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L’Oratorio di Santa Maria al Fortino di San Miniato.

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Presentazione sul tema: "L’Oratorio di Santa Maria al Fortino di San Miniato."— Transcript della presentazione:

1 L’Oratorio di Santa Maria al Fortino di San Miniato

2 Presentazione Quest’anno, ricorrendo per l’Italia il centenario dall’inizio della Prima Guerra mondiale, abbiamo letto in classe un librino di narrativa sull’argomento, «L’eco delle battaglie» di M. Santuliana, che ci ha fatto conoscere i luoghi degli scontri e le difficili condizioni in cui i soldati si trovavano a combattere. Ci è venuta la curiosità di sapere se nel nostro Comune c’erano stati dei caduti e, soprattutto, di conoscere il luogo in cui essi erano stati seppelliti. Ricercando informazioni, abbiamo scoperto il sacrario all’interno dell’Oratorio di Santa Maria al Fortino. Successivamente abbiamo conosciuto anche altri sacrari italiani e stranieri e abbiamo compreso che onorare i caduti per la patria è un gesto che accomuna la sensibilità di tanti popoli.

3 La toponomastica: il fortino Durante il regno di Federico Barbarossa, incoronato nel 1155, San Miniato divenne un importante centro dell’amministrazione imperiale per la Toscana: era sede dei vicari, del tribunale di suprema istanza regia, e centro di raccolta dei tributi che le città toscane, e parte di quelle umbre, dovevano alla Corona. E’ proprio a questo periodo che si deve far risalire la costruzione dei cosiddetti “fortilizi”, che si trovavano alle estremità urbane di San Miniato, in prossimità di altrettante porte cittadine. Erano almeno quattro e uno di questi era il fortilizio delle Colline, una volta situato nei pressi dell’attuale Istituto Tecnico “Cattaneo”. È anche l’unico di cui si sia conservata la memoria nella toponomastica sanminiatese, e cioè nel nome dell’oratorio di Santa Maria al Fortino, costruito successivamente. È l’unico dei quattro di cui disponiamo di informazioni più dettagliate; Costituiva un vero e proprio presidio a controllo delle vie d’accesso;

4 L’antica struttura militare si trovava in una posizione elevata, strategica, in quanto controllava le vie d’accesso a San Miniato delle strade provenienti da La Catena e dalla Valdegola. Fu proprio per questa sua rilevanza che il fortilizio delle Colline dall’essere una struttura costruita per scopi difensivi si rivelò in seguito una vera e propria spina nel fianco per San Miniato. Non è un caso, infatti, che sia nel 1314 Uguccione della Faggiuola in testa all’esercito pisano, sia nel 1369 Giovanni Malatacca al comando delle truppe fiorentine, attaccarono San Miniato proprio da questo lato. Purtroppo è impossibile ricostruirne i caratteri architettonici, in quanto non ci è pervenuta nessuna descrizione né testimonianza iconografica. E’ possibile tuttavia ipotizzare che il presidio delle Colline fosse costituito, molto semplicemente, da una torre inserita in un piccolo recinto. Il fortilizio militare

5 La posizione dell’oratorio all’incrocio delle vie

6 L’oratorio: l’esterno Oggi la presenza di un antico fortilizio si ravvisa solamente nel nome del luogo, nei pressi del quale si trova l’oratorio dedicato a Santa Maria. Risale alla prima metà del XV secolo. Si tratta di un piccolo oratorio in laterizio, di struttura molto semplice ad aula unica, dotato di un’abside quadrangolare. È posto all’incrocio delle antiche direttrici viarie verso Volterra e Pisa. Risente degli influssi goticizzanti, visibili nell’utilizzo dell’arco a sesto acuto, impiegato sia nella decorazione che segna, subito sotto la copertura, il perimetro dell’edificio sia nell’arco che sormonta l’architrave della porta d’ingresso. Una stretta monofora trilobata si apre su ciascuna delle due pareti laterali della navata, mentre una finestra circolare si apre al centro della facciata. Sopra il portale, una lunetta archiacuta, all’interno della quale un tempo probabilmente poteva trovarsi un affresco rappresentante la Madonna col Bambino.

