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TAVOLO DI COORDINAMENTO TRA MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI E LE CITTA’ RISERVATARIE AI SENSI DELLA LEGGE 285/97 INCONTRO TECNICO ROMA,

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Presentazione sul tema: "TAVOLO DI COORDINAMENTO TRA MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI E LE CITTA’ RISERVATARIE AI SENSI DELLA LEGGE 285/97 INCONTRO TECNICO ROMA,"— Transcript della presentazione:

1 TAVOLO DI COORDINAMENTO TRA MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI E LE CITTA’ RISERVATARIE AI SENSI DELLA LEGGE 285/97 INCONTRO TECNICO ROMA, 30 OTTOBRE 2014 Riflessioni dai territori: esperienze locali di integrazione e innovazione

2 Struttura organizzativa Costruzione e gestione dell’Equipe Multidisciplinare -frequenza irregolare e inadempienza degli alunni rom -supporto didattico specifico -uso improprio del sostegno -dispersione scolastica e applicazione delle procedure previste in una logica di rete -acquisizione della residenza Attenzione alle condizioni di vita generali di bambini e famiglie in quanto fattori che incidono notevolmente sul percorso scolastico -calendarizzazione annuale ad inizio attività -monitoraggio costante da parte del referente locale delle attività svolte dagli operatori -puntualità nel predisporre e documentare gli incontri dell’EM -gestione delle segnalazioni attraverso contatti inter- istituzionali -realizzazione di incontri di tipo formativo a supporto dell’EM e dell’operatività nella scuola -difficoltà interne ai Comuni -ritardi nelle risposte dei servizi -raccordo tra servizi -raccordo altri interventi promossi dai comuni -sovrapposizione con altri organismi comunali -difficoltà a rapportarsi con altre istituzioni (prefetture, ASL), cosa che rende difficile l’attivazione degli operatori. Coinvolgimento di altri Ministeri per facilitare la costruzione di accordi a livello locale In particolare sulla questione documenti e accesso ai servizi sanitari Ha facilitato il funzionamento organizzativo Confronto e temi trattati Criticità

3 Struttura organizzativa Costruzione e gestione del Tavolo Locale E’ stato costituito in tutte le città, anche se non in tutte sono stati realizzati gli incontri previsti e nei tempi previsti Parziale partecipazione del rappresentante RSC Partecipazione dei servizi sociali e dei servizi sanitari Hanno assolto al compito di validazione della progettazione

4 In fase di avvio nelle EM è emersa la difficoltà a lavorare in rete Struttura organizzativa Operatori e Rapporti inter-organizzativi/istituzionali Supporto formativo EM Le difficoltà a lavorare in rete, registrate negli anni passati, hanno portato le diverse realtà locali ad apprezzare il progetto nazionale proprio per la sua aspirazione a implementare forme di intervento di tipo reticolare (inter-istituzionale, inter-organizzativo), comunitario (contesti di vita, territorio) e partecipativo.

5 In fase di avvio, difficoltà da parte degli insegnanti a partecipare all’EM e, più in generale, al progetto Struttura organizzativa Operatori e Rapporti inter-organizzativi/istituzionali Mancanza risorse e non riconoscimento ore attività Mancato consolidamento sperimentazione Calo risorse nella scuola (volontari?) Non condivisione progetto Difficoltà a promuovere iniziative con i bambini RSC -condizioni di vita della comunità Rom -aumento nel numero di iscritti di alunni RSC -coinvolgimento dei bambini in attività di tipo sperimentale -insufficienza dei servizi offerti dall’ amministrazioni comunale -precarietà abitativa e lavorativa delle famiglie RSC. *Esperienze pregresse di lavoro e relazione con RSC *Il PN non è attività aggiuntiva *Partecipazione ad una sperimentazione nazionale *Esperienza positiva della formazione nazionale *Utilizzare le normali ore per la programmazione *Esperienze pregresse di lavoro e relazione con RSC *Il PN non è attività aggiuntiva *Partecipazione ad una sperimentazione nazionale *Esperienza positiva della formazione nazionale *Utilizzare le normali ore per la programmazione *Maggiore valorizzazione della figura dell’Insegnante referente *Maggiore valorizzazione del carattere nazionale del progetto *Rielaborazione condivisa delle attività, bisogni, strumenti e degli obiettivi da perseguire *La valutazione deve fornire risposte analitiche e con tempistiche più adeguate. *Coinvolgimento in percorsi di formazione nazionale *Scambio insegnanti inter-città DIRIGENTI SCOLASTICI In diverse scuole si sono rivelati figure chiave SOLUZIONI RIPROGETTAZIONE

