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Atteggiamento Componente cognitiva: lo STEREOTIPO Componente affettiva Il PREGIUDIZIO Componente comportamentale: La DISCRIMINAZIONE.

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1 Atteggiamento Componente cognitiva: lo STEREOTIPO Componente affettiva Il PREGIUDIZIO Componente comportamentale: La DISCRIMINAZIONE

2 Definizione Pregiudizio – giudizio o opinione a priori, in genere con connotazione negativa, verso persone, gruppi o altri oggetti sociali. un atteggiamento, generalmente negativo, indirizzato a un gruppo o categoria sociale, che è oggetto di una valutazione che prescinde dalle sua caratteristiche individuali.

3 Origini degli stereotipi e pregiudizi: Teorie individuali Sociobiologiche (e.g., Hamilton, 1975) Teoria frustrazione-aggressività – Le minoranze come capro espiatorio (Dollard, 1940) Personalità autoritaria (Adorno e coll., 1950) Personalità dogmatica (Rokeach, 1956) Teorie cognitive (Allport, 1954)

4 Teorie sociali Teoria del conflitto realistico (Sherif e Sherif, 1969) Teoria della deprivazione relativa Teoria dell’Identità Sociale (Tajfel e Turner, 1981)

5 Teoria frustrazione-aggressività (Dollard, 1940) Le minoranze come capro espiatorio la dislocazione dell’aggressività - l’individuo scarica un eccesso di tensione psichica accumulatasi in lui in seguito alle frustrazioni, verso soggetti deboli.

6 LA PERSONALITA’ AUTORITARIA (Adorno e coll., 1950) Trova nelle dinamiche intrafamiliari le motivazioni alla base delle condotte intergruppo. Un clima familiare rigido e repressivo durante l’infanzia determina questo particolare tipo di personalità.

7 La personalità autoritaria e’ caratterizzata da: uno stile di pensiero rigido e dogmatico una tendenza a eseguire acriticamente gli ordini superiori superstizione e fatalismo una spiccata propensione alle credenze etnocentriche, antisemitiche e conservatrici, e un’alta sensibilità alla propaganda antidemocratica.

8 L’autoritarismo di destra (Altemeyer, 1981) Basato su tre dimensioni: alto grado di sottomissione all’autorità. generale aggressività rivolta contro persone percepite come devianti e sanzionabili dall’autorità costituita. alto grado di aderenza alle convenzioni sociali. RWA Scale

9 Critiche alla Teoria della personalitaà autoritaria: il pregiudizio può derivare da un certo tipo di educazione e contesto sociale.

10 Questa teoria interpreta il fenomeno del pregiudizio all’interno del contesto intergruppi. LA TEORIA DEL CONFLITTO REALISTICO (Campbell, 1965; Sherif, 1966)

11 Alla base del pregiudizio vi sono competizioni La soluzione consiste quindi nell’eliminare competizioni, sostituendoli con scopi cooperativi

12 Esperimento della “caverna dei ladri” o del “campo estivo” (Sherif e coll., 1949, 1954, 1961)

13 Partecipanti: adolescenti americani, non consapevoli di partecipare ad una ricerca, che trascorrevano due settimane in un campo estivo diretto da Sherif e collaboratori Procedura: introduzione di diverse fasi, nel corso delle quali i ricercatori concentravano l’attenzione su aspetti diversi del gruppo e del comportamento intergruppi

14 Fase I: Formazione dei gruppi ragazzini svolgevano ogni attività insieme; Fase I: Formazione dei gruppi ragazzi di 12 anni assegnati a caso ai due gruppi (gli Eagles e i Rattlers). I ragazzini svolgevano ogni attività insieme; Fase II: dopo una settimana, divisione in due gruppi distinti, apparentemente per motivi organizzativi del campo. Separazione degli amici più stretti. Fine delle attività comuni. I gruppi si danno dei soprannomi, “le Aquile” e “i Serpenti a sonagli”, e dei simboli di riconoscimento. Evoluzione delle abitudini e delle norme di gruppo. I ragazzini iniziano a prediligere la compagnia dei componenti l’ ingroup

15 Fase III: introduzione di competizione fra i due gruppi mediante gare sportive o tiro alla fune. Rapido deterioramento delle relazioni intergruppi, caratterizzate da ostilità e formazione di stereotipi negativi dell’altro gruppo. Forte coesione all’interno di ciascun gruppo. Forte presenza di favoritismo ingroup, considerato migliore dell’outgroup Le tensioni intergruppi non cessavano nemmeno al termine delle situazioni competitive.

