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Ripasso Nelle diapositive che seguono troverete un sintetico ripasso di alcuni concetti fondamentali di Macroeconomia e di Politica Economica che potranno.

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Presentazione sul tema: "Ripasso Nelle diapositive che seguono troverete un sintetico ripasso di alcuni concetti fondamentali di Macroeconomia e di Politica Economica che potranno."— Transcript della presentazione:

1 Ripasso Nelle diapositive che seguono troverete un sintetico ripasso di alcuni concetti fondamentali di Macroeconomia e di Politica Economica che potranno risultare particolarmente utili nel corso di Economia dello sviluppo.

2 Quattro concetti in uno: PIL, Valore aggiunto, reddito e domanda aggregata PIL Consumi + Investimenti + Spesa pubblica + Esportazioni nette Ξ VA Agricoltura + VA Industria + VA Servizi Ξ Ξ Redditi da lavoro + Altri redditi Il PIL è un indice che sintetizza in un unico valore il flusso dei beni e servizi finali (al netto cioè dei beni intermedi) messi a disposizione di un sistema economico in un determinato periodo di tempo (solitamente, ma non necessariamente un anno). Il Valore Aggiunto viene distribuito dalle imprese a coloro che partecipano alla produzione sotto forma di redditi da lavoro o altri redditi. Il valore del PIL coincide con la somma dei Valori Aggiunti dei tre settori che forniscono beni e servizi (sia intermedi che finali). E i redditi percepiti dagli operatori vengono spesi (almeno in parte) nell’acquisto dei beni finali

3 I due pilastri della Macroeconomia keynesiana La macroeconomia keynesiana pone al centro dell’attenzione il momento della produzione, in contrapposizione alla teoria neoclassica che è incentrata sul momento dello scambio. La macroeconomia keynesiana si basa su due pilastri: Il principio della domanda effettiva Le teorie della domanda effettiva Produrre richiede tempo e la dotazione di una capacità produttiva Formulano ipotesi circa il comportamento degli aggregati

4 Il principio della domanda effettiva Per dotarsi della capacità produttiva occorrente, l’impresa dovrà decidere in anticipo il valore della produzione. L’offerta aggregata è un concetto ex-post: il suo valore diverrà noto alla fine del periodo di riferimento. La domanda aggregata è un concetto ex-ante: il suo valore dipende dalle ipotesi circa il comportamento delle sue componenti. Nulla assicura che il valore dei due aggregati coincida: se la quantità effettivamente prodotta (il reddito effettivo) verrà venduta, le previsioni delle imprese erano corrette, ma se una parte della produzione rimarrà invenduta, le loro previsioni erano sbagliate. La variazione delle scorte (in più o in meno) che figura tra le componenti dell’offerta aggregata è il segnale inviato dal mercato al sistemna delle imprese che le loro previsioni sulla quantità da produrre erano sbagliate. Ferma restando la capacità produttiva, esse cercheranno di adeguare la quantità che produrranno nel periodo successivo al valore della domanda (attesa). Il processo di aggiustamento dell’offerta aggregata sul valore della domanda aggregata, mediante il tentativo di azzerare la variazione delle scorte, prende il nome di principio della domanda effettiva.

5 Domanda effettiva, reddito di equilibrio e disoccupazione involontaria Posto che valga il principio della domanda effettiva, conoscendo il valore della domanda aggregata si saprebbe qual è il valore al quale la produzione effettiva (l’offerta aggregata) cercherà di adeguarsi. Il valore ipotetico in corrispondenza del quale l’offerta aggregata e la domanda aggregata per puro caso coincidessero è la domanda effettiva o reddito di equilibrio. Poiché l’offerta aggregata tenderà ad aggiustarsi sul valore del reddito di equilibrio, qualora il reddito potenziale (corrispondente al valore della produzione resa possibile dalla capacità produttiva esistente) nel sistema si avrebbe un eccesso di capacità produttiva (un gap di produzione) al quale corrisponderà un certo ammontare di disoccupazione involontaria. Per gli oppositori della teoria macroeconomica keynesiana, posta l’esistenza di un adeguato grado di flessibilità (dei salari), il sistema dei prezzi garantirebbe il raggiungimento della piena occupazione. Per i sostenitori della scuola keynesiana, la riduzione del gap di produzione (e conseguentemente della disoccupazione involontaria) richiede l’intervento dello stato mediante opportune misure di politica fiscale e monetaria YPYP Y Y Y EQ Gap di produzione

