La presentazione è in caricamento. Aspetta per favore

La presentazione è in caricamento. Aspetta per favore

Evoluzione e disagio in età adolescenziale

Presentazioni simili


Presentazione sul tema: "Evoluzione e disagio in età adolescenziale"— Transcript della presentazione:

1 Evoluzione e disagio in età adolescenziale
Dott. Angelo De Giorgi Psichiatra Ambulatorio Doppia Diagnosi Ser.T. di Manfredonia- ASL FG

2 L’adolescenza Il periodo di transizione tra l’infanzia e la vita adulta prende il nome di adolescenza e corrisponde ad un arco di anni piuttosto ampio, variabile da individuo a individuo, sia per quanto riguarda l’entità e le caratteristiche dei cambiamenti che l’attraversano sia per quanto riguarda i limiti temporali che ne scandiscono l’inizio e la conclusione.

3 L’adolescenza È generalmente considerata adolescenza la fase della vita umana compresa tra i 12 e 18 anni. La trasformazione degli stadi dei cicli di vita e della loro durata nonché una sostanziale modificazione sociale ha prodotto un allungamento dell’adolescenza.

4 L’adolescenza come ruolo
La pubertà è un fenomeno universale che segnala il passaggio dalla condizione fisiologica del bambino alla condizione fisiologica dell’adulto L’adolescenza è il passaggio dallo status sociale di bambino e quello di adulto, che varia per durata, qualità e significato da una civiltà all’altra e, all’interno della stessa civiltà, da un gruppo sociale all’altro.

5 Età sospesa Rilke: “Stavano là in uno spazio di mezzo tra il mondo e i balocchi” Senso di medianità… in cui si fa più forte il senso di speranza e le paure che le attese comportano È il momento in cui l’adolescente si pone una serie di domande: • Chi Sono? • Come mi vedono gli altri? • Qual è il mio posto nel mondo? • Quanto valgo? L’adolescenza viene considerata quale momento di transizione tra età fanciullesca ed età adulta, come momento di sospensione tra due mondi molto diversi tra loro

6 L’adolescenza Nella fase adolescenziale, la maturazione delle capacità di analisi e di introspezione, la definizione della propria identità, dei valori e delle scelte, consentono una progressiva riorganizzazione, pur nell’ambito di situazioni spesso ancora intricate e confuse. È la ricerca della risposta a queste domande che consente all’individuo di trovare nuvi asseti psichici che gli permettono una riorganizzazione complessiva del proprio modo di approcciare la vita al fine di riuscire ad acquisire le necessarie capacità di coping che gli consentiranno di affrontare le difficoltà proposte dalla vita di adulto

7 L’adolescenza Un altro aspetto della fase adolescenziale è il suo carattere ‘relativo’ e non universale, dovuto al fatto che essa viene diversamente rappresentata a seconda della cultura e della appartenenza sociale.

8 L’adolescenza- prospettiva psicoanalitica Sturm und Drang ovvero Tempesta e stress
Hall, considerato il padre della ricerca scientifica sull’adolescenza, e gli studi di impostazione psicoanalitica hanno contribuito a identificare nelle trasformazioni fisiche e biologiche e nei turbamenti emotivi che ne conseguono il punto di avvio del passaggio dal mondo del bambino a quello dell’adolescente.

9 L’adolescenza- La dimensione sociologica
La prospettiva sociologica ha centrato l’attenzione sul rapporto tra organizzazione sociale, gruppo di appartenenza e classi sociali, nella loro relazioni con la definizione dei ruoli e delle richieste normative che definiscono i comportamenti degli adolescenti nei loro diversi contesti di vita, chiarendo che il modo attraverso cui si manifesta la transizione adolescenziale risente dell’influenza del contesto familiare, sociale e culturale.

10 L’adolescenza La letteratura scientifica ha raggiunto una visione concorde nel ritenere come la fenomenologia adolescenziale sia influenzata dalle interconnessioni tra fattori biologici, psicologici, culturali e sociali.

