR).

38 51 PROGRAMMI OPERATIVI E 19 Programmi CTE
11 PROGRAMI OPERATIVI NAZIONALI (FESR, FSE) 3 PROGRAMMI NAZIONALI SVILUPPO RURALE E PESCA (FEASR, FEAMP) 40 PROGRAMMI OPERATIVI REGIONALI (FESR,FSE) 21 PROGRAMMI REGIONALI DI SVILUPPO RURALE (FEASR) 19 PROGRAMMI DI COOPERAZIONE TERRITORIALE

39 11 PON FESR/FSE 2014-2020- dotazione finanziaria
PON Inclusione sociale (FSE): ,00 di euro PON Sistemi di politiche attive per l’occupazione (FSE): ,00 PON Occupazione Giovani (FSE): ,00 di euro PON Scuola Competenze e Ambienti per l’apprendimento (FESR/FSE): ,00 PON Governance e Capacità istituzionale (FESR/FSE): ,00 euro PON Città metropolitane (FESR/FSE): ,33 euro, 14 Città metropolitane PON Imprese e Competitività (FESR): di euro, Reg. in transizione e meno sviluppate PON Ricerca e Innovazione (FESR/FSE): ,00 Reg. in transizione e meno sviluppate PON Legalità (FESR/FSE): € ,00; Regioni meno sviluppate PON Cultura e Sviluppo (FESR): 490,933,334.00; Regioni meno sviluppate PON Infrastrutture e Reti (FESR): ,18 di euro Regioni meno sviluppate

40 61 PROGRAMMI OPERATIVI REGIONALI
40 Programmi Operativi Regionali (POR) in tutte le Regioni e Provincie autonome a valere sul FESR e sul FSE [i programmi regionali sono tutti monofondo, ad eccezione delle Regioni Molise , Puglia e Calabria, che hanno scelto programmi plurifondo]. 21 Programmi di sviluppo rurale (PSR) previsti in tutte le Regioni e Province autonome a valere sul FEARS

41 15 programmi «obiettivo cte»
In attuazione dell’obiettivo generale CTE per il periodo di programmazione , l’Italia avrà a disposizione risorse per un totale pari a 1.136,8 milioni di euro. Le risorse sono a disposizione per la partecipazione a quindici programmi di cooperazione transfrontaliera e transnazionale, di cui: I regolamenti che disciplinano la  programmazione dei Fondi SIE prevedono  che i programmi CTE non facciano parte dell’Accordo di partenariato 8 di cooperazione transfrontaliera: Italia-Francia marittimo, Italia-Francia Alcotra, Italia-Svizzera, Italia-Austria, Italia-Slovenia, Italia-Croazia, Grecia-Italia, Italia-Malta 3 programmi di cooperazione transfrontaliera esterna co-finanziati da FESR e IPA (Italia-Albania-Montenegro) e da FESR e ENI (Italia-Tunisia e Mediterranean Sea Basin) 4 di cooperazione transnazionale: Central Europe, Med, Alpine Space, Adriatic-Ionian

42 LA DIMENSIONE TERRITORIALE delle Politiche di coesione

43 RUOLO DEI COMUNI/1 Due le principali focalizzazioni della dimensione territoriale della Politica di coesione , nel quadro dell’Accordo di Partenariato e dei PO (nazionali e regionali): Agenda urbana nazionale: a fronte di un utilizzo appropriato dei Fondi comunitari che possa stimolare un’efficace sintesi tra investimenti aggiuntivi e politiche ordinarie, è anche necessaria una cornice di riforme politico-amministrative ed organizzative per dare veste istituzionale adeguata alle politiche per le aree urbane; Strategia Aree interne: l'Italia, già nel Piano Nazionale di Riforma (PNR), aveva adottato la “Strategia nazionale Aree interne” ( per contrastare la caduta demografica e rilanciare lo sviluppo e i servizi di queste aree, attraverso fondi ordinari della Legge di Stabilità e fondi comunitari. Si tratta di aree distanti da grandi centri di agglomerazione e di servizio e con traiettorie di sviluppo instabili ma tuttavia dotata di risorse che mancano alle aree centrali e con forte potenziale di attrazione. Tale Strategia interpreta il territorio delle aree interne italiane come un insieme di aree-progetto, ossia di sistemi locali intercomunali, ciascuno con una propria identità definita dall’intersezione di caratteri socio-economici, geografici, demografici, culturali e ambientali.

