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Posturologia.

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Presentazione sul tema: "Posturologia."— Transcript della presentazione:

1 Posturologia

2 POSTUROLOGIA Aristotele (330 D.C.) aveva già compreso che la posizione delle parti del corpo in rapporto tra loro così come la loro posizione del corpo in rapporto all’ambiente, è l’espressione di attività superiori.

3 POSTUROLOGIA CHARLES BELL (1837) cominciò a chiedersi:” come fa un uomo a mantenere una postura diritta o inclinata contro il vento che soffia contro di lui? E’ evidente che possiede un senso attraverso il quale conosce l’inclinazione del suo corpo e che possiede la capacità di riaggiustare e correggere tutti gli scarti in rapporto alla verticale”. ROMBERG conosceva il ruolo della vista e della propriocezione podale. FLOURENS ( ) il ruolo del vestibolo. LONGET (1845) il ruolo della propriocezione dei muscoli paravertebrali DE CYON (1911) il ruolo della propriocezione oculo-motrice MAGNUS (1926) il ruolo della pianta del piede RANQUET nel 1953 crea la piattaforma posturografica GAGEY , BIZZO e coll. (1986) fondano in Francia l’ASSOCIATION FRANCAISE DE POSTUROLOGIE & INTERNATIONAL SOCIETY FOR POSTURAL AND GAIT RESEARCH

4 Postura Per postura possiamo intendere la posizione del corpo nello spazio e la relazione spaziale tra i segmenti scheletrici, il cui fine è il mantenimento dell’equilibrio (funzione antigravitaria), sia in condizioni statiche che dinamiche, cui concorrono fattori neurofisiologici, biomeccanici, psicoemotivi e relazionali, legati anche all’evoluzione della specie.

5 POSTURA SPAZIALITA’ la postura è la posizione che assume il corpo nelle tre direzioni dello spazio e la relazione spaziale tra i vari segmenti scheletrici.

6 ANTIGRAVITARIETA’ La gravità è la forza esterna fondamentale per la regolazione della postura, e in un certo qual modo l’equilibrio posturale è la risposta dell’organismo alla forza di gravità. Le reazioni antigravitarie del nostro organismo si esprimono nella postura e nell’equilibrio, termini molto vicini ma non sinonimi.

7 EQUILIBRIO Può essere inteso come il rapporto ottimale tra il soggetto e l’ambiente circostante, in cui il soggetto, sia in condizioni statiche che dinamiche, adotta la postura più adeguata, istante per istante, rispetto alla richiesta ambientale e agli obiettivi motori prefissati. È quindi indispensabile che il soggetto adotti una postura adeguata per avere un buon equilibrio, anche se un’alterazione della postura non comporta necessariamente un disturbo dell’equilibrio.

8 La postura è un atteggiamento “statico” con limiti di oscillazione molto ristretti.
L’equilibrio è un atteggiamento “dinamico” che può essere mantenuto anche con oscillazioni di maggior entità, che richiedono una serie di atteggiamenti posturali in cui viene comunque garantita la proiezione al suolo del baricentro entro i limiti della base d’appoggio. Da Guidetti, 1997 (8).

9 Tre modelli interpretativi:
Postura Tre modelli interpretativi: NEUROFISIOLOGICO BIOMECCANICO PSICOSOMATICO

10 MODELLO NEUROFISIOLOGICO
la postura, nella sua essenza neurofisiologica, non è altro che una modulazione del tono muscolare. il tono muscolare (livello di tensione a riposo nelle fibre muscolari intrafusali ed extrafusali ) è la risultante di una complessa serie di processi psiconeurofisiologici all’interno di un sistema di tipo cibernetico: Sistema Tonico Posturale

11 Sistema Tonico Posturale
Questo sistema ha delle entrate specifiche, costituite dalle informazioni provenienti dai recettori specifici della postura: il piede l’occhio l’apparato stomatognatico la cute l’apparato muscolo-scheletrico

12 PIEDE “Il piede è un capolavoro di architettura e biomeccanica…..”
• 26 ossa • 33 articolazioni • 20 muscoli

13 ORGANO PROPRIOCETTIVO ORGANO DI MOTO E SOSTEGNO
Doppio ruolo: Rende edotti i centri superiori della posizione del corpo al suolo ORGANO PROPRIOCETTIVO Esegue i comandi provenienti dai centri superiori ORGANO DI MOTO E SOSTEGNO

14 APPOGGIO PODALICO testa del primo metatarso
teste del quarto e quinto metatarso tuberosità calcaneare

15 LA POSIZIONE DELLO SCHELETRO CONDIZIONA LA POSTURA DEL PIEDE
Appoggio podalico POSTURA LA POSIZIONE DEL PIEDE CONDIZIONA IL RESTO DELL’ APPARATO LOCOMOTORE .