11 L’adolescenza Per la maggior parte dei ragazzi la fase adolescenziale, al cui superamento contribuiscono sia l’adolescente stesso con le proprie risorse e le proprie scelte, sia le condizioni sociali e culturali che sono un importante terreno di crescita, si sviluppa senza particolari opposizioni, sfide o manifestazioni psicopatologiche.

12 L’adolescenza Ormai lontani dalla rappresentazione sociale di questa fase della vita come “crisi” caratterizzata da conflitti e da ribellioni, gli studi si indirizzano su una visione dell’adolescente come protagonista e costruttore del proprio percorso evolutivo.

13 L’adolescenza Recenti ricerche epidemiologiche non hanno confermato l’idea per cui tutti gli adolescenti attraversino una fase di tumulto o di crisi violenta (Coleman e Hendry,1990). In USA si è visto che il 70% dei ragazzi ha una relazione positiva con i genitori (Steinberg, 2004)

14 a seconda della sua appartenenza sociale o di genere,
L’adolescenza Il soggetto, a seconda della sua appartenenza sociale o di genere, si troverà di fronte a compiti di sviluppo ai quali dovrà rispondere... Pertanto è piuttosto verso i compiti di sviluppo che dobbiamo direzionare la nostra attenzione di operatori

15 L’adolescenza- compiti di sviluppo
Tra i vari compiti di sviluppo che l’adolescente deve fronteggiare ci sono: Accettare il proprio corpo Acquisire un ruolo sociale femminile o maschile Instaurare relazioni nuove con coetanei di entrambi i sessi; Conseguire indipendenza emotiva dai genitori e da altri adulti;

16 L’adolescenza- compiti di sviluppo
Desiderare ed acquisire un comportamento socialmente responsabile; Acquisire un sistema di valori ed una coscienza etica come guida al proprio comportamento; Prepararsi al matrimonio e alla vita familiare; Sviluppare competenze intellettuali e conoscenze necessarie per la competenza civile; Orientarsi verso, e prepararsi per una professione; Raggiungere l’indipendenza economica.

17 L’adolescenza Per quanto si distinguano gli adolescenti (inferiori ai 18 anni) dai giovani adulti (superiori ai 18 anni), attualmente si riscontrano caratteristiche dei tardo-adolescenti anche nei giovani di età più avanzata: tra queste la dipendenza economica e la permanenza in famiglia: spesso si riscontra una permanenza in famiglia anche quando si è indipendenti economicamente.

18 L’adolescenza Il clima affettivo in cui si dipana l’adolescenza è radicalmente cambiato perché è mutato il modo in cui gli adulti si trovano ad esercitare il mestiere di padre e di madre.

19 L’adolescenza Meno cultura e più natura, cioè meno regole e norme ma più attenzione nel sostenere la crescita del figlio.

20 L’adolescenza Questo a volte comporta il venir meno di importanti fattori di sostegno e, d’altro canto, rende gli adolescenti attuali particolarmente sensibili agli aspetti depressivi del processo di separazione dalla famiglia.

21 L’adolescenza Il passaggio da un’infanzia privilegiata all’età adulta è vissuto con grande intensità emotiva. Noia, tristezza, paura, vergogna si alternano come affetti capaci di governare il comportamento dei ragazzi e il disagio che sperimentano

22 L’adolescenza Questo imprime alle loro relazioni modalità espressive che pongono ai padri e alle madri ardui problemi di comprensione e difficili scelte di intervento.

23 Riepilogando… Lo sviluppo non avviene attraverso strade obbligate bensì attraverso percorsi possibili fortemente individualizzati e differenziati L'individuo svolge una continua azione sul proprio mondo interno ed esterno L'ambiente o contesto è costituito da una pluralità di fattori di ordine fisico, relazionale, storico e culturale, il quale è continuamente modificato e interpretato dall'individuo stesso (Bonino, 2001)

24 In tale visione sistemica le traiettorie di sviluppo sono molto irregolari e non possono essere previste in modo deterministico, dal momento che a seconda delle condizioni del sistema, piccole influenze possono produrre, nel tempo, grandi effetti (effetto farfalla), mentre grandi influenze possono avere effetti ridotti (Van Geert,1994)

