La presentazione è in caricamento. Aspetta per favore

La presentazione è in caricamento. Aspetta per favore

PRODUZIONI VEGETALI E DIFESA

Presentazioni simili


Presentazione sul tema: "PRODUZIONI VEGETALI E DIFESA"— Transcript della presentazione:

1 PRODUZIONI VEGETALI E DIFESA
Corso di COLTIVAZIONI ERBACEE 6) Foraggicoltura a) Foraggicoltura generale docente: prof. Fabrizio Quaglietta Chiarandà

2 Foraggere (1) FORAGGIO:
prodotto vegetale non utilizzabile per l'alimentazione umana né per usi industriali ma adatto esclusivamente all’alimentazione degli animali domestici erbivori che, grazie a particolarità del loro apparato digerente, riescono ad utilizzare l'energia contenuta nei composti come la cellulosa (fibra). MANGIMI CONCENTRATI: prodotti vegetali con basso contenuto di fibra, con alto valore nutritivo, con alta digeribilità (frutti, semi, panelli, farine) ALIMENTI COMPLEMENTARI AI FORAGGI : I sottoprodotti aziendali, quali paglia, pula, stocchi, sarmenti (produzione accessoria).

3 Foraggere (2) PIANTA FORAGGERA:
specie vegetale il cui prodotto principale viene destinato all’alimentazione del bestiame (bovini, ovini, ecc.). Organi della pianta utilizzati per l'alimentazione del bestiame: intera parte aerea: mais, fava, avena, ecc.; fusto e foglie: erba medica, trifogli, festuca, lolium, ecc.; radice: barbabietola da foraggio, rapa, ecc. Sono foraggere sia le specie idonee solo alla produzione di foraggio sia le specie coltivate anche per altri usi come: cereali: orzo, avena, mais, sorgo, ecc.; leguminose da granella: fava, pisello, ecc.; oleifere: colza; saccarifere: barbabietola.

4 Foraggere (3) Caratteristiche delle specie foraggere
PRECOCITA': “epoca di massima utilizzazione del foraggio” Importante per le specie annuali (mais, etc.). Colza > cereali a.v. > leguminose Festuca arundinacea > Dactylis glomerata Trifoglio incarnato > T. alessandrino > T. Squarroso Per le specie poliennali (medica, festuca) sono più importanti: l'epoca del risveglio primaverile; l'attitudine al ricaccio dopo il taglio; il ritmo annuale di crescita. Da considerarsi seriamente nelle consociazioni e nelle catene di foraggiamento;

5 Foraggere (4) Catena di foraggiamento: consiste nel seminare su appezzamenti diversi specie foraggere con diversa precocità. In tal modo si allarga il periodo di raccolta con un duplice vantaggio: si dispone di foraggio fresco per un lasso di tempo maggiore; si evita una eccessiva concentrazione delle operazioni di raccolta che potrebbe comportare problemi di organizzazione aziendale e/o peggioramento della qualità del foraggio. Catena a 2 anelli: 1°anello (precoce): Festuca arundinacea, cv precoce 2°anello (tardivo): Dactylis glomerata, cv tardiva Catena a 3 anelli: 1°anello (precoce): Festuca arundinacea, cv precoce 2°anello (intermedio)Festuca arundinacea, cv tardiva 3°anello (tardivo): Dactylis glomerata, cv tardiva Catena a 4 anelli: 4°anello: Phleum pratense, cv tardiva Alla graminacea possono essere associate 2 o 3 specie leguminose (anche le stesse).

6 Foraggere (5) Epoca di massima utilizzazione: normalmente non coincide con quella di massima produzione. Infatti, oltre che della quantità, bisogna tener conto della qualità del foraggio (contenuto proteico, appetibilità, etc.). In linea di massima tale momento ricade: - nelle leguminose all’inizio della fioritura; - nelle graminacee da fieno all’inizio della spigatura; - nelle graminacee da insilato alla maturazione cerosa. Nelle specie che prevedono più sfalci nel corso dell’anno (ad es. Erba medica), occorre anche evitare di compromettere l’attitudine al ricaccio. Infatti, come vedremo meglio in seguito, il momento del taglio può influenzare notevolmente tale capacità.

7 Foraggere (6) ATTITUDINE AL RICACCIO: “capacità di emettere, dal colletto della pianta, vegetazione sostitutiva come reazione al taglio di quella preesistente” E' caratteristica delle specie poliennali; ma può essere presente anche in alcune annuali (sorgo, colza, veccia, trifoglio alessandrino); Nei prati polifiti (se diversa) può essere motivo di rottura dell'equilibrio tra le specie; E' tipica di ciascuna specie ma può essere influenzata da: condizioni ambientali (temperatura, umidità); tecnica colturale; momento del taglio.

