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Copyright © 2013 Pearson Italia Microeconomia Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione 1 di 52.

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1 Copyright © 2013 Pearson Italia Microeconomia Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione 1 di 52

2 2 di 52 Copyright © 2013 Pearson Italia Microeconomia Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione ● Monopolio Mercato con un solo venditore. ● Monopsonio Mercato con un solo acquirente. ● Potere di mercato Capacità del venditore o dell’acquirente di influire sul prezzo di un bene.

3 3 di 52 Copyright © 2013 Pearson Italia Microeconomia Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione Monopolio10.1 Ricavo medio e ricavo marginale ● Ricavo marginale Variazione del ricavo risultante da un incremento unitario della produzione Consideriamo un’impresa che affronta la curva di domanda seguente: P = 6  Q

4 4 di 52 Copyright © 2013 Pearson Italia Microeconomia Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione Ricavo medio e ricavo marginale per la curva di domanda P = 6 − Q. RICAVO MEDIO E RICAVO MARGINALE F IGURA 10.1

5 5 di 52 Copyright © 2013 Pearson Italia Microeconomia Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione IL PROFITTO È MASSIMIZZATO QUANDO IL RICAVO MARGINALE È UGUALE AL COSTO MARGINALE F IGURA 10.2 La scelta di produzione del monopolista Q* è il livello di produzione in cui R’ = C’. Se l’impresa produce una quantità inferiore, per esempio Q 1, sacrifica parte del profitto, poiché il ricavo che potrebbe percepire dalla produzione e dalla vendita delle unità comprese tra Q 1 e Q* supera il costo sostenuto per produrle. In modo simile, aumentando la produzione da Q* a Q 2 il profitto si riduce, perché il costo aggiuntivo supera il ricavo aggiuntivo.

6 6 di 52 Copyright © 2013 Pearson Italia Microeconomia Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione Possiamo vedere anche algebricamente che Q* massimizza il profitto. Il profitto π è la differenza tra ricavo e costo, che dipendono entrambi da Q: Al crescere di Q partendo da zero, il profitto aumenta fino a raggiungere un massimo, per poi decrescere. Quindi, la quantità Q che massimizza il profitto è tale per chi il profitto incrementale risultante da un piccolo incremento di Q è pari a zero (ovvero, Δπ /ΔQ = 0). Quindi: Ma ΔR/ΔQ è il ricavo marginale e ΔC/ΔQ è il costo marginale, perciò la condizione che massimizza il profitto è:

7 7 di 52 Copyright © 2013 Pearson Italia Microeconomia Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione EXAMPLE OF PROFIT MAXIMIZATION F IGURA 10.3 Un esempio La parte (a) mostra il ricavo totale R, il costo totale C e il profitto, vale a dire la differenza tra i primi due. La parte (b) mostra il ricavo medio e marginale e il costo medio e marginale. Il ricavo marginale è la pendenza della curva del ricavo totale, mentre il costo marginale è la pendenza della curva del costo totale. Il livello di produzione che massimizza il profitto è Q* = 10, ossia il punto in cui il ricavo marginale è equivalente al costo marginale. A questo livello di produzione, l’inclinazione della curva del profitto è zero e le curve del ricavo totale e del costo totale hanno la stessa pendenza. Il profitto per unità è €15, la differenza tra il ricavo medio e il costo medio. Poiché si producono 10 unità, il profitto totale è pari a €150. Costo di produzione: C(Q) = 50 + Q 2 Domanda: P(Q) = 40 – Q

8 8 di 52 Copyright © 2013 Pearson Italia Microeconomia Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione Una regola empirica per la determinazione del prezzo Si noti che il ricavo addizionale derivante da un incremento unitario della quantità Δ(PQ)/ΔQ, ha due componenti: 1.La produzione di un’unità aggiuntiva e la sua vendita al prezzo P comportano il ricavo 1 × P = P. 2.Tuttavia, poiché l’impresa affronta una curva di domanda con inclinazione negativa, la produzione e la vendita di tale unità aggiuntiva determinano anche una piccola riduzione del prezzo ΔP/ΔQ, che riduce il ricavo per tutte le unità vendute (ossia una variazione del ricavo totale Q[ΔP/ΔQ]). Quindi, La maggior parte dei manager ha una conoscenza limitata delle curve di ricavo medio e marginale della propria impresa. Possiamo derivarne una regola empirica più facile da applicare nella pratica. Scriviamo innanzitutto l’espressione del ricavo marginale:

9 9 di 52 Copyright © 2013 Pearson Italia Microeconomia Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione (Q/P)(ΔP/ΔQ) è il reciproco dell’elasticità della domanda, 1/E d, misurata in corrispondenza del livello di produzione che massimizza il profitto, e: Ora, poiché l’obiettivo dell’impresa è quello di massimizzare il profitto, possiamo porre il ricavo marginale uguale al costo marginale: che si può riscrivere in: In modo equivalente, possiamo riordinare l’equazione in modo da esprimere il prezzo direttamente come ricarico sul costo marginale: (10.1) (10.2)

10 10 di 52 Copyright © 2013 Pearson Italia Microeconomia Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione ESEMPIO 10.1 Il prezzo del farmaco Prilosec di Astra-Merck Nel 1995, Prilosec rappresentava una nuova generazione di farmaci antiulcera. Prilosec si basa su un meccanismo biochimico completamente diverso e risulta assai più efficace rispetto ai precedenti. Già nel 1996 era diventato il farmaco più venduto tra i prodotti della stessa categoria e non aveva alcun concorrente diretto. Il prezzo che Astra-Merck aveva stabilito per il Prilosec era di $3,50 per dose giornaliera. Il costo marginale della produzione del farmaco Prilosec è di soli 30 - 40 centesimi di dollaro per dose giornaliera. L’elasticità della domanda, E D, dovrebbe essere compresa all’incirca tra −1,0 e −1.2. Stabilire il prezzo del Prilosec con un ricarico superiore al 400% sul costo marginale è coerente con la nostra regola empirica di determinazione del prezzo.