25 Lo sviluppo come "azione nel contesto"
Si sottolinea l'importanza dell'azione dell'individuo che interagisce con un contesto che offre allo stesso tempo limiti e restrizioni insieme ad opportunità e risorse (Silbereisen et al., 1986; Silbereisen et al.,1998; Silbereisen et al.,1994). L'Individuo non è un organismo reattivo, plasmato dagli eventi ambientali o mossi da disposizioni innate ma un soggetto attivo, in grado di autoregolarsi e riflettere su se stesso (Bandura, 2000). L'azione è un comportamento intenzionale, volontario e sottoposto a controllo personale, anche se queste caratteristiche possono essere di grado molto diverso e spaziare da un minimo ad un massimo.

26 L'azione è dotata di significato
si fonda sul sistema di valori sulle credenze, sulle norme, sugli scopi, sulle valutazioni che l'individuo ha elaborato all'interno di una certa cultura.

27 Caratteristiche dell’azione
L'azione è messa in atto all'interno di un preciso contesto che è ricco allo stesso tempo di limiti e di risorse. L'azione è messa in atto da un individuo con caratteristiche proprie L'azione ha un effetto di ritorno negativo o positivo sull'individuo e un effetto sul contesto (feedback). L'azione è il risultato di una "razionalità vincolata" nel senso che incidono in essa lo sviluppo del pensiero, difficoltà di decentramento, scarsa attitudine alla riflessione, interferenze emotive. L‘intenzionalità dell'azione non implica sempre la consapevolezza delle motivazioni da cui parte e delle implicazioni che ha per il soggetto e per gli altri. Il grado di consapevolezza muta lungo lo sviluppo ed è legata all'esercizio della riflessione metacognitiva.

28 Livelli di complessità dell’azione
I livelli di complessità dell'azione possono essere diversi: livello alto (piani di azione a lungo termine) livello intermedio (un piano di azione nel presente che facilita il piano di azione a lungo termine) livello basso ( decidere tra alternative nel presente) Per l'adolescente è difficile muoversi agevolmente in questi tre livelli: il futuro può essere troppo lontano; il saper rimandare la soddisfazione si scontra con la tendenza a preferire una gratificazione immediata nel presente (Ricci Bitti,1997). Queste caratteristiche possono dar luogo a diversi gradi di complessità delle azioni

29 I COMPORTAMENTI A RISCHIO
Comportamenti adolescenziali sono il risultato del processo di sviluppo (diventar grandi) all’interno di in una certa cultura. Sono il frutto dell’interazione tra caratteristiche dell’individuo, i suoi compiti evolutivi e l’ambiente sociale della cultura occidentale. COMPITO EVOLUTIVO concetto che ha recentemente sostituito quello di stadio in una lettura dello sviluppo come arco di vita Proprio la difficoltà di muoversi agevolmente in questi tre livelli può innescare comportamenti a rischio

30 COMPITI DI SVILUPPO Secondo Havinghurst (1953) per un adolescente i compiti sono: Istaurare relazioni nuove e più mature Sviluppare competenze intellettuali Acquisire comportamenti socialmente responsabili Acquisire un sistema di valori Conseguire indipendenza emotiva Raggiungere la sicurezza economica Orientarsi verso l’occupazione Acquisire un ruolo sessuale appropriato Accettare il proprio corpo ed usarlo in modo efficace Ricordando i già citati compiti di sviluppo…

31 Aree di crisi Sviluppo puberale e sessuale
Fase di transizione per il sé e l’identità dei ragazzi Cambiamenti nella famiglia Controllo del proprio comportamento Transizioni sociali nella scuola: difficoltà, abbandoni, bocciature Situazioni e comportamenti a rischio … si possono facilmente prevedere le principali aree di crisi per la crescita dell’adolescente

32 La Famiglia come contesto primario di vita degli adolescenti
Ultimamente si sono verificati numerosi cambiamenti a livello sociale (declino delle nascite, donne più emancipate, incremento dei divorzi, ecc.) Nonostante tali modificazioni la famiglia comunque assolve a compiti importantissimi quali: sostenere ed indirizzare lo sviluppo individuale, garantire la continuità dell’ordinamento sociale Negli studi psicologici si è sempre data grande importanza alle relazioni ed interazioni tra i membri di una famiglia. Tali contatti favoriscono infatti lo sviluppo affettivo e cognitivo, e danno le basi delle TRANSIZIONI dei rapporti interpersonali e SOCIALI Elemento comune delle aree di crisi è che tutte si vivono prevalentemente nel contesto familiare. La famiglia diviene un contenitore attivo dei cambiamenti dell’adolescente

