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PIER LUIGI ALESSANDRO OTTAVIO RANUCCIO II RANUCCIO I Fonti Foto di classe.

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1 PIER LUIGI ALESSANDRO OTTAVIO RANUCCIO II RANUCCIO I Fonti Foto di classe

2 PIER LUIGI FARNESE HOME Il fallimento politico Biografia Papa Paolo III Palazzo Farnese, Piacenza Palazzo Farnese, Piacenza

3 AVANTI INDIETRO Pier Luigi FarnesePier Luigi Farnese fu il primo duca di Parma e Piacenza. Nell’agosto del 1545 a Roma, la riunione del concistoro 1 approva la separazione di Parma dallo Stato della Chiesa, la sua costituzione in Ducato e l’investitura di Duca al figlio del papa Paolo III, Pier Luigi. papa Paolo III Questa risulterà essere l’ennesima mossa nel complesso scacchiere politico italiano che ridimensionava il potere politico sulla Padania. L’esordio di Pier Luigi come duca non fu felice, in quanto egli disattese completamente i consigli del padre di diffidare della nobiltà locale: i signori piacentini infatti erano difficili da sottomettere poiché non tolleravano l’arduo gioco della Chiesa. Era la prima volta poi che quei territori, caratterizzati da una grande instabilità politica, avevano un vero e proprio 1 Adunanza solenne dei cardinali, convocati dal papa come suo Consiglio. sovrano e, alla luce di questo, si può ritenere che il duca sia stato ingenuo, o troppo sicuro di sé, affrancandosi dalla tutela papale e provando a condurre un gioco a tutto campo in bilico tra l’Impero e la Francia. G. Mazzola Bedoli, Ritratto di Pier Luigi Farnese, Parma, Galleria Nazionale Il fallimento politico

4 INDIETRO I motivi del fallimento politico e anche della propria morte furono diversi, molteplici e di natura sia politica che sociale: il primo e più importante fu la creazione di un nuovo Stato italiano, cosa che apparve anacronistica in un’epoca nella quale l’Italia aveva ormai trovato una certa stabilità sotto gli Asburgo. Inoltre, la nascita del ducato si scontrava con i particolarismi feudali di “un’area di confine” mai soggiogata da un forte potere centrale. Non va poi trascurato il fatto che lo Stato fu concepito senza il beneplacito dell’imperatore Carlo V. Ma è opportuno chiedersi se: davvero lo si può definire “fallimento”? L’aspetto più notevole della vicenda di Pier Luigi Farnese che va valutata sull’orizzonte di lungo periodo, ed è indubbiamente costituito dal fatto che se fu davvero un fallimento politico certo è che il ducato di Parma e Piacenza ha durato oltre ben tre secoli dalla morte di Pier Luigi, rappresentando un elemento altamente influente sullo scenario istituzionale italiano, fino alla definitiva dissoluzione dell’Antico Regime, nel XIX secolo.Piacenza S. Ricci, Paolo III nomina il figlio Pier Luigi duca di Pc e Pr, Piacenza, Palazzo Farnese, 1687-88 HOME

5 1 Il Capitano generale della Chiesa era de facto il comandante in capo delle armate pontificie durante il Medioevo. Tale ruolo era solitamente concesso a un nobile italiano che godesse di professionalità militare acclarata e di reputazione irreprensibile. Ma Pier Luigi già nel 1535 portò anche il titolo di gonfaloniere (la carica più elevata che i papi potessero accordare ad un laico), carica riconosciuta in seguito anche ai discendenti Ottavio ed Odoardo. Pier Luigi Farnese nasce a Roma il 19 novembre 1503. Figlio di Alessandro Farnese (poi papa Paolo III), sposa Gerolama Orsini dalla quale avrà cinque figli. Egli viene considerato con lo stereotipo del guerriero poiché incentra la propria vita sulla carriera militare, al soldo di più padroni. Nel 1527 venne addirittura scomunicato poiché, dopo il sacco di Roma al quale partecipò attivamente, egli continuò a battere la campagna romana depredando senza pietà e riducendo la popolazione “in ginocchio”. Tuttavia il padre, grazie alle proprie abilità diplomatiche, riuscì a ricucire i rapporti fra il figlio e il pontefice Clemente VII, così nel 1529 la scomunica verrà ritirata. Il cardinale Alessandro Farnese poi, quando divenne papa con il nome di Paolo III, affidò a Pier Luigi, il 31 gennaio 1537, la spada e il gonfalone di Capitano generale della Chiesa 1 e nello stesso anno lo investì del ducato di Castro. AVANTI Tiziano, Pier Luigi Farnese in armatura da battaglia, Napoli, Capodimonte 1546c. Biografia

6 INDIETRO Il figlio arrivò quindi a Piacenza nel settembre del 1545 e lì organizzò delle magistrature statali sull’esempio del ducato di Milano. Una delle prime decisioni fu quella di censire la popolazione dello Stato sia a fini fiscali che per le necessità alimentari in caso di carestia (a proposito di ciò emanò un decreto con il quale vietava di esportare vettovaglie per limitarne gli effetti drammatici). Pier Luigi si distinse anche per aver decretato che i nobili, solitamente esentati per legge, avessero il dovere di contribuire alla manutenzione delle fortificazioni. Successivamente però Carlo V, interessato ai territori controllati dal Farnese, “diede il via libera” a Ferrante I Gonzaga, condottiero e proprio uomo di fiducia, per attuare una congiura, unitamente ad alcuni nobili piacentini, contro Pier Luigi, il quale sarà ucciso a Piacenza il 10 settembre 1547. TORNA A PIER LUIGI TORNA ALLA PAGINA via dei Farnese a Parma. È una trasversale di via d’Azeglio che conduce a quella che, all’epoca, era l’entrata principale del Giardino (ora Parco ducale)

7 TORNA ALLA PAGINA Alessandro Farnese nasce a Canino (oggi provincia di Viterbo) il 29 febbraio del 1468; ordinato sacerdote e vescovo nel 1519, prima di ricevere gli ordini sacri ebbe quattro figli da Silvia Ruffini dei quali legittimò i figli maschi. Nel settembre del 1527 arriva a Parma come vescovo della diocesi, mentre dal 1534 al 1549 sarà pontefice con il nome di Paolo III. Durante la sua “avventura” papale: TORNA A PIER LUIGI  costituì la congregazione del santo Uffizio;  scomunicò il re d’Inghilterra Enrico VIII;  approvò l’ordine dei Gesuiti;  commissionò il giudizio universale e la piazza del Campidoglio a Michelangelo. In seguito, convocò il concilio di Trento nel 1545 e nello stesso anno infeudò la propria famiglia nella zona fino a quel momento posta sotto il controllo politico dei Gonzaga, mediante la creazione del ducato di Parma e Piacenza, con a capo il figlio Pier Luigi. Paolo III morì nel novembre del 1549 all’età di 81 anni, ed è ricordato come il vero capostipite della famiglia Farnese poiché riuscì a “piazzare” nell’assetto politico dell’epoca i propri discendenti, attribuendo loro cariche importanti ed organizzando loro matrimoni con le famiglie reali del tempo per raggiungere così il proprio obiettivo: rendere potente la propria famiglia. Tiziano, Ritratto di Paolo III, Napoli Capodimonte, 1543 Papa Paolo III

8 TORNA ALLA PAGINA Dopo l’arrivo di Pier Luigi nella città di Piacenza, nel 1545, egli avrebbe voluto cominciare i lavori di costruzione del Palazzo Farnese, per farlo diventare la sua base operativa, ma a causa della repentina morte sarà la nuora Margherita d’Austria, moglie di Ottavio, a creare il simbolo del potere farnesiano. Il palazzo Farnese è uno dei più importanti monumenti della città. È situato nell’attuale piazza Cittadella ed oggi ospita i Musei Civici della città nonché l’Archivio di Stato. L’edificio, durante il Ducato farnesiano, fungeva da:  residenza ducale;  sede del governatore di Piacenza e degli uffici ducali;  dimora di rappresentanza per gli ospiti illustri;  centro di aggregazione della nobiltà piacentina attorno al Duca grazie alla magnifica Cappella ed alle feste da lui indette. TORNA A PIER LUIGI Palazzo Farnese a Piacenza Palazzo Farnese, Piacenza