16 Fase IV : Cooperazione: introduzione di uno scopo sovraordinato per i due gruppi (furgone in panne, partita di softball campo/squadra del paese, condivisione risorse economiche per vedere uno spettacolo) Ne deriva una diminuzione dell’ostilità e della tensione fra i gruppi

17 Per sanare il conflitto gli autori ricorsero a una strategia, i cui esiti diedero ragione alle intuizioni di Allport (Ipotesi del contatto, 1954): Essi fecero in modo che i due gruppi cooperassero per il perseguimento di obiettivi superordinati traguardi aventi un forte potere di richiamo per i componenti di ciascun gruppo ma impossibili da raggiungere se non con l’impegno congiunto di tutti Ciò permise effettivamente di far avvicinare i soggetti appartenenti alle due fazioni. 17

18 Gli autori ebbero modo di osservare che: i ragazzi svilupparono un forte attaccamento nei confronti del proprio gruppo, stabilirono delle norme interne e scelsero un leader vennero amplificate le differenze esistenti tra “noi” e “loro” e nacquero soprannomi dispregiativi nei confronti dei membri dell’altro gruppo, considerato ormai avversario. con il passare dei giorni e con il susseguirsi delle competizioni, la svalutazione del gruppo esterno divenne ancora più marcata, culminando in aggressioni fisiche e in reciproci atti di teppismo 18

19 Conclusioni di Sherif il conflitto di interessi, anche rappresentato da giochi competitivi, è all’origine del conflitto intergruppi. il conflitto di interessi, anche rappresentato da giochi competitivi, è all’origine del conflitto intergruppi. scopi competitivi conducono dunque a conflitto intergruppi scopi competitivi conducono dunque a conflitto intergruppi scopi sovraordinati conducono a cooperazione fra gruppi scopi sovraordinati conducono a cooperazione fra gruppi Ma è davvero necessario, come indicato da Sherif, che sia presente un interesse materiale concreto per originare una tensione intergruppi?

20 Problemi connessi all’interpretazione dei risultati: non è possibile paragonare competizioni create ad hoc a conflitti economici, sociali, religiosi. i partecipanti allo studio avevano solo 12 anni!!!

21 La teoria della deprivazione relativa la deprivazione relativa e’ il prodotto di una discrepanza fra aspettative e acquisizioni.

22 La teoria della deprivazione relativa I sentimenti di scontentezza sorgono dalla convinzione che altri individui e altri gruppi si trovino in condizioni migliori rispetto alle proprie o a quelle del proprio gruppo. Deprivazione relativa egoistica: il termine di paragone è rappresentato dai membri dello stesso gruppo cui appartiene il soggetto. Deprivazione relativa fraterna: il termine di paragone è rappresentato dai membri di un gruppo esterno. 22

23 Tajfel, 1971) La teoria dell’identità sociale ( Tajfel, 1971) Talvolta, anche in assenza di interessi contrapposti, la gente tende a prediligere il proprio gruppo di appartenenza, mostrandosi ostile o comunque non proprio ben disposta nei riguardi dell’outgroup. 23

24 Henri Tajfel (1919-1982) Nato in Polonia da una famiglia ebraica, frequenta l’università a Parigi. Allo scoppio della 2° guerra mondiale si arruola, viene fatto prigioniero ma riesce a nascondere le sue origini ebraiche. La sua famiglia e la sua rete sociale furono sterminate. Da qui nasce il suo interesse agli studi sulle relazioni tra categorie sociali, il pregiudizio, la discriminazione, i conflitti sociali.

25 Identità Si possono immaginare due punti estremi di un continuum lungo il quale l’individuo “sente” la propria identità. Ad un estremo la consapevolezza che l’individuo ha di appartenere ad un determinato gruppo ( italiano, sono uno studente di psicologia…) IDENTITA’ SOCIALE All’altro riflessione su di sé, sulle proprie speranze e progetti a cui si associano linee d’azione fondate su esigenze di coerenza personale ( sono estroversa, timida, brava in matematica….) IDENTITA’ PERSONALE

26 Teoria dell’auto-categorizzazione (Self categorization theory; Turner, 1987): Il processo di auto-categorizzazione dà luogo a tre differenti livelli di astrazione human identity social identity personal identity Il processo di categorizzazione dipende dal contesto: gli individui possono definire loro stessi in un momento come appartenenti ad una categoria e, il momento successivo, come appartenenti ad una categoria differente.

