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Processi culturali e comunicativi.

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Presentazione sul tema: "Processi culturali e comunicativi."— Transcript della presentazione:

1 Processi culturali e comunicativi.
Modelli comunicativi A cura di Mihaela Gavrila

2 Gli elementi costitutivi della comunicazione Lo schema di Lasswell (1948)
Domande Chi ? Dice che cosa ? Attraverso quale canale ? A chi ? Con quale effetto ? Filoni di ricerca Analisi degli emittenti Content analysis Analisi dei mezzi tecnici Analisi dell’audience Analisi degli effetti della comunicazione

3 Gli elementi costitutivi della comunicazione D.McQuail
Ambiti di ricerca Emittenti e riceventi Funzioni e scopi Canali, linguaggi, codici Contenuti, riferimenti, tipi di informazione Intenzionalità, feedback Domande Chi comunica con chi? Perché si comunica? Come avviene la comunicazione? Su quali temi? Quali sono le conseguenze?

4 Modelli della comunicazione
Fondamenti della comunicazione: definizioni, paradigmi e modelli

5 Modello Modello s.m. 1. L’oggetto o il termine atto a fornire un conveniente schema di punti di riferimento ai fini della riproduzione o dell’imitazione, talvolta dell’emulazione: copiare fedelmente il m.; il Petrarca è stato per lungo tempo il m. preferito dei poeti d’amore; con funzione attributiva: uno scolaro m. # La persona che posa davanti … G. Devoto, C.G. Oli Nuovo vocabolario illustrato della lingua italiana, Milano, Selezione dal Reader’s Digest, 1987 Ia edizione I modelli della comunicazione non sono altro che tentativi di rappresentare graficamente processi molto complessi. Fondamenti della comunicazione: definizioni, paradigmi e modelli

6 I modelli della Comunicazione
In generale è possibile operare una distinzione fondamentale relativa ai differenti tipi di modelli modelli lineari modelli circolari I modelli lineari presuppongono un vettore, un passaggio di qualcosa da un punto ad un altro. Anche quello di Lasswell è un modello lineare perché gli elementi del processo comunicativo elencati non possono che essere letti in sequenza. I modelli circolari raffigurano graficamente la dimensione dialogica dell’atto comunicativo descritta dal paradigma relazionale. Immaginando che emittente e destinatario siano due cerchi, possiamo sostenere che c’è comunicazione quando i due cerchi si toccano o si sovrappongono in parte, non c’è quando i due cerchi non hanno alcun contatto, c’è un perfetto risultato comunicativo quando i due cerchi si sovrappongono del tutto.

7 Alcune domande sui modelli
A quale paradigma della comunicazione appartiene? È presente il feedback? Quali sono gli elementi della comunicazione presenti nel modello? Quali sono le loro caratteristiche? Quali sono i modelli che considerano il contesto della comunicazione? Quali sono le principali evoluzioni dei modelli comunicativi? Quali sono i modelli che descrivono il passaggio da una struttura lineare ad una circolare?

8 Teoria ipodermica Modello comunicativo Comportamentismo = S R
Postulati impliciti Uniformità della natura umana Ereditarietà dei meccanismi biologici Accento sui processi non-razionali Ordine sociale come società di massa La teoria del proiettile magico o teoria ipodermica presuppone una serie di postulati impliciti: gli individui sono in condizione di isolamento psicologico nelle interazioni prevale l’impersonalità gli individui sono relativamente svincolati da obblighi e pressioni sociali gli individui rispondono in maniera uniforme allo stesso stimolo.

9 Teoria ipodermica Apre verso un approccio critico alla società di massa Isolamento psicologico degli individui Sviluppo di relazioni impersonali Libertà da obblighi sociali informali e vincolanti Divisione del lavoro L’idea di “massa” originariamente connota un aggregato in cui l’individualità sparisce. Nei processi storici di questo secolo il termine non ha la connotazione prevalentemente negativa che assume in relazione ai processi comunicativi derivanti dallo sviluppo dei media destinati ai molti: appunto i mass-media. Con lo sviluppo dei nuovi media si pone il problema del loro potere nei confronti delle masse