16 FUNZIONE VISIVA La vista rappresenta la sorgente principale della sensazione cinestesica(Herman et al, 1985), e che, come documentato da Gagey e Weber (2000), l’integrazione visiva risulta notevolmente fragile: una modificazione dello spazio visivo può facilmente comportare un’alterazione del controllo posturale

17 MOVING ROOM E’ stata creata una stanza in movimento, dove la persona veniva posta su di un pavimento stabile, mentre le pareti potevano essere mosse in avanti e indietro. Durante il movimento delle pareti, nei soggetti esaminati , si osservava una significativa perdita di equilibrio, con oscillazione del corpo secondo la direzione del movimento della parete, che portava a far cadere o ad inciampare.

18 La spiegazione più ragionevole di questa reazione , sta nel fatto che il movimento della parete comportava una modificazione dell’allineamento visivo nei soggetti esaminati. Le pareti che appaiono più vicine agli occhi potrebbero significare,se la stanza fosse “normale”, che la persona sta cadendo in avanti e questo spiega la compensazione posturale nella direzione opposta, cioè indietro. La visione , quindi, funziona come un propriocettore, fornendo informazioni sulla posizione del corpo: PROPRIOCEZIONE VISIVA

19 APPARATO STOMATOGNATICO
Articolazione Temporo Mandibolare Sistema Dento Parodontale Sistema Osteo Basale Sistema Neuro Muscolare

20 FISIOLOGIA STOMATOGNATICA
Le funzioni Stomatognatiche sono rappresentate da alcune attività proprie: Masticazione, Deglutizione, Fonazione, Suzione, Bevizione e dalla condivisione di altre attività fisiologiche di base dell’intero organismo: Respirazione, Digestione, Sviluppo cranio facciale, Postura

21 Perché è fondamentale deglutire?
DEGLUTIZIONE La deglutizione è un processo neuromuscolare articolato e complesso che consente la progressione ed il trasporto del bolo alimentare, liquido e solido, dalla cavità orale verso le vie digestive inferiori. Nell’atto della deglutizione intervengono 68 muscoli ed è il primo atto che esegue un organismo già dalla 13a settimana di gravidanza, mentre il primo atto respiratorio avviene solo alla nascita. Perché è fondamentale deglutire? Perché a livello di sviluppo osseo la muscolatura attiva stimola il periostio e fa crescere meglio l’osso; dove non ci sono trazioni ossee l’osso non cresce. Ingerire 1500ml di liquido amniotico che ingoia il nascituro durante la gravidanza significa fare maturare i reni, fare maturare l’apparato digerente.

22 LINGUA La muscolatura della lingua si distingue in 2 gruppi:
muscoli intrinseci: sono compresi direttamente sulla lingua e s’inseriscono sul setto fibroso muscoli estrinseci: con inserzione ossea; Partendo dalla muscolatura intrinseca: sono 16 e lavorano in coppia.

23 LINGUA . La lingua funge da direttore d’orchestra. A riposo deve essere rivolta in alto, con la punta a contatto con lo SPOT; durante la deglutizione, la punta è sempre a contatto con lo SPOT, la parte centrale schiaccia il bolo contro il palato e la parte posteriore è inclinata di 45%. Nella deglutizione scorretta tutto ciò non avviene e la spinta linguale sarà diretta anteriormente, contro i denti delle due arcate se la spinta è antero-frontale, avremo un morso aperto; se la spinta è antero-superiore, avremo una II classe dentale con avanzamento del tronco e aumento della lordosi cervicale; se la spinta è antero-inferiore, avremo una III classe dentale con arretramento del tronco e verticalizzazione della lordosi cervicale; o trasversalmente, tra i denti delle due arcate a mo’ di bite Considerato che la deglutizione è un atto, conscio e inconscio, che ci accompagna dai primi mesi di gravidanza all’ultimo respiro per circa 2000 volte al giorno, e considerato che la lingua ad ogni deglutizione imprime una spinta di 1 kg di potenza ( quindi 2000 kg al giorno!), immaginate che i danni che può fare se questa spinta non è rivolta contro lo SPOT !

24 SPOT Lo SPOT è una zona circoscritta, situata in prossimità della prima ruga palatina, che presenta 5 tipi di esterocettori (corpuscoli di Meissner, Pacini, Ruffini, terminazioni libere e lanceolate. (Halata e Baumann, Amburgo 1999) e dalla quale emerge il nervo naso-palatino (II branca del nervo Trigemino).