44 RUOLO DEI COMUNI\2 I Comuni saranno tra i principali protagonisti della dimensione territoriale nel , con diversi gradi di coinvolgimento e responsabilità nell’attuazione degli interventi: a) a titolo di beneficiari oppure b) come soggetti attuatori/organismi intermedi. Modalità di coinvolgimento in rapporto a «tipologie» di enti Città metropolitane: Programma nazionale dedicato Città medie “titolari di importanti funzioni urbane”: Asse dedicato allo sviluppo urbano in alcuni dei Programmi Operativi regionali FESR, in altri strumento ITI urbano Comuni di minori dimensioni: Strategia Aree interne attuata all’interno dei PO regionali eventualmente attraverso “progetti pilota” con applicazione CLLD oppure ITI Aree interne oppure con Asse dedicato

45 RUOLO DEI COMUNI\AGENDA URBANA
Città metropolitane e città medie: paradigma delle Smart Cities & Communities Avvio (o prosecuzione) dei piani di investimento per il miglioramento dell’efficienza e dell’efficacia delle infrastrutture di rete e dei servizi pubblici Per fornire migliori servizi a cittadini residenti ed utilizzatori (pendolari, turisti) Sviluppando i nuovi servizi legati alle SMART CITIES Sviluppo di pratiche per l’inclusione sociale dei segmenti di popolazione più debole e per aree e quartieri disagiati target: minori, anziani, disabili, migranti utilizzando gli strumenti della micro-progettualità partecipativa Rafforzamento dei segmenti locali pregiati di filiere produttive globali

46 RUOLO DEI COMUNI\AREE INTERNE
Le amministrazioni comunali coinvolte complessivamente dalla Strategia Nazionale Aree interne sono oltre 4.000, popolate da più di 13 milioni e mezzo di cittadini (3/5 del territorio, poco di un ¼ della popolazione). Partendo dalla Strategia nazionale aree interne, a ogni area-progetto, identificata attraverso una procedura pubblica d'intesa fra una Regione e lo Stato, viene chiesto di elaborare una «Strategia di area»: un documento che costituisce, sia lo strumento per comunicare in modo comprensibile i risultati attesi e le azioni intraprese per conseguirli e assicurarne la pubblica verifica, sia la base per predisporre l’Accordo di Programma Quadro (APQ) nel caso la strategia venga finanziata e dunque attuata. I Comuni costituiscono l’unità di base del processo di decisione politica, in forma di aggregazione di comuni contigui, sistemi locali intercomunali permanenti, sono partner privilegiati per la definizione della strategia di sviluppo d’area e per la realizzazione dei progetti di sviluppo. I progetti di sviluppo « candidati» dalle aree hanno lo scopo di integrare politiche ordinarie di gestione dei servizi pubblici e investimenti aggiuntivi attraverso fondi UE Essi per candidare utilmente l’area progetto al finanziamento devono realizzare forme appropriate di gestione associata di funzioni (fondamentali) e servizi, nelle forme previste dall’ordinamento: convenzione, unioni (o fusioni) che siano “funzionali al raggiungimento dei risultati di lungo periodo degli interventi collegati alla Strategia

47 IL POR PUGLIA – PLURIFONDO FESR/FSE
APPROCCIO ALLO SVILUPPO TERRITORIALE La strategia complessiva di sviluppo territoriale integrato del POR, facendo tesoro delle esperienze sviluppate nei precedenti cicli di programmazione e cogliendo le opportunità offerte dai nuovi strumenti della programmazione , comprende: la programmazione di interventi destinati allo sviluppo urbano sostenibile definiti in un asse specifico del Programma, l’Asse Urbano; 2) il raccordo con il PON Metro; 3) l’adesione alla Strategia nazionale Aree interne.

48 AGENDA URBANA/1 – ASSE 12 SVILUPPO URBANO SOSTENIBILE
L’approccio allo sviluppo urbano del POR Puglia è parzialmente diverso rispetto agli altri PO delle Regioni meno sviluppate: a fronte di un Asse dedicato, la dotazione finanziaria dello stesso è pari solo all’2,3 % del totale FESR destinato al Programma (la riserva prevista dai Regolamenti comunitari è pari al 5%), per un ammontare complessivo FESR-quota di cofinanziamento nazionale pari a di euro (si aggiungano risorse FSE per un ammontare pari a di euro). L’ammontare relativamente esiguo delle risorse finanziarie in termini relativi, ovvero rispetto al valore complessivo del PO, va spiegata con l’intenzione dichiarata dalla Regione di finanziare soltanto un numero limitato di progetti pilota e prototipi di interventi innovativi. Prototipi di interventi a contenuto innovativo saranno attuati nelle citta di medie dimensioni. Nella Città di Bari Gli interventi del PON Metro interessano solo la Città di Bari; le azioni selezionate riguardano Mobilità sostenibile, URBAN SERVICE HUB e Rigenerazione dell’area bersaglio nel quartiere Libertà. L’Asse XII del POR Puglia finanzierà nella città capoluogo interventi diversi.