10 Comportamentismo Watson, 1919 Psychology from the standpoint of a behaviorist 1925 Behaviorism Ogni atto individuale viene inteso come un comportamento assimilato ad una reazione complessa alle sollecitazioni provenienti dall’ambiente; tale reazione può essere scomposta in risposte semplici (r) ciascuna associata a stimoli semplici (s) in una relazione causale di tipo lineare secondo lo schema SR Detto anche behaviorismo, dalla denominazione inglese, il comportamentismo è un orientamento della psicologia moderna che, nell'intento di dare alla psicologia uno statuto simile a quello delle scienze esatte, circoscrive il campo della ricerca all'osservazione del comportamento animale e umano, rifiutando ogni forma di introspezione che per sua natura sfugge alla verifica oggettiva.

11 Comportamentismo Ogni atto individuale, dunque, è solo apparentemente libero, essendo in realtà un comportamento direttamente imputabile a determinanti specifiche, esterne al soggetto agente e indipendenti dalla sua volontà, che possono essere variamente manipolate L'originalità di Watson sta nell'impostazione delle tesi alla base del comportamentismo in modalità assai più radicali di quanto non avessero fatto i suoi predecessori. Ne “La psicologia così come la vede il comportamentista” del 1913 scrive: "Il lettore non troverà nella mia opera discussioni sulla coscienza, né termini come sensazione, percezione, attenzione, volontà, ecc. Sono parole che suonano senz'altro bene, ma ho notato che se ne può fare a meno. [...] A dire il vero, anzi, non capisco che significato possano avere, né credo che alcuno sia mai riuscito ad usarle sistematicamente con proprietà". L'ideale che Watson si propone di raggiungere è quello di una psicologia che tratti esclusivamente le forme di comportamento di esseri viventi, così come possono venire documentate da un osservatore esterno, rinunciando a qualsiasi procedimento fondato sull'autosservazione e sulle esperienze soggettive.

12 Modello ipodermico Il comportamentismo – behaviorismo  dal termine inglese Behavior = comportamento – è quell’approccio che interpreta i fenomeni psicologici in termini di eventi di natura fisica piuttosto che mentale L’esempio più classico è quello del riflesso condizionato di Pavlov Rifiutato il metodo introspettivo nel tentativo di costruire una psicologia sul modello delle scienze naturali, nel comportamentismo si adottano i concetti di stimolo e risposta nonché le corrispondenti leggi che ne esprimono i rapporti causali.

13 Modello ipodermico Attraverso un’operazione di parallelismo tra animali e uomini, inizialmente si ritenne che la comunicazione, considerata uno stimolo di massa, potesse attivare un medesimo comportamento in ciascun essere umano che si sottoponeva ad essa

14 Modello ipodermico Onnipotenza dei media Masse atomizzate ed indifese
Uniformità della risposta Esistenza di un nesso causale Manipolazione

15 Intervening Variables
Modello S – IV – R E La sigla I. V. sta per: Intervening Variables ed indica tutte le variabili intervenienti, cioè tutti quei fattori che intervengono nel processo comunicativo favorendo, oppure ostacolando, la risposta al messaggio - stimolo Il modello S-IV-R indica che l’individuo non si comporta come il comportamentismo supponeva: ad uno stimolo non corrisponde sempre una stessa risposta, né corrisponde necessariamente una risposta.

16 Modello matematico informazionale
fonte trasmittente ricevente destinatario segnale Segnale ricevuto Fonte del rumore Elementi fondamentali del modello: Input Output Rumore Entropia Ridondanza Il modello di Shannon e Weaver sembra ricalcato su quello stimolo-risposta. Esso include un emittente, un apparato trasmittente, una “scatola nera”, un ricevente ed un destinatario. La “scatola nera” indica ciò che si verifica durante la trasmissione di un messaggio da un emittente ad un destinatario. Pochè si presume che il messaggio ricevuto potrebbe non essere uguale a quello inviato, l’obiettivo della scienza è quello di ridurre il rumore, di fare in modo che la trasmissione dell’informazione avvenga nel miglior modo possibile. Il modello di Shannon e Weaver domina la scena degli studi sulla comunicazione per lungo tempo. La ragione del suo successo risiede nell’idea, condivisa dal comportamentismo, che l’essere umano sia un essere semplice, con comportamenti (comunicativi e non) elementari, lineari, prevedibili.

17 Cibernetica 1948 Norbert Wiener pubblica
Cybernetics. Control and Communication in the Animal and Machine Il 1948 è un anno di grande fermento nel mondo scientifico americano. La guerra era stata un’eccezionale accelerazione dello sviluppo scientifico e tecnico. Nel 1948 Norbert Wiener, (Columbia, USA, Stoccolma, 1964), matematico statunitense di origine russa, fonda una nuova disciplina: la cibernetica. L'atto di nascita vero e proprio della cibernetica risale al 1945, anno in cui Wiener, assieme a von Neumann, organizza un convegno a Princeton al quale partecipano molti matematici, logici, fisici e ingegneri. Dal convegno deriva anche una terminologia comune per definire concetti come "analogico", "digitale", "bit" e "feedback". Ma nel 1948 viene pubblicato il teso di riferimento della nuova disciplina: “Cybernetics. Control and Communication in the Animal and Machine”. Nella cibernetica viene descritta la prospettiva nuova, per l’epoca, che pone al centro dell'attenzione i problemi del controllo dell'azione e il modo con cui l'informazione viene trasmessa ed elaborata. Fondamenti della comunicazione: definizioni, paradigmi e modelli

18 Cibernetica Nel volume vengono delineate
la formulazione teorica della società dell'informazione il concetto di entropia come “misura del grado di disorganizzazione di un sistema” Nel volume “Cybernetics” emergono gli importanti concetti di società dell’informazione e di entropia. Entropia è un termine che deriva dal greco e significa «mutamento evolutivo» e cioè evoluzione di un fenomeno che non può essere riportato al suo stato iniziale. Nella termodinamica l'entropia è una grandezza fisica che quantifica l'attitudine a convertirsi in lavoro di una quantità di calore Q. La variazione di entropia di un sistema può venir calcolata unicamente nel caso di trasformazioni reversibili, costituite da successioni continue di stati di equilibrio. Volgendo il discorso alla cibernetica, si osserva che durante la trasmissione di un messaggio attraverso un mezzo fisico (ad es. un conduttore) il mezzo si trova in uno stato di maggiore "ordine" rispetto allo stato precedente e susseguente. A questo maggiore ordine corrisponde una minore entropia e la differenza è tanto maggiore quanto maggiore è il contenuto di informazione del messaggio, ossia quanto minore è la probabilità dello stato "ordinato".

19 Cibernetica organizzabile Evoluzione epistemologica da un universo
armonico concezione naturale“classica” del mondo caratterizzato dall’ordine a un universo organizzabile concezione artificiale basata sul disordine Dunque, se l’omeostasi indica la morte termica di un sistema, l’energia, al contrario lo tiene in vita. L’entropia indica lo stato di disordine di un sistema ed è frutto della casualità. L’intervento umano genera energia in modo studiato, ordinato, causale, dunque produce ordine. (Cfr. le “province finite di significato” di Schutz e i paradigmi di Kuhn, dotati di limiti tali da farli scontrare l’uno con l’altro, una volta raggiunti tali limiti).

20 Cibernetica Quadro di base
Passiamo quindi da un modello di mondo non più costituito di materia e energia ma di materia energia ed informazione. Tutti i fenomeni che cadono sotto la nostra osservazione hanno in comune una caratteristica: contengono informazione. Con lo sviluppo della cibernetica e della teoria dei sistemi, si comincia a coltivare l’idea che tutta la realtà sociale possa essere descritta ed analizzata in termini di processi di informazione e scambio comunicativo.