27 Identità sociale:  una parte del concetto di noi stessi deriva dall’appartenenza ai gruppi sociali - L’autostima di un individuo dipende, infatti, non solo dai suoi successi personali, ma anche da quelli dei gruppi di cui facciamo parte Motivazione ad avere un’identità positiva:  siamo motivati a valutare il nostro gruppo positivamente LA TEORIA DELL’IDENTITA’ SOCIALE

28 Il desiderio di comprendere e valutare se stessi rappresenta la base del comportamento sociale, che viene soddisfatto attraverso il confronto socialela categorizzazione 28

29 Il confronto sociale giudichiamo il valore o il prestigio dell’ingroup ponendolo a confronto con altri gruppi: si cercano elementi che differenzino in positivo il gruppo di appartenenza.

30 Categorizzazione … è definita l’insieme dei processi che tendono ad ordinare l’ambiente in termini di categorie: gruppi di persone, di oggetti, di avvenimenti in base a caratteristiche che noi riteniamo li accomunino … è una messa in ordine del mondo attorno a noi che comporta delle indispensabili semplificazioni … è un processo che accentua le differenze intercategoriali e le somiglianze intracategoriali

31 Paradigma dei gruppi minimali  una situazione sperimentale in cui i soggetti vengono classificati in base ai criteri arbitrari in gruppi che non hanno alle spalle ne’ storia, ne’ conflitti di interesse, ne’ stereotipi.  anonimato di tutti i membri dei gruppi;  non esiste l’interazione e l’interdipendenza fra gli individui che lo compongono.

32 Procedura Partecipanti vengono divisi in gruppi usando criteri banali (in base a lancio di una moneta, preferenza Klee o Kandinskij) Partecipanti devono assegnare delle ricompense

33 gruppo Kandinskij gruppo Klee

34 Esperimento  I partecipanti, informati del gruppo di appartenenza, svolgono il compito sperimentale tramite l’assegnazione di punteggi su 6 matrici di pagamento. Compito sperimentale: distribuzione di risorse ad un membro dell’ingroup e dell’outgroup mediante matrici, strutturate in modo tale per cui ad una certa somma per il membro dell’ingroup ne corrisponde un’altra per il membro dell’outgroup.  Ognuna delle 6 matrici è ripartita in due righe di 14 caselle verticali ciascuna; prima riga = punti distribuiti ad un soggetto; seconda riga = punti distribuiti ad un altro soggetto.

35 Le matrici di pagamento

36 Le strategie razionali ipotizzate  Massimo profitto comune  Equità (stessa somma per entrambi) - imparzialità  Massimo profitto a favore dell’in-group (MIP)  Massima differenza a favore dall’in-group (MD)

37 Risultati Nelle scelte, piuttosto che massimizzare il profitto per i membri dell’ingroup, i partecipanti facevano attenzione che i membri dell’ingroup ricevessero più punti di quelli dell’outgroup (strategia della massima differenziazione).

38 Matrice 5 2523211917151311975321 19817161514131211109876

39 Tajfel, 1971:  Risultati: dimostrano che la categorizzazione in ingroup e outgroup è una condizione sufficiente per il manifestarsi di un favoritismo per il proporio gruppo (l’ingroup bias).  Il senso di appartenenza, anche se stabilito in base a criteri deboli, produce favoritismo per il proprio gruppo a svantaggio di quello esterno.  Per verificarsi l’ingroup bias non occorre che vi siano dei contatti faccia a faccia tra i membri, una storia di appartenenza, né un profitto personale.

40 Favoritismo nei confronti dell’ingroup È la tendenza a distorcere le informazioni in modo che risultino a favore del proprio gruppo (Tajfel e Turner, 1979) Esempio: Se provate ad assistere a una partita di calcio della squadra per cui tifate insieme ad un vostro amico, che tifa per la squadra avversaria, probabilmente ciascuno di voi metterà in risalto i torti subiti e i favori fatti dall’arbitro all’altra squadra, finendo per trovarvi in disaccordo su numerosi episodi.

41 Critiche:  Ricerche condotte solo in laboratorio lontano da contesti di vita reali;  Il funzionamento dei gruppi nel mondo reale non è paragonabile ai gruppi minimi.