33 Anche la letteratura scientifica ha riconosciuto il valore della famiglia…
PARKE e BURIEL (1997) = il clima familiare e le influenze reciproche tra i vari sottosistemi familiari contribuiscono agli esiti positivi o negativi dell’adattamento/socializzazione. Ogni sottosistema, in diversa misura, ha un’influenza sulle nuove generazioni. EREL e BURMAN (1995) = i contrasti nella relazione coniugale tendono ad espandere i loro effetti negativi anche alla relazione con i figli. (SPILL-OVER HYPOTHESIS). I maschi si trovano sempre in maggiore difficoltà rispetto alle femmine (nuovo asseto socio-culturale all’interno della famiglia).

34 Adolescenza come processo di transizione della famiglia
Adolescenza = evento più o meno critico che coinvolge genitori e figli: è una sorta di sfida e di RISORSA per l’intero sistema familiare.. SFIDA a causa dei tanti cambiamenti e trasformazioni relazionali che possono essere ben accolti o meno dalle diverse generazioni.. RISORSA perchè come in ogni evento critico, si ha una VERIFICA dell’effettivo funzionamento familiare… Adolescenza: processo di transizione di tutta la famiglia Dicevamo che la famiglia non è un semplice contenitore passivo bensì partecipa attivamente ai cambiamenti dell’adolescente e ne viene essa stessa trasformata

35 Trasformazione dei modelli culturali di riferimento
passaggio da modelli basati sull’AUTORITA’/POTERE a modelli fondati sulla NEGOZIAZIONE/DIALOGO.. Negli ultimi anni l’ADOLESCENZA ha cominciato ad essere concepita come un “LUNGO COMPROMESSO”, che prolunga la fase di “MORATORIA” (infantile), creando una generazione di giovani ADULTI con un ruolo ancora più impreciso degli adolescenti stessi. Tale cambiamento del clima familiare è PARALLELO al diverso modo in cui le generazioni adulte esercitano la loro funzione genitoriale (PARENTING).

36 Da funzioni costrittive e normative ad aspetti affettivi e fiduciari
Si hanno vantaggi e svantaggi del passaggio da modelli basati sull’AUTORITA’/POTERE a modelli fondati sulla NEGOZIAZIONE/DIALOGO. VANTAGGI aumento di Apertura, Libertà,Condivisione tra le generazioni SVANTAGGI riduzione delle Motivazioni a cercare fuori della famiglia contesti per mettere in pratica il proprio progetto di Vita e per raggiungere la propria realizzazione personale.

37 Ruolo dell’amicizia nella adolescenza
Amici per la pelle (tutto o nulla) Le caratteristiche dei legami amicali nell’adolescenza (qualità dei legami stessi) L’internalizzazione familiare ha limitato enormemente la possibilità che altri fattori hanno di influenzare il percorso di crescita dell’individuo, primo fra tutti quello dell’amicizia

38 Da tempesta a “normale” percorso di maturazione
Tre domini: 1)cognitivo; 2)morale;3)interpersonale Dominio interpersonale: competenza sociale globale (compito di sviluppo) Mancanza di amici nell’infanzia e nell’adolescenza: “deficit sociale” (Sullivan,1953) Gottman e Parker : Soggetti devianti e con problemi delinquenziali derivano dalla mancanza di rapporti con i coetanei nell’adolescenza Diverse correnti psicologiche hanno formalizzato la trasformazione della connotazione del periodo adolescenziale da tempesta a normale evoluzione riconoscendo in tre domini i punti deboli per un corretto sviluppo

39 Buona qualità delle relazioni amicali (Cattelino, 2000).
Migliora: • La stima di sé • Le aspettative di successo Fattori di protezione: • Dallo stress • Dal senso di alienazione • Dai sentimenti depressivi

