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LA GESTIONE DELLE CLASSI DIFFICILI MONTAGNANA (PD) 7/4/2016 PROF.SSA LUISA ZOTTI Programma di oggi 1.Introduzione 2.Attività individuale 3.«La gestione.

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2 LA GESTIONE DELLE CLASSI DIFFICILI MONTAGNANA (PD) 7/4/2016 PROF.SSA LUISA ZOTTI Programma di oggi 1.Introduzione 2.Attività individuale 3.«La gestione della classe difficile» _Lezione frontale 4.Pausa 5.Analisi di un caso _ Laboratorio di gruppo 6.Presentazione e discussione dei lavori 7.Conclusione

3 Demotivato, provocatorio, talora aggressivo, prepotente, pieno di sé, permaloso, in fondo insicuro, non ha voglia di venire a scuola, attivatore di dinamiche negative. Insomma «difficile e problematico». Chi è? o l’insegnante? Il singolo alunno? la classe?

4 L’alunno ‘difficile’ Incontrollabile, carismatico, disturbante, DOP (Disturbo Oppositivo Provocatorio), BES, aggressivo, bullo, talora violento, demotivato, prepotente, non ha voglia di venire a scuola, ha difficoltà ad integrarsi in classe, pieno di sé, orgoglioso, permaloso, talora maleducato, ansioso, in fondo insicuro, spesso portatore di disagio sociale/familiare O al contrario: l’apatico, assente, demotivato, scansafatiche, spento, … La classe ‘difficile’ Incontrollabile, demotivata, aggressiva, talora violenta, prepotente Apatica, non-collaborativa, demotivata, spenta, «stanca»,…

5 Il docente ‘problematico’ si sente solo, demotivato, frustrato è stanco del suo lavoro, spento, non ha più voglia di andare a scuola, non vede l’ora di andare in pensione prova inadeguatezza, ripulsa, fastidio -se non pianto- è arrogante, autoreferenziale, crede di avere sempre la verità in tasca, non accetta consigli, non vuole cambiare, non ammette MAI di aver sbagliato si sente privo delle necessarie competenze RELAZIONALI/AFFETTIVE/EDUCATIVE è tentato ad urlare, perdere le staffe, optare per soluzioni autoritarie/punitive/selettive

6 Il Sistema ‘problematico’ Gruppi classe superiori ai 15/25 Una generazione di docenti immobilisti («ai miei tempi…») INDIVIDUALISTI (residuo della scuola tradizionale) spesso incapaci di LAVORO DI SQUADRA (conditio-sine-qua- non x una scuola inclusiva) Burocrazia talora preminente alla «sostanza» Politiche talora poco lungimiranti e poco con i «piedi per terra»

7 SCUOLA D’ELITE Selezionava severamente per capacità e poi per competenze Strappava via le «erbacce», le «mele marce» Obiettivo: creare settori di popolazione «belli» ed utili SCUOLA DELL’INCLUSIONE Non seleziona in ingresso, e poco in uscita Non strappa via nessuno Obiettivo: creare intere popolazioni NATURALMENTE migliori utile Un’utopia? Didattica dell’INCLUSIONE=Impostazione pedagogica attenta ai livelli, ai bisogni,ed alle esigenze degli allievi…ma …..e gli insegnanti!

8 «Il caso» 1.Ognuno/a pensi ad un «caso» (singolo fatto, allievo specifico, o classe intera) che l’ha messo in seria difficoltà, ponendo particolare attenzione alle reazioni emotive che questo ha suscitato, o scatenato, dentro di sè 2.Individuate poi le tipologie di persone che dovrebbero essere coinvolte in una Equipe di supporto pronta a venire in vostro aiuto in una scuola-che-vorrei ideale 3.Scrivete brevemente tutte queste cose su un foglio.