6 La funzione di produzione aggregata e la disoccupazione involontaria Y L L EQ Y EQ In virtù del principio della domanda effettiva l’offerta aggregata convergerà sulla domanda aggregata e il livello dell’occupazione sarà quello attivato dal reddito di equilibrio LPLP YPYP Dis. involontaria Gap Il Gap di produzione Il gap è la causa della disoccupazione involontaria

7 Possiamo tradurre il principio della domanda effettiva in un modello e fornirne una rappresentazione grafica. Un modello che descrive il funzionamento del principio della domanda effettiva Il modello DA Y 45° La sua rappresentazione grafica La sua soluzione

8 La determinazione del reddito di equilibrio DA Y CAD DA = f(Y) DA = Y GAP di produzione YPYP Se la domanda effettiva è inferiore al reddito potenziale si avrà un GAP di produzione, al quale corrisponderà una certa disoccupazione involontaria La linea a 45° rappresenta il luogo geometrico dei punti che soddisfano il principio della domanda effettiva La domanda aggregata in alcune sue componenti dipende dal reddito Alla fine del processo di adeguamento dell’offerta aggregata sul valore della domanda aggregata l’economia si assesterà sul valore della domanda effettiva Y EQ

9 La teoria keynesiana del consumo C Y 45° Se a parità di reddito la ricchezza aumenta il consumo aumenta Se a parità di reddito il tasso di interesse aumenta, il consumo diminuisce La teoria keynesiana del consumo ipotizza che il consumo delle famiglie dipenda: 1. dal reddito; 2.da circostanze oggettive (ad es. la ricchezza); 3.da circostanze soggettive (ad es. il tasso d’interesse). Keynes ipotizza inoltre che a parità di incrementi del reddito gli incrementi del consumo siano via via sempre più piccoli

10 La funzione del consumo in forma lineare Questo è l’effetto del reddito sul consumoQuesto è l’effetto della ricchezza sul consumoQuesto è l’effetto del tasso di interesse sul consumoQuesto è l’impatto di una variazione del reddito sul consumoQuesto è l’impatto di una variazione della ricchezza sul consumoQuesto è l’impatto di una variazione del tasso di interesse sul consumo A parità di ricchezza e di tasso di interesse, la somma di questi due effetti diventa il consumo autonomo Nella forma lineare la propensione marginale al consumo (che determina il valore del moltiplicatore) è costante Il reddito, tramite la propensione marginale al consumo, determina il consumo indotto

11 Un semplice modello per la determinazione del reddito di equilibrio Esprime il reddito di equilibrio e sarà rappresentabile mediante la retta a 45° Esprime la composizione della domanda aggregataSintetizza la teoria del consumo in forma lineare Ipotizza gli investimenti totalmente esogeni Il modello ridotto e la soluzione del modello Il modello ridotto … Il moltiplicatoreIl moltiplicando … e la sua soluzione Il modello può essere complicato introducendo il settore pubblico e il settore estero: cambierà il valore del moltiplicatore e quello del moltiplicando, ma la sostanza resterà immutata

12 La convenienza ad effettuare l’investimento emerge dal confronto tra l’efficienza marginale dell’investimento (che è l’incognita di questa relazione di equivalenza finanziaria) e il tasso di interesse Da quel confronto si può dedurre la funzione (lineare) dell’investimento nella quale: La teoria keynesiana dell’investimento Dato il costo del bene strumentale E dato il valore dei rendimenti netti attesi esprime le incerte e future aspettative circa il costo del bene strumentale e dei rendimenti netti attesi esprime la sensibilità degli investimenti alle variazioni del tasso d’interesse Attenzione! Se si ipotizza che gli investimenti siano sensibili alle variazioni del tasso di interesse (vale a dire se b 1 è diverso da zero) si viene a stabilire un legame tra le variabili reali del sistema economico (l’investimento e il reddito) e quelle che descrivono il funzionamento del settore monetario. Il settore reale dell’economia e quello monetario diventano pertanto interdipendenti! In tal caso diviene rilevante spiegare come nel sistema economico si determina il tasso di interesse.