9 OTTAVIO FARNESE HOME Il principe “prudente” Biografia Palazzo del Giardino Palazzo del Giardino

10 AVANTI INDIETRO Ottavio Farnese Ottavio Farnese fu il secondo duca di Parma e Piacenza. L’uccisione di Pier Luigi e l’occupazione spagnola di Piacenza sembravano aver posto prematuramente fine al potere dei Farnese. Ma proprio la memoria del tragico omicidio, la psicosi della congiura e delle condizioni in cui essa era maturata (l’ossessione che generò, da Ottavio a Ranuccio I, quella politica del delitto che consolidò il governo della dinastia sulle più antiche casate feudali, fino all’apoteosi finale della Grande congiura di Parma nel 1612) indussero il figlio Ottavio a concepire quella strategia che avrebbe assicurato il predominio dell’autorità ducale. Oltre ciò Ottavio decise di non gravare su Parma e Piacenza per le necessità finanziarie, mantenendo una fiscalità piuttosto lieve ma sfruttando i beni feudali ubicati nel resto d’Italia, per la spesa pubblica dello Stato. Ottavio consolidò quindi il proprio potere avviando un processo di aumento dei beni patrimoniali della propria dinastia mediante acquisizioni e confische che moltiplicarono le risorse finanziarie e generarono il declino irreversibile delle grandi famiglie feudali locali. Ma il capolavoro di Ottavio Farnese, il vero artefice dello Stato nuovo, fu di essere riuscito a rovesciare a proprio favore una situazione apparentemente disperata, dopo l’uccisione del padre e la conquista spagnola di Piacenza. Anonimo lombardo, Ritratto di Ottavio Farnese, Galleria Nazionale, Parma, 1580 Il principe “prudente”

11 AVANTI INDIETRO Anche la politica diplomatica non fu secondaria: le alleanze, i matrimoni contratti con le corti europee, il ruolo che Spagna, Francia, Stato della Chiesa e Impero, che in varia misura svolsero nell’influenzare le vicende interne del Ducato, concorsero in modo decisivo alle fortune della dinastia. Quando poi Ottavio elesse la fedele Parma a propria residenza era ben conscio che la città non gli avrebbe offerto delle strutture adeguate ad ospitare la corte ducale perciò risiedette dapprima nel palazzo del Governatore Apostolico in seguito in quello Vescovile dopodiché acquistò alcuni edifici privati in un vicino isolato urbano, un nucleo di abitazioni che diventò una delle residenze della dinastia, fino alla sua estinzione. Non appena ne ebbe la possibilità, Ottavio promosse inoltre un’attività di acquisizione ed aggregazione in aree non costruite, poste oltre il torrente e circostanti l’antico castello voluto dagli Sforza, i cui primi lavori di riadattamento iniziarono nel 1561.

12 Proprio in quell’anno vennero commissionati i progetti per la costruzione di un grande “giardino” e di un palazzo, una sorta di villa suburbana che doveva fungere da residenza estiva. Verso il 1580, durante gli ultimi anni del suo ducato si sviluppò poi, attorno al Corridore (un lungo braccio rettilineo su pilastri, che univa la "Rocchetta Viscontea" e di cui si vedono ancora alcune tracce sul Lungoparma) il Palazzo, allora solo un insieme di case abitate provvisoriamente dalla corte, che sorse nell'attuale vuoto di piazzale della Pace.Palazzo L’insieme degli interventi rimandava all’esempio fiorentino, la dimostrazione più prossima di come i “principi nuovi” non potessero esimersi dall’imprimere in maniera immediatamente visibile i segni della propria autorità. Ma sembrava anche dettato da una concomitante esigenza: la volontà di non urtare eccessivamente la suscettibilità della comunità parmense, ridisegnando uno spazio principesco all’interno della città che risultasse originale rispetto ai tradizionali luoghi del potere comunale. Ottavio scelse dunque la prudenza piuttosto che un’eclatante presa di possesso del ducato farnesiano dimostrando con ciò equilibrio e misura. HOME Palazzo del Giardino

13 AVANTI Ottavio Farnese, nato a Valentano il 9 ottobre 1524, fu il secondo duca di Parma e Piacenza e il terzo duca di Castro. Secondogenito di Pier Luigi Farnese e Gerolama Orsini, nipote di papa Paolo III e fratello dei cardinali Ranuccio e Alessandro Farnese, già prima di compiere dieci anni, fu inviato a Bologna presso il collegio Ancarano, di cui era protettore lo stesso cardinale Farnese, ove apprese i primi rudimenti degli studi umanistici. L’ascesa al soglio pontificio del nonno, il 13 ottobre 1534, determinò quindi il suo ritorno a Roma l’ingresso a corte. Tiziano, Paolo III e i nipoti Alessandro e Ottavio Farnese, Napoli Capodimonte, 1546 Nel 1538 Ottavio accompagnò il papa a Nizza ove ottenne la mano della figlia naturale di Carlo V, Margherita d'Austria, che sposò il 4 novembre 1538 (all’età di 15 anni, mentre Margherita, da poco vedova di Alessandro de' Medici, ne aveva 16). Grazie a questo matrimonio Ottavio entrò nella ristretta cerchia delle famiglie sovrane europee; certo Margherita non lo avrebbe voluto come marito, continuando a sognare la corte medicea (alla quale appartenne con il primo matrimonio) e il loro forse non fu un sodalizio d’amore ma lo sarà di solida complicità nella difesa degli interessi dinastici. Biografia

14 AVANTI INDIETRO Dopo che la nobiltà Piacentina, ebbe assassinato Pierluigi Farnese nel 1547 Paolo III dichiarò espressamente che Ottavio sarebbe stato duca di Parma e feudatario della Chiesa. Il Papa, comunque, continuava a mediare con l’imperatore ma comprendendo che Carlo V considerava il Ducato di Parma e Piacenza come una dipendenza dell’Impero, mandò Camillo Orsini a prendere possesso della città. Alla notizia Ottavio si precipitò a Parma per reclamare il suo territorio, ma non raggiunse lo scopo. Cercò così di riconquistare Parma con la forza ma fallendo intraprese negoziati con Ferrante Gonzaga. Il 10 novembre 1549 il pontefice morì ma poco tempo prima il nipote Alessandro lo aveva convinto a consegnare la città ad Ottavio. Quando però la notizia della morte di Paolo III giunse a Parma l'Orsini si rifiutò di eseguire l’ordine a meno che non gli fosse impartito dal nuovo papa. Don Ferrante Gonzaga alla richiesta di trattative terrorizzò Ottavio, facendogli credere che il suocero gli volesse togliere il ducato, così il duca e i fratelli decisero di appoggiarsi al re di Francia, Enrico II. Giulio Campi, Ritratto di Ottavio Farnese, Piacenza Museo Civico, 1551

15 AVANTI INDIETRO Il 27 maggio 1551 Enrico II ed il duca di Parma firmarono un trattato nel quale il duca prometteva di non abbandonare l’alleanza con i Valois mentre il re prendeva casa Farnese sotto la propria protezione. In conseguenza di questo accordo papa Giulio III dichiarò Ottavio ribelle e lo spogliò delle sue dignità e del suo ducato. La guerra iniziò male per i Farnese: il Gonzaga si impadronì subito di Colorno e, poco dopo, Orazio, fu battuto presso Mirandola. Per rendere la sconfitta dei Farnese più cocente don Ferrante iniziò a devastare le campagne parmensi, incorrendo nell’ira papale e provocando la carestia, ma facendo arrivare regolarmente delle provvigioni a Margherita per non incorrere nelle sanzioni dell’imperatore. Da questo momento le prospettive della guerra cambiarono. Il 29 aprile 1552 i rappresentanti del Papa, della Francia e di Parma Firmarono una tregua che doveva durare due anni e Carlo V ratificò la sospensione del conflitto. L’accordo prevedeva la restituzione ai Farnese di tutti i loro beni, onori e privilegi. Il 15 settembre 1556 Ottavio, dopo la restituzione di quasi tutte le città occupate precedentemente dal padre, si mise sotto la protezione di Filippo II di Spagna rinnegando la Francia e mandando il figlio Alessandro presso la corte iberica (sarà da questo momento che i rapporti tra Parma e la Francia si affievoliranno sempre più). L. Leoni, Monumento a Ferrante Gonzaga, Guastalla piazza G. Mazzini

