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La grande depressione del 1929

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Presentazione sul tema: "La grande depressione del 1929"— Transcript della presentazione:

1 La grande depressione del 1929
negli Stati Uniti

2 NOTA Questo modulo di approfondimento sulla Crisi del 1929 è la rielaborazione didattica di un lavoro svolto dalla studentessa del Liceo Scientifico Statale N.Rodolico, Antonella Di Chio (Esame di stato anno scolastico ) Si è voluto proporre in questa forma per sottolineare il lavoro eccellente svolto dalla nostra studentessa, oggi all’Università Luigi Bocconi con il programma “Talent Scout”

3 La crisi del ‘29 in Usa fu una crisi senza precedenti in termini di:
-Durata ( ) -Rapidità di sviluppo La depressione apparve ancora più drammatica perché giunse dopo una fase di espansione che iniziò con gli anni ‘20.

4 L’economista John Kenneth Galbraith ha individuato 5 elementi di debolezza dell’economia americana che potrebbero essere responsabili della crisi: 1) Iniqua distribuzione del reddito: il 5% della popolazione con i redditi più alti controllava un terzo della ricchezza nazionale. 2)Cattiva struttura del sistema bancario 3)Eccesso di prestiti a carattere speculativo 4)Errata scienza economica: eccessivo libero mercato

5 5) Squilibri nella struttura delle aziende industriali e finanziarie
5) Squilibri nella struttura delