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Benefici di una valuta comune

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Presentazione sul tema: "Benefici di una valuta comune"— Transcript della presentazione:

1 Benefici di una valuta comune
Capitolo 3

2 I vantaggi derivanti dall’utilizzo di un’unica moneta: eliminazione dei costi di transazione
L’eliminazione dei costi di transazione per il cambio delle valute è certamente il guadagno più evidente derivante da un’unione monetaria Fintantoché i sistemi di pagamento non sono pienamente integrati, i trasferimenti bancari tra i membri dell’UEM, saranno relativamente più costosi di quelli che si svolgono all’interno di uno stesso paese. È ciò che accade nell’Eurozona Per impedire ciò è stato adottato un regolamento che impone alle banche di applicare ai pagamenti, eseguiti nell’Eurozona, le stesse commissioni applicate alle analoghe operazioni bancarie nazionali

3 Nasce l’AUPE Tale regolamento ha indotto le banche dell’Eurozona a creare il Consiglio europeo dei pagamenti, che a sua volta ha portato alla creazione dell’Aerea unica dei pagamenti in euro (AUPE), mirante a semplificare e codificare le tipologie dei pagamenti nell’intera Eurozona L’AUPE è frutto di un accordo volontario. La Commissione ha adottato una direttiva (direttiva sui servizi) mirante a dare una base legale all’AUPE, che dovrebbe da ultimo determinare la formazione di un sistema di pagamento pienamente integrato nell’Eurozona

4 Guadagni indiretti derivanti dall’eliminazione dei costi di transazione
Con l’eliminazione dei costi di transazione si è garantito una maggiore trasparenza nei prezzi. Così i consumatori possono meglio confrontarli, perché espressi in una stessa unità di conto, e quindi decidere dove effettuare gli acquisti Nella realtà la discriminazione dei prezzi è ancora ampiamente praticata in Europa, ma l’euro può contribuire ad una maggiore integrazione economica. È probabile, ad esempio, che l’integrazione finanziaria stimoli un’ulteriore armonizzazione legislativa

5 Vantaggi derivanti da una minore incertezza
L’incertezza sulle variazioni del tasso di cambio futuro introduce timore sui ricavi delle imprese. In generale, gli individui preferiranno a parità di rendimenti attesi, un rendimento futuro più sicuro rispetto ad uno più incerto Eliminare il rischio di cambio riduce l’entità dell’incertezza e di conseguenza aumentare il benessere

6 Quindi il movimento verso una valuta comune può ridurre il rischio di cambio, e condurre a una più efficiente funzione del meccanismo dei prezzi

7 Incertezza del tasso di cambio e crescita economica
Molti economisti ritengono che l’eliminazione del rischio di cambio condurrebbe ad una maggiore crescita economica, in quanto riduce l’incertezza aumentando teoricamente il benessere. Questa idea può essere affrontata utilizzando il modello di crescita neoclassico. Inoltre questa analisi ha avuto un’importanza preminente in ambito europeo: Rapporto della Commissione Europea “Un mercato, una moneta” (1990) Analisi di Richard Baldwin (1989) Questa analisi ha contribuito a far accettare l’idea che l’ UEM costituisca uno strumento idoneo a stimolare la crescita economica

8 Modello di crescita neoclassico
y r y f(k) f(k) A r’ B r r A k k L’ effetto di un rischio più basso nel modello di crescita neoclassico Modello di crescita neoclassico Fonte: Economia dell’unione monetaria, P. De Grauwe Come si evince dai grafici, in questo modello di crescita neoclassico la diminuzione del tasso di interesse (r) dovuta all’unione monetaria aumenta temporaneamente il tasso di crescita del prodotto. Il tasso di crescita della produzione ritorna al livello iniziale, determinato dal tasso esogeno di cambiamento tecnologico e dal tasso di crescita della popolazione

