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Nel mirino della Consob cinque big del credito

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Presentazione sul tema: "Nel mirino della Consob cinque big del credito"— Transcript della presentazione:

1 Nel mirino della Consob cinque big del credito
BancaSinaptica (per continuare a pensare) foglio informativo a cura di Antonino Esposto & friends del SAB di Venezia – Via Cappuccina, 9/g Mestre Numero uno Maggio 2010 4 Maggio 2010 Nel mirino della Consob cinque big del credito di Riccardo Sabbatini - Fonte: Il sole-24 Ore Le esigenze dei budget aziendali hanno prevalso sugli interessi dei clienti e la Consob chiede alle prime cinque banche italiane di convocare i propri Cda per rivedere le procedure di vendita dei servizi finanziari. È la clamorosa iniziativa resa nota ieri dall'autorità di vigilanza nei confronti di UniCredit Banca, Intesa Sanpaolo, Mps, Banca Popolare di Verona e Bnl. I cinque istituti, sommati assieme, dispongono di una rete di oltre 15mila sportelli sui circa 34mila dell'intero sistema creditizio. Rappresentano, insomma, oltre la metà del mercato. Ebbene, nella sua attività di vigilanza la Consob ha accertato che le politiche commerciali adottate dalle cinque banche per la selezione dell'offerta di servizi ai clienti e le politiche di incentivazione del personale «sono risultate in larga parte imperniate su logiche di prodotto (quantitativi di prodotti da vendere, di norma di raccolta propria o del gruppo) anziché di servizio reso nell'interesse della clientela». Tutto questo, a giudizio della commissione, «non è idoneo a contenere i potenziali conflitti d'interesse tra banca e cliente» poiché il personale «può essere indotto a collocare i prodotti, spesso quelli sviluppati dalla casa, secondo criteri a budget, indipendentemente dall'adeguatezza degli investimenti per la clientela». In sostanza non sarebbe stato rispettato uno dei caposaldi della direttiva Mifid sui servizi d'investimento che impone agli intermediari di «servire al meglio gli interessi dei clienti». Come aveva fatto in precedenza sugli stessi temi nei confronti della Banca Popolare di Milano, di Banca Generali e Banca Network, la Consob non ha avviato un iter sanzionatorio ma ha preferito utilizzare gli strumenti di vigilanza preventiva previsti da Testo unico della Finanza che gli consentono di convocare gli organi amministrativi delle società per modificare pratiche considerate pregiudizievoli per gli investitori. La novità sta, piuttosto, nella scelta di indicare i nomi degli istituti oggetto dell'iniziativa. In precedenza la Consob aveva preferito invece mantenere coperta l'identità delle società oggetto delle sue reprimende (peraltro successivamente "scoperte" dalla stampa) per evitare una sorta di sanzione reputazionale. % 4 MAGGIO 2010

2 e le pressioni commerciali?
Il tema è delicato. Ciò che la Consob considera un potenziale conflitto d'interesse tra banca e cliente potrebbe essere anche considerato il normale incontro tra domanda ed offerta di prodotti (o servizi) finanziari. Con la sua iniziativa l'autorità di vigilanza sottolinea il fatto che i clienti rappresentano comunque il "soggetto debole" del contratto e che il principio della Mifid (a servirli al meglio) è «prioritario». Più in dettaglio la commissione ha riscontrato che, nel promuovere la vendita di determinati prodotti, la verifica della "adeguatezza" «è risultata talvolta disattivata attraverso il ricorso ad una presunta "iniziativa del cliente" difficile da dimostrare specie in presenza di una campagna "direzionale"». Anche in questo caso c'è una problematica che va chiarita. L'intermediario che consiglia un prodotto ad un cliente – stabilisce la Mifid – deve dimostrare che questo fa al caso suo, è cioè "adeguato". Ma niente può essergli rimproverato se è invece il cliente ad agire su sua iniziativa. La Consob ha poi rilevato che in alcuni casi i prodotti collocati non erano risultati congruenti con la durata dell'investimento connesso alla tipologia del cliente. Per il momento tutte le banche coinvolte hanno evitato commenti. La Consob ha comunque fatto presente che gli istituti «hanno già intrapreso iniziative volte a colmare le carenze riscontrate». La commissione di vigilanza ha ieri reso nota anche un'altra iniziativa "preventiva" rivolta alla Bnl e Banca Infrastrutture, Innovazione e sviluppo (gruppo Intesa Sanpaolo) per come le due banche stanno gestendo i derivati fuori mercato (otc, over the counter) collocati agli enti locali. In coerenza con la comunicazione della stessa Consob sugli strumenti "illiquidi" (come sono i derivati otc) gli intermediari devono sottoporre a «sistematico scrutinio» le posizioni aperte e «proporre, nell'interesse dei clienti, anche eventuali interventi di ristrutturazione delle operazioni». Ciò che, evidentemente, non è sempre avvenuto. e le pressioni commerciali?

