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I.I.S.S. ”A. De Pace” CLASSE 3° AOM A.S. 2015-2016 Prof. Tondo Anna Maria 1.

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1 I.I.S.S. ”A. De Pace” CLASSE 3° AOM A.S. 2015-2016 Prof. Tondo Anna Maria 1

2 Tradizioni della Settimana Santa: i Sepolcri a Lecce Anche in Salento i riti della Settimana Santa hanno specifici elementi di suggestione, con l’ elemento religioso spesso fuso e confuso con quello profano, essenzialmente folcloristico. Molte di queste feste hanno infatti, parallelamente ad un’origine religiosa, un’altra prosaica, che ne rende significativo maggiormente l’aspetto antropologico legato alla tradizione pagana. Durante la Settimana Santa, Lecce si veste a festa. Basta fare una passeggiata nelle vie principali per vedere le vetrine dei negozi addobbate con motivo pasquale, quelle dei bar abbellite con uova di Pasqua e quant’altro. Nella città vengono organizzate manifestazioni, mercatini e i consueti stand in piazza che pubblicizzano i prodotti tipici della terra salentina. Oltre all’aspetto ludico e culinario delle festività pasquali, sono molti i riti religiosi che si ripetono ogni anno e che godono di largo seguito tra le fila dei cittadini e dei turisti giunti in vista da altre città. A Lecce il giovedì santo la tradizione vuole che si facciano i sepolcri, in dialetto “i saburchi”. Gli altari della chiesa vengono addobbati con fiori e doni dei fedeli. Questa,a Lecce è molto di più di una semplice festa religiosa, nel senso che i leccesi abbracciano il credo cattolico anche perché permette momenti collettivi,espressione di fede e bisogno di vivere la passione di Cristo. Ogni parrocchia allestisce all’interno della propria chiesa un Santo Sepolcro, commemorativo dell’ultima cena del Cristo con gli Appostoli: in genere per le decorazioni vengono utilizzate germogli di legumi, ciotole e bicchieri in creta, pezzi di pane fatto in casa, nonché candele, lumini, fiori e immagini sacre. Ogni parrocchia interpreta liberamente il senso della commemorazione, dando una versione diversa del Sepolcro: alcuni sono caratterizzati da intense luci bianche, che auspicano la resurrezione, altri invece sono caratterizzati da luci soffuse o buio per invitare al raccoglimento. Ci sono parrocchie che allestiscono delle vere e proprie scenografie e altre che preferiscono celebrare una raffigurazione animata, in stile recita religiosa. Tra i Sepolcri, che si allestiscono il Giovedì Santo, in tutte le chiese della città, dalle più piccole alle più grandi rinomati sono quelli del Duomo,di Santa Croce e di San Matteo 2

3 I Sepolcro sono differente ed originale, quasi come in una gara per accaparrarsi il giudizio favorevole dei visitatori. Le strade del centro storico sono gremite dei fedeli e turisti che silenziosamente, visitano le varie chiese, per recitare preghiere e osservare. L ’ usanza è che ogni fedeli visiti da cinque (quante sono le piaghe di Cristo) a sette (quanti sono i dolori della Madonna) altari. La diffusione di questa pratica, non oscura il valore primario dell ’ azione liturgica, perch é al centro della vita di fede cristiana di ogni leccese sta la Pasqua del Signore, il suo passaggio dalla morte alla risurrezione. Fin dai primi secoli, poi, è posto al centro dell ’ anno liturgico il “ triduo pasquale ”, attraverso cui è la memoria storica della Passione, Morte, Risurrezione del Signore Ges ù : è la Pasqua. Di per s é i giorni del triduo sono gioved ì santo,venerd ì santo, sabato santo. Il computo avviene secondo l ’ uso antico, quando il giorno iniziava al tramonto, al brillare delle prime stelle della sera. Pertanto la messa che si celebra la sera del gioved ì santo nelle chiese leccesi, liturgicamente guarda gi à al giorno seguente: è l ’ azione liturgica che d à inizio al triduo pasquale. È un giorno importante in cui si ricorda l ’ ultima Cena, l'istituzione del sacramento dell ’ Eucarestia e dell'ordine sacro. 3

4 Alle celebrazioni liturgiche pasquali a Lecce sono stati aggiunti riti popolari come il pellegrinaggio alle varie chiese e la venerazione verso il sacramento eucaristico, conservato per tutta la mattina del venerd ì santo. Il pellegrinaggio alle varie chiese nella sua forma originale aveva un significato penitenziale, facendo memoria delle tappe di Ges ù nel percorso della sua passione: ma al medio evo risale la cosiddetta visita a quello che impropriamente viene chiamato “ sepolcro ”. In ogni chiesa di Lecce, al termine della messa di gioved ì si ripone il SS. Sacramento in un altare allestito per la sua venerazione detto della "deposizione" 4

