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Uomo e Ambiente Di Elisa Magnani.

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Presentazione sul tema: "Uomo e Ambiente Di Elisa Magnani."— Transcript della presentazione:

1 Uomo e Ambiente Di Elisa Magnani

2 Ambiente ed Ecosistema
Ambiente: 2 componenti, biotici e abiotici: elementi solidi (Litosfera e Pedosfera), gassosi (Atmosfera), liquidi (Idrosfera). Ecosistema: insieme degli organismi viventi e dei fattori abiotici presenti in un dato ambiente, e delle relazioni che legano tali elementi, come flussi di energia e di materia.

3 Perché è importante l’Ambiente Naturale?
Produzione di risorse naturali utili all'uomo → uso compatibile con tassi di rigenerazione o con sostituzione Ricezione dei rifiuti: al di sotto della capacità di carico dell'ecosistema Bene estetico per l'umanità intera e per le generazioni future

4 Valore delle Risorse Naturali
Valore d’uso  valore economico Usi diretti usi tradizionali: raccolta prodotti naturali, coltivazione non tradizionali: turismo Usi indiretti: preservazione per sfruttamento futuro  valore potenziale Valore di non uso  valore culturale valori culturali o spirituali: foreste sacre o animali taboo  no valore monetario ma spesso per le popolazioni indigene è più importante perché rappresenta l’identità comune.

5 Inquinamento e Degrado Ambientale
Inquinamento: alterazione di una realtà ambientale dovuta all’immissione di sostanze estranee che eccedono la capacità ricettiva dell’ecosistema stesso. Cause: naturali oppure umane. Degrado ambientale: cambiamento in senso negativo dell’ecosistema in una delle sue caratteristiche costitutive o funzionali, che ne determina l’allontanamento dallo stato ottimale. Non solo immissione di sostanze estranee.

6 La biodiversità Differenza nel numero di ecosistemi, specie e geni presenti tra le popolazioni animali e vegetali di tutto il pianeta. Frutto di milioni di anni di evoluzione, influenzata da processi naturali e antropici: Distruzione habitat (deforestazione e inquinamento) Sfruttamento insostenibile di specie vegetali Caccia illegale (commercio internazionale specie protette) Mancate politiche di tutela Quante specie di organismi viventi ci sono? Non lo sappiamo e non siamo neppure in grado di indicarne il numero con l’approssimazione dell’ordine di grandezza. Il totale complessivo di tutte le specie viventi si colloca tra i 10 e i 100 milioni di specie.

7 Il valore della biodiversità
Estetico Commerciale Potenziale (sfruttamento futuro in ambito medico, industriale o alimentare). E’ importante tutelare la biodiversità perché dalla sua scomparsa potrebbe dipendere il peggioramento delle condizioni di vita delle generazioni future.

8 Convenzione sulla biodiversità (1992)
Obiettivo: Conservare la diversità biologica, promuovere l’uso sostenibile delle sue componenti e la condivisione equa dei benefici provenienti dal loro sfruttamento. Condividere l’accesso alle risorse e il trasferimento delle tecnologie Ostacoli: Politici Istituzionali e tecnici Informazione Cooperazione Politiche economiche e risorse finanziarie Fattori socioeconomici Fenomeni naturali Alcune linee-guida: Conservazione in-situ Conservazione ex-situ Uso sostenibile delle componenti della biodiversità Ricerca ed educazione

9 CITES, Convention on International Trade in Endangered Species (1975)
Accordo volontario tra stati per proteggere la propria riserva di flora e fauna, soprattutto quella in pericolo di estinzione: commercio internazionale delle specie protette sottoposto a stretto controllo, attraverso un sistema di autorizzazioni. Testo approvato nel 1973 e entrata in vigore nel 1975. Non sostituisce le leggi nazionali, ma fornisce linee guida che ogni stato membro deve adottare nella propria legislazione per implementare la convenzione a livello nazionale. Oggi è tra gli accordi di conservazioni più ampi: 160 membri volontari.

