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COMUNICAZIONE E CONVINZIONE DOTT.SSA FRANCESCA DRAGOTTO UNIVERSITA’ DI ROMA “TOR VERGATA” ROMA, 11 GENNAIO 2007.

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2 COMUNICAZIONE E CONVINZIONE DOTT.SSA FRANCESCA DRAGOTTO UNIVERSITA’ DI ROMA “TOR VERGATA” ROMA, 11 GENNAIO 2007

3 PRIMA PARTE I MODELLI

4 IT. CONVINCERE: QUESTIONI DI LINGUA GRADIT S.V. FO [1304-1308, dal lat. convincere, v. anche vincere] 1 rendere qualcuno sicuro di qualcosa sciogliendone i dubbi o inducendolo a tenere un comportamento, a compiere una determinata azione (abbiamo convinto la commissione della validità del progetto…) … ispirare fiducia … (quel tipo non mi convinceva…) 2 TS dir. [av. 1332] accusare qualcuno con prove certe. DER. convincente, convincersi, convincibile, convincimento, convinto, convinzione, riconvincere, straconvincere SIN. 1 indurre, motivare, persuadere, smuovere, ispirare, soddisfare CONTR. 1 demotivare, dissuadere, distogliere, scoraggiare ’

5 BATTAGLIA: 1 Indurre una persona ad ammettere un fatto, a riconoscere la verità di un’affermazione o di un concetto, esponendo prove o argomenti così validi e certi da rimuovere ogni possibilità di dubbio; persuadere 2 Persuadere una persona a fare o non fare qualcosa, provandone con validi argomenti l’opportunità o la necessità; indurre qualcuno a compiere un’azione anche riprovevole (che ricadrà poi a suo danno); obbligare, impegnare, costringere 3 Dare pieno piacere, completa soddisfazione; coincidere perfettamente con il concetto, con l’idea che si ha di una determinata cosa 4 Dimostrare con prove certe, inconfutabili, la colpevolezza di una persona; provare in modo inoppugnabile che una persona ha commesso la colpa o il delitto di cui è accusata 5 Far palese, evidente; mostrare, provare in modo inconfutabile (un assunto qualsiasi) 6 Ant. vincere, superare, contraffare 7 Rifl. Risolversi a riconoscere la verità di un fatto o di un concetto, in seguito a prove o dimostrazioni inoppugnabili; acquistare certezza di cose su cui, precedentemente, si era in dubbio, o a cui non si voleva prestare fede; persuadersi, essere certo 8 Rifl. Ant. Mostrarsi, rivelarsi per quello che si è 9 Recipr. Ant. Dimostrarsi a vicenda la verità o l’errore delle proprie affermazioni, delle proprie dottrine.

6 LA COMPETENZA DEL PARLANTE ITALIANO La competenza: il giudizio sovrano del parlante sulla propria L1 GRADIT vs BATTAGLIA GRADIT: riferimento sfumato alla coercizione insita nella capacità di convincimento (cfr. convinzione) --> già lat. convincere: vincere, sottomettere, ridurre al proprio dominio; dimostrare in modo inconfutabile In che cosa consiste la debolezza della definizione del GRADIT?

7 IL POTERE Platone, Sofista, 247:  il potere è la definizione dell’essere  il potere è il tratto distintivo dell’esistenza reale: ossia la capacità di influenzare un altro, o di essere influenzati da un altro Potere forza coercizione manipolazione autorità persuasione razionale influenza S. Lukes, Potere, in Enciclopedia delle Scienze Sociali, Istituto della Enciclopedia Italiana, vol. VI, Roma 1996

8 POTERE E COMUNICAZIONE POTERE E SOCIETA’ Prospettiva dell’ETNOGRAFIA: la società è descrivibile sulla base dei codici (codici verbali, non verbali, verbali e non verbali) cui ricorre per le interazioni quotidiane Il codice verbale detiene un ruolo di preminenza: sarà pertanto possibile descrivere la società sulla base degli atti comunicativi, valutando l’incidenza del codice verbale su quelli non verbali, paralinguistici ed extra-linguistici DESCRIVERE LA COMUNICAZIONE = DESCRIVERE LA SOCIETA’ LE DINAMICHE CONNESSE ALLA DETENZIONE DEL POTERE NELLA COMUNICAZIONE RIFLETTONO LE DINAMICHE DI DETENZIONE DEL POTERE NELLA SOCIETA’

9 I MECCANISMI DELLA LA COMUNICAZIONE 2 prospettive descrittive 1) incentrata sulle componenti dell’atto linguistico modelli linguistici della comunicazione 2) incentrata sugli effetti che si producono parlando pragmatica della comunicazione

