La presentazione è in caricamento. Aspetta per favore

La presentazione è in caricamento. Aspetta per favore

IL BULLISMO OMOFOBICO. INQUADRAMENTO TEORICO E STRATEGIE DI PREVENZIONE E CONTRASTO Dott. Cristiano Scandurra Dottorato di Ricerca in Studi di Genere Servizio.

Presentazioni simili


Presentazione sul tema: "IL BULLISMO OMOFOBICO. INQUADRAMENTO TEORICO E STRATEGIE DI PREVENZIONE E CONTRASTO Dott. Cristiano Scandurra Dottorato di Ricerca in Studi di Genere Servizio."— Transcript della presentazione:

1 IL BULLISMO OMOFOBICO. INQUADRAMENTO TEORICO E STRATEGIE DI PREVENZIONE E CONTRASTO Dott. Cristiano Scandurra Dottorato di Ricerca in Studi di Genere Servizio Antidiscriminazione e Culture delle Differenze (Centro di Ateneo SiNAPSi)

2 IL BULLISMO  La lunga tradizione di studi sul bullismo (Olweus, 1993; Fonzi, 1997; Smith et al. 1999; Bacchini, 2000; Gini, 2005) ha individuato tre aspetti che definiscono il fenomeno: 1. Intenzionalità dell’atto aggressivo 2. Sistematicità nel tempo 3. Asimmetria relazionale.  Le modalità attraverso le quali la prepotenza e l’aggressività vengono agite possono essere fisiche (aggressioni fisiche, danneggiamenti, furti), verbali (insulti, derisioni, ingiurie) o psicologiche (manipolazioni relazionali finalizzate in particolare all’isolamento della vittima) (Fonzi 2006). «Uno studente è oggetto di azioni di bullismo, ovvero è prevaricato o vittimizzato, quando viene esposto, ripetutamente nel corso del tempo, alle azioni offensive messe in atto da parte di uno o di più compagni» (Olweus 1993, pp. 11-12).

3 Le definizioni appena riportatate riguardano il bullismo in genere, ma quando il bullismo si trasforma in BULLISMO OMOFOBICO ? Platero e Gomez (2007) sostengono che, quando si parla di bullismo omofobico, si ha a che fare con: «quei comportamenti violenti a causa dei quali un alunno o un’alunna viene esposto/a ripetutamente all’esclusione, isolamento, minaccia, insulti ed aggressioni da parte del gruppo dei pari, di una o più persone che fanno parte dell’ambiente a lui/lei più vicino, in una relazione asimmetrica di potere, dove gli aggressori o “bulli” si servono dell’omofobia, del sessismo, e dei valori associati all’eterosessismo. La vittima sarà squalificata e de- umanizzata, e in generale, non potrà uscir fuori da sola da questa situazione, in cui possono trovarsi tanto i giovani gay, lesbiche, transessuali o bisessuali, ma anche qualunque persona che sia recepita o rappresentata fuori dai modelli di genere normativi»

4  Coinvolgimento della giovane popolazione LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender)  Coinvolgimento di tutti quegli adolescenti che sono percepiti come omosessuali ma che, in realtà, vivono la propria identità sessuale in maniera ancora incerta  I suoi substrati comuni sono l’omofobia e l’eterosessismo SPECIFICITÀ DEL BULLISMO OMOFOBICO

5 L’ABC di alcuni concetti utili a far chiarezza...  L’identità sessuale è una dimensione soggettiva e personale del proprio essere sessuato. Essa risponde ad un’esigenza di classificazione e stabilità. Ciò non toglie, però, che contiene in sé elementi di imprevedibilità ed incertezza poiché rappresenta l’esito di un complesso processo denotato dall’interazione tra aspetti biologici, psicologici, socioculturali ed educativi.  L’identità sessuale è composta da 4 fattori: (1) Sesso biologico, (2)Identità di genere, (3) Orientamento sessuale e (4) Ruolo di genere (Shively e De Cecco, 1977).

6 IDENTITÀ SESSUALE SESSO BIOLOGOCIO RUOLO DI GENERE ORIENTAMENTO SESSUALE IDENTITÀ DI GENERE I 4 FATTORI DELL’IDENTITÀ SESSUALE

7 SESSO BIOLOGICO Con tale termine si denota l’appartenenza ad una categoria biologica e genetica, ovvero maschio/femmina. Esso è costituito da caratteristiche sessuali biologiche: i cromosomi sessuali (XY per il maschio e XX per la femmina), i genitali esterni, gonadi e caratteri sessuali secondari (peluria, seno, ecc.) che si sviluppano durante la pubertà.