25 Lo stimolo della lingua allo spot linguale all’eminenza del nervo naso palatino causerebbe il rilascio di neurotrasmettitori lungo la seconda branca del nervo trigemino che raggiungerebbe il Locus coeruleus. Una volta stimolato il Locus Coeruleus rilascerà noradrenalina che, lungo le proiezioni assonali, raggiungerà la corteccia prefrontale e alcuni organi specifici situati all’estremità posteriore del 3° ventricolo; qui, attraverso peduncoli epifisari, raggiunge la ghiandola pineale o epifisi. All’interno della ghiandola pineale, così stimolata, verrà prodotto un neurotrasmettitore chiamato serotonina che per N-acetilazione e ossi-metilazione produrrà la melatonina che verrà rilasciata nel sangue.

26 cicatrici patologiche
CUTE LA CUTE E’ IL PIU’ ESTESO ORGANO DI SENSO DEL CORPO ED E’ UN ELEMENTO FONDAMENTALE DELL’ESTEROCEZIONE. Gli squilibri di questo recettore vengono essenzialmente da certe cicatrici che hanno un effetto deleterio sull'organismo e che chiamiamo : cicatrici patologiche

27 Le cicatrici patologiche, di frequente osservazione nella pratica clinica, possono squilibrare l’organismo a vari livelli: • posturale, per l’azione sui recettori cutanei e l’effetto perturbante sul sistema tonico posturale; • muscolo-fasciale, per la fibrosi e quindi l’ipoestensibilità localizzata del tessuto; • linfatico, per l’ostacolo sul deflusso linfatico locale; • energetico, per l’ “effetto barriera” sulla circolazione energetica; • endocrino-metabolico, per l’anomala secrezione di adrenalina e l’ipersimpaticotonia che può provocare; • psicologico, in quanto la cicatrice può essere legata ad un trauma emotivo o ad un vissuto doloroso profondo.

28 Apparato muscolo-scheletrico

29 Fuso neuromuscolare Apparato del Golgi Corpuscolo di Ruffini Corpuscolo di Pacini

30  Secondo la natura dello stimolo, i recettori sensoriali sono classificati in:
Barorecettori rispondono alla variazione di pressione Chemiorecettori: rispondono a stimoli chimici Igrorecettori: rispondono alla variazione di umidità Nocicettori: rispondono al dolore Fotorecettori: rispondono a stimoli luminosi Meccanorecettori: rispondono alle modificazioni meccaniche Termorecettori: rispondono alle variazioni di temperatura Osmorecettori: rispondono all'osmolarità, quindi alla sete Propriocettori: rispondono alla propriocezione Elettrorecettori: ispondono alle variazioni del campo elettrico di organismi viventi

31 MODELLO NEUROFISIOLOGICO

32 Un disequilibrio posturale non necessariamente indica un problema causativo a livello delle entrate sensoriali, ma può essere collegato ad una cattiva integrazione centrale. IMPUT BLACK BOX OUTPUT Afferenze Equilibrio - visive tonico - podaliche posturale - vestibolari -muscolo-scheletriche, ecc. SNC

33 Reafferenzazione IMPUT BLACK BOX OUTPUT Afferenze Equilibrio - visive tonico - podaliche posturale - vestibolari -muscolo-scheletriche, ecc. Modulazione centrale SNC Modello di interpretazione della postura che tiene conto delle componenti neuro-psicofisiologiche dell’organismo vivente, che condizionano la risposta allo stimolo e ne determinano l’adattamento.

34 Il modello biomeccanico: le catene cinetiche
Con il modello biomeccanico vengono analizzati i rapporti tra atteggiamenti corporei e forza di gravità, e viene studiata l’organizzazione delle catene cinetiche e della statica in rapporto a complessi meccanismi antigravitari e ai riflessi spinali e vestibolari. L’alterazione posturale si inserisce in un complesso sistema organizzato di catene articolari funzionalmente collegate con le catene muscolari grazie alle strutture capsulo-legamentose e alle fasce aponevrotiche

35 IL SISTEMA VESTIBOLARE
L’orecchio consiste di tre parti: -orecchio esterno, padiglione auricolare, il meato acustico esterno e le formazioni contenute nell’osso temporale -orecchio medio , cavo del timpano con le membrane che lo delimitano , la catena degli ossicini uditivi (il martello, l’incudine e la staffa), la tuba uditiva (o di Eustachio) e l’apparato mastoideo. - orecchio interno, labirinto osseo e labirinto membranoso (apparato vestibolare)

36 APPARATO VESTIBOLARE -corretta visione durante i movimenti del capo;
L’apparato vestibolare è un sofisticato sistema sensoriale che ha il ruolo di raccogliere le informazioni relative alla posizione e al movimento del capo, ed integrarle a livello centrale con i segnali visivi e propriocettivi al fine di produrre riflessi (VOR,VSR) per: -corretta visione durante i movimenti del capo; -equilibrio statico e dinamico; -fornire una corretta percezione cosciente del movimento; -orientamento della testa nello spazio. A differenza di altri sistemi sensoriali, come il sistema visivo o quello uditivo, l’uomo non è cosciente delle informazioni trasmesse dall’apparato vestibolare al sistema nervoso.

37 APPARATO VESTIBOLARE LABIRINTO OSSEO ORECCHIO INTERNO
LABIRINTO MEMBRANOSO

38 Il labirinto osseo è un sistema di canali e di dilatazioni scavato nella rocca petrosa dell’osso temporale.

39 Il labirinto membranoso è un sistema di dilatazioni e canali composto da cinque organi recettoriali sensitivi: tre canali semicircolari ( laterale, posteriore e superiore) due organi otolitici rappresentati dall’Utricolo e dal Sacculo

40 -I canali semicircolari membranosi sono arcuati e aderenti alla parete dei canali ossei
La parete di ogni canale presenta una piega che sporge internamente formando la cresta ampollare molto importanti perché costituisce il dispositivo recettoriale che viene stimolato dalle accelerazioni angolari, come quelle che si producono nei movimenti del capo o nei movimenti rotatori del tronco L’Utricolo e il Sacculo rappresentano gli organi otolitici del labirinto membranoso Sulla parete interna di ciascun organo otolitico è presente un ispessimento ellittico detto macula che costituisce il dispositivo recettoriale dell’equilibrio statico e che registra le accelerazioni lineari rispettivamente sul piano orizzontale e su quello verticale.

41 Le catene muscolari danno vita al movimento, ne condizionano l’intensità e in parte l’ampiezza, e garantiscono il mantenimento della statica umana. Le catene articolari sono piuttosto responsabili dell’escursione angolare e insieme della direzione del movimento. Ogni disequilibrio delle tensioni muscolari provoca immediatamente la riorganizzazione di un nuovo equilibrio adattativo, al caro prezzo di disassamenti segmentari. Questi disassamenti comportano una sostanziale asimmetria dei volumi corporei e delle funzioni cinetiche, con conseguente rielaborazione dello schema corporeo.

42 Il modello biomeccanico: le catene cinetiche

43 Il modello biomeccanico: le catene cinetiche
- Relazione tra tensione del tricipite surale e postura: da notare i rapporti con l’equilibrio del bacino e la lordosi lombare. Da Scoppa, 1998 (27); mod. da Cailliet, 1968.

44 Il modello psicosomatico: dalla struttura caratteriale alla postura
“…la postura è strettamente legata alla vita emotiva fino ad essere l’espressione stessa per il mondo esterno, non solo attraverso la mimica facciale e gestuale, ma anche attraverso la disposizione corporea nel suo insieme”, per cui “…ridurre l’uomo a semplice gioco meccanico è condannarsi a non comprendere nulla di colui che ha difficoltà a mantenersi eretto…; di fronte al malato posturale è necessario dunque… apprezzare la dimensione della ferita narcisista e valutarne le ripercussioni a livello emotivo”. (Gagey,2000)

45 Il modello psicosomatico: dalla struttura caratteriale alla postura
La postura ortostatica è il risultato della filogenesi e dell’evoluzione della specie umana, che ha consentito la libertà degli arti superiori per le attività manipolative di esplorazione e di controllo dell’ambiente. Per l’esame e la cura dei disordini posturali, ancor più importante sono gli aspetti ontogenetici, in cui il soggetto, a cominciare dalla vita intrauterina e per tutta l’età evolutiva, costruisce il proprio Io attraverso una propria struttura caratteriale e corporea.

46 Blocchi energetici e difese caratteriali: relazione con la postura
Atteggiamento corporeo, postura, tono muscolare e condizione energetica sono sempre connessi ad una decisione esistenziale finalizzata alla sopravvivenza questa è una legge universale.

47 Il modello psicosomatico: dalla struttura caratteriale alla postura
Il carattere è quell'armatura difensiva che l'Io del bambino, in formazione, erige contro i pericoli esterni e contro quei desideri pulsionali che lo spingono verso esperienze dolorose e punitive. A. Lowen ha identificato 5 bisogni primari che si susseguono nelle prime tappe della vita e la cui frustrazione modulata sia da specificità personali che ambientali, strutturano 5 forme diverse di carattere.