10 PERCHE’ (almeno) DUE PROSPETTIVE la lingua è elemento fondante della comunicazione ma non esclusivo se per comunicare efficacemente fosse sufficiente impiegare correttamente la lingua, padroneggiare il codice verbale equivarrebbe a comunicare efficacemente (viceversa l’uso scorretto del codice verbale costituirebbe una garanzia di insuccesso della comunicazione) quali componenti interagiscono nel processo dieeeeeeeeeeeeeeeeee elaborazione/trasmissione/ricezione/comprensione di un atto linguistico se si comprende come è strutturato l’atto comunicativo e come si colloca in rapporto al contesto comunicativo diventa possibile controllare l’organizzazione il messaggio aumentando le garanzie di efficacia

11 I MODELLI LINGUISTICI DELLA COMUNICAZIONE: UNA SINTESI messaggio mittente / destinatore destinatario

12 La cosa di cui si parla

13 sorgente --> codificatore --> canale --> decodificatore --> destinazione messaggio segnale ricevuto messaggio ricevuto rumore Es. telefonata: sorgente = chi ha chiamato; codificatore = parte dell’apparecchio che trasforma le onde sonore in oscillazioni della corrente elettrica; messaggio = Conversazione; canale = cavo elettrico; segnale = cambiamenti di tensione; Rumore = interferenze elettromagnetiche, rumore ambientale, resistenza dei cavi…

14 MITTENTE DESTINATARIO MESSAGGIO REFERENTE CODICE CANALE

15 MITTENTE DESTINATARIO MESSAGGIO CODICE CANALE REFERENTE LEI LUI Lingua italiana parlata LA RETE DELLE FUNZIONI

16 SE FOSSE LINEARE… no menzogna (dissimulazione) no menzogna (dissimulazione) no ironia no interpretazione no flessibilità no incomprensione no contesto

17 SE FOSSE LINEARE… Non ho mai la batteria scarica!

18 SE FOSSE LINEARE…

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20 funzione emotiva (espressiva) funzione fatica funzione poetica funzione referenziale funzione metalinguistica funzione conativa canale/CONTATTO mittente messaggio destinatario contesto/REFERENTE codice UN PASSO IN AVANTI: LE FUNZIONI DEL LINGUAGGIO

21 FUNZIONE EMOTIVA FUNZIONE CONATIVA F. POETICA F. METALINGUISTICA F. FATICA F. REFERENZIALE LE PREFERENZE DI LEI: I FIORI E LE CONOSCENZE SUI FIORI MI PIACCIONO I FIORI; CAVOLO SE I FIORI MI PIACCIONO I FIORI MI RISULTANO ASSAI GRADITI DICESI FIORE UN ENTE INANIMATO, DI COLORE VARIO, PROFUMATO… Mi piacciono i fiori. Se ne decanto la bellezza e il mio interesse potrei indurre LUI a regalarmene Comprerò dei fiori a LEI perché ho capito che le piacciono. E così magari LEI rimarrà colpita dal mio gesto

22 UNA RETE DI FUNZIONI funzioni del linguaggio cosa voglio fare parlando? FUNZIONE: il fine che si assegna all’enunciato quando viene prodotto gli scopi della comunicazione

23 LA SECONDA PROSPETTIVA: PARLARE COME FARE OVVERO FARE PARLANDO funzioni del linguaggio cosa voglio fare parlando? parlare/scrivere = produrre testi = “fare” prospettiva pragmatica (comunicazione = azione sociale)

24 messaggio (informazione intenzionale): contenuto e forma messaggio (informazione intenzionale): contenuto e forma OLTRE LA LINEARITA’: una rete di fattori costitutivi del processo comunicativo contesto linguistico e situazionale macroscop o e gerarchia di scopi strategia informazione non intenzionale informazione non intenzionale linguaggi

25 IL PROCESSO COMUNICATIVO sistema di comportamenti intenzionali e consapevoli finalizzati al raggiungimento di uno scopo il contenuto della comunicazione è un flusso di informazione intenzionale e non intenzionali l’informazione intenzionale è organizzata in conformità con la strategia che si intende impiegare per raggiungere lo scopo comunicativo: la persuasione dell’altro, ossia il cambiamento della sua mappa mentale la strategia si basa sulle conoscenze del mondo e della forma / delle forme di linguaggio delle quali ci si intende servire (presupposizioni) e su ciò che si presume sappia il destinatario (inferenze) (adattato da E. Zuanelli, Manuale di comunicazione istituzionale, Colombo, Roma, 2000)

26 UNA VISIONE D’INSIEME l’idea che lo scopo del mittente sia di trasmettere un messaggio chiaro e inequivoco al suo interlocutore, perché questo sia compreso esattamente, è decisamente semplicistica in rapporto alle concrete circostanze comunicative parallelamente occorre abbandonare, come si è visto, l’idea che la comunicazione coincida con l’informazione, che la lingua coincida col linguaggio, e che il contenuto di un atto linguistico coincida con il testo, concetto complesso e composito, meno immediato di quanto possa sembrare COME COLLEGARE QUESTA TRAMA DI CONCETTI AL TEMA DELLA PERSUASIONE?