40 Un amico per crescere Adolescenza: definizione della propria identità personale e sociale (compito di sviluppo) Amicizia: 1. Preadolescenza : soddisfazione dei bisogni di confronto ed esplorazione di sé 2. Adolescenza: amici per comunicare, parlare, discutere (dimensione relazionale)

41 Amici per… Imparare i significati sociali
Acquisire e affinare le abilità per interagire con gli altri Conoscere e sviluppare il proprio sé e il proprio ruolo

42 Funzioni dell’amicizia per lo sviluppo delle abilità interattive
1. Area di prova per il comportamento 2. Istituzioni culturali 3. Contesto per la crescita del Sé sociale L’amicizia diviene il luogo ideale in cui provare i prorpi comportamenti, sviluppare la propria visione del mondo, regolamentare attraverso una continua azione di feedback la crescita del proprio Sè

43 Legami di amicizia:”zona franca” tra la famiglia e la società più ampia
Il gruppo di amici aiuta a conservare un senso di continuità personale nel tempo

44 I rapporti di amicizia assumono nell’adolescenza caratteristiche e connotazioni per certi versi simili a quelli dell’innamoramento: 1. Carattere simbiotico 2. Possessività 3. Esclusivismo 4. Idealizzazione dell’altro 5. Gelosia e conflitto

45 Il “disvelarsi” dell’amico favorisce nell’adolescente lo sviluppo dell’autostima e il rafforzamento del sè Con gli amici dello stesso sesso ci si confronta con quelli di sesso opposto ci si distingue scoprendo l’esistenza di un mondo complementare al proprio: Assunzione di un ruolo adulto (compito di sviluppo)

46 La capacità di avere amici
Comporta il fatto per cui - Amicizia: “Una lama a doppio taglio” - Non è solo una fonte di benefici, ma comporta anche effetti indesiderabili

47 Effetti negativi Non avere amici:
Deprivazione dai benefici che la relazione di amicizia comporta sul piano dello sviluppo sociale, cognitivo e affettivo. Avere amici: Preclude l’opportunità di avere esperienze con gli altri compagni (aspetti fusionali) Può costituire fattori di rischio se si hanno “cattivi” amici o se si instaurano rapporti sbagliati

48 …facciamo pausa ?

49 Psicopatologia dell’adolescenza
Il mutamento del ruolo genitoriale si inserisce in un generale mutamento della società e dei ruoli sociali. Quanto detto determina un cambiamento delle manifestazioni psicopatologiche

50 Psicopatologia dell’adolescenza
In ambito psicopatologico, rispetto a qualche anno fa, quando lo scompenso era di tipo prevalentemente psicotico, si assiste oggi a un numero sempre crescente di patologie psicopatiche, sociopatiche, di disturbi dell’identità a carattere dissociativo, a disabilità dell’apprendimento su base emotiva, a disturbi del comportamento alimentare.

51 Psicopatologia dell’adolescenza
Il fenomeno, che comporterebbe anche un approfondimento di tipo sociologico, ci mette tuttavia di fronte a un comune denominatore presente in tutte queste manifestazioni psicopatologiche, vale a dire una grave e pervasiva incapacità a pensare a se stessi in termini progettuali e con una precisa nozione di evoluzione processuale (autonomizzazione-assunzione di responsabilità)

52 Psicopatologia dell’adolescenza
Tutto ciò determina un palese disturbo nei confronti di un esterno (da intendersi come percezione del mondo o relazione con le altre persone) con il quale il ragazzo, a fronte di vissuti di estraneità, di inappartenenza, di pericolosità generica non sa contrattare o negoziare, maneggiando la difficoltà in senso dissociativo, antisociale, asociale.

53 Psicopatologia dell’adolescenza
A fronte di quanto detto, l’operatore che si trova di fronte a un adolescente, deve distinguere le manifestazioni di un disagio tipico dell’età dai segnali relativi alla presenza di un disturbo psicopatologico preciso.