49 AGENDA URBANA/2 – ASSE 12 SVILUPPO URBANO SOSTENIBILE
Per l’individuazione delle Autorità urbane titolari di progetti pilota: 1. Preliminarmente saranno individuate le “autorità urbane” attraverso bando destinato alle amministrazioni locali, cui seguirà una procedura di negoziazione tesa a migliorare la qualità della strategia e degli obiettivi proposti. Aree target sono le città con popolazione superiore a abitanti pari a 72 Comuni. 2. I Progetti di sviluppo devono essere proposti da Autorità urbane con esperienza pregressa nella realizzazione di interventi integrati di pianificazione/gestione del territorio. Le AU saranno selezionate tenendo in debito conto la capacità amministrativa e gestionale, nella attuazione di politiche di sviluppo urbano sostenibile. 3. Gli interventi saranno concentrati su 3 driver specifici : la riqualificazione ecologica degli insediamenti, con particolare riguardo ad aree periferiche e quartieri di edilizia residenziale pubblica di città medie; la riconversione ecologica delle aree produttive, attraverso interventi che ne riducano la pressione sull'ambiente e sulla salute, ne valorizzino le relazioni con il territorio e ne promuovano l’integrazione con le attività commerciali, di servizio e culturali; l’infrastrutturazione verde degli insediamenti, attraverso lo sviluppo della mobilità lenta multimodale e di sistemi di spazi aperti per la tutela e valorizzazione delle risorse idro-geomorfologiche ed eco-sistemiche e il miglioramento sia della qualità della vita sia delle condizioni di sicurezza degli abitanti.

50 AREE INTERNE/1 – STRATEGIA NAZIONALE AREE INTERNE
La Regione Puglia aderisce alla Strategia nazionale Aree interne, l’area interna pilota individuata è «Monti Dauni». Nell’area Monti Dauni si concentra oltre il 33% dei comuni periferici dell’intera regione. Gli abitanti ammontano a circa unità e sono distribuiti in 30 comuni, l’80% dei quali ha una popolazione inferiore ai abitanti. I principali ambiti d’investimento della Strategia riguardano la riduzione del rischio idrogeologico (Asse 5), la protezione e la tutela dell'ambiente, nonché delle risorse culturali (Asse 6), la promozione di sistemi di trasporto sostenibili e la conseguente eliminazione delle strozzature nelle principali infrastrutture di rete (Asse 7), l’efficientamento energetico e mobilita sostenibile (Asse 4), la promozione dell'inclusione sociale e della formazione (Assi 9 e 10). L’individuazione dei singoli interventi a valere sugli assi suindicati, sarà oggetto di una procedura negoziale tra la Regione e l’area dei Monti Dauni, che si concluderà con la sottoscrizione di un Accordo di Programma Quadro. Le risorse (quota UE – FESR e FSE) destinate complessivamente all’attuazione della sperimentazione ammontano a circa €