8 IDENTITÀ DI GENERE  Senso intimo, profondo e soggettivo di appartenenza alle categorie sociali e culturali “maschio/femmina”, ovvero il riconoscimento soggettivo e profondo di appartenere ad un sesso e non all’altro.  Si tratta di un processo di costruzione che prende l’avvio dalla nascita e perdura fino all’adolescenza. Già a 3 anni, però, i bambini sono in grado di tali affermazioni: “Io sono maschio”, “Io sono femmina”. Tale processo multifattoriale è il risultato di strette interazioni tra aspetti biologici, attitudini genitoriali, educazione ricevuta e contesto socioculturale.  In alcuni casi, si può percepire di non appartenere strettamente a nessuno dei due sessi e trovarsi dunque in una condizione non definita accettandola (anche) serenamente come la propria.

9 RUOLO DI GENERE  Il ruolo di genere è l’insieme dei comportamenti (agiti all’interno delle relazioni con gli altri) e delle attitudini che, nell’ambito di un dato contesto socio-culturale, sono riconosciuti come propri dei maschi e delle femmine.  Costruito concettualmente a partire dai 2 anni di vita e suscettibile di trasformazione nel tempo, il ruolo di genere esprime adattamento sociale alle norme condivise su attributi e condizioni fisiche (apparenza), gesti (manierismi), adornamenti, tratti di personalità, igiene personale, discorso e vocabolario, interazioni sociali, interessi, abitudini, definiti “tipicizzati” o inappropriati per genere.  Ci si aspetta, ad esempio, che una bambina giochi alle bambole e che un bambino giochi ai robot o che faccia giochi violenti e competitivi.

10 0 ORIENTAMENTO SESSUALE  Esso indica la direzione della sessualità e dell’affettività, a livello comportamentale o fantasmatico, verso persone dello stesso sesso (omosessualità), di sesso opposto (eterosessualità) o di ambo i sessi (bisessualità).  L’orientamento sessuale riguarda le relazioni intime, sessuali e/o romantiche, che possono essere attualizzate tramite comportamenti o rimanere semplicemente oggetto di desiderio. Esso riguarda pattern duraturi di esperienze e comportamenti tali per cui un singolo caso di desiderio o comportamento sessuale non può definire l’orientamento sessuale di una persona. Più semplicemente, l’orientamento sessuale può essere operazionalizzato come insieme di 3 caratteristiche, ovvero l’attrazione, il comportamento e l’identità.

11 LE INFINITE POSSIBILITÀ DELL’IDENTITÀ SESSUALE  Sesso biologico, identità di genere, orientamento sessuale e ruolo di genere possono mescolarsi tra loro in infiniti modi, mai prevedibili.  Si può, ad esempio, essere maschi biologici, avere un’identità di genere femminile, un orientamento omosessuale ed assumere un ruolo di genere femminile!  Forse quest’esempio può apportare non poca confusione, ma è proprio la realtà! Noi siamo abituati a pensare che un bambino nato con i caratteri sessuali maschili, crescerà da uomo e che il suo desiderio sessuale sarà rivolto alle donne. Questo può succedere…ma è solo una tra le infinite possibilità!

12 TUTTI SONO CERTI DEL PROPRIO ORIENTAMENTO SESSUALE?  Esistono alcuni adolescenti che non hanno chiaro in mente quale sia il loro orientamento sessuale!  La definizione dell’orientamento sessuale può risultare un difficile compito, soprattutto per alcuni ragazzi, più incerti, più fragili, più bisognosi di conferme sociali.  Nella letteratura scientifica questi ragazzi vengono definiti “Questioning” per sottolineare proprio questa caratterizzazione del loro interrogarsi (to question in inglese = chiedere, interrogare) rispetto al proprio orientamento sessuale.  L’affermazione della propria identità sessuale costituisce uno dei compiti evolutivi più complessi a cui è chiamato l’adolescente. Cambiamenti corporei (come la comparsa dei caratteri sessuali secondari) cognitivi (maggiori capacità logico- deduttivo e la capacità di riflettere sul proprio pensiero) ed affettivi-relazionali (la separazione dalle figure genitoriali e l’importanza del gruppo dei pari) fanno da scenario al principale compito evolutivo che l’adolescente è chiamato ad assolvere, ovvero la costruzione della sua nuova identità.