54 Psicopatologia dell’adolescenza
Recentemente indagini sulla percezione sociale del disagio adolescenziale hanno mostrato un effetto di distorsione del giudizio (degli adulti) con una sovrastima degli aspetti di rischio e una minore considerazione degli aspetti protettivi, soprattutto a carattere sociale.

55 Psicopatologia dell’adolescenza
Ciononostante esiste un malessere significativo: escludendo comportamenti ad alto rischio o gravemente psicopatologici, numerose ricerche hanno evidenziato che i giovani al di sotto dei 18 anni che lamentano un disagio psicologico costituiscono una percentuale variabile tra il 17 e il 22%.

56 Psicopatologia dell’adolescenza
Nei giovani esiste l’esigenza di unicità e visibilità ricercate anche attraverso comportamenti provocatori o eccentrici, o il bisogno di anticipare l’età adulta mediante comportamenti inadeguati all’età.

57 Psicopatologia dell’adolescenza
L’attrazione dei giovani per le emozioni forti (sensation seeker), le condotte pericolose e le sfide, l’impulsività, e il sentimento di impotenza e invulnerabilità, se, da una parte, sono funzionali alla differenziazione e alla costruzione dell’identità personale, dall’altra rappresentano un evidente fattore di rischio.

58 Psicopatologia dell’adolescenza
Sono caratteristici dell’adolescenza alcuni errori cognitivi come la minimizzazione, cioè l’incapacità di cogliere globalmente gli aspetti di una situazione, il pensiero dicotomico, del tipo tutto o nulla e la personalizzazione, cioè il percepirsi come causa di eventi soprattutto negativi

59 Psicopatologia dell’adolescenza
Gli orientamenti più attuali degli studi convergono sull’attenzione alle ‘risorse’ degli adolescenti. Il problema è fornire agli adolescenti ‘risposte più valide ai loro compiti di sviluppo, le quali siano meno pericolose sul piano fisico e più creative, mature ed evolute sul piano psicologico e sociale.

60 Psicopatologia dell’adolescenza
Lo stress in adolescenza costituisce un importante fattore di vulnerabilità. Alcuni studi lo indicano in aumento anche a causa dell’incertezza sociale che si aggiunge alla normale incertezza dell’adolescenza.

61 Psicopatologia dell’adolescenza
Si distinguono: gli stress normativi rappresentati dai generali compiti di sviluppo, gli stress non normativi come i divorzi dei genitori e i lutti nell’ambito familiare o la mancanza di lavoro, gli stress quotidiani

62 Psicopatologia dell’adolescenza
Sono individuabili cinque grandi classi di stressor adolescenziale: relativi a sé Alla famiglia Agli amici All’interazione tra sé e la famiglia All’interazione tra sé e gli amici

63 Psicopatologia dell’adolescenza
Le modalità con le quali i giovani fronteggiano lo stress è più importante dell’impatto dello stress in quanto tale (capacità di coping).

64 L’adolescente in consultazione
Sia i giovani che i tardo adolescenti, sia che cerchino aiuto spontaneamente, o che vengano inviati, arrivano alla consultazione con un costante (espresso, nascosto o negato) sentimento di slealtà nei confronti dei loro genitori, perché stanno cercando nel clinico un genitore sostitutivo

65 L’adolescente in consultazione
Ciò, da un lato, ha a che vedere con la speranza di una relazione migliore motivata da una comprensibile ma pericolosa idealizzazione di un curante magico, dall’altro comporta vissuti di tradimento nei confronti della famiglia.

66 L’adolescente in consultazione
Se l’operatore non è in grado di riconoscere le dinamiche interpersonali ( transfer e controtransfer), e si lascia coinvolgere, comprometterà da subito la possibilità dell’alleanza terapeutica. Infatti l’investimento emotivo su di sé come oggetto immediato di relazione altera quella distanza di sicurezza che permette invece al clinico un atteggiamento consulenziale, conoscitivo ed emotivo, per cui egli si presta a svolgere una funzione e non a stabilire da subito un atteggiamento terapeutico

67 L’adolescente in consultazione
L’adolescente è diffidente non per malattia ma per necessità evolutiva. La diffidenza da parte dell’adolescente che chiede una consultazione è un dato sicuro. Il ragazzo deve mettere alla prova il clinico per vedere se può utilizzarlo per le sue esigenze di crescita (se sarà in grado di reggere il peso delle sue paure).

