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Fine Progetto fatto da: Longo & Federici Il pranzo di Natale.

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Presentazione sul tema: "Fine Progetto fatto da: Longo & Federici Il pranzo di Natale."— Transcript della presentazione:

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4 Progetto fatto da: Longo & Federici Il pranzo di Natale

5 LA CHIMICA IN CUCINA ALLA VIGILIA DI NATALE Eccomi qua la notte di Natale a scrivere di Chimica, mi sembra incredibile! … tra qualche ora, come da tradizione, sarà tutto uno sferruzzare di coltelli, forchette, terrine, pentole e piatti, tra tacchino in crosta di sfoglia, vitella ai funghi, cestini di parmigiano reggiano con spinaci al burro, uva sultanina e noci, salmone affumicato e frittelle di baccalà, mostarda, spumanti e vini, torroni, panettone ripieno e molto altro ancora … tutto come deve essere da tradizione di famiglia.

6 IL MENU’ DI NATALE & LA CHIMICA Torniamo a noi e al nostro pranzo di Natale: il tacchino è ore che cuoce nel forno, così da far arrivare la temperatura interna almeno a 60 gradi, in tal modo si possono denaturare le proteine di cui la sua carne è costituita. Le proteine possiamo pensarle come dei microscopici gomitoli di fili arrotolati su se stessi a temperatura ambiente, cioè quando la carne è cruda, se aumentiamo la temperatura, a partire dai 40 gradi centigradi, le proteine iniziano a modificarsi e a “srotolarsi”, allungandosi e distendendosi, cioè si denaturano, perché prendono una forma diversa da quella che hanno naturalmente, la carne quindi cuoce. Cuocere, infatti, significa cambiare lo stato di un alimento e di solito si fa proprio con l’uso di calore, o comunque fornendo energia (penso anche al microonde). E come abbiamo fatto la crosta? Torniamo a noi e al nostro pranzo di Natale: il tacchino è ore che cuoce nel forno, così da far arrivare la temperatura interna almeno a 60 gradi, in tal modo si possono denaturare le proteine di cui la sua carne è costituita. Le proteine possiamo pensarle come dei microscopici gomitoli di fili arrotolati su se stessi a temperatura ambiente, cioè quando la carne è cruda, se aumentiamo la temperatura, a partire dai 40 gradi centigradi, le proteine iniziano a modificarsi e a “srotolarsi”, allungandosi e distendendosi, cioè si denaturano, perché prendono una forma diversa da quella che hanno naturalmente, la carne quindi cuoce. Cuocere, infatti, significa cambiare lo stato di un alimento e di solito si fa proprio con l’uso di calore, o comunque fornendo energia (penso anche al microonde). E come abbiamo fatto la crosta? La base è sempre acqua e farina. La base è sempre acqua e farina. La farina si può classificare in diversi modi: La farina si può classificare in diversi modi: in base alla dimensione della macinatura dei in base alla dimensione della macinatura dei granuli ( e si ha farina 0, 00, 1, 2) oppure in base granuli ( e si ha farina 0, 00, 1, 2) oppure in base alla quantità di proteine che contiene, per alla quantità di proteine che contiene, per cui una farina si dice forte se ha molte proteine, cui una farina si dice forte se ha molte proteine, debole se ne ha poche, questo lo trovate scritto debole se ne ha poche, questo lo trovate scritto sul pacchetto con la lettera “W =” e un numero, più sul pacchetto con la lettera “W =” e un numero, più è grande questo numero, maggiore è la forza della farina. è grande questo numero, maggiore è la forza della farina. Per la nostra crosta, che vogliamo essere sottile e croccante, serve una farina debole, che cioè non abbia la possibilità di lievitare molto. Per darle un po’ di gusto in più aggiungiamo qualche grasso, come olio o burro; impastando quindi acqua, farina e grasso, i granuli di farina verranno parzialmente o totalmente impermeabilizzati dal grasso e quindi l’acqua non potrà essere assorbita nel granulo facilmente (anche perché ricordiamolo che la farina è ricca di amido che assorbe molta acqua). Questa impermeabilizzazione della farina ha un riscontro pratico immediato: quando noi tiriamo la sfoglia, ottenuta dai tre ingredienti precedenti, cioè la stendiamo col mattarello pressandola, ripetiamo molte volte la stessa operazione: stendiamo la sfoglia, la ripieghiamo su se stessa, la ristendiamo col mattarello, la ripieghiamo e via di seguito. Per la nostra crosta, che vogliamo essere sottile e croccante, serve una farina debole, che cioè non abbia la possibilità di lievitare molto. Per darle un po’ di gusto in più aggiungiamo qualche grasso, come olio o burro; impastando quindi acqua, farina e grasso, i granuli di farina verranno parzialmente o totalmente impermeabilizzati dal grasso e quindi l’acqua non potrà essere assorbita nel granulo facilmente (anche perché ricordiamolo che la farina è ricca di amido che assorbe molta acqua). Questa impermeabilizzazione della farina ha un riscontro pratico immediato: quando noi tiriamo la sfoglia, ottenuta dai tre ingredienti precedenti, cioè la stendiamo col mattarello pressandola, ripetiamo molte volte la stessa operazione: stendiamo la sfoglia, la ripieghiamo su se stessa, la ristendiamo col mattarello, la ripieghiamo e via di seguito. Otteniamo così uno strato di millefoglie sul nostro tacchino.