48 Carattere il carattere schizoide l'orale lo psicopatico il masochista
il rigido Traetta, 2009

49 Carattere SCHIZO-ORALE

50 Fase schizo-orale All'osservazione clinica, partendo in senso cranio-caudale, avremo pazienti con disturbi i più diversi. Nella fase schizo-orale i distretti muscolari coinvolti sono quelli dei muscoli oculomotori, espressione di tensione nella continua ricerca del contatto con le figure genitoriali preminenti o la fuga dalla paura e dall'angoscia del rifiuto. ( Miopia, astigmatismo e strabismo ) Sono coinvolti anche i muscoli facciali, che esprimono la mimica del bisogno o la rigidità della inespressività caratteristici della negazione del bisogno stesso; i muscoli della deglutizione, addetti alla suzione e vittime di tensioni insoddisfatte; i muscoli masticatori, che subiscono l'espressione di rabbia da frustrazione. Caratteristiche conseguenze di queste tensioni sono la deglutizione scorretta, il serramento mandibolare ed il bruxismo

51 Fase schizo-orale Altre sedi di blocchi energetici sono i muscoli del collo e delle spalle, caratterizzati da una spinta in avanti e da una tensione al contatto, oppure da un cedimento delle spalle, similmente al carattere masochista. I muscoli degli arti superiori possono essere, a loro volta, collassati e privi di energia, o contratti in tensione permanente. I muscoli del dorso, quelli respiratori e toracici possono essere poco mobili in funzione di una rigidità muscolare cronica, a sua volta legata ai grandi sentimenti (paura, rabbia, ecc.) vissuti, controllati ed inespressi o negati. I muscoli del torchio addominale sono ipotonici, come pure quelli della pelvi, sede di scarsa energia, anche di tipo sessuale. Sono infine coinvolti i muscoli degli arti inferiori, lunghi ed inconsistenti, con lassità legamentose delle grandi articolazioni e piattismo plantare o cavismo.

52 Carattere PSICO-MASO

53 Nella fase psico- masochista, cioè verso i due-tre anni, le strutture muscolari coinvolte riguardano, come al solito, la mimica, gli oculo-motori, i muscoli respiratori, i muscoli pelvici e quelli degli arti. I muscoli del tronco, delle spalle e del dorso, con la loro rigidità e contrattura, rappresenteranno la farsa del "pavone" psicopatico ed il blocco respiratorio psico-maso. In particolare i muscoli delle spalle e delle braccia, deputati normalmente alla libera espressione della aggressività, vengono irrigiditi, come a simulare una falsa e non sentita aggressività. iI masseteri ipertonici e denunziano la tenacia e l'ostinazione masochista. I muscoli pelvici saranno rigidi ed anestetizzati nella fase psicopatica, mentre tenderanno più al collasso nel vissuto masochista. Le masse muscolari degli arti inferiori rappresenteranno una potenza inesistente nella realtà. In particolare la volta plantare del masochista tenderà al piattismo per il collasso o cedimento dei muscoli relativi, mentre l'appiattimento della curva lordotica fisiologica lombare, vista in chiave psicodinamica, rappresenta un cedimento del bambino, di fronte al genitore oppressivo ed incalzante, riguardo anche l'educazione sfinteriale.

54 Carattere Rigido-Narcisista
   

55 Nel rigido-narcisista, i distretti muscolari coinvolti sono i muscoli mimici
Per quanto riguarda la fase gestione di una maschera che mira a confermare sentimenti di sicurezza e superiorità. I muscoli oculomotori saranno caratterizzati da rigidità permanente rispetto all'esigenza di apparire sempre sfidanti e competitivi. Collo, schiena e spalle, oltre che torace, saranno irrigiditi in una ipertonia persistente, nella attitudine a documentare una sicurezza ed una spavalderia, rappresentati da schiena rigida, petto in fuori, spalle indietro, rigidità inspiratoria. I muscoli addomino-pelvici saranno rigidi e contratti, coerenti con la premessa e la promessa di una continua esibizione di forza, libido, potenza sessuale anche se, profondamente, non vissuta. Gli arti inferiori saranno coerenti con la competizione e la potenza muscolare. (traetta,2009)

56 (dismorfismi, eterometrie, ecc.)
QUANDO IL SISTEMA POSTURALE VA IN “CRISI” Cause: 1. ALTERAZIONI MORFOSTRUTTURALI (dismorfismi, eterometrie, ecc.)