8 Foraggere (7) Influenza degli sfalci sull’attitudine al ricaccio
Tale attitudine dipende dalla presenza di gemme dormienti poste alla base della pianta. Il risveglio delle gemme è soggetto ad un controllo di tipo ormonale: i ricacci iniziano a crescere quando la parte aerea della pianta cessa il proprio sviluppo. Al ritmo di tale sviluppo è collegato l’accumulo di sostanze di riserva negli apparati radicali. Erba medica Graminacea

9 Foraggere (8) RAPPORTO FOGLIE/STELI: è il rapporto tra il peso secco delle foglie e quello degli steli E' un importante indice qualitativo, specialmente per le leguminose da prato Per le specie insilabili è molto importante il rapporto spiga/pianta. VARIA: da famiglia a famiglia: graminacee >1, leguminose <1 da specie a specie (vedi tabella) con l'età della pianta: giovani > vecchie con la tecnica colturale (concimazione, irrigazione): è maggiore in condizioni di acqua e N abbondanti.

10 Foraggere (9) VIVACITA':carattere per il quale la pianta a ciclo poliennale, pur sottoposta a continui tagli, riesce a sopravvivere nel tempo (da non confondere con la LONGEVITA’ che rappresenta la durata di una pianta in condizioni naturali) L’erba medica, ad esempio, può avere una longevità di circa 15 anni ma quando viene coltivata dura al massimo 3-4 anni. Le graminacee sono mediamente più vivaci delle leguminose (possono rimanere in coltivazione anche 5-10 anni). Tra le leguminose, le più vivaci sono: erba medica e trifoglio repens (3-4 anni), ginestrino (4-5 anni).

11 Foraggere (10) COMPETITIVITA':“capacità specifica di utilizzazione delle disponibilità ambientali (quando queste costituiscono fattore limitante)” Caratteri che conferiscono competitività: - precocità, velocità ed energia di germinazione; capacità e prontezza di ricaccio (nelle specie che hanno questa attitudine); dimensioni e profondità dell’apparato radicale (nei confronti di acqua e nutritivi); meccanismi fisiologici di resistenza all’aridità; velocità di sviluppo ed ampiezza dell’apparato fogliare (nei confronti della luce); capacità di formare un elevato numero di fiori e semi. La competitività è di grande importanza nelle formazioni oligofite e polifite. In quelle monofite è rivolta essenzialmente al controllo della flora infestante.

12 Foraggere (11) Caratteri di resistenza e adattamento
Interessano principalmente i fattori climatici e edafici determinano l'area di coltivazione della specie determinano il periodo della coltivazione e di produzione: freddo: graminacee meno sensibili di leguminose carenza idrica: graminacee più sensibili di leguminose Caratteristiche particolari nei riguardi del terreno a scheletro prevalente  lupinella compatto (argilloso)  sulla sciolto (sabbioso)  trifoglio incarnato medio impasto  trifoglio repens pH  graminacee meno esigenti di leguminose pH < 6.5: ginestrino, trifoglio repens.

13 Foraggere (12) Riduzione delle lavorazioni (prati poliennali);
EFFETTI DELLE COLTIVAZIONI FORAGGERE Riduzione delle lavorazioni (prati poliennali); Miglioramento della struttura (apparato radicale); Aumento del contenuto di sostanza organica; Aumento del contenuto d’azoto (leguminose); Apporto di letame. Protezione contro l'erosione (pascoli, prati-pascoli); Controllo piante infestanti (colture avvicendate a più sfalci); [ ]  miglioramento fertilità agronomica

14 Foraggere (13) QUALITA' DEL FORAGGIO Composizione chimica:
contenuto percentuale di sostanza secca, proteine grezze, grassi, fibra grezza, estrattivi inazotati, ceneri, calcio, fosforo, ecc. Valore nutritivo: dipende da composizione chimica e digeribilità; si identifica con la energia netta; generalmente espresso come Unità Foraggere (U.F.). Appetibilità: varia con la specie animale e dipende da: caratteri anatomici (es.: rapporto foglie-steli, presenza di tessuti lignificati, ecc) composizione minerale tenore in azoto tenore in glucidi tenore in metaboliti secondari che esercitano effetti attrattivi o dissuasivi nei confronti degli animali: composti solforati volatili composti fenolici terpeni

15 Foraggere (14) CLASSIFICAZIONE DELLE COLTURE FORAGGERE Utilizz. Durata
Avvic. Compos Impianto intercalare monofita annuale ERBAIO oligofita sfalcio principale polifita artificiale avvicendato poliennale PRATO fuori rotaz. pascolamento e sfalcio permanente PRATO-PASCOLO non avvicend. naturale PASCOLO annuale= < 1 anno; poliennale= <10 anni (gener. 2-5 anni); permanente= >10 anni

16 ATTUALI LINEE DI TENDENZA IN ITALIA
Foraggere (15) ATTUALI LINEE DI TENDENZA IN ITALIA 1. Aumento del consumo di alimenti concentrati: cereali da granella  fonte energetica panelli e farine  integratori proteici 2. Espansione degli erbai  maggiore produzione in un tempo più ridotto 3. Riduzione del consumo di fieno 4. Riduzione dei prati (specialmente avvicendati) 5. Valorizzazione delle terre marginali