7 ALTRI PIATTI Proseguiamo con la vitella ai funghi? I funghi sono uno dei regni dei viventi (fungi), ne esistono di diversi tipi, dal classico champignon, che in Francia vuol dire proprio: “fungo”, e che dovremmo chiamare Agaricus bisporus, ai più gustosi porcini (Boletus edulis), ma è vero che hanno zero calorie? Non è difficile come risposta, basta pensare a chi è che fornisce energia al nostro corpo (la cui unità di misura sono proprio le calorie) e vedere che contenuto ha nei funghi. Le proteine e gli zuccheri (o carboidrati) forniscono circa 4 chilocalorie per ogni grammo (Kcal/gr), i grassi (o lipidi) 9 Kcal/gr, misurando il contenuto di questi macronutrienti per gli champignon si scopre che contengono dei primi due (proteine e zuccheri) pochissimi grammi, dei grassi invece addirittura solo alcuni decimi di grammo, tanto che il totale delle calorie è di una ventina di Kcal per 100 gr., quindi possiamo dire che sono molto vicino a zero calorie. Ma se i funghi non hanno un valore nutrizionale perchè li usiamo per cucinare? Perchè cedono alle preparazioni in cui sono inseriti degli straordinari odori e sapori, che rendono più gustoso ogni piatto, però non bisogna abusarne in quanto contengono molte sostanze chimiche che i nostri reni faticano a depurare, ed essendo costituiti da cellulosa (fibre) per la maggior parte risultano anche essere poco digeribili. FUNGHI COMMESTIBILI