16 Tra le clausole del trattato Piacenza risultò feudo spagnolo, infrangendo così i diritti di sovranità della Santa Sede. A quel punto i rapporti fra la Spagna ed il papato iniziarono a deteriorarsi al punto che il Papa mandò un proprio emissario in Francia per indurla alla guerra contro Filippo II. Tale guerra fu però disastrosa per i francesi e non fece altro che consolidare le frontiere spagnole; 1 Ordine cavalleresco, il più importante in Europa e tra i più prestigiosi al mondo, istituito a Bruges nel 1431 da Filippo il Buono duca di Borgogna con il compito di diffondere la religione cattolica. Ottavio ricevette il Toson d’Oro 1 e la patente di capitano generale di guerra spagnolo, mentre Margherita ebbe la reggenza dei Paesi Bassi. Dopo la partenza della moglie e del figlio, Ottavio rimase solo a Parma. Si sforzò di rendere prospero il ducato, di accattivarsi la benevolenza del popolo applicando le sagge misure già prese dal padre e di blandire la nobiltà locale usando più moderazione di Pier Luigi. Egli elevò a propria residenza la città di Parma che così divenne la capitale del ducato a discapito di Piacenza, fino ad allora considerata la città principale; il duca si installò quindi prima nel palazzo episcopale di Parma e poi in quello oggi noto come Palazzo del Giardino. P. P. Galeotti, Busto di Ottavio Farnese, Washington National Gallery INDIETRO AVANTI

17 INDIETRO In questo periodo Ottavio ebbe anche relazioni extraconiugali dalle quali nacquero dei figli naturali tra cui Lavinia, Ersilia ed Isabella, che sposarono rispettivamente un Pallavicino, un Borromeo ed un conte di Borgonuovo. Dopo aver consolidato la posizione della dinastia all’interno del ducato, nel trentennio 1556-1586, Ottavio lasciò in eredità ai suoi successori la strategia concepita per conseguire il potere assoluto, con la quale ottenne un duplice obiettivo: innanzi tutto facendoli diventare i più ricchi proprietari terrieri del ducato ed incrementando le loro entrate a Parma e Piacenza; nello stesso tempo riducendo considerevolmente la proprietà feudale dello Stato, indebolendo quindi sempre più l’opposizione al duca da parte dei feudatari. Ottavio morì nel 1586 e fu sepolto nella chiesa di San Pietro Martire dalla quale, nel 1813, le sue ceneri furono trasferite, dove ancora oggi riposano, in Santa Maria della Steccata. Antonio Brianti, Sepolcro che custodisce il corpo di Ottavio. Il busto è attribuito allo scultore Giambattista Fornari, Parma Basilica di S. Maria della Steccata TORNA ALLA PAGINA TORNA AD OTTAVIO

18 Il palazzo Ducale detto del Giardino è la reggia “di là da l’acqua”, cioè oltre la sponda sinistra del torrente Parma, che taglia in due la città. Il luogo ove individuare l’edificazione del futuro palazzo fu un’area che pareva adatta poiché dotata di un’ampia disponibilità di spazi che avrebbero consentito di allestire il “Giardino del Duca”, negli appezzamenti circostanti il “Castello” sforzesco. Quest’ultimo venne nel frattempo ingentilito e trasformato in un palazzo residenziale all’altezza del nuovo ruolo. L’origine laziale dei Farnese li rende amanti di ville e giardini “di delizia”, perciò la nuova residenza voluta da Ottavio e dalla moglie Margherita d’Austria ne riflette questo carattere. Ottavio Farnese chiamò quindi i migliori artefici del tempo: da Jacopo Vignola, al parmense Giambattista Fornovo, al toscano Giovanni Boscoli. Sarà però il pittore Jacopo Bertoja ad avere il compito di rivestire AVANTI all’interno le pareti della parte centrale del Palazzo con le più belle e straordinarie leggende mitologiche che una corte della seconda metà del XVI potesse esibire. All’interno del Palazzo sono presenti numerose stanze affrescate con dipinti risalenti alle leggende immaginate da Boiardo e da Ariosto, tra le quali: G. Pini (da M. Lottici), Il palazzo del Giardino, da P. Piovene, I Cesari in metallo mezzano piccolo raccolti nel museo Farnese…, Parma 1724. Palazzo del Giardino

19 Sala del Bacio e dell’Età felice (Aetas Felicior) - ispirata all’Orlando Innamorato, quale premessa al capolavoro dell’Ariosto: l’abbraccio di Venere e Cupido sembra evocare la splendida età dell’oro; Sala dell’Ariosto - affrescata dal bolognese Girolamo Mirola e dal suo allievo Bertoja. La sala che un tempo si pensava raffigurasse la favola di Orfeo, in realtà riproduce l’incontro fra Ruggero e la maga Alcina, descritto da Ariosto nel poema cavalleresco; Sala di Erminia - decorata con affreschi del bolognese Alessandro Tiarini, rappresenta scene tratte dalla Gerusalemme liberata ove l’amore infelice poiché non ricambiato di Erminia per Tancredi è ciò che domina le scene. In essa notevoli sono anche decorazioni a stucco di Carlo Bossi raffiguranti un intreccio di rami; Sala dell'Amore (detta “degli Amori di Giove”) - la volta è affrescata da Agostino Carracci con tre rappresentazioni dell'Amore: l'amore materno ove Venere guarda il figlio Enea mentre questi si dirige verso l'Italia, l'amore celeste fra Venere e Marte e quello umano fra Peleo e Teti. Il Carracci morì prima di terminare l’esecuzione, che fu quindi completata da Carlo Cignani con altre rappresentazioni dell'Amore; Sala delle Leggende (detta “del Malosso”) - tre pareti della stanza sono affrescate con scene dipinte da Giovan Battista Trotti detto il Malosso: Giove che incorona Bacco accompagnato da Venere; il sacrificio di Alcesti; Circe che ridà la forma umana ai compagni di Ulisse. INDIETRO AVANTI

20 TORNA ALLA PAGINA TORNA AD OTTAVIO Il Palazzo, posto tra aiuole, ghiaie e boschetti diventerà il luogo delle feste e dei riti nuziali di corte. La grande Fontana che, collocata all’ingresso meridionale del palazzo, doveva celebrare con la propria magnificenza la nuova reggia dei Farnese e qualificare il rapporto tra il Palazzo e il Giardino, fu elemento di grande fascino per la corte del tempo. Costruita dall’ingegnere Giovanni Boscoli, aiutato da tecnici ed esperti di idraulica italiani e tedeschi, l’opera era stata successivamente ornata da statue raffiguranti personaggi mitologici per mano di Simone Moschino. La Fontana, tra conchiglie, sassi e coralli era una meraviglia, ed in poco tempo attrasse viaggiatori da tutta Europa. Di questa celebrata Fontana di cui si è potuto solo ipotizzare un modello ricostruttivo, non si conoscono con certezza né la struttura, né l’immagine, a causa dell’abbattimento avvenuto verso la fine del XVII secolo. INDIETRO G. B. Trotti (detto il Malosso), Sala delle Leggende, Parma palazzo Ducale, 1610 J. Zanguidi (detto il Bertoja), Sala del Bacio, Parma palazzo Ducale, 1570 A. Carracci, Sala dell’Amore, Parma palazzo Ducale, 1600

21 HOME ALESSANDRO FARNESE L’amministrazione per “corrispondenza” fra Parma e Paesi Bassi L’amministrazione per “corrispondenza” fra Parma e Paesi Bassi Biografia Cittadella

22 Alessandro FarneseAlessandro Farnese fu il terzo duca di Parma e Piacenza ma, durante il periodo del suo governo, risiedette sempre nei Paesi Bassi. Questo fu uno dei motivi per cui, nelle Fiandre, venne chiamato “Parma”. Quando morì il padre Ottavio, nel 1586, Alessandro divenne duca di Parma e Piacenza e chiese allo zio Filippo II il permesso di tornare in Italia, che però non gli venne concesso, avendo questi in mente di utilizzarlo per ricoprire un ruolo importante nella spedizione contro l’Inghilterra. A quel punto Alessandro affidò la reggenza al figlio Ranuccio il quale, nel tempo, sottopose al padre innumerevoli quesiti in merito al comportamento da tenere nei rapporti con gli altri membri AVANTI INDIETRO della famiglia, con i principi italiani e con le varie istituzioni del ducato, relativamente a questioni rimaste aperte dopo la morte del nonno o che necessitavano di una decisione immediata. Per seguire gli interessi finanziari Alessandro fece affidamento sul nobile piemontese Giacomo Piozasco, suo referente, al quale richiese spesso ulteriori fondi e importi aggiuntivi che questi procurava attraverso i banchieri in Italia, utili ad estinguere i debiti contratti nei Paesi Bassi per esigenze militari. Così Alessandro iniziò a governare il ducato di Parma e Piacenza “per corrispondenza”, ovvero tramite lettere, Girolamo Mazzola Bedoli, “Parma abbraccia Alessandro Farnese” (Pr, Galleria Nazionale ) L’amministrazione per “corrispondenza”

