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GERONE Nel V secolo Gerone, tiranno di Gela e successivamente tirannodi Siracusa, intraprese diverse battaglie come comandante dell’esercito siracusano,di.

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4 GERONE Nel V secolo Gerone, tiranno di Gela e successivamente tirannodi Siracusa, intraprese diverse battaglie come comandante dell’esercito siracusano,di cui la più nota è lo scontro navale di Cuma,avvenuto nel 474 a.C. contro gli Etruschi, sui quali ripotò una importante vittoia e formo cosi la città di Neapolis che vuol dire”Nuova città”. La battaglia di Cuma fu uno scontro navale combattuto a Cuma tra la flotta siceliota siracusana,guidata da Lerone(Gerone) e quella etrusca.Viene cosi formata la città di Neapolis che sostituirà la città di Parthenope che era stata fondata dai greci.

5 Il primo insediamento sul territorio risale al nono secolo a.c., quasi 3000 anni fa, quando "mercanti e viaggiatori anatolici ed achei si affacciarono nel golfo per dirigersi verso gli empori minerari dell'alto Tirreno" e fondarono Phartenope nell'area che include l'isolotto di Megaride (l'attuale Castel dell'Ovo) e il Promontorio di Monte Echia (l'odierna Monte di Dio e Pizzofalcone). Il primo nucleo abitativo era solo un piccolo scalo commerciale che, grazie ai consistenti e frequenti traffici commerciali, riuscì ad ingrandirsi e a trasformarsi in un vero e proprio borgo. Ma a quel tempo le coste erano soggette a continui e turbolenti scontri tra chi si contendeva il predominio dei traffici commerciali, in particolare greci ed etruschi. La supremazia raggiunta da quest'ultimi portò ad un inevitabile declino di Partenope, che fu ripopolata e ricostruita sotto il nome di Palepolis solo intorno al 474 quando i coloni greci riuscirono a ristabilire il loro primato. Questo evento determinò per questi una più ampia libertà di installarsi sulla costa campana fondando nuovi insediamenti. Più a sud fu, infatti, edificato un nuovo e più grande centro economico e commerciale, protetto da un sistema di torri e mutazioni. La città nuova fu denominata Neapolis (in greco Neapolis significa appunto nuova città), mentre la zona occidentale, compresa Palepolis, diveniva un luogo periferico lontano dal frastuono della città, dove appartarsi in un tranquillo e quiete vivere e dove, a partire dall'epoca romana, verso la fine del primo secolo a.c., sorgeranno le sontuose ville patrizieCastel dell'Ovo Palepolis

6 Attualmente nell'area di Pizzofalcone, in via Nicotera 10, si trova una necropoli risalente alla Partenope di fondazione cumana e poche altre testimonianze archeologiche, attualmente visibili, come la villa (appartenente, però, ad un'epoca successiva) costruita in età tardo- repubblicana dal patrizio romano Lucullo. Pochissime tracce restano di questa villa leggendaria, a causa delle successive e ripetute costruzioni che vi furono eseguite al di sopra. Già dopo la morte di Lucullo la villa entrò a far parte del demanio imperiale e fu usata come prigione per alcuni personaggi della famiglia imperiale durante le numerose congiure e le lotte di successione per il trono di Roma. Oggi la zona un tempo destinata alla città vecchia (Palepolis) è in parte occupata dal Castel dell'Ovo, sull'isolotto di Megaride, da abitazioni lussuose, alberghi e negozi. Se si ha appena concluso il percorso iniziale è possibile sostare per qualche minuto in piazza Trieste e Trento per un caffè e proseguire per Corso Umberto attraversando via San Carlo, via Medina e via San Felice.

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11 Decumani Il decumano superiore dell'antica Neapolis è posto più in alto e corrisponde alle attuali vie della Sapienza.La via dell’Anticaglia è un tratto del decumano superiore di Neapolis, fu detta Anticaglia per i ruderi che la sovrastano nei quali, antichi eruditi vollero scorgere gli avanzi delle mura di Neapoli e Palepoli.La via Santi Apostoli prende il nome della chiesa fondata nel V secolo dal vescovo Sotero sui ruderi di un tempio Pagano che venne poi rifatta nel 600 da Francesco Grimaldi.La via Sapienza prende il suo nome dal cardinale Oliviero Carafa che volle adattare un antico edificio a ricovero degli studenti, seguendo gli esempi della sapienza di Roma.

