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Covisco16 - 71 LEZIONE 7 Strategie frontali vs diversive. Effetti essenzialmente secondari e disancoramento tra azioni e intenzioni CoViScO 2015/2016 Giuseppe.

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1 Covisco16 - 71 LEZIONE 7 Strategie frontali vs diversive. Effetti essenzialmente secondari e disancoramento tra azioni e intenzioni CoViScO 2015/2016 Giuseppe A. Micheli

2 Covisco16 - 72 QUESTIONE NUMERO 1 [1] In che modo il meccanismo logico-affettivo della disconferma diverge da quello del rafforzamento identitario?

3 Covisco16 - 73 Strategie di rimozione [1] Simmel (1903) rappresenta la formazione di un mood metropoli- tano affettivamente neutrale come effetto di una condizione di disso- nanza dovuta a una sorta di “deser- tificazione emozionale”. Base psico- logica del tipo di individuo metropo- litano è la intensificazione della vita nervosa, a sua volta dovuta alla rapi- da e ininterrotta successione di sti- moli interni ed esterni. Il tipo me- tropolitano sviluppa una linea di di- fesa dalla minaccia di stravolgimento che proviene dal mondo esterno; egli reagisce irrigidendosi razionalmente per contrapporsi a emozioni e sen- sazioni. [2] Un concetto affine è elaborato da De Martino (1975), esplorando i modi di reazione ritualizzata nelle culture precristiane Medi- terranee, quando una persona si trova a fronteggiare una apocalisse individuale o collettiva, che innesca quel che De Martino definisce una ‘crisi della presenza’ [cioè «il manifestarsi della distruttività di qualche forza naturale, la perdita di una persona amata, una malattia senza speranza, la pu- bertà, una carestia senza prospettiva di es- sere saziati»]. De Martino definisce ‘modi dell’assenza’ ogni tentativo dell’individuo di sfuggire alla immanenza storica del suo esi- stere: “quel che è rimosso, per repulsione o semplice oblio, è un contenuto inconsapevol- mente sradicato dalla coscienza. Qualsiasi cosa esso sia, non sappiamo chi è il soggetto dell’azione di sradicamento”. Dietro scelte apparentemente ragionevoli opera un substrato di disposizioni (non al livello consapevole di credenze e preferenze, ma a quello più profondo di desideri e sensazioni esperite) che un “cambio persistente di scenario” può influenzare.

4 Covisco16 - 74 Tra rimozione e negazione [3] Janis & Mann (1977), studiando il ruolo degli affetti nei processi decisionali, mostrano come, in presenza di una tensione emotiva, Ego può cadere in uno di 4 ‘defective patterns’: (1) Inerzia (‘sticking to a course’) (2) an unexamined shift to a new course of action (4) iper-vigilanza (se l’ansia aumenta il controllo) (3) Evitamento difensivo 1 e 2 sono stra- tegie di rimozio- ne. 3 e 4 sono qualcosa di più [4] In molte situazioni, le contraddizioni sperimentate da una persona vanno oltre una semplice dissonanza cognitiva, mettendo in discussione la sopravvivenza della sua identità stessa. Terreno di coltura, questo, di meccanismi a cavallo tra rimozione e disconferma, o denial. Cfr «Napoli milionaria» di Eduardo: Dopo la deportazione di Gennaro Iovine’ durante un bombardamento nella II guerra mondia-le, la moglie prende in mano la famiglia e compie scelte che fanno irrompere la corruzione nella casa. Quando Gennaro torna vivo a casa alla fine della guerra prova sensazioni inattese: mentre alla fine della Grande Guerra tutti si affollavano intorno a lui, giovane soldatino, sollecitandolo a raccontae le sue avventure, ora «niscuno ne vo’ sentére parlà». L’impatto di uno scenario di crisi ‘senza vie d’uscita’ induce a reagire rimuovendo e posponendo il momento dei bilanci, centrando la vita enteramente sul presente, in cerca di quel che Roussel & Girard (1982) chiamavano la ‘plénitude du possible’.