23 AVANTI INDIETRO anche se la corrispondenza presentava inevitabili inconvenienti in quanto i tempi per le spedizioni erano molto lunghi (almeno tre settimane) e le lettere potevano anche perdersi durante il viaggio. Il duca cominciò da subito a preoccuparsi per la situazione economica lasciatagli dal padre il quale aveva sostenuto ampie spese per dare una sistemazione alle figlie nate fuori dal matrimonio; Ottavio aveva inoltre limitato il prelievo fiscale e intrapreso costosi progetti edilizi per procurare lavoro ad operai e artisti, indebolendo così la situazione finanziaria della famiglia. Alessandro oltre ad essere informato sulle più importanti questioni amministrative del ducato emanava direttive al figlio e ai suoi più stretti collaboratori per realizzare i propri obiettivi. In primis egli mirava ad assicurare la continuità del potere S. Anguissola, Ritratto del principe Alessandro Farnese, Dublino Galleria Nazionale d’Irlanda, 1560 farnesiano e si preoccupava di indirizzare i membri della famiglia alla realizzazione dei propri compiti, nell’interesse comune: il primogenito Ranuccio ebbe il compito di perpetrare la stirpe della famiglia; Odoardo fu avviato alla carriera ecclesiastica nella speranza che potesse giungere ai vertici della Chiesa; Margherita, dopo la tragica fine del proprio matrimonio, entrata in convento, fu tenuta a fornire un modello di virtù ai sudditi.

24 Ritratto di Maria d’Aviz, moglie di Alessandro Farnese AVANTI INDIETRO Pur essendo lontano dall’Italia il duca contò sulla più completa dedizione dello zio agli affari di famiglia, quel cardinal Alessandro che da Roma seguiva le vicende del ducato ed interveniva presso il pontefice, qualora fosse necessario, per gli interessi religiosi di Parma e Piacenza o per sostenere le imprese militari del nipote. Nel 1589 però il cardinale Alessandro muore, privando così la famiglia Farnese di una preziosa rappresentanza al vertice della Chiesa; la famiglia perse quindi i redditi ma acquisì in eredità una rete di rapporti in ambito romano, di cui facevano parte membri dell’aristocrazia, pronti a partecipare alle guerre nei Paesi Bassi e a fornire mezzi e strumenti per le lotte. Nei riguardi della famiglia Pallavicino il duca Alessandro intraprese poi un forte rovesciamento della politica paterna: nel disegno di allargare i confini del ducato ordinò a Ranuccio di prendere possesso del loro Stato, che includeva importanti territori come i feudi di Busseto e Cortemaggiore. Il duca, pur essendo impegnato a fronteggiare la situazione rivoluzionaria nei Paesi Bassi, tuttavia, non dimenticò quanto fosse importante acquisire il consenso dei sudditi per prolungare nel tempo il potere dei Farnese. Era quindi evidente che la sua famiglia, per ottenere fedeltà, dovesse procurare tranquillità e benessere al popolo.consenso dei sudditi Per aumentare la sicurezza nel ducato di Parma egli annunciò

25 AVANTI INDIETRO al figlio, tramite una lettera datata 1589, la decisione di costruire un castello senza che la città ne sopportasse l’onere. Così Alessandro mandò da Bruxelles disegni e modelli in legno all’ingegnere Giovanni Antonio Stirpio che avrebbe diretto i lavori a Parma. Alessandro volle costruire il castello in seguito alle ostilità che Sisto V aveva manifestato verso i Farnese, nella speranza di “eliminarli” S. Moschino, Alessandro incoronato dalla Vittoria, Reggia di Caserta, 1598 per potenziare la propria famiglia. Pertanto, la Cittadella fu pensata e collocata sul lato sud-est della città per controllare la via che da lì portava a Roma e per contrastare eventuali un attacchi.Cittadella Negli ultimi anni della sua vita Alessandro cadde in disgrazia presso Filippo II poiché il re divenne sospettoso delle pretese al trono portoghese avanzate dai Farnese. Gli spagnoli infatti temevano che il duca di Parma ambisse a diventare sovrano dei Paesi Bassi e che il favore da lui cercato presso la popolazione locale fosse diretto a questo scopo. Alessandro cercò anche di opporsi, per l’ennesima volta, ad intraprendere una campagna contro la Francia e questa sua azione venne considerata dal re spagnolo come un gesto di assoluta insubordinazione.

26 INDIETRO Nell’aprile del 1592 il duca infine accettò la spedizione in Francia, nonostante i gravi problemi di salute di cui già soffriva e la morte sopravvenne ad Arras, il 2 dicembre dello stesso anno, a causa dell’aggravarsi dell’idropisia di cui da tempo soffriva. Nelle sue volontà chiese di essere sepolto con l’abito dei Cappuccini (ordine che aveva chiamato in Fiandra per ricondurre il Paese alla religione cattolica), quasi a voler recuperare, con la morte, quell’umiltà che non aveva certamente perseguito in vita. Non meno ammirevole della notorietà militare acquisita da Alessandro, è il successo del suo “governo per corrispondenza”. Nonostante la lontananza dal ducato, infatti, riuscì ad assicurare la continuità dinastica e a consentire alla popolazione di superare momenti di gravi difficoltà politiche, economiche e sociali. Alessandro Farnese è oggi sepolto nella Basilica di Santa Maria della Steccata a Parma HOME

27 AVANTI proprio danno, per cui propose di ammogliarlo con una sua figlia, ma Margherita d’Austria si oppose. Venne scelta quindi l’infanta Maria d’Aviz, figlia del principe Eduardo d’Aviz e di Isabella di Braganza. Il matrimonio fu celebrato a Bruxelles l’11 novembre del 1565, presso la corte di Filippo ll. La coppia si trasferì a Parma nel 1566. L’anno successivo nacque la loro primogenita, Margherita (in seguito ripudiata dal marito Vincenzo l Gonzaga, principe di Mantova, perché sterile). Nel 1569 venne alla luce il secondogenito Ranuccio, futuro duca e nel 1573 il terzogenito Odoardo, poi cardinale. Nel 1571 Alessandro partecipò alla battaglia di Lepanto. Comandante supremo della flotta era lo zio, don Giovanni d’Austria, che lo volle con sé; per Alessandro questa fu Alessandro Farnese nacque a Roma, nel 1545, da Ottavio Farnese, nipote di papa Paolo lll e Margherita d’Austria, figlia naturale, poi legittimata, di Carlo V. Nel 1556 si reca alla corte spagnola dove sarà iniziato ai principi della scienza politica ed educato nel rispetto della autorità e della religione. Seguì corsi di filosofia e di scienze e finì la propria educazione all’università di Alcalà de Hernanes. Alessandro rimase in Spagna per circa sei anni. Nel frattempo il padre voleva farlo sposare ad una Medici o ad un’Estense, ma lo zio Filippo ll era contrario ai matrimoni tra potenti famiglie italiane, nel timore di un rafforzamento politico a Alessandro Farnese Biografia

28 un’opportunità da non lasciarsi sfuggire, come dichiarò in una lettera alla madre, perché impaziente di acquisire esperienza in campo militare. Partecipò quindi alla spedizione come venturiere (cioè procurando mezzi finanziari per pagare i soldati che lo avrebbero seguito) e riuscendo a costituire un piccolo esercito che si unì a quello dello zio. La vittoria riportata durante lo scontro navale, il suo valoroso comportamento e la sua perizia militare, furono celebrati a Parma con un affresco, dipinto nella biblioteca monumentale del monastero di San Particolare della battaglia di Lepanto con la figura di Alessandro (biblioteca monumentale di S. Giovanni a Parma) Giovanni, nel quale Alessandro impugna la spada della vittoria e il bastone del comando. Durante le battaglie sostenute, egli si distinse per lealtà, moderazione e disciplina delle truppe che non si diedero mai al saccheggio e alla violenza sulla popolazione. Elementi questi che contribuirono a determinare quella fiducia che negli anni successivi, quando diventò duca, gli riconobbero i suoi sudditi. INDIETRO AVANTI

29 TORNA ALLA PAGINA Nel 1577, Alessandro raggiunse lo zio don Giovanni d’Austria nelle Fiandre e da quel momento non fece più ritorno in Italia. Alla morte dello zio, Filippo II confermò il principe come comandante dell’esercito e governatore. Durante la permanenza nei Paesi Bassi Alessandro riceveva ogni mese 2500 scudi dal padre e un forte sussidio dallo zio cardinale Alessandro, il quale ambiva, potenziando la propria famiglia, al trono pontificio. Filippo II però tolse al cardinal Alessandro l’appoggio per realizzare le proprie aspirazioni papali e non concesse mai a Ranuccio la carica che questi desiderava all’interno della monarchia asburgica. Ciò perché aveva paura a fornire troppe opportunità ai nipoti Farnese in quanto essi ambivano a raggiungere una posizione sovrana nello scacchiere europeo. In questo periodo il nipote Alessandro riuscì a gestire sorprendentemente sia il ruolo di principe di Parma sia quello di governatore dei Paesi Bassi manifestando inoltre un forte interesse per l’affermazione del figlio Ranuccio quale potenziale re del Portogallo. TORNA AD ALESSANDRO INDIETRO Anonimo, Battaglia di Lepanto

