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Una tiepidezza dovuta spesso a quel falso rispetto che porta a tacere sugli errori dei fratelli, per paura di intaccare la loro sensi­bilità e per conservare.

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Presentazione sul tema: "Una tiepidezza dovuta spesso a quel falso rispetto che porta a tacere sugli errori dei fratelli, per paura di intaccare la loro sensi­bilità e per conservare."— Transcript della presentazione:

1 Una tiepidezza dovuta spesso a quel falso rispetto che porta a tacere sugli errori dei fratelli, per paura di intaccare la loro sensi­bilità e per conservare un fragile equilibrio rela­zionale che con il tempo si è stabilito, ma che è destinato, prima o poi, a infrangersi nuovamente.

2 . Ci si dovrebbe, piuttosto, armare di audacia e di franchezza cristiana, atteggiamenti che portano a osare, ad andare oltre, solo per amore della verità e della giustizia

3 Se questo avviene, allora la correzione fraterna diventa un efficace itinerario di guarigione dai propri rancori, in quanto mediante le sue dinamiche si può ricostruire una relazione frantumata.

4 Se la correzione fraterna è stata realmente accolta, il processo di riconciliazione potrà avere esito po­sitivo, ma a volte le buone intenzioni di chi vuole percorrere un itinerario di perdono non sempre raggiungono i risultati sperati, con la conseguenza che, non vedendo subito i frutti dell’impegno; ci si lascia travolgere dallo scoraggiamento e si desiste dai buoni propositi. LA PREGHIERA DI INTERCESSIONE

5 A questo punto, la carità cristiana invita a far sì che il perdono, elaborato e donato già nel proprio cuore, possa raggiungere il fratello mediante l’interces­sione, una modalità della preghiera nella quale si presentano al Signore le persone e i loro bisogni.

6 Si tratta di un’esperienza spirituale che permette di entrare in una nuova visione del mondo, che ci porta a superare le nostre ristrettezze mentali e a sperimentare quella nuova legge d’amore che Gesù ha donato e praticato.

7 Bisogna entrare nel pensiero stesso di Cristo e nel suo nuovo modo di concepire i rapporti interper­sonali, in cui la giustizia deve superare quella an­tica ed essere concepita come carità e misericor­dia. Questo è il senso dell’imperativo evangelico: «Se la vostra giustizia non supererà quella de­ gli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli» (Mt 5, 20).

8 Il perdono che si esprime attraverso la preghiera di intercessione diventa un modo di superare ogni forma di vendetta, come invita a fare Gesù quando a proposito dice: «Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente. [...] Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti» (Mt 5,38.43-45).

9 Si tratta di un brano molto importante, in quanto la sua attuazione diventa il segno di riconoscimento del nostro essere figli di Dio.

10 Ai discepoli di Gesù è chiesto un supplemento d’amore che li renda capaci di dare a tutti più degli altri, un “di più” che conduce al superamento di quella mentalità fari­saica legata alla cosiddetta “legge del taglione” che, spesso e in modi sottili, attuiamo nelle nostre relazioni, dando vita a quei falsi perdoni di cui abbiamo fatto cenno.

11 Pertanto, la preghiera di intercessione fa sperimen­tare cosa significa confidare nella potenza di Dio che, secondo le sue modalità e i suoi tempi, può intervenire su tutte le situazioni che umanamente risultano impossibili da risolvere, raggiungendo, come nel nostro caso, anche i cuori più induriti per indirizzarli sulla via del perdono.

12 Possiamo, allora, definire la preghiera di intercessione come il luogo in cui ci alleniamo alla carità pura, in cui continuiamo a volere il bene del fra­tello senza aspettarci nulla in cambio, in cui allontaniamo la tentazione della mormorazione e del facile giudizio verso colui che ci ha fatto o conti­nua a procurarci del male.

13 Tutto ciò non significa arrendersi di fronte alle difficoltà o non volersi prendere le proprie responsabilità, ma prendere coscienza che non siamo onni­potenti e che tutto ciò che vogliamo attuare, fosse anche il bene per il fratello, non sempre trova pieno compimento.

14 Si tratta con molta umiltà di accettare la sconfitta anche sui propositi più nobili che ci siamo pre­fissati e di sapere attendere pazientemente, edu­cando la propria interiorità a tenere vivi i propositi di perdono.

15 Tra i tanti episodi evangelici, in cui si esprime la misericordia di Gesù, due mi sembrano particolar­mente significativi per comprendere che cosa è la preghiera di intercessione: l’Ultima cena, che vede protagonista Giuda Iscariota, e la crocifissione.

16 Da una parte, un traditore che vende il proprio maestro per trenta denari; dall’altra, gli aguzzini che lo scherniscono e lo umiliano.

17 In entrambi i casi, nonostante il grande dolore inflitto, Gesù non mostra atteggiamenti di rancore e di vendetta, ma di amore e di perdono.

18 Così, nel momento drammatico del tradimento di un amico, Gesù consegna il suo testamento di amore istituendo l’Eucaristia, in cui il pane e il vino che egli offre ai suoi discepoli diventano segni sacramentali del suo corpo donato e del suo sangue versato per la salvezza del mondo.

19 Mentre, sopra la croce poco prima di morire, eleva al Padre la più toccante preghiera di intercessione per i propri crocifissori:...«Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno» (Lc 23,34a), una preghiera piena di misericordia che arriva per­sino a giustificare al Padre l’azione malvagia degli aguzzini.

20 Dirà, a proposito, don Primo Mazzolari: Il piano commerciale del do ut des è superato da questo elemento di follia, che è la croce, la quale è prima di tutto perdono, perché è soprattutto e unicamente amore 4. 4. PRIMO MAZZOLARI, Tempo di passione, Paoline, Milano 1995, p. 97.

21 La stessa prospettiva si può aprire anche per noi, solo se lasciamo agire lo Spirito Santo nel nostro cuore perché avvenga il miracolo del perdono: È lì, infatti, nella profondità del cuore che tutto si lega e si scioglie. Non è in nostro potere non sentire più e dimenticare l’offesa; ma il cuore che si offre allo Spirito Santo tramuta la ferita in com­passione e purifica la memoria trasformando l’of­fesa in intercessione 5. 5. CCC, n. 2843.


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