La presentazione è in caricamento. Aspetta per favore

La presentazione è in caricamento. Aspetta per favore

Economia ed Organizzazione Aziendale - l’analisi di bilancio -

Presentazioni simili


Presentazione sul tema: "Economia ed Organizzazione Aziendale - l’analisi di bilancio -"— Transcript della presentazione:

1 Economia ed Organizzazione Aziendale - l’analisi di bilancio -

2 2 Analisi di bilancio L’analisi di bilancio è una tecnica di confronto di dati normalmente tratti da più bilanci d’esercizio e comparati nel tempo (con riferimento alla stessa impresa) e/o nello spazio (con riferimento a imprese diverse) al fine di potere, entro certi limiti, studiare aspetti della gestione aziendale complementari a quelli espressi dalla misura del reddito d’esercizio e del connesso capitale di funzionamento.

3 3 Analisi reddituale, finanziaria e patrimoniale L’analisi reddituale o economica tende ad accertare l’equilibrio economico, che fa riferimento ai costi, ai ricavi ed al reddito, e che consiste nella capacità dell’azienda di remunerare tutti i fattori produttivi, compreso il capitale apportato dal titolare o dai soci, senza alterare l’equilibrio finanziario. L’analisi finanziaria tende ad accertare l’equilibrio finanziario inteso quale capacità dell’azienda di far fronte ai propri impegni finanziari con i mezzi provenienti dal capitale proprio, dai finanziamenti e dai ricavi, senza pregiudicare gli altri equilibri. Quando si fa riferimento alle operazioni aziendali intese come fonti ed impieghi, si ha il vero e proprio aspetto finanziario, mentre quando si fa riferimento ai trasferimenti di mezzi monetari di pagamento si ha l’aspetto monetario. L’analisi patrimoniale tende ad accertare l’equilibrio patrimoniale inteso come il risultato finale dei due equilibri in precedenza esaminati e quindi come la capacità dell’azienda di conservare e migliorare l’assetto patrimoniale.

4 4 Analisi interne ed esterne L’analisi di bilancio può essere svolta da persona esterna o interna all’impresa: l’analista esterno può basare le sue elaborazioni solo sui dati ricavati dal bilancio destinato a pubblicazione; l’analista interno ha invece a sua disposizione una massa di informazioni che consentono di esprimere un giudizio molto più attendibile. Un esempio di analista esterno è il potenziale socio che, prima di decidere se investire nell’azienda, effettua le necessarie analisi per accertarsi della redditività e della solidità dell’azienda stessa. L’analista interno, invece, è tipicamente un amministratore o un responsabile della contabilità, il quale svolge le analisi di bilancio per valutare l’andamento complessivo dell’impresa, la gestione delle singole funzioni aziendali e/o i risultati conseguiti nei diversi settori.

5 5 Analisi statiche e dinamiche L’analisi di bilancio può avere carattere statico ovvero dinamico: le analisi statiche, dette anche di struttura o spaziali, tendono ad evidenziare i risultati di un aggregato di operazioni riferito ad un determinato istante; le analisi dinamiche, anche dette di andamento, di tendenza o temporali, hanno lo scopo di accertare le variazioni di una data struttura di valori nel tempo. Tipicamente l’analisi statica può essere utilizzata per confrontare la situazione patrimoniale, finanziaria e reddituale di più imprese – eventualmente ma non esclusivamente concorrenti tra loro – colta nello stesso momento. L’analisi dinamica, al contrario, viene solitamente utilizzata per evidenziare l’andamento della gestione di un’impresa nel tempo.

6 6 Analisi storiche e prospettiche L’analisi di bilancio, infine, può avere essere di tipo storico o prospettico: le analisi storiche o retrospettive fanno riferimento al passato, ovvero ad uno o più esercizi trascorsi; le analisi prospettiche si riferiscono al futuro e sono quindi di tipo previsionale. L’analisi storica è attuata per esprimere un giudizio sulla gestione già fatta. Essa si basa su dati certi, già conseguiti. Le analisi prospettiche sono rivolte ad esprimere un giudizio sulla capacità dell’azienda a produrre flussi reddituali futuri in misura corretta, a mantenere gli equilibri finanziari ed a raggiungere una struttura patrimoniale adeguata.

7 7 Presupposti soggettivi dell’analisi di bilancio L’analisi di bilancio tende a trasformare i dati di bilancio in informazioni. Tale trasformazione può essere efficacemente effettuata da persone che abbiano una preparazione professionale adeguata alle necessità, ossia la conoscenza dell’elemento di base dell’indagine e delle tecniche di analisi. Di conseguenza, l’analisi di bilancio produce risultati utili alla comprensione della situazione patrimoniale, finanziaria e reddituale dell’impresa in funzionamento solo se svolta da persone competenti e secondo ben precise tecniche.

8 8 Presupposti oggettivi dell’analisi di bilancio Effettuare l’accertamento dei presupposti oggettivi dell’analisi significa determinare l’attendibilità del bilancio quale strumento di rappresentazione convenzionale della realtà aziendale. Il bilancio possiede tali caratteristiche se: rispecchia la realtà operativa dell’azienda; i criteri di contabilizzazione e valutazione sono applicati con costanza; è in grado di evidenziare il risultato della gestione ordinaria; i dati non sono inficiati da inflazione; l’azienda è indipendente.

9 9 Bilancio e realtà operativa dell’azienda Nel bilancio trovano rilevazione quantità oggettive, che derivano dagli scambi dell’impresa con i terzi. Queste quantità si dicono certe, perché la loro misurazione è effettuata in modo oggettivo. Nel bilancio trovano rilevazione anche quantità stimate e quantità congetturate, la cui misura dipende dalle ipotesi assunte circa la gestione attuale e futura dell’azienda. Per queste ultime non può parlarsi di verità ma di congruità, ragionevolezza, buona fede. L’analista deve quindi, in primo luogo, accertare che non siano state attuate manovre fraudolente o irregolarità per alterare i valori oggettivi di bilancio (rilevazione di fatti non avvenuti e/o omissione di rilevazione di fatti avvenuti). In secondo luogo, l’analista deve accertare la correttezza delle stime e delle ipotesi assunte dal redattore di bilancio nella determinazione delle quantità stimate e congetturate (rispetto delle convenzioni contabili).