9 GESTIONE DELLA CLASSE = DISCIPLINA? O = stabilire un ambiente di lavoro produttivo promuovendo il coinvolgimento e la cooperazione

10 NON ESISTE LA CLASSE O LA LEZIONE PERFETTA: IN OGNI CLASSE ESISTONO SITUAZIONI E MOMENTI DIFFICILI, PER DIVERSI MOTIVI. IL DOCENTE DEVE IMPARARE A «CAVALCARE L’ONDA», IN UN APPRENDIMENTO PERMANENTE

11 GESTIRE LA CLASSE… è come gestire un GRUPPO SPORTIVO? GRUPPO SCOUT o PARROCCHIALE? una BAND MUSICALE? Come e perché il docente si differenzia dall’allenatore sportivo? dall’animatore? dal direttore d’orchestra?

12 NELLA BUONA GESTIONE NON SI IMPROVVISA NIENTE L’insegnante deve ormai conoscere le modalità alternative alla sola lezione frontale E pianificare il proprio intervento in modo consapevole Facendo un grosso lavoro di preparazione su di sé, e sugli allievi, Affinché le proprie attività siano efficaci e MIGLIORARE LE PROPRIE CAPACITA’ DI GESTIONE DELLA CLASSE significa Aver migliorato la propria didattica Aver costruito relazioni più umane Aver semplificato il proprio lavoro Aver aumentato la propria autostima Aver… L’INSEGNANTE CHE HA INSTAURATO UNA BUONA RELAZIONE CON LA CLASSE HA IL 31% IN MENO DI PROBLEMI DISCIPLINARI (regole violate, gestioni difficili)

13 Diventiamo tutti «difficili» quando non riusciamo a STARE BENE e STARE BENE = poter soddisfare i propri BISOGNI La Scuola deve soddisfare, in qualche modo, questi bisogni. Piramide dei bisogni di Maslow

14 IL GRUPPO-CLASSE 1- LUOGO DI CONTINUE E MUTEVOLI INTER-RELAZIONI ED INTER- DIPENDENZE, CONSCIE ED INCONSCIE 2-TENDE AD UN EQUILIBRIO DI FORZE, AD UNA STABILITÀ INTERNA (=AL CAMBIAMENTO DI UNA PARTE CORRISPONDE IL CAMBIAMENTO DI UN’ALTRA) 3- GLI ELEMENTI DEVIANTI SONO SEMPRE MINORI RISPETTO A QUELLI POSITIVI 4-LE FORZE «DISPERDENTI» SONO DOVUTE A: >60% CHIACCHERE, RISATINE, ANSIE ECCESSIVE,.. >15% MOMENTANEA DEMOTIVAZIONE ED ISOLAMENTO >15% ALLIEVI STABILMENTE NON-SCOLARIZZATI, SEMPRE CON BATTUTA, ETC. >2% ELEMENTI ALTAMENTE DEVIANTI 5- DOBBIAMO FARLO DIVENTARE UNA COMUNITÀ DI SOSTEGNO

15 TIPOLOGIE DI INSEGNAMENTO SUPER-ORGANIZZATO CREATIVO-SPONTANEISTA CONTROLLO-ASSOLUTO CLASSE CLASSE-FUORI-CONTROLLO

16 COME NON PERDERE IL CONTROLLO? COSTRUIRE PERCORSI DIDATTICI MOTIVANTI PIANIFICARE BENE IL PROPRIO LAVORO, ore di preparazione Avere RISPETTO degli allievi (e dei colleghi in squadra) Mettere bene in chiaro le POCHE regole Essere «LIQUIDO» e FLESSIBILE, ma anche SOLIDO E TENACE

17 Si, ma in pratica, cosa devo fare?  So entrare in classe con entusiasmo (è contagioso)  Ho abbondanza di TECNICHE di CONDUZIONE (cooperative learning, peer education, flipped classroom), ed abbondanza di mezzi (mappe mentali, uso di tecnologie, dropbox etc.)  Fornisco indicazioni precise sul lavoro  Faccio lavorare intensamente e variegatamente  Alleno, sempre più, alla concentrazione  Lodo ed incoraggio  Conosco le passioni dei miei studenti (anche i più difficili) e vi faccio leva  Continuo ad aggiornarmi e confrontarmi con colleghi ed esperti  Lavoro in SQUADRA