17 Foraggere (16) Superfici investite a foraggere in Italia (ha * 103)

18 Foraggere (17) LOCALIZZAZIONE IN ITALIA 1. Pascoli 2. Prati - pascoli
3. permanenti (irrigui e asciutti) 4. avvicendati (quasi esclusivamente di leguminose pure) 5. Erbai annuali autunno primaverili 6. primaverili estivi montagna alpina e appenninica fondovalle alpini e alta collina Italia settentrionale padana Italia settentrionale ed alcune zone del meridione (sulla) sono la base della foraggicoltura meridionale ed insulare caratteris tici di una foraggicoltura intensiva generalmente irrigua. Diffusi nell’Italia settentrionale ma presenti più o meno ovunque

19 UTILIZZAZIONE DEI FORAGGI NEI DIVERSI TIPI DI ALLEVAMENTO ANIMALE
Foraggere (18) UTILIZZAZIONE DEI FORAGGI NEI DIVERSI TIPI DI ALLEVAMENTO ANIMALE Gli allevamenti intensivi di bovini, sia da latte che da carne, basano l’alimentazione su foraggere artificiali ad elevata produttività. Essenzialmente erbai e prati monofiti di leguminose Gli allevamenti estensivi di bovini da carne utilizzano prevalentemente foraggere spontanee e in parte foraggere artificiali per la costituzione di scorte. Essenzialmente pascoli e prati-pascoli Gli allevamenti ovi-caprini intensivi utilizzano prati avvicendati ed erbai Gli allevamenti ovi-caprini estensivi utilizzano cotiche naturali (pascoli)

20 Prati (1) Avvicendamento
In genere il prato segue una coltura annuale depauperante. Può essere in rotazione o fuori rotazione Modalità di preparazione del terreno Si deve tener conto: della durata della coltura (quanto più è lunga, tanto più accurata deve essere la preparazione del terreno) della eventuale concimazione organica (interramento) delle ridotte dimensioni del seme utilizzato (ben affinato in superficie) In genere è consigliabile una aratura profonda, seguita da un'adeguata preparazione del letto di semina (affinamento ed eventualmente livellamento)

21 Prati (2) Epoca di semina Deve essere scelta in funzione:
delle notevoli esigenze idriche delle specie foraggere durante la germinazione e i primi stadi di sviluppo della necessità di assicurare alle specie la resistenza alle eventuali condizioni climatiche sfavorevoli dell'ambiente di coltivazione (basse temperature o carenza idrica). delle caratteristiche di alternatività delle cultivar utilizzate (non tutte le specie sono in grado di fiorire e riprodursi nello stesso anno in cui sono seminate) delle esigenze aziendali di distribuzione della produzione (le catene di foraggiamento possono essere realizzate anche variando l’epoca di semina).

22 Prati (3) Semina primaverile (precoce)
deve consentire alle piante di sviluppare un adeguato apparato radicale prima dell'inizio delle condizioni di deficit idrico. E' la più indicata negli ambienti più freddi e piovosi e, in genere, per le leguminose. Semina a fine estate necessaria per le specie a insediamento lento e sensibili al freddo negli stadi giovanili (graminacee come Festuca arundinacea e Dactylis glomerata). Indicata nelle zone con precipitazioni estive o dove è possibile irrigare.

23 Prati (4) Semina autunnale
deve consentire un sufficiente sviluppo delle plantule (accestimento iniziato per le graminacee) prima dell'inizio dei freddi intensi. Indicata nelle zone con primavera siccitosa o molto ventosa, con clima invernale mite, e per le graminacee a rapido insediamento (loiessa) o resitenti al freddo negli stadi giovanili (Phleum pratense). ¤¤¤¤¤ Le semine a fine estate e quelle in autunno assicurano nell'anno successivo una maggiore produzione grazie all'anticipo del primo taglio (o ad un pascolamento di fine inverno).

24 occorre distribuire almeno 1000-2000 semi m-2
Prati (5) Quantità di seme E' funzione del peso unitario dei singoli semi e dell'investimento desiderato. Generalmente per le specie da prato piante m-2 Considerando: la poliennalità le irregolarità di semina le inevitabili perdite di semi e plantule occorre distribuire almeno semi m-2 La variazione è funzione delle condizioni ambientali (epoca di semina) e di preparazione del terreno. In particolare: Quantità minori: condizioni di terreno ed epoca ottimali. Quantità maggiori: se si prevedono fallanze o infestazioni di malerbe e per i prati di maggior durata.