5 Covisco16 - 75 Doppio vincolo: disconferma Le strategie consuete di conferma o rifiuto di una situazione non consen- tono di uscire da un doppio vincolo. Esiste una terza via, base della pra- gmatica umana. La disconferma non tenta di far fronte a una situa- zione paradossale, ma di negare la stessa realtà della situazione: “Rifiutare equivale al messaggio «hai tor- to». Disconfermare è come dire «non esi- sti». Se conferma e rifiuto di Alter sono comparabili con i termini di vero e falso in logica, la disconferma è riconducibile al concetto di indecidibilità, che è in effetti di differente ordine logico» (Watzlawick et al.., 1967). Alcune tra le strategie umane per controllare i conflitti suggerite da Eibl-Eibesfeld (1983) operano in situazioni estreme di questo tipo, quando il conflitto inter-umano raggiunge il livello di vera e propria aporia della sociabilità conflittuale. Es.: «non esiste socialità senza relazioni, ma le relazioni interpersonali sono intrinse- camente aggressive, ergo le relazioni sociali minano alla base la sociabilità stessa». Strategie per uscire da queste impasses includono (per I.EE) l’accentuazione dei contatti with i ‘nemici’ o viceversa la rottura dei ponti e il rifiuto di ogni contatto. Entrambe le strategie puntano a una radicale riorganizzazone della prossemica, ovvero del riconoscimento reciproco.

6 Covisco16 - 76 QUESTIONE NUMERO 2 [2] Quando ‘apocalissi’ apparentemente simili producono risposte di rafforzamento identitario, e quando di disconferma?

7 Covisco16 - 77 Apocalissi collettive e collassi dello spazio-tempo / 1 [1] Genocidio Amerindio nel ‘600 “Un gran numero di donne Amerinde, ridotte in schiavitù, chiesero e ottennero di avere un figlio da uomini bianchi. Devo supporre che questo meticciato esprimesse non certo un banale desiderio di promoz- ione sociale, piuttosto un desiderio semi-in- conscio di sopravvivenza per il tramite dei nuovi dei. La morte degli dei, cioè la distru- zione di un dato sistema di rappresen- tazione del mondo, giocò un chiaro ruolo nell’ annichilimento della volontà di sopravvivenza, e influenzò i tassi di nascite come effetto secondario” (Chaunu,1976). [2] La Ghost Dance degli anni 1890 Un movimento di ribellione contro i bianchi invasori ha luogo al tempo del massimo declino demografico delle tribu Indie d’America. Lo accomuna la tensione verso una terra promes- sa per vivere la felicità aborigena. Per Thornton (1981) il Grande Spirito coincide con un movimento di rivitalizzazione demo- grafica tesa a sanare le perdite di popolazio- ne. Le tribu che parteciparono al movimento ribellistico erano quelle che, nei 15-20 anni precedenti, più avevano vissuto un tracollo demografico e che, durante il movimento, mostrano un prodigioso recupero demografico. In tutto il mondo i processi demografici hanno avuto un ruolo nell’innesco di movimenti nativistici. Ma quali scenari di cambiamento strutturale e/o culturale innescano una rivitalizzazione demografica (ex. Nord America), e quali producono (ex. Sud America) l’effetto opposto?

8 Covisco16 - 78 Apocalissi collettive e collassi dello spazio-tempo / 2 [3] Hikikomori Hikikomori sono i giovani e adolescenti (prevalentemente maschi e figli maggiori) che, schiacciati dai modelli culturali della società Giapponese di oggi, provano un senso di inadeguatezza ai ruoli loro assegnati e reagiscono con manifestazioni di fuga sociale. Senza lasciare la casa dei genitori, essi si asserragliano nella loro stanza e vi si chiudono per mesi o anni. La letteratura scientifica attribuisce questo fenomeno alla pressione sociale a diventare persone di successo, sia nel sistema scolastico che economico, di fronte a una realtà del mercato del lavoro che offre solo lavori part time e riduce i giovani a ‘freeters’ (“free + arbeiter”) con scarsi reddito e l’impossibilità di formare una famiglia. Un hikikomori reagisce allora con una ritirata precipitosa dalla vita sociale, per evitaree la pressione esterna. Senza più amici, dormono tutto il giorno e di notte guardano la TV o giocano al computer. Sono quindi la forma estrema di una categoria sociale definita da Yamada (1999) “parasite singles” (come Tanguy). Si stima che in Giappone ci sia oggi circa un milione di hikikomori, un giovane ogni dieci. Questa nuova sindrome, secondo gli osservatori occidentali, dipende dalla profonda crisi culturale della società Giapponese, al culime del processo di modernizzazione. Non si tratta di un collasso di un sistema sociale, ma certo di una frattura epocale. Il risultato è il diffondersi di un meccanismo psicologico di rimozione. Torneremo su questa categoria più avanti.