18  Ottengo l’attenzione assoluta all’inizio dell’ora (il buon giorno si vede dal mattino)  Mantengo l’attenzione (gruppo/singoli) se non perfetta, almeno accettabile  Cammino, vado in giro per la classe ed ho il controllo sia dei primi che degli ultimi banchi (!) anche se non sempre intervengo  Creo un clima positivo  Posiziono gli allievi in modo strategico, durante le verifiche soprattutto (mostro conoscenza dei casi)  Faccio percepire ai ragazzi che conosco i loro ruoli interni  Tengo sotto controllo /costruisco/rinforzo spesso l’Autostima (mia, e degli allievi)  Tengo sotto controllo /costruisco/rinforzo la Motivazione (mia, e degli allievi)  Curo la mia comunicazione non-verbale (gesti, sguardi,etc.)

19 I 3 «MUST» NEL TRATTAMENTO PSICOTERAPEUTICO 1. Contenere le richieste 2. Dare restituzione 3. Dare delle scadenze

20 Ricordate!  All’inizio presentate il piano di ciò che direte oggi, poi diteglielo, ed alla fine riassumete in due parole ciò che avete loro detto  Fate buon uso della vostra Voce  … dei vostri Silenzi (molto preziosi)  Calcolate bene i Tempi (pianificando anche i tempi di transizione)

21  Non chiedete troppo, né troppo poco  Fate lavorare molto, soprattutto nelle classi in cui percepite menti vivaci, alternando attività lunghe con altre brevi  E’ importante che la maggior parte della classe senta di fare progressi e di lavorare a qualcosa di costruttivo  Fate percepire che sono ben guidati  LODATE il singolo o il gruppo  Spronate tutti a «fare squadra» (li fa sentire bene)  Aumentate gli agganci al mondo reale/personale memoria=links (motivanti).

22 le provocazioni ed eventuali nostre posizioni particolarmente dure ed intransigenti fanno parte del «gioco delle parti» E talora è un buon esempio ammettere onestamente un errore, e non voler a tutti i costi aver sempre ragione (in nome di un presunto autoritarismo)

23 GENITORI  E’ nel nostro interesse instaurare buone relazioni di fiducia con i genitori  la loro fiducia va conquistata  Quando l’avremo raggiunta, i loro figli ci diventeranno più facili da gestire, anche in modo severo, quando occorre!  E durante i pochi ricevimenti-genitori annuali proviamo talvolta anche a metterci dalla parte del figlio (sorprese!)

24 «Il caso_2a parte» 1.Condividete brevemente in gruppo i vostri «casi difficili da gestire» (5’) 2.Sceglietene uno da trattare nell’Equipe G.L.I. (Gruppo di Lavoro per l’Inclusione) scolastica (5’) 3.Assegnate poi un ruolo a ciascuno di voi –studente, docente, genitore preside, collaboratore scolastico (5’) 4.e trattate ANIMATAMENTE il caso in Equipe (10’) 5.Presentazione dei propri risultati agli altri gruppi

25 Sono davvero pochi gli insegnanti che riescono a far cessare COMPLETAMENTE i casi che avete descritto!!

26 Anche la migliore programmazione e le migliori strategie a volte non riescono a trasformare una classe di scalmanati. Ma voi non dovete permettere che ciò annichilisca la vs autostima!