25 Prati (6) Quantità di seme per prati monofiti Specie Dose di seme kg .
ha - 1 Numero semi per grammo ________ Graminacee _____ Dactylis glomerata 15 25 800 900 F estuca arundinacea 20 35 450 550 Festuca pratensis Lolium italicum (var. diploidi) 30 Lolium italicum (var. tetraploidi) 350 400 Lolium perenne Phleum pratense 5 12 2400 2600 _______ Leguminose Hedysarum coronarium (1) 40 200 250 Lotus corniculatus Medicago sativa 600 Onobrychis sativa (1) 75 80 60 Trifolium pratense 500 (var. tetraploidi) Trifolium repens 3 6 2200 2500 ( ) seme nudo

26 Prati (7) Modalità di semina La semina deve essere molto superficiale
La profondità limite è molto variabile in funzione della specie, del terreno, dell'andamento climatico, del grado di amminutamento superficiale del letto di semina. Generalmente la profondità non deve superare 1-2 cm Eccezioni (grazie alle dimensioni del seme e/o alla loro energia germinativa): loiessa anche 4-5 cm sulla 5-7 cm

27 Prati (8) Può essere realizzata a spaglio o a file Semina a spaglio:
in condizioni favorevoli si presta per tutte le foraggere ma presenta alcuni inconvenienti: difficile ottenere una distribuzione regolare difficile ottenere una uniformità di interramento le difficoltà aumentano con il peggiorare delle condizioni del letto di semina Semina a file distanza 15 cm maggiore regolarità di distribuzione maggiore regolarità di interramento con seminatrice da cereali

28 Prati (9) Concimazione

29 Prati (10) Concimazione di fondo (all'impianto)
N: 20 kg ha-1 per i prati di leguminose; 50-60 kg ha-1 per graminacee o polifiti con prevalenza di graminacee P2O5: kg ha-1 (dosi maggiori per prati di lunga durata) K2O: kg ha-1 (dosi maggiori per prati di lunga durata, se necess.) Concimazione di copertura (a fine inverno, ripresa vegetativa) Leguminose: kg ha-1 di P2O5 e K2O 20-25 kg ha-1 di N Graminacee N in funzione dell'asportazione prevista Concimazione dopo il 2° taglio (solo ai prati irrigui più produttivi) Leguminose: 100 kg ha-1 di P2O5 Graminacee: kg ha-1 di P2O5 e N in funzione dell'asportazione (suddividere l'azoto tra concimazione di fine inverno e concimazione dopo il taglio).

30 Prati (11)

31 Prati (12) Irrigazione E' sempre utile.
Accelera la crescita e la ricrescita dopo lo sfalcio: il numero di tagli così aumenta ed aumenta la resa. Conviene seguire un programma razionale basato sui consumi stimati tramite ETP e kc: subito dopo il taglio kc = 0.4 valore medio tra due tagli kc = 0.9 valore di punta kc = In genere si effettua un'irrigazione abbondante subito dopo il taglio e poi si procede con il computo dei consumi. Per il calcolo del volume (e del limite di intervento) bisogna tener presente che le leguminose hanno radice profonda (strato di terreno di cm), mentre le graminacee hanno un apparato fascicolato (strato di terreno di 50 cm). Il metodo di distribuzione più idoneo è l'aspersione (meglio se con semoventi, ad es. "rotoloni"). Specialmente al nord è ancora diffuso lo scorrimento superficiale (prati marcitoi).

32 FATTORI LIMITANTI LA DURATA DI UN PRATO
Prati (13) FATTORI LIMITANTI LA DURATA DI UN PRATO La durata del prato è innanzitutto condizionata dalla longevità e dall'adattamento all'ambiente della specie coltivata. Pertanto la prima causa di durata limitata è una errata scelta della specie e/o della varietà. Altre cause possono essere: cattiva preparazione del letto di semina (emergenza disforme) sviluppo malerbe Insufficiente rete di scolo  asfissia radicale Sfalci anticipati  scarso accumulo di riserve Sfalci ritardati  asportazione di nuovi germogli Sfalci troppo vicino al terreno  danneggiamento delle gemme Ritorni troppo frequenti o permanenze troppo prolungate del bestiame sullo stesso appezzamento (equivalgono a sfalci troppo anticipati o troppo radenti il terreno).

33 Prati (11) Le specie leguminose che più diffusamente sono utilizzate per prati monofiti avvicendati sono: Medicago sativa (erba medica) Trifolium pratense (T. violetto) Hedysarum coronarium (sulla) Onobrychis viciaefolia (lupinella) Trifolium repens (T. bianco e T. ladino) (pH = )

34 Cardinali termici di alcune graminacee da prato
Prati (11) Le specie graminacee che più diffusamente sono utilizzate per prati monofiti sono: Dactylis glomerata (Erba mazzolina) Festuca arundinacea Lolium perenne (Loietto inglese) Phleum pratense (Fleolo o Coda di topo) Phalarys tuberosa (Falaride) Cardinali termici di alcune graminacee da prato

35 Colture foraggere temporanee con durata massima di un anno
Erbai (1) Colture foraggere temporanee con durata massima di un anno Vantaggi: elevata produzione ciclo breve e possibilità di scegliere la stagione più favorevole colture intercalari assicurazione di un lungo periodo di rifornimento verde ottima risposta alla tecnica agronomica (concimazione e irrigazione) facilità di meccanizzazione

36 Erbai (1bis) Utilizzazione:
foraggio verde, ottimo per l'insilamento (se costituito da graminacee); la fienagione si attua solo su alcune specie autunno-vernine (trifogli, loiessa, veccia e loro miscugli); pascolamento su alcuni cereali autunno vernini e sui ricacci del sorgo. Caratteristiche del foraggio fresco: povero di fibra acquoso (> 80% di acqua) ridotto valore energetico (integrazione con foraggi secchi e mangimi concentrati) molto appetito dagli animali (rapporto foglie/steli; necessita di raccolte precoci).

