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Incontro con i Sindaci della Regione Calabria Dicembre 2007 Predisposizione del piano comunale o intercomunale di protezione civile (OPCM 3606/2007)

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Presentazione sul tema: "Incontro con i Sindaci della Regione Calabria Dicembre 2007 Predisposizione del piano comunale o intercomunale di protezione civile (OPCM 3606/2007)"— Transcript della presentazione:

1 Incontro con i Sindaci della Regione Calabria Dicembre 2007 Predisposizione del piano comunale o intercomunale di protezione civile (OPCM 3606/2007)

2 Gli incendi boschivi in Calabria 8.56922423326898182005 8.17956512228349832006 10,520.0558.75211.3031.9042007 (dati al 04.11.07) (ha) MEDIA (ha/numero) TOTALE NON BOSCATA (ha) BOSCATA AREA PERCORSA DAL FUOCO INCENDIANNO Dati CFS

3 La pianificazione di emergenza OPCM 3606/07 Art. 1 AZIONE DEL COMMISSARIO Realizzazione del Manuale Operativo, condiviso con le Regioni, e costituzione di Gruppi di supporto 10. Il Commissario delegato pone in essere ogni azione di impulso utile a favorire la predisposizione da parte dei comuni esposti al rischio idrogeologico ed idraulico elevato e molto elevato, ai sensi della legge n. 267/1998, entro la cessazione dello stato di emergenza, della relativa pianificazione di emergenza tenendo conto, ove possibile, degli effetti indotti sui soprassuoli percorsi dai fuochi.

4 OBIETTIVI  Rendere efficaci ed omogenei gli strumenti di pianificazione dell’emergenza che consentono la pronta risposta in caso di disastro.  Fra i vari livelli del sistema nazionale di protezione civile: nazionale, regionale, provinciale e comunale, spesso quello che è in maggiore sofferenza è anche quello più vicino alla popolazione: il livello comunale  Il Commissario promuove una azione propulsiva volta a far si che i comuni realizzino rapidamente piani di emergenza per rischio incendio di interfaccia, idraulico ed idrogeologico, ma estendibile a tutti gli altri tipi di rischio  Per aumentare la sostenibilità della azione si prevede che i comuni si dotino di una struttura minima di base, che può essere potenziata da chi ha risorse sufficienti  I comuni più piccoli possono consorziarsi per costruire strutture condivise e piani di emergenza intercomunali

5 Decreto Commissariale n° 2 - OPCM 3606/07 Art. 1 Definizione speditiva degli scenari di rischio e modelli di intervento Il Manuale Operativo:  dà indicazioni su come perimetrare e classificare le aree esposte ai rischi derivanti dal manifestarsi di possibili incendi di interfaccia  contiene gli elementi per l’elaborazione speditiva degli scenari di rischio e dei corrispondenti modelli di intervento utili alla predisposizione dei piani di emergenza, in relazione agli incendi di interfaccia  costituisce lo strumento per la realizzazione o l’aggiornamento dei piani di emergenza per le aree a rischio idrogeologico  fa da riferimento per la realizzazione o l’aggiornamento degli indirizzi/linee guida regionali La costituzione di Gruppi di supporto consente:  il raccordo delle istituzioni  l’omogeneità dell’azione su scala regionale  l’attività puntuale a livello provinciale per supportare adeguatamente i comuni Art. 2 Adozione e aggiornamenti degli indirizzi/linee guida regionali

6 -Regione -Dipartimento della protezione civile -Prefettura UTG del capoluogo Gruppo di supporto a livello regionale -Settore protezione civile della Prefettura UTG con funzione di coordinamento -Regione -Provincia -CFS/CFRS provinciale -VVF provinciali Gruppo di supporto a livello provinciale Partecipazione del Gruppo DPC con funzioni di supporto tecnico e verifica stato di avanzamento della pianificazione I Gruppi di supporto OBIETTIVI  garantisce il raccordo delle istituzioni nell’attività di supporto ai comuni  definisce le linee di azione  monitora e sintetizza l’attività svolta a livello provinciale  Individua i criteri per l’accorpamento dei comuni  provvede all’accorpamento dei comuni  stabilisce il calendario degli incontri  garantisce il supporto alla pianificazione a scala locale  favorisce lo sviluppo di sistemi locali di protezione civile  incentiva il volontariato locale  favorisce la conoscenza del territorio e dei rischi da parte dei comuni  monitora e sintetizza l’attività svolta a livello provinciale