27 5 REGOLE D’ORO 1. Passione e Preparazione 2. Fiducia in sé, e nella maggioranza buona della classe 3. Coerenza, poche regole ma precise 4. Lavoro in squadra 5. Laugh of your failures

28 «LA GESTIONE DELLE CLASSI DIFFICILI» MONTAGNANA (PD) 7 APRILE 2016 PROF.SSA LUISA ZOTTI «Bisogna credere alla luce durante la notte ed aiutare l’aurora a nascere, credendovi» (La Pira, sindaco di FI) «Don’t try and do it alone. Call on those who know the things you don’t, and build something together» (Ashley Ramsden, storyteller) «Per educare un bambino ci vuole un villaggio» (proverbio africano)

29 Bibliografia 1.«La classe capovolta», M. Maglioni 2.Cecchinato G (2014). Flipped classroom: innovare la scuola con le tecnologie digitali, Tecnologie Didattiche, Edizioni Menabò, 3.«Sopravvivere nelle classi difficili» Blum, Mazzeo, ed.Erickson 4.«Gestire la classe», D’Alonzo, ed Giunti 5.«Uscirne vivi2», Doglio, ed. 6.«Diario di scuola», Pennac 7.«Insegnanti efficaci», Gordon, ed Giunti 8.«Il senso di autoefficacia», Bandura, ed.Erickson 9.«L’arte di insegnare», I. Milani, ed Vallardi 10.«Apprendimento cooperativo in classe», D. Johnson, ed. Erickson« 11.«Prof, non capisci niente», Nardo, ed Erickson 12.«Guida pratica alla gestione della classe.» Francesco Schiappani, ed Felici 13.«Stare bene insieme a scuola», D. Francescato, A. Putton, ed. Carocci 14.«Il lavoro educativo», Kanizsa, ed. Mondadori 15.http://www.giannimarconato.it/category/riflessioni/ www.senzazaino.it http://www.schoolofstorytelling.comhttp://www.giannimarconato.it/category/riflessioni/

30 Nella Flipped Classroom l’aula non è più il luogo in cui il docente trasmette le informazioni e gli studenti apprendono le stesse, ma diventa la sede in cui gli studenti lavorano, discutono e si confrontano sugli argomenti che hanno studiato precedentemente a casa, ognuno con i propri tempi e seguendo i propri bisogni. In questo modo, oltre che in ambito educativo e culturale, i ragazzi possono crescere anche personalmente, imparando a sostenere le proprie idee e i propri pensieri. Questa parte importante della crescita, purtroppo, nelle classiche lezioni frontali è poco valorizzata, poiché la maggior parte del tempo in classe viene sfruttato per le spiegazioni del docente e non c’è, così, lo spazio per l’interazione con gli altri, fattore, invece, molto rilevante nella società. «APPENDICE 1 »

31 Da: http://www.giannimarconato.it/category/riflessionihttp://www.giannimarconato.it/category/riflessioni Riconosciamo agli studenti il diritto di imparare o solo il dovere di imparare (cosa e come stabiliamo noi)? Chi decide dei diritti degli studenti a imparare? Chi decide sul come esercitare questo diritto? Gli studenti vengono ascoltati? Viene chiesto loro come piacerebbe imparare? Creiamo le condizioni per cui gli studenti possano saper cosa chiedere (un consumatore non avveduto compera di tutto)? O diciamo ” lascia fare a noi che di queste cose ce ne intendiamo?’. E’ solo questione di come percepiamo il nostro potere. «Appendice 2»

32 Prof e maestri si adattino ad uno stile pedagogico «liquido», flessibile, ed essi stessi ad «un apprendimento permanente»… Per ritrovare l’autorevolezza è necessario scardinare i vecchi schemi, «quelli sono giunti al termine». (Baumann) «Appendice 3»