9 Covisco16 - 79 Apocalissi collettive e collassi dello spazio-tempo / 3 Un’apocalisse collettiva può anche riguardare la relazione tra Ego e il suo ambien- te, il riconoscimento e l’attaccamento a qualche marker di identità nello spazio fisico circostante. Ecco due esempi di collasso delle coordinate spaziale del Sé. [4] Heimweh è un collasso fisico e psichico, osservato la prima volta nel 1569 tra i soldati di fortuna Svizzeri dispersi in Europa, e sradicati dal loro paese. A lungo questa malattia è stata considerata peculiare degli Svizzeri. Nel 1777 von Haller ne diede una interpretazione basata sull’idea di famiglia ceppo: “Uno svizzero è abituato, fin dai primi anni di vita, a vivere con la propria famiglia e con le altre famiglie usualmente alleate l’un l’altra per matrimonio. Quando è fuori del suo villaggio, egli non trova questo affetto che viene dal sangue e dalle consuetudini; ogni paese è per lui un deserto”. Rousseau avanza un’ipotesi simile di genesi della malattia, partendo da una famosa melodia”. [5] Migrazione come sradicamento. Migrare comporta un intrico di perdite multiple, mate- riali e simboliche, che si cumulano l’un l’altra con riferimento alle idee di patria, terra nativa, casa. Sotto il collasso psichico e la deriva nei ruoli sociali stanno due fattori: (1) Un capitale sociale ‘bonding’ (affettivamente non neutrale), basato su una rete di alleanze tra famiglie che producono legami forti; (2) Un ‘insieme fisico dotato di ‘marcatori naturali di identità’. Il loro collasso produce (Sayad, 1999) un sentimento di ‘provvisorietà permanente’. inswanger (1956) paragona questo stato di esistenza a un’esperienza vissuta dagli scalatori: restare “a mezza parete” paralizzato perché “non era possibile andare né avanti né indietro”.

10 Covisco16 - 710 QUESTIONE NUMERO 3 [3] In che senso comportamenti transizionali lungo il corso di vita possono essere effetti essenzialmente secondari?

11 Covisco16 - 711 Elster (1989) definisce “stati essenzialmente secondari” i risultati di processi privi di alcun legame diretto e con-sapevole tra effetto e intenzione (come le disposizioni di crisi), e che, per poter essere perseguiti, richiedono il rilasciamento del controllo della ragione. Per chi soffre di insonnia, sforzarsi di dormire è la ricetta sicura per non riuscirci. Non c’è determinazione di volontà che consenta di ottenerlo. Non esiste strategia di autocontrollo di successo: appena ti accorgi che la strategia mira allo scopo, crolla.. Le scelte ‘razionali’ sono scelte goal oriented, ma molti processi sociali e demografici sono composti di azioni non-goal-oriented, ed esulano dal modello meccanico “in- tenzione  azione”. Possiamo immaginarli come mosse del cavallo nel gioco degli scacchi. Il punto d’arrivo del cavallo non sta davanti a lui, e andando a ritroso in linea retta dalla sua attuale posizione non si troverà il suo punto di partenza. Effetti essenzialmente secondari Poiché alcuni di questi stati sono utili o desidera-bili, siamo spesso tentati di cercare in tutti i modi di farli apparire, anche se gli sforzi sono destinati all’insuccesso. Possiamo chiamarla moral fallacy degli effetti secondari. Inoltre, ogni volta che osserviamo uno stato del genere siamo tentati di spiegarli come risultati di azioni mirate a raggiungerli – anche se sappiamo che queste azioni producono caso mai il non rag-giungimento di quegli stati. Possiamo chiamarla intellectual fallacy degli effetti secondari. Attenzione alle due fallacies degli EES!!