9 Crescita endogena nel “nuovo” modello di crescita
y f ’(k) C f(k) B A k Fonte: Economia dell’unione monetaria, P. De Grauwe Come vediamo dal grafico, un abbassamento del tasso d’interesse può collocare l’economia su un sentiero di crescita permanentemente più alto, in quanto un minor tasso d’interesse consente di accumulare maggior capitale aumentando così la produttività dello stock di capitale per lavoratore, e quindi vi è un movimento verso l’alto della curva f(k). L’economia quindi si muoverà su un sentiero di crescita più alto (punto C)

10 Unione monetaria, commercio e crescita: evidenza empirica
I fattori che possono stimolare il commercio tra i membri dell’ UE: Diminuzione costi di transazione Incertezza dei cambi La seconda generazione di studi econometrici, inaugurata da Andy Rose ha analizzato una molteplicità di variabili che influenzano i flussi commerciali (reddito, distanza, fattori linguistici, restrizioni allo scambio, ecc.) scoprendo che: Le coppie di paesi che appartengono ad un’unione monetaria registrano flussi commerciali che in media sono il doppio di quelli di paesi che non fanno parte di un’unione monetaria

11 Che effetti ha l’unione monetaria sulla crescita economica?
Effetto commerciale: l’unione monetaria stimola il commercio e quindi la crescita dell’output potenziale Effetto diretto: l’incertezza nei cambi Frankel e Rose si sono concentrati sul primo effetto, notando che: Un incremento dell’1% nel commercio tra paesi di un’unione monetaria comporta un aumento del reddito pro capite di 1/3 di punto, quindi se l’unione monetaria accresce il commercio tra paesi membri questi godranno dei benefici legati all’effetto sui tassi di crescita Il secondo effetto può essere ambiguo in quanto da un lato riduce il tasso d’interesse reale incrementando gli investimenti e quindi la crescita, dall’altro riduce il rendimento atteso degli investimenti, cioè incide sui ricavi futuri delle imprese

12 Quali sono i benefici di una valuta internazionale?
Si possono distinguere due tipi di benefici : Se la valuta è utilizzata a livello internazionale, come il dollaro, il paese che la emette otterrà ricavi extra, raddoppiando i profitti che di fatto andranno al governo e i cittadini verranno tassati di meno Aumento di attività dei mercati finanziari nazionali. I residenti all’estero vorranno investire in attività emesse in quella valuta, quindi le banche nazionali, il mercato azionario e quello delle obbligazioni attireranno clienti, creando know-how e posti di lavoro Da notare che alcuni paesi, soprattutto il Regno Unito sono riusciti ad attrarre attività finanziarie dal resto del mondo pur non avendo una valuta internazionale. Londra è uno dei principali centri della finanza internazionale. Dunque avere una valuta internazionale non è una condizione necessaria per stimolare il settore finanziario ma sufficiente

13 Benefici di un’unione monetaria e grado di apertura commerciale
Come mostra il grafico i guadagni derivanti da un’unione monetaria aumentano all’aumentare dell’apertura verso gli altri partner dell’unione Vantaggi (% del PIL) Scambi (% del PIL) Fonte: Economia dell’unione monetaria, P. De Grauwe È quindi probabile che il benessere di un’unione monetaria aumenti in relazione al grado d’apertura di un’economia. Vale a dire che l’eliminazione dei costi di transazione sarà molto più rilevante in paesi dove le imprese e i consumatori acquistano e vendono una grande percentuale di beni e servizi in paesi stranieri. Eliminare in questo caso i rischi condurrà ad un maggior benessere (pro capite) in economie piccole e aperte, piuttosto che in paesi grandi e relativamente chiusi

14 Costi e benefici a confronto
Capitolo 4

15 Esportazioni intracomunitarie dei paesi UE, 2005 (% del PIL)
Germania ,0 Svezia ,2 Malta ,0 Finlandia ,1 Portogallo ,6 Francia ,7 Italia ,2 Spagna ,0 Regno Unito ,8 Cipro ,1 Grecia ,0 Belgio-Lussemburgo 66,7 Slovacchia 58,9 Repubblica Ceca 54,1 Paesi Bassi 51,1 Estonia 45,6 Ungheria 43,7 Slovenia 37,3 Irlanda 34,7 Lituania 30,1 Austria 28,1 Lettonia 24,6 Danimarca 23,1 Polonia 23,1 Fonte: Commissione europea, European Economy, Appendice statistica