11 11 di 52 Copyright © 2013 Pearson Italia Microeconomia Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione Spostamenti nella domanda Nel mercato monopolistico non esiste alcuna curva di offerta: in altri termini, non esiste una relazione uno a uno tra il prezzo e la quantità prodotta. La scelta di produzione del monopolista dipende non solo dal costo marginale, ma anche dalla forma della curva di domanda. Di conseguenza, gli spostamenti della domanda non descrivono le serie di prezzi e quantità che corrispondono a una curva di offerta concorrenziale, ma al contrario possono portare a variazioni di prezzo senza variazioni della produzione, a variazioni della produzione senza variazioni di prezzo o a variazioni di entrambi. Gli spostamenti della curva di domanda solitamente determinano variazioni sia del prezzo, sia della quantità. Un’industria concorrenziale fornisce una specifica quantità a ogni livello di prezzo, mentre non esiste una tale relazione per il monopolista che, in base allo spostamento della curva di domanda, potrebbe offrire quantità diverse al medesimo prezzo oppure la stessa quantità a prezzi diverse.

12 12 di 52 Copyright © 2013 Pearson Italia Microeconomia Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione SPOSTAMENTI NELLA DOMANDA F IGURA 10.4 Lo spostamento della curva di domanda mostra che non esiste alcuna curva di offerta in un mercato monopolistico, ossia non esiste alcuna relazione uno a uno tra il prezzo e la quantità prodotta. In (a) la curva di domanda D 1 si sposta sulla nuova curva di domanda D 2, ma la nuova curva di ricavo marginale R’ 2 interseca il costo marginale sullo stesso punto della precedente curva di ricavo marginale R’ 1. Pertanto, la produzione che massimizza il profitto rimane la stessa, sebbene il prezzo scenda da P 1 a P 2. In (b) la nuova curva di ricavo marginale R’ 2 interseca il costo marginale a un livello di produzione più elevato Q 2. Tuttavia, poiché la domanda ora è più elastica, il prezzo rimane lo stesso.

13 13 di 52 Copyright © 2013 Pearson Italia Microeconomia Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione L’effetto di un’imposta EFFETTO DELL’ACCESA SUL MONOPOLISTA F IGURA 10.5 Con un’imposta t per unità, il costo marginale effettivo dell’impresa aumenta dell’ammontare t a C’ + t. In questo esempio, l’aumento del prezzo ΔP è maggiore dell’imposta t. Supponiamo che venga introdotta un’imposta specifica pari a t, per la quale il monopolista debba t euro allo Stato per ogni unità venduta. Se il costo marginale originario dell’impresa era C’, la scelta di produzione ottimale ora è data da: R’ = C’ + t

14 14 di 52 Copyright © 2013 Pearson Italia Microeconomia Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione *L’impresa con più impianti Supponiamo che un’impresa possieda due impianti: quale dovrebbe essere la produzione totale e in che modo dovrebbe essere ripartita tra i due impianti? Possiamo arrivare alla risposta procedendo intuitivamente in due fase: ● Fase 1. Qualunque sia la produzione totale, deve essere suddivisa tra i due impianti in modo che il costo marginale sia lo stesso per ogni impianto. In caso contrario, l’impresa potrebbe ridurre il costo totale e aumentare il profitto ridistribuendo la produzione. ● Fase 2. Sappiamo che la produzione totale deve essere tale per cui il ricavo marginale sia uguale al costo marginale. In caso contrario, l’impresa potrebbe aumentare il profitto incrementando o riducendo la produzione totale.

15 15 di 52 Copyright © 2013 Pearson Italia Microeconomia Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione Possiamo ricavare questo risultato anche per via algebrica. Siano Q 1 e C 1 la quantità prodotta e il costo di produzione per l’impianto 1, Q 2 e C 2 la quantità prodotta e il costo di produzione per l’impianto 2 e Q T = Q 1 + Q 2 la produzione totale. Allora il profitto è: L’impresa dovrebbe aumentare la produzione di ciascun impianto fino a che il profitto incrementale derivante dall’ultima unità prodotta è zero. Iniziamo ponendo a zero il profitto incrementale dell’impianto1: Qui Δ(PQ T )/ΔQ 1 è il ricavo ottenuto producendo e vendendo un’unità supplementare, ovvero il ricavo marginale R’ per tutta la produzione dell’impresa.

16 16 di 52 Copyright © 2013 Pearson Italia Microeconomia Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione L’altro addendo ΔC 1 /ΔQ 1 è il costo marginale dell’impianto 1, C’ 1. Abbiamo quindi R’ − C’ 1 = 0, ovvero In modo analogo, possiamo porre a zero il profitto incrementale dell’impianto 2: Mettendo insieme queste relazioni vediamo che l’impresa dovrebbe impostare la produzione in modo tale per cui: R’ = C’ 1 R’ = C’ 2 (10.3) R’ = C’ 1 = C’ 2

17 17 di 52 Copyright © 2013 Pearson Italia Microeconomia Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione PRODUZIONE CON DUE IMPIANTI F IGURA 10.6 Un’impresa con due impianti massimizza il profitto scegliendo i livelli di produzione Q 1 e Q 2 in modo tale che il ricavo marginale R’ (che dipende dalla produzione totale) sia uguale al costo marginale per entrambi gli impianti, C’ 1 e C’ 2.