37 Erbai (2) Superficie delle specie foraggere più importanti coltivate come erbai monofiti ( )

38 Erbai (3) Graminacee: elevata produttività
foraggio grossolano, ricco di fibra e carboidrati, povero di proteine si prestano bene anche all'insilamento (mais, sorgo, orzo, ecc) Leguminose: produttività inferiore foraggio ricco di proteine, vitamine, sali minerali in genere necessitano di un tutore (portamento prostrato) e vengono utilizzate nei miscugli devono essere raccolte presto vengono generalmente utilizzate per il consumo fresco o affienate.

39 ERBAI AUTUNNO-PRIMAVERILI
La diffusione diminuisce progressivamente passando dal sud al nord in relazione all'andamento climatico Molto importanti come colture intercalari in successione al frumento e in precessione a una preparatrice a semina tardiva In coltura principale solo in zone con spiccata aridità estiva La semina ritardata a fine inverno li trasforma in primaverili (poco convenienti) Specie più utilizzate: Graminacee: cereali autunno vernini (avena, segale, triticale, orzo, anche da silo), loiessa, festuche (F. rubra, F. ovina), ecc. Leguminose: veccia, pisello, fava, lupino, trifoglio alessandrino Miscugli: avena-veccia-pisello, avena-favino, avena-veccia

40 ERBAI PRIMAVERILI-ESTIVI ED ESTIVI
La diffusione aumenta progressivamente passando dal sud al nord in relazione con la disponibilità di acqua Primaverili-estivi: coltura principale per insilamento Semina: aprile, maggio, primi di giugno Specie più utilizzate: mais e sorgo da granella Estivi: coltura intercalare di 2° raccolto generalmente per foraggio verde Semina: giugno, luglio (dopo frumento) Specie più utilizzate: mais (granturchino), sorgo gentile, Vigna sinensis, pisello.

41 Rese di U.F. di diverse successioni di erbai

42 Pascoli (1) Qualsiasi superficie di terreno la cui produzione di biomassa sia utilizzata per l'alimentazione animale direttamente sul posto. Saltuari PASCOLI Sfalciabili Permanenti Non sfalciabili I pascoli saltuari sono colture foraggere artificiali (erbai o prati) saltuariamente utilizzate a pascolamento. I terreni a pascolo permanente non hanno nessun altra possibile destinazione (ad eccezione della forestazione) per la difficoltà di svolgimento delle operazioni colturali e/o per inagibilità delle macchine in tutto (pascoli permanenti non sfalciabili) o in parte (pascoli permanenti sfalciabili), dovute a: pendenza eccessiva, profondità ridotta, rocce affioranti, pietrosità elevata, presenza di piante arboree.

43 PRINCIPALI VANTAGGI DEL PASCOLAMENTO
Pascoli (2) PRINCIPALI VANTAGGI DEL PASCOLAMENTO Permette la utilizzazione di basse offerte (produzioni) di erba, troppo ridotte per il taglio e la conservazione. Consente di sfruttare aree non idonee alla meccanizzazione. Richiede ridotti input economici, energetici e di lavoro. Rende possibile la gestione territoriale di ampie superfici (importante come aspetto paesaggistico). Consente la conservazione del suolo (capacità anti-erosive) e della sua fertilità potenziale. Semplifica il problema dello smaltimento dei liquami. Esercita una azione favorevole sulla salute degli animali.

44 COMPOSIZIONE FLORISTICA DEI PASCOLI
Il pascolo naturale è una formazione tipicamente polifita con presenza contemporanea di specie vegetali diverse (erbacee, arbustive, arboree) La biomassa è derivante in maggior parte da un numero limitato di famiglie; generalmente: GRAMINACEE > LEGUMINOSE > COMPOSITE > OMBRELLIFERE > CHENOPODIACEE > ecc. La variabilità della composizione floristica è dovuta a: 1. clima 2. terreno pressione di pascolamento Le specie presenti possono essere: pabulari: utilizzate o utilizzabili dagli animali al pascolo non pabulari: rifiutate dagli animali in normali condizioni di alimentazione (anche tossiche) Pascolo degradato: pascolo in cui per irrazionale sfruttamento hanno preso il sopravvento specie non pabulari. Nei pascoli alpini predominano le specie poliennali Nei pascoli appenninici, meridionali e insulari quelle annuali