42 42 Critiche ai postulati fondamentali della SIT: – In alcuni esperimenti riguardanti i rapporti di status fra gruppi, i gruppi di status inferiore evidenziano favoritismo verso l’outgroup – In situazioni di confronto con altri gruppi, uno stesso gruppo può dimostrare favoritismo verso l’ingroup su certe dimensioni e favoritismo verso l’outgroup su altre

43 43 Le relazioni fra accentuazione della somiglianza intragruppo e differenziazione intergruppi sono più complesse di quanto previsto dalla SCT: ad esempio, non sempre la competizione fra gruppi rafforza la solidarietà intragruppo (Doise, 1990) Le relazioni fra accentuazione della somiglianza intragruppo e differenziazione intergruppi sono più complesse di quanto previsto dalla SCT: ad esempio, non sempre la competizione fra gruppi rafforza la solidarietà intragruppo (Doise, 1990) Worchel (1987): la percezione di una forte omogeneità del proprio gruppo è tipica dei membri di gruppi appena costituiti, ma diminuisce nei gruppi consolidati Worchel (1987): la percezione di una forte omogeneità del proprio gruppo è tipica dei membri di gruppi appena costituiti, ma diminuisce nei gruppi consolidati

44 Le relazioni tra i gruppi di status diverso  In una rassegna su quarantadue singoli studi (Mullen, Brown e Smith, 1992) hanno documentato una tendenza dei gruppi a status elevato a esprimere pi ù dei gruppi di status inferiore un orientamento a favore dell ’ ingroup.

45 L’ingroup bias è un fenomeno generale? Si è visto che la tendenza all’ingroup bias sia sempre più forte nelle culture individualiste.

46 L’esistenza di una minaccia La discriminazione dell’out-group si attiva in modo particolare quando le persone sentono l’esistenza di una minaccia per l’esistenza del proprio gruppo.

47 Due esperimenti (Bourhis e Giles, 1977; Bourhie et al. 1978). Entrambi sono stati condotti in un laboratorio linguistico. Gli studenti venivano posti a confronto con un soggetto appartenente a un’altra comunità linguistica che attaccava il loro senso di appartenenza linguistica. Questo dava luogo negli studenti a evidenti sforzi di differenziarsi sul piano del linguaggio sia enfatizzando il proprio accento.

48 La difesa dell’autostima dalle implicazioni delle appartenenze di gruppo valutato negativamente avvengono mediante:  Confronti sociali con altri gruppi di status subordinato, o il confronto all ’ interno dell ’ in-group anzich é con membri del gruppo esterno,  Spostare la dimensione del confronto = utilizzo delle attribuzioni a proprio vantaggio = esaltazione di caratteristiche alternative rispetto a quelle per le quali ci si sente inferiori (ad esempio dire, “ noi meridionali siamo pi ù calorosi, ospitali …” )

49 possiamo considerarci un ’ eccezione. “ Le donne sono discriminate, ma io no ” - Si tende a creare una sorta di asimmetria tra s é e gruppo.  Mobilit à sociale: La strategia volta a migliorare la complessiva situazione sociale di un gruppo che gode di scarsa stima. Si riferisce al cambiamento delle condizioni sociali tramite movimenti di protesta.

50 Fattori che determinano l ’ emergere di una particolare strategia  la relativa impermeabilit à vs. permeabilit à dei confini fra i gruppi.  la relativa stabilita vs. instabilit à delle differenze di status.  la percezione della legittimit à vs. illegittimit à di tali differenze

51 Differenza di status e ’ percepita come legittima e stabile: Quando la differenza di status e’ percepita come legittima e stabile il gruppo inferiore esprime una preferenza per l’outgroup (Turner e Brown, 1978). Questo favoritismo per l’outgroup si trasforma in un marcato favoritismo per il proprio gruppo nel momento in cui il gruppo di status inferiore comincia a dubitare della legittimità delle differenze di status tra il proprio gruppo e quello superiore.

52 TEORIE COGNITIVE Gordon Allport Libro: La natura del pregiudizio (1954)

53 Tajfel e Wilkes (1963): esperimento sulle linee Compito Stimare la lunghezza di 8 linee la cui lunghezza varia secondo un rapporto costante del 5% Condizione di controllo: nessuna etichetta sotto le linee Condizione sperimentale: etichette sotto le linee

54 Tre diverse condizioni sperimentali:  la condizione di “classificazione”, le quattro linee più corte vengono etichettate con la lettera A, e le quattro più lunghe con la B.  la condizione di “non classificazione” le linee sono presentate senza essere accompagnate da alcuna lettera.  la condizione di “casualità” non c’è nessuna prevedibile relazione tra la lunghezza delle linee e la lettera con cui sono etichettate.