51 AREE INTERNE/2 – STRATEGIA REGIONALE AREE INTERNE
CLLD – SVILUPPO LOCALE DI TIPO PARTECIPATIVO Nell’ambito della Strategia Regionale Aree interne, il POR prevede l’attivazione dell’approccio dello Sviluppo locale di tipo partecipativo (CLLD), in un’ottica plurifondo: in particolare, nell’ambito dell’area dei Monti Dauni, (e unicamente in quella) già individuata come area progetto pilota della SNAI. Essendo attivato il CLLD nell’area dei Monti Dauni, i GAL che si candideranno nell’area presenteranno nell’ambito del proprio piano di sviluppo locale le azioni coerenti con la «Strategia d’area» dell’area interna in cui insistono. La dotazione finanziaria (quota UE - FESR e FSE) assegnata al CLLD nell’ambito del POR è pari € Tale dotazione verrà integrata dal FEASR, dato che anche il PSR sosterrà interventi funzionali al perseguimento delle strategie aree interne , per il tramite dei GAL selezionati e con una dotazione finanziaria di 17 Meuro. La procedura di selezione del GAL e del relativo Piano di Sviluppo locale sarà svolta dalla Regione ai sensi degli artt del Regolamento generale (che disciplinano il CLLD); il GAL indicherà nell’ambito del proprio Piano di Sviluppo Locale (PSL) le azioni del POR PUGLIA che intende attivare per il perseguimento degli obiettivi di sviluppo e che saranno oggetto di specifica valutazione da parte del Comitato Tecnico Regionale. AVVISI SELEZIONE PUBBLICA E/O PROCEDURE NEGOZIALI Nelle fasi successive di attuazione della Strategia per le Aree Interne, l’individuazione di eventuali altri territori oggetto d’intervento sarà determinata, attraverso avvisi di selezione pubblica e/o procedure negoziali. Saranno presi prendendo in considerazione prioritariamente le dinamiche demografiche, anche con riferimento al peso della classe senile, e il grado di marginalità, determinato dalla diversa disponibilità di servizi essenziali nell’ambito dell’istruzione, della salute e della mobilita, analogamente a quanto fatto per l’individuazione dell’area-progetto pilota.

52 Valorizzazione delle Risorse culturali e ambientali come driver di sviluppo locale
L’Asse 6 - Tutela dell’ambiente e promozione delle risorse naturali e culturali – del POR Puglia ha una dotazione finanziaria pari a di euro, di cui risorse FESR di euro. Due le categorie di interventi: Interventi per soddisfare fabbisogni strutturali in tema di gestione ottimale delle risorse idriche e dei rifiuti. Politiche per la valorizzazione culturale e del turismo, agendo sul versante della qualità dell’offerta di servizi. In particolare sono promossi prodotti turistici coerenti con la realtà regionale e con le sue potenzialità territoriali, anche attraverso la promozione di sistemi turistici locali e “club di prodotto” connotati da specializzazioni tematiche e territoriali. Costituisce parte integrante di questa strategia l’estensione e la diversificazione delle filiere dell’industria culturale e creativa, al fine di determinare impatti rilevanti e spill-over territoriali nei processi di generazione produttiva e di trasformazione sociale.

53 ASSE 6 – Tutela dell’ambiente e promozione delle risorse naturali e culturali (2)
Tre Obiettivi specifici dell’Asse sono «Miglioramento delle condizioni e degli standard di offerta e fruizione del patrimonio nelle aree di attrazione naturale» «Miglioramento delle condizioni e gli standard di offerta e fruizione del patrimonio culturale, nelle aree di attrazione» «Favorire il riposizionamento competitivo delle destinazioni turistiche, attraverso la valorizzazione integrata di risorse e competenze territoriali» Tra le tipologie di intervento legate a questi obiettivi: La valorizzazione e la messa in rete del patrimonio culturale, materiale e immateriale, nelle aree di attrazione di rilevanza strategica tale da consolidare e promuovere processi di sviluppo Il sostegno alla diffusione della conoscenza e alla fruizione del patrimonio culturale, materiale e immateriale, attraverso la creazione di servizi e/o sistemi innovativi e l’utilizzo di tecnologie avanzate Le tipologie di soggetti beneficiari sono: Regione Puglia, Enti ed Amministrazioni Pubbliche, Imprese.

54 ASSE 6 – Tutela dell’ambiente e promozione delle risorse naturali e culturali (3)
La dotazione finanziaria delle categorie di intervento connesse alla valorizzazione delle risorse naturali e culturali Tutela e valorizzazione della biodiversita, protezione della natura e infrastrutture ≪verdi≫: Tutela, ripristino e uso sostenibile dei siti Natura 2000: Sviluppo e promozione del potenziale turistico delle aree naturali: Protezione, sviluppo e promozione di beni turistici pubblici: Sviluppo e promozione di servizi turistici pubblici: Protezione, sviluppo e promozione del patrimonio culturale pubblico: Sviluppo e promozione di servizi culturali pubblici: Si tratta di risorse FESR (circa 172 milioni di euro) a cui va aggiunta la quota di cofinanziamento nazionale pari al 50% del totale.