7 1. Premessa 2. Parte generale 3. Sistema di Allertamento 3.1 Inquadramento generale 3.2 Rischio incendi di interfaccia: scenari e livelli di allerta 3.3 Rischio idrogeologico e idraulico: scenari e livelli di allerta 4. Lineamenti di pianificazione e strategia operativa 5. Modello di intervento 5.1 Il sistema di comando e controllo (flusso delle informazioni)‏ 5.2 Le fasi operative 5.3 Procedura operativa Manuale operativo per la predisposizione di un piano comunale o intercomunale di Protezione Civile

8 Finalità del manuale Manuale come punto di riferimento per elaborare un documento che permetta di Organizzare la struttura minima a livello locale per Ricevere gli allertamenti Piano di protezione civile comunale / intercomunale Individuare la catena di comando e controllo Organizzare un presidio operativo e un centro operativo Individuare e attivare le risorse disponibili secondo le procedure Fornire una prima risposta di PC in emergenza Conoscere gli scenari di rischio Premessa

9 Lineamenti della pianificazione e strategia operativa OBIETTVI che il Sindaco deve conseguire per fronteggiare l’emergenza 1. Funzionalità del sistema di allertamento locale 2. Coordinamento operativo locale - Presidio Operativo Comunale/Intercomunale - Centro Operativo Comunale/Intercomunale 3. Attivazione del Presidio territoriale 4. Funzionalità delle telecomunicazioni 5. Ripristino della viabilità e dei trasporti – controllo del traffico 6. Misure di salvaguardia della popolazione Informazione alla popolazione Sistemi di allarme per la popolazione Censimento della popolazione Individuazione e verifica della funzionalità delle aree di emergenza (Aree di emergenza)‏ Soccorso ed evacuazione della popolazione Assistenza alla popolazione 7. Ripristino dei servizi essenziali 8. Salvaguardia delle strutture ed infrastrutture a rischio Definizione degli obiettivi Strategia operativa per raggiungere gli obiettivi

10 Piani di Emergenza Comunali -elenco dei componenti l’UTMC e dei dati relativi agli automezzi e alle ricetrasmittenti in dotazione - identificazione del modello di intervento adottato che indichi: le fasi in cui si articola il piano, le azioni da sviluppare in ogni fase, i soggetti che devono svolgere le diverse azioni - individuazione delle aree di attesa e di ricovero per la popolazione e le aree di ammassamento - individuazione delle risorse di uomini e mezzi da utilizzare - prima che si manifesti l’evento per le azioni di salvaguardia - dopo che si è verificato l’evento per il soccorso alla popolazione colpita

11 Piani di Emergenza Comunali Contenuti minimi: -individuazione degli Scenari di Rischio con delimitazione delle aree vulnerabili (in assenza di studi specifici le aree a rischio di frana e di inondazione coincidono con le aree così identificate dal PAI) - identificazione del Responsabile comunale di protezione civile e del suo sostituto con recapiti telefonici - identificazione della sede da adibire in caso di necessità a Sala Operativa, dotata di almeno un fax e una linea telefonica - identificazione di un numero di fax e/o di un indirizzo di posta elettronica sempre attivi

12 Sistema di Allertamento e CF multirischio Inquadramento generale del Sistema di Allertamento e dei Centri Funzionali Multirischio SISTEMA di ALLERTAMENTO Centrale (Dipartimento Protezione Civile) Decentrati (Regioni) Gestione assicurata da DPC e Regioni attraverso la rete dei CENTRI FUNZIONALI MULTIRISCHIO Gestione assicurata da DPC e Regioni attraverso la rete dei CENTRI FUNZIONALI MULTIRISCHIO Fase previsionale Fase di monitoraggio e sorveglianza