6 Struttura organizzativa Operatori e Rapporti inter-organizzativi/istituzionali …dove i ruoli sono stati definiti in modo integrato, si è riscontrata una sinergia che ha innescato dinamiche partecipative INSEGNANTI-OPERATORI SCUOLA baricentro (positivo/negativo) delle azioni realizzate …attribuire agli insegnanti un peso maggiore nelle scelte delle azioni che si svolgono all’interno del setting scolastico, ascoltando maggiormente i loro bisogni e i loro suggerimenti INSEGNANTE REFERENTE determinante nei contesti scolastici Più la gestione delle attività è stata delegata al rapporto insegnante-operatore più è aumentato lo scollamento tra attività e indicazioni progettuali. Dove l’insegnante referente agisce la funzione di riferimento e rappresentanza, si ha una maggiore integrazione delle risorse disponibili e partecipazione

7 gli operatori campo e scuola, in tutte le realtà hanno cooperato tra loro in sinergia limitando l’ effetto invasivo della loro presenza nei contesti scolastici e negli ambienti familiari dei bambini rom. Struttura organizzativa Operatori e Rapporti inter-organizzativi/istituzionali

8 In tutte le realtà sono stati utilizzati interventi già realizzati in ambito scolastico (laboratori) e soprattutto nei contesti di vita dei bambini RSC (sostegno scolastico, accompagnamento a scuola, mediazione con i servizi…), ma ri-orientate coerentemente con le linee metodologiche indicate nel progetto nazionale. Per gli attori locali risulta vincente la strategia di offrire un’educazione di qualità a tutti i bambini, senza interventi specifici, che differenziano e spesso rischiano di fatto di stigmatizzare e discriminare i bambini rom, ostacolando anziché favorendo il loro successo scolastico. In alcune realtà si sono realizzate comunque attività per soli bambini RSC (recupero competenze di base, italiano come L2…). Si tratta di esperienze su cui è necessaria un’attenta valutazione e riflessione in sede di riprogettazione. Implementazione Progetto Esperienze pregresse e sperimentazione

9 Implementazione Progetto Analisi del contesto

10 Maggiore difficoltà si è registrata nella discontinuità con le esperienze precedenti riguardo le attività nel campo Ha inciso negativamente anche la difficoltà a dare uno sbocco positivo alle segnalazioni delle criticità, sia in ambito di EM sia con i servizi territoriali, con i quali non si è riusciti a definire possibili procedure per facilitare l’accesso delle famiglie RSC ai diversi servizi sociali e sanitari Esempi di esperienze positive -formazione sulla cultura RSC e presenza diretta nel campo di operatori sociali e sanitari -scolarizzazione genitori bambini RSC -diffusione materiale informativo bilingue italiano-romanès sui servizi sociali e sanitari -uscita dei bambini e degli adolescenti dai campi o da altri contesti abitativi in cui vivono spesso in condizioni segreganti -organizzazione laboratori e attività extra-scolastiche, rivolti non solo ai minori rom. -presentazione progetto direttamente al campo Implementazione Progetto Il sostegno ai bambini e alle famiglie RSC

11 Alcuni fattori connessi alle condizioni di vita, atteggiamenti, aspettative delle famiglie, che incidono negativamente sulle opportunità di istruzione Permane il problema della distanza delle famiglie RSC dall’istituzione scolastica, anche laddove esistono già dei buoni rapporti tra le famiglie e gli operatori; oppure le famiglie hanno mostrato una certa autonomia nell’accesso a scuola. Permane il problema della distanza delle famiglie RSC dall’istituzione scolastica, anche laddove esistono già dei buoni rapporti tra le famiglie e gli operatori; oppure le famiglie hanno mostrato una certa autonomia nell’accesso a scuola. Il superamento della non conoscenza reciproca scuola-famiglie RSC rimane un banco di prova nei progetti di inclusione scolastica; Le finalità di inclusione sociale promosse dal PN prevedono la partecipazione soggettiva delle famiglie RSC nelle scelte che riguardano l’educazione dei bambini e in generale i loro ambiti di vita.. Implementazione Progetto Il sostegno ai bambini e alle famiglie RSC le condizioni di vita materiali estremamente precarie gli sgomberi nonché le forti tensioni e i conflitti tra famiglie la percezione, dell’inutilità dell’istruzione formale nel migliorare le proprie condizioni di vita la sfiducia vs scuola ostacola la prosecuzione degli studi, ma anche la frequenza della scuola dell’obbligo

12 In tutte le città sono stati realizzati momenti di restituzione attraverso eventi a scuola o al campo Si segnala come esperienza positiva la realizzazione di seminari pensati anche come occasione di scambio tra le città Gli esiti della sperimentazione hanno rimarcato la necessità di una strategia complessiva di intervento che promuova l’accesso e l’inclusione scolastica dei bambini RSC, così come il miglioramento delle loro condizioni di vita. I temi fondanti della sperimentazione, se ben veicolati, potrebbero metodologicamente contaminare altri contesti cittadini e altri territori Il PN avrà la possibilità di promuovere buone prassi nei vari contesti se riuscirà anche a diventare un elemento di contrasto a situazioni che ostacolano il raggiungimento di condizioni di pari opportunità e favoriscono il dialogo interculturale Implementazione Progetto Disseminazione delle buone prassi


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