16 Sono evidenti notevoli differenze nel grado di apertura commerciale tra partner europei
L’analisi di costi e benefici produrrà quindi risultati molto diversi da paese a paese

17 Costi e benefici di un’unione monetaria
Costi e benefici (% del PIL) Benefici …………….. Costi T* Scambi (% del PIL) Fonte: Economia dell’unione monetaria, P. De Grauwe

18 Il punto di intersezione della retta dei benefici con quella dei costi determina il livello di apertura che rende conveniente ad un paese l’adesione ad un’unione monetaria con i suoi partner commerciali A sinistra di questo punto, il paese sta meglio se mantiene la propria valuta nazionale; a destra troverà conveniente sostituirla con quella dei suoi partner commerciali

19 La forma e la posizione della curva dei costi dipendono dall’opinione che si ha a riguardo dell’efficacia dello strumento del cambio nel correggere andamenti differenziati della domanda Benefici Benefici Costi e benefici Costi e benefici ………….... ….…. Costi Costi T* T* Scambi (% del PIL) Scambi (% del PIL) Impostazione monetarista Impostazione keynesiana Fonte: Economia dell’unione monetaria, P. De Grauwe

20 Monetarista: le variazioni del tasso di cambio sono inefficienti per correggere gli shock asimmetrici. Anche se lo fossero, l’uso di tali politiche finirebbe per ridurre il benessere dei cittadini. Quindi secondo questa opinione, che è anche quella espressa dalla Commissione Europea nel suo rapporto del 1990, molti paesi guadagnerebbero partecipando ad un’ unione monetaria Keynesiana: il mondo è pieno di rigidità cosicché il tasso di cambio è strumento efficace per eliminare disequilibri. Secondo questa impostazione sono relativamente pochi i paesi che avrebbero interesse a far parte di un’unione monetaria. Da questa opinione segue inoltre che molti grandi stati guadagnerebbero se suddividessero il paese in diverse aree monetarie

21 L’analisi costi-benefici è notevolmente influenzata anche dal grado di rigidità di prezzi e salari
Costi e benefici Benefici ……………… ………… Costi T’ T” Scambi (% del PIL) Fonte: Economia dell’unione monetaria, P. De Grauwe

22 I paesi in cui vi è scarsa rigidità di prezzi e salari incorrono in costi minori (la curva si sposta verso sinistra) e si abbassa il punto in cui diviene vantaggioso abbandonare la valuta nazionale Con l’aumentare del grado di mobilità del lavoro l’UEM diviene più attraente

23 Per stabilire la convenienza di un paese a partecipare all’UEM occorre tener conto di:
Flessibilità mercato del lavoro: flessibilità salariale e mobilità manodopera Simmetria: come grado di correlazione esistente tra crescita del PIL e dell’occupazione. All’aumento del grado di simmetria, diminuiscono dimensioni e frequenza degli shock asimmetrici cui il sistema è esposto

24 Simmetria e mercato del lavoro nelle unioni monetarie
Eurozona Simmetria Zona AVO Stati Uniti UE-25 AVO Flessibilità Fonte: Economia dell’unione monetaria, P. De Grauwe

25 Paesi con forte asimmetria devono contare su elevata flessibilità del mercato del lavoro
Quanto minore è il grado di simmetria, maggiore sarà il grado di flessibilità del lavoro necessario a far funzionare senza tensione un’unione monetaria La retta con pendenza negativa AVO mostra la combinazione minima di simmetria e flessibilità necessarie

26 Uno studio di caso Differenze nel processo di aggiustamento successivo a shock che colpiscono in modo differente regioni o paesi Tasso di disoccupazione Michigan e Stati Uniti Fonte: Eichengreen [1990]