18 18 di 52 Copyright © 2013 Pearson Italia Microeconomia Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione LA DOMANDA DI SPAZZOLINI DA DENTI F IGURA 10.7 Potere monopolistico10.2 La parte (a) mostra la domanda di mercato di spazzolini da denti. La parte (b) mostra la domanda di spazzolini da denti dell’impresa A. Con il prezzo di mercato di €1,50 al pezzo, l’elasticità del mercato è pari a −1,5. L’impresa A, in ogni caso, interagisce con una curva di domanda elastica D A a causa della concorrenza di altre imprese. Al prezzo di €1,50, l’elasticità della domanda dell’impresa A è pari a −6. L’impresa A ha un certo potere monopolistico: il prezzo che massimizza il profitto è pari a €1.50, maggiore del costo marginale.

19 19 di 52 Copyright © 2013 Pearson Italia Microeconomia Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione ESEMPIO 10.2 L’elasticità della domanda di bibite analcoliche Le bevande analcoliche forniscono un buon esempio della differenza tra elasticità della domanda di mercato ed elasticità della domanda per l’impresa. Inoltre, le bibite sono importanti anche perché il loro consumo è stato collegato all’obesità infantile; un’imposta sulle bibite potrebbe avere effetti positivi sulla salute. Una recente analisi condotta su diversi studi statistici ha permesso di scoprire che l’elasticità della domanda di mercato delle bibite analcoliche è compresa tra −0,8 e −1,0. Ciò significa che se tutti i produttori di bibite analcoliche incrementassero i prezzi dell’1% per tutti i loro marchi, la quantità di bibite domandata diminuirebbe in misura compresa tra lo 0,8 e l’1,0 per cento. La domanda di ciascuna singola bibita, invece, è molto più elastica, perché i consumatori possono immediatamente sostituire una bevanda con un’altra. Sebbene le elasticità differiscono tra un marchio e l’altro, gli studi hanno mostrato che, per esempio, nel caso di Coca Cola l’elasticità è prossima a −5. In altre parole, se il prezzo di Coca Cola aumentasse dell’1% mentre i prezzi di tutte le altre bibite rimanessero invariati, la quantità domandata di Coca Cola diminuirebbe di circa il 5%. Gli studenti (e anche gli uomini d’affari) a volte confondono l’elasticità della domanda di mercato con l’elasticità della domanda per l’impresa (o per il marchio). È una differenza che va assolutamente colta.

20 20 di 52 Copyright © 2013 Pearson Italia Microeconomia Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione Produzione, prezzo e potere monopolistico Nella Figura 10.7, sebbene l’impresa A non sia un monopolista puro, possiede un potere monopolistico: può applicare con profitto un prezzo superiore al costo marginale. Ovviamente si tratta di un potere monopolistico inferiore a quello che l0impresa avrebbe se avesse sbaragliato la concorrenza e monopolizzato il mercato, ma rimane comunque notevole. Ciò solleva due quesiti. 1. In che modo possiamo misurare il potere monopolistico al fine di confrontare un’impresa con un’altra? (Fin qui abbiamo parlato di potere monopolistico solo in termini qualitativi). 2. Quali sono le fonti del potere monopolistico e perché alcune imprese ne hanno più di altre? Rispondiamo a queste domande nel seguito, anche se una risposta più completa alla seconda domanda sarà fornita nei Capitoli 12 e 13.

21 21 di 52 Copyright © 2013 Pearson Italia Microeconomia Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione Misurazione del potere monopolistico Ricordiamo l’importante distinzione tra un’impresa perfettamente concorrenziale e una con potere monopolistico: per l’impresa concorrenziale, il prezzo è uguale al costo marginale; per l’impresa con potere monopolistico, il prezzo è superiore al costo marginale. ● Indice Lerner del potere monopolistico Misura del potere monopolistico calcolato come eccedenza di prezzo sul costo marginale divisa per il prezzo. In termini matematici: Questo indice di potere monopolistico può anche essere espresso in termini di elasticità della domanda che affronta l’impresa. (10.4) L = (P – C’)/P L = (P – C’)/P = –1 /E d

22 22 di 52 Copyright © 2013 Pearson Italia Microeconomia Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione ELASTICITÀ DELLA DOMANDA E RICARICO DEL PREZZO F IGURA 10.8 Regola empirica per la determinazione del prezzo L’indice di Lerner (P − C’)/P è il negativo dell’inverso dell’elasticità della domanda che affronta l’impresa. Se la domanda dell’impresa è elastica, come in (a), il ricarico è contenuto e l’impresa ha uno scarso potere monopolistico. È vero il contrario se la domanda è relativamente anelastica, come in (b).

23 23 di 52 Copyright © 2013 Pearson Italia Microeconomia Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione EXAMPLE 10.3 Determinazione del ricarico: dai supermercati ai jeans griffati Sebbene l’elasticità della domanda di mercato per i prodotti alimentari sia ridotta (circa −1), molte aree sono servite da più supermercati. L’elasticità della domanda per ogni singolo super- mercato è spesso grande, fino a−10. Troviamo P = C’/(1 − 0,1) = C’/(0,9) = (1,11)C’. Il direttore di un tipico supermercato potrebbe stabilire i prezzi dell’11% superiori al costo marginale. I piccoli negozi di vicinato praticano generalmente prezzi più alti rispetto ai supermercati perché ha una clientela meno interessata al prezzo. Dato che l’elasticità della domanda in un negozio di vicinato è circa −5, l’equazione del ricarico implica che i relativi prezzi debbano essere di circa il 25% superiori al costo marginale. Nel caso dei jeans griffati, valori di elasticità della domanda compresi tra −2 e −3 sono tipici per le firme più importanti. Ciò significa che il prezzo dovrebbe essere superiore al costo marginale di una percentuale tra il 50 e il 100 per cento.