30 TORNA ALLA PAGINA Così Alessandro prese provvedimenti volti certamente ad aumentare il prestigio e a rafforzare la fiducia nel governo farnesiano, nei riguardi della giustizia, dei rapporti con la Chiesa, degli approvvigionamenti della città, della costruzione di residenze ducali nei centri cittadini e delle opere di difesa. All’importanza attribuita all’amministrazione della giustizia si collega una sua rilevante decisione per la quale il Consiglio di Grazia e Giustizia, già istituito da Pier Luigi a Piacenza, veniva riconfermato a Parma. Questa decisione, tuttavia, suscitò un forte scontento fra i Piacentini, mentre gli anziani di Parma chiedevano a loro volta che la delibera fosse mantenuta. Il duca rivide quindi la propria decisione e stabilì che la sede del Consiglio si alternasse fra le due città ogni tre anni: per questo motivo furono allora i Parmigiani a chiedere al duca che il principe non si allontanasse dalla città, nel tempo in cui il Consiglio era a Piacenza. Fra il 1590 e il 1591 la carestia colpì Parma, pertanto Alessandro fu coinvolto nella gestione degli approvvigionamenti di grano per la città. Per poter sostenere il popolo acquistò il cereale e lo mandò nel ducato tramite i porti liguri. Affresco rappresentante la città di Parma, Viterbo, Caprarola palazzo Farnese, “Sala dei possedimenti”

31 TORNA ALLA PAGINA Esperto di discipline militari, Alessandro, ordinò la costruzione della Cittadella (progetto che trasse ispirazione da quella realizzata da Francesco Paciotto ad Anversa, dove il duca reggeva il governatorato) e ne realizzò la struttura, mentre l’edificazione fu affidata agli ingegneri Giovanni Antonio Stirpio de’ Brunelli e Genesio Bresciani. La prima pietra venne posata nel 1591 ma la sua costruzione fu portata a termine successivamente dal figlio Ranuccio I nel 1599. La Cittadella è una fortezza pentagonale, dotata di bastioni e fossati poiché nata per scopi difensivi ed utilizzata come caserma (luogo di raduno per i soldati) e come prigione per i reati politici. Era collegata alla città tramite una cinta muraria che circondava Parma e della quale si può vedere a tutt’oggi l’unico bastione rimasto, in piazzale Santa Croce. TORNA AD ALESSANDRO Entrata principale della CittadellaPianta della Cittadella di Parma Cittadella

32 RANUCCIO I FARNESE HOME L’autorità del principe Biografia Teatro Farnese Palazzo della Pilotta Palazzo della Pilotta

33 AVANTI INDIETRO Ranuccio I FarneseRanuccio I Farnese fu il quarto duca di Parma e Piacenza. Grazie al nonno Ottavio e al padre Alessandro egli poté reggere il governo con maggiore sicurezza, senza timore di affermare apertamente la propria autorità, anche in azioni clamorose e spregiudicate. Per riflettere lo status del ducato e valorizzare le ambizioni del padre, al fine di conseguire un trono reale, Ranuccio fece erigere il palazzo della Pilotta, “un grande atto autoritario, un intervento drastico e fuori scala rispetto alla città” destinato ad accogliere funzionari di corte. Già delineato nel 1602 ruotava attorno ad una grande sala d’armi, con stanze e logge, corridoi e cortili chiusi, spazi destinati ai servizi (ad es. le stalle) e al gioco della pelota.palazzo della Pilotta Ranuccio dimostrò anche attraverso l’emanazione, nel 1594, delle Costitutiones, struttura portante del Ducato fino all’età napoleonica, le sue intenzioni autoritarie, dando un punto conclusivo a normative fino ad allora frammentate e inconcluse, e fornendo finalmente allo Stato un’organizzazione definitiva. Anonimo parmense, Ritratto del duca Ranuccio I, Parma Fond. Cariparma, inizi XVII L’autorità del principe

34 AVANTI INDIETRO Questo codice era ricco di nuovi provvedimenti, si pensi ad esempio all'abolizione del lavoro festivo, alla proibizione della coltivazione del riso perché portatore di malaria, alla realizzazione di bonifiche per i corsi d’acqua. Tra i provvedimenti c'era anche la razionalizzazione dello smaltimento dei rifiuti: le immondizie, infatti, prima di essere conferite ai luoghi idonei, dovevano essere raccolte in buche sotterranee. Nel 1609 Ranuccio nominò il piacentino Bartolomeo Riva tesoriere generale 1 e con questi intraprese una politica secondo la quale lo Stato avrebbe avuto il controllo completo sul commercio dei grani, a quel tempo fondamentale anche per le carestie frequenti. Per garantire l’ordine pubblico poi, instaurò un controllo spietato sull’aumento della massa di vagabondi, che stava diventando un problema sociale, poiché non costituiva più un’utile riserva di forza lavoro. Sarà il Riva a ideare inoltre la figura del “principe imprenditore 2 ”, un ruolo nuovo per il duca. Altro aspetto necessario a dimostrare la propria autorità ducale fu “l’idea della congiura”. 1 Questi in realtà sarà il primo consigliere del duca con mansioni di guida e vigilanza dello Stato e delle sue istituzioni. 2 Espressione che nasce in virtù dell’importanza che il duca riconosceva ai tecnici, ai progettisti e agli artigiani. palazzo della Pilotta (visione aerea)

35 INDIETRO L'ossessione per la congiura, nata ai tempi di Odoardo, si ripercosse anche in Ranuccio I, generando una politica del delitto che terminò solo nel 1612 con la “Gran Giustizia”, in occasione del famoso processo contro numerosi feudatari parmensi. Il processo ebbe inizio nel giugno del 1611 quando Ranuccio ipotizzò la possibilità che alcuni importanti nobili locali approfittassero della situazione di conflitto tra francesi e spagnoli, per riacquistare la propria autonomia ormai repressa da un’autorità ducale diventata per loro ingombrante. Il rinnovato contrasto tra autonomia feudale e sovranità del principe si risolse in favore di quest'ultimo, portando con le ingenti confische a un arricchimento dei propri beni. I feudatari condannati a morte furono decapitati in piazza Garibaldi. La conseguenza più rilevante del processo fu però l’isolamento politico del ducato che a sua volta causò un rallentamento nella costruzione di nuove opere. HOME Copertina del libro “La gran congiura” di Alberto Cadoppi, 2012

36 Ranuccio I nasce il 28 marzo 1569 da Alessandro Farnese e Maria d’Aviz e trascorrerà un’infanzia travagliata in quanto, a otto anni, muore la madre mentre il padre è impegnato nelle Fiandre; sarà perciò affidato al nonno Ottavio che a soli quattordici anni lo inserisce nell’amministrazione del ducato. Durante l’età adolescenziale riceverà una completa ma pressante educazione dal letterato Pomponio Torelli, sia in ambito culturale che sportivo ma soprattutto politico, cosa che genererà in lui un carattere chiuso e diffidente. In seguito alla morte del nonno, Ranuccio, per volontà del padre e della zio, non fu inviato alla corte di Filippo II per proseguire la sua educazione. Dopo essersi occupato della sepoltura di Ottavio, Ranuccio chiese al padre consigli relativi all’amministrazione e alla posizione da assumere nei confronti dei parenti e dei feudatari. Nel 1590 su progetto del padre, inizia la costruzione della Cittadella per garantire alla città una fortezza militare. Nel 1592 con la morte del padre la posizione di Ranuccio acquista sicurezza ma riceverà l’investitura solo nel 1594, stesso anno in cui emana le Costituzioni ducali con le quali organizzerà lo stato farnesiano e l’esercito (attraverso il regolamento della milizia). AVANTI A. Mazzola Bedoli, Ranuccio I bambino, Parma Galleria Nazionale, 1575 c. Biografia