27 RICAPITOLANDO comunicare = agire sociale prodotto della comunicazione = atto prodotto della comunicazione = testo testo = atto (sociale) comunicare = agire sociale prodotto della comunicazione = atto prodotto della comunicazione = testo testo = atto (sociale) Dalla caratteristica che gli enunciati possano non solo descrivere un contenuto o sostenerne la veridicità, ma anche, nella maggior parte dei casi, possano servire a compiere delle vere e proprie azioni tese ad esercitare un particolare influsso sul mondo circostante, discende la possibilità di teorizzare una classificazione degli atti linguistici basata sugli effetti prodotti da ciascun tipo di comunicazione

28 CONCLUSIONI PROVVISORIE qualunque prodotto di comunicazione richiede una progettazione testuale ogni testo richiede una progettazione comunicativa testuale e pragmatica orientata al mezzo destinato a veicolare il messaggio qualora non si tenesse conto delle peculiarità proprie di ciascun mezzo la comunicazione perderebbe automaticamente in efficacia impiego di varie tipologie di mezzi e linguaggi, verbali e non verbali e di tutte le varietà proprie di ciascuno di essi

29 SECONDA PARTE IL CASO DEL DIBATTITO

30 Lausberg: “La somma dei discorsi tenuti in una situazione dall’arbitro della situazione e dagli interessati alla situazione, allo scopo di modificare la situazione medesima, si chiama discussione o dibattito” “Il discorso in generale è un’articolazione degli strumenti linguistici, che si svolge nel tempo, che si pensa conclusa da chi parla, in relazione alla situazione (una serie di suoni quindi) oppure un suo analogo equivalente (per esempio la scrittura), in una situazione, con l’intenzione (voluntas) di modificare appunto la situazione medesima “La situazione è uno stato (oggettivo, personale, sociale) di una persona o di un gruppo di persone che si verifica in un certo momento e che riguarda questa persona o questo gruppo di persone. La modificazione di una definizione dipende da un arbitro della situazione che può essere immaginato in modo impersonale (per esempio il caso) oppure personale (Dio, un uomo, un giudice in un processo). L’arbitro della situazione può modificare la situazione con l’azione (per esempio con l’uccisione di una persona per legittima difesa) oppure con il discorso (per esempio con la lettura di una sentenza di un processo)” IL DIBATTITO: definizione e struttura (H. Lausberg, Elementi di retorica, Bologna, Il Mulino 1969, p. 13-14)

31 GLI INTERESSATI ALLA SITUAZIONE “Alla situazione, al suo mutamento o al suo perdurare, oltre all’arbitro della situazione sono interessate spesso più persone implicate nella situazione o nella sua eventuale modificazione: questi interessati alla situazione si dividono spesso in partiti dei quali uno, per esempio, persegue il perdurare della situazione medesima, mentre l’altro partito ritiene sia migliore il mutare della situazione in una direzione diversa. I partiti interessati alla situazione si rivolgono in discorsi di parte all’arbitro della situazione e tentano di influenzarlo con la persuasione a mutare o mantenere la situazione in un senso favorevole al partito che li interessa” “Nel dibattito, o discussione, si danno tre tipi di discorsi: 1) la posizione della questione (quaestio*) relativa alla situazione […] da parte di un partecipante qualsiasi alla discussione, interessato alla chiara formulazione della questione; 2) i discorsi di parte** degli interessati alla situazione; 3) il discorso decisivo dell’arbitro della situazione ” * è la causa: il contenuto di partenza, il punto del contendere. Può classificarsi in 2 grandi forme: tesi (una questione generale, astratta: es. ci si deve sposare?) e ipotesi (una questione particolare, che implica il riferimento a fatti specifici: es. x si deve sposare?) ** riferimento ai 3 generi di discorso teorizzati nella retorica aristotelica

