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1 Sociologia economica del welfare Piera Rella – 18 maggio  corso di laurea in Programmazione Gestione e Valutazione dei Servizi Sociali PROSS- I anno.

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1 1 Sociologia economica del welfare Piera Rella – 18 maggio  corso di laurea in Programmazione Gestione e Valutazione dei Servizi Sociali PROSS- I anno  12 crediti formativi (inclusi 6 Accorinti sul welfare locale) – gruppo disciplinare SPS/09  Dal 2 marzo al 26 maggio Dipartimento di Scienze Sociali ed Economiche E-mail: piera.rella@uniroma1.itpiera.rella@uniroma1.it Ricevimento stanza B12 dopo la lezione di giovedì

2 Welfare e dualizzazione diritti sociali Di Emanuele Pavolini

3 Come si sviluppano le politiche locali a livello territoriale?  In parallelo ai processi di globalizzazione: decentramento a livello locale in Italia come nella Ue Passaggio al welfare state locale per  Ragioni nobili: migliore efficacia servizi pubblici e maggior controllo dal basso  Ragioni meno nobili. Ridurre la spesa per politiche sociali senza pagarne il prezzo in termini elettorali Ipotesi di fondo: un debole stato regolatore caratterizza l’Italia e condiziona il welfare locale

4 3 domande a cui si risponde in base all’analisi di 3 politiche 1)Quante sono le Italie del welfare? 2)Distanze tra Italie in crescita o in diminuzione? 3)Quale la posizione dell’Italia in ottica Ue?  risposte in base all’analisi di 3 politiche  Per la famiglia (servizi per l’infanzia)  Per l’istruzione (capacità apprendimento studenti) e funzionamento universitario  Del sistema sanitario

5 Quante Italie? La situazione dei singoli settori  Servizi alla prima infanzia: da Emilia e Val d’Aosta che si avvicinano ai livelli della Strategia di Lisbona: 28% per la fascia 0-2 anni al 2,7-2,8% di Campania e Calabria   media Italia 12,7%  Centro Nord quasi tutto sopra la media (tranne Lazio, Veneto, Bolzano ≈ media) e Sud tutto sotto (Abruzzo e Sardegna ≈ 10%)  Funzionano meglio le aree di sub cultura “ rossa ” e peggio quelle “ bianche ” ormai “ verdi ”  Situazione analoga per il sistema scolastico, ma i tassi di abbandono più contenuti sono al Nord Est  corrispondenza con i dati Oecd Pisa sull ’ apprendimento matematica che rischiano però di imputare fallimenti alla scuola, dovuti alla diversa struttura socio economica

6 Come valutare il valore aggiunto di capacità prodotto dalla scuola?  Analisi Braga e Checchi (2000)  Ciò che aggiunge la scuola è correlato negativamente con la presenza di studenti con scarse competenze  è più facile far apprendere i “bravi”  Depurando il dato sulla capacità di apprendimento dalle variabili contestuali e familiari, Liguria Umbria e Marche se la cavano peggio della media nazionale, mentre per la Puglia è il contrario  Se Sanità e Istruzione ricevono dallo stato lo stesso finanziamento, va tenuto conto dell’offerta privata che integra i servizi

7 Cluster analysis variabili su scuola, sanità, università più rappresentative: tasso copertura servizi prima infanzia, valore aggiunto sistema scolastico, attrattività università, funzionamento S.S.R producono un dendrogramma con 4 gruppi Toscana Umbria, Emilia R., Val d’Aosta ↘ Centro Nord Altre regioni Centro Nord (escluso Lazio) ↗ Lazio, Abruzzo, Molise, Basilicata ↘ Sud ( incluso Lazio ) Resto del Sud e isole ↗

8 Crescita delle divergenze territoriali in epoca di decentramento  Aumentano le differenze di funzionamento del welfare, a parte la competenza degli studenti in lettura che diminuiscono ovunque dal 2000 al 2009, ma le differenze sono meno nette escludendo gli alunni stranieri, più presenti al Nord  A livello economico siamo il paese Ue con differenze Pil più elevate tra Nord e Sud e in cui lo stato interviene meno per sanarle, sia a confronto di paesi federalisti come la Germania che centralisti come la Francia  In Germania i servizi per la prima infanzia sono più presenti nelle zone povere (ex DDR) che in quelle ricche, la scuola da gli stessi risultati