24 24 di 52 Copyright © 2013 Pearson Italia Microeconomia Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione ESEMPIO 10.4 La determinazione del prezzo delle videocassette Poiché si trattava di un mercato nuovo, i produttori di videocassette non disponevano di alcuna stima valida dell’elasticità della domanda. Con la maturazione del mercato, i dati di vendita e le ricerche di mercato hanno posto su basi più solide le decisioni relative alla strategia di prezzo. Già negli anni ’90, la maggior parte dei produttori aveva abbassato i prezzi.

25 25 di 52 Copyright © 2013 Pearson Italia Microeconomia Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione VENDITE DI VIDEO F IGURA 10.9 Tra il 1990 e il 1998 i prezzi inferiori hanno spinto i consumatori ad acquistare molti più video. Già nel 2001 le vendite di DVD hanno superato quelle delle videocassette VHS. I DVD ad alta definizione sono stati introdotti nel 2006 e si prevede che soppianteranno quelli tradizionali. ESEMPIO 10.4 La determinazione del prezzo delle videocassette

26 26 di 52 Copyright © 2013 Pearson Italia Microeconomia Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione Origini di potere monopolistico10.3 Come mostra l’equazione 10.4, minore è l’elasticità della curva di domanda, maggiore è il potere monopolistico dell’impresa. Il determinante ultimo del potere monopolistico è, pertanto, l’elasticità della domanda dell’impresa. L’elasticità della domanda di un’impresa è determinata da tre fattori: 1. L’elasticità della domanda di mercato. Poiché la domanda dell’impresa è elastica almeno quanto quella di mercato, l’elasticità della domanda di mercato limita il potenziale di potere monopolistico. 2. Il numero di imprese presenti nel mercato. Se sono presenti molte imprese, è improbabile che una qualsiasi di esse sia in grado di influire in modo significativo sul prezzo. 3. L’interazione tra le imprese. Anche se nel mercato sono presenti solo due o tre imprese, ciascuna di esse non sarà in grado di incrementare con profitto il prezzo se la concorrenza è aggressiva e ogni impresa tenta di acquisire la massima quota di mercato possibile.

27 27 di 52 Copyright © 2013 Pearson Italia Microeconomia Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione Se è presente un’unica impresa, un monopolista puro, la sua curva di domanda sarà quella di mercato. In questo caso, il grado di potere monopolistico dell’impresa dipende interamente dall’elasticità della domanda di mercato. Quando diverse imprese sono in concorrenza tra loro, l’elasticità della domanda di mercato stabilisce un limite inferiore all’elasticità della domanda di ciascuna impresa, in valore assoluto. L’elasticità di una specifica impresa dipende dal modo in cui quest’ultima si pone in concorrenza con un’altra, e l’elasticità della domanda di mercato limita il potere monopolistico dei singoli produttori. Negli anni ’70 e nei primi anni ’80 l’OPEC ha potuto aumentare i prezzi del greggio oltre il costo marginale di produzione perché la domanda di petrolio è piuttosto anelastica (almeno nel breve periodo). Poiché la domanda di altri beni quali caffè, cacao, alluminio e rame è molto più elastica, i tentativi da parte dei produttori di fare cartello e aumentare i prezzi in questi mercati sono in larga misura falliti. In ogni caso, l’elasticità della domanda di mercato costituisce un limite al potere monopolistico dei singoli produttori. L’elasticità della domanda di mercato

28 28 di 52 Copyright © 2013 Pearson Italia Microeconomia Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione Il numero delle imprese A parità di altre condizioni, il potere monopolistico di ciascuna impresa decresce con l’aumentare del numero di imprese. Quando poche imprese sono responsabili della maggior parte delle vendite in un mercato, diremo che tale mercato è altamente concentrato. ● Barriera all’entrata Condizione che ostacola l’ingresso di nuovi concorrenti. A volte le barriere all’entrata sono naturali: Brevetti, copyright e licenze Le economie di scala possono rendere troppo costoso soddisfare la domanda dell’intero mercato. In alcuni casi, le economie di scala sono talmente grandi da giustificare, per motivi di efficienza, la presenza di un’unica impresa come fornitore per l’intero mercato (monopolio naturale).

29 29 di 52 Copyright © 2013 Pearson Italia Microeconomia Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione L’interazione tra le imprese Le imprese potrebbero competere in modo aggressivo, costringendosi l’un l’altra a tagliare i prezzi per catturare una maggiore quota di mercato, oppure potrebbero non competere molto, ma anzi tendere a colludere (in violazione delle leggi antitrust), accordandosi per limitare la produzione e aumentare i prezzi. A parità di altre condizioni, il potere monopolistico è minore quando le imprese competono in modo aggressivo e maggiore quando cooperano. Poiché un aumento dei prezzi concertato invece che adottato dalle singole imprese offre più probabilità di ottenere un profitto, la collusione può generare un considerevole potere monopolistico. Ricordiamo che il potere monopolistico di un’impresa cambia spesso nel tempo, con il variare delle sue condizioni operative (domanda di mercato e costo), del suo comportamento e di quello dei concorrenti. Occorre dunque pensare al potere monopolistico in un contesto dinamico. Inoltre, il potere monopolistico reale o potenziale nel breve periodo può rendere un’industria più competitiva nel lungo periodo: notevoli profitti a breve termine possono indurre nuove imprese a entrare nell’industria, riducendo così il potere monopolistico nel lungo periodo.