10 CITES, Convention on International Trade in Endangered Species (1975)
Appendice I: include tutte le specie minacciate di estinzione Appendice II: include specie non necessariamente minacciate, ma il cui commercio va controllato Appendice III: include specie protette almeno in un paese, il cui commercio va tenuto sotto controllo

11 La deforestazione Cause: Uso commerciale del legname
Uso del legname come combustibile e fonte energetica Aprire nuovi spazi per agricoltura nei PVS: tecnica agricola del Ladang, o “Taglia e brucia” Aprire nuovi spazi per allevamento del bestiame su larga scala

12 La deforestazione Effetti:
Perdita di biodiversità e del valore potenziale delle risorse forestali Immissione in atmosfera di grosse quantità di CO2, in seguito agli incendi appiccati per eliminare foresta e sottobosco Destabilizzazione degli ecosistemi Perdita di culture associate agli ecosistemi forestali

13 La dichiarazione dei principi sulle foreste (1992)
Sancisce il diritto degli stati di utilizzare le foreste secondo le proprie necessità, senza ledere i principi di conservazione e sviluppo delle stesse. Non è vincolante! 1997: Forum intergovernativo sulle foreste  quadro legale internazionale sulle foreste. Tuttavia, la distruzione delle foreste tropicali negli anni ‘90 è cresciuta a un ritmo più veloce che negli ‘80.

14 La desertificazione Degrado del suolo in aree aride, semi aride e aride-semi umide, causato da attività umane e da variazioni climatiche (Convenzione per combattere la Desertificazione , 1994). Povertà, instabilità politica, deforestazione, pascolo eccessivo e scarsa irrigazione causano l’abbassamento della produttività del suolo, provocando la desertificazione.

15 La desertificazione ALCUNI DATI 39% superficie terrestre affetta da desertificazione 250 mln di persone interessate 110 Paesi interessati Perdita di reddito imputabile: 45 mld dollari/anno 70% dei terreni agricoli aridi sono già degradati (30% terre emerse) Ogni anno persi 12 mln ha di terre agricole Desertificazione = perdita di biodiversità LE AREE PIÙ COLPITE Africa e PVS di Asia, America Latina e Caraibi USA, Australia, Europa meridionale e orientale (Italia, Grecia, Portogallo e Spagna) Tutto il bacino del Mediterraneo Africa: 66% di tutti i terreni è arido o semi arido Nord America: 34%.

16 Cause della desertificazione
Erosione del suolo: cementificazione spazi rurali, tecniche agricole errate, terreni aridi adibiti a pascolo, siccità; Salinizzazione; Rimozione della coltre vegetale e del materiale rigenerativo; Variazioni del regime pluviometrico; Deforestazione Mancati investimenti in programmi per frenare l'avanzata del deserto.

17 L’inquinamento atmosferico
Presenza nell'atmosfera di sostanze che causano un effetto misurabile sull’essere umano, sugli animali, sulla vegetazione o sui diversi materiali. Inquinanti antropici o naturali: Primari, liberati nell'ambiente come tali (biossido di zolfo, monossido di azoto) Secondari, si formano successivamente in atmosfera attraverso reazioni chimico-fisiche (acido solforico). Fonti di inquinamento di origine antropogenica: grandi sorgenti fisse (industrie, impianti per la produzione di energia elettrica ed inceneritori) da piccole sorgenti fisse (impianti per il riscaldamento domestico) sorgenti mobili (il traffico veicolare). Molte di queste sorgenti sono strettamente legate alla produzione ed al consumo di energia, specialmente combustibili fossili.

18 Le piogge acide Processo di ricaduta dall’atmosfera di particelle, gas e precipitazioni acide. Causa: ossidi di zolfo (SO) e ossidi d'azoto (NO) presenti in atmosfera sia per cause naturali che antropiche; legandosi all’acqua atmosferica si originano gli acidi: da SO  acido solforico, da NO  acido nitrico. Persistenza in atmosfera di OS: 2-4 giorni  deposizione nei luoghi di emissione; NO: restano più a lungo nell'atmosfera  inquinamento in zone lontane dal luogo di emissione. Effetti: acidificazione di laghi e corsi d’acqua, danni alla vegetazione e suoli forestali, decadimento di materiali da costruzione e vernici.