10 10 Costanza dei criteri di contabilizzazione Va accertato se i criteri di contabilizzazione, rappresentazione e valutazione siano stati applicati con costanza nel tempo o se, nel caso siano stati modificati, sia stata evidenziata e giustificata la modificazione e sia stata evidenziata altresì l’influenza della modificazione sul risultato dell’esercizio e del patrimonio netto. A tale scopo la nota integrativa riporta sia i criteri di valutazione adoperati, sia le eventuali variazioni degli stessi da un esercizio all’altro, con le relative motivazioni e l'influenza sulla rappresentazione della situazione patrimoniale e finanziaria e del risultato economico (art. 2423 bis).

11 11 Risultato ordinario e risultato operativo L’analista deve accertare se il bilancio sia in grado di esprimere la normalità delle operazioni reddituali e finanziarie, ossia di quelle operazioni che attengono alla ordinaria gestione dell’azienda. Molte sono le cause che possono portare a risultati di bilancio non aderenti alla realtà operativa delle aziende, perché legati a operazioni straordinarie. In tal senso, la lettura del conto economico risulta fondamentale, dal momento che da esso si evidenziano i risultati delle gestioni ordinaria - distinta in operativa (classi A e B) e finanziaria (classi C e D) - e straordinaria (E).

12 12 Inflazione e correttivi Deve essere accertato se i dati di bilancio siano inficiati dall’inflazione o dai correttivi parziali adottati per l’adeguamento dei valori di bilancio. L’inflazione è causa di distorsione dei dati di bilancio: i suoi effetti vanno eliminati se si vogliono confrontare i bilanci della stessa azienda nel tempo o i bilanci di più aziende.

13 13 Indipendenza Va accertato se l’azienda cui il bilancio si riferisce sia indipendente. Nell’ipotesi che si tratti di azienda che fa capo a un gruppo economico, ossia dipendente, le analisi di bilancio perdono tutta la loro efficacia, perché perdono di significatività i valori, legati alla logica di gruppo e non a quella aziendale.

14 14 Procedura d’analisi L’analisi di bilancio deve seguire una ben definita procedura. Le fasi di tale procedura sono: espressione di un giudizio sull’attendibilità convenzionale dei dati di bilancio; riclassificazione dei valori di bilancio; scelta delle tecniche di analisi; espressione di un giudizio sui risultati raggiunti.

15 15 Tecniche di analisi di bilancio L’analisi strutturale si basa sulla semplice osservazione di raggruppamenti omogenei dei dati di bilancio che vengono tra loro opportunamente comparati. L’analisi per indici esprime gli stessi dati dell’analisi strutturale ma trasforma i dati assoluti in dati relativi mediante l’impiego di rapporti fra più grandezze. L’analisi per flussi parte dalla considerazione che le informazioni desumibili dai dati di due bilanci forniscano solo elementi per giudicare due istanti della vita aziendale, ignorando le operazioni che hanno causato tali mutamenti. L’analisi per flussi esamina la dinamica delle varie operazioni aziendali che giustificano le variazioni intervenute fra due stati patrimoniali in epoche diverse.

16 16 Riclassificazione dello stato patrimoniale (1) Come già abbiamo avuto modo di vedere, non tutte le voci dello stato patrimoniale civilistico seguono il criterio di classificazione per liquidità. In particolare, questo è adottato per distinguere le immobilizzazioni dall’attivo circolante, ma all’interno di queste due classi i crediti non seguono la classificazione per liquidità, bensì si distingue tra crediti di prestito e di regolamento. Per altre classi – quali crediti verso soci, debiti, ratei e risconti – il criterio della liquidità viene adottato solo al livello di dettaglio delle singole voci. Per i suddetti motivi, al fine di rappresentare in maniera corretta la situazione finanziaria d’azienda, è necessario riclassificare lo stato patrimoniale distinguendo - sia per le attività che per le passività - tra quelle correnti e quelle consolidate.

17 17 Riclassificazione dello stato patrimoniale (2) L’attivo dello stato patrimoniale si distinguerà, così, in attività fisse (AF) ed attività circolanti (AC), a seconda dell’attitudine a trasformarsi in denaro oltre o entro l’esercizio successivo. L’attivo circolante viene anche denominato capitale circolante lordo (CCL). L’attivo circolante è a sua volta suddiviso in rimanenze disponibili (RD), liquidità differite (LD) e liquidità immediate (LI), anch’esse classificate per grado di liquidità crescente. Il passivo dello stato patrimoniale si distinguerà secondo un criterio misto di proprietà ed esigibilità in patrimonio netto o capitale proprio (CN), passività consolidate o fisse (PF) e passività correnti (PC). La somma delle passività consolidate e correnti forma il capitale di terzi (CT). La somma del patrimonio netto e delle passività consolidate forma il capitale permanente.

18 18 Fonti e impieghi, capitale acquisito e investito Il patrimonio netto e le passività rappresentano le fonti di finanziamento rispettivamente interne o esterne dell’impresa. Il totale delle fonti costituisce il capitale acquisito dall’azienda. Le attività rappresentano, al contrario, gli impieghi del capitale, ovvero le diverse finalità cui esso è destinato. Il totale degli impieghi costituisce il capitale investito dell’azienda. Per come sono stati definiti, capitale acquisito e capitale investito coincidono sempre.

19 19 Immobilizzazioni immateriali Immobilizzazioni materiali Immobilizzazioni finanziarie Crediti oltre l’esercizio Scorte di magazzino Liquidità differite (es.: crediti entro l’esercizio) Liquidità immediate (es.: cassa e banche) Patrimonio netto Passività consolidate (es.: mutui, prestiti obbligazionari, ecc.) Passività correnti (es.: banche, fornitori, ecc.) Capitale permanente Capitale corrente Capitale proprio Capitale di terzi Attivo fisso Capitale circolante lordo IMPIEGHIFONTI

20 20 ATTIVO (Impieghi)PASSIVO E NETTO (Fonti) ATTIVITA’ FISSE Voci che si trasformeranno in denaro in un periodo superiore ad un anno ATTIVITA’ CORRENTI Voci che si trasformeranno in denaro entro un anno PATRIMONIO NETTO Capitale sociale, riserve ed utili, detratte le perdite d’esercizio PASSIVITA’ CONSOLIDATE Voci che si trasformeranno in esborsi in un periodo superiore ad un anno PASSIVITA’ CORRENTI Voci che si trasformeranno in esborsi entro un anno CAPITALE ACQUISITOCAPITALE INVESTITO + = = + + =