12 Oggi il decumano maggiore è una delle strade più importanti del centro storico di Napoli (dichiarato nel1995 patrimonio dell’umanità) e corrisponde all'odierna via dei Tribunali seguendo ancora interamente l'antico asse viario greco.Proprio perché si tratta di una struttura stradale originaria dell'antica Grecia, sarebbe più opportuno parlare di Plateia e non di "decumano", denominazione di epoca romana che per convenzione ha sostituito l'originaria.Il Decumano maggiore inizia grosso modo da port’Alba e piazza Bellini (dove sono presenti le prime mura greche del centro storico di Napoli) continuando per via San Pietro a Maiella e per via dei Tribunali, la quale incrocia con via Duomo per poi terminare al Castel Capuano Quest'ultimo è il motivo per il quale, la strada, è stata chiamata sin dal Cinquecento strada dei Tribunali. Infatti, il castel Capuano, sin dagli inizi del XVI secolo, per volontà di Don Pedro di Toledo, assunse il ruolo di tribunale della città. In posizione centrale di via dei Tribunali si può incontrare piazza San Gaetano, la quale sorge sull'area in cui insisteva in epoca greca l'agorà della città, divenuta poi in epoca romana foro.via DuomoCinquecentoXVI secoloDon Pedro di Toledopiazza San Gaetanoagoràforo

13 Sempre sulla piazza, a testimonianza di ciò, ci sono gli ingressi per il sottosuolo di Napoli e per gli scavi di San Lorenzo, i quali offrono importanti resti della Neapolis greca.Il percorso fu duramente deturpato all'altezza di piazza Miraglia con la costruzione del vecchio Policlinico alla fine del XIX, distruggendo un'enorme quantità di edifici storici, per lo più chiostri, arrecando danni al patrimonio artistico-architettonico che caratterizzava la via.Via tribunali corrisponde al decumanus maior (decumano maggiore) del tempo greco-romano.Il nome di tribunali prevalse dopo che Don Pedro de Toledo ebbe unificato a Castel Capuano (1537d.C-1540d.C) i cinque tribunali della città. Piazza Bellini prende il suo nome dal musicista Vincenzo Bellini che ha vissuto a Napoli e frequentava il conservatorio di San Pietro a Maiella a lui è intitolato anche l’omonimo teatro che è dopo il San Carlo il più importante della città. sottosuolo di Napoliscavi di San Lorenzopiazza MiragliaXIX

14 Il Decumano Inferiore è una delle strade più famose e animate della città e del centro storico di Napoli. La strada divide nettamente la città tra nord e sud e da questo prende il nome di Spaccanapoli. Il Decumano inizia in parte di via Pasquale Scura ai Quartieri Spagnoli e proseguendo per Via Benedetto Croce e via San Biagio dei Librai termina in una parte di Forcella. Qui si trovano moltissimi siti di interesse storico artistico di Napoli. Spiccano numerosissime chiese, tra cui la Basilica di Santa Chiara, la Chiesa del Gesù Nuovo, la Chiesa di San Domenico Maggiore. Troviamo anche un infinità di palazzi storici nobiliari, tra cui Palazzo Filomarino, Palazzo Petrucci, Palazzo Venezia, Palazzo Marigliano, Palazzo di Sangro, Palazzo di Sangro di Casacalenda. Lungo il Decumano troviamo inoltre Gay Odin, vera e propria fabbrica di cioccolato, e il Bar Nilo, luogo suggestivo dove sorseggiare uno dei caffè più buoni di NapoliBasilica di Santa ChiaraChiesa del Gesù Nuovo Chiesa di San Domenico MaggiorePalazzo FilomarinoPalazzo PetrucciPalazzo VeneziaPalazzo MariglianoPalazzo di SangroPalazzo di Sangro di CasacalendaGay OdinBar Nilo

15 . Via San Biagio dei Librai prende il suo nome da San Biagio, venerato dalle monache armene, al quale fu dedicato anche la chiesa di San Biagio Maggiore, protettore dei librai. Nella seconda metà del Seicento, con la ripresa della vita intellettuale, fiorì un rinnovato interesse per i libri e così le botteghe dei librai si moltiplicarono. Si aprì un vero e proprio nuovo mercato e librai provienenti da tutta Europa, ed in particolare da Francia, Olanda e Inghilterra, incrementarono il loro commercio aprendo botteghe sulla strada. La via era una delle più animate della città ed è rimasta nell'aspetto urbanistico immutata sino ad oggi.