68 L’adolescente in consultazione
L’operatore deve conquistarsi la fiducia del ragazzo, rimanendo in contatto con la diffidenza del paziente, anzi, alleandosi esplicitamente con essa. Se la diffidenza non è espressa o è negata dal ragazzo, allora è l’operatore a dover diffidare evitando l’errore fatale di sentirsi sollevato a causa del diniego della realtà.

69 L’adolescente in consultazione
L’adolescente che si affida è in realtà di difficile gestione perché nasconde con la compiacenza un’identità “spugna”.

70 L’adolescente in consultazione
Anche la sfiducia è fisiologica più che in altre età dato che il ragazzo si trova in un vortice di cambiamenti che sconvolgono la sua vita di ex-bambino o di ex pubere, nel mondo interno e nel mondo esterno; cambiamenti che fatica ad affrontare e controllare, così come fatica ad acquisire e integrare nuove competenze cognitive, sessuali, emotive, affettive, relazionali e sociali che lo sviluppo fisico e la realtà richiedono.

71 L’adolescente in consultazione
L’impotenza è l’effetto di innumerevoli fattori. L’acquisizione di capacità cognitive quali l’astrazione (Piaget, 1955) e di riflessione su di sé e sui propri pensieri, mette il ragazzo nella condizione di utilizzare la metacognizione per stabilire delle connessioni tra passato e presente e di progettare il proprio futuro tramite personali strategie cognitive ed emotive.

72 L’adolescente in consultazione
Questa capacità apre la prospettiva di trascendere l’immediatezza della situazione attuale, di immettersi nel senso della processualità legato al passare del tempo e di esplorare il nuovo, cui avvicinarsi per successivi riaggiustamenti e per esperienze di prove ed errori.

73 L’adolescente in consultazione
Se l’adolescente non riesce a credere nella possibilità di trovare un suo stile di coping o di problem solving non potrà usare le sue capacità anche all’interno della consultazione stessa

74 L’adolescente in consultazione
La fantasia ha un ruolo importante nella dinamica adolescenziale, soprattutto se si tratta di ciò che Person chiama ‘fantasia generativa’

75 L’adolescente in consultazione
Le fantasie generative sono fantasie persistenti, ma non durano tutta la vita. Il loro contenuto riguarda spesso la rassicurazione dell’autostima e la gratificazione narcisistica. Esse parlano, in linea di massima, alle nostre speranze e ai nostri sogni, specie per quanto concerne la carriera, la famiglia, le aspirazioni sentimentali.

76 L’adolescente in consultazione
Poiché sono orientate al futuro e incentrate su problemi di autostima, le fantasie generative, spesso servono da guida per iniziare certi percorsi e aiutarci ad operare gli adattamenti necessari.

77 L’adolescente in consultazione
Ben altra cosa è la fantasia dissociativa, vale a dire quella fantasia usata come strumento per cambiare di stato, per cercare sul serio di diventare un altro, per uscire dalla sofferenza trasformando il proprio io in un altro con comportamenti disfunzionali alla crescita o addirittura con il suicidio

78 L’adolescente in consultazione
La fantasia perde il suo valore generativo progettuale nel momento in cui perde la caratteristica del possibile e quindi deve essere messa in atto.

79 Ed in ultimo la paura degli adulti…
Violenza ed antisocialità

80 Violenza, Devianza ed Antisocialità
Nel 1928 Stanley Hall affermava che: “ Le statistiche criminali riportano due fatti molto gravi: in primo luogo un notevole aumento del crimine commesso dai ragazzi di età compresa tra i 12 e i 14 anni, aumento che riguarda tutti i tipi di crimine e che prosegue negli anni successivi. In secondo luogo la proporzione di giovani delinquenti sta aumentando ovunque e i tipi di reati commessi sono più gravi e più precoci. ”

81 DEVIANZA Insieme eterogeneo di comportamenti accomunati dalla loro valenza trasgressiva Passaggio dallo studio della delinquenza allo studio della devianza caratterizzata da atti di minore gravità che non richiedono l’intervento diretto delle autorità di polizia. La maggioranza degli atti devianti non viene scoperta, denunciata o sanzionata. Conoscenza di questi fenomeni attraverso il resoconto del soggetto.