21 21 Riclassificazione dell’attivo Le ATTIVITA’ FISSE comprendono: eventuali crediti verso soci non esigibili entro un anno, compresi nella voce A dell’attivo; la voce B dell’attivo: B.I Immobilizzazioni immateriali; B.II Immobilizzazioni materiali; B.III Immobilizzazioni finanziarie al netto di eventuali crediti esigibili entro l’esercizio successivo; eventuali crediti esigibili oltre l’esercizio successivo compresi nella voce C.II dell’attivo; eventuali ratei e risconti pluriennali compresi nella voce D dell’attivo. Le ATTIVITA’ CORRENTI comprendono: eventuali crediti verso soci esigibili entro un anno, compresi nella voce A dell’attivo; eventuali crediti esigibili entro l’esercizio successivo compresi nella voce B.III dell’attivo; la voce C dell’attivo: C.I Rimanenze; C.II Crediti, al netto di eventuali crediti esigibili oltre l’esercizio successivo; C.III Attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazioni; C.IV Disponibilità liquide eventuali ratei e risconti non pluriennali compresi nella voce D dell’attivo.

22 22 Stato patrimoniale civilistico A) Crediti verso soci parte richiamata oltre l’anno parte richiamata entro l’anno B) Immobilizzazioni I. immateriali II. materiali III. finanziarie, con separata indicazione, per ciascuna voce, degli importi esigibili entro l’esercizio successivo C) Attivo circolante I. rimanenze II. crediti, con separata indicazione, per ciascuna voce, degli importi esigibili oltre l’esercizio successivo III. attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazioni IV. disponibilità liquide D) Ratei e risconti attivi annuali pluriennali e disaggio su prestiti Stato patrimoniale riclassificato Attivo immobilizzato Attivo circolante Attivo immobilizzato Attivo immobilizzato: crediti esigibili oltre l’esercizio successivo Attivo circolante: crediti esigibili entro l’esercizio successivo Attivo circolante Attivo circolante: crediti esigibili entro l’esercizio successivo Attivo immobilizzato: crediti esigibili oltre l’esercizio successivo Attivo circolante Attivo immobilizzato

23 23 Riclassificazione del passivo Il PATRIMONIO NETTO comprende: la voce A del passivo, denominata “patrimonio netto” e suddivisa in nove sotto-raggruppamenti. Le PASSIVITA’ CONSOLIDATE comprendono: i fondi compresi nella voce B del passivo che hanno un’esigibilità prevedibile oltre l’esercizio successivo; la voce C del passivo, “trattamento di fine rapporto del lavoro subordinato”; il totale dei debiti (voce D) con scadenza oltre l’esercizio successivo; eventuali ratei e risconti passivi pluriennali compresi nella voce E del passivo. Le PASSIVITA’ CORRENTI comprendono: i fondi compresi nella voce B del passivo che hanno un’esigibilità prevedibile entro l’esercizio successivo; il totale dei debiti (voce D) con scadenza entro l’esercizio successivo; eventuali ratei e risconti passivi non pluriennali compresi nella voce E del passivo.

24 24 Stato patrimoniale civilistico A) Patrimonio netto B) Fondi per rischi e oneri C) Trattamento fine rapporto di lavoro subordinato D) Debiti E) Ratei e risconti passivi annuali pluriennali e aggio su prestiti Stato patrimoniale riclassificato Patrimonio netto Passività consolidate o correnti, secondo la scadenza del rischio o dell’onere Passività consolidate Passività consolidate: la parte esigibile oltre l’esercizio successivo Passività correnti: la parte esigibile entro l’esercizio successivo Passività correnti Passività consolidate

25 25 Riclassificazione dello stato patrimoniale: esempio numerico

26 26 Indici di composizione di fonti e impieghi Gli indici di composizione delle fonti e degli impieghi definiscono il peso relativo delle singole voci del capitale investito e del capitale acquisito. In particolare, gli indici di composizione delle fonti stabiliscono quanto pesano in percentuale il capitale proprio, il capitale di terzi, le passività correnti, le passività consolidate e il capitale permanente sul totale del capitale acquisito. Analogamente, gli indici di composizione degli impieghi definiscono il peso percentuale delle attività fisse e delle attività correnti, nonché delle singole componenti delle attività correnti, sul capitale investito.

27 27 Indici di composizione delle fonti

28 28 Indici di composizione degli impieghi

29 29 Indici di composizione: esempio numerico

30 30 Stato patrimoniale a valori percentuali Nello stato patrimoniale a valori percentuali tutti i valori sono riportati come percentuale del capitale investito – o, in maniera del tutto indifferente, di quello acquisito – ad evidenziare la composizione delle fonti e degli impieghi.

31 31 Margini di bilancio I margini sono gli unici indici dell’analisi di bilancio che non si presentano sotto forma di quoziente, bensì di differenza (il margine, appunto) tra voci dell’attivo e del passivo dello stato patrimoniale. I margini di bilancio, esprimono infatti la capacità dell’azienda di ricoprire determinate voci di stato patrimoniale con altre, fornendo così indicazioni relative alla solidità patrimoniale o alla solvibilità finanziaria dell’azienda. I tre margini di bilancio sono: il margine di struttura; il margine di tesoreria; il capitale circolante netto.

32 32 Margine di struttura (1) Il margine di struttura indica la capacità dell’azienda di ricoprire le immobilizzazioni nette con il solo capitale proprio. Esso fornisce indicazioni relativamente alla solidità patrimoniale dell’azienda. Margine di struttura = Capitale netto - Immobilizzazioni nette MS = CN - AF

33 33 Margine di struttura (2) AF RD LD LI CN PF PC MS > 0CN > AF RD + LD + LI > PF + PC AF RD LD LI CN PF PC MS < 0CN < AF RD + LD + LI < PF + PC

34 34 Margine di tesoreria (1) Il margine di tesoreria indica la capacità dell’azienda di far fronte agli esborsi che dovrà sostenere nel breve periodo utilizzando esclusivamente le liquidità. Esso fornisce indicazioni relativamente alla solvibilità dell’azienda nel brevissimo periodo. Margine di tesoreria = Liquidità (immediate e differite) - Passività correnti MT = LD + LI - PC

35 35 Margine di tesoreria (2) AF RD LD LI CN PF PC MT > 0LD + LI > PC CN + PF > AF + RD AF RD LD LI CN PF PC MT < 0LD + LI < PC CN + PF < AF + RD