13 RISCHIO IDROGEOLOGICO ED IDRAULICO SCENARI E LIVELLI DI ALLERTA

14

15 Le Zone di Allerta Cala 1 Cala 2 Cala 3 Cala 4 Cala 5 Cala 6

16 Scenari di Rischio per Eventi idrogeologici Temporali Erosione di suolo e smottamenti diffusi del terreno Frane Erosioni d’alveo Esondazioni localizzate Alluvioni Scenari di rischio e Livelli di Criticità Scenari di Rischio per Eventi meteorologici Ondate di calore Nevicate a bassa quota Gelate Nebbia Venti forti Mareggiate Da differenziare per: - Bacini piccoli [L<12 km] - Bacini medi[12 km<L<36 km] - Bacini grandi [L>36 km] L: Lunghezza dell’asta principale criticità nulla criticità ordinaria criticità nulla criticità ordinaria criticità moderata criticità elevata Criticità da evento in atto Criticità da evento previsto

17 Attivazione Livelli di Allerta Avviso di Criticità Centro Funzionale Regionale Messaggio di Allerta Dipartimento nazionale di Protezione Civile Prefetture interessate Province interessate Comuni interessati Vigili del Fuoco Forze dell’Ordine Corpo Forestale dello Stato Altri soggetti (es. RID, Regione Basilicata ecc.) Informazioni provenienti dal DPC Dati rilevati dalle Reti di Monitoraggio Modelli Matematici Previsioni Meteorologiche Attività previste nei Piani di Emergenza Dirigente Settore Protezione Civile e Sala Operativa Regionale Messaggio di Allerta per Previsioni Meteorologiche avverse Messaggio di Allerta per Possibili Fenomeni di Dissesto Idrogeologico Messaggio di Allerta per Evento Pluviometrico in atto

18 Messaggi di Allerta

19 Soglia 1 Soglia 2 Soglia 3 Soglie pluviometriche e livelli di criticità Allerta 1 Criticità Ordinaria Fase di Attenzione Sala Operativa Comunale: presenza continua di un funzionario responsabile. In caso eccezionale o di impedimento è necessario garantire almeno la reperibilità telefonica del Sindaco o di un funzionario responsabile, o anche la presenza di un fax presidiato H24 Centro Funzionale: Monitoraggio Rinforzato, che prevede il monitoraggio in continuo da postazione remota da parte del funzionario di turno e la presenza in sala operativa del Centro Funzionale di un operatore collegato al funzionario di turno.

20 Soglia 1 Soglia 2 Soglia 3 Soglie pluviometriche e livelli di criticità Criticità Moderata Allerta 2 Fase di Preallarme Sala Operativa Comunale: deve essere attivata l’azione delle UTMC e deve essere attivato il COC Centro Funzionale:H24, con la presenza del funzionario di turno, con funzioni decisionali, ed operatori.

21 Soglia 1 Soglia 2 Soglia 3 Soglie pluviometriche e livelli di criticità Criticità Elevata Allerta 3 Fase di Allarme Allarme (prima dell’inizio degli effetti al suolo). A ragion veduta, il Sindaco può disporre le azioni di salvaguardia con l’interdizione delle aree a rischio e con l’eventuale sgombero delle persone ivi presenti. Emergenza (dopo l’inizio degli effetti al suolo). Il Sindaco deve attivare tutte le risorse disponibili nel territorio comunale per concorrere al soccorso della popolazione colpita Centro Funzionale:H24, con la presenza del funzionario di turno, con funzioni decisionali, ed operatori.