27 Tasso di disoccupazione, Belgio e Comunità europea (9 paesi)
Fonte: Commissione europea [1990] L’andamento del tasso di disoccupazione viene confrontato con l’andamento della disoccupazione totale statunitense ed europea

28 Come è avvenuto l’aggiustamento in queste due regioni?
Emigrazione (Michigan) Variazioni del tasso di cambio reale (Belgio) Tasso di disoccupazione e tasso di cambio reale (Belgio- UE Differenziale di disoccupazione ed emigrazione nel Michigan Fonte: Eichengreen [1990] Fonte: Commissione europea [1990]

29 Costi e benefici di un’unione monetaria nel lungo periodo
La posizione della Commissione europea sull’integrazione monetaria Simmetria T UE-25 T AVO Integrazione commerciale Fonte: Economia dell’unione monetaria, P. De Grauwe TT = Int. com Simmetria AVO: retta con pendenza negativa che rappresenta le combinazioni minime di simmetria e integrazione commerciale che portano la gestione di un’unione monetaria al punto di pareggio

30 La posizione di Krugman sull’integrazione monetaria
Simmetria T’ T UE-25 T T’ AVO Integrazione commerciale Fonte: Economia dell’unione monetaria, P. De Grauwe T’T’ e TT : due possibili evoluzioni nel lungo periodo

31 La sfida dell’allargamento dell’UEM
I paesi che formano l’UEM I futuri candidati Esportazioni di beni e servizi verso l’UE-25, 2005 (% del PIL) Fonte: Commissione europea, European Economy, Appendice statistica

32 Si giunge così a due conclusioni:
L’UE-25 non è un’area valutaria ottimale La probabilità che si verifichino shock asimmetrici all’interno dell’Eurozona allargata è maggiore rispetto a quella composta dai primi 13 paesi membri Simmetria e integrazione; costi e benefici dei paesi dell’Eurozona e di quelli che vi aderiranno in futuro Simmetria Eurozona UE-25 AVO Integrazione commerciale Fonte: Economia dell’unione monetaria, P. De Grauwe

33 Simmetria e integrazione: un punto di vista pessimistico
Alcuni membri originari potrebbero scoprire che il calcolo costi-benefici è diventato meno favorevole Quest’analisi non muta se ipotizziamo uno scenario pessimistico circa la relazione tra integrazione e shock asimmetrici Simmetria e integrazione: un punto di vista pessimistico Eurozona Simmetria UE-25 AVO Integrazione commerciale Fonte: Economia dell’unione monetaria, P. De Grauwe

34 Un’unione monetaria è strutturata per trasferire il potere di fissazione dei tassi di interesse ad una banca centrale, che può fissarne solo uno L’attività di fine-tuning è preclusa Il solo modo per far fronte a tali aspetti è garantire che i singoli paesi dispongano di strumenti appropriati Processo di riforma dei mercati del lavoro all’insegna della flessibilità fare in modo che nei paesi dell’Eurozona possa esservi l’aggiustamento in occasione di shock asimmetrici

35 Il Regno Unito dovrebbe entrare nell’UEM?
Giugno 2003: viene presentato uno studio in cui si prendono in considerazione costi e benefici derivanti da una possibile unione Elaborazione di cinque diversi test: Convergenza economica Flessibilità Condizioni di intervento Industria dei servizi finanziari Crescita, stabilità e occupazione Il Regno Unito ha superato solo il quarto test

36 Analisi costi-benefici
Sono stati identificati tre fattori che influenzano i costi di un’unione monetaria: Apertura Asimmetria degli shock Flessibilità

37 Apertura Il Regno Unito è il paese con minor grado di apertura rispetto all’UE Il suo grado di apertura è addirittura inferiore a quello dei paesi dell’Europa centrale entrati nell’UE nel 2004 Esportazioni di beni e servizi verso l’UE-25, 2005 (% del PIL) Fonte: Commissione europea, Economy