5 Settimana santa gallipolina La settimana santa gallipolina è un evento ricco di occasioni e manifestazioni commemorative del periodo di penitenza in preparazione della Pasqua. Gli eventi di maggior interesse, sono concentrati pi ù che altro nei giorni del Gioved ì, Venerd ì, Sabato Santo e Domenica di Pasqua. Le celebrazioni maggiormente sentite hanno inizio il giorno del Gioved ì Santo, dedicato alla visita dei Santi Sepolcri. Nel giorno dedicato ai sepolcri, le confraternite gallipoline sono solite sfilare in processione, visitando tutte le chiese del borgo, adorando il giaciglio che ospiter à il Cristo morto, nella commemorazione dell ’ ultima cena. Dopo la processione, i fedeli si recano in chiesa per adorare il Santo Sepolcro allestito all ’ interno. Ogni parrocchia interpreta in modo del tutto personalizzato la visione del sepolcro, cercando di conciliare il clima di penitenza e raccoglimento in attesa della Pasqua. 5

6 Molto toccante è la cerimonia del Venerd ì Santo quando l ’ intera notte è dedicata alla penitenza. Gi à dal pomeriggio del venerd ì, ha inizio la precessione che evoca la passione e la morte di Cristo (chiamata precessione de “ L ’ Urnia ” ). I membri delle confraternite sfilano nelle vie del borgo portando in processione le statue in cartapesta che evocano i misteri della passione di Ges ù Cristo. All ’ interno della processione non mancano i penitenti scalzi o quelli che si percuoto con la disciplina, antico strumento di tortura; la processione va avanti per tutta la notte, fino alle due del mattino. Tra le statue famosa è quella del “ ma ladrone ” è certamente l ’ opera pi ù conosciuta della chiesa di San Francesco D ’ assisi. La statua lignea,opera dello scultore Vespasiano Genuino, ha un ’ espressione terrificante, disperata, beffarda, iraconda e grandiosa. Persino il poeta Gabriele D ’ Annunzio venuto a Gallipoli nel luglio 1895, fu colpito al punto che egli parlò dell ’ orrida bellezza del Misma, nella sua “ Beffa di Buccari ”. La tradizione vuole che i denti della statua siano quelli dell ’ autore dell ’ opera, oppure di un condannato. Si racconta che il Misma ogni sera scende dalla croce per le strade della citt à. In provincia è celebre il detto : ” voi vestite come il ma ladrone di Gallipoli ” quando si incontra una persona mal vestita o di cenci. 6

7 Dopo la processione dell ’ Urnia, intorno alle tre del Sabato mattina, ha inizio una nuova processione, cio è quella della Desolata; il corteo in onore di Ges ù Morto e della Madonna della Croce, nota come la Desolata, che parte dalla chiesa di S. Maria della Purit à e termina con il suggestivo raduno sulla spianata della Purit à, in attesa della benedizione. Dopo il periodo di penitenza, giungono i festeggiamenti pasquali: la domenica le campane suonano a festa e le nonne preparano pranzi succulenti per festeggiare la resurrezione del Signore. Ma i festeggiamenti continuano anche il luned ì (detto luned ì dell ’ Angelo o luned ì di Pasquetta). In questo giorno particolare, se il tempo lo permette, si è soliti fare gite fuori porta e consumare un pranzo al sacco in compagnia di amici e parenti. Proprio il Luned ì di Pasquetta a Noha, piccolo borgo non molto distante da Gallipoli, è ormai noto con la denominazione di “ Citt à dei Cavalli ” tenersi la consueta Fiera del Bestiame in onore della Madonna di Costantinopoli. 7

8 TRADIZIONI PROFANE DELLE SETTIMANE SANTE NEL SALENTO Dalla mattina del gioved ì le campane sono mute "ttaccate" (attaccate) e le funzioni religiose sono annunciate dal suono sordo delle "trenule" a volte accompagnate dal suono di un corno. Quindi si preparano e si allestiscono i sepolcri. Un'usanza non del tutto scomparza è quella di disporre nelle varie chiese dinnanzi ai sepolcri il cos ì detto "piattu pe lu subburcu", un piatto per il sepolcro, formato da grano germogliato al buio, ornato con nastri e immaginette sacre, riprendendo cos ì un'antica tradizione che altro non è che la trasposizione del mito di Adone che moriva e rinasceva ogni anno, tra fiori e luci. 8