57 2. PRESENZA DI DISFUNZIONI RECETTORIALI
QUANDO IL SISTEMA POSTURALE VA IN “CRISI” Cause: PIEDE: VALGO PIATTO MISTO CAVO 2. PRESENZA DI DISFUNZIONI RECETTORIALI

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59 3. FATTORI PSICOEMOZIONALI
QUANDO IL SISTEMA POSTURALE VA IN “CRISI” Cause: •Ansia •Depressione •Stress 3. FATTORI PSICOEMOZIONALI

60 RUOLO PRIMARIO DEL DIAFRAMMA NELL’EQUILIBRIO CORPOREO
DIAFRAMMA IN BLOCCO ESPIRATORIO Tutte le catene posturali sono in interconnessione attraverso il centro frenico

61 DIAFRAMMA prende origine dallo sterno, dalla faccia interna delle sei ultime coste e dall'apofisi trasversa della prima vertebra lombare e termina a cupola in una lamina tendinea centrale (centro frenico) Come dice il suo nome, deve facilitare le vie di comunicazione tra gli stadi toracici e addominali - DIA - pur separandoli efficacemente -FRAMMA.

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63 DIAFRAMMA Tutte le catene muscolari si allacciano a livello del diaframma. La catena retta anteriore La catena retta posteriore Le catene crociate anteriori Le catene crociate posteriori // centro frenico rappresenta il luogo di incontro dove tutte le catene muscolari sono in interconnessione. È importante che questo muscolo rimanga libero per svolgere la sua principale funzione: la RESPIRAZIONE . Se le catene muscolari lo vogliono, possono integrarlo nel loro funzionamento, temporaneamente per il movimento, in forma relativamente permanente nel compenso statico. In quest'ultimo caso, la sua partecipazione è a discapito delle sue varie funzioni.

64 4. Disfunzioni del sistema “cranio-sacrale”
QUANDO IL SISTEMA POSTURALE VA IN “CRISI” 4. Disfunzioni del sistema “cranio-sacrale”

65 IL SISTEMA CRANIO-SACRALE
Il sistema cranio-sacrale è un sistema fisiologico che esiste negli esseri umani e in tutti gli animali dotati di cervello e midollo spinale, la cui formazione inizia nell’utero materno e il suo funzionamento cessa con la morte. Si tratta di un sistema idraulico semichiuso, contenuto in una membrana resistente ed impermeabile, la DURA MADRE, che avvolge il cervello ed il midollo spinale. Questo sistema è addetto alla produzione, circolazione e riassorbimento del liquido cerebrospinale (L.C.S.). Se per qualche motivo il S.C.S. non si trova in equilibrio, i primi organi a soffrirne sono l’encefalo e il midollo spinale, e di conseguenza lo squilibrio si trasmetterà a tutto il corpo, sotto forma di disfunzioni e malattie. Si definisce “cranio-sacrale” perchè include tutte le ossa del cranio (capo, faccia e bocca) e si estende lungo la colonna vertebrale fino al sacro. Attraverso il sistema fasciale, un insieme sottile e continuo di tessuto connettivo, dotato di un certo grado di scorrimento, il ritmo C.S. si espande poi a tutto il corpo. L’intero corpo effettua quindi un movimento ritmico in risposta all’attività del S.C.S.

66 EFFETTI SISTEMICI DELLE DISFUNZIONI CRANIO-SACRALI

67 GOLF: ANALISI BIOMECCANICA MULTIFATTORIALE PRIMA E DOPO TRATTAMENTO DI RIEQUILIBRIO CRANIO-SACRALE

68 PRIMA DOPO

69 PRIMA DOPO

70 “THE JANDA APPROACH TO CHRONIC MUSCULOSKELETAL PAIN”
QUANDO IL SISTEMA POSTURALE VA IN “CRISI” 5. Presenza di dolore cronico “THE JANDA APPROACH TO CHRONIC MUSCULOSKELETAL PAIN” La teoria di Vladimir Janda dimostra l’interdipendenza tra il sistema muscoloscheletrico ed il Sistema Nervoso Centrale. In particolare mette in relazione il tono muscolare con la presenza del “dolore” cronico. (Bibliografia: Staud et al. 2001, Mannion et al. 1999, Panjabi 1992, Stokes& young 1984, Hides et al 1994, Konradsen & Raven 1990,

71 LA LEGGE DEI COMPENSI ANTALGICI
Qualunque sia la causa della disfunzione posturale, il corpo cercherà di assumere la postura che garantirà di ricevere il minore disagio e la minore perdita di funzionalità. Si avvia un sistema causa-effetto che può andare avanti finchè il corpo è in grado di “compensare”.

72 IL RUOLO DEL TESSUTO CONNETTIVO NELLE DISFUNZIONI POSTURALI

73 I DISEQUILIBRI POSTURALI SONO ACCOMPAGNATI DA ALTERAZIONI MIO-FASCIALI

74 LE DISFUNZIONI DELLA MIOFASCIA
Le cause descritte in precedenza determinano sovraccarico e microtraumi sui tessuti che si accumulano lentamente e gradualmente. Il sistema reagisce a questi stimoli anomali modificando il comportamento meccanico della fascia, diminuendo la sua elasticità e le sue capacità di autodifesa. Si modifica, inoltre, la funzionalità del sistema di controllo propriocettivo. Di conseguenza si sviluppa una tensione “patologica” che scatena dolori e la necessità di compensi: ciò si ripercuote in un perturbamento della funzione di altri sistemi.