38 Asimmetria degli shock
Correlazione negativa tra gli shock di domanda del Regno Unito e quelli dell’Eurozona Politica monetaria indipendente Costi di partecipazione elevati (Beine, Candelon e Sekkat [2003])

39 Flessibilità Il mercato del lavoro britannico è più flessibile di quello dei principali paesi dell’Eurozona (Germania, Francia, Italia) La sequenza di shock, dal primo shock petrolifero (‘78) alla recessione dei primi anni novanta, è stata ben assorbita Temporaneo incremento della disoccupazione Il paese è riuscito a riportare la disoccupazione ai livelli precedenti al 1978

40 I benefici I benefici di partecipazione per il Regno Unito sono simili a quelli di cui fruiscono gli altri paesi, anche se di minore entità I paesi commercialmente meno aperti godono di minori benefici rispetto ai paesi con economie più aperte Consolidamento della posizione speciale ricoperta dalla City di Londra

41 America Latina Grave instabilità monetaria Molteplici regimi di cambio
Esperimenti fallimentari Ipotesi di unione monetaria

42 Esportazioni interregionali di beni/servizi per l’UE e l’America Latina, 2005 (% del PIL)
Fonte: European Economy, banche centrali e uffici statistici dei vari paesi Le differenze sono ragguardevoli, a causa di due fattori: I paesi dell’America Latina sono relativamente chiusi rispetto al resto del mondo La maggior parte degli scambi commerciali coinvolge paesi non appartenenti all’area (Stati Uniti e Europa)

43 Asia Crisi finanziaria (1997-98)
Svalutazione e libera fluttuazione del tasso di cambio Disturbi notevoli a livello macroeconomico Distorsioni nei flussi commerciali Sono state intraprese numerose iniziative affinché questi fenomeni non si ripetano in futuro

44 La Chiang Mai Initiative (CMI)
Nel maggio del 2000 i ministri delle Finanze dei paesi aderenti all’Associazione delle nazioni dell’Asia sud-orientale e quelli di Cina, Giappone e Corea del Sud hanno annunciato l’iniziativa La CMI, attraverso l’estensione della rete di accordi bilaterali sul credito di breve periodo, ha avviato un processo di revisione economica e dialogo politico con lo scopo di eliminare i disequilibri economici e finanziari che hanno portato alla crisi Ipotesi di unione monetaria

45 Fonte: International Financial Statistics; Xu Ning (2004)
Esportazioni di beni e servizi dei paesi dell’Asia verso altri paesi asiatici messe a confronto con quelle dei paesi dell’Eurozona verso altri paesi dell’UE (% del PIL) Fonte: International Financial Statistics; Xu Ning (2004)

46 La risposta è di natura politico-culturale:
I paesi dell’Asia sembrano prossimi a diventare un’area valutaria ottimale (assumendo l’Eurozona come valido punto di riferimento), anche grazie ad un mercato del lavoro molto flessibile. Se è così, perché in Asia non si è ancora realizzata un’unione monetaria? La risposta è di natura politico-culturale: Gli ostacoli politici alla realizzazione di un’unione monetaria sono collegati allo sviluppo storico dell’area In Asia è assente un’istituzione sovranazionale come la BCE

47 Africa Esistono già tre unioni monetarie da circa mezzo secolo: le due unioni monetarie francofone nell’Africa occidentale e centrale e l’unione monetaria nell’Africa del Sud Sono in corso diverse iniziative che mirano ad estendere le unioni monetarie esistenti

48 Esportazioni interregionali di beni e servizi nell’Africa occidentale (2003) e nell’Eurozona (2005)
Fonte: calcoli basati sui dati forniti dal FMI e dalla Banca Mondiale per l’anno 2003, Commissione europea, European Economy (2005)

49 Lavoro a cura di: Nadia Esposito Gianluigi Mautone Caterina Pilla
Alessandro Prisco Domenico Porzio


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