8 PANETTONE Il panettone, è un tipico dolce milanese, associato alle tradizioni gastronomiche del Natale e ampiamente diffuso in tutta Italia. Il panettone tradizionale lombardo è notoriamente quello basso Esistono diversi tipi di lievito che si possono usare per realizzare il panettone. La ricetta originale vorrebbe che venisse usato il lievito madre, lo stesso che il fornaio usa per fare il pane, composto da farina, acqua e batteri lattici in continua fermentazione, che si presenta come una pallina di pasta di pane e che si può reperire direttamente dal fornaio o da qualche amico cuoco professionista. Una volta acquistato il lievito madre, l'accortezza sta nel mantenerlo "vivo" l'accortezza sta nel mantenerlo "vivo" ogni giorno fino al suo utilizzo, tra l'altro può durare anni, quindi se non si utilizza tutto può essere conservato per fare altri dolci o tutto può essere conservato per fare altri dolci o il pane. I batteri contenuti nel lievito madre devono il pane. I batteri contenuti nel lievito madre devono nutrirsi per poter fermentare, quindi ogni 3-4 giorni nutrirsi per poter fermentare, quindi ogni 3-4 giorni occorre "rinfrescare" il lievito madre e aggiungendo un po‘ occorre "rinfrescare" il lievito madre e aggiungendo un po‘ di farina e acqua. In alternativa si può comprare la dose esatta di farina e acqua. In alternativa si può comprare la dose esatta di lievito madre necessaria per la nostra ricetta la mattina stessa in cui si decide di preparare il panettone. Un altro lievito che si può usare è il lievito di birra, composto da colonie di batteri e funghi unicellulari, che si trova più facilmente del lievito madre in commercio, anche al supermercato, sottoforma di panetti morbidi o secco. In entrambi i casi, sia che lo si acquisti fresco che secco è consigliabile tenerlo un po’ in ammollo per renderlo più malleabile prima di utilizzarlo. Consiglio comunque di comprare il panetto fresco. in cui si decide di preparare il panettone. Un altro lievito che si può usare è il lievito di birra, composto da colonie di batteri e funghi unicellulari, che si trova più facilmente del lievito madre in commercio, anche al supermercato, sottoforma di panetti morbidi o secco. In entrambi i casi, sia che lo si acquisti fresco che secco è consigliabile tenerlo un po’ in ammollo per renderlo più malleabile prima di utilizzarlo. Consiglio comunque di comprare il panetto fresco. Infine, esiste il classico lievito chimico, una polvere contenente bicarbonato e acido tartarico che sostituiscono i batteri naturali nella funzione di lievitazione dell'impasto. La sua caratteristica è quella di non lasciare odori all'impasto, a differenza del lievito madre e del lievito di birra che, invece, rendono l'impasto particolarmente aromatico propria grazie alle fermentazioni che avvengono grazie al lievito. La caratteristica fondamentale del panettone è l'aromaticità data dal lievito dunque un prodotto fatto con lievito chimico proprio non si potrebbe definire panettone... Infine, esiste il classico lievito chimico, una polvere contenente bicarbonato e acido tartarico che sostituiscono i batteri naturali nella funzione di lievitazione dell'impasto. La sua caratteristica è quella di non lasciare odori all'impasto, a differenza del lievito madre e del lievito di birra che, invece, rendono l'impasto particolarmente aromatico propria grazie alle fermentazioni che avvengono grazie al lievito. La caratteristica fondamentale del panettone è l'aromaticità data dal lievito dunque un prodotto fatto con lievito chimico proprio non si potrebbe definire panettone...

9 Vini Alcol metilico: particolarmente tossico; si forma dall'azione degli enzimi sulle pectine contenute nella buccia dell'uva; alcoli superiori (cioè con atomi di carbonio superiori a 2); butilenglicole e acido succinico: prodotti secondari della fermentazione alcolica; acido acetico: prodotto secondario della fermentazione alcolica; la sua concentrazione può essere elevata se non si effettua un'adeguata pulizia dei contenitori utilizzati per la produzione del vino; zuccheri: alcuni fermentano per dare alcol (fruttosio, glucosio) per cui è presente solo una frazione di essi che non ha completato la fermentazione, mentre non ha completato la fermentazione, mentre altri non vanno incontro a fermentazione (arabinosio e xilosio); talvolta si aggiunge saccarosio al vino durante la sua produzione, ma tale zucchero al vino durante la sua produzione, ma tale zucchero non è presente nel prodotto finale in quanto non è presente nel prodotto finale in quanto reagisce velocemente;acido citrico: è un acido organico presente nell'uva; composti azotati e sali minerali: già presenti nell'uva;composti fenolici: in parte sono presenti nell'uva e in parte sono ceduti dal legno della botte durante l'invecchiamento; composti aromatici: possono essere già presenti nell'uva o formarsi durante il processo di produzione e invecchiamento del vino; vitamine: sono presenti nell'uva; nel vino non è presente la vitamina C, in quanto viene consumata durante il processo di vinificazione; anidride carbonica: prodotta durante la fermentazione alcolica; ha una concentrazione minore nei vini invecchiati; ossigeno: assorbito dal vino durante il processo produttivo; anidride solforosa: è particolarmente tossica; viene addizionata in piccole percentuali per regolare la fermentazione e come conservante.