55 La condizione di “classificazione” Quanto differiscono? A A AAABBBB

56 La condizione di “non classificazione” Quanto differiscono?

57 La condizione di “casualità” Quanto differiscono? AABA BBAB

58  Solo i soggetti nella condizione di “classificazione” accentuano la differenza tra le due classi di stimoli. I soggetti sovrastimano la differenzà di lunghezza tra la quarta e la quinta linea.

59 59 IL PREGIUDIZIO NELLE NEUROSCIENZE L’informazione valutativa è il risultato di giudizio sociale ed è presa in carico a tutti i livelli del sistema di elaborazione Processi di valutazione Automatica: sono coinvolte l’amigdala e l’area BA 45 nella porzione inferiore-destra della corteccia frontale. Per i processi valutativi controllati sembrano interessate altre due aree cerebrali: la zona ventrolaterale destra e l’area mediale della corteccia prefrontale.

60 Le diverse forme del pregiudizio Nel corso degli anni l’espressione del pregiudizio nelle culture occidentali è diventata sempre meno diffusa Esprimere apertamente un pregiudizio non è considerato socialmente desiderabile. Tuttavia, il pregiudizio è andato assumendo forme più sottili e nascoste.

61 PREGIUDIZIO ESPLICITO VS. IMPLICITO Processi Espliciti: sono consci, deliberati e controllati. Vengono rilevati in maniera DIRETTA Processi Impliciti: avvengono in assenza di consapevolezza e non sono intenzionali. Vengono rilevati in maniera INDIRETTA (distanza fisica, reaction times)

62 62 Tutte le persone sono contemporaneamente soggette a processi che inducono pregiudizio e a norme sociali che ne inibiscono l’espressione. Symbolic racism Modern racism Ambivalent racism Pregiudizio manifesto e latente Aversive racism Regressive racism

63 PREGIUDIZIO MANIFESTO VS. LATENTE (Pettigrew e Meertens, 1995) MANIFESTO: pregiudizio classico, carico di percezioni e sentimenti ostili, raramente espresso apertamente al giorno d’oggi nelle società moderne. LATENTE: forma espressa in modi socialmente accettabili. Ciascuna delle due forme di pregiudizio sottende dimensioni diverse.

64 PREGIUDIZIO MANIFESTO Percezione di minaccia e rifiuto dell’out-group Rifiuto dell’intimità PREGIUDIZIO LATENTE Difesa dei valori tradizionali Negazione di emozioni positive Esagerazione delle differenze culturali

65 Differenti livelli di pregiudizio manifesto e latente definiscono differenti tipologie di persone Pregiudizio manifesto AltoBasso AltoBigottiSottili BassoEgalitari Pregiudizio latente

66 Come ridurre il pregiudizio? Ipotesi del contatto Allport (1954): Un contatto favorevole porta ad una migliore conoscenza degli altri e, quindi, a non giudicarli più in base a degli stereotipi.

67 Ipotesi del contatto Allport (1954): Il contatto con membri dell’out- group può ridurre il pregiudizio … … ma solo se: Il sostegno sociale e istituzionale - norme sociali che promuovono e sostengono tolleranza; Uguaglianza di status (paritetico); Interdipendenza positiva (Cooperazione intergruppi e uno scopo comune); Contatto di tipo amichevole e informale.

68 Ulteriori condizioni proposte: linguaggio comune, contatto volontario, situazione economica favorevole, pregiudizio iniziale non eccessivamente alto…

69 La “Jigsaw Classroom” “Classe puzzle o “Classe mosaico”” La “Jigsaw Classroom” è il contesto di classe utilizzato per ridurre il pregiudizio ed incrementare l’autostima dei bambini collocandoli in piccoli gruppi disaggregati rendendoli l’uno dipendente dall’altro in quanto detentori di un ‘pezzo’ di sapere. Solo attraverso la cooperazione è possibile ‘apprendere’.

70 Riduce l’antagonismo esistente tra compagni di classe appartenenti ad etnie e razze differenti. Prevede:  suddivisione degli alunni in gruppi composti da sei, di diversi gruppi etnici e di rendimento scolastico;  la lezione viene suddivisa in sei parti in modo che ad ogni alunno ne aspetti una, la impari e la insegna agli altri;  ciascuno studente dipende dagli altri compagni; Il successo è garantito dal fatto che… tutti si impegnano per il raggiungimento di uno scopo comune in un contesto che incoraggia le interazioni profonde e ripetute, al cui interno il clima è all’insegna della tolleranza e lo status di ogni studente uguale a quello degli altri. 70

71 Inoltre: Smantellamento della percezione dell’in-group vs. l’out-group. La ‘jigsaw classroom’ funziona perché stimola l’empatia.