36 36 Capitale circolante netto (1) Il capitale circolante netto indica la capacità dell’azienda di far fronte agli esborsi che dovrà sostenere nel breve periodo utilizzando esclusivamente il capitale di cui disporrà nel breve periodo. Esso fornisce indicazioni relativamente alla solvibilità dell’azienda nel breve periodo. Il capitale circolante netto può essere calcolato in due modi equivalenti: Capitale circolante lordo (Attività correnti) - Passività correnti Capitale permanente (Capitale netto + Passività consolidate) - Immobilizzazioni nette CCN = AC – PC = CCL - PC CCN = CN + PF - AF

37 37 Capitale circolante netto (2) AF RD LD LI CN PF PC CCN > 0RD + LD + LI > PC CN + PF > AF AF RD LD LI CN PF PC CCN < 0RD + LD + LI < PC CN + PF < AF

38 38 Matrice dei rapporti tra CCN e MT

39 39 Matrice dei rapporti tra MT e MS

40 40 Matrice dei rapporti tra CCN e MS

41 41 Margini di bilancio: esempio numerico Margine di struttura: CN - AF = 1.039.600 – 933.100 = 106.500 Margine di tesoreria: LI + LD - PC = 3.500 + 822.700 – 812.150 = 14.050 Capitale circolante netto: AC - PC = 1.059.700 – 822.700 = 247.550 CN – AF + PF = 1.039.600 – 933.100 + 141.050 = 247.550

42 42 Indici di liquidità Gli indici di liquidità sono dati dal rapporto tra le voci correnti dell’attivo e le voci correnti del passivo dello stato patrimoniale. Essi indicano la capacità di solvibilità dell’azienda nel breve periodo. Gli indici di liquidità sono: l’indice di disponibilità l’indice di liquidità il “test acido” o quick ratio o indice di liquidità immediata

43 43 Indice di disponibilità L’indice di disponibilità è definito dal rapporto tra capitale circolante lordo e passività correnti. L’indice di disponibilità è un indicatore della solvibilità aziendale a breve termine. Vengono ad esso attribuite due accezioni: indicatore della capacità dell’azienda di far fronte con regolarità ai propri impegni a breve (soprattutto nei confronti dei fornitori) contando sul ritorno in forma liquida dei crediti e delle scorte; indicatore di garanzia per i finanziatori a breve.

44 44 Indice di liquidità L’indice di liquidità è definito dal rapporto tra liquidità (immediate e differite) e passività correnti. Esso offre informazioni sulla capacità che i mezzi liquidi, o facilmente realizzabili, hanno di far fronte agli impegni scadenti entro il termine di un anno. L’esclusione delle scorte si giustifica in quanto talvolta il magazzino è costituito, in parte, da merci obsolete o di difficile collocazione sul mercato e cioè merci caratterizzate da indici di rotazioni molto bassi. Nell’ottica della liquidazione, queste merci hanno valori di realizzo molto bassi se non nulli.

45 45 Quick ratio Il “test acido” o quick ratio è il terzo indice di liquidità: è definito dal rapporto tra le liquidità immediate e le passività correnti. Esso indica, quindi, la solvibilità dell’azienda nel brevissimo periodo, ovvero la capacità di copertura delle passività correnti con le sole liquidità immediatamente disponibili in cassa e in banca. Questo indice è meno significativo degli altri due, dal momento che è raro che l’impresa si trovi in condizione di dover soddisfare alle passività correnti esclusivamente con le liquidità immediate. Per tale motivo, non tutti i testi di contabilità riportano tra gli indici di bilancio il quick ratio.

46 46 Indici di liquidità: esempio numerico

47 47 E’ possibile osservare che il capitale circolante netto e l’indice di disponibilità – così come il margine di tesoreria e l’indice di liquidità – esprimono la medesima situazione in due modi diversi: È evidente, allora, che quando i margini sono positivi, i rispettivi indici di liquidità risultano maggiori di uno e l’azienda è in grado di ricoprire le passività correnti con voci dell’attivo circolante Margini di bilancio e indici di liquidità

48 48 Indici di indebitamento e di indipendenza finanziaria Gli indici di indebitamento ed indipendenza finanziaria mostrano il rapporto tra le voci del passivo dello stato patrimoniale, distinte in base alla proprietà (capitale proprio e capitale di terzi). Essi, quindi, mostrano la composizione del capitale acquisito, evidenziando gli uni il grado di indebitamento dell’impresa, l’altro la sua indipendenza da fonti di finanziamento esterne.

49 49 Indici di indebitamento L’indebitamento viene definito in due differenti modi: come rapporto tra il capitale di terzi e il capitale proprio; come rapporto tra il capitale di terzi e il capitale investito. Come si può notare, il secondo modo di definire l’indebitamento è equivalente ad uno degli indici di composizione delle fonti

50 50 Indice di indipendenza finanziaria L’indice di indipendenza finanziaria è definito dal rapporto tra capitale proprio e capitale investito totale. Esso mostra in quale misura il totale dei mezzi investiti nell’azienda è stato finanziato dal capitale proprio. Si parla di indipendenza finanziaria perché un indice basso segnala un elevato indebitamento che comporta maggiori condizionamenti esterni ed una restrizione alla libertà di amministrare l’impresa. Anche in questo caso, esso coincide con un indice di composizione delle fonti

51 51 Indici di indebitamento e indipendenza: esempio numerico

52 52 Ciclo economico e ciclo monetario (1) Il ciclo economico è il periodo di tempo che mediamente intercorre tra l’acquisto dei fattori produttivi e la vendita dei beni o dei servizi aziendali. Il ciclo monetario è il periodo di tempo che mediamente intercorre tra l’uscita monetaria collegata all’acquisto dei fattori produttivi e l’entrata monetaria originata dalla vendita dei beni o dei servizi aziendali. Tali due periodi generalmente non coincidono perché gli esborsi per l’acquisto sono posticipati rispetto al momento dell’acquisto stesso, in virtù dei debiti verso fornitori, e gli introiti per le vendite sono posticipati rispetto al momento della vendita stessa, in virtù dei crediti verso clienti.