10 Progetto fatto da: Canepa, Bruzzese & Decimavilla La chimica dei re Magi

11 CREDITS I DONI IN MEDICINA I RE MAGI

12 MELCHIORREGASPAREBALDASSARRE I re magi:

13 Melchiorre è il più anziano e il suo nome deriva da Melech, che significa Re. In Siria il nome del primo mago, Larvandad, è una combinazione di Lar (regione di Teheran) e vandad (che significa «collegato con» o «situato in»). Il nome vorrebbe, quindi, dire “nato nella regione di Lar”. Egli era anziano, con i capelli bianchi e la barba lunga e discendeva da Sem, figlio di Noè. Melchiorre porta con se il dono dell’ oro. oro

14 Baldassarre deriverebbe da Balthazar, mitico re babilonese. Re arabo del deserto, era giovane e di carnagione scura, e discendeva da Jafet, un altro figlio di Noè. In Siria il nome del 2°mago è: Hormisdas, si riferisce all'angelo del primo giorno di ciascun mese, il cui nome era stato dato dal Dio supremo. Baldassarre porta con se il dono dell’ incenso. incenso

15 Gaspare, mistico re dell'Armenia, lasciò l'intero potere a suo fratello Ntikran per andare a cercare Gesù. Era probabilmente un seguace di Zoroastro. Era un giovanotto rude, discendente di Cam, uno dei figli di Noè. Gaspare porta con se il dono della mirra. mirra

16 L' oro è l'elemento chimico di numero atomico 79. Il suo simbolo è Au. È un metallo di transizione tenero, pesante, duttile, malleabile di colore giallo, dovuto all'assorbimento delle lunghezze d'onda del blu dalla luce incidente. Inattaccabile dalla maggior parte dei composti chimici, reagisce in pratica solo con l'acqua ragia e con lo ione cianuro. Con il mercurio forma un amalgama, ma non un composto chimico. Si trova allo stato nativo sotto forma di pepite, grani e pagliuzze nelle rocce e nei depositi alluvionali. Non si altera con l'ossigeno, l'umidità, il calore, gli acidi e gli alcali caustici. L'oro si lega con molti metalli: le leghe col rame sono rossastre, con il ferro verdi, con l'alluminio violacee, col platino bianche, col bismuto e l'argento nerastre. Gli ioni dell'oro vengono facilmente ridotti e precipitati come oro metallico per addizione di praticamente qualsiasi altro metallo. È un eccellente conduttore di elettricità, il migliore tra i metalli dopo l'argento e il rame.

17 L’ incenso è una resina aromatica ricavata da alcune specie del genere Boswellia. Esso viene utilizzato nell'incenso e nei profumi. Alcuni dei composti chimici dell’incenso sono:  Resina acida (56%), solubile in alcool con formula C 20 H 32 O 4  Gomma (simile alla gomma arabica) 30–36%  Acido 3-acetil-β-boswellico (Boswellia sacra)  Acido α-boswellico (da estratti di Boswellia sacra)  4-O-metil-Acido glucuronico (da estratti di Boswellia sacra)  Incensolo acetato  Fellandrene.

18 In passato, la resina ottenuta dalla pianta della mirra era utilizzata per via orale come carminativo ed espettorante, come digestivo e disinfettante urinario: questi impieghi sono ormai abbandonati per mancanza di dati sulla sicurezza della mirra. Era anche utilizzata come profumo per ambienti, come insetticida, oppure anche durante cerimonie funebri per l'imbalsamazione. Dimostrate invece le seguenti attività farmacologiche: antinfiammatoria, analgesica e disinfettante. La tintura di mirra costituisce un rimedio specifico (per uso esterno) per gengiviti, piorrea, afte, stomatiti e tonsilliti; può essere utilizzata anche per la medicazione di abrasioni, ferite, ulcerazioni cutanee, foruncoli ed acne.