7 Particolare: monofora trilobata sulla parete laterale

8 L’oratorio: l’interno L’unica navata è coperta da due campate di volte a crociera con costoloni, nascoste fra il 1460 ed il 1470 circa da arcature dell’epoca legate da tiranti in ferro. Il presbiterio è quadrato e leggermente sopraelevato, coperto da una campata dello stesso tipo. Sul piccolo presbiterio l’unico altare, anticamente in pietra oggi sostituito da uno in legno, originariamente ospitava una pala d’altare, oggi conservata presso il Museo dell’Arciconfraternita della Misericordia di San Miniato. Oggi al posto della pala, sulla parete di fondo e su quella laterale sinistra del presbiterio, si trovano due affreschi di Luciano Guarnieri. Le nuove pitture vennero impostate nella primavera del 1969, ma non furono portate a termine.

9 Gli affreschi di Luciano Guarnieri

10 Nel Quattrocento l’oratorio passò dal patronato del Comune a quello della facoltosa famiglia Chellini, il cui personaggio di spicco era il medico Giovanni, sepolto in San Domenico, che ordinò la pala raffigurante l'Incoronazione della Vergine e santi. La pala d’altare La tavola è datata 1480. Fino a poco tempo fa il dipinto era riferito al Maestro della Natività Johnson, che recenti studi hanno consentito di identificare con Domenico di Zanobi, discepolo di Filippo Lippi e suo collaboratore. Al centro della pala d’altare una piccola ancòna con la Vergine e il bambino benedicente (realizzata da Francesco Lanfranchi detto lo Spillo, fratello del più famoso Andrea del Sarto) viene portata in cielo da angeli dalle ali variopinte, mentre al di sopra Dio Padre porge la corona a Maria circondato da cherubini, gli angeli più prossimi a Dio. Assistono all’evento divino, in primissimo piano, le imponenti figure dei santi Bartolomeo, Cosimo, Luca, Damiano e Sebastiano.

11 Soffitto a crociera

12 L’oratorio era annesso ad un omonimo ospedale per gli appestati, poi scomparso, che lo storico Giuseppe Conti designa come hospitale Sanctae Mariae de Fortino prope et extra portam ser Rudolphi. L’ospedale « Fuori della porta Ser Ridolfo, sul bivio conducente da una parte al Camposanto, e dall’altra alle colline, dove anticamente fu un fortilizio a difesa di S. Miniato, era uno spedale per gli appestati, detto delle colline, di S. Maria Annunziata, ed anche di S. Maria a Fortino, che il Conti dice probabilmente eretto in occasione della pestilenza del 1327, dagli operai di quell’oratorio, che pure lo am- ministravano. A questo spedale si trovan fatte donazioni, da benefattori di S. Miniato, in diversi testamenti del secolo quattordicesimo e quindicesimo. Anche il Comune gli pagava un annuo sussidio. Non sappiamo quando cessò di esistere. Nel 1459 trovo che l’illustre medico Giovanni Chellini, il quale in S. Domenico ha quel bel monumento, lasciò, con suo testamento, ai domenicani l’oratorio di S. Maria a Fortino coll’obbligo di farci la festa della Natività della Madonna, cui è dedicato, e di celebrarvi alcune messe». Estratto da G. Piombanti, Guida della Città di San Miniato al Tedesco. Con notizie storiche antiche e moderne, Tipografia M. Ristori, San Miniato, 1894, pp. 116.

13 I passaggi di proprietà Abbiamo visto come intorno alla metà del Quattrocento l’oratorio fosse passato dalla proprietà del Comune a quella della facoltosa famiglia Chellini. Nel 1459 l’illustre medico Giovanni Chellini, con suo testamento, lasciò ai frati domenicani l’oratorio. Nel 1867 l’oratorio ritornò al Comune, il quale il 29 agosto lo cedette alla Venerabile Arciconfra- ternita della Misericordia. Il 17 novembre 1921 anche la pala d’altare venne consegnata alla Mise- ricordia, che la collocò prima nella chiesa della Trinità poi all’interno del Museo in Palazzo Roffia.