9 La situazione del sud italiano è più compro- messa che quella di altre aree povere Ue  Tra il 2000 e il 2009, il Centro Nord avanza rispetto a un Sud stazionario. Durante la crisi la situazione è ulteriormente peggiorata  manca uno stato centrale capace di promuo- vere sviluppo e convergenze della PA (in Spagna il decentramento non ha comportato divaricazione nell’esigibilità dei diritti sociali)  Stato centrale debole aggrava i problemi legati allo scarso senso civico o civicness (clientele, scarso rispetto della legalità, familismo, storicamente più presenti al Sud, come retaggio del regno borbonico) secondo il noto studio di Putman et al., 1993 La tradizione civica delle regioni italiane  democrazia locale più debole e peso maggiore dei professionisti

10 Cap.10 Il welfare nel Mezzogiorno di Pietro Fantozzi

11 Un po’ di storia della questione meridionale  Lo stato italiano, nato nel 1860, protegge le nascenti classi industriali del Nord Ovest, contrastando poco l’arretratezza meridionale  riforma agraria rimandata al II dopoguerra  Sud si è modernizzato senza passare per l’industrializzazione nonostante gli sforzi della Cassa per il Mezzogiorno  La legalità è essenziale per il Sud, ma le mafie e la criminalità sono solo una parte del problema, ormai esteso all’ Italia  Ipotesi: debolezza della regolazione sociale nel Sud ha prodotto welfare particolaristico (assistenzialismo e sussidi) diffusosi in tutto l’Occidente  richiamo a Polanyi

12 Polanyi K., 1974 (ed. or. 1944), La grande trasformazione, Einaudi Testo interdisciplinare, tra la storia, l’economia la sociologia e antropologia  Capovolge l’idea che la società di mercato sia il punto di approdo naturale della società umana → estrema artificiosità di un ’ economia sottratta al controllo sociale e destinata a chiudersi con una crisi violenta  Società di mercato innaturale (≈ eccezionale) rispetto alla storia precedente (occidentale e non), ma un mercato regolato è più utile della pianificazione socialista

13 Il mercato del lavoro, della terra e della moneta sono artificiali  Non sono merci perché non sono stati prodotti per essere venduti  la terra è solo un altro nome per natura  lavoro = attività umana che si accompa- gna alla vita stessa → la sua trasformazione incide sulle relazioni di parentela e vicinato  Moneta è un simbolo del potere d’acquisto Eppure questi 3 “ mercati ” artificiali sono ambiti necessari all ’ economia di mercato→ ma non possono essere lasciati a se stessi, pena la distruzione della società

14 I danni di una fede cieca nel progresso spontaneo Tale fede ha accompagnato l’industrializzazione, come emerge dalla storia della rivoluzione industriale inglese ↓  Tra gli interventi in controtendenza →legge delle 10 ore di lavoro del 1847 in GB opera di reazionari illuminati Tale rivoluzione avviene nel contesto della pace dei 100 anni (1815-1914 ) ↓ 1.equilibrio di potere tra le grandi potenze → cade con la guerra 2.Base aurea internazionale → finisce con la crisi del ‘ 29 3.Mercato autoregolato e stato liberale a livello nazionale → finisce col fascismo o socialismo e provoca la grande crisi

15 La libertà in una società complessa “ La debolezza congenita della società del XIX secolo non consisteva nel fatto che era una società industriale, ma che era una società di mercato” (Polanyi, 1944, p.313)  Lavoro, terra e moneta vanno tolti dal mercato → la loro regolazione non mina la libertà ma spesso la estende ↓  cambiamenti interni ai paesi, ma anche nelle relazioni tra paesi che possono essere di cooperazione, anziché essere egemonizzate da poche grandi potenze  la scoperta della società è l’ancora della libertà → è il riconoscimento di un limite che come quello della morte ci fa più maturi e veramente liberi

16 Welfare come fattore essenziale della regolazione sociale  Polanyi sostiene che la regolazione sociale serve a produrre benessere, studiando come vengono allocate le risorse non solo economico finanziarie, ma sociali, affettive, culturali, morali e istituzionali

17 Al sud serve coesione sociale  La reciprocità è un fattore di coesione dell’azione comunitaria  Teoria del dono di Mauss presuppone una società semplice in cui il dono può essere ricambiato  Quando la disuguaglianza aumenta lo scambio non è più tra uguali, ma diventa dipendenza:  Prima della modernizzazione, famiglia e comunità hanno svolto una funzione di regolazione del benessere fino a che le interazioni tra stato e mercato hanno manipolato  Famiglia  familismo  amicizie  clientelismo  chiesa  luogo di potere e scambio  Paternità e fraternità  violenza e mafia