19 I tre doni dei Re Magi rappresentano anche dei rimedi curativi:  L’incenso viene estratto dalla Boswellia, pianta dell'antica medicina ayurvedica. Sono presenti in questa resina numerose sostanze chimiche dotate di attività antinfiammatoria. La Boswellia viene utilizzata per curare casi di colite ulcerosa, Crohn o altre malattie croniche a carico dei bronchi come delle articolazioni. Permette di ridurre il consumo di farmaci.  La mirra è una resina che veniva usata per la mummificazione. Deriva da una pianta tipica dei Paesi arabi (Mesopotamia e India). Ha delle proprietà antisettiche, analgesiche e antinfiammatorie e può essere utilizzata per curare gengiviti, periodontopatie, ulcere cutanee, afte.  L'oro (polvere di Curcuma) è indicato per il trattamento dell’artrite reumatoide, mentre la polvere di Curcuma (color oro) contiene delle sostanze con proprietà antiossidante efficaci nel trattamento della psoriasi e delle infiammazioni croniche intestinali o reumatiche. Amplificano l’attività antitumorale dei farmaci chemioterapici. Mirra Incenso Oro

20 Questo lavoro è stato svolto dalle alunne: Bruzzese Sonia, Canepa Irene e Decimavilla Gabriela classe 2AR.

21 Progetto fatto da: Ferrante,Lari & Paoli Il freddo

22 La chimica del freddo Il ghiaccio La nebbiaLa neve Il ghiaccio La nebbia La neve Crediti

23 Il ghiaccio Ghiaccio è il nome comune usato per designare l‘acqua allo stato solido; è un solido cristallino trasparente. La stessa parola “cristallo" deriva dal termine greco che significa "ghiaccio". A pressione atmosferica standard la transizione di fase avviene quando l'acqua liquida viene raffreddata sotto gli 0 °C (273,15 K, 32 °F).

24 Sono costituite di ghiaccio le precipitazioni solide dell'atmosfera terrestre quali i cristalli di ghiaccio ottenuti per cristallizzazione del vapore acqueo sui germi cristallini che si aggregano nei comuni fiocchi di neve, la grandine per solidificazione diretta delle goccioline d'acqua di nube, la galaverna, la brina, il gelicidio, il vetrone e il vetrato.

25 La nebbia La nebbia è il fenomeno meteorologico per il quale una nube si forma a contatto con il suolo. È costituita da goccioline di acqua liquida o cristalli di ghiaccio sospesi in aria. A causa della diffusione della luce solare da parte dell'acqua in sospensione la nebbia si manifesta come un alone biancastro che limita la visibilità degli oggetti. La nebbia inizia a formarsi quando l'umidità relativa di una massa d'aria raggiunge il 100%, ovvero quando si ha saturazione del vapore acqueo in essa contenuto.

26 A seconda dei meccanismi con cui si raggiunge questa condizione, si parla di: Nebbia da irraggiamento: si forma generalmente dopo il tramonto, dopo che il suolo ha ceduto calore allo spazio tramite irraggiamento, raffreddandosi, assorbe calore dall'aria più a contatto con la superficie (generando inversione termica). Nebbia da avvezione: si forma quando l'aria umida passa per adozione, movimento orizzontale dei flussi d'aria sopra il terreno freddo e viene così raffreddata. Nebbia da umidificazione: è la forma più localizzata ed è creata dall'aria fredda che passa sull'acqua molto più calda. Nebbia frontale (o nebbia da precipitazione): si forma quando una precipitazione cade nell'aria secca dietro alla nube, le goccioline liquide evaporano in vapore acqueo.

27 La neve In meteorologia la neve è una configurazione di precipitazione atmosferica nella forma di acqua ghiacciata cristallina che consiste, in una moltitudine di minuscoli cristalli di ghiaccio, tutti aventi di base una simmetria esagonale e spesso, anche una geometria frattale, ma ognuno di tipo diverso e spesso aggregati tra loro in maniera casuale a formare fiocchi di neve. Dal momento che è composta da piccole parti grezze è un materiale granulare. Ha una struttura aperta ed è quindi soffice, a meno che non sia sottoposta ad una pressione esterna. La disciplina che studia le caratteristiche fisico-chimiche della neve in relazione all'ambiente è la nivologia. la neve può cadere, anche se per brevi periodi, con temperature positive superiori ai 2 °C (se l'aria nei bassi strati è abbastanza secca la neve può giungere al suolo anche con temperature lievemente superiori). Se la temperatura lo consente, è possibile produrre neve artificiale con cannoni appositi, che tuttavia creano piccoli granelli più simili a neve tonda che non a neve propriamente detta. In meteorologia la neve è una configurazione di precipitazione atmosferica nella forma di acqua ghiacciata cristallina che consiste, in una moltitudine di minuscoli cristalli di ghiaccio, tutti aventi di base una simmetria esagonale e spesso, anche una geometria frattale, ma ognuno di tipo diverso e spesso aggregati tra loro in maniera casuale a formare fiocchi di neve. Dal momento che è composta da piccole parti grezze è un materiale granulare. Ha una struttura aperta ed è quindi soffice, a meno che non sia sottoposta ad una pressione esterna. La disciplina che studia le caratteristiche fisico-chimiche della neve in relazione all'ambiente è la nivologia. la neve può cadere, anche se per brevi periodi, con temperature positive superiori ai 2 °C (se l'aria nei bassi strati è abbastanza secca la neve può giungere al suolo anche con temperature lievemente superiori). Se la temperatura lo consente, è possibile produrre neve artificiale con cannoni appositi, che tuttavia creano piccoli granelli più simili a neve tonda che non a neve propriamente detta.