14 L’oratorio e il Re Ritenuto fuori mano il sacrario di Santa Caterina, dove inizialmente erano stati seppelliti i soldati morti nella Prima Guerra mondiale, l’Oratorio venne preparato perché diventasse un tempietto votivo in onore ai Caduti. Domenica 6 novembre 1932 fu il Re d’Italia Vittorio Emanuele III ad inaugurare sia la nuova sede della Misericordia, in Palazzo Roffia, sia la Cappella Votiva dedicata ai Caduti presso Santa Maria al Fortino. Il re giunse a San Miniato attorno alle tre del pomeriggio, con l'automobile reale che lo condusse al Municipio fra due ali di folla. Qui trovò ad attenderlo il Podestà Guarnieri Ricciotti, il Prefetto di Pisa Marchese Francesco Dentice d'Accadia e il Podestà di Pisa On. Guido Buffartini Guidi. Di questo momento rimane un’unica fo- tografia della visita del Re. Nell'immagi- ne si nota il sovrano al centro circondato dalle personalità pre- senti, accolto all'in- terno di un palco con baldacchino allestito nella piazzetta a fian-co al Palazzo Comu- nale,l'attuale piazza Giuseppe Mazzini.

15 Qui fu accolto dal Vescovo S. E. Mons. Ugo Giubbi e dal Capitolo dei Canonici della Cattedrale al completo. Fu benedet-ta la chiesa e, successiva- mente, furono scoperte due targhe in bronzo collocate sulla facciata, ai lati della porta di ingresso. Le targhe di bronzo Terminata la cerimonia a Palazzo Roffia, Vittorio Emanuele III ripartì alla volta di Santa Maria al Fortino, che divenne la Cappella Votiva in memoria dei 456 caduti sanminiatesi nella Grande Guerra e dei “martiri” della rivoluzione fascista.

16 Questi due elementi furono probabilmente rimossi subito dopo il secondo conflitto mondiale, forse perché contenenti simboli che in qualche modo richiamavano al fascismo e alla monarchia. Non è dato sapere con certezza che fine abbiano fatto, ma ancora oggi sul paramento in laterizio della cappella è possibile apprezzare il profilo delle due targhe.

17 La traslazione delle salme Dunque fu solamente nel gennaio del 1958 che le salme dei Caduti della Prima Guerra Mondiale vennero traslate nell‘Oratorio di Santa Maria al Fortino, dove era stato ricavato un apposito sacrario, come inciso sulla pietra di ingresso all’area. L'originaria collocazione dei caduti in Santa Caterina fu dovuta al Canonico Genesio Chelli, Cappellano di Guerra durante il primo conflitto bellico mondiale, che fece tumulare i soldati in un'apposita cappella. Tuttavia, il parroco della chiesa nel 1958, Don Eugenio Bellaveglia, decise di smantel-lare la cappella, costringendo a trovare una nuova sistemazione alle salme dei caduti, che fu individuata nell’Oratorio di Santa Maria al Fortino.

18 L’interno del sacrario sotterraneo

19 La cerimonia Le immagini dell’epoca sono molto suggestive, con il lungo e composto corteo che percorre San Miniato dalla sua estremità orientale al suo limite occidentale, attra- versando tutto il centro cittadino. Al corteo avevano preso parte sia autorità militari, sia rappresentanti delle istituzioni religiose, ma soprattutto tanta gente comune; non mancò nemmeno la banda musicale. L'edificio del Liceo che ancora non era stato inaugurato, essendo in posizione rialzata rispetto alla chiesetta, fu letteralmente preso d'assalto dalla gente che voleva vedere la cerimonia d'ingresso in Santa Maria al Fortino. Davvero bellissima è una delle immagini conclusive, con la porta della chiesa spalancata per accogliere le salme al suo interno e sullo sfondo il panorama sanminiatese, dove si intravede la Rocca ricostruita: il segno che la guerra era davvero finita e che era possibile sperare in un futuro di pace e di benessere.

20 La nostra conclusione… L’Oratorio di Santa Maria al Fortino, secondo noi è una costruzione molto particolare e cattura l’attenzione di coloro che si trovano a transitare in via Catena per andare e venire a San Miniato. Quasi tutti noi avevamo notato questa costruzione, ma, vedendola quasi sempre chiusa e recintata, avevamo pensato si trattasse di una cappella privata. Nessuno di noi era a conoscenza della sua storia e nemmeno che fosse un sacrario e custodisse al suo interno i resti dei soldati caduti nelle due guerre mondiali. Pensiamo che sarebbe bello rivalutare l’Oratorio, magari inserendolo in un percorso dedicato ai turisti, in modo che tutti possano conoscerlo e dare onore a quei soldati che lì riposano. Onorare i caduti per la patria è un gesto che accumuna la sensibilità di tanti popoli. In tutto il mondo, infatti, si trovano sacrari e cimiteri militari.

21 Gli autori: Classe IV e V Scuola primaria di Cigoli


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