75 L’ipercarico distrettuale determina effetti sull’apparato locomotore
CLINICA DELLA DISFUNZIONE MIOFASCIALE •Ipertono muscolare •Alterazioni della estensibilita’ ed elasticita’ (fino a fibrosi) •Dolore spontaneo e/o evocato •Presenza di trigger point •Impotenza funzionale L’ipercarico distrettuale determina effetti sull’apparato locomotore Muscoli (lesioni acute, algie) • Tessuto osteo-articolare (condropatie, artrosi, fratture da stress) • Tendini e legamenti (tendiniti, tendinosi) • Tessuto nervoso (compressione dei fasci sensitivi e/o motori)

76 NELLO SPORT LE DISFUNZIONI MIOFASCIALI POSSONO CONFIGURARE UN QUADRO DI VERO E PROPRIO “OVERTRAINING” CON: •DIMINUZIONE DALLA CAPACITA’ DI PRESTAZIONE •DIMINUZIONE DELLE CAPACITA’ COORDINATIVE •PREDISPOSIZIONE PER LESIONI COLOTENDINEE •POSSIBILITA’ DI RECIDIVA DELLE STESSE

77 NECESSITA’ DI APPROFONDIRE LE CONOSCENZE SUL
TESSUTO CONNETTIVO CELLULE: •LINFOCITI •MACROFAGI •MASTOCITI •ADIPOCITI •FIBROBLASTI •CONDROBLASTI •OSTEOBLASTI •CEMENTOBLASTI ED ODONTOBLASTI MATRICE EXTRACELLULARE: •FIBRE ELASTICHE •FIBRE RETICOLARI •FIBRE COLLAGENE •SOSTANZA FONDAMENTALE

78 Dal punto di vista meccanico la matrice extracellulare si è sviluppata per distribuire le tensioni generate da movimento e gravità, secondo il modello di una struttura a : «TENSEGRITA’»: facoltà di un sistema di stabilizzarsi meccanicamente col gioco di forze di tensione e di decompressione che si ripartiscono e si equilibrano dove le ossa del corpo sono i pilastri di compressione, mentre i sistemi legamentosi e i tessuti miofasciali del corpo rappresentano la tensione continua.

79 Matrice extracellulare: IL COLLAGENE
Il collagene è una proteina di breve emivita. Le sue fibre sono raggruppate in fasci e si formano in dipendenza dalla tensione del tessuto. Se la tensione del tessuto è continua, lenta, prolungata, le molecole di collagene si dispongono in serie, le fibre ed i fasci si allungano. Se il tessuto è sottoposto a tensioni brevi, veloci e ripetute, le molecole si dispongono in parallelo, le fibre ed i fasci si addensano, diventano sì compatti e resistenti, ma perdono proporzionalmente in elasticità ed estensibilità

80 SI PUÒ INTERAGIRE CON IL COLLAGENE?
E’ possibile attraverso: •Sollecitazioni meccaniche (terapie manuali, vibrazioni, onde acustiche) •Sollecitazioni elettriche (elettroterapia) •Sollecitazioni magnetoelettriche (campi magnetoelettrici) e trasferimento fotonico (Laser, cromoterapia) •Trasferimento termico (diatermoterapia)

81 LA FASCIA CONNETTIVALE
La fascia è una rete di sottile tessuto connettivale che si dispone in strati continui in tutto il corpo. I muscoli e le ossa sono organizzati e sostenuti da questa rete, come pure tutti gli elementi che costituiscono il corpo umano. In particolare i muscoli sono avvolti nella fascia, ma lo è anche ogni singola fibra e ognuno dei fusi (MIOFASCIA)

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83 La maggioranza dei recettori di III e IV tipo ha interrelazioni con il sistema nervoso autonomo:
la stimolazione delle loro terminazioni conduce ad esempio a cambiamenti della frequenza cardiaca, della respirazione, della pressione arteriosa, ecc. Altri studi effettuati su animali hanno dimostrato che stimolazioni lente e profonde dei tessuti molli inducono: riduzione nel tono muscolare, riduzione della temperatura cutanea e segni di inibizione del sistema motorio gamma (Von Euler e oderberg).