28 In meteorologia la neve è una configurazione di precipitazione atmosferica nella forma di acqua ghiacciata cristallina che consiste in una moltitudine di minuscoli cristalli di ghiaccio tutti aventi di base una simmetria esagonale e spesso, anche una geometria frattale, ma ognuno di tipo diverso e spesso aggregati tra loro in maniera casuale a formare fiocchi di neve. La neve si forma nell'alta atmosfera quando il vapore acqueo, a temperatura inferiore a 0 °C, brina attorno ai cosiddetti germi cristallini passando dallo stato gassoso a quello solido formando cristalli di ghiaccio i quali cominciano a cadere verso il suolo quando il loro peso supera la spinta contraria di galleggiamento nell'aria e raggiungono il terreno senza fondersi. Questo accade quando la temperatura al suolo è in genere minore di 2 °C (in condizioni di umidità bassa è possibile avere fiocchi al suolo anche a temperature lievemente superiori) e negli strati intermedi non esistono temperature superiori a 0 °C dove la neve possa fondere e diventare acquaneve o pioggia.

29 crediti Lavoro realizzato da: Ferrante Floriano Ferrante Floriano Paoli Alessandro Paoli Alessandro Lari Matteo Lari Matteo

30 Progetto fatto da: Dellepiane, Riccobono & Esfaoui Chimica delle stelle Astrochimica

31 La chimica delle stelle

32 Formazione stelle Le stelle sono costituite da Idrogeno (75%) elio (25%) e una frazione molto piccola (<0,1%) di metalli. Nelle stelle più giovani la percentuale di metalli sale, mentre l’idrogeno ed elio hanno percentuali variabili. Queste differenze sono dovute al fatto che le nubi molecolari, da cui le stelle si originano, sono arricchite dagli elementi pesanti diffusi dalle esplosioni delle supernove.

33 Temperature stelle La temperatura superficiale di una stella di sequenza principale è determinata dalla quantità di energia che viene prodotta nel nucleo e del raggio del corpo celeste. Un valido strumento per la sua misurazione è l’indice di colore che è normalmente associato alla temperatura effettiva. Le stelle più massicce hanno temperatura superficiali molto elevate, che possono arrivare fino a 50000 k, mentre le stelle meno massicce hanno temperatura superficiale molto bassa, di circa 3500K, ma appaiono molto luminose poiché la loro superficie radiante possiede un’area estremamente vasta.

34 Reazioni nucleari Durante la sequenza principale le reazioni prevalenti sono quelle di fusione dell’idrogeno, in cui quattro nuclei di idrogeno(ciascuno costituito da un solo protone) si fondono per formare un nucleo di elio (due protoni e due neutroni). La massa netta dei nuclei di elio è però minore della massa totale dei nuclei di idrogeno iniziali, e la conseguente variazione dell’energia di legame nucleare produce un rilascio di energia quantificabile per mezzo dell’equazione massa-energia di Albert Einstein, E=mc 2. La produzione di energia nel nucleo stellare è il motivo per il quale le stelle appaiono così brillanti.

35 Le meteore Una meteora è un frammento di cometa o di asteroide, che entrano all’ interno dell’atmosfera terrestre si incendia a causa dell’attrito, è chiamata comunemente stella cadente.