3 Banche SpA Popolari Credito Cooperativo Banche estere
Sole 24 Ore di lunedì 3 maggio 2010, pagina 19 Le banche riducono filiali e addetti - Banche con meno agenzie e addetti di Scarci Emanuele (rassegna stampa MEF Ministero economia e Finanza) Le banche riducono filiali e addetti. Nel 2009 le banche hanno razionalizzato reti commerciali e costi. E alla fine hanno perso un centinaio di sportelli e 13 mila addetti. Il prezzo, salato, pagato alla grande crisi finanziaria. Secondo Banca d'Italia nel 2009 sono stati tagliati 103 sportelli e dipendenti Banche con meno agenzie e addetti. Continua la crescita degli istituti più piccoli e delle società estere .I due big del settore Unicredit e Intesa Sanpaolo hanno diminuito la propria rete sul territorio di oltre 700 filiali . L'anno della grande crisi finanziaria taglia un centinaio di sportelli bancari e circa addetti, forse un'inversione storica per l'industria bancaria; la razionalizzazione della rete commerciale ha coinvolto maggiormente gli istituti più grandi mentre gli altri, banche popolati e cooperative, spingono ancora sulla crescita territoriale. Nella nuova mappa dell'occupazione, si perdono migliaia di addetti in Piemonte, Toscana e Campania mentre se ne acquisiscono alcune migliaia in Puglia, Marche e Abruzzo. I dati di Banca d'Italia a tutto il 2009, ancora freschi di stampa, fotografano un'industria bancaria a macchia di leopardo anche se il trend generale è inevitabilmente influenzato dalla stagnazione degli impieghi, dal margine d'intermediazione all'osso e dal netto aumento delle sofferenze. E’ insomma finita la corsa agli sportelli fisici da acquisire a suon di milioni (fino al picco di 8-10), per molti anni ritenuta l'unica strada per crescere. Ora, non di rado, le filiali, in mancanza di acquirenti, si chiudono. Specie quelle marginali. E per i dipendenti in eccedenza si ricorre massicciamente a prepensionamenti e incentivi. Ovviamente nella grande trasformazione ha avuto un ruolo non secondario anche il processo di razionalizzazione commerciale conseguente alle fusioni delle grandi banche e al nodo delle sovrapposizioni territoriali e delle regole antitrust. Alla fine del 2009 la rete commerciale bancaria in Italia contava sportelli, un centinaio in meno rispetto all'anno precedente, in flessione dello 0,3%. Comunque poca cosa se si pensa che nell'ultimo decennio ne sono stati inaugurati ben 6 mila. Infatti l'Italia è uno dei Paesi più bancarizzati d'Europa. L'Abi,l'Associazione bancaria italiana, parla infatti di “sostanziale stabilità”. Aldilà del dato generale risulta che i grandi gruppi bancari hanno perso l'anno scorso circa 400 agenzie mentre ne hanno guadagnate una sessantina le Popolari e 130 le banche di credito cooperativo.

4 La presenza delle banche estere è addirittura cresciuta di un terzo a 303 sportelli.
Per esempio, l'anno scorso Unicredit ha chiuso 383 sportelli e ne ha convertiti altri 260 in leggeri .ll saldo finale è stato di agenzie. La cura dimagrante di lntesaSanpaolo invece ha imposto il taglio di sportelli tra rete retail e centri di vario tipo. Dalla parte opposta è cresciuta la presenza di Bnl Bnp Paribas, di realtà interregionali come Carige (soprattutto tramite acquisizioni) e di outsider come Chebanca e istituti esteri come Barclays (130 aperture, compresi i negozi finanziari, negli ultimi mesi e un'altra sessantina entro fino anno). Quanto al territorio, gli scostamenti regionali sono minimi e anche Milano, la capitale finanziaria, mantiene sostanzialmente le sue agenzie, l'8% della rete nazionale con il 14% degli addetti. Segue Roma con i suoi sportelli e addetti (-6oo). Diverso il discorso sugli occupati: secondo le rilevazioni di Banca d'Italia sono crollati in un anno di 13 mila unità su 315 mila, il 4% in meno in un colpo. La cura più severa l'hanno imposta i grandi istituti mentre quelli piccoli hanno aumentato, sia pure di poco, il numero degli addetti. A livello territoriale il tonfo del Piemonte si traduce - in base ai dati di Banca d'Italia – in un calo degli occupati di circa 9 mila unità; cure dimagranti severe anche per Toscana, Campania, Veneto ed Emilia Romagna. Crescono invece gli occupati negli istituti di credito in Puglia, Marche, Abruzzo, Lombardia e Calabria: un segnale incoraggiante per il Centro sud. Tagli e assunzioni (Regioni che hanno guadagnato o perso più addetti nel 2009) Lombardia Trentino Alto Adige + 532 Piemonte – 8.950 Veneto – 999 Emilia Romagna – 741 Toscana – 3.558 Marche Lazio – 597 Abruzzo Sardegna + 176 Campania – 3.501 Puglia Sicilia – 520 Calabria