53 53 Ciclo economico e ciclo monetario (2) ACQUISTO DEI FATTORI PRODUTTIVI MAGAZZINO MATERIE PRIME PRODUZIONE MAGAZZINO PRODOTTI FINITI VENDITA DI BENI O SERVIZI DURATA DEL CICLO MONETARIO PAGAMENTO DEGLI ACQUISTI INCASSO DELLE VENDITE DURATA DEL CICLO ECONOMICO

54 54 Indici del ciclo monetario La durata del ciclo monetario espressa in giorni è quindi la somma algebrica dei seguenti elementi: periodo di giacenza media delle materie prime in magazzino meno:periodo di giacenza media dei debiti verso fornitori più:periodo di produzione più:periodo di giacenza media dei prodotti finiti in magazzino più:periodo di giacenza media dei crediti verso clienti Ciclo monetario della gestione

55 55 Periodo di giacenza media delle materie prime Il periodo di giacenza media delle materie prime è dato dal rapporto tra la giacenza media di materie prime nell’esercizio ed i consumi di materie prime: la giacenza media si ottiene facendo la media algebrica tra le rimanenze iniziali e le rimanenze finali; le rimanenze iniziali sono rappresentate dalle rimanenze finali nello stato patrimoniale dell’esercizio precedente a quello considerato, riportato per obbligo di legge; in alternativa, esse possono essere calcolate a partire dalle rimanenze finali e dalla variazione di rimanenze: Ri = Rf –  ; i consumi sono costituiti dagli acquisti più le rimanenze iniziali (quantità disponibile per la produzione) meno le rimanenze finali (quantità non utilizzata nella produzione).

56 56 Periodo di giacenza media dei debiti verso fornitori Il periodo di giacenza media dei debiti verso fornitori è dato dal rapporto tra i debiti verso fornitori e gli acquisti di beni e servizi: i debiti verso fornitori rappresentano la voce D.6 del passivo dello steto patrimoniale; gli acquisti di beni e servizi si ottengono sommando i costi B.6 e B.7 del conto economico.

57 57 Il periodo di produzione può essere calcolato in due modi: come rapporto tra la giacenza media di semilavorati e prodotti in lavorazione ed il valore della produzione; come rapporto tra la giacenza media di semilavorati e prodotti in lavorazione ed i costi della produzione. Per la giacenza media valgono le stesse considerazioni relative alla giacenza di materie prime. oppure Periodo di produzione

58 58 Periodo di giacenza media dei prodotti finiti Anche il periodo di giacenza media dei prodotti finiti può essere calcolato in due modi: come rapporto tra la giacenza media di prodotti finiti ed il valore della produzione; come rapporto tra la giacenza media di prodotti finiti ed i costi della produzione. oppure

59 59 Periodo di giacenza media dei crediti verso clienti Il periodo di giacenza media dei crediti verso clienti è dato dal rapporto tra i crediti verso clienti e il fatturato dell’impresa: i crediti verso clienti rappresentano la voce C.II.1 dell’attivo dello steto patrimoniale; il fatturato è dato dalla voce A.1 del conto economico.

60 60 Considerazioni sul ciclo monetario Negli indici del ciclo monetario si effettua il prodotto per il numero di giorni dell’anno solare – ovvero dell’esercizio – di modo da ottenere un indice espresso in giorni. Il ciclo economico sarà dato da: periodo di giacenza MP + periodo di produzione + periodo di giacenza PF Nel calcolo del ciclo monetario l’unica voce che va sottratta è quella relativa alla giacenza dei debiti verso fornitori, dal momento che essa posticipa l’inizio del ciclo monetario rispetto al ciclo economico. Quanto più il ciclo monetario è piccolo tanto più velocemente l’azienda recupera gli esborsi dovuti agli acquisti con gli introiti derivanti dalle vendite. Il ciclo monetario assume valore negativo, quando il periodo di giacenza dei debiti è talmente lungo da ricoprire gli altri quattro: questa situazione è estremamente vantaggiosa per l’impresa, dal momento che le consente di pagare gli acquisti di materie prime con gli introiti derivanti dalle vendite; le imprese che più facilmente possono presentare un ciclo monetario negativo sono quelle commerciali, in cui non vi è periodo di produzione e le rimanenze di magazzino si riducono a quelle di sole merci; in particolare, le grandi catene distributive possono vantare periodi di giacenza dei debiti verso le imprese produttrici molto lunghi, mentre i clienti adoperano modalità di pagamento immediate; in questo caso il ciclo monetario si riduce a: periodo di giacenza merci – periodo di giacenza debiti

61 61 Indici di rotazione Gli indici di rotazione sono dati dagli inversi degli indici del ciclo monetario. Essi indicano quante volte in un anno “ruotano” i debiti e i crediti commerciali e le giacenze di materie prime, semilavorati e prodotti finiti

62 62 Ciclo monetario: esempio numerico (1) giorni 50 (332) 15 20 215 (32)

63 63 Ciclo monetario: esempio numerico (2) giorni 50 (332) 17 23 215 (27)

64 64 Indici di rotazione: esempio numerico n. volte / anno 7,24 1,10 21,07 16,21 1,70

65 65 Indici di redditività Gli indici di redditività esprimono la redditività dell’impresa e delle sue diverse gestioni, rapportando valori di conto economico (i risultati delle gestioni) a valori di stato patrimoniale (il capitale investito nelle gestioni). Gli indici di redditività sono: l’indice di redditività delle vendite ROS; l’indice di redditività operativa ROI; l’indice di redditività globale ROE; l’indice di redditività del capitale investito totale ROA. Pur non essendo un indice di redditività riportiamo qui anche l’indice di rotazione del capitale investito, vista la sua stretta correlazione con il ROI ed il ROS. In parallelo agli indici di redditività è possibile definire anche un indice di onerosità, rappresentato dal costo medio del capitale preso a prestito ROD.

66 66 Indice di rotazione del capitale investito L’indice di rotazione del capitale investito è definito dal rapporto tra i ricavi di vendita e il capitale investito: La rotazione del capitale investito segnala l’entità delle vendite rispetto ai mezzi finanziari che si sono impiegati. Una capacità manageriale è infatti o conseguire elevati livelli di fatturato, a parità di capitale investito, o ridurre le necessità di investimento, a parità di fatturato. L’indice di rotazione misura quante volte il totale degli impieghi “ruota” per effetto delle vendite nel periodo considerato. Si tratta di una rotazione “figurata”: l’indice, infatti, misura quante volte nel corso dell’esercizio l’attivo viene idealmente rinnovato attraverso la sua vendita e ricostituzione.

67 67 Indice di redditività delle vendite Il ROS (Return on Sales) è definito dal rapporto tra il reddito operativo ed i corrispondenti ricavi netti di vendita propri della gestione caratteristica: Dal momento che il reddito operativo è definito dai ricavi di vendita meno i costi per la produzione, il ROS indica quanto hanno inciso i costi operativi sulle vendite. Il ROS può assumere naturalmente solo valori minori dell’unità ed è generalmente espresso in percentuale, come in generale accade per tutti gli indici di redditività.