21 Cibernetica Secondo Wiener, il divario storicamente sancito che opponeva le scienze matematiche, fisiche e naturali a quelle antropo-sociologiche non ha motivo di esistere. La comunicazione è il cemento della società. La società non è costituita unicamente da una molteplicità di individui, che si incontrano soltanto per dispute personali e per amore della procreazione, ma in un’intima interazione nell’ambito di organismi più ampi. Wiener non si interessa soltanto di logica, matematica e cibernetica. Egli approfondisce anche diverse problematiche prettamente filosofiche, dall'epistemologia alla metafisica, non trascurando gli aspetti morali legati all'introduzione delle nuove tecnologie. Negli ultimi anni di vita Wiener si dedica in particolare alla matematica, neurofisiologia e ingegneria, con un certo riguardo verso possibili riflessi di queste materie in campo medico. Fondamenti della comunicazione: definizioni, paradigmi e modelli

22 Cibernetica 1950 «Il controllo meccanico dell’uomo non può avere successo se noi non conosciamo le intenzioni radicate nell’uomo, e il motivo per cui vogliamo controllarlo.» Norbert Wiener, The Human Use of Human Beings, 1950 Fondamenti della comunicazione: definizioni, paradigmi e modelli

23 Cibernetica Era la paura il concetto messo in luce stavolta.
Se l’informazione è la circolazione della vita e “plasma” le cose, non sarebbe possibile emettere messaggi che potrebbero effettivamente controllare il modo in cui le persone percepiscono il mondo?

24 Cibernetica Il modello di un sistema cibernetico è molto simile al modello matematico dell’informazione di Shannon e Weaver. L’unico elemento aggiuntivo è il feedback. Il feedback (retroazione) è un principio attraverso il quale un fenomeno è in grado di autoregolare il suo output controllandone il risultato.

25 Cibernetica FEED-BACK “Ogni evento della comunicazione è inserito in un circuito circolare per cui ogni evento è simultaneamente stimolo, risposta, rinforzo” Un processo viene controllato da un apparato che usa l’output del processo (il suo risultato) per regolare il suo input (la sua alimentazione) Se il valore della correzione è regolato bene il processo risulta omeostatico. Il feedback può essere definito come la possibilità di risposta da parte del ricevente, il ciclo di restituzione della risposta, la retroazione. Il feedback aggiunge "intelligenza" cognitiva, quella che manca in gran parte dei programmi, che sono realizzati per eseguire determinate funzioni, ma non hanno l'abilità d'imparare nulla di nuovo, nè tantomeno di correggere i propri errori.  

26 La Teoria dell’informazione

27 Ha lavorato come ricercatore presso i Bell Telephone Laboratories
Claude E. Shannon Matematico americano, nato nel 1916 in Michigan, autore della Teoria dell’informazione (The Mathematical theory of Communication) Ha lavorato come ricercatore presso i Bell Telephone Laboratories Claude Ellwood Shannon,

28 Warren Weawer Matematico americano, nato nel 1894, professore di matematica presso la Wisconsin University ha tradotto in un linguaggio più idoneo a scopi divulgativi il lavoro di Shannon, con il quale è diventato coautore della teoria matematica. Warren Weaver,

29 La Teoria dell’informazione
La teoria venne presentata al mondo sotto forma di due memorie scritte da Claude Shannon, dei laboratori della Bell Telephone, e pubblicate su Bell System Technical Journal nel luglio e nell’ottobre del Le memorie erano costituite da un insieme di teoremi che trattavano il problema dell’invio di messaggi da un punto a un altro in modo rapido, economico e efficiente. Nella sua forma pura, la teoria dell’informazione è stata la scoperta di un ingegnere. I suoi successi pratici più cospicui si sono avuti nelle trasmissioni televisive a colori, nella progettazione dei sistemi radar di avvistamento a grande distanza, nella ricostruzione dei messaggi provenienti da lontani veicoli spaziali. Trattando l’informazione in termini definiti chiaramente, ma del tutto astratti, Shannon riuscì a generalizzarla, stabilendo leggi che sono rimaste valide non soltanto per pochi tipi di informazione, ma per ogni tipo e ovunque. Jeremy Campbell (giornalista e scrittore inglese) L’uomo grammaticale Questa teoria, che ha riscosso grande interesse e si è espansa in modo assai rapido, è stata inizialmente il risultato di una discussione del tutto pratica e utilitaristica di alcuni problemi fondamentali. Come è possibile definire la quantità di informazione contenuta in messaggio o in telegramma? Come si misura la quantità di informazione comunicata da un sistema qualunque di segnali? Come si confrontano queste due quantità e si discute l’efficienza degli apparati di codificazione/decodificazione? Tutti questi problemi sono di pertinenza dell’ingegnere di telecomunicazioni e possono essere ora discussi quantitativamente alla luce della nuova teoria basata su considerazioni probabilistiche. Una volta formulata in maniera precisa, essa può essere usata per molte argomentazioni scientifiche. È infatti in grado di risolvere rigorosamente tutti i problemi dello scambio termico e della termodinamica e mostra una connessione diretta tra entropia e informazione. Fondamenti della comunicazione: definizioni, paradigmi e modelli