16 La leggenda di Parthenope La ricchissima tradìzione della mitologia greca riserva alla leggenda della fondazione di Partenope almeno tre storie, in versioni molto dissimili nei contenuti e anche nei valori di volta in volta messi in evidenza. La prima leggenda di Partenope coincide con il mito delle tre sirene che scelgono di morire, forse per la delusione di non essere riuscite a fermare il marinaio Ulisse, pur estasiato dal loro canto. Il corpo che il mare depone sul lido dì Megaride, la piccola penisola dove ora si trova Castel dell'Ovo, è appunto quello di una delle tre sirene, Partenope, e di qui il nome alla città che nasce. Questa leggenda del mito di Partenope ebbe maggiore considerazione e diffusione quando Napoli, sin dalle cronache di Petronio e Apuleio, poi nelle più diffuse pagine di Petrarca e Boccaccio, cominciò a configurarsi come la città dei suoni e dei canti, peculiarità che ben si accordava con la leggenda delle sirene e del loro canto melodioso e tentatore. In pratica sottolinea un motivo religioso, il trasferirsi e il diverso ambientarsi del culto delle sirene dalle rive dell'Egeo, dove già era praticato da tempo e molto diffuso a Rodi e a Creta, ai luoghi nuovi della Magna Grecia; qui le donne uccello assumono il corpo dì un pesce dalla cintola in giù e sono attestate sulle rocce e gli scogli posti davanti a Positano, che noi ora chiamiamo Li Galli, mentre dagli antichi erano chiamati Sìrenussai, gli scogli delle Sirene.

17 La seconda leggenda è forse quella più diffusa, ripresa anche da matilde serao nelle sue leggende e parla di una bellissima principessa greca, ovviamente partenope, innamorata del suo cimone. Amore contrastato dal re suo padre, che invece l'aveva promessa in sposa a un altro pretendente. I due decìdono allora di fuggire su una nave verso l'ignoto, sbarcano poi per loro fortuna sui litorale campano e qui la leggenda vuole che vìvano finalmente la stagione del loro amore, in una terra dolce di fiori e di luci dove la primavera è eterna. Aurelio fierro afferma che "il canto d'amore di partenope lo consideriamo nastro di partenza della storia della canzone napoletana". Si tratta, come vedete, di una leggenda dove sono già disponibili tutti, proprio tutti gli ingredienti che appartengono a una certa, più nota "napoletanità", l'allegria, l'amore, la splendida natura e il canto e in più il finale "tarallucci e vino" che conclude una storia d'amore contrastata. Chiaramente questa leggenda viene riportata da chi vuole mettere in rilievo proprio queste peculiarità tra le diverse sfaccettature compatibili a ricomporre l'universo partenopeo.

18 Esiste una terza storia, una terza leggenda di Partenope, certamente poco conosciuta ma a mio avviso storicamente più credibile e meno leggendaria, soprattutto vicina, credo, alla sostanza spirituale che intende rappresentare. Vi si narra di una regione greca da anni tormentata da una grave carestia e di un re che tenta dì sottrarre almeno un gruppo di giovani al destino incombente, lo colloca su alcune navi e lo invia, senza mezzi e senza provviste di cibo, verso la terra promessa della Magna Grecia. Era un'usanza abbastanza diffusa in Grecia, mentre imperversavano grandi carestie, solo in apparenza feroce e spietata, perché comunque ai più giovani si concedeva una possibilità di iniziare altrove una nuova vita, forse con meno privazioni e per chi rimaneva risultavano diminuite le bocche da sfamare. All'epoca non era facile attraversare quel tratto di mare, tra bufere, stretti perigliosi e improvvise e prolungate assenze di vento e questo viaggio, già disagevole per le condizioni di partenza, diventa per i nostri giovani ancora più drammatico. Muore infatti di stenti, forse di fame, la più giovane delle tre principesse reali che erano a bordo, la dolce Partenope, proprio nel momento in cui la nave è finalmente giunta al sicuro, all'interno dei golfo. Il primo atto, dunque, della futura città, appena dopo lo sbarco, è il funerale di Partenope (da partenu- opxis, volto di fanciulla), ancor più solenne nella teatrale e scenica liturgia funebre dei greci.

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20 “… dal cucchiaio alla città” Walter Gropius Tutto nasce dal disegno tecnico! Dipartimento Tecnologia e tecniche di rappresentazione grafica


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