37 TORNA ALLA PAGINA TORNA A RANUCCIO I Nel 1600 sposa la tredicenne Margherita Aldobrandini con cui riesce ad avere un figlio maschio “sano” solo nel 1612 e al quale verrà dato il nome di Odoardo. Nel 1580, grazie al corridore costruito dal nonno Ottavio, inizia la costruzione della Pilotta che nell’idea di Ranuccio doveva essere sia palazzo di servizi che luogo di divertimenti. Il progetto, che farà circolare molto denaro in un momento di crisi economica, si però interrompe nel 1611, lasciando il palazzo incompleto. Nello stesso anno Ranuccio firma un decreto con il quale istituisce un tribunale speciale contro le persone “delinquenti di stregoneria”, cosicché tra il giugno del 1611 e il maggio del 1612 si svolgerà a Parma un clamoroso processo ai danni di numerosi feudatari accusati di congiurare contro il duca. Il 2 maggio 1612 sarà pronunciata la sentenza di condanna contro tutti gli arrestati, compresi gli assenti. Il 19 maggio in Piazza Grande avverrà l’esecuzione. Alle condanne, seguono anche le confische dei beni dei condannati ed il processo si risolverà in una chiara vittoria politica del quarto Duca di Parma. È inoltre importante ricordare che durante il suo governo lo Studio universitario verrà affidato ai Gesuiti e dotato da Ranuccio (1602) di ingenti mezzi, di privilegi per docenti e studenti, fra le quali il Collegio dei Nobili, destinato alla formazione della classe dirigente non solo parmense. Morirà a Parma il 5 marzo del 1622, durante la notte, soffocato dal suo stesso catarro. INDIETRO Anonimo emiliano, Ritratto di Ranuccio I, Parma Galleria Nazionale, XVIII sec

38 Il Teatro Farnese è uno dei più importanti e suggestivi teatri storici del mondo. Progettato e realizzato da Gian Battista Aleotti, detto l’Argenta, tra il 1617 e il 1618, si ispira al teatro Olimpico di Vicenza e al teatro all’Antica di Sabbioneta, entrambi realizzati circa vent’anni prima. La struttura presenta un ampio salone, composto da una cavea ad U, che poteva ospitare fino a 4000 spettatori, e un palcoscenico dall’apertura di 12 metri. Il teatro aveva originariamente anche un palco d’onore per i duchi, che anticipava la più tarda versione del cosiddetto “palco reale” dei teatri d’Europa. AVANTI La struttura fu stata realizzata interamente in legno, specificamente di abete rosso, e stucco dipinto, per simulare il marmo. Le decorazioni scultoree sono state invece affidate a Luca Reti, mentre quelle pittoriche a Giovan Battista Trotti, detto il Malosso, entrambi seguiti da una squadra di artisti per il completamento della struttura. I lavori si prolungarono fino all’autunno del 1619. Vista sul teatro Farnese Teatro Farnese

39 Il teatro fu realizzato per volontà di Ranuccio I, in occasione del passaggio del Granduca di Toscana Cosimo II de’Medici, contando di coglierne da ciò un’alleanza, utile al Duca, per il progetto di rinnovamento del ducato. Per motivi di salute però Cosimo non si mosse da Firenze, e il teatro rimase inutilizzato per circa 10 anni, fino all’occasione delle nozze tra il figlio Odoardo con Margherita de’Medici nel 1628. Il 21 dicembre del 1628, così, al Teatro Farnese in onore degli sposi ebbe luogo uno spettacolo allegorico-mitologico dal titolo “Mercurio e Marte o il Torneo” (testo di Claudio Achillini e musiche di Claudio Monteverdi) culminate in una spettacolare naumachia. Quattromila gli spettatori per la grande occasione: ospiti illustri del Duca di Parma, dame e cavalieri, gentiluomini provenienti dalle corti più ricche d’Europa. Il palcoscenico era dotato di un complesso sistema di macchine, gallerie superiori e soppalco per consentire continui cambiamenti di scena, costituendo il primo esempio di tale tecnica nel teatro INDIETRO AVANTI italiano. Durante la rappresentazione, quando Nettuno evoca i mostri degli abissi, una cascata d’acqua improvvisa irrompe dalle quinte, dilaga sulla platea, la sommerge crescendo minacciosa e sette mostri marini compaiono come per incanto. Seguono orche e draghi, squali e tritoni, poi cavalieri, paggi, araldi e tamburini. Feste farnesiane

40 TORNA ALLA PAGINA TORNA A RANUCCIO I La platea misura 800 metri e l’acqua, proveniente da larghe bocche poste alla base del proscenio, sale in un attimo fino a un metro di altezza. Si sarebbe trattato dunque di 800 m² d’acqua, destinati a scomparire con la stessa rapidità con cui erano apparsi. Aleotti, incaricato del progetto, era infatti un ingegnere idraulico: è quindi probabile che fosse in grado di realizzare un tale colpo di scena senza molte difficoltà. Data la complessità degli allestimenti scenici e i loro altissimi costi il teatro fu utilizzato soltanto nove volte, in occasione di matrimoni ducali o importanti visite di stato. Della struttura originale sono sopravvissute oggi solo le mura perimetrali della sala d’armi che lo conteneva, e dell’impianto idraulico ligneo non è rimasto nulla a causa del bombardamento del 1944. Il 13 maggio del 1944 il Teatro Farnese infatti fu coinvolto nel bombardamento aereo della Pilotta, centrato e squarciato da un INDIETRO Il Teatro Farnese dopo il bombardamento del 1944 grappolo di bombe dalla base al soffitto riportò danni ingentissimi. Negli anni successivi al conflitto un lungo e meticoloso restauro (1957- 1965) restituì al teatro l’immagine originaria, pur nella consapevolezza della perdita del prezioso sistema scultoreo e decorativo.

41 Il Palazzo della Pilotta è un vasto insieme di edifici situato tra piazzale della Pace e il Lungo parma. Il nome deriva dal gioco della “pelota” praticato dai soldati spagnoli nel cortile del Guazzatoio, originariamente detto appunto della pelota. La costruzione del palazzo inizia nel 1580 con l’edificazione del corridore, durante gli ultimi anni del ducato di Ottavio, formato da un lungo braccio rettilineo su pilastri, che univa la “Rocchetta Viscontea”, al Palazzo Ducale, allora solo un insieme di case abitate provvisoriamente dalla corte. Unico artista documentato nei lavori è il toscano Giovanni Boscoli, ma è probabile che il progetto sia dell'architetto militare Francesco Paciotto, AVANTI molto amico del duca, che lo richiamò a Parma in quello stesso anno. Il cantiere venne affidato a Simone Moschino sotto commissione di Ranuccio I nel 1602 ma si bloccò nel 1611, rimanendo incompleto. Palazzo della Pilotta

42 TORNA ALLA PAGINA TORNA A RANUCCIO I INDIETRO La facciata, che doveva sorgere prospiciente l'attuale Piazza Ghiaia non fu mai costruita e la chiesa di San Pietro Martire, appartenente ai domenicani che si trovava incuneata nel primo dei cortili, non fu mai abbattuta se non nel XIX secolo. L'insieme di edifici si sviluppa così in tre cortili, chiamati rispettivamente di San Pietro Martire (oggi detto della Pilotta), del Guazzatoio (originariamente detto "della pelota") e quello detto della Racchetta. La Pilotta presentava un gigantesco Salone, presto trasformato nel Teatro Farnese, una grande scuderia, le abitazioni degli stallieri, il maneggio, la stalla dei muli, la rimessa per le carrozze, il guardaroba, la Sala dell'Accademia e una serie di gallerie a delimitare i grandi cortili. Questo insieme di edifici doveva contenere tutti i servizi affiancati dalla vera residenza, cioè il Palazzo Ducale.