13 Il modello Come cambia il modello di determinazione del reddito di equilibrio La cui soluzione èOvvero, in termini di variazioniQuesta è la soluzione del modello in cui gli investimenti erano totalmente autonomi E questo è il contributo alla determinazione del reddito dovuto alla componente degli investimenti sensibile al tasso di interesse Questo è il contributo alla crescita del reddito imputabile alla variazione delle componenti autonome della domanda E questo è il contributo alla crescita del reddito dovuto all’impatto di una variazione degli investimenti conseguente ad una variazione del tasso di interesse

14 i L M Data l’offerta di moneta L = L 1 +L 2 E data la domanda complessiva di liquidità i EQ Esiste un unico tasso di interesse che consente alla domanda di liquidità di eguagliare l’offerta di moneta data La rappresentazione grafica dell’equilibrio sul mercato monetario

15 La domanda complessiva di liquidità è la somma della liquidità trattenuta per il motivo del reddito e quella trattenuta per il motivo speculativo La domanda complessiva di liquidità aumenta all’aumentare del reddito e al diminuire del tasso di interesse La teoria keynesiana della liquidità

16 La determinazione del tasso di interesse di equilibrio sul mercato monetario Conoscendo l’espressione che fornisce il reddito di equilibrio sul mercato reale e quella che fornisce il tasso di interesse di equilibrio sul mercato monetario possiamo costruire il modello di determinazione dell’equilibrio macroeconomico Esprime l’equilibrio sul mercato monetario Fornisce l’espressione del tasso di interesse compatibile con l’equilibrio del mercato monetario

17 L’equilibrio macroeconomico interno Indica l’equilibrio sul mercato dei beni Esprime l’equilibrio sul mercato della moneta La soluzione di questo modello è L’espressione del moltiplicatore fiscale L’espressione del moltiplicatore monetario

18 La politica fiscale e quella monetaria Esprime l’impatto sulla crescita del reddito imputabile alla Politica fiscale Esprime l’impatto sulla crescita del reddito imputabile alla Politica monetaria L’efficacia della politica fiscale L’effetto di spiazzamento riduce il valore del moltiplicatore fiscale e se b 1 = 0 il moltiplicatore fiscale si riduce a quello semplice! Notare! Se gli investimenti non sono sensibili alle variazioni del tasso di interesse, l’efficacia della politica fiscale è massima!

19 L’efficacia della politica monetaria Si può dimostrare che il moltiplicatore monetario si riduce alla seguente espressione Il moltiplicatore monetario è uguale al prodotto tra il moltiplicatore fiscale e un rapporto che esprime l’aggiustamento sulla domanda di liquidità per transazioni indotto dal mutamento nella politica monetaria Si noti che se gli investimenti non sono sensibili alle variazioni del tasso di interesse il moltiplicatore monetario sarà uguale a zero e l’efficacia della politica monetaria sarà nulla! In sintesi vale la pena di ricordare, perché tornerà utile quando si tratterà dell’origine keynesiana delle teorie della crescita economica, che la teoria statica keynesiana è incentrata su tre distinti (e diversi) livelli di reddito, effettivo, di equilibrio e di piena occupazione.