33 Direttiva Ministeriale 27 dicembre 2012 + Circolare Ministeriale n.8 del 6 marzo 2013 I compiti del Gruppo di lavoro e di studio di Istituto si estendono alle problematiche relative a tutti i BES, "nonché per qualsiasi altra attività inerente all'integrazione degli alunni in difficoltà di apprendimento«, favorendo anche focus/confronto sui casi, consulenza e supporto ai colleghi sulle strategie/metodologie di gestione delle classi. Si legge infatti: “A tale scopo i suoi componenti sono integrati da tutte le risorse specifiche e di coordinamento presenti nella scuola (funzioni strumentali, insegnanti per il sostegno, AEC, assistenti alla comunicazione, docenti "disciplinari" con esperienza e/o formazione specifica o con compiti di coordinamento delle classi, genitori, esperti istituzionali o esterni in regime di convenzionamento con la scuola), in modo da assicurare all'interno del corpo docente il trasferimento capillare delle azioni di miglioramento intraprese e un'efficace capacità di rilevazione e intervento sulle criticità all'interno delle classi. «Appendice 4»

34 1.Gli studenti non vogliono entrare in classe all’inizio della lezione e sono riluttanti a togliersi i cappotti ed a sedere ai loro banchi senza un intervento energico dell’insegnante (perdendo almeno 5 min di lezione). 2.Piccoli gruppi di studenti arrivano in ritardo. Entrano e immediatamente iniziano a parlare con i loro compagni che voi avete cercato di predisporre alla lezione. L’intero processo di farli sedere, far loro tirare fuori i libri dallo zaino e farli liberare dai cappotti deve incominciare di nuovo. 3.Mentre cercate di iniziare la lezione alcuni studenti iniziano a chiaccherare tra loro ed è molto difficile farli smettere. Ciò può essere aggravati dal fatto che sono piegati o vi danno le spalle. 4.Alcuni studenti iniziano a parlare con i loro compagni di banco appena iniziate a rivolgervi alla classe o fate una domanda. 5.Alcuni studenti urlano risposte o gridano commenti, o domande, che sovrastano quello che state dicendo, e ciò blocca l’andamento regolare della lezione, anche perché il più delle volte quel che dicono non ha alcuna attinenza con ciò di cui stavate parlando. 6.Alcuni studenti abbandonano il loro posto senza chiedere il permesso e vanno a parlare, o disturbare, i compagni. 7.Alcuni studenti urlano, si alzano dai banchi, picchiano i compagni o sottraggono loro qualche oggetto. Questi corrono anche fuori dall’aula e vi ritornano senza far caso alle vostre istruzioni. 8.Alcuni studenti discutono animatamente e si insultano a vicenda: ciò può sfociare nel peggiore dei casi in una lotta fisica, e nel migliore in un’accesa lite verbale. 9.Alcuni studenti hanno uno scoppio di rabbia se si chiede loro di smettere di parlare. Ciò ha spesso come conseguenza un confronto verbale se insistete nel chiedere di smettere di disturbare. D’altro canto se decidete di spostare chi disturba lontano dal suo gruppo di amici, sapete che vi verrà opposto un rifiuto con un conseguente confronto aperto. 10.Alcuni studenti stracciano le schede su cui dovrebbero lavorare e buttano per terra la carta lacerata, o la usano per farne freccette e pallottoline che lanciano ai compagni ed a voi. 11.Altri scarabocchiano libri e quaderni. Si scambiano messaggi su pezzi di quaderno o di scheda. 12.Alcuni studenti mangiano dolci, salatini e chewing-gum per tutto il corso della lezione. Gettano gli involucri per terra o li lanciano con scarso impegno in direzione del cestino, dove si ammucchiano per terra. 13.Alcuni studenti scrivono soltanto poche righe durante l’ora, molto meno di quel che potrebbero. Ignorano le vostre istruzioni di metter via i libri. I libri restano sul banco o per terra mentre i ragazzi si precipitano fuori. 14.Alcuni studenti, quando si avvicina la fine dell’ora, incominciano ad infilarsi i cappotti o a metter via i libri prima che voi abbiate chiesto di farlo. Lasciano il banco prima che suoni la campanella e gironzolano per l’aula o escono. Dovete usare molta energia per persuaderli a ritornare ai loro posti. 15.C’è un senso generale di irrequietezza e di «movimento» nell’aula, fin da quando la lezione ha inizio. I ragazzi si stirano o si stravaccano sulle sedie. Sono così impegnati a parlare tra loro che fanno fatica a prestarvi attenzione. 16.Ancor peggio, in alcune lezioni –specie prima del pranzo o nel pomeriggio- c’è un’atmosfera generale che potrebbe esser definita di semifrenesia. I ragazzi cadono dalla sedia, urlano qualcosa all’indirizzo di qualcuno in particolare, o al vuoto, si sbellicano dalle risate come fossero ubriachi o isterici. 17.Alcuni studenti hanno la tendenza a commettere prepotenze, a giocare in modo pesante, o a fare delle vere e proprie lotte. Quando vi rivolgete ad uno di loro con voce calma, vi urlano aggressivamente la risposta. Parlare loro è quasi impossibile. («Sopravvivere nelle classi difficili» Blum, Mazzeo, ed.Erickson) «Appendice 5»