43 RANUCCIO II FARNESE HOME Il principe garante dell’ordine sociale Il principe garante dell’ordine sociale Biografia Reggia di Colorno Castro Odoardo Farnese

44 AVANTI INDIETRO Ranuccio II FarneseRanuccio II Farnese fu il sesto duca di Parma e Piacenza. In tutto il corso del proprio governo si prefisse come obiettivo quello di garantire per il ducato pace ed ordine sociale. Iniziò quindi da subito a consolidare il proprio potere, impedendo al vescovo Cornazzano 1 di riprendere il controllo della diocesi di Parma e di arrogarsi il diritto di prelevare denaro con le tasse. Attraverso le politiche matrimoniali, come era prassi, cercò di creare una fittissima rete di alleanze al fine di allacciare rapporti con molte potenze italiane tra le quali i Savoia, gli 1 Pompeo Cornazzano giunse a Parma nel 1616 e lì cercò di estendere il controllo su tutti gli enti ecclesiastici della diocesi, incontrando però la resistenza sia dei religiosi che del duca Odoardo, il quale pretendeva di assoggettare tutto ciò che dipendeva dal controllo vescovile. Il vescovo quindi abbandonò Parma per non essere sottoposto alla pressione ducale e trascorse la sua vita in esilio ove morì nel 1646. Estense e i Medici oltre a quelle europee di Francia, Spagna e di area germanica. Sarà però proprio nelle azioni di governo che Ranuccio troverà le principali dimostrazioni della garanzia dell’ordine sociale: in ambito giudiziario introdusse varie riforme come l’istituzione della carica di “visitatore generale” a cui spettava il compito di revisionare le sentenze emesse dai giudici, alle quali si appellavano coloro che ritenevano di aver subito un’ingiustizia; nell’ambito legislativo emanò direttamente o fece emanare da altri organi vari provvedimenti normativi, come il decreto del 1656 sull’immunità per le famiglie con dodici figli o l’incremento delle Copia da J. Denys(?), Ritratto di Ranuccio II Parma Galleria Nazionale, fine XVII Il principe garante dell’ordine sociale

45 AVANTI INDIETRO entrate statali attraverso l’estimo civile del 1657 e 1690, oltre ad un decreto riservato alla cura delle scuole. Di grande importanza fu poi la norma introdotta nel 1679, volta a creare un archivio per la conservazione della seconda copia degli atti notarili, prodotti dal ducato di Parma, il quale garantiva maggiore sicurezza e maggiori entrate da parte della Camera Ducale. Il ducato di Ranuccio II, che durò quarantotto anni si può dividere in tre periodi:  nel periodo della reggenza (1646-1648) Ranuccio assunse atteggiamenti neutrali nei confronti della Francia;  nei dodici anni successivi (1648-1660) si colloca la vicenda della guerra di Castro, feudo situato nel Lazio da sempre proprietà farnesiana, ma anche appetibile ai papi e che venne requisito da Innocenzo X per i troppi debiti della famiglia Farnese nei confronti dei banchieri laziali;  gli anni della maturità (1660-1682) furono invece caratterizzati non tanto, da eventi militari, essendo quello un periodo di pace per l’Europa meridionale, quanto da un consolidamento di alleanze diplomatiche e dal rafforzamento della propria immagine di sovrano assoluto. Anonimo (copia da Giusto Sustermans), Ranuccio II Farnese, coll. priv., 1650 c.

46 INDIETRO Durante tutto l’arco del proprio governo Ranuccio capì che non era più possibile ingraziarsi i nobili locali in quanto questi pretendevano autonomia e potere. Il duca pensò quindi di concedere l’acquisto, ai potenti patrizi parmigiani, di nuovi feudi comprati dagli antichi proprietari oppure da beni confiscati o demaniali ed “investirli” poi di titoli nobiliari (nobiltà di toga). Grazie a queste investiture si assicurò la loro fiducia e fedeltà per evitare così la possibilità di una nuova congiura. Con tutte le iniziative apportate e grazie al fitto intreccio di alleanze, il duca seppe dare una sicurezza elevata ed un ordine sociale al proprio territorio che il padre Odoardo ed il nonno Ranuccio I non seppero garantire. Si dimostrò un monarca capace di governare e di farsi rispettare, donando a Parma un lungo periodo di prosperità e sfarzo che ne fece trasparire tutta la sua bellezza. HOME Frans e Jacob Denys, Ritratto del duca Ranuccio II sostenuto dall’allegoria del Tempo, a cui rendono omaggio le allegorie delle città di Parma e Piacenza, Parma, Galleria Nazionale, 1670 c.

47 Ranuccio nacque nel 1630, l’anno della peste, non a Parma ma a Casalmaggiore, ritenuta zona più protetta dal contagio. Alla morte del padre Odoardo (1646), “l’heroe d’Italia”, Ranuccio fu posto dai sedici ai diciotto anni sotto la reggenza dello zio, il cardinale Francesco Maria e della madre, Margherita de’ Medici, figlia di Cosimo II, Granduca di Toscana.Odoardo Pur destreggiandosi abilmente tra le potenze di Francia e Spagna ebbe a subire soprattutto l’influenza del cardinale Mazzarino che aveva a Parma un proprio fedele ministro Gaufrido, uomo di modeste origini ma divenuto molto potente già sotto il duca Odoardo. AVANTI Fu quindi Guafrido l’ispiratore della politica filo francese del duca ma anche causa della perdita definitiva del ducato di Castro.Castro Se la politica estera di Ranuccio fu determinata dalla volontà di recuperare il ducato di Castro, quella interna sarà caratterizzata oltre che da un sistema di nuove infeudazioni anche da alcuni provvedimenti legati all’erario che, già oberato da numerosi passaggi e acquartieramenti di truppe imperiali, ne fu compromesso, anche perché moltissimi terreni di proprietà ecclesiastica godevano del privilegio d’immunità a causa del quale furono inasprite le imposte. Amante dello sfarzo e dell’esibizione, si concedeva tutti gli agi ed i lussi possibili. G. L. Bernini (bottega di), Busto di Ranuccio II, Parma, Galleria Nazionale, 1670 c. Biografia

48 TORNA ALLA PAGINA TORNA A RANUCCIO II A lui si deve però l’istituzione, in Parma e Piacenza, degli Archivi pubblici (1678) e la grande attenzione per l’università e per il Collegio dei Nobili. Inoltre, la sua magnificenza, accompagnata da grande generosità, piaceva ai sudditi, dai quali fu molto amato: per le molte opere pubbliche, per la lotta contro il brigantaggio, per la vigilanza sanitaria in tempi di epidemia e per i provvedimenti in favore dei poveri quando in tempo di carestia favorì la coltivazione a mais. Fu quindi molto compianto quando morì l’11 dicembre 1694. Dalle sue tre mogli, Margherita Violante di Savoia, Isabella d’Este e Maria d’Este, che aveva sposato in successione nel 1660, nel 1663 e nel 168, ebbe dieci figli tra i quali meritano di essere ricordati Odoardo, padre di Elisabetta Farnese, ultima discendente diretta, che andò in sposa a Filppo V, re di Spagna e Francesco Maria, che gli succedette al trono poi sostituito dal fratello Antonio, ultimo Duca Farnese. INDIETRO J. Denys(?), Ritratto di Ranuccio II, Parma Galleria Nazionale

49 TORNA ALLA PAGINA TORNA A RANUCCIO II La questione di Castro, rifattasi viva dopo l’inaspettata uccisone del vescovo Cristoforo Giarda e imputata dall’opinione pubblica a Ranuccio, fu la preoccupazione maggiore del regno ranucciano. La lunga guerra che ne derivò finì con la distruzione della città di Castro ma anche con l’arresto, la condanna a morte e la confisca dei beni del ministro Gaufrido da parte del Duca Farnese. Ranuccio II dovette cedere alla Santa Sede - dietro una forte somma di denaro- i diritti sulla città laziale, con la clausola che avrebbe potuto recuperare la Stato, restituendo detta somma “in una sola volta” entro il termine di otto anni. Ma verso la fine del 1657, alla scadenza degli anni concessi, il Duca non disponeva della somma necessaria al recupero. Con la pace di Pirenei (1659) Francia e Spagna s’impegnarono ad ottenere dal Pontefice una proroga del riscatto di Castro: ma nel 1661, in pieno concistoro, Alessandro VII dichiarava Castro dominio della Camera Apostolica. Con la pace di Pisa (12 febbraio 1664) la Francia otteneva però dal papa che Castro fosse disincamerata e Ranuccio potesse recuperarla entro altri otto anni, sborsando, anche in due rate, più di un milione e 620.000 scudi. Tutti gli sforzi diplomatici e finanziari però non valsero a riscattarla in quanto rimase definitivamente alla Chiesa. Compenso alla perdita di Castro fu l’acquisto l’8 giugno 1682, dalla famiglia genovese dei Doria, eredi dei Landi, di Bardi e Compiano. Incisione dell’antica città di Castro Castro