32 LE DINAMICHE COMUNICATIVE: RUOLI E TURNI “per un dibattito ci vuole un interlocutore” disparità del potere conversazionale: si ha quando nell’interazione comunicativa in luogo di una parità di diritti e doveri fra gli interagenti (quadro legale della struttura partecipativa), si realizza un accesso diseguale ai poteri di gestione dell’interazione (può essere legata a questioni di gerarchia o alla presenza di un arbitro) turno di dialogo: la presa di parola da parte di uno degli interagenti esistenza frequente di una vera e propria gara per la presa del turno (manifestazione di potere): l’asimmetria è di fatto la norma

33 LE ASIMMETRIE: OVVERO LA COMUNICAZIONE DISEGUALE L’interazione in classe L’interazione nativo-non nativo L’interazione medico-paziente L’interazione intervistatore-intervistato

34 IL REGISTA (e il potere interazionale) Frammento n.1 (d a “Linea rovente”) 1.FERRARA: sentiamo l’opinione dell’onorevole Francesco De Lorenzo = 2.DONAT CATTIN: è un onorevole, ma è il presidente dei medici infettivologi, che sono i principali protagonisti rispetto alla malattia 3.FERRARA: adesso presento ai telespettatori l’onorevole De Lorenzo, prego la regia di inquadrarlo// 4.AIUTI: // è in pensione da vent’anni 5.DONAT CATTIN: è il presidente dell’Associazione medici infettivologi = 6.= non facciamo polemiche personali, prof. Aiuti, per cortesia (.) onorevole De Lorenzo, lei è attualmente il presidente della Commissione nazionale per la lotta contro l’AIDS ed è stato sottosegretario alla Sanità ed è un deputato liberale Adattato da F. Orletti, La comunicazione diseguale, Carocci, Roma 2000, p.20

35 I 3 GENERI DI DISCORSO giudiziale (o giuridico) deliberativo (o politico) epidittico (o conferenziale, segna l’avvento della prosa decorativa: vera e propria prosa-spettacolo); i primi due hanno la caratteristica di cambiare lo stato delle cose Strategia di organizzazione del discorso: i fattori di cui tener conto GENERI UDITORIO FINALITA’ OGGETTO TEMPO RAGIONAMENTO LUOGHI COMUNI 1) deliberat. membri assemb. (s)consigl./accus. utile/nocivo futuro exempla possibile/impossibile 2) giudiz. giudici difendere giusto/ingiusto passato entimemi reale/non reale 3) epiditt. spettat./pubblico lodare/biasimare bello/brutto presente comparaz.amplificatoria più/meno

36 STRATEGIE DI PERSUASIONE la persuasione, la capacità di avere la meglio in un dibattito, è legata alla realizzazione di un discorso convincente centralità del testo e quindi degli artifici impiegati nella sua realizzazione

37 LE 5 PARTES DELLA RETORICA CLASSICA 5 PARTES inventio: trovare cosa dire sull’argomento dispositio: mettere in ordine quel che si è trovato elocutio: l’aggiunta al discorso dell’ornamento delle figure memoria: mandare a memoria il discorso fino a farlo proprio actio: gesti e dizione (il partecipante al dibattito come attore)

38 L’ELOCUTIO: FUNZIONE POETICA DEL TESTO il reticolo retorico la retorica come arte del dire bene il testo come tessuto connettivo, naturale sede di esercizio dell’ars rethorica parziale convergenza tra la pars della retorica antica (elocutio) e la funzione del messaggio jakobsoniana (funzione poetica, funzione del fare) sul terreno dell’ornatus (gli ornamenti, varie centinaia ripartiti da sempre in opposizioni binarie: tropi/figure, tropi grammaticali/tropi retorici, figure di grammatica/figure di retorica, figure di parola/figure di pensiero, tropi/figure di dizione

39 TESTO: UNITÀ COMUNICATIVA 2 dei 7 criteri di testualità (modello di De Beaugrande e Dressler) testo: messaggio reale e completo, i cui singoli elementi sono organizzati in maniera coerente ed assumono un significato compiuto, rivolto ad uno scopo ben preciso. testo: insieme coerente e coeso di elementi organizzati intorno ad uno scopo coerenza (esterna) coesione (interna) testo

40 coesione: insieme di meccanismi di cui un testo si serve per assicurare il collegamento tra le sue parti al livello superficiale.. Il grado di coesione testuale è dato quindi dalla sintassi superficiale del testo (es. ripetizioni, collegamenti temporali, deittici…) LA COESIONE

41 LA COERENZA coerenza: è data dalla continuità di senso che caratterizza un testo. riguarda la struttura semantica di un testo e la struttura logica e psicologica dei concetti --> quando un testo non soddisfa i criteri testuali: esemplificandoesemplificando