84 Folkow, Koizumi e Brooks hanno dimostrato come una pressione profonda nell’addome e una pressione sostenuta nella zona pelvica produce risposte riflesse parasimpatiche che includono patterns di sincronia corticale nell’EEG, incremento di attività nelle fibre vagali e riduzione nell’attività EMG.

85 Secondo il modello degli stati di modulazione
dell’ipotalamo, un incremento nel tono vagale non solo innesca cambiamenti nelle attività del sistema nervoso autonomo e correlati organi interni, ma tende anche ad attivare il lobo anteriore dell’ipotalamo. Una sorta di modulazione trofotropica dell’ipotalamo quindi induce un più basso tono muscolare diffuso, una più calma attività emozionale e un incremento della sincronia corticale (verificata sia nell’animale sia nell’essere umano - Gellhorn).

86 IL TRATTAMENTO

87 OBIETTIVO DELLA STRATEGIA TERAPEUTICA: INTERROMPERE LA “SPIRALE”
• Disfunzione recettoriale • Alterazione del gesto • Alterazione dello schema corporeo • Disfunzione • Processo infiammatorio e/o degenerativo • Disfunzione miofasciale

88 La prima legge di Borelli e Weber Fick
La lunghezza delle fibre è proporzionale al raccorciamento ottenuto dalla loro contrazione, e questo raccorciamento è circa uguale alla metà della lunghezza delle fibre. L'esperienza clinica ha potuto rilevare che, se un muscolo lavora abitualmente in maniera incompleta, si assiste ad una retrazione vera e propria della sua parte contrattile, a vantaggio della parte tendinea. Come si deduce dalla legge di Borelli e Weber Fick, infatti, la riduzione dell'accorciamento delle fibre, comporta una riduzione della loro lunghezza.

89 Vi sono 4 possibili movimenti che un muscolo può effettuare:
Ad ampiezza completa, sia per ciò che concerne lo stiramento che la contrazione. Con stiramento completo, ma contrazione incompleta. Con stiramento incompleto, ma contrazione completa. Ad ampiezza incompleta, sia per ciò che concerne lo stiramento che la contrazione.

90 Ad ampiezza completa, sia per ciò che concerne lo stiramento che la contrazione.
In questo caso, un lavoro abituale di questo tipo, produrrà un allungamento del ventre muscolare, e un accorciamento dei tendini pari all'entità dell'allungamento della parte contrattile. La lunghezza del muscolo in toto, a riposo, non avrà subito cambiamenti. i muscoli del treno portante e di quello prensile, che hanno una funzione dinamica e motoria, necessitano di movimenti di ampiezza completa (1° caso), rapidi e di grande ampiezza. Lo stesso dicasi del Gran Pettorale e dello Psoas.

91 Con stiramento completo, ma contrazione incompleta
un lavoro abituale di questo tipo, produrrà un accorciamento del ventre muscolare, e un allungamento dei tendini superiore all'entità dell'accorciamento della parte contrattile. La lunghezza del muscolo in toto, a riposo, avrà subito un aumento. Risulterà diminuita anche l'ampiezza del movimento che potrà compiere il Bicipite, essendo diminuita la lunghezza del suo ventre muscolare. I lombari, dovranno essere allungati per ridurre la lordosi, quindi necessitano di contrazioni incomplete e stiramenti completi (2° caso).

92 Con stiramento incompleto, ma contrazione completa
un lavoro abituale di questo tipo, produrrà un accorciamento del ventre muscolare, e un mantenimento della lunghezza dei tendini. La lunghezze in toto, a riposo, avrà subito una diminuzione. i muscoli delle docce vertebrali dorsali, dovranno lavorare in condizioni di stiramento incompleto e contrazione completa (3° caso), per attuare il raddrizzamento del dorso. I muscoli addominali, dato che hanno una funzione di mantenimento delle posture e di contenzione dei visceri, vanno fatti lavorare come i dorsali, con contrazioni di ampiezza incompleta e contrazione completa: un allungamento di essi sarebbe quanto mai controproducente.

93 Il muscolo in toto risulterà, a riposo, più corto.
Ad ampiezza incompleta, sia per ciò che concerne lo stiramento che la contrazione Con un abituale movimento di così limitata ampiezza, si accorceranno sia i tendini che il ventre muscolare Il muscolo in toto risulterà, a riposo, più corto.

94 lunghezza del muscolo in toto
TABELLA RIASSUNTIVA lunghezza dei tendini ventre muscolare lunghezza del muscolo in toto Ad ampiezza completa, sia per ciò che concerne lo stiramento che la contrazione. Con stiramento completo, ma contrazione incompleta Con stiramento incompleto, ma contrazione completa Ad ampiezza incompleta, sia per ciò che concerne lo stiramento che la contrazione

95 GRAZIE


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