50 Il Palazzo ducale di Colorno, noto anche come reggia di Colorno, fu edificato nel 1337 da Azzo da Coreggio allo scopo di difendere l’Oltrepò. Appartenne quindi alle famiglie dei da Correggio e dei Terzi e successivamente nel 1448 presidiato da Francesco Sforza, venne assegnato a Roberto Sanseverino, suo fedele condottiero. Ristrutturato da Barbara Sanseverino che lo trasformò in un palazzo, ne fece la sede di una corte potente e illuminata e di una prestigiosa raccolta di dipinti di Tiziano, Correggio, Mantegna e Raffaello. Dopo la confisca e la decapitazione della contessa ad opera del duca Ranuccio I, il palazzo di Colorno passò nel 1612 ai Farnese. Ranuccio II, su richiesta della moglie Margherita Violante, incominciò dei lavori di ristrutturazione, ma l’attuale aspetto del palazzo è dovuto al figlio Francesco. Nel 1731, alla morte dell’ultimo duca di Parma, l'edificio passò a Carlo III di Borbone che ne trasferì a Napoli le collezioni e gli arredi. Nel 1749 venne di nuovo ristrutturato usando prevalentemente maestranze francesi per far sì che gli interni somigliassero alla Reggia di Versailles. Un decreto napoleonico del 28 Novembre 1807 lo dichiarò “Palazzo Imperiale” e quindi assegnato alla moglie Maria Luigia AVANTI Palazzo ducale di Colorno Reggia di Colorno

51 TORNA A RANUCCIO II d’Austria la quale ne fece una delle sue residenze preferite, risistemando all’inglese anche l'ampio giardino. Dopo l’Unità d’Italia il palazzo venne ceduto dai Savoia al Demanio dello Stato italiano e nel 1870 acquistato dalla provincia di Parma. Le sale sono più di 400, con pavimenti in marmo rosa e soffitti affrescati. Quasi tutto l’arredo mobile della reggia fu trasferito nei vari palazzi dei Savoia, tra cui il Quirinale a Roma e Palazzo Pitti a Firenze. Negli ultimi tempi, grazie alla riforma delle province, è stata possibile la restituzione alla reggia di Colorno di 45 pezzi originali, conservati nella sede ufficiale di piazzale della Pace ed di Palazzo Giordani. INDIETRO Si tratta di mobili, vasi, suppellettili vari e quadri, tutti arredi documentati che storicamente facevano parte della collezione della residenza ducale. La restituzione fa parte di un di rivalorizzazione della Reggia che coinvolge attualmente il comune di Colorno, la Provincia di Parma e la Soprintendenza, al fine di migliorare l’attività turistica della cittadina locale. Sala del trono, Reggia di Colorno

52 Odoardo Farnese quinto duca di Parma e di Piacenza (Parma 1612 - ivi 1646) Figlio del duca Ranuccio I e di Margherita Aldobrandini nonchè padre di Ranuccio II. Succeduto al padre nel 1622 ma data la giovane età fu posto sotto la reggenza della madre e dello zio cardinale Odoardo Assumendo nel 1628 il pieno governo, in concomitanza delle nozze con Margherita de’ Medici, vagheggiò il possesso della Lombardia stringendo pertanto, sotto l'influsso del suo maestro di francese J. Gaufrido, poi divenuto segretario di Stato, un'intesa segreta con la Francia del cardinale Richelieu, perfezionata poi col trattato di Rivoli (1635) rovesciando il tradizionale sistema delle alleanze. Ma, sconfitto dagli Spagnoli, fu salvato solo dalla mediazione di Urbano VIII e del cognato Ferdinando II de' Medici con la pace di Piacenza (1637). AVANTI La guerra aveva causato enormi danni al territorio ed alla economia del Ducato, dissanguando le finanze già dissestate dalle enormi spese militari del nonno Alessandro. Alla situazione finanziaria si associarono problemi politici destinati a minare l’integrità del Ducato. I Farnese riconoscevano la sovranità del papa sul loro stato ma rifiutavano qualsiasi interferenza nel suo governo. Charles Mellin, Ritratto d’uomo (presum. Odoardo Farnese), Berlino Gemaldegalerie, 1640-45 Odoardo Farnese

53 TORNA ALLA PAGINA TORNA A RANUCCIO II INDIETRO Un nuovo contrasto sorse quando il papa Barberini propose ad Odoardo la vendita dei feudi di Castro e Ronciglione, terra di origine dei Farnese per pagare i molti creditori. Il rifiuto del duca determinò lo scontro aperto: nel 1641 le truppe pontificie occuparono i possedimenti farnesiani; Odoardo scese verso sud e riportò un certo numero di vittorie ma il conflitto si concluse solo nel 1644 grazie alla mediazione del cardinale Mazarino permettendo ai Farnese di conservare ancora per qualche tempo il feudo di Castro. Per quanto riguarda le politiche interne, il padre Ranuccio aveva considerato parte delle sue prerogative l'infeudazione dei patrizi locali presenti a corte e a lui vicini. Odoardo, fin da subito, adottò invece una politica contraria e concesse durante il suo regno non più di tre o quattro feudi a famiglie "di corte" (politica che poi verrà cambiata dal figlio Ranuccio II). Odoardo morì improvvisamente all’età di 34 anni dopo aver condotto una vita nella quale mise in evidenza una totale incapacità nella gestione della diplomazia ma avendo mostrato alte qualità strategiche che sicuramente furono ereditate dal grande nonno.

54 BIBLIOGRAFIA  E. Nasalli Rocca, I Farnese, Dall’Oglio 1969;  Galleria Nazionale di Parma. Catalogo delle opere. Il Cinquecento, Cariparma FMR Editore 1998;  Galleria Nazionale di Parma. Catalogo delle opere. Il Seicento, Cariparma FMR Editore 1999;  AA.VV, Enciclopedia di Parma. Dalle origini ai giorni nostri, FMR Editore 1999;  M. Dall’Acqua, I Farnese, Grafiche Step editrice - Parma 2008;  F. Barocelli (con la collab. dell’ITE M. Melloni), Il Palazzo Ducale del Giardino di Parma, Parma 2009;  A. Cadoppi, La Gran Congiura, Mup Editore 2012;  C. Cecchinelli, Parma al tempo del cardinale Alessandro Farnese (papa Paolo III). Le premesse del ducato in Storia di Parma - Il ducato farnesiano, IV, MUP Editore, Parma 2014;  G. L. Podestà, Pier Luigi e Ottavio Farnese (1545-1586). Gli albori del ducato di Parma e Piacenza in Storia di Parma - Il ducato farnesiano, IV, MUP Editore, Parma 2014;  R. Sabbatini, Il principe, la nobiltà e la corte in Storia di Parma - Il ducato farnesiano, IV, MUP Editore, Parma 2014; AVANTI Fonti

55 INDIETRO SITOGRAFIA  http://www.treccani.it/enciclopedia/ http://www.treccani.it/enciclopedia/  https://it.wikipedia.org/https://it.wikipedia.org/  www.castellidelducato.it/castellidelducato/castello.asp?el=reggia-di-colorno www.castellidelducato.it/castellidelducato/castello.asp?el=reggia-di-colorno  www.parmareport.it/colorno-gli-arredi-storici-della-provincia-tornano-in-reggia/ www.parmareport.it/colorno-gli-arredi-storici-della-provincia-tornano-in-reggia/  G. Bertini, Alessandro Farnese (1586-1592): un governo per corrispondenza in Storia di Parma - Il ducato farnesiano, IV, MUP Editore, Parma 2014;  M. Dall’Acqua, Ranuccio I Farnese (1569-1622). Il duca che scrutava le ombre in Storia di Parma - Il ducato farnesiano, IV, MUP Editore, Parma 2014;  A. Cadoppi, Ranuccio I e la congiura dei feudatari (1611-1612) in Storia di Parma - Il ducato farnesiano, IV, MUP Editore, Parma 2014;  G. Hanlon, Parma nell’epoca di Odoardo “Il Grande” (1630-1650) in Storia di Parma - Il ducato farnesiano, IV, MUP Editore, Parma 2014;  F. Dallasta, Ranuccio II Farnese (1646-1694). Il sovrano nell’età dell’assolutismo Barocco in Storia di Parma - Il ducato farnesiano, IV, MUP Editore, Parma 2014; AVANTI

56 HOME INDIETRO ALTRE FONTI  Visite ai luoghi farnesiani quali il Palazzo della Pilotta, il teatro Farnese, la Galleria Nazionale, le tombe in S. Maria della Steccata e il palazzo Farnese di Caprarola;  Lezione a cura del prof. Giuseppe Bertini su Alessandro Farnese, presso Biblioteca Palatina di Parma del 15/10/2015;  Potere e bellezza: I Farnese, documentario da Rai Storia;  Le Grandi Mostre: I Farnese, dvd;  I Farnese tra Colorno e i Boschi di Carrega, dvd;  Il Palazzo ducale del Bertoja, dvd;  Arte e Storia di Parma, dvd;  Il brano musicale di sottofondo ai testi è tratto da: C. Monteverdi, “Altri canti di Marte e di sua schiera” in Madrigali guerrieri et amorosi, parte I.

57 HOME 4^B SIA/AFM… …in viaggio d’istruzione al palazzo Farnese di Caprarola


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