13 L’OMOSESSUALITÀ È UNA VARIANTE NATURALE DEL COMPORTAMENTO UMANO! L’omosessualità è stata cancellata nel 1973 dal DSM II a cura dall’APA (American Psychiatric Association). Nel 2000 l’American Psychiatric Association produce un documento Position statement on therapies focused on attempts to change sexual orientation (Reparative or conversion therapies) in cui si disconosce qualsiasi trattamento psichiatrico basato sull’assunto che l’omosessualità sia un disturbo mentale e mirato a indurre il paziente a modificare il proprio orientamento sessuale. Nell’agosto 2009, l’American Psychological Association pubblica il report Appropriate Therapeutic Responses to Sexual Orientation che, attraverso un’accurata revisione della letteratura, dimostra l’inefficacia di qualsiasi intervento riparativo.

14 OMOFOBIA  “Il timore di essere con un omosessuale in un luogo chiuso e, per quel che riguarda gli omosessuali, l’odio verso se stessi” (Weinberg 1972, p. 4).  L’omofobia trarrebbe origine da una serie di componenti tra loro interagenti: a) scarso contatto con persone gay e lesbiche; b) mancanza di esperienze omosessuali personali; c) vivere in una zona in cui l’omosessualità non è accettata; d) avere un livello di educazione molto basso; d) identificarsi come una persona religiosa; e) essere poco permissivo verso la sessualità in generale; f) esprimere alti livelli di autoritarismo (Herek 1984).  L’omofobia non ha a che fare con la fobia intesa in senso strettamente clinico (Lingiardi 2007). Se, infatti, il suffisso “fobia” focalizzerebbe l’attenzione solo sulle componenti irrazionali e, dunque individuali – come asserisce Weinberg – ciò comporta l’automatica eliminazione di tutta la sfera culturale e sociale – ed anche intenzionale – dalla quale l’omofobia pure prende forma.  Concetto di omonegatività

15 «Sistema ideologico che nega, denigra e stigmatizza ogni forma di comportamento, identità, relazione o comunità non eterosessuale» (Herek 2004, p. 16), spingendo alla negazione totale dell’omosessualità in quanto realtà esistente e costitutiva di alcuni individui e colpendo tutto ciò che non rientra nelle norme culturalmente imposte di femminilità e mascolinità ETEROSESSISMO Da questa posizione risulta piuttosto facilitata la costruzione di quei meccanismi che andranno a costituire la base dello stigma sessuale, ovvero della «conoscenza socialmente condivisa dello status svalutato che l’omosessualità ha in società» (Herek 2004, p. 15)

16 CARATTERISTICHE DEL BULLISMO OMOFOBICO a)Le prepotenze chiamano sempre in causa una dimensione specificamente sessuale; b)La vittima può incontrare particolari difficoltà a chiedere aiuto agli adulti; c)Il bambino vittima di bullismo omofobico può incontrare particolari difficoltà a individuare figure di sostegno e protezione fra i suoi pari; d)Il bullismo omofobico può, in alcuni casi, assumere la veste di difesa dall’omosessualità, dando la possibilità a chi lo agisce di affermare la sua “normalità” e, allo stesso tempo, di dar luogo ad affetti omosessuali repressi e)Contagio dello stigma e normalizzazione dell’omofobia f)Assenza di supporto familiare e scolastico g)Il bullismo omofobico rappresenta una modalità tramite la quale i maschi affermano e provano la propria mascolinità ed eterosessualità h)Passepartout per il successo e l’inserimento sociale [Mandel e Shakeshaft (2000); Lingiardi (2007); Molinuelo (2007); Prati et al. (2010)]

17 NATURA DEL BULLISMO OMOFOBICO Il bullismo omofobico, così come quello “tradizionale”, non consiste mai in un’interazione duale e conflittuale tra un bullo ed una vittima. Piuttosto, si tratta di un fenomeno gruppale esteso a molteplici figure coinvolte: BULLOAIUTANTEASTANTEDIFENSORESOSTENITOREVITTIMA

18 EFFETTI PSICOSOCIALI DELL’ESSERE BULLO E DELL’ESSERE VITTIMA Condotte delinquenziali in età adulta Isolamento sociale Depressione Tentativi di suicidio Basso rendimento scolastico ESSERE BULLI Bassa autostima Stress post-traumatico Senso di impotenza e depressione Diminuzione del rendimento scolastico Esclusione sociale Utilizzo di sostanze stupefacenti Autolesionismo Tentativi di suicidio ESSERE VITTIME