30 30 di 52 Copyright © 2013 Pearson Italia Microeconomia Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione I costi sociali del potere monopolistico 10.4 PERDITA SECCA DERIVANTE DAL POTERE MONOPOLISTICO F IGURA 10.10 Il rettangolo e i triangoli colorati mostrano le variazioni di surplus del consumatore e del produttore quando si passa da prezzo e quantità concorrenziali, P c e Q c, a prezzo e quantità di monopolio, P m e Q m. A causa del prezzo più elevato, i consumatori perdono A + B e il produttore guadagna A − C. La perdita secca è B + C. Ricerca della rendita ● Ricerca della rendita Investire denaro in attività socialmente improduttive per acquisire, mantenere o esercitare un monopolio. Ci aspetteremmo che l’incentivo economico di incorrere nei costi di ricerca della rendita sia in relazione diretta ai guadagni derivanti dal potere monopolistico (rettangolo A meno rettangolo C.)

31 31 di 52 Copyright © 2013 Pearson Italia Microeconomia Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione REGOLAMENTAZIONE DEI PREZZI F IGURA 10.11 (1 di 2) Senza regolamentazione, il monopolista produce Q m e applica il prezzo P m. Se il governo impone un tetto al prezzo di P 1, il ricavo medio e il ricavo marginale dell’impresa sono costanti e uguali a P 1 per livelli di produzione fino a Q 1. Per livelli di produzione maggiori si applicano le curve di ricavo medio e marginale. Pertanto, la nuova curva di ricavo marginale è la linea colorata scura, che interseca la curva di costo marginale in Q 1. Regolamentazione dei prezzi

32 32 di 52 Copyright © 2013 Pearson Italia Microeconomia Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione Quando il prezzo scende a P c, nel punto in cui il costo marginale interseca il ricavo medio, la produzione aumenta al valore massimo Q c. Questa è la quantità che sarebbe prodotta da un settore concorrenziale. Abbassando ulteriormente il prezzo a P 3 si riduce la produzione a Q 3 e si determina una scarsità Q’ 3 − Q 3. REGOLAMENTAZIONE DEI PREZZI F IGURA 10.11 (2 di 2)

33 33 di 52 Copyright © 2013 Pearson Italia Microeconomia Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione REGOLAMENTAZIONE DEI PREZZI DI UN MONOPOLIO NATURALE F IGURA 10.12 Un’impresa è un monopolio naturale perché ha economie di scala (costo medio e marginale in diminuzione) sull’intera gamma di produzione. Se il prezzo fosse regolamentato in modo da essere fissato in P c, l’impresa perderebbe denaro e fallirebbe. Con un prezzo fissato in P r l’impresa produce la massima quantità rimanendo comunque in attività, mentre il profitto eccedente è pari a zero. Monopolio naturale ● Monopolio naturale Situazione in cui un’impresa è in grado di generare l’intera produzione del mercato a un costo inferiore a quello che sarebbe praticato in presenza di diverse imprese.

34 34 di 52 Copyright © 2013 Pearson Italia Microeconomia Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione La regolamentazione di un monopolio si basa a volte sul tasso di rendimento che il monopolista ottiene sul proprio capitale. L’ente di regolamentazione stabilisce il prezzo consentito in modo tale che tale tasso di rendimento sia in qualche moto “concorrenziale” o “equo”. Sebbene si tratti di un elemento chiave nella determinazione del tasso di rendimento dell’impresa, il capitale azionario non è facile da valutare. Mentre il tasso di rendimento “equo” deve essere basato sul costo di capitale effettivo dell’impresa, tale costo dipende a sua volta dal comportamento dell’ente di regolamentazione. Un ritardo normativo è collegato con ritardi nella variazione dei prezzi regolamentati. Un altro approccio alla regolamentazione consiste nello stabilire aumenti massimi di prezzo basati sui costi variabili dell’impresa. La normativa sugli aumenti massimi è in grado di tenere maggiormente conto della flessibilità rispetto a quella sul tasso di rendimento. Nel regime di regolamentazione con aumenti massimi, per esempio, generalmente si consente all’impresa di incrementare i prezzo ogni anno (senza dover richiedere l’approvazione dell’ente di regolamentazione) per un ammontare equivalente al tasso reale di inflazione meno la crescita di produttività prevista. La regolamentazione nella pratica ● Regolamentazione del tasso di rendimento Il massimo prezzo consentito da un ente normativo è basato sul tasso di rendimento (atteso) dell’impresa.

35 35 di 52 Copyright © 2013 Pearson Italia Microeconomia Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione Monopsonio10.5 ● Oligopsonio Mercato con un numero limitato di acquirenti. ● Potere monopsonistico Capacità di un acquirente di influire sul prezzo di un bene. ● Valore marginale Vantaggio aggiuntivo derivante dall’acquisto di una o più unità di un bene. ● Spesa marginale Costo aggiuntivo sostenuto per acquistare una unità in più di un bene. ● Spesa media Prezzo pagato per unità di un bene.

36 36 di 52 Copyright © 2013 Pearson Italia Microeconomia Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione ACQUIRENTE E VENDITORE CONCORRENZIALE A CONFRONTO F IGURA 10.13 In (a), l’acquirente concorrenziale prende il prezzo P* per dato. Pertanto, la spesa marginale e la spesa media sono costanti e uguali; la quantità acquistata si trova eguagliando il prezzo al valore marginale (domanda). In (b), anche il venditore concorrenziale prende il prezzo per dato. Il ricavo marginale e il ricavo medio sono costanti e uguali; la quantità venduta si trova eguagliando il prezzo al costo marginale.