19 Il buco nell’ozono Ozono: gas costituito da tre atomi di ossigeno che rappresenta uno schermo nei confronti delle radiazioni ultraviolette (raggi UV) provenienti dal sole. Il buco si trova sopra l’Antartide e si ripresenta naturalmente all’inizio della primavera per un paio di mesi; da alcuni decenni il buco non si richiude totalmente ed ogni anno aumenta. Cause: presenza in atmosfera di un composti chimici in grado di attaccare l’ozono (ODS, Ozone Depleting Substances): Clorofluorocarburi, Idroclorofluorocarburi, Bromofluorocarburi. Protocollo di Montreal (1987): restrizioni su produzione e uso di diversi CFC. Emendato nel 1997 (Montreal) e nel 1999 (Beijing): misure di controllo su idrofluorocarburi e bromofluorometani.

20 Effetti del buco nell’ozono
I raggi UV-B possono attaccare e danneggiare molecole come il DNA,  formazione melanomi e altri tipi di cancro della pelle, Interferenza sui meccanismi di difesa immunitaria, Effetti sulla retina dell’occhio, Effetti > su organismi più piccoli (fitoplancton e zooplancton), che giocano un ruolo cruciale nella catena alimentare marina, Effetti sulle piante: i raggi UV rallentano la crescita fogliare e quindi l’area deputata alla cattura dell’energia solare  no fotosintesi.

21 L’effetto serra Presenza in atmosfera di gas serra (anidride carbonica, vapor acqueo, metano, ecc..) che ostacolano il passaggio verso lo spazio di parte delle radiazioni infrarosse provenienti dalla superficie della Terra (calore riemesso): si comportano come i vetri di una serra. Fenomeno naturale che regola la temperatura della Terra: senza i gas serrra sarebbe di 33°C più fredda. L’aumento di concentrazione di questi gas sta portando la temperatura del pianeta ad innalzarsi (global warming) determinando profondi mutamenti sul clima sia a livello planetario che locale. Prima della Rivoluzione Industriale l’uomo rilasciava pochi gas in atmosfera; oggi tali gas sono aumentati in seguito a: crescita della popolazione, utilizzo di combustibili fossili e deforestazione.

22 Effetti dell’effetto serra
Aumento rischi fisici su persone con problemi cardiaci o respiratori. Maggiore diffusione delle malattie. Aumento dell’inquinamento biologico delle acque. Aumento calore e evaporazione dai bacini idrici  aumento precipitazioni + fenomeni meteorologici più violenti con inondazioni ed erosioni del terreno. Diminuzione complessiva delle superfici glaciali  innalzamento livello medio del mare (ultimi 100 anni: circa 15-20cm)  numerose città costiere e isole rischiano di scomparire. Zone tropicali: riduzione umidità del suolo  minore resa agricola Europa: molte aree a rischio di desertificazione I deserti potrebbero espandersi in terre ora semiaride; le foreste diminuire ulteriormente; intere popolazioni potrebbero non avere più risorse idriche.

23 Il Protocollo di Kyoto, 1997 Redatto e approvato nel corso della Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici del 1997, è un accordo legale attraverso il quale gli stati industrializzati si impegnano a ridurre le loro emissioni collettive di gas serra del 5,2% rispetto all’anno 1990. L’accordo doveva entrare in vigore solo “al novantesimo giorno dopo la data in cui non meno di 55 Parti della Convenzione (i membri della convenzione sul climate change, 1992) inclusi nell’Annexe I, che producevano almeno il 55% delle emissioni di biossido di carbonio del 1990, avessero depositato i propri strumenti di ratifica, approvazione e accettazione”. 55 parti: marzo 2002 (ratifica Islanda), 55%: novembre 2004 (ratifica Russia: 17,4% emissioni del 1990)  entrato in vigore il 16 Febbraio 2005.

24 Il Protocollo e i PVS I PVS contribuiscono meno ai cambiamenti del clima, ma verosimilmente subiranno la maggior parte dei suoi effetti. Molti PVS hanno firmato l'accordo però hanno specifici obiettivi, ma devono rendere noti i loro livelli di emissione e dare avvio a programmi nazionali per la riduzione delle alterazioni del clima. Cina ed India, tra i più grossi inquinatori potenziali con enormi popolazioni ed economie in crescita, hanno entrambi sottoscritto l'accordo, ma essendo comprese fra I PVS, non saranno legate a rispettarlo fino a quando non usciranno da questa condizione.