55 PON CULTURA/1 [FESR – REGIONI MENO SVILUPPATE]
Obiettivo generale del PON: accrescere l’attrattività del patrimonio culturale delle regioni in ritardo di sviluppo italiane (Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia) e di conseguenza sviluppare una domanda turistica più regolare e consistente un’attività di fruizione culturale di qualità ed adeguata a sostenere e promuovere l’insediamento consolidando il settore produttivo collegato all’utilizzazione del patrimonio culturale, aiutando le PMI creative e culturali e rafforzando le imprese che operano nel settore no profit. Il programma si propone concretamente di preservare i principali siti culturali delle regioni del Mezzogiorno d’Italia e di promuovere un uso efficiente delle rispettive risorse culturali, di consolidare il settore produttivo collegato all’utilizzazione del patrimonio culturale favorendo l’imprenditorialità, aiutando le PMI creative e culturali e rafforzando le imprese che operano nel settore no profit.

56 PON CULTURA/2 ASSI PRIORITARI E DOTAZIONE FINANZIARIA
Risorse totali PON 490,933, € (di cui FESR 368,200, €) Assi prioritari Il PON si caratterizza per un modello programmatorio/attuativo snello e semplificato sia in termini di “approccio strategico”, attraverso quella che di fatto si sostanzia in una “programmazione per progetti” all’interno delle aree di attrazione culturale, sia in termini di declinazione attuativa fondata su una filiera decisionale corta e diretta. I tre pilastri della strategia sopra descritti definiscono i due Assi prioritari di intervento del Programma (oltre l’Asse di AT): Rafforzamento delle dotazioni culturali Attivazione dei potenziali territoriali di sviluppo legati alla cultura Assistenza tecnica. Rafforzare ed innovare il sistema di governance dei beni e delle attività culturali.

57 PON CULTURA/3 PRIORITA’ E RISULTATI ATTESI
Il programma sarà dunque incentrato su due priorità principali (due gli Obiettivi Tematici di riferimento, OT 3 “Competitività delle PMI” e OT 6 “Ambiente ed efficienza delle risorse”): il consolidamento del patrimonio culturale (360,2 milioni di EUR, il 73,8 % delle risorse complessive) l’attivazione delle potenzialità territoriali (114 milioni di EUR, 23,2 %) I risultati attesi sono: aumento delle visite ai siti culturali che beneficiano del sostegno (sono previste nuove visite l’anno). Tale aumento comporterà un numero complessivo di visitatori pari a 4,4 milioni; lavori di restauro/ristrutturazione su una superficie pari a m²; numero di PMI che ricevono sostegno: 1,735; aumento degli investimenti privati nel settore culturale (dal 6,9 % al 7,1 % del PIL).

58 PON CULTURA/4 TIPOLOGIA DI INTERVENTI
1. Interventi su attrattori Per conseguire questi obiettivi, il PON concentra (Asse 1) la sua azione sulla tutela e la valorizzazione degli attrattori del patrimonio culturale statale (e regionale per la Regione Siciliana) delle Regioni meno sviluppate che, per la loro rilevanza nazionale (e internazionale) quali poli principali della dotazione culturale del territorio, sono in grado di promuovere variazioni più rilevanti nella domanda (attuale e/o potenziale) di visitatori e turisti. L’intervento su tali attrattori si attua con progetti volti a determinarne condizioni adeguate di conservazione e valorizzazione e, insieme e contestualmente, qualità di fruizione, sia attraverso la qualificazione dei servizi per il visitatore. Per ognuno degli attrattori di intervento – selezionati “a regia” dal Mibact (e per la Sicilia dalla Regione Siciliana) l’area di attrazione di pertinenza dell'attrattore è considerata territorio di destinazione prioritaria degli interventi volti a promuovere il rafforzamento e l’insediamento di iniziative in grado di attivare la domanda culturale e turistica e di generare valore aggiunto e occupazione (Asse II – azioni 3b.1 e 3c.1). 2. Interventi a favore di industrie culturali e creative L'intervento del PON a favore delle imprese culturali e creative (Asse II - azione 3a.1) ha natura prettamente settoriale e si applica all'intero territorio regionale.

59 PON CULTURA/5 AREE DI ATTRAZIONE CULTURALE
Le aree di attrazione culturale, per quanto concerne la loro delimitazione territoriale saranno: Aree di attrazione culturale di scala urbana quando l’attrattore è ubicato all’interno di centri urbani di media dimensione (capoluoghi di regioni o Provincia); in questo caso gli attrattori oggetto di intervento insistono nelle principali città capoluoghi di regione o provincia delle cinque regioni interessate dal PON, (Napoli, Caserta, Bari, Lecce, Taranto, Reggio Calabria, Palermo, Potenza e Matera). Aree di attrazione culturale di scala territoriale/sovracomunale quando l’attrattore è localizzato in piccoli comuni; in questo caso l’ambito di riferimento sarà il comune in cui è localizzato l’attrattore e i comuni a questo più prossimi.