30 Modello matematico informazionale
segnale Segnale ricevuto destinatario fonte trasmittente ricevente Nel modello matematica informazionale di Shannon e Weaver il trasferimento di informazione si effettua dalla fonte al destinatario. Il trasferimento dell’energia vettrice avviene dal trasmittente al ricevente. La ricezione del messaggio non è problematica se non avvengono disturbi esterni (rumore) ed è indifferente che la comunicazione avvenga tra due macchine, due esseri umani, una macchina e un essere umano. Fonte del rumore

31 Modello comunicativo della teoria dell’informazione
L’attenzione è focalizzata dal punto di vista metodologico, sulla scomposizione del processo comunicativo nei suoi elementi costitutivi dal punto di vista tecnico, sull’efficienza del processo comunicativo dal punto di vista dell’efficacia comunicativa, sulla capacità diffusiva delle comunicazioni di massa di trasmettere a vasti pubblici “gli stessi contenuti” La comunicazione è concepita come trasferimento di informazione tra due poli e non come trasformazione da un sistema ad un altro (costruzione di senso)

32 Modello comunicativo della teoria dell’informazione
Si distingue tra informazione come misura della possibilità di scelta nella selezione di un messaggio e significato del messaggio Il significato del messaggio è sostanzialmente irrilevante La codificazione è un problema di misura dell’informazione e riguarda il numero di alternative necessarie a definire l’evento senza ambiguità e ridurre l’incertezza contenuta nel segnale

33 Misura dell’informazione
Si valuta in termini di bit (binary digit) se le alternative sono 2 il messaggio vale 1 bit se sono 4 vale 2 bit se sono 8 vale 3 bit L’informazione va quindi considerata come proprietà statistica della sorgente dei messaggi Il segnale trasmesso è sempre ridondante perché contiene sempre più alternative di quante sarebbero strettamente necessarie per ridurre l’incidenza del rumore. Tutti i modelli descritti nel testo “Le scienze della comunicazione” sono derivazioni più o meno complesse e articolate del modello di Shannon e Weaver.

34 Modello semiotico-informazionale (Eco-Fabbri e altri 1965)
Uno dei tentativi meglio riusciti di oggettivare lo studio della comunicazione è quello della semiotica. Eco e Fabbri aggiungono al processo comunicativo modellizzato da Shannon e Weaver, codici e il contesto. La comunicazione è concepita, rispetto al modello matematico dell’informazione non come trasferimento di informazione ma come trasformazione da un sistema ad un altro. Il codice garantisce la possibilità di tale trasformazione. Si innesta così nel processo comunicativo il problema della significazione. La comunicazione rivela la sua intrinseca natura di processo negoziale in cui conta da un lato l’articolazione dei codici, dall’altro il contesto comunicativo.

35 Sottocodice Significato Decodifica Decodifica aberrante
Modello semiotico - informazionale Centrali in tale modello sono i fattori relativi a: Codice Significante Sottocodice Significato Decodifica Decodifica aberrante In questo modo è definitivamente accantonata l’idea del ricevente come soggetto passivo La comprensione è strutturalmente problematica, cioè non è identificabile aprioristicamente con le intenzioni comunicative dell’emittente. I processi di comunicazione implicano feedback, (ad esempio il tentativo di controllo dell’emittente sul livello di decodifica del messaggio) che permette l’attivazione di una “decodifica anticipatoria”

36 La decodifica aberrante
Incomprensione o rifiuto del messaggio per assenza di codice (il messaggio è segnale fisico non decodificato o “rumore”)

37 La decodifica aberrante
Incomprensione per disparità dei codici ?? Il codice dell’emittente non è ben compreso dal destinatario