12 Covisco16 - 712 Tre esempi di EES Ingiunzioni contraddittorie L’ingiunzione “sii spontaneo!” è pragmaticamente incoe- rente perché è contraddit- torio essere spontaneo a co-mando. Il comando di un genitore che dice a un figlio “bada, non devi nemmeno pensare a X (cosa proibita)” è inconsi-stente perché impone al figlio di fare qualcosa (non pensare a qualcosa a comando) necessariamente destinato a insuccesso. Come curare l’insonnia “Lo psicoterapeuta ordina al paziente, quando va a letto, di prendere nota ogni cinque minuti di tutti i sintomi di insonnia che prova (mal di testa, bocca secca..). Que-ste note, dice il terapeuta, sono essenziali per trovare spunti per superare l’inson- nia. Se il paziente farà come ordinato, si addormenterà. Il sonno sarà infatti un effetto secondario, che non sarebbe stato raggiunto se il terapeuta avesse spiegato il senso della strategia. Terapia psichiatrica Esaurite le risorse della sua Arte nel trattare un giovane nobiluomo sofferente di un ostinato spleen, Thomas Sy-denham (1685) indirizzò il paziente a un celeberrimo (ma immaginario) collega medico, residente nelle Highlands scozzesi. Il gio- vane intraprende il lungo e inutile viaggio a cavallo da Sud a Nord. Quando torna aggredisce il suo terapeuta coprendolo di insulti, ma Sydenham lo blocca, facen-dogli notare che era guarito.

13 Covisco16 - 713 Avere un figlio come EES Anche avere un figlio (o un altro figlio) è uno stato EES. Una persona (o una coppia) può decidere di non avere un figlio, ma molto di rado decide, in un quadro di piena razionalità, di averlo. Assai più frequente è il caso in cui la coppia/persona non riesce a prendere una decisione di quel peso, vincolante e irreversibile. Proprio come cadere ad- dormentati, diventare geni- tori è uno stato cui si acce- de solo allentando il freno (il controllo) della ragione. “Tra le ragioni esposte dalle donne per avere un fi- glio, v’è il bisogno di dare senso alla vita o quello di conformarsi alle norme sociali e alle convenzioni, la voglia di provare l’esperienza della procreazione o di combattere la solitudine, o di lasciare una traccia di sé. Se ne conclude che è indubbiamente più facile avere un figlio che non perseguire per tutta la vita la creazione di un’opera” (Valabrègue, 1978) “Il desiderio di avere un figlio trascende il bambino stesso, non lo riguarda affatto” (Baruffi, 1977). “Quando l'evento da pianifìcare è ricco di significati, come la paternità, le dinamiche delle scelte diven- tano più complesse, perché ciò che uno sta pianifi- cando non è di per sé la paternità, ma la non pater- nità. Chi esercita la scelta di non fare niente del tutto, di pianificare solo in senso negativo, è assai probabile che diventi padre” (Rainwater, 1960).

14 Covisco16 - 714 QUESTIONE NUMERO 4 [4] Effetti essenzialmente secondari possono realizzarsi in presenza di un forte controllo della ragione?

15 Covisco16 - 715 Disancoraggio tra intenzioni e azioni: cinque ipotesi [1] Ogni scelta è “scelta due volte”: esito di un doppio livello di incubazione. Due distinti lucchetti vanno aperti in sequenza: il primo è quello del decidersi a prendere una decisione, non importa quale; il secondo è quello della selezione di una scelta specifica. È nel doppio congegno decisionale che può andar perso l’ancoraggio dell’azione alle intenzioni. [3] La m/paternità è raggiungibile quando si allenta la morsa ingabbiante del controllo della razionalità. Al contrario, la società accelera la trasformazione della “civiltà delle buone maniere” in una civiltà ipercontrollata, paralizzata nelle proprie azioni da una sorta di superfetazione del controllo. [2] Le scelte di passaggio, in contesto di in- certezza forte, stentano a completare il pri- mo livello decisionale, per un intercettamento nella sequenza preferenze-decisioni. Come il disinnesto della frizione impedisce alla vettura di mettersi in movimento. [4] Non sempre le scelte demografiche sono quindi risposte immediate, dirette e razionalmente adattive, alle contingenze strutturali in cui sono formate. Esse possono invece essere il risultato differito nel tempo di una mutazione nel clima sottostante. [5] A sua volta la mutazione dei moods discende da precedenti, insostenibili trasformazioni strutturali degli scenari in cui essi si formano. Si produce così una sfasatura temporale tra cause ed effetti che rende così difficile coglierli.