45 INFLUENZA DEL CLIMA SULLA PRODUZIONE
Pascoli (4) INFLUENZA DEL CLIMA SULLA PRODUZIONE Effetto combinato di temperatura e pioggia: Temperatura minima giornaliera 5° C Pioggia: è importante sia l'entità che la distribuzione. Secondo Cavazza a 1 mm di pioggia corrispondono 0.9 kg ha-1 di fieno e 0.5 U.F. ha-1

46 Pascoli (5) GESTIONE DEI PASCOLI 1. PASCOLAMENTO CONTINUO
Agli animali è consentita la utilizzazione dell'erba in modo continuativo per tutta la stagione (sempre presenti) Al pascolo non è consentito un periodo di crescita indisturbata 2. PASCOLAMENTO TURNATO (più razionale) Il pascolo è suddiviso in sezioni. Gli animali, con l'ausilio del pastore (pascolamento guidato) o di recinti (pascolamento a rotazione), una volta completata la utilizzazione dell'erba, vengono spostati da una sezione all'altra. Al pascolo è permesso un periodo di crescita indisturbato. Sez. 1 Sez. 2 Sez. 3 Sez. 6 Sez. 5 Sez. 4 Una volta completato il giro, gli animali tornano nella Sez.1 dove l'erba ha avuto il tempo di ricrescere indisturbata. Es:

47 Conservazione dei foraggi (1)
Scopo: costituire scorte foraggere per l'alimentazione degli animali nei periodi in cui si arresta la crescita delle specie prative (stagione secca e/o fredda) Non può essere evitata perchè: 1. l'entità dell'offerta e l'entità del consumo non sono coincidenti; l'offerta è stagionale, il consumo è costante; 2. i foraggi freschi vanno rapidamente incontro a deperibilità. Obiettivo di ogni metodo di conservazione trasformare il più rapidamente e con le minori perdite possibile lo stato instabile (deperibile) del foraggio appena falciato in uno stato stabile che ne permetta la conservazione prolungata senza ulteriori degradazioni.

48 Conservazione dei foraggi (2)
CAUSE DI DETERIORAMENTO DEI FORAGGI 1. MICRORGANISMI tutte strettamente collegate 2. TEMPERATURA 3. UMIDITA' Metodologie di conservazione: prevedono il controllo delle cause di deterioramento: 1. MICRORGANISMI insilamento via biochimica 2. TEMPERATURA surgelazione via fisica 3. UMIDITA' fienagione disidratazione

49 Conservazione dei foraggi (3)
FIENAGIONE Consiste nel tagliare l'erba e nel lasciarla sul campo, smuovendola e rivoltandola, finchè la perdita di acqua non è sufficiente a consentirne la conservazione senza che intervengano processi fermentativi e sviluppo di muffe In pratica si utilizza l'energia radiante del sole e l'energia convettiva dell'aria per far evaporare l'acqua contenuta nell'erba fresca. In dipendenza dello sviluppo della coltura la trasformazione del foraggio in fieno comporta l'evaporazione di 3-5 kg di acqua kg-1 di s.s. del foraggio verde mediamente 25 t ha-1 di H2O richiesti 3-4 giorni di fienagione

50 Conservazione dei foraggi (4)
TRATTAMENTI AL FORAGGIO DURANTE LA FIENAGIONE 1. Arieggiamento: spargimento dell'erba tagliata sulla superficie del terreno riduce la densità dello strato di erba e aumenta l'apporto radiativo sull'unità di peso. da effettuare: immediatamente dopo la falciatura successivamente a più riprese fino ad una umidità del fieno del 50-65%.

51 Conservazione dei foraggi (5)
2. Andanamento: restringimento della massa migliora l'impatto del vento e la penetrazione dell'aria nella massa da essiccare riduce la superficie suscettibile di riassorbire l'umidità dell'aria durante la notte. Macchine utilizzate: Voltafieno rotativo (girello) Invertitrici di andana

52 Conservazione dei foraggi (6)
3. Condizionamento meccanico: viene intaccata l'integrità degli organi della pianta, steli in particolare, per rendere più libero il trasferimento dell'acqua verso l'esterno; il foraggio viene fatto passare attraverso appositi rulli variamente sagomati che ne operano lo schiacciamento: schacciaforaggi o condizionatrici o windrover. Vantaggi: riduzione della permanenza in campo minori rischi meteorici minori perdite per respirazione utile per il semiappassimento (essiccamento in fienile, insilamento).