35 «Appendice 6» CLASSE INTERA oppositiva a qualsiasi attività, ingestibili, caratterialmente forti, menefreghisti a qualsiasi richiamo. Ho provato a creare una situazione di gioco per imparare un argomento, ed invece questo è stato motivo di dispersione: alunni che si alzavano, che urlavano. Non erano in grafo neppure di giocare. In quel momento ho pensato di non essere in grado di gestire l’attività, ma nello stesso tempo avevo rabbia perché mi sentivo mancata di rispetto. Se avessi avuto il supporto delle colleghe di classe (essendo appena arrivata) ed una collaborazione maggiore, forse sarei stata più preparata ed avrei organizzato altre attività. ALUNNO CERTIFICATO PER COMPORTAMENTI VIOLENTI. Il ragazzo, allora tredicenne, aveva «l’abitudine» di offendere pesantemente i compagni, ma anche le insegnanti di sesso femminile, con epiteti volgari quando si rifiutava di svolgere un compito a lui assegnato. Spesso manifestava reazioni violente, aggressive, ed incontrollabili Come insegnante di sostegno, tra l’altro alle mie prime esperienze, provavo forte disagio e senso di inadeguatezza per il compito che mi era stato assegnato. Mi sarei sentita più sicura se fossi stata supportata da una psicologa e da un educatore. CLASSE DIFFICILE_ Venendo da una realtà «selezionata» alla base, mi sono ritrovato in una classe con una forte componente di origine straniera. Riuscire ad individuare l’approccio corretto sul piano della motivazione e, inizialmente, anche della relazione, è stato difficile. In più è stato necessario individuare anche le sfumature (religione si/no, islamica o meno, origini straniere sul piano della lingua, ecc). Avere a monte qualche incontro metodologico con un esperto su questo tipo di problematiche mi sarebbe stato utile. NICOLA, manesco, bugiardo, sfrontato, molto intelligente, leader, provocatorio, incurante del richiamo, senza amore, solo, in cerca di attenzione. Contesto familiare negativo, il bambino ripeteva ciò che vedeva a casa. Lasciato a se stesso, «adultizzato». Mie reazioni: rabbia, sgridate, tendenza ad isolarlo dal gruppo, sconforto, perdita della pazienza. Persone da coinvolgere: psicologo per il b/o ma anche per gli insegnanti, assistenti sociali per monitorare la famiglia. ALUNNO PSICO/SOCIOPATICO, con alternanza di comportamenti di disturbo, di sonnolenza, di provocazione, di partecipazione. Mio sconforto, rabbia, pena. Sconforto perché mi sento incapace di far fronte ai suoi bisogni e trovare una modalità adeguata per contenerlo. Rabbia per la forte irritazione nei suoi confronti, per il disturbo che arreca a me e alla classe. Pena per la consapevolezza della sua sofferenza e dalla sua incapacità nel gestirla. Aiuto necessario di psicologo ed educatore. TRE ALUNNI di una classe quarta per l’anno intero hanno tenuto la testa sul banco non partecipando a nessuna attività. Sensazioni provocate in me: impotenza, inadeguatezza, isolamento. Persone che potevano aiutarmi: le rispettive famiglie (assenti), i colleghi del Consiglio di Classe, il Dirigente scolastico, gli alunni stessi (considerata la loro maggiore età), Pedagogisti. L’ALLIEVO ha attivato il sistema anti-incendio della scuola affermando che non aveva preso in considerazione le conseguenze che ne sarebbero derivate. L’alunno è posto in una classe già problematica, ed è molto fragile emotivamente. Spesso si lascia coinvolgere in cose sciocche. Ho