18 Famiglia in crisi e scarsi servizi sociali  De-civilizzazione vita comunitaria (badanti da un lato, aggregazioni mafiose dall’altro)  Religione cristiana diffusa col monachesimo ha prodotto pellegrinaggi e santuari, scarsa educazione etica e civile  capacità regolativa debole  Prima della guerra le classi abbienti contribuivano al benessere con la beneficienza, dopo le congregazioni religiose, in crisi di vocazione, si sono raccordate allo stato diventando imprese sociali: solo alcune come la Caritas sono innovative

19 Conclusioni Fantozzi  Reciprocità carattere strumentale e dipendente  Modernizzazione debole e sistema politico clientelare con uso privato dei beni pubblici  neo-patrimonialismo  Welfare state al Sud funzionale al sistema clientelare  sussidi e pochi servizi  tendenze al sussidio anche al Nord e meno al centro dove si è espanso il lavoro sociale  potenzialità identitarie del III settore, specie se punta alla legalità  Impellenza dei bisogni non più solo dei poveri, ma dei ceti medi

20 Conclusioni generali  Negli ultimi 30 anni, ridimensionamento ruolo pubblico e ruolo III settore  meno cittadinanza?  welfare in parte devastato  Più disuguaglianze e meno coesione tra territori  rimangono ai margini i giovani e parte del ceto medio  abbandono di gran parte del Sud con dualismo in crescita dopo i 30 gloriosi  Sistema rovesciato  scarse politiche attive del lavoro dove ce ne sarebbe più bisogno, minore diritto allo studio dove sarebbe più utile, scarse performance sanità dove i cittadini sono più poveri, basse pensioni dove la disoccupazione è maggiore  Latitanza governo centrale nel coordinamento, monitoraggio e valutazione interventi

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22 WORLD SOCIAL WORK DAY 2016 GIORNATA CONCLUSIVA 20 maggio 2016 Roma, Università di Roma LUMSA, via Pompeo Magno 22, Aula 1 – ore 9-14 9:30 registrazione partecipanti 10:00 saluti e introduzione ai lavori da parte del prof. Folco Cimagalli e della Consigliera dell’Ordine Chiara Caprini 10:30 presentazione dei lavori degli studenti dei corsi di laurea triennale e magistrale in Servizio Sociale di Sapienza Università di Roma, Università degli studi Roma Tre,Università di Roma LUMSA, Università degli studi di Cassino e del Lazio Meridionale “Coesione sociale: esperienza dal territorio” 13:00 dibattito 14:00 conclusioni e chiusura lavori

23 Invito agli studenti  Siete pregati di compilare il modulo di valutazione dell’attività didattica

24 Gruppi ricerca sui centri per l’impiego e interviste A.Bartoleschi, Calabrese,Di Vincenzo,(referente) Ferrante  intervista Roma 3 B.Di Caprio, Prestinice, (referente) Turco, De Felice  intervista alla Sapienza C. No D.Grippo, Mancuso, Morelli, Morini,Taverniti referente De Blasio  intervista Lumsa E.Pocci,Rivalta, Staffolani- referente Petrocelli  intervista Tor Vergata F. NO G.Corinaldesi, Supizi, Vulpis – referente Iadarola  intervista foro Italico Totale 21 studenti

25 Elenco rapporti 1)Le procedure di accertamento dello stato di disoccupazione e di attivazione dei disoccupati nei Centri per l’impiego collana Studi Isfol numero 2008/5 - diRoberto Landi gruppo A 2)Bergamante F., Marocco M., Lo stato dei Servizi pubblici per l’impiego in Europa: tendenze, conferme e sorprese, Isfol, 2014 gruppo B 3) Bonanni Massimiliano, Il ruolo degli operatori dell'intermediazione al lavoro nei servizi pubblici e privati per l'impiego, Roma, Isfol, 2009 PARTE I - Dimensioni e caratteristiche delle figure professionali PARTE II - Analisi qualitativa delle macrodimensioni delle figure professionali gruppo D 4)La filiera dei servizi per il lavoro rivolti alle persone dai centri per l’impiego di Fabrizio Giovannini – ISFOL 2011 (, file 29 p) Rilevazione Cawi 2010 gruppo E 5) Giovannini 2011, L’utenza dei Cpi e il livello di soddisfazione per i servizi erogati gruppo G

26 Rapporti di cui non è stato fatto il report  6) clic lavoro Ministero del lavoro e delle politiche sociali INDAGINE SUI SERVIZI PER L’IMPIEGO 2013 sintesi, indice, file  Gruppo G Isfol 2003 (a cura di Baronio et al) L’utenza dei Cpi e il livello di soddisfazione


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