38 La decodifica aberrante
Incomprensione del messaggio per interferenze circostanziali Il codice dell’emittente è compreso dal destinatario ma è modellato sul proprio “orizzonte di attesa”

39 La decodifica aberrante
Rifiuto del messaggio per delegittimazione dell’emittente Guerriglia semiologica Il codice dell’emittente è compreso dal destinatario ma il senso viene stravolto per motivi ideologici

40 link Stuart Hall Direttore del Center of Contemporary Cultural Studies (CCCS) famoso come “Scuola di Birmingham” Lancia la rivista Working Papers in Cultural Studies (1972) Teorico del modello Encoding/Decoding (1973) in cui si ribadisce il concetto di negoziazione del significato e si inaugura la ricerca sulle dinamiche di fruizione mediatica da parte del pubblico

41 link Encoding/Decoding Model
Tre ipotetiche posizioni di lettura che determinano tre differenti modalità di decodifica : la posizione dominante egemonica (lettura preferita) la posizione negoziata la posizione “di opposizione”

42 link Encoding/Decoding Model
Fonte S. Hall 1980 Si attua una lettura “preferita” quando il telespettatore “prende il significato connotato da, diciamo, un telegiornale o una rubrica di attualità direttamente e nella sua interezza e decodifica il messaggio nei termini del codice attraverso il quale è stato codificato”

43 link Encoding/Decoding Model
Fonte S. Hall 1980 L’uso del codice negoziato sottende un atteggiamento duplice: “accordare la posizione privilegiata alle definizioni dominanti degli eventi, pur riservando il diritto di attuarne un uso più negoziato legato a condizioni locali”

44 link Encoding/Decoding Model
Fonte S. Hall 1980 Nella posizione di opposizione il telespettatore comprende la lettura preferita costruita e proposta, ma ridefinisce “il messaggio all’interno di una qualche cornice di riferimento alternativa” Nel caso precedente avevamo fenomeni di distorsione della comunicazione, mentre qui non si crea distorsione, ma si attiva la volontà di porre in rilievo le contraddizioni che una lettura contro le regole del codice egemonico comporta.

45 Il modello semiotico-enunciazionale
I simulacri sono proiettati e riconosciuti Enunciatore Enunciatario Enunciatario empirico Enunciatore empirico Testo Enunciatore Enunciatario Produzione di simulacri testuali

46 Il modello semiotico-testuale (Eco-Fabbri 1978)
I destinatari non ricevono messaggi singoli riconoscibili, ma insiemi testuali I destinatari non commisurano i messaggi a codici riconoscibili come tali ma a insiemi di pratiche testuali. I destinatari ricevono sempre molti messaggi sia in senso sincronico che diacronico Nel 1978 Eco e Fabbri elaborano un nuovo modello, che perfeziona il precedente: il modello semiotico testuale.

47 Il modello semiotico-testuale (Eco-Fabbri 1978)
Si attenua ulteriormente l’asimmetria dei ruoli di emittente e ricevente. Si concentra l’attenzione sulla natura testualizzata dell’universo delle comunicazioni di massa Si ancora la competenza comunicativa al patrimonio di testi sedimentati che orientano il processo di “anticipazione della comprensione”

48 Primo modello di Schramm (1954)
fonte codif. segnale decod. destinatario Anche Schramm, uno dei padri fondatori della ricerca sulla comunicazione negli USA, rielabora il modello di Shannon e Weaver. La formulazione iniziale mantiene per lo più inalterate le caratteristiche di linearità e unidirezionalità del processo. Permane infatti la staticità dei ruoli di emittente e destinatario. Si tralascia, invece, la nozione di rumore, mentre si considerano quelle di codifica e decodifica, al posto di trasmissione e ricezione.