come la sensazione che abbia bisogno di sentirsi protagonista. In quel momento mi sono innervosito(il fatto è avvenuto proprio durante la mia ora). Se fossi stato suo padre, l’avrei picchiato. Avrei voluto avere il supporto dei colleghi, di qualcuno che fosse competente nelle relazioni con questa tipologia di allievi. Al termine della mattinata, attendendo che il padre venisse a prenderlo, l’ho percepito come vulnerabile, assente, indifeso, cercava in me la rassicurazione dell’adulto. Era impaurito, improvvisamente la sua sicurezza era svanita. ALUNNO DEMOTIVATO, il suo comportamento risulta essere irritante in quanto non ascolta. Evita il confronto e rinuncia senza aver nemmeno provato ad iniziare le attività, anche semplici, che gli si propongono. La mia reazione ai suoi rifiuti è stata quella di continuare comunque a coinvolgerlo nella lezione. Ma dopo i veramente numerosi tentativi, mi sono sentita incapace di suscitare in lui degli stimoli, e di stabilire un dialogo. L’unica possibilità sarebbe forse quella di avere un numero di ore a disposizione da spendere individualmente con lui, in modo tale da creare una prima relazione, un contatto vero, attraverso il quale riuscire a portarlo verso la mia materia. QUEST’ANNO nella mia sezione di scuola d’infanzia c’è un bambino di 3 anni che da subito ci ha messo in difficoltà con i suoi atteggiamenti provocatori e di sfida. Lancia i giochi, si alza dal posto per andare a picchiare un b/o qualsiasi, a tavola non sta seduto, lancia il bicchiere e la bavaglia, gira in mezzo ai tavoli e prima di combinare qualcosa ti guarda, ti sfida, e la «combina», anche se gli hai appena detto di non farlo. Ovviamente questa situazione diventa problematica con la classe, ed anche con i genitori degli altri bambini, e di quelli che vengono picchiati. Spesso mi sento frustrata, e non riesco a gestire la situazione, se non «arrabbiandomi» con me stessa. Poi ho capito, ed in questo sono stata aiutata dalla mia collega, che questo bambino si calma e si rilassa quando «lavora». Infatti quando è impegnato, lui è calmo e tranquillo, e sempre interessato all’ascolto di storie (che ricorda e rielabora con facilità). ALESSANDRO disturba continuamente, parla, gesticola, e se ripreso, nega. STAVO svolgendo la mia lezione, quando lui, come ogni altro giorno, ha iniziato a parlare. Ha interrotto la lezione più volte, e così l’ho fatto uscire dalla classe. Essendo un ragazzo DSA, ho preferito non farlo star fuori a lungo, e così l’ho fatto rientrare. Ha ripreso a parlare, continuando a negare (e questa cosa ha iniziato ad irritarmi), dopo non so più quanti rimproveri, gli ho messo una nota. Ha così iniziato a lamentarsi della nota sul registro. Non smetteva più, tanto da costringermi ad interrompere la spiegazione. Alla fine, esausta, ho messo anche una nota sul libretto affinché venisse firmata dai genitori. Sono stata nervosa per giorni, chiedendomi sempre se fosse normale dover dare tre «punizioni» in una sola ora di lezione ad un ragazzo di terza media (quindi non proprio un bambino), e sentendomi frustrata per giorni. Avevo voglia davvero di prenderlo a sberle. Un’equipe di supporto? Sarebbe bello ogni tanto che tutti gli insegnanti di una classe si ritrovassero in classe stessa, in modo che ciascuno possa far emergere i problemi, ed i problemi «dei singoli» diventino problemi «del gruppo ». Alcuni alunni hanno un