19 QUANTO È DIFFUSO IL FENOMENO? Le ricerche internazionali (Peters, 2003; Phoenix et al., 2003; Kosciw e Diaz, 2006) e nazionali (Prati, Pietrantoni, Buccoliero, Maggi, 2010) mostrano che atti di bullismo omofobico sono estremamente diffusi tra gli studenti. In uno studio condotto da Bacchini (2010) in Campania: su un campione di 3520 soggetti da scuole medie inferiori e superiori, è emerso che oltre il 25% dei soggetti risulta coinvolto nel fenomeno nel ruolo di prepotente, di vittima o di entrambi Come sostengono, infatti, Mufioz-Plaza et al. (2002, p. 53): «La classe scolastica è la più omofobica di tutte le istituzioni sociali».

20 (BUONE) PRASSI DI INTERVENTO

21 «Lo sviluppo umano significa anzitutto permettere alle persone di vivere il tipo di vita che essi scelgono – fornendo loro gli strumenti e le opportunità per fare questo genere di scelte» La libertà culturale in un mondo di diversità dell’United Nations Development Programme CULTURA DELLE DIFFERENZE

22 LA PREVENZIONE DEL BULLISMO OMOFOBICO A SCUOLA Nell’implementare programmi di prevenzione, di solito ci si ritrova a dover fronteggiare: Atteggiamenti negativi e/o di resistenza rispetto alla diversità Un forte bisogno di informazione rispetto a sessualità, genere, identità di genere e orientamento sessuale; Carenza di strumenti sufficienti ed adeguati per docenti ed educatori per affrontare queste tematiche.

23 Cebo e Tello (2008) propongono una serie di azioni per affrontare il bullismo nelle istituzioni educative, consistenti in 5 passi : 1. Informare sul fenomeno; 2. Valutare l’indice reale del problema, tenendo conto che il b.o. è sempre caratterizzato dall’invisibilità; 3. Lavorare con la comunità scolastica, attraverso strategie preventive e di contenimento; 4. Valutazione post: valutare gli interventi educativi, sistematizzare il lavoro svolto e ri-orientare le strategie per renderle più efficaci; 5. Stabilire nei curricula, in forma permanente, programmi di intervento di modo da riuscire a creare nell’istituzione uno spazio libero da pregiudizi e discriminazione.

24 PRADIGMI “CLASSICI” PER LA PREVENZIONE Ipotesi del contatto (Allport 1954) GSA (Gay-Straight Alliance)

25 “I LAVORI NAPOLETANI PER LA PREVENZIONE DEL BULLISMO OMOFOBICO”

26  Si tratta sempre di ricerche-intervento finalizzate a prevenire e/o contrastare fenomeni di bullismo omofobico.  Solitamente sono progetti biennali....ma ciò dipende dalla domanda!  Altre volte, dunque, si tratta di interventi più “smart”, più random, centrati sulla sensibilizzazione.  Approccio sistemico Finalità: Prevenire l’insorgere di fenomeni di bullismo nel gruppo classe, ed in particolare fenomeni di bullismo omofobico, educando gli studenti al rispetto di ogni forma di diversità.

27 OBIETTIVI SPECIFICI Esplorare l’esistenza di episodi di bullismo e di bullismo omofobico; Aiutare gli studenti ad implementare le loro life skills (gestione conflitti, self- control, comprensione empatica, pensiero critico e creativo) Aumentare tra il personale scolastico la consapevolezza sull’esistenza di un disagio che adolescenti con diverso orientamento sessuale, possono vivere all’interno della scuola; Fornire, sia agli studenti che al personale docente e non docente, informazioni sulle problematiche adolescenziali legate allo sviluppo dell’identità e dell’orientamento sessuale, e l’impatto che ciò può avere nelle relazioni con la famiglia e con i pari; Creare un clima favorevole all’interno della scuola affinché i giovani adolescenti vittime di soprusi possano rivolgersi con fiducia al personale scolastico ed ai pari e trovare in essi un sostegno.

28 METODOLOGIA  Counselling di gruppo psicodinamicamente orientato  Peer education  Gruppi di discussione con gli insegnanti  Osservazioni  Supervisioni

29 ALCUNI PRODOTTI DELLA PEER EDUCATION

30

31

32

33

34


Scaricare ppt "IL BULLISMO OMOFOBICO. INQUADRAMENTO TEORICO E STRATEGIE DI PREVENZIONE E CONTRASTO Dott. Cristiano Scandurra Dottorato di Ricerca in Studi di Genere Servizio."

Presentazioni simili


Annunci Google