20 La politica fiscale nel contesto della UE Il Trattato di Maastricht stabilisce che la politica fiscale sia lasciata di competenza agli stati nazionali, sottoponendola però ai seguenti vincoli: Che il rapporto Deficit/ PIL debba essere contenuto entro il 3% Che il rapporto Debito/PIL debba essere contenuto entro il 60% Poiché il flusso del deficit alimenta lo stock del debito, se supponiamo che il primo vincolo sia rispettato (equilibrio del bilancio dello stato), e che sul debito pregresso si paghi un interesse, affinché il rapporto Debito su PIL non aumenti nel tempo (fino ad esplodere) occorre che sia rispettata la condizione che il tasso d’interesse non sia superiore al tasso di crescita dell’economia. Conseguentemente, la crescita dell’economia è rilevante per la politica fiscale. Si noti che il rispetto del vincolo Debito/PIL è rilevante anche per le economie che non fanno parte della UE!

21 La politica monetaria della BCE Il Trattato di Maastricht istitutivo della BCE stabilisce all’art. 105.1 gli obiettivi della Banca centrale: obiettivo prioritario: il mantenimento della stabilità dei prezzi; obiettivo subordinato: fatta salva la stabilità dei prezzi, di “sostenere le politiche economiche generali della Comunità” (art. 3a). Il concetto stesso di politica monetaria muta radicalmente nel contesto dell’Unione Europea

22 L’offerta di moneta e la Base monetaria Posto che l’aggregato monetario (M3) scelto dalla BCE per esprimere l’offerta di moneta a livello dell’Unione Monetaria Europea comprende il circolante, i depositi e le accettazioni bancarie, si può dimostrare che l’offerta di moneta è un multiplo della Base monetaria: Il controllo della Base monetaria può avvenire attraverso il controllo dei tre canali: 1.economia, 2.settore pubblico 3.estero mediante l’uso di strumenti 1.diretti (le operazioni di mercato aperto) 2.e indiretti (le operazioni su iniziativa delle controparti e la manovra delle riserve obbligatorie) Occorrerà stabilire il nesso che intercorre tra il controllo della Base monetaria e la stabilità della moneta. Per fare ciò occorre fare ricorso a qualche strumento e ad una teoria alternativa rispetto a quella keynesiana: la Teoria quantitativa della moneta.

23 La teoria quantitativa della moneta in forma statica e dinamica Il tasso di inflazione verrà pertanto a dipendere dalla differenza tra il tasso di crescita dell’offerta di moneta e il tasso di crescita del reddito Tenendo conto dell’identità, sfruttando le proprietà dei logaritmi e rammentando che il log del fattore di crescita è approssimativamente uguale al tasso di interesse si avrà: Se la velocità di circolazione della moneta è costante si avrà che: Da cui si deduce che

24 L’indice dei prezzi assunto dalla BCE quale riferimento ai fini dell’obiettivo della stabilità dei prezzi all’interno dell’Eurosistema è l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IAPC). Questo indice è calcolato dall’Eurostat avendo riguardo agli indici dei prezzi al consumo di tutti i paesi della UE. Pertanto, nel formare il tasso d’inflazione medio considerato dalla BCE, ciascun paese concorre con il proprio tasso d’inflazione nazionale, ma ponderato in base al peso che il paese stesso ricopre nella formazione della produzione complessiva dell’UE. L’inflazione per la BCE

25 Il dibatto teorico sulle strategie della politica monetaria ha messo in luce l’esistenza di due diverse strategie: l’inflation targeting e il monetary targeting. La strategia di politica monetaria seguita dalla BCE, denominata “strategia di politica monetaria orientata alla stabilità” è un misto delle due e prevede che la banca segua alcune regole per l’implementazione della politica monetaria: 1.la definizione quantitativa dell’obiettivo della stabilità dei prezzi “sotto il due per cento”; 2.un orientamento di medio periodo nel monitoraggio del sentiero di crescita dei prezzi; 3.la definizione quantitativa del targeting per l’aggregato monetario M3 (crescita al 4,5% all’anno); 4.il continuo monitoraggio del targeting di crescita dell’aggregato monetario M3 al fine di “identificare e interpretare i fattori economici responsabili della deviazione”. La politica monetaria della BCE Nelle prossime lezioni dedicheremo una particolare attenzione a come si calcola il tasso di crescita del reddito e soprattutto quali sono le principali teorie della crescita economica.


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