comportamento improprio solo con alcuni insegnanti! ALUNNO CHE SPESSO VIENE A SCUOLA CON UN ABBIGLIAMENTO INADEGUATO. Questo alunno indossa sempre pantaloni a vita bassa, ed io vedevo sempre le sue mutande, che mostravano il suo sedere. Reazione emotiva: Rabbia. La rabbia si è scatenata in me quando, dopo numerosi avvertimenti, e rimproveri, l’alunno ha continuato ad usare lo stesso abbigliamento in tono di sfida e scherno. Pensavo, speravo, che i miei colleghi o coordinatori o responsabili, cercassero e trovassero il modo di mettere dei paletti, delle semplici Regole, affinché tutti avessero un abbigliamento adeguato al luogo in cui si trovavano (scolastico), ma non è MAI stato fatto nulla. ALUNNO DI TERZA SUPERIORE (LICEO), molto intuitivo, di tanto in tanto interviene nella discussione, in maniera pesante. Con osservazioni personali…. Eppure per alcuni mesi segue poco le lezioni, cerca il contatto con altri alunni, è distratto, tenta di distrarre anche altri, richiamando l’attenzione su di sé. Si alza in piedi e cammina in classe, sfida l’insegnante e trasgredisce le regole. Accende il telefonino e fa sentire musica. Richiamato, non risponde oppure alza la voce ed è indisponente. Reazioni: mantengo la calma, mi rivolgo a lui con tono pacato, lo invito a partecipare alla lezione portando il suo contributo. Lo caccerei fuori dall’aula, gli risponderei per le rime. Alla fine dell’ora, in realtà, lo avvicino e cerco di capire cosa non funziona. Nella scuola-che-vorrei mi piacerebbe avere più momenti a disposizione per parlare con i singoli alunni problematici. Chiederei maggiori interventi da parte di psicologi/educatori. Vorrei discutere con i colleghi del CdC e con la famiglia. ALUNNO DIVERSAMENTE-ABILE con un comportamento oppositivo provocatorio, con sindrome di Down, scarsamente scolarizzato e con educazione stentata. All’inizio dell’anno scolastico ho avuto difficoltà nell’individuare attività didattiche che potessero interessarlo. Inoltre la famiglia aveva assunto atteggiamenti, consolidatesi nel tempo, di opposizione a tutte le istituzioni, e quindi anche al mondo della scuola. Fortunatamente il caso era stato suddiviso tra 2 insegnanti di sostegno, per cui attraverso un continuo dialogo siamo riusciti a proporre attività didattiche coinvolgenti. BAMBINO INIZIALMENTE APATICO, sembrava timoroso, non voleva essere toccato da nessuno, e non entrava in relazione. Questo per due/tre mesi, fino a Dicembre. Nessun contatto, neanche visivo, né con l’adulto, né con i coetanei. Al rientro dalle vacanze natalizie atteggiamento cambiato radicalmente: diventa un bambino provocatorio, aggressivo con se stesso, con i coetanei, e con l’adulto. Usa un vocabolario «colorito». Al richiamo è indifferente. Si cerca di coinvolgerlo in situazioni di attività pratiche ma è tutto inutile. I b/i della classe incominciano ad avere timore delle sue reazioni aggressive, l’adulto insegnante è in difficoltà. Si cerca un coinvolgimento dei genitori per capire se era successo qualcosa di particolare, ma non si ottengono risultati apprezzabili. Il bambino suscita apprensione e tenerezza nell’insegnante, e difficoltà nel gestire i rapporti con gli altri bambini. Sarebbe stato auspicabile la collaborazione e sincerità dei genitori (situazione familiare molto disagiata), forse di uno psicologo e assistente sociale.


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