9 Dal gioved ì santo alla Pasqua le massaie un tempo evitavano di fare il bucato per non incorrere nelle pene dell'inferno. Suggestive sono le processioni del venerd ì santo in molti centri salentini, accompagnate dalle bande musicali che intonano motivi lugubri e strazianti. Tra i vari personaggi da segnalare in questo periodo, oltre agli elementi costituiti dalle varie confraternite con abiti di diverso colore e spesso incappuciati, voglio segnalarvi la "quaremma". Nella tradizione popolare è rapresentata da un avecchietta con la conocchia in mano ed un'arancia amara, con sette penne infilzate. Questo fantoccio viene appeso al camino all'inizio della quaresima ed ogni settimana si sfila una penna dall'arancia. L'ultima penna viene sfilata a Pasqua, giorno in cui si butta nel fuoco la" quaremma". In alcuni paesi del Salento ancora oggi, si espone ai crocicchi quale monito di penitenza. Arrivata Pasqua la" quaremma" si distrugge. Si cosparge di liquido infiammabile, le si mette "na batteria nculu" (una serie di petardi nel d idietro), e si incendia saltando in aria disintegrandosi, tra l'allegria di tutti. 9

10 Inoltre si credeva che chi fosse nato o battezzato il Sabato Santo sarebbe stato nella sua vita molto fortunato, e se maschio e nato da una famiglia povera, si sarebbe fatto prete a spese del Capitolo come avveniva a Maglie. Il giorno di Pasqua a mezzogiorno tutti i parenti si univano a tavola per gustare il pranzo, tutti vestiti con gli abiti della festa e gustando un pranzo che un tempo era a base di cicorie cotte in acqua e condite con olio di oliva, uova sode, la "marzotica" gustata con fave verdi e non mancava mai la "cuddhura" ciambella con una o pi ù uova sode. Altra tradizione è quella dei panieri formati intrecciando le foglie degli alberi delle palme, questi panieri contenenti a volte cioccolatini le regalavano i fidanzati alle fidanzate che ricambiavano a Pasqua con la "cuddhura". La palma benedetta, simbolo di pace, si poneva nell'intercapedine del quadro situato sul letto matrimoniale oppure dietro la porta d'ingresso delle abitazioni per tenere lontane in entrambi i casi le malattie. Il ramoscello d'olivo,invece si poneva in un angolo del campo per proteggere i raccolti. Infine è da segnalare che nel luned ì in Albis si festeggia ovunque la pasquetta con un'importante fiera del bestiame a Noha, frazione di Galatina mentre i leccesi, sempre originali e un pò snob festeggiano la pasquetta il marted ì. Tradizione chiamata a Lecce "Lu Riu" che sarebbe la scampagnata che una volta i leccesi facevano per raggiungere la chiesina della Madonna d'Aurio posta nel feudo di Surbo, ma vicinissima alla periferia leccese, quindi questa usanza del ripetere la pasquetta anche il giorno dopo nasce dalla tradizione di voler raggiungere questa chiesina dedicata alla madonna di Loreto che la forma dialettale d'Aurio ha trasformato in "Lu Riu". 10

11 Galatina Una caratteristica del paese è la processione del sabato mattina per la grande partecipazione della gente che a migliaia si riversa nella strade della cittadina. La processione è costituita da vari elementi fra i quali le varie confraternite,tutte con abiti di diverso colore e spesso incappucciati. Un personaggio molto conosciuto è il legionario romano che flagellò il corpo di Cristo che è raffigurato con una statua in cartapesta,conosciuto nella tradizione popolare come “ Pati Paticchia ” dal greco “ Pathos ” ( patire,soffrire). 11

12 Questa statua una volta veniva esposta ai fedeli il gioved ì santo all ’ interno della chiesa dell ’ Addolorata a Galatina,ma quell ’ esposizione fu vietata perch é la gente che andava a visitare il sepolcro si scagliava contro la statua percotendola con pugni con aghi e con altri strumenti che creavano danni alla statua,volendo cos ì punire indirettamente chi aveva fatto soffrire il Figlio di Dio. Un importante tradizione popolare era il cos ì chiamato “ Santu Lazaru ” altro non era che una serie di serenate cantate a rima, che nei paesi della Grecia Salentina veniva la Passione di Cristo in griko; cantata per strada da dei cantastorie con sulle spalle con un ramo d ’ ulivo benedetto la domenica che precede la Pasqua, la domenica do Pasqua. Un ’ altra tradizione è che le palme benedette, simbolo di pace, venivano apposte nello spazio vuoto di un quadro posto dietro al letto matrimoniale oppure dietro la porta d ’ ingresso della casa, questo veniva fatto per lontano le malattie. 12

13 Alunne: Bruno Carola Colelli Francesca De Nigris Eleonora De Santis Miriam Dima Valentina Giordano Desirèe Grande Andreina Greco Benedetta Mongelli Sara Orlando Vittoria Pallara Martina Potì Elisa Indice : I Sepolcri a Lecce Pag.2 Settimana Santa gallipolina Pag.5 Tradizioni profane salentine Pag.8 Galatina Pag.11 13


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