22 RISCHIO INCENDI DI INTERFACCIA SCENARI E LIVELLI DI ALLERTA

23 Sistema di allertamento nazionale Il Centro Funzionale Centrale emana quotidianamente, entro le ore 16.00, uno specifico Bollettino, reso accessibile a: Regioni, Province Autonome, Prefetture-UTG, CFS e CFR, VVF Il bollettino è trasmesso dalla Regione (C.F.R.) ai Comuni

24 Incendio di interfaccia 25-50 m circa Zona urbana Scuola Esempio 1: Interfaccia classica – strutture ravvicinate tra loro e la vegetazione (zone urbane periferiche, ecc.) Edificio 200 m circa Fascia Perimetrale Interfaccia Chiesa Distanza relativa inferiore a 50 m

25 Incendio di interfaccia Case Sparse Esempio 2: Interfaccia mista – presenza di strutture isolate in un territorio ricoperto da vegetazione combustibile 200 m circa Fascia Perimetrale 200 m circa Interfaccia Fascia Perimetrale Distanza relativa superiore a 50 m

26 Incendio di interfaccia Scuola Edificio Esempio 3: Interfaccia occlusa – zone con vegetazione combustibile e circondate da strutture urbane Fascia Perimetrale 200 m circa Interfaccia 25-50 m circa Parco Fascia Perimetrale 200 m circa Zona urbana con area a verde all’interno Ospedale

27 Individuazione della “interfaccia” Antropizzato Interfaccia (25-50m)‏ Fascia perimetrale (200m circa)‏ Area “vegetata” Fascia di contiguità tra le strutture antropiche e la vegetazione ad essa adiacente esposte al contatto con i sopravvenienti fronti di fuoco. La larghezza di tale fascia è stimabile tra i 25- 50 metri e dipende dalle caratteristiche fisiche del territorio, nonché dalla configurazione della tipologia degli insediamenti.

28 Tipo di vegetazione (carta forestale, o carta uso del suolo, o ortofoto, o in situ) CRITERIVALORE NUMERICO Coltivi e Pascoli0 Coltivi abbandonati e Pascoli abbandonati2 Boschi di Latifoglie e Conifere montane3 Boschi di Conifere mediterranee e Macchia 4 Rappresentazione del tipo di vegetazione a cui si sovrappone la carta forestale con le aree di interesse. Il risultato sono sotto-aree della fascia perimetrale

29 Rappresentazione delle classi di pericolosità per gli incendi di interfaccia all’interno della fascia perimetrale. Ogni colore determina un diverso grado di pericolosità: rosso-alta; arancione-media; giallo-bassa PERICOLOSITA’INTERVALLI NUMERICI BassaX ≤ 10 Media11 ≤ X ≤18 AltaX ≥ 19 PARAMETRO ANALIZZATOVALORE NUMERICO Pendenza Vegetazione Densità vegetazione Distanza dagli insediamenti degli incendi pregressi Contatto con aree boscate Classificazione piano AIB TOTALE

30 8Infrastrutture per il monitoraggio meteorologico (ad es. stazioni meteorologiche, radar) 8Infrastrutture per le telecomunicazioni ( ad es. ponti radio, ripetitori telefonia mobile) 8Viabilità secondaria (ad es. strade comunali) 10Viabilità principale (autostrade, strade statali e provinciali) 10Centrali elettriche 10Altri edifici strategici (ad es. sede Regione, Provincia, Prefettura, Comune e Protezione Civile) 10Caserme 10Scuole 10Ospedali 10Edificato discontinuo 10Edificato continuo SENSIBILITA’BENE ESPOSTO 2Cave ed impianti di lavorazione 2Aree nude 2Aree in trasformazione/costruzio ne 2Aree per impianti zootecnici 2Cimiteri 5Verde attrezzato 5Discariche 5Depuratori 8Impianti sportivi e luoghi ricreativi 8Aree per deposito e stoccaggio 8Stazioni ferroviarie 8Aeroporti 8Edifici di interesse culturale (ad es. luoghi di culto, musei) 8Edificato industriale, commerciale o artigianale SENSIBILITA’BENE ESPOSTO Analisi della vulnerabilità

31 R1R2R3Bassa R2R3R4Media R3R4 Alta BassaMediaAlta Pericolosità Vulnerabilità Rappresentazione su ortofoto del rischio incendi di interfaccia

32 Parte generale Raccolta dati territoriali relativi al territorio comunale SIM: Sistema Informativo della Montagna www.simontagna.it portale Ministero Politiche Agricole Alimentari e Forestali SITGE: Sistema Informativo Territoriale per la gestione delle emergenze www.sitge.protezionecivilecalabria.it portale Regione Calabria - Protezione Civile Risorse cartografiche