53 Conservazione dei foraggi (7)
4. Imballatura riduzione della manodopera facilità di carico meccanico minor volume

54 Conservazione dei foraggi (8)
PERDITE DURANTE LA FIENAGIONE Perdite per respirazione La respirazione continua anche dopo il taglio delle piante e cessa quando l'umidità scende al di sotto del 40%. Perdite più elevate quanto più lungo è il processo di essiccamento. E' proporzionale alla temperatura ambientale e alla umidità dell'erba  sfalciare al mattino invece che nel pomeriggio Perdite meccaniche Perdita di parti di piante durante le operazioni di rivoltamento, andanamento e carico del fieno. Maggiori nelle leguminose (maggiore fragilità), in estate (essiccamento molto veloce) e con stagione piovosa Perdite per fermentazione in fienile sono dovute alla attività microbica (muffe) durante il periodo di conservazione in fienile, aumentano con l'aumentare dell'umidità del fieno

55 Conservazione dei foraggi (9)
Perdite durante la fienagione in rapporto alle condizioni ambientali Condizioni climatiche Perdita % Sost. secca U.F. Prot. digerib. Favorevoli 10-12 25-30 15-20 Normali 12-18 30-40 Sfavorevoli 20-30 40-50 50-60

56 Conservazione dei foraggi (10)
INSILAMENTO metodo di conservazione del foraggio allo stato umido Poggia sul raggiungimento di due condizioni: ANAEROBIOSI AMBIENTE ACIDO La rarefazione dell'ossigeno riduce (fino all'arresto) la respirazione cellulare e l'attività dei microrganismi aerobi. In tale situazione si ha lo sviluppo di una flora microbica che, per fermentazione, trasforma gli zuccheri in acidi organici. Il pH della massa viene abbassato impedendo lo sviluppo dei microrganismi anaerobi del deterioramento.

57 Conservazione dei foraggi (11)
CARATTERISTICHE DEL FORAGGIO PER L'INSILAMENTO Un foraggio si insila tanto più facilmente: quanto minore è la sua umidità (% di s.s.) quanto maggiore è il suo contenuto di carboidrati solubili quanto minore è il suo potere tampone (che si oppone alla riduzione del pH) Tenore di umidità Al suo diminuire: si riduce la vitalità delle cellule (respirazione) aumenta la concentrazione dei soluti e, quindi, aumenta la pressione osmotica che condiziona l'attività microbica in maniera selettiva

58 Conservazione dei foraggi (12)
Contenuto in carboidrati solubili (fermentescibili) e proteine i carboidrati (soprattutto esosi) costituiscono il pabulum esclusivo per i batteri utili (b. lattici) le proteine vengono attaccate da batteri nocivi (clostridi) con liberazione di NH3 che ostacola il processo di acidificazione rapporto zuccheri/proteine Ottimale ≥ 1 Accettabile 0.5 Intollerabile 0.25 graminacee: rapporto Z/P ≥1  buon insilamento leguminose: rapporto Z/P =  insilamento difficile

59 Conservazione dei foraggi (13)
Potere tampone capacità di un mezzo di opporsi alle variazioni di pH e quindi resistenza del foraggio alla acidificazione è più elevato nei tessuti giovani e nelle leguminose SPECIE Stadio fenol. S.S. ( % ) C.S.A. ( % su s.s.) Potere tampone(1) Medicago sativa bottoni fior. 17 7 150 Dctylys glomerata inizio spig. 8 85 Festuca arundinacea 19 10 80 Lolium perenne 18 15 90 Lolium italicum 95 Zea mays mat. cerosa 33 60 C.S.A = Carboidrati Solubili in Acqua (1) = meq di NaOH necessari per innalzare il pH da 4 a 6 1kg di s.s.

60 Conservazione dei foraggi (14)
TRINCIATURA La rottura dei tessuti: facilita l'uscita dei succhi cellulari  disponibilità di elementi nutritivi per i microrganismi facilita la possibilità di compressione  riduzione della porosità della massa  riduzione della respirazione aumenta il peso specifico del foraggio  riduzione del volume necessario  riduzione dei costi Molto importante la lunghezza della trinciatura deve essere tanto più ridotta quanto più il foraggio è secco dipende dal tipo di stelo: grandezza (Ø), se cavo o meno (presenza di midollo)

61 Conservazione dei foraggi (15)
Dimensioni della trinciatura Mais e sorgo: 1-2 cm in maturazione lattea e cerosa 0.5-1 cm successivamente Cereali autunno-vernini: stelo cavo e tessuti molto elastici Graminacee da erbaio: 3-4 cm stelo sottile Leguminose da erbaio: 4 cm COMPRESSIONE tanto più energica quanto minore è l'umidità: sempre molto energica con s.s. ≥ 30% ridotta con s.s. ≤ 25% (perdite per percolamento)

62 Conservazione dei foraggi (16)
Processi fermentativi nell'insilamento Il processo fermentativo è costituito dall'insieme delle attività di diversi microrganismi i principali sono i batteri lattici e i clostridi I lattici (positivi) si sviluppano anche in presenza di O2 (tracce) e iniziano subito la loro attività I clostridi sono strettamente anaerobi e sono più sensibili alla acidità (si sviluppano dopo e si arrestano prima) In un foraggio idoneo all'insilamento predominano i batteri lattici e le perdite sono ridotte In un foraggio eccessivamente umido per stabilizzare la massa è necessaria una elevata produzione di acidi e quindi una prolungata attività fermentativa Se i clostridi entrano in azione su un: foraggio ricco di carboidrati si ha solo un lieve aumento delle perdite foraggio povero di carboidrati e ricco di proteine, il pH non si abbassa e le perdite sono elevate