36 Le comete Le comete che entrano nel sistema interno, e si rendono quindi visibili dalla Terra, hanno spesso orbite ellittiche. Spesso descritte come "palle di neve sporche", le comete sono composte per la maggior parte di sostanze volatili come biossido di carbonio, metano e acqua ghiacciati, con mescolati aggregati di polvere e vari minerali. La sublimazione delle sostanze volatili quando la cometa è in prossimità del Sole causa la formazione della chioma e della coda.

37 Stelle cometa e natale Nella tradizione popolare cristiana le stelle comete hanno assunto una valenza positiva: basti pensare alla stella di Betlemme, tradizionalmente considerata una cometa, che si ritiene abbia guidato i re magi sino a Betlemme, dove sarebbe nato Gesù. Anche le meteore,popolarmente dette stelle cadenti, rivestono un ruolo particolare nella cultura popolare: erano infatti considerate un buon auspicio, in particolar modo quelle che comparivano nella notte di San Lorenzo, ovvero le Perseidi.

38 Al giorno d’oggi, specialmente nei paesi industrializzati o in via di sviluppo, questo stretto contatto fra cultura popolare e la volta celeste si è perso. Oggi è molto difficile osservare le stelle dai centri urbani; pertanto l’unico modo per compiere delle buone osservazioni resta quello di recarsi quanto più possibile lontano dalle luci cittadine.

39 Grazie per l’attenzione Progetto ideato da: Dellepiane Serena classe:2AR

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41 Nubi di gas molecolare

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45 Progetto fatto da: Pisasale & Gibaldi I regali della chimica

46 La chimica e i suoi regali al mondo

47 Le principali scoperte chimiche sono : Teoria atomica Elettrone Tavola Mendeleev Plastiche Credits

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49 L'elettrone è una particella subatomica con carica elettrica negativa che, non essendo composta da altri costituenti noti, si ritiene essere una particella elementare. Gli elettroni, insieme ai protoni e ai neutroni, sono componenti degli atomi e, sebbene contribuiscano alla massa totale dell'atomo per meno dello 0,06%, ne caratterizzano sensibilmente la natura e ne determinano le proprietà chimiche: ad esempio il legame chimico covalente si forma in seguito alla condivisione di elettroni tra due o più atomi. Si tratta di una particella molto studiata in diversi ambiti della fisica, in particolare nell'elettromagnetismo e nella fisica dello stato solido. Il moto dell'elettrone genera un campo magnetico, la variazione della sua energia e della sua accelerazione causano l'emissione di fotoni, è inoltre responsabile della conduzione della corrente elettrica e del calore. Elettrone

50 Tavola Mendeleev La tavola periodica degli elementi (o semplicemente tavola periodica) è lo schema con il quale vengono ordinati gli elementi chimici sulla base del loro numero atomico Z e del numero dielettroni presenti nell'orbitale atomico più energetico. La tavola periodica degli elementi è stata ideata dal chimico russo Dmitrij Mendeleev[1] nel 1869, contemporaneamente ed indipendentemente dal chimico tedesco Julius Lothar Meyer (1830- 1895), inizialmente contava numerosi spazi vuoti, previsti per gli elementi che sarebbero stati scoperti in futuro, alcuni nella seconda metà del Novecento. La tavola periodica di Mendeleev, che è la prima versione e anche quella attualmente più utilizzata, è la tavola periodica per antonomasia, per cui nel continuo della trattazione parlando di "tavola periodica" si farà riferimento alla tavola periodica di Mendeleev, salvo dove venga esplicitamente indicato il contrario.

51 Plastiche Le materie plastiche :sono materiali organici o semiorganici a elevato peso molecolare, cioè costituite da molecole con una catena molto lunga (macromolecole), che determinano in modo essenziale il quadro specifico delle caratteristiche dei materiali stessi. [1] Le materie plastiche possono essere costituite da polimeri puri o miscelati con additivi o cariche varie. I polimeri di base sono essenzialmente di origine sintetica, cioè derivati dal petrolio, ma vi sono anche materie plastiche sviluppate partendo da una matrice naturale.

52  Pisasale Matteo  Gibaldi Francesco Grazie per l’attenzione

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