37 37 di 52 Copyright © 2013 Pearson Italia Microeconomia Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione ACQUIRENTE MONOPSONISTICO F IGURA 10.14 La curva di offerta di mercato è la curva di spesa media SM del monopsonista. Poiché la spesa media è in crescita, la spesa marginale giace sopra di essa. Il monopsonista acquista la quantità Q* m, dove si intersecano la spesa marginale e il valore marginale (domanda). Il prezzo pagato per unità P* m si ricava quindi dalla curva di spesa media (offerta). In un mercato concorrenziale, prezzo e quantità P c e Q c sono entrambi più alti; si trovano al punto in corrispondenza del quale si intersecano la spesa media (offerta) e il valore marginale (domanda).

38 38 di 52 Copyright © 2013 Pearson Italia Microeconomia Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione MONOPOLIO E MONOPSONIO F IGURA 10.15 Questi diagrammi mostrano la stretta analogia tra il monopolio e il monopsonio. (a) Il monopolista produce dove il ricavo marginale interseca il costo marginale. Il ricavo medio supera il ricavo marginale, perciò il prezzo corrispondente supera il costo marginale. (b) Il monopsonista acquista fino al punto in corrispondenza del quale la spesa marginale interseca il valore marginale. La spesa marginale supera la spesa media, perciò tale valore marginale supera il prezzo. Monopsonio e monopolio a confronto

39 39 di 52 Copyright © 2013 Pearson Italia Microeconomia Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione POTERE MONOPSONISTICO: OFFERTA ELASTICA E OFFERTA ANELASTICA F IGURA 10.16 Il potere monopsonistico dipende dall’elasticità dell’offerta. Quando l’offerta è elastica, come in (a), la spesa marginale e la spesa media non differiscono di molto, perciò il prezzo è vicino a quello che prevarrebbe in un mercato concorrenziale. Si verifica il contrario se la domanda è anelastica, come in (b). Il potere monopsonistico10.6

40 40 di 52 Copyright © 2013 Pearson Italia Microeconomia Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione Origini di potere monopsonistico Elasticità dell’offerta di mercato Se nel mercato è presente un solo acquirente – un monopsonista puro – il suo potere monopsonistico è determinato interamente dall’elasticità dell’offerta di mercato. Se l’offerta è molto elastica, il potere monopsonistico è ridotto e l’essere l’unico acquirente offre uno scarso guadagno. Numero di acquirenti Quando il numero di acquirenti è molto grande, nessuno di essi può avere molta influenza sul prezzo. Così ciascun acquirente affronta una curva di offerta estrema-mente elastica, perciò il mercato è quasi completamente concorrenziale. Interazione tra gli acquirenti Se i quattro acquirenti in un mercato competono in modo aggressivo, rilanceranno il prezzo avvicinandosi al valore marginale del prodotto,di conseguenza avranno un potere monopsonistico scarso. D’altro canto, se concorrono in modo meno aggressivo, o sono addirittura in collusione tra di loro, i prezzi non saranno rilanciati più di tanto e il grado di potere monopsonistico degli acquirenti potrebbe essere elevato quanto quello che avrebbe un unico acquirente.

41 41 di 52 Copyright © 2013 Pearson Italia Microeconomia Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione PERDITA SECCA DERIVANTE DAL POTERE MONOPSONISTICO F IGURA 10.17 I costi sociali del potere monopsonistico Il rettangolo e i triangoli colorati mostrano la variazione di surplus dell’acquirente e del venditore quando si passa da prezzo e quantità concorrenziali, P c e Q c, a prezzo e quantità monopsonistici, P m e Q m. Poiché prezzo e quantità sono inferiori, vi è un aumento di surplus dell’acquirente (consumatore) dato da A − B. Il surplus del produttore scende ad A + C, perciò vi è una perdita secca rappresentata dai triangoli B e C.

42 42 di 52 Copyright © 2013 Pearson Italia Microeconomia Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione Monopolio bilaterale ● Monopolio bilaterale Mercato con un unico venditore e un unico acquirente. È difficile prevedere quali prezzo e quantità prevarranno in un monopolio bilaterale. L’acquirente è il venditore si trovano entrambi in una situazione di negoziazione. Il regime monopolistico bilaterale è raro. Sebbene sia comunque presente un certo grado di potere di trattativa, è opportuno applicare in questo caso un principio sommario: il potere monopolistico e il potere monopsonistico tendono a neutralizzare l’uno l’altro. In altre parole, il potere monopsonistico degli acquirenti riduce l’effettivo potere monopolistico dei venditori e viceversa. Questa tendenza non significa che il mercato finisca con l’essere perfettamente concorrenziale; in generale, però, il potere monopsonistico spingerà il prezzo più vicino al costo marginale e il potere monopolistico lo spingerà vicino al valore marginale.