63 Conservazione dei foraggi (17)
PROCESSO DI INSILAMENTO Consta di fasi: AEROBICHE (respirazione) ANAEROBICHE (fermentazioni) La respirazione si verifica da quando l'erba è posta in cumuli fino all'esaurimento dell'ossigeno. Silo appena riempito: il 50-70% del volume è costituito da aria ci sono circa 0.20 g di O2 kg-1 di foraggio in grado di consumare 0.20 g di zuccheri In un silo chiuso ermeticamente questo volume di aria causa: un consumo pari allo 0.1% della sostanza secca con un aumento di temperatura di 1°C in pratica entra sempre aria dall'esterno e la temperatura aumenta di 5-10° C

64 Conservazione dei foraggi (18)
➭ La respirazione deve essere ridotta al minimo (compressione) Riepilogo delle fasi dell'insilamento: riduzione di O2 morte delle cellule vegetali scomparsa microrganismi aerobici e comparsa di microrganismi anaerobici fermentazione e acidificazione della massa insilata Risultato ottimale: batteri lattici  pH = Infatti, a tali valori di pH: i processi fermentativi ed enzimatici sono praticamente bloccati si ha sterilizzazione della massa vegetale se perdura l'assenza di aria il foraggio è conservabile illimitatamente

65 Conservazione dei foraggi (19)
TECNICA DI INSILAMENTO Dipende dalle caratteristiche qualitative del foraggio: foraggi di cereali foraggi prativi (con prevalenza di leguminose) Foraggi di cereali raccolta in maturazione cerosa della granella condizioni ideali: sostanza secca 30-40% zuccheri 8-10% proteine 8-10% metodo di acidificazione naturale: trinciare il foraggio insilare - vanno bene tutti i tipi di silo (a trincea, ecc) comprimere e coprire lasciare fermentare

66 Conservazione dei foraggi (20)
Foraggi prativi si hanno problemi per: basso contenuto percentuale di sostanza secca (tessuti più acquosi) elevato contenuto percentuale di proteine Aumento del contenuto di s.s.: FIENO SILO tagliare l'erba e condizionarla raccogliere ed insilare il foraggio trinciato quando: s.s. = 50% per graminacee s.s. = 40% per leguminose

67 Conservazione dei foraggi (21)
PERDITE DI INSILAMENTO Perdite di fermentazione (+ respirazione) se il processo di insilamento è stato buono le perdite di fermentazione sono molto contenute. Perdite di superficie si verificano all'esterno del silo e nello strato esterno del foraggio. Perdite di percolamento sostanze nutritive contenute nel liquido che può percolare dalla base del silo a seguito dell'insilamento e della compressione (sostanza altamente inquinante). Perdite di post-fermentazione si verificano alla apertura del silo, sono dovute all'azione dei lieviti che attaccano gli acidi organici elevando il pH e favorendo ulteriori processi di decomposizione.

68 Conservazione dei foraggi (22)
Perdite di sostanze nutritive nell'insilamento e loro cause Perdita % Causa Respir. residua inevitabile 1 - 2 enzimi Fermentazione 2 - 4 microrganismi Colature 3 - >7 ridotta % di s.s. Di campo (appassimento) 4 - >6 clima, coltura, tecnica Fermentazione secondaria (butirrica) evitabile 0 - >5 % di s.s., ambiente nel silo Deterioramento aerobico durante la conservazione 0 - >10 durata riempimento, densità, tipo di silo, chiusura Desilamento 0 - >15 come sopra, % di s.s., tecnica di scarico, stagione TOTALE 7 - >40

69 Conservazione dei foraggi (23)
Acidificazione Aggiunta di acidi o di sostanze che favoriscono l'acidificazione della massa. Le pratiche più frequenti sono: Impiego di acidi organici acido formico g q-1 di foraggio acido acetico 0,3-0,5 %, minore potere acidificante ma più economico acido propionico, più costoso e meno acidificante, antimuffa e per strati superficiali Aggiunta di sostanze zuccherine (favoriscono lo sviluppo dei b. lattici) melasso di barbabietola: al 50% in acqua, 2-5 L q-1 di foraggio fettucce secche di barbabietola: kg q-1 di foraggio farine secche di cereali: kg q-1 di foraggio

70 Foraggere (8 bis) Composizione percentuale dello strato erbaceo e rapporto foglie/steli di alcune leguminose e graminacee foraggere da prato. Specie Fase Foglie Steli Rapporto foglie/steli (%) Leguminose Medicago sativa fioritura 33 67 0,49 Trifolium repens 17 83 0,20 Trifolium pratense 50 1,00 Hedysarum coronarium 48 52 0,92 Onobrychis viciaefolia 35 65 0,54 Graminacee vegetativa 74 26 2,84 Festuca arun d inacea: riproduttiva 49 51 0,96 Lo l ium perenne: 42 58 0,72 60 40 1,50 Dacty is glomerata: 44 56 0,78


Scaricare ppt "PRODUZIONI VEGETALI E DIFESA"

Presentazioni simili


Annunci Google