72 Il cambiamento nella categorizzazione sociale come presupposto per la riduzione degli stereotipi Tre modelli: Brewer e Miller (1984) - La decategorizzazione Gaertner e coll. (1993) – La ricategorizzazione Hewstone e Brown (1986) - Modello della mutua differenziazione.

73 Brewer e Miller (1984) La decategorizzazione sfumando l’importanza delle categorie, si possono rendere salienti le differenze individuali nei membri dell’outgroup, facendo sì che vengano considerati come persone e conosciute come tali. le interazioni a livello interpersonale dovrebbero aiutare soggetti a prestare meno attenzione agli stereotipi.

74 Per ridurre il pregiudizio bisogna ridurre la salienza delle appartenenze di gruppo Il contatto deve essere personalizzato Gli stereotipi vengono abbandonati

75 Il problema che si pone è legato alla GENERALIZZAZIONE Perché il contatto riduca il pregiudizio, è necessario che il giudizio favorevole sviluppato nei confronti delle singole persone conosciute venga esteso all’intero gruppo Se si pone troppa enfasi su “quella persona” conosciuta, si core il rischio di considerarla un’eccezione rispetto al suo gruppo

76 La ricategorizzazione Teoria dell’Identità Comune (Gaertner e coll., 1993) Se l’origine del pregiudizio è da ricercarsi nel processo di categorizzazione, anche la sua riduzione deve passare per tale processo Eliminare la categorizzazione non è possibile: allora bisogna creare un INGROUP COMUNE

77 Percepire i membri di due categorie distinte come appartenenti ad una medesima categoria sopraordinata, potrebbe portare alla riduzione degli stereotipi e dei pregiudizi associati a queste categorie.

78 Common ingroup identity model Gaertner, Dovidio et al. (1993) prima dopo

79 Modello della Mutua Differenziazione (Hewstone e Brown, 1986) E’ impossibile eliminare la categorizzazione: piuttosto bisogna sfruttarla per ridurre il pregiudizio Sostiene che si può ridurre il pregiudizio nei confronti dell’outgroup preservando la salienza della distinzione fra gruppi, ottimizzando in alternativa le diverse condizioni che secondo Allport (1954) determinano il buon esito di un contatto. Compiti cooperativi nei quali si enfatizza il contributo dei membri dei due gruppi: mantenendo salienti le appartenenze di gruppo si assicura la GENERALIZZAZIONE.

80 Problema associato alla mutua differenziazione:  Può sorgere l’ansia intergruppi.

81 Modello Integrativo del Contatto (Hewstone, 1996; Pettigrew, 1986) I modelli della personalizzazione e della mutua differenziazione devono essere integrati, non considerati antagonisti. La soluzione al pregiudizio potrebbe essere una successione temporale di diverse forme di contatto: PRIMA, favorire un contatto interindividuale; POI, rendere salienti le appartenenze di gruppo, favorendo il processo di generalizzazione.

82 Un modo efficace di pianificare la riduzione del conflitto può consistere nel combinare diverse strategie di intervento Quale tra le strategie presentate è la più efficace? provare a stabilire delle relazioni di segno positivo tra i singoli individui di due gruppi rivali far cooperare i membri di due gruppi per il raggiungimento di una meta comune, allo scopo di accrescere le interazioni e la reciproca fiducia rendere saliente, in maniera sia pur minima, l’appartenenza di gruppo dei soggetti, così da far apparire la condotta di ciascun individuo come tipica espressione del gruppo di appartenenza piuttosto che l’esito d un personale modo di essere

83 Diverse tipologie di contatto L’ipotesi del contatto esteso (Wright et al., 1997) Conoscere un membro dell’ingroup che ha un amico appartenente all’outgroup può portare alla riduzione del pregiudizio  non ci sono rischi legati all’ansia o alle emozioni negative

84 84 Fattori di soppressione Una motivazione esterna o interna che tenta di ridurre l’espressione o la consapevolezza di pregiudizio. La soppressione:  ha un costo emozionale e cognitivo; Più si cerca attivamente di sopprimere un pensiero legato alla al pregiudizio, più questo attiva il «nodo» cognitivo corrispondente con una sua conseguente maggiore disponibilità. Effetto rimbalzo


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