43 43 di 52 Copyright © 2013 Pearson Italia Microeconomia Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione ESEMPIO 10.5 Potere monopsonistico nell’industria manifatturiera degli Stati Uniti Il ruolo del potere monopsonistico è stato analizzato in uno studio statistico per determinare la misura in cui le variazioni di prezzo dei margini prezzo-costo potevano attribuirsi alle variazioni del potere monopsonistico. Questo studio ha scoperto che il potere monopsonistico degli acquirenti aveva un effetto importante sui margini prezzo-costo dei venditori. Nelle industrie in cui solo quattro o cinque acquirenti sono responsabili di tutte le vendite o quasi, i margini prezzo-costo dei venditori sarebbero in media inferiori di 10 punti percentuali rispetto a industrie paragonabili in cui le vendite fossero suddivise tra centinaia di acquirenti. Ogni importante produttore automobilistico degli Stati Uniti acquista generalmente una singola parte di ricambio da almeno tre, e spesso una decina di fornitori. Per una parte di ricambio speciale, un’unica società automobilistica potrebbe essere il solo acquirente. Di conseguenza, le società automobilistiche hanno un notevole potere monopsonistico. Non sorprende il fatto che i produttori di parti di ricambio e componenti abbiano generalmente scarso o nessun potere monopolistico.

44 44 di 52 Copyright © 2013 Pearson Italia Microeconomia Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione Limitazione del potere di mercato: le leggi antitrust 10.7 ● Leggi antitrust Regole e normative che vietano azioni che limitino, o che possano limitare, la concorrenza. Un potere di mercato eccessivo danneggia potenziali acquirenti e solleva problemi di equità e giustizia. In aggiunta, il potere di mercato riduce la produzione, e questo porta a una perdita secca. In teoria, i profitti in eccesso di un’impresa potrebbero essere prelevati e ridistribuiti agli acquirenti, ma tale ridistribuzione è spesso impraticabile. Per limitare il potere di mercato di un monopolio naturale, come quello di un’azienda di produzione di energia elettrica, la risposta è la regolamentazione diretta dei prezzi. È importante sottolineare fin dall’inizio che, sebbene vi siano delle limitazioni (che riguardano per esempio la collusione con altre imprese), in generale non è illegale essere un monopolista o avere un potere di mercato. Al contrario, come abbiamo visto, i brevetti e le leggi sul diritto d’autore proteggono le posizioni di monopolio delle imprese che sviluppano innovazioni uniche.

45 45 di 52 Copyright © 2013 Pearson Italia Microeconomia Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione Limitazioni imposte alle imprese ● Condotta parallela Forma di collusione implicita nella quale un’impresa segue coerentemente le azioni di un’altra. ● Prezzi predatori Pratica di determinazione dei prezzi che spinge i concorrenti fuori dal mercato e scoraggia l’ingresso di nuovi soggetti, in modo che l’impresa possa godere di profitti futuri più elevati.

46 46 di 52 Copyright © 2013 Pearson Italia Microeconomia Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione Applicazione delle leggi antitrust Negli USA le leggi antitrust vengono applicate in tre modi: 1. Attraverso la Divisione Antitrust del Dipartimento di Giustizia. 2. Attraverso le procedure amministrative della Federal Trade Commission. 3. Attraverso azioni private. Antitrust in Europa A un primo sguardo, le leggi antitrust dell’Unione Europea sono assai simili a quelle degli Stati Uniti. L’articolo 81 del Trattato della Comunità Europea riguarda le limitazioni degli scambi commerciali, in modo assai simile alla Sezione 1 dello Sherman Act. L’articolo 82, incentrato sugli abusi di potere di mercato da parte di imprese dominanti, è simile per molti aspetti alla Sezione 2 dello Sherman Act. Infine, in relazione alle fusioni, la legge sul controllo delle fusioni in Europa è simile alla Sezione 7 del Clayton Act. Ciononostante, vi sono numerose differenze procedurali e sostanziali tra le leggi antitrust dell’Europa e degli Stati Uniti. Le valutazioni sulle fusioni sono condotte solitamente con tempi più rapidi in Europa. Nello scorso decennio le normative antitrust sono state rafforzate in tutto il mondo.

47 47 di 52 Copyright © 2013 Pearson Italia Microeconomia Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione ESEMPIO 10.6 Una telefonata sui prezzi Robert Crandall, presidente e amministratore delegato di American, chiamò al telefono Howard Putnam, presidente e amministratore delegato di Braniff. Ecco come andò la conversazione: Crandall: Penso che sia dannatamente stupido stare qui seduti e romperci il @!#$%& senza che nessuno di noi guadagni un @!#$%&!. Putnam: Be’… Crandall: Voglio dire, lo sai, @!#$%&!, qual è il senso di tutto ciò? Putnam: Ma se tu metti ogni tratta di American su tutte le tratte che ha Braniff – Non posso stare qui a guardare che ci seppellisci senza che facciamo del nostro meglio. Crandall: Oh sicuro, ma Eastern e Delta fanno la stessa cosa ad Atlanta, e lo fanno da anni. Putnam: Vuoi suggerirmi qualcosa?

48 48 di 52 Copyright © 2013 Pearson Italia Microeconomia Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione Crandall: Sì, ho un suggerimento per te. Alza le tue @!#$%&! Tariffe del 20 per cento. Io farò lo stesso immediatamente. Putnam: Robert, noi… Crandall: Farai molti più soldi, e anche noi. Putnam: Non possiamo parlare di prezzi! Crandall: Oh @!#$%&!, Howard. Possiamo parlare di qualsiasi @!#$%&! Di cosa vogliamo. Crandall aveva torto. Parlare di prezzi e concordare di fissarli è una chiara violazione della Sezione 1 dello Sherman Act. In ogni caso, proporre di fissare i prezzi non è sufficiente a violare la Sezione 1 dello Sherman Act: per violare la legge, le due parti in causa devono concordare la collusione. Pertanto, poiché Putnam rifiutò la proposta di Crandall, la Sezione 1 non venne violata. ESEMPIO 10.6 Una telefonata sui prezzi