68 68 Indice di redditività delle vendite Diversamente dagli altri indici di redditività, esso non è dato dal rapporto tra una voce di conto economico ed una di stato patrimoniale, ma bensì tra due voci di conto economico A numeratore avremo il reddito operativo dato dalla differenza A – B (che rappresenta la somma del reddito operativo e del reddito atipico) cui vanno sottratti i proventi atipici (A.5) ed aggiunti gli oneri atipici (B.14) A denominatore troviamo il fatturato, ovvero la voce A.1.

69 69 Indice di redditività operativa Il ROI (Return on Investments) è definito dal rapporto tra il reddito operativo ed il corrispondente capitale investito operativo: Il ROI misura la capacità aziendale di produrre reddito attraverso la sola gestione caratteristica, indipendentemente dai contributi delle altre gestioni e dagli oneri della gestione finanziaria. In sostanza si vuole conoscere la redditività nell’ipotesi in cui l’azienda si dedichi alla sola gestione per la quale è stata costituita. Il rapporto fra il reddito operativo ed il capitale investito nella gestione caratteristica segnala il margine disponibile per remunerare il capitale di credito, l’amministrazione fiscale ed il capitale proprio.

70 70 Capitale investito operativo Il capitale investito operativo è quella parte del capitale investito che contiene tutte e sole le voci relative alla gestione operativa. Per ottenere il capitale investito operativo dal capitale investito è necessario sottrarre le seguenti voci: immobilizzazioni finanziarie (B.III); crediti nell’attivo circolante verso controllate collegate e controllanti (voci 2, 3 e 4 di C.II); attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazione (C.III); disponibilità liquide (C.IV). Le prime tre voci, infatti, sono chiaramente legate alla gestione finanziaria; per quanto riguarda le disponibilità liquide, generalmente esse non vengono utilizzate nella gestione operativa.

71 71 ROI per fattori La scomposizione del ROI per fattori sta ad indicare che la redditività operativa della gestione dell’impresa dipende: dai margini di profitto che si ottengono per ciascuno dei cicli acquisto-lavorazione- vendita (ROS) e dalla velocità con cui tali cicli si ripetono nel corso di un esercizio (rotazione del capitale investito). In teoria esistono due possibili comportamenti delle imprese: imprese che scelgono una politica di bassi margini sulle vendite e che, per ottenere una redditività soddisfacente,debbono realizzare un’elevata rotazione del capitale investito; imprese che scelgono una politica di elevati margini sulle vendite accettando di realizzare una minor velocità di rotazione del loro capitale investito. ROI = ROS * Rotazione capitale investito operativo

72 72 Indice di redditività globale Il ROE (Return on Equity) è definito dal rapporto tra il reddito netto globale e il patrimonio netto: Il ROE esprime la redditività del capitale apportato in azienda dagli azionisti. Esso è un indice sintetico dell’economicità della gestione. Il termine di riferimento per la valutazione della redditività del patrimonio netto può essere determinato, dal punto di vista di un generico investitore, prendendo in esame: il rendimento degli investimenti alternativi a grado di rischio nullo; il compenso per i rischi economici e finanziari dell’investimento aziendale; il compenso per la difficoltà di smobilizzo.

73 73 ROE per fattori La scomposizione del ROE per fattori sta ad indicare che la redditività globale dell’impresa dipende: dalla redditività operativa della stessa, rappresentata dal ROI; dall’inverso dell’indipendenza finanziaria, intendendo con ciò che quanto maggiore è l’indipendenza finanziaria dell’impresa tanto minore sarà, a parità di altri fattori, la redditività globale; dal rapporto tra risultato netto e risultato operativo che evidenzia l’incidenza delle gestioni finanziaria, straordinaria e tributaria. La relazione tra ROE ed indipendenza finanziaria è inversa dal momento che, a parità di risultato raggiunto e di capitale investito totale, quanto maggiore è il capitale apportato da terzi nell’impresa, tanto minore sarà il capitale proprio, tanto maggiore risulterà la redditività dello stesso.

74 74 Indice di redditività del capitale investito totale Il ROA (Return on Assets) è definito dal rapporto tra il reddito della gestione corrente al lordo degli oneri finanziari ed il capitale investito totale: Il ROA esprime la redditività lorda corrente degli investimenti, di qualsiasi natura, effettuati dall’impresa, prima degli interessi e delle imposte dirette. Si noti che quando si parla di reddito operativo non andrebbe riportato il valore A – B dello stato patrimoniale, che rappresenta in maniera indistinta il risultato delle gestioni caratteristica ed atipica, ma solo le voci relative alla gestione caratteristica. Tuttavia è prassi riportare come valore del reddito operativo la differenza tra il valore e i costi della produzione, che quindi comprende i redditi atipici.

75 75 Costo medio del denaro preso a prestito Il ROD (Return on Debts) è dato dal rapporto tra gli oneri finanziari ed il capitale di terzi: Esso evidenzia il costo medio delle fonti di finanziamento. In realtà, i debiti v/fornitori non producono oneri finanziari espliciti: gli oneri, infatti, sono incorporati nel maggior prezzo di acquisto rispetto al pagamento in contanti Di conseguenza, nel calcolo del ROD, a denominatore vanno sottratti i debiti verso fornitori

76 76 Indici di redditività: esempio numerico

77 77 Indici relativi all’attività del personale Si definiscono indici relativi all’attività del personale i seguenti: Fatturato per dipendente = Vendite / Numero dipendenti Costo per dipendente = Costo del lavoro / Numero dipendenti Valore aggiunto per dipendente = Valore aggiunto / Numero dipendenti Il numero dipendenti è una delle informazioni riportate in nota integrativa. Il valore aggiunto rappresenta il valore della ricchezza prodotta all’interno dell’impresa, ed è determinato dalla differenza tra il valore della produzione e il valore dei consumi intermedi provenienti da terze economie, ovvero quei costi della produzione che vengono definiti “esterni”: per le materie prime, per i servizi e per il godimento di beni di terzi.