49 Modello di Jakobson (‘56)
F. emotiva: mette in rilievo l’espressività del mittente F. conativa: intenzione del mittente di mutare il comportamento del destinatario F. referenziale: traccia i confini del discorso sulla realtà contestuale F. poetica: enfatizza l’espressività del messaggio puntando sui suoi fattori di coerenza F. fàtica: sottolinea il significato che assume il canale, es. il marchio F. metalinguistica: esalta gli elementi di corredo e di precisazione del discorso Contesto (Funzione referenziale) Messaggio (Funzione poetica) Mittente Destinatario (Funzione emotiva) (Funzione conativa) Canale (Funzione fàtica) Codice (Funzione metalinguistica)

50 Secondo modello di Schramm (1954)
Nel secondo modello si registra invece la convergenza dei campi di esperienza di emittente e destinatario. Il segnale si trova nel punto di intersezione di tali campi che il codificatore e il decodificatore mettono in gioco nella situazione comunicativa. Si assiste in questo modo ad una parziale sovrapposizione della fonte e del destinatario. La forza motrice del processo comunicativo si sposta così dall’emittente al segnale.

51 Terzo modello di Schramm (1954)
Nel terzo modello di Schramm si comincia a delineare una struttura già semicircolare del processo comunicativo. Il ruolo del ricevente non è più passivo. Si sbiadisce la differenza tra emittente e destinatario. Il feedback è tuttavia introdotto soltanto mediante la duplicazione del messaggio.

52 Modello di Gerbner (1956) Il modello di Gerbner analizza il processo comunicativo collocato nel contesto delle comunicazioni di massa. Esso mette in luce: il carattere creativo ed interattivo del processo percettivo, il valore del “contesto” nella lettura dei messaggi, la natura “aperta” della comunicazione umana, sottolineando il rapporto dinamico e interattivo tra forma (S = segnale) e contenuto (E = evento) nel processo comunicativo.

53 (un uomo o una macchina)
Modello di Gerbner (1956) Il processo comunicativo comincia con un evento E (qualcosa della realtà esterna) Evento E Concerto Selezione Contesto Disponibilità percepito da M (un uomo o una macchina)

54 = Modello di Gerbner (1956) Evento E1 percepito Evento E Concerto
La percezione, messa in atto da M, di E si chiama E1:il rapporto fra E e E1 è frutto di una selezione operata da M

55 accesso ai canali controllo dei media
Modello di Gerbner (1956) Evento E1 percepito accesso ai canali controllo dei media Dopo la selezione tra evento e percezione dell’evento, si attua un’altra selezione che riguarda la scelta dei media attraverso cui trasmettere il messaggio

56 Modello di Gerbner (1956) Evento E1 percepito Backstage S Forma E Contenuto Commento Dopo la selezione e l’attribuzione di significato, la percezione viene convertita in un messaggio, cioè in un segnale che ha un contenuto (E) e una forma (S)

57 M2 Selezione Contesto Disponibilità Modello di Gerbner (1956)
Dopo che l’evento è stato percepito e ritrasmesso attraverso la scelta dei canali e il controllo dei media con una forma ed un contenuto, si verifica un’interazione fra il ricevente M2 ed il messaggio Selezione Contesto Disponibilità L’interazione produce il significato SE1, che è uno dei tanti possibili significati portati dal messaggio. M2

58 Modello di Gerbner (1956) Si interpongono, tra fonte e ricevente, una serie di nodi problematici legati alla ricezione e alla decodifica Si pone l’accento sulla grande variabilità della percezione rispetto all’evento (E), sia da parte degli operatori (E1), sia da parte del ricevente (SE1). Le variabili in gioco nel modello di Gerbner sono: la disponibilità (una caratteristica riferibile alla struttura sociale), le dimensioni dell’accesso e del controllo, che influenzano la natura e il contenuto dei messaggi (S e E). George Gerbner

59 Modello di Berlo (196O) S M C R
SORGENTE M MESSAGGIO C CANALE R RICEVENTE abilità vista abilità elementi struttura attitudini udito attitudini contenuto trattamento codice conoscenza tatto riconoscimento Nel modello di Berlo del 1960, il flusso comunicativo è ancora concepito linearmente. L’esistenza del feedback è soltanto supposta. Il modello suggerisce che alla base di un atto comunicativo riuscito si debba porre l’accordo fra le abilità della fonte e quelle del ricevente. Si assiste ad una valorizzazione del contesto. Sist. sociale odorato sistema sociale gusto cultura cultura D. K. Berlo, The Process of Communication: An Introduction to Theory and Practice, Holt, Rinehart & Winston, London 1960 Fondamenti della comunicazione: definizioni, paradigmi e modelli

60 Modello di Berlo (1960) Prende le mosse dalla teoria matematica dell’informazione: la sigla SMCR (Source, Message, Channel, Receiver) riprende gli elementi dello schema Shannon e Weaver. Ma in più… sottolinea l’importanza della cultura e del sistema sociale in cui la comunicazione si svolge.