42 PER CONCLUDERE: UN ESERCIZIO DI STILE notazioni: Sulla S, in un’ora di traffico. Un tipo di circa ventisei anni, cappello floscio con una cordicella al posto del nastro, collo troppo lungo, come se glielo avessero tirato partita doppia: Nel mezzo della giornata e a mezzodì, mi trovavo e salii sulla piattaforma e balconata posteriore d un autobus e di un tram a cavalli autopropulso affollato e pressoché brulicante di umani viventi della linea S che va da Contrescarpe a Champerret. Vidi e rimarcai un giovanotto non anziano, assai ridicolo e non poco grottesco, dal collo magro e dalla gola scarnita, cordicella e laccetto intorno al feltro e al cappello arcobaleno: Mi trovavo sulla piattaforma di un autobus violetto. V’era un giovane ridicolo, collo indaco, che protestava contro un tizio blu. precisazioni: Alle 12.17 in un autobus della linea S lungo 10 metri, largo 3, alto 3,5, a 3600 metri dal suo capolinea, carico di 48 persone, un i9ndividuo umano, di sesso maschile, 27 anni, 3 mesi e 8 giorni, alto m. 1,62 e pesante 65 chilogrammi, con un cappello (in capo) alto 17 centimetri, la calotta circondata da un nastro di 35 centimetri, interpella un uomo di 48 anni meno tre giorni…

43 altro aspetto soggettivo: C’era oggi sull’autobus, proprio accanto a me, sulla piattaforma, un mocciosetto come pochi - e per fortuna, che son pochi, altrimenti un giorno o l’altro ne strozzo qualcuno. Ti dico, un monellaccio di venticinque o trent’anni, e m’irritava non tanto per quel suo collo ti tacchino spiumato, quanto per la natura del nastro del cappello, ridotto a una cordicella color singhiozzo di pesce negatività: No, non era unoo scivolo e neppure un velivolo ma un automezzo, di trasporto terrestre. Non era sera non era mattina, era - diciamo - mezzogiorno. Lui non era un infante né un ottuagenario, ma un giovanotto. Non era un nastro, né una cordicella, ma un gallone a treccia omoteleuti: Non c’era venticello e sopra un autobello che andava a vol d’uccello incontro un giovincello dal volto furboncello con acne e pedicello ed un cappello, tutto avviluppatello da un buffo funicello comunicato stampa: Chi ha detto che il romanzo è morto? In questo nuovo e travolgente racconto l’autore, di cui ii lettori ricorderanno l’avvincente “Le scarpe slacciate”, fa rivivere con asciutto e toccante realismo dei personaggi a tutto tonto che si muovono in una vicenda di tesa drammaticità, sullo sfondo di lancinati pulsioni collettive. La trama ci parla di un eroe, allusivamente indicato come il Passeggero, che una mattina dsiimbatte in un enigmatico personaggio, a sua volta coinvolto in un duello mortale con uno sconosciuto.

44 analisi logica: Autobus. Piattaforma. Piattaforma d’autobus. Il luogo. Mezzogiorno. Verso. Verso mezzogiorno. Il tempo. Passeggeri. Litigio. Litigio di passeggeri. Azione. Giovanotto. Cappello collo magro. Un giovanotto col cappello di gallone a treccia. Il soggetto me, guarda…: Me, guarda, ‘ste cose non le capisco. Un tipo che s’intigna a marciarti sul ditone ti fa girare i cosiddetti. Ma se dopo aver protestato va poi a sedersi come un cottolengo, me guarda questo non mi va giù. Me guarda, ho visto ‘sta roba l’altro giorno sulla piattaforma di dietro della S. già quello ci aveva un collo un po’ lungo, quel pollastro, e non mi fare parlare di quella specie di treccia da cretinetti che aveva intorno al suo cappello filosofico: Solo le grandi città possono esibire alla epoché fenomenologica l’essenzialità delle coincidenze temporali a basso tasso di entropia. Il filosofo, che talora ascende alla inessenzialità nomade e derisoria di un autobus della linea S può appercepirvi con pineale trascendentalità le apparenze illusorie di un Io che trasparente a sé, esperisce il proprio dasein attraverso ina collità individuale sovradeterminata dialetticamente dall’apicalità texturalizzata di un utilizzabile intramondano a treccia. volgare: Aho! Annavo a magnà e te monto siu quer bidone de la Esse - e ‘an vedi? - nun me vado a incoccià con ‘no stronzo con un collo cche pareva un cacciavite, e ‘na trippa sur cappello? R. Queneau, Esercizi di stile, Introduzione e traduzione di U. Eco, Einaudi, Torino 1983


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