78 78 Indici relativi all’attività del personale: esempio numerico Valore della produzione1.296.218 - costi per materie prime, sussidiarie e di consumo (623.000) - costi per servizi (52.800) - costi per godimento di beni di terzi - - variazioni delle rimanenze di materie prime, sussidiarie e di consumo 3.900 Valore aggiunto 624.318

79 79 Leva finanziaria (1) La leva finanziaria viene utilizzata per spiegare come varia il ROE al variare della struttura finanziaria dato un certo ROI ed un certo ROD. La principale differenza tra il ROE ed il ROI consiste nel fatto che quest’ultimo misura il risultato della gestione caratteristica senza tener conto delle modalità di finanziamento dell’impresa. L’indice di redditività del capitale proprio (ROE) è invece influenzato dall’entità degli oneri finanziari sostenuti dall’azienda per remunerare i suoi finanziatori esterni.

80 80 Leva finanziaria (2) Il Reddito Netto è dato dalla differenza tra il Reddito Operativo e gli Oneri Finanziari, a meno dell’aliquota fiscale TF. Si ricavino le espressioni del Reddito Netto, del Risultato Operativo e degli Oneri Finanziari rispettivamente dal ROE, dal ROI e dal ROD... si sostituiscano dette espressioni nella formula iniziale... … attraverso semplici passaggi matematici si ottiene... … la formula della leva finanziaria

81 81 Leva finanziaria (3) L’indice di redditività del capitale proprio (ROE) e l’indice di redditività del capitale investito (ROI) sono tanto più divergenti quanto più alta è la partecipazione del capitale di terzi al finanziamento dell’azienda. Già analizzando la scomposizione del ROE per fattori si è notato che questo è inversamente proporzionale al grado di indipendenza dell’azienda da fonti di finanziamento esterno. La relazione tra i due indici di redditività viene denominata effetto di leva ed è originata dallo scostamento fra il tasso di redditività del capitale investito ed il costo del capitale di credito. L’effetto di leva finanziaria si manifesta in senso positivo se il ROI è maggiore del ROD, in senso negativo se il ROD è maggiore del ROI.

82 82 Effetto leva positivo Dalla formula della leva finanziaria: Se ROI > ROD l’impresa è in grado di investire le risorse acquisite con il vincolo del debito ottenendo una redditività (ROI) superiore all’onerosità (ROD) delle risorse stesse. In questo caso il ROE cresce all’aumentare dell’indebitamento. ROE ROI ROD CT CN ROE ROI ROD

83 83 Effetto leva negativo Se ROI < ROD l’impresa investe le risorse acquisite con il vincolo del debito ottenendo una redditività (ROI) inferiore all’onerosità (ROD) delle risorse stesse. In questo caso il ROE diminuisce all’aumentare dell’indebitamento. ROE ROI ROD CT CN ROE ROI ROD

84 84 Leva finanziaria: esempio numerico ROI > RODROI < ROD AlfaBeta AlfaBeta Capitale proprio1.800500Capitale proprio1.800500 Capitale di terzi2001.500Capitale di terzi2001.500 Capitale investito2.000 Capitale investito2.000 Reddito operativo600,0 Reddito operativo200 Oneri finanziari(30,0)(225,0)Oneri finanziari(40)(300) Reddito ante imposte570,0375,0Reddito ante imposte160(100) Imposte50% Imposte50%- Reddito netto285,0187,5Reddito netto80(100) ROI30,0% ROI10,0% ROD15,0% ROD20,0% ROE15,8%37,5%ROE4,4%-20,0%

85 85 Leva finanziaria: commento all’esempio numerico Le due aziende Alfa e Beta, a parità di capitale investito CI, hanno una diversa composizione dello stesso in capitale proprio CN e capitale di terzi CT. Essendo anche il reddito operativo RO uguale per le due aziende, esse avranno stesso ROI = RO/CI. Supponiamo che esse abbiano stesso ROD = OF/CT, questo comporta che l’azienda con maggior capitale di terzi avrà maggiori oneri finanziari. A parità di componenti straordinari (qui omessi per sintesi) e di imposte sul reddito, allora, il reddito netto RN dell’azienda meno indebitata sarà maggiore. Paragonando i due casi si nota che: quando ROI > ROD, il ROE maggiore è quello dell’impresa più indebitata; quando ROI < ROD, il ROE maggiore è quello dell’impresa meno indebitata

86 86 Una considerazione sulla leva finanziaria Da quanto sinora detto potremmo arguire che, nel caso in cui sia ROI > ROD, per l’impresa risulta conveniente indebitarsi indefinitamente, dal momento che al crescere del capitale di terzi rispetto al capitale proprio, il ROE aumenta: nel caso limite ipotetico di utilizzo di solo capitale di terzi il ROE avrebbe un valore infinito. Tuttavia, all’aumentare dell’indebitamento, il costo medio del capitale di credito tende ad aumentare, dal momento che per i finanziatori diventa via via più rischioso investire nell’impresa. Se aumenta il ROD, diminuisce il divario tra ROI e ROD ed il secondo può addirittura arrivare a superare il primo, rendendo antieconomico l’indebitamento. Una più corretta rappresentazione dell’effetto leva è quello presentato nella diapositiva seguente, in cui il ROD assume valori costanti entro determinati range di variabilità del rapporto CT/CN, ma tende comunque a crescere all’aumentare di tale rapporto. Il ROE avrà un andamento crescente finché ROI > ROD, anche se la sua pendenza, data dalla differenza ROI – ROD, tenderà via via a diminuire; quando risulterà ROI < ROD il ROE inizierà a decrescere.

87 87 ROE ROI ROD CT CN ROE ROI ROD

88 88 Punto di pareggio Il punto di pareggio o break even point è il volume di vendita per cui i costi di produzione eguagliano i ricavi di vendita, ovvero il volume di vendita cui corrisponde profitto nullo. q = volume di produzione e vendita p= prezzo di vendita CF = costi fissi cv= costi variabili unitari mc= margine di contribuzione unitario = p - cv profitto = p * q - cv * q - CF p * q - cv * q - CF = 0

89 89 CF CV Costi Ricavi Costi e Ricavi Quantità BEP Area delle perdite Area dei profitti

90 90 Area dei profitti ed area delle perdite L’intersezione della retta dei ricavi con quella dei costi totali definisce due triangoli che rappresentano rispettivamente: l’area delle perdite, l’insieme dei volumi produttivi e di vendita per i quali si sostengono costi superiori ai ricavi; l’area dei profitti, l’insieme dei volumi produttivi e di vendita per i quali si conseguono ricavi superiori ai costi complessivi.