5 Gli stipendi dei manager bancari nel 2009
compensi monetari pubblicati nei bilanci 2009, valori in euro al lordo delle tasse (classifica provvisoria in base ai bilanci disponibili-fonte IL SOLE-24 ORE) Alessandro Profumo ad Unicredit di cui bonus Corrado Passera ad e dg Intesa Sanpaolo, di cui bonus ed esclusi di benefici non monetari di cui da Rcs c Rcs fino al 28 aprile 2009 Cesare Geronzi  p Mediobanca - (bilancio al 30 giugno 2009) Massimo Minolfi cdg e dg Banco Popolare fino all'8 aprile 2009 di cui per retribuzione lavoro e risoluzione rapporto di lavoro Renato Pagliaro dg e c Mediobanca, di cui da Mediobanca, da Pirelli, da Rcs c Pirelli & C, vp Rcs Alberto Nagel ad Mediobanca  Antonio Vigni dg Banca Mps di cui premio aziendale di rendimento, competenza anno 2009 Massimo Ponzellini p Impregilo, p Banca popolare Milano dal 25 aprile 2009 di cui da Impregilo e da Banca popolare Milano Dieter Rampl p Unicredit, c Mediobanca di cui da Unicredit e da Mediobanca Francesco Saverio Vinci vdg e c Mediobanca, di cui da Mediobanca e da Italmobiliare c Italmobiliare  %

6 cosa avranno da dire quando chiederemo i sacrosanti aumenti salariali?
Massimo Di Carlo vdg e c Mediobanca Maurizio Cereda  vdg e c Mediobanca, c Ansaldo Sts Pier Francesco Saviotti ad con funzioni di vp Banco Popolare, c Brembo, di cui da Banco Popolare, da Brembo, da Stefanel, da Tod's c Stefanel, c Tod's Miro Fiordi dg Credito Valtellinese Pier Mario Motta dg banca Generali di cui controvalore dell'assegnazione di azioni gratuite, al prezzo medio di mercato del primo aprile 2009 Giovanni Bazoli p cds Intesa Sanpaolo, di cui come p Mittel p Mittel Giovanni De Censi p Credito Valtellinese,   c Credito Artigiano Victor Massiah ad Ubi Banca Nereo Dacci ad Banco Desio  di cui bonus Francesco Micheli dg Intesa Sanpaolo esclusi di benefici non monetari Ennio Doris ad Mediolanum, c Mediobanca dal 28 ottobre 08, c Safilo Group di cui da Mediolanum, da Mediobanca, da Safilo Piero Melazzini p Banca popolare di Sondrio Giorgio Angelo Girelli ad Banca Generali Fiorenzo Dalu dg Banca popolare Milano di cui bonus Domenico De Angelis cdg Banco Popolare Agostino Gavazzi p Banco di Desio Sebastien Egon Furstenberg p Banca Ifis Giuseppe Mussari p Banca Mps LEGENDA: p=presidente; vp=vicepresidente; ad=amministratore delegato; dg=direttore generale; cds=consigliere o consiglio di sorveglianza; cdg=consigliere o consiglio di gestione; c=consigliere di amministrazione; pse=presidente collegio sindacale; se=sindaco effettivo. Fonte: elaborazioni Il Sole 24 Ore su bilanci o comunicazioni delle società. (A cura di Gianni Dragoni) cosa avranno da dire quando chiederemo i sacrosanti aumenti salariali?

7 Notizie FLASH Abbiamo contribuito
allo scoppio della bolla che ha portato alla crisi, finanziando progetti immobiliari con un livello di indebitamento troppo alto (Lloyd Blankfein, ceo di Goldman Sachs) Conti trimestrali. Una mano al conto economico delle banche è arrivata dagli utili da negoziazione: in particolare le due «big» (Intesa Sanpaolo e UniCredit) si sono giovate del basso livello dei tassi finanziandosi presso la Bce e investendo in titoli sovrani con rendimenti superiori. Le nuove regole sui derivati e i probabili aumenti della tassazione potrebbero costare agli istituti bancari europei fino a 244 miliardi. E’ la previsione fornita da Credit Suisse, che ha stimato che una stretta sulla regolazione potrebbe avere sui guadagni delle banche. In particolare, gli analisti di Credit Suisse calcolano un calo delle entrate del 37% rispetto alla attuale previsione per il 2012.


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