25 Gli strumenti del Protocollo
“Meccanismi flessibili”: Emisssion Trading: scambio di emissione tra paesi o società in relazione ai rispettivi obiettivi. Joint Implementation: partecipazione a programmi di riduzione delle emissioni in Paesi in via di transizione (ex economie pianificate URSS e paesi est europeo)  acquisizione di crediti validi per gli obiettivi di abbattimento nel Paese promotore. Clean Developement Mechanism: realizzazione nei PVS progetti che conseguano un beneficio ambientale in termini di emissioni di gas serra  crediti sull’obbligo relativo al proprio paese.

26 Critiche al Protocollo
Impatto irrilevante: necessarie riduzioni molto maggiori (fino 70%)  Kyoto=mezzo per sensibilizzare sul global warming. Se i PS limitassero i consumi di combustibili fossili, il loro prezzo diminuirebbe e sarebbero più accessibili ai PVS. Efficacia dubbia: nel breve-medio periodo 2/3 delle nuove emissioni proverrà da PVS che non hanno firmato o che, pur avendo firmato, non sono ancora sottoposti alle riduzioni (Cina, India, Indonesia, Brasile): le previsioni AEA (Agenzia Europea dell’Ambiente) indicano che dopo il 2030 le emissioni di questi paesi raggiungeranno il 50% del totale.

27 Allocazione annuale Emissioni 2002 Quote vendibili Federazione Russa 3040 1876 - 1163 Ucraina 919 483 -435 Repub. Ceca 176 143 -33 Ungheria 106 78 -28 Gran Bretagna 657 634 -27 Slovacchia 66 51 -14 Paesi CO2/anno % mondo USA 5410 24 Cina 2893 13 Russia 1416 6 Giappone 1128 Germania 857 4 India 908 Regno Unito 550 2 Canada 477 Italia 426 Francia 376 Sud Africa 353 Brasile 295 1 Arabia Saudita 270 Iran 259 Indonesia 208 Potenziali offerenti di diritti di emissione in Mton CO2 Allocazione annuale Emissioni 2002 Quote acquistabili Giappone 1116 1330 214 Canada 572 731 159 Italia 475 553 78 Spagna 327 399 72 Germania 990 1014 23 Belgio 135 150 15 I principali Paesi emettitori di CO2 (1998) in MT di CO2 ( milioni di tonnellate/anno) Principali acquirenti di diritti di emissione in Mton CO2

28 La Direttiva UE 2003/87/CE Emission Trading
La UE si è assunta l’impegno di ridurre entro il 2020 le emissioni di gas serra dell’8% rispetto al 1990. La Direttiva ha istituito il sistema per lo scambio di quote di emissioni di gas serra all’interno dell’UE e ha regolato l’utilizzo dei “crediti di emissione”.

29 Lo “stato” dell’Unione
Francia: NO obiettivi di riduzione  78% di energia nucleare Germania: ha ridotto del 19% le propire emissioni (obiettivo: 21 %)  chiusura vecchi impianti della Germania Orientale e alle energie alternative. G.Bretagna: ha ridotto del 13,4% (obiettivo: 12,5%),  trasformazione di vecchie centrali a carbone in nuove centrali a gas.   Italia: maggiore scostamento in Europa rispetto agli obiettivi di riduzione: ben 77,8 milioni di tonnellate in più (obiettivo: 6,5 % entro il 2012)  NON sarà facile rispettare gli obiettivi.

30 Tipi di inquinamento e di degrado ambientale, e convenzioni internazionali
Perdita della Biodiversità CITES: Convention on International Trade in endangered Species of Wild Fauna and Flora, 1975 Deforestazione Dichiarazione sulle foreste, Rio de Janeiro, 1992 Desertificazione Convention to Combat Desertification, 1994 Inquinamento atmosferico Piogge acide Buco nell’ozono  Protocollo di Montreal, 1997 Effetto serra  Protocollo di Kyoto, 1997 Inquinamento acustico Inquinamento del suolo Cause chimiche Cause fisiche Inquinamento idrico Fluviale Marino

31 Effetti degli inquinamenti sull’uomo
Riduzione spazi ecumenici Scarsità di acqua dolce (irrigazione e uso umano) Innalzamento oceani. Riduzione produzione agricola e aumento inquinamento del suolo e delle acque Scomparsa risorse naturali e loro valore potenziale Scomparsa foreste e perdita di una fonte di ossigeno Gravi conseguenze sul clima e sulla salute dell'uomo.


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