91 91 Posizione del punto di pareggio Dalla posizione del punto di pareggio si può desumere la potenzialità economico - strutturale dell’azienda: per un incremento dei costi o per una diminuzione dei ricavi il punto di pareggio si sposta verso destra, riducendo l’area dei profitti e ampliando quella delle perdite; per una diminuzione dei costi o un aumento dei ricavi si muove verso sinistra accrescendo la dimensione dell’area dei profitti a discapito di quella delle perdite. Quando il punto di pareggio si trasferisce verso sinistra migliora la potenzialità economico - strutturale dell’impresa in quanto si amplia l’area dei profitti. Quando esso si sposta verso destra si riduce la potenzialità economico - strutturale dell’impresa in quanto si riduce l’area dei profitti.

92 92 Punto di pareggio: esempio numerico AlfaBeta prezzo180 costi variabili30105 costi fissi 1.320.000 570.000 BEP = CF/(cv-p)8.800 7.600 L’impresa con costi fissi più elevati raggiunge il pareggio dopo aver prodotto un numero di unità superiore a quella con costi fissi più bassi, risultando più rischiosa. Tuttavia essa ha maggiori potenzialità economico strutturali, avendo un’area dei profitti più amplia. Quindi, l’impresa più rischiosa è anche quella a maggior redditività.

93 93 Esercitazione sul punto di pareggio Costi fissi = 600.000.000 € prezzo unitario di vendita = 200 € costi variabili unitari = 80 € Determinare il punto di pareggio Ulteriori elementi di riflessione: a quanto ammonta il volume di pareggio se i costi variabili unitari aumentano del 25%? che profitto ottiene l’azienda se riduce i costi fissi del15% e mantiene la produzione di 5.000.000 di unità? di quanto dovrebbe aumentare il prezzo di vendita per portare il volume di pareggio a 4.000.000 di unità? con una redditività attesa del capitale investito del 12% ed un capitale investito di lire 1.000.000.000 determinare il volume corrispondente alla redditività attesa.

94 94 Leva operativa La leva operativa rappresenta la reattività del reddito operativo alla variazione nei volumi di vendita: Quando la leva operativa è maggiore di 1, il reddito operativo varia più che proporzionalmente al variare dei volumi di vendita: espansioni delle vendite comportano incrementi di reddito operativo più che proporzionali; contrazioni delle vendite comportano decrementi di reddito operativo più che proporzionali. Quando la leva operativa è minore di 1, il reddito operativo varia meno che proporzionalmente al variare dei volumi di vendita: espansioni delle vendite comportano incrementi di reddito operativo meno che proporzionali; contrazioni delle vendite comportano decrementi di reddito operativo meno che proporzionali.

95 95 Un diverso modo per esprimere la leva operativa L = leva operativa RO = reddito operativo (ricavi di vendita - costi totali) MC = margine di contribuzione (ricavi di vendita - costi variabili) CF = costi fissi mc = margine di contribuzione unitario q = quantità venduta

96 96 Leva operativa: esempio numerico (1) AlfaBeta Ricavi di vendita 1.800.000 Costi variabili (300.000) (1.050.000) Margine di contribuzione 1.500.000 750.000 Costi fissi (1.320.000) (570.000) Risultato operativo 180.000 Quantità vendute 10.000 CF/CV4,400,54 Leva operativa = MC/RO8,334,17

97 97 Leva operativa: esempio numerico (2) Aumento delle vendite del 10%: RO alfa = 180.000 + 180.000 * 0,10 * 8,33 = 330.000 RO beta = 180.000 + 180.000 * 0,10 * 4,16 = 255.000 Diminuzione delle vendite del 10%: RO alfa = 180.000 - 180.000 * 0,10 * 8,33 = 30.000 RO beta = 180.000 - 180.000 * 0,10 * 4,16 = 105.000

98 98 La leva operativa è tanto più grande quanto maggiori sono i costi fissi sostenuti dall’impresa: Un’azienda con elevati costi fissi beneficerà in maniera significativa di un aumento nei volumi di vendita, ottenendo un aumento consistente del reddito operativo; Tuttavia, una contrazione dei volumi di vendita comporterà una riduzione significativa del reddito operativo. Relazione tra leva operativa e costi fissi

99 99 Punto di pareggio, leva operativa e costi fissi Un’azienda che presenta elevati costi fissi è rigida: le variazioni nella quantità prodotta non comportano significative variazioni nei costi di produzione: raggiunge il punto di pareggio a volumi elevati, presenta un’elevata leva operativa, beneficiando significativamente degli aumenti nei volumi di vendita (il costo aumenta meno che proporzionalmente rispetto al ricavo), ma rischiando maggiormente quando vi sono contrazioni di vendita (il costo diminuisce meno che proporzionalmente rispetto al ricavo). In ultima analisi, è un’impresa redditiva ma rischiosa. Un’azienda che presenta bassi costi fissi è flessibile: le variazioni nella quantità prodotta comportano significative variazioni nei costi di produzione: raggiunge il punto di pareggio a volumi bassi, presenta una bassa leva operativa, beneficiando poco degli aumenti nei volumi di vendita (il costo aumenta più che proporzionalmente rispetto al ricavo), ma rischiando poco quando vi sono contrazioni di vendita (il costo diminuisce più che proporzionalmente rispetto al ricavo). In ultima analisi, è un’impresa poco redditiva ma non rischiosa.

100 100 CF’ CV’ C’ R C, R Q BEP’ CF’’ CV’’ C’’ BEP’’ q*q* q ^ = q * +  q R*R* C*C* R^R^ C’ ^ C’’ ^ R ^ - C’ ^ R ^ - C’’ ^

101 101 Leva operativa e leva finanziaria La formula della leva finanziaria asserisce che se la redditività operativa ROI è maggiore dell’onerosità del capitale di credito ROD, la redditività dell’impresa - espressa dal ROE - aumenta all’aumentare dell’indebitamento CT / CN della stessa. Si è tuttavia osservato che all’aumentare dell’indebitamento il costo del capitale di credito aumenta perché se un’impresa è già fortemente indebitata troverà nuovi finanziatori solo se è disposta a pagare alti interessi. Un’impresa fortemente indebitata, infatti, deve pagare ad ogni esercizio oneri finanziari molto elevati; tali oneri sono indipendenti dai volumi produttivi venduti nell’esercizio e rappresentano, quindi, un costo fisso. L’impresa, quindi, è rigida e come tale è al contempo redditiva (infatti il ROE è elevato) ma rischiosa (ragion per cui i finanziatori chiedono forti interessi).


Scaricare ppt "Economia ed Organizzazione Aziendale - l’analisi di bilancio -"

Presentazioni simili


Annunci Google