60 PON CULTURA/6 RAFFORZAMENtO DOTAZIONI CULTURALI
Asse prioritario 1 - Rafforzamento delle dotazioni culturali – [FESR ,00 (cofinanziamento nazionale ,00)] Il PON interviene sul patrimonio statale in Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e sui grandi attrattori del patrimonio a titolarità regionale in Sicilia, con lo strumento negoziale dell’Accordo Operativo di Attuazione (AOA) individuato nel ciclo Sono previste 2 tipologie di azioni: a) Interventi per la tutela, la valorizzazione e la messa in rete del patrimonio culturale, materiale e immateriale, nelle aree di attrazione di rilevanza strategica tale da consolidare e promuovere processi di sviluppo b) Sostegno alla diffusione della conoscenza e alla fruizione del patrimonio culturale, materiale e immateriale, attraverso la creazione di servizi e/o sistemi innovativi e l’utilizzo di tecnologie avanzate. Quanto alla prima tipologia, gli attrattori al momento selezionati in Puglia sono: Castello Svevo (Bari), Museo Nazionale archeologico (Manfredonia, FG), Area Archeologica di Manduria (Taranto), Castello Svevo (Trani, BAT), Area archeologica di Egnazia (Fasano, BR). Oltre agli interventi a cavallo, già definiti, selezionati e finanziati nell’ambito del POIn Attrattori , ma che non potranno essere conclusi nella programmazione : Castello di Carlo V (Lecce), Museo Nazionale archeologico (Manfredonia), Museo Archeologico S. Scolastica (Bari), ex Convento di S. Antonio (Taranto), Castello Svevo (Bari), Complesso S. Chiara (Bari). Gli specifici interventi da indirizzare sui singoli attrattori sono stati in massima parte già definiti in sede di predisposizione del programma da parte dell’AdG-MiBACT attraverso il confronto con le proprie strutture territoriali nelle regioni .

61 PON CULTURA/7 Asse prioritario 1 - Rafforzamento delle dotazioni culturali Il secondo gruppo di interventi previsti dall’Asse sono quelli di sostegno alla diffusione della conoscenza e alla fruizione del patrimonio culturale, materiale e immateriale, attraverso la creazione di servizi e/o sistemi innovativi e l’utilizzo di tecnologie avanzate e sono complementari a quelli sugli attrattori prima descritti. Riguardano gli attrattori per i quali si sia conseguita, o sia in fase di conseguimento la piena accessibilità/fruibilità fisica, o per i quali si rilevino specifici fabbisogni legati all’ambito dei servizi per la conoscenza e la fruizione del patrimonio. Le operazioni da attuare nell’Asse 1 nell’ambito delle due tipologie di azioni sopra descritte, sono selezionate con una modalità "a regia" che prevede l’attivazione di una filiera selettiva già consolidata da parte del MiBACT.

62 PON CULTURA/8 Gli interventi del «secondo gruppo» potranno consistere in : creazione, anche attraverso applicazioni tecnologiche innovative, di strumenti per gestire, favorire, e promuovere i sistemi delle conoscenze legati agli attrattori, capaci di qualificare ed estendere i canali della divulgazione, ed intercettare nuovi segmenti di domanda di fruizione, con particolare riferimento a quella esterna alle aree di attrazione, sovra regionale, nazionale, internazionale (es. realizzazione di piattaforme conoscitive ed informative, sistemi informativi integrati, aree di socializzazione e condivisione web oriented, ecc.); creazione/implementazione di archivi digitali, anche previa attività di digitalizzazione del patrimonio culturale legato agli attrattori (manufatti, documentazione grafica, fotografica, ecc.), per favorirne la maggiore e più estesa conoscenza ed accessibilità; definizione e applicazione di modalità e strumenti innovativi in relazione al sistema dei servizi di accoglienza e di supporto alla fruizione degli attrattori (applicativi, soluzioni ed allestimenti TIC di supporto alla visita, ecc.); individuazione/applicazione di forme e strumenti per la gestione innovativa e integrata delle diverse funzioni ed attività rivolte all’utenza e svolte negli attrattori: card per la fruizione di servizi integrati on in rete, sistemi di bigliettazione integrata, servizi di informazione integrata sull’offerta e relative modalità di fruizione, ecc. sistemi di monitoraggio e valutazione dei servizi erogati, ecc.).


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