33 25-50 m circa Zona urbana Scuola Edificio 200 m circa Fascia Perimetrale Interfaccia Chiesa Distanza relativa inferiore a 50 m Ospedale Livelli di allerta, fasi operative e attività per gli incendi di interfaccia Il Sindaco avvia e mantiene i contatti con le strutture operative locali la Prefettura - UTG, la Provincia e la Regione PREALLERTA - Periodo campagna AIB - Bollettino pericolosità media - Incendio boschivo in atto ATTIVITA’FASI OPERATIVE LIVELLI DI ALLERTA Attivazione del Presidio Operativo, con la convocazione del responsabile della funzione tecnica di valutazione e pianificazione ATTENZIONE - Bollettino pericolosità alta - Possibile propagazione dell’incendio verso la fascia perimetrale ATTIVITA’ FASI OPERATIVE LIVELLI DI ALLERTA Attivazione del Centro Operativo Comunale o Intercomunale PREALLARME - Incendio boschivo prossimo alla fascia perimetrale che sicuramente interesserà zone di interfaccia ATTIVITA’ FASI OPERATIVE LIVELLI DI ALLERTA Soccorso ed evacuazione della popolazione ALLARME - Incendio in atto interno alla fascia perimetrale ATTIVITA’ FASI OPERATIVE LIVELLI DI ALLERTA

34 Lineamenti della pianificazione e strategie operative Un riepilogo finale … SISTEMA DI ALLERTAMENTO LOCALE Reperibilità h24 di un funzionario comunale a turnazione OPPURE Utilizzo delle strutture presenti ordinariamente sul territorio comunale già operative in h24 (Carabinieri, Vigili urbani, Vigili del fuoco...) PRESIDIO OPERATIVO Struttura di coordinamento delle attività a livello comunale di cui si avvale il Sindaco. E’ composto da almeno una unità di personale in h24 (turni di reperibilità) CENTRO OPERATIVO COMUNALE (COC) Centro di coordinamento dei soccorsi in caso di aggravamento dell’evento. E’ ubicato in area non a rischio. Opera in h24 PRESIDIO TERRITORIALE Sistema di vigilanza sul territorio. Può essere composto da squadre Unità Tecniche Mobili Comunali FUNZIONALITÀ DELLE TELECOMUNICAZIONI Garantire i collegamenti in situazione di criticità con le reti radio esistenti (VVUU, Volont.) SALVAGUARDIA DELLA POPOLAZIONE Garantire l’incolumità della popolazione: Informazione, sistemi di allarme, aree di emergenza

35 1.Procedura per la reperibilità h 24 di almeno un’unità di personale con comunicazione dei recapiti alla Regione, alla Prefettura – UTG ed alla Provincia (Sistema di Allertamento Locale). 2.Indicazione della sede ove attivare in emergenza il Centro Operativo Comunale (COC), presso il Municipio o altra struttura, attrezzata con telefoni, fax ed Internet. 3.Individuazione del personale delle Unità Tecniche Mobili Comunali (UTCM) secondo le indicazioni riportate nella D.G.R. n. 172 del 29/03/07 (Presidio Territoriale) 4.Procedura per l’attivazione del Presidio Operativo: presidio ridotto del COC con almeno una unità di personale in h 24 per il coordinamento delle UTCM. 5.Individuazione delle Funzioni di Supporto da attivare nel COC e della segreteria con l’indicazione dei responsabili. Le funzioni di supporto possono essere ridotte implementate od accorpate in relazione alle disponibilità di personale del Comune. 6.Identificazione delle aree di attesa e delle aree di accoglienza per la salvaguardia della popolazione. 7.Elenco di sintesi delle attività in ordinario ed in emergenza che devono essere svolte da ciascuna funzione di supporto e dalla segreteria. 8.Procedure Operative suddivise in fasi che il Comune è in grado di effettuare durante l’emergenza. Contenuti fondamentali del Piano Comunale d’emergenza


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