49 49 di 52 Copyright © 2013 Pearson Italia Microeconomia Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione ESEMPIO 10.7 In prigione senza passare dal via Qualora diventiate manager di successo, pensate bene a ciò che fate, prima di prendere il telefono. E se poi la vostra impresa si trova in Europa o in Asia, non crediate che ciò possa salvarvi dalle prigioni statunitensi. Vediamo qualche esempio: Nel 1996 Archer Daniels Midland (ADM) e altri due produttori di lisina (un additivo per i mangimi per animali) si dichiarò colpevole rispetto alle accuse di fissazione del pezzo che gli erano rivolte. Nel 1999 tre dirigenti di ADM vennero condannati a pene detentive dai due ai tre anni. Nel 1999 quattro delle maggiori aziende del mondo nei campi farmaceutico e chimico (la svizzera Hoffman-La Roche, la tedesca BASF, la francese Rhone Poulenc e la giapponese Takeda) si dichiararono colpevoli di aver concordato i prezzi delle vitamine vendute negli Stati Uniti e in Europa. Le aziende pagarono circa 1,5 miliardi di dollari in sanzioni al Dipartimento di Giustizia statunitense, un miliardo di dollari alla Commissione Europea e oltre 4 miliardi di dollari come risarcimento per le cause civili. Diversi manager delle quattro imprese coinvolte finirono in carcere negli Stati Uniti.

50 50 di 52 Copyright © 2013 Pearson Italia Microeconomia Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione Qualora diventiate manager di successo, pensate bene a ciò che fate, prima di prendere il telefono. E se poi la vostra impresa si trova in Europa o in Asia, non crediate che ciò possa salvarvi dalle prigioni statunitensi. Per esempio: Tra il 2002 e il 2009, Horizon Lines si accordò sui prezzi con Sea Star Lines (una compagnia di navigazione di Puerto Rico). Cinque manager furono condannati a pene comprese tra uno e quattro anni di detenzione. Otto imprese, principalmente coreane e giapponesi, si accordarono per fissare i prezzi dei chip di memoria DRAM tra il 1998 e il 2002. Nel 2007, 18 manager di quelle imprese furono condannati a pene detentive negli Stati Uniti. Nel 2009 cinque aziende si dichiararono colpevoli rispetto all’accusa di fissazione dei prezzi dei monitor LCD nel periodo tra il 2001 e il 2006. 22 manager furono condannati alla detenzione negli Stati Uniti (oltre che a versare un miliardo di dollari in sanzioni). Nel 2011, in Iowa due imprese furono accusate di fissazione dei prezzi e di turbativa d’asta per la fornitura di calcestruzzo. Un manager venne condannato a un anno di prigione, un altro a quattro anni. ESEMPIO 10.7 In prigione senza passare dal via

51 51 di 52 Copyright © 2013 Pearson Italia Microeconomia Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione ESEMPIO 10.8 Gli Stati Uniti e l’Unione Europea contro Microsoft Nei due decenni scorsi Microsoft è cresciuta fino a diventare la più grande azienda del mondo nel settore del software e ha dominato continuativamente anche il mercato del software per ufficio. In base alle leggi antitrust degli Stati Uniti e dell’Unione Europea, le iniziative volte a limitare il commercio o a conservare in modo indebito la propria condizione monopolista sono illegali. Microsoft ha dunque messo in atto pratiche anticoncorrenziali e illegali? Nel 1998, il governo degli Stati Uniti rispose sì; Microsoft si dichiarò in disaccordo. La divisione antitrust del Dipartimento di Giustizia statunitense intentò una causa, affermando che Microsoft avesse incorporato illegalmente il browser Web Internet Explorer nel proprio sistema operativo allo scopo di preservare il monopolio nel mercato dei sistemi operativi. Al termine di un processo durato otto mesi, aspramente combattuto su una serie di questioni economiche, la District Court stabilì che Microsoft avesse in effetti un potere monopolistico nel mercato dei sistemi operativi per PC, e che lo avesse difeso illegalmente in violazione dell’Articolo 2 dello Sherman Act. Negli Stati Uniti il caso si chiuse definitivamente nel 2004 con (tra l’altro) un accordo in base al quale Microsoft avrebbe dati ai produttori di computer (1) la possibilità di offrire un sistema operativo senza Internet Explorer e (2) la possibilità di caricare browser concorrenti sui PC da loro venduti.

52 52 di 52 Copyright © 2013 Pearson Italia Microeconomia Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione Tuttavia i problemi per Microsoft non finirono con la conclusione della causa statunitense. Nel 2004 la Commissione Europea impose a Microsoft una multa di 794 milioni di dollari per le sue pratiche contrarie alla concorrenza e ordinò all’impresa di mettere in commercio, accanto alle edizioni standard, una versione di Windows priva di Windows Media Player. Nel 2008 la Commissione Europea comminò una sanzione aggiuntiva di 1,44 miliardi di dollari, motivata dal mancato rispetto da parte di Microsoft della decisione precedente. Più recentemente, sollecitata sulla questione dell’inclusione dei browser nel sistema, Microsoft ha accettato di dare ai clienti la possibilità di scegliere tra diversi browser al momento del primo avvio del sistema operativo. Nel 2012 la sanzione contro Microsoft è stata sostanzialmente confermata in appello, con una lieve riduzione. Esistono forti prove che i rimedi imposti dall’Europa abbiano avuto uno scarso impatto sul mercato dei lettori multimediali e su quello dei browser. Microsoft deve però affrontare minacce ancora più grandi di quella costituita dai tribunali statunitensi ed europei, come la concorrenza del potente motore di ricerca Google e delle reti sociali come Facebook. ESEMPIO 10.8 Gli Stati Uniti e l’Unione Europea contro Microsoft


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