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Arte Povera. Un primo raccogliersi del nuovo movimento si ha nel settembre del 1967 nella mostra omonima, curata da Germano Celant, che si svolge alla.

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Presentazione sul tema: "Arte Povera. Un primo raccogliersi del nuovo movimento si ha nel settembre del 1967 nella mostra omonima, curata da Germano Celant, che si svolge alla."— Transcript della presentazione:

1 Arte Povera

2 Un primo raccogliersi del nuovo movimento si ha nel settembre del 1967 nella mostra omonima, curata da Germano Celant, che si svolge alla Galleria La Bertesca di Francesco Masnata a Genova MANIFESTO “ARTE POVERA-APPUNTI PER UNA GUERRIGLIA” 1967 Il movimento nasce in aperta polemica con l'arte tradizionale, della quale rifiuta tecniche e supporti per fare ricorso, appunto, a materiali "poveri" come terra, legno, ferro, stracci, plastica, scarti industriali, con l'intento di evocare le strutture originarie del linguaggio della società contemporanea dopo averne corroso abitudini e conformismi semantici. Un'altra caratteristica del lavoro degli artisti del movimento è il ricorso alla forma dell'installazione, come luogo della relazione tra opera e ambiente, e a quella dell'"azione" performativa. Germano Celant, che mutua il nome del movimento dal teatro di Jerzy Grotowski, afferma che l'arte povera si manifesta essenzialmente "nel ridurre ai minimi termini, nell'impoverire i segni, per ridurli ai loro archetipi". Contro l'arte “Di massa” l'artista si è trasformato in una parte della catena di montaggio che deve produrre ciò che piace al pubblico Celant spiega il “suo movimento”

3 Dopo gli anni 70 perde l'approccio di rottura si attenua e la corrente si apre agli internazionalismi e ad una visione ludica, magica e di folclore https://www.youtube.com/watch?v=tBLudVl6hN I

4 “L’arte rinascimentale è la base dell’evoluzione di tutto il mio lavoro. Ho veramente avuto una rivelazione di fronte alla Flagellazione di Piero della Francesca [opera che l'artista vede a diciotto anni, in una visita assieme al padre a Palazzo Ducale di Urbino]. All’epoca c’era il conflitto tra astrazione e figurazione. Era la grande discussione, il grande dibattito del momento. Ma di fronte a tale dipinto compresi che Piero della Francesca era sia astratto che figurativo. Compresi che il problema era tutt’altro, o perlomeno che non era posto chiaramente. Sentii allora che questo dipinto mi offriva una grande soluzione.” Michelangelo Pistoletto nasce a Biella nel 1933

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6 Michelangelo Pistoletto Biella 1933- uno dei fondatori dell’ “Arte Povera” 1962 – “I Quadri Specchianti” Esposti per la prima volta nell’aprile 1963, costituiscono il fondamento dell’opera di Pistoletto Tecnica utilizzata: una lastra di acciaio inox lucidata a specchio sulla quale è applicata un’immagine ottenuta mediante una tecnica di riporto fotografico, consistente nel ricalcare una fotografia ingrandita a dimensioni reali, su carta velina.

7 Figure che ci guardano, che ci volgono le spalle magari affacciate ad una ringhiera, che camminano, che siedono, manifestano, ma anche oggetti come lampade sospese, scale, cappi. Un mondo intero bloccato in un’immobilità senza tempo. Figure immobili, appiattite, senza espressività, senza pathos, sempre e solo presenze, che allora, negli anni Sessanta si sarebbero dette alienate. È come se nello spazio, vuoto di attese, di un dramma di Beckett, apparissero personaggi alienati. “Il loro significato suggerisce azioni libere di manifestarsi in qualunque tempo e luogo”

8 “Il quadro coinvolgeva direttamente lo spettatore introducendolo nel quadro che diventava anche il suo ritratto, per diventare poi autoritratto del mondo” SPECCHIO : straordinario catturatore di immagini, supporto del ritratto ma anche luogo di contatto con l’osservatore che, riflettendosi, entra nell’opera, ne fa parte, la crea e la modifica interattivamente. Il tempo perde ogni valore storico per divenire un tempo universale, dove il presente si trasforma incessantemente nel tempo, quando esce dal campo visivo e scompare, e nel futuro, perché lo specchio è sempre pronto ad accogliere altre immagini, altre vite, altre realtà.

9 Questa è un’arte ridotta ai suoi valori essenziali: uno schermo in cui l’oggetto riflesso diviene soggetto dell’opera, in cui è possibile contenere il mondo intero, la totalità del mondo fisico ed anche la metafora di quello metafisico. Nello specchio ci sono una serie di significati che aspettano di essere rivelati, per concretizzarsi in immagini momentanee e precarie, un flusso mutevole come la vita impossibile da rappresentarsi in modo statico e definitivo. SPECCHIO = possibilità di vedersi dall’esterno e di acquisire NUOVA CONSAPEVOLEZZA di sé. RIFLESSO COME CONOSCENZA INTERIORE Temi: il rapporto interno-esterno e Il quadro nel quadro. Henri Matisse - Pittore e modella, 1916-1917 La realtà è l'astrazione, più vera della stessa realtà, della modella "reale" che sembra, riflesso di quella finta, posta sul cavalletto. Intervista pistolettohttps://www.youtube.co m/watch?v=rZIsy8Nn80Mhttps://www.youtube.co m/watch?v=rZIsy8Nn80M

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11 Michelangelo Pistoletto l’ha realizzata nel 1967-68 acquistando un calco di una libera riproduzione della Venere con mela dello scultore neoclassico Bertel Thorvaldsen (già quindi, a sua volta, una statua che nasce a imitazione dell’antico), poi collocato di spalle in modo da citare tutte le possibili Veneri Ecco il secondo elemento. Dopo il finto marmo, un altro materiale di scarso valore: indumenti dismessi, buttati alla rinfusa, ammucchiati in una specie di covone coloratissimo, nel quale la statua, scorta di spalle, la testa di Venere immersa in un mare di magliette, cenci,stracci informi. Perché l’arte non sta chiusa in laboratori, l’arte circola per strada. Bisogna saperla cogliere nei materiali di scarto, nella traversina di un binario, in un rottame, in un ferro vecchio, ma anche nelle forme viventi. Nell’installazione di Pistoletto l’ultima rappresentante decaduta del mondo classico – una misera copia da giardino – viene inghiottita nel turbinio travolgente della modernità. La società, si muove e ignorarla non è più possibile – antimilitarismo, ecologia, emarginazione – il nuovo linguaggio dell’arte deve imparare a convivere con la quotidianità e il suo sociale.

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13 MAAM-Roma


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