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Pensare l’intelligenza. Natura di credenze e conoscenze Tratto da Fiorilli, 2009.

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Presentazione sul tema: "Pensare l’intelligenza. Natura di credenze e conoscenze Tratto da Fiorilli, 2009."— Transcript della presentazione:

1 Pensare l’intelligenza

2 Natura di credenze e conoscenze Tratto da Fiorilli, 2009

3 Le rappresentazioni sociali Rappresentazione = processo e prodotto di un’attività mentale tramite la quale un individuo o un gruppo sociale ricostruiscono un oggetto, un fenomeno della realtà attribuendovi un significato specifico. Comporta una serie di comportamenti verso l’oggetto/fenomeno, cioè un generale atteggiamento. Es. immigrazione, disabilità

4 Conoscere attraverso le rappresentazioni sociali Conseguenze:  Adottare significati ed atteggiamenti inconsapevolmente  Non essere stimolati alla conoscenza diretta dell’oggetto  Viene influenzata la qualità del rapporto con l’oggetto

5 Le teorie Scientifiche  Formali  Esplicite  Condivise  Sottoposte dalla comunità scientifica a criteri di validità e affidabilità Ingenue  Informali  Spesso implicite  Aiutano il singolo nella sua interpretazione della realtà  Persistenti perché spesso si è inconsapevoli delle evidenze che le supportano o confutano

6 Le teorie scientifiche sull’intelligenza Costruite da scienziati (diverse discipline) e basate sui risultati ottenuti dalle persone nei compiti che vengono intesi rilevare il funzionamento psicologico. Darwin: i comportamenti intelligenti si sono sviluppati a partire dagli istinti primordiali dei nostri antenati animali  innatismo (Galton) Binet (1857-1911): caratterizzata da giudizio. Costruì insieme a Simon la scala di intelligenza, verso la quale è poi critico. Sottolinea importanza ambiente

7 Cattell (1860-1944): test di rilevazione  termine “test mentale”, intelligenza: fattore unitario Spearman (1863-1945): fattore g e fattore s. Goddard (1866-1957): traduce ed impiega la scala di Binet-Simon in America per allontanare i bambini ritardati dal percorso scolare standard. Intelligenza: fattore unitario influenzato da meccanismi nervosi di tipo innato. Livello mentale determinato dai cromosomi Stern (1871-1938): intelligenza = capacità di adeguare il pensiero alle richieste dell’ambiente. QI Thorndike (1874-1949): intelligenza astratta, meccanica, sociale. Poca importanza alla cultura Thurstone (1887-1995): intelligenza come processo inibitore delle risposte istintive. Teoria multifattoriale dell’intelligenza

8 Wechsler (1896-1981): intelligenza come capacità globale di agire in modo propositivo, aspetto della personalità nella sua totalità. Raven (1905-1998): elabora le matrici per rilevare le abilità di attribuire senso alla complessità e immagazzinare e riprodurre le informazioni. Cattell R.B. (1905-1998): intelligenza fluida e intelligenza cristallizzata. Inhelder (1913-1997): valutazione dei bambini con ritardo con compiti strutturati in collaborazione con l’adulto. Gardner (1943): sette intelligenze raggruppabili in tre ambiti : I. orientata agli oggetti; I. Senza oggetti; I. Interpersonale. Sternberg (1949): teoria triarchica: intelligenza e successo dipendono dal bilanciamento delle dimensioni analitiche, creative e pratiche in relazione al contesto.

9 In sintesi… Fine ‘800, inizi ‘900: intelligenza deriva da eredità genetica  uso test i. per sostenere diversità razziali. Ulteriori studi: enfasi su legame tra intelligenza e classe sociale Seconda metà ‘900: importanza contesto educativo e ambiente sociale di sviluppo Tendenza generale, ma attualmente le diverse teorie coesistono  The Bell Curve (Herrnstein e Murray, 1994) e ipotesi interazionista (eredità + ambiente)

10 Teorie popolari Anche quando si è formati sulle più recenti teorie scientifiche, le concezioni implicite derivano da esperienza e contesto  gap conoscenze – credenze. Idee implicite costruite intorno ad un prototipo di persona intelligente, a sua volta fondato sul successo del processo adattivo, quindi dipendente dal contesto specifico (apprendere le regole tacite di una cultura)

11 Lo sviluppo delle idee di intelligenza: cosa pensano i bambini Prescolari: caratteristiche fisiche e comportamentali (osservabili) e criteri sociali di valutazione (buono/cattivo: Celeste) Scolari: aspetti mentali, legati all’esperienza scolastica (non osservabili) e criteri più astratti e stabili, legati alle abilità (scuola: Davide) Differenze nelle previsioni di successo (Alvarez et al., 2001)

12 Passaggi importanti Nicholls et al. (1984, 1986,1990):  6-9 anni: intelligente è chi ha abilità difficili da apprendere;  10-15 anni: associazione a concetti di sforzo e impegno, abilità linguistiche e astrazione;  16 anni: conoscenze, gestione informazioni, problem solving

13 Modificare le proprie idee I più piccoli vedono l’i. come un insieme di comportamenti legati a regole sociali acquisibili e migliorabili,  contemplano la possibilità di incrementare l’i. I più grandi, includendo dimensioni interne e non osservabili, sembrano “perdere il potere” d’intervento sull’i., che diventa più stabile. Importante anche il ruolo del contesto di crescita (interazioni significative)  innatismo (Federico) vs. costruttivismo (Giovanni)

14 Le idee sull’intelligenza nelle professioni Le idee implicite influenzano i comportamenti Esempi… L’idea implicita di disabilità come influenza la pratica nella tua professione?


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