82 Mala in se vs mala quia proibita (Male in sé vs male perché proibito)
Devianza : condotte che violano norme sociali o che negano valori che in un dato momento storico sono accettate dalla cultura Delinquenza: violazione del codice penale – presuppone l’esistenza di norme codificate La devianza non ha un carattere assoluto ma è definita sulla base della cultura dominante Mala in se vs mala quia proibita (Male in sé vs male perché proibito)

83 Distinzione tra comportamento antisociale, disturbi della condotta, devianza, aggressività
Aggressività: “comportamento che ha lo scopo di far male o nuocere ad una o più persone”. (Parke e Slaby,1983) Comportamento antisociale: “comportamento che infligge dolore fisico o mentale o che danneggia le proprietà altrui e che può costituire o meno un’infrazione alla legge” (Loeber).

84 Distinzione tra comportamento antisociale, disturbi della condotta, devianza, aggressività
Pattern persistente e ripetitivo di comportamenti in cui i diritti degli altri o le norme vengono costantemente violati. Questi disturbi possono collocarsi in diversi gruppi: • condotta aggressiva che reca danno ad una persona o animale (criterio A8-A7: fa prepotenze, minaccia, lotta, usa armi, crudele con animali o persone, uso di violenza sessuale) • comportamenti che recano danni alla proprietà (A8- A9 : Appicca il fuoco, vandalismo e altre forme di distruzione) • Inganni e furti (A10-A12 : entrare in abitazioni, auto o proprietà di altri, dire bugie e rubare oggetti di valore) • gravi violazioni delle regole (A13-A15: passare fuori la notte, scappare di casa, marinare la scuola).

85 Epidemiologia del comportamento violento in adolescenza
Loeber (1985): Età adolescenziale in cui le azioni violente più serie aumentano. Curve evolutive dell’aggressività secondo lo studio longitudinale sui giovani di Pittsburg (Loeber e Hay, 1997): • aggressività strumentale -->3 -10 • aggressività ostile - bullismo--> 8 -16 • violenza--> 12-20 FORTI DIFFERENZE DI GENERE NEI DATI EPIDEMIOLOGICI (ARRESTI RAPPORTO DI 1:8).

86 CAUSE DEL DISTURBO DELLA CONDOTTA
Predisposizione biologica cause genetiche eventi vita intrauterina Contesto socio-culturale disorganizzazione povertà sottocultura della violenza Ruolo delle esperienze pratiche educative dei genitori relazioni con i coetanei

87 Modello di intervento “Fast Track”.
Esso prevede due forme principali: 1.Manipolazione di una variabile implicata nel modello per verificare se è possibile realizzare un cambiamento. 2.“Field trial”(intervento sul campo ad ampio raggio) che mira ad un cambiamento nel contesto scolastico o nel quartiere.

88 INTERVENTO Progettato per agire sui fattori di rischio, si articola in sei componenti: 1. Migliorare le abilità educative dei genitori. 2. Stabilire buoni rapporti tra scuola e famiglia. 3. Sviluppare le abilità sociali e cognitive. 4. Recuperare delle carenze e sviluppare abilità nelle materie scolastiche attraverso il tutoring scolastico. 5. Migliorare le relazioni sociali utilizzando il metodo di “coaching”(allenamento) di Asher. 6. Promuovere un clima scolastico positivo a livello di classe tra i compagni.

89 Il modello sostiene che l’ influenza esercitata dai fattori biologici e dai fattori socioculturali sia mediata dall’ azione della famiglia, dal gruppo dei pari e dai processi psicologici ed emotivi che si sviluppano nelle interazioni sociali. Sono questi gli elementi che devono essere modificati e ai quali deve essere indirizzato l’intervento .

90 E prima che sia troppo tardi …
…sarà meglio ringraziare tutti per l’attenzione!!!


Scaricare ppt "Evoluzione e disagio in età adolescenziale"

Presentazioni simili


Annunci Google