61 Modello di Slama-Cazacu (1973)
Contesto totale Contesto implicito Contesto esplicito Contesto verbale (linguistico) Contesto extralinguistico (componenti ausiliari, gesti, mimica) Il modello di Slama-Cazacu del 1973 evidenzia l’influenza dei contesti come sistemi di riferimento per i componenti dell’azione comunicativa. La dimensione sociale del contesto include le relazioni di status e il ruolo dei partecipanti, le norme e le tradizioni culturali operanti nell’ambiente in cui avviene la comunicazione. E’ il contesto stesso, in quest’ottica, a generare la comunicazione.

62 Modello di Newcomb (1953) Nel modello di Newcomb del 1953 si introduce la situazione o contesto sociale entro cui avviene lo scambio comunicativo (X) Il rapporto fra A e B è concepito come scambio ed è dunque bi-direzionale. Secondo Newcomb la comunicazione ha il compito di mantenere l’equilibrio del sistema sociale. In questo modello le relazioni sono interdipendenti: se cambia A, dovranno cambiare anche B e X e viceversa. E’ lo scambio bidirezionale tra A e B a garantire l’equilibrio e la simmetria del sistema. Fondamenti della comunicazione: definizioni, paradigmi e modelli

63 Modello di Westley e MacLean (1957)
Agli elementi già presenti nel modello di Newcomb si aggiunge, nel modello di Westley e MacLean del 1957, la funzione comunicativa redazionale (elemento C) ossia il processo decisionale su cosa e come comunicare Le caratteristiche della comunicazione di massa avvicinano A e C, cioè la fonte e le organizzazioni comunicative. C svolge un forte ruolo di intermediazione. Il rapporto tra A (fonte) e C, ovvero la struttura redazionale dei media che organizza e trasmette il messaggio, annulla la possibilità che B possa fare esperienza diretta di X (la realtà sociale, il contesto). Nella società di massa l’unico mediatore tra A e B sono i media. I media espandono l’orizzonte percettivo di B, ma ne condizionano al contempo le modalità percettive e l’orientamento. Infine il modello introduce l’elemento del feedback.

64 Modello della comunicazione di massa di Riley & Riley (1959)
Il processo di comunicazione viene inserito all’interno del sistema sociale con il modello dei Riley, che influenza sia l’emittente (E) che il ricevente (R) Tutti i gruppi condividono un’interazione dinamica nella quale circolano messaggi pluridirezionali. Il pubblico non è impassibile o isolato, ma è composto di riceventi in relazione fra loro. J.W. Riley Jr., M. White Riley, Mass Communication and the Social System, in R.K. Merton, L. Broom, L.S. Cottrell Jr., Sociologiy Today: Problems and Prospects, Basic Books, New York, 1959

65 Modello di Dance (1967) Nei modelli circolari la comunicazione ritorna al punto da dove è partita Il concetto di elica (o spirale) conserva i vantaggi della retta e del cerchio ma ne elimina gli svantaggi: la comunicazione ritorna su se stessa subendo l’influenza delle sue fasi antecedenti. Si tratta della migliora esemplificazione grafica del concetto di feedback. F. E. X. Dance, A Helical Model of Communication, in “Human Communication Theory”, Holt, Rinehart & Winston, London, 1967

66 Gioco d’azione comunicativo - Schmidt (1973)
Stretto legame tra comunicazione linguistica e interazione sociale. L’unità d’analisi è il gioco d’azione comunicativo scomponibile in atti di comunicazione (enunciazioni linguistiche, azioni concomitanti e presupposti) Pluralità degli scopi e funzioni assunti dalla comunicazione Si recupera relazione fra ambito comunicativo e mondi vitali (situazioni di vita)

67 Finestra di Johary (1975)


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