16 Covisco16 - 716 La condizione di rilasciamento del controllo La seconda caratteristica è che il raggiungimento degli obiettivi perseguiti implica non un forte e consapevole controllo del Self sull’azionee, ma, all’opposto, il suo rilasciamento. L’oggetto del desiderio è in questi casi uno stato di privazione, l’assenza di qualche forma - specifica o generica - di consapevolezza. Bandura (1997) sottolinea come il controllo non è sempre esercitato con esiti feli- ci: in molti casi le persone perdono il controllo della situazione. In altri casi le persone rinunciano volutamente al controllo degli eventi che influenzano la loro vita, per liberarsi da attese insostenibili collegate all’esercizio del controllo. Né l’uno né l’altro dei due casi citati da Bandura coincide col meccanismo di Elster. Negli stati EES non c’è né una perdita forzata del controllo né vo- lontà esplicita rinunciare al controllo sul processo razionale di formazione delle scelte. Gli stati EES non sono scelte consapevoli di non decidere. Sono piuttosto “non-decisioni” di decidere, assenza delle precondizioni razionali al fare una scelta. Stati che sono Effetti Essenzialmente Secondari (EES) hanno due caratteristiche. La prima, si è detto, è che essi non possono essere raggiunti intenzionalmente, con strategia consapevole goal oriented.

17 Covisco16 - 717 Perdere il controllo o rilasciare il controllo? Perdere la capacità di rilasciare un controllo rigido e perdere il controllo (razionale) di una situazione sono due meccanismi che coesistono nelle sindromi di cronicità,ma che sono analiticamente distinti!! Per capire le conseguenze della sovrapposizione tra le due forme di ‘perdita del controllo’ torniamo a Poe. Il protagonista, mantenen-do il suo self-control, si accorge che affondano più rapidamente gli oggetti spigolosi, mentre quelli smussati scivolano così lentamente da non ragigungere il fondo e poter riemergere. Così decide di tuffarsi aggrappato a un barilotto. Ma non riesce a convincere a fare la stessa cosa il fratello, che la paura paralizza: “Non c’era più tempo per esitare, occorreva gettarsi. Attrassi a gesti l’attenzione di mio fratello, ma egli scuoteva attonito il capo restando paralizzato nella sua postazione. Era impossibile costringerlo, ma l’emergenza non ammetteva indugi: lo abbandonai al suo destino e mi precipitai in mare …”. Poe sottolinea qui un circolo vizioso inter- corrente tra la sensazione di (non) dominare una situazione e la (in-)capacità di far scelte razionali. Se essere esposti a una situazione critica acuisce l’emotività della reazione, questa a sua volta indebolisce la capacità di valutare e tenere sotto controllo con fred- dezza (razionalmente) la situazione stessa. Elias (1988) prende spunto dallo stesso racconto per richiamare il concetto di dop- pio vincolo (Bateson) e proporre questa regola: “Una crisi nel controllo razio- nale di Ego produce una minor capacità di distacco emotivo, e il maggiore coinvolgimento produce a sua volta una ulteriore perdita di controllo”.

18 Covisco16 - 718 Le due facce di un concetto / 1 Non si deve però credere che la sovrapposizione tra perdere la capacità di rilasciare un controllo rigido (rinunciando così a entrare in una nuova esperienza a rischio) e perdere il controllo (razionale) di una situazione siano peculiari esclusivamente delle situazioni di estrema criticità, come un naufragio o la miseria. Al contrario, la sovrapposizione ricorre nella vita di tutti I giorni, ogni volta che una persona si trova faccia a faccia con un passaggio rischioso (o ad incertezza totale) della vita. Riflettiamo sui due livelli semantici dell’espressione “lasciarsi andare”: Significa “smettere di tenere in costrizione i desideri, le sensazioni etc” [“dai, goditela, lasciati andare!”] Significa “smettere di curare il proprio Sé con puntiglio e amor proprio” [“dopo che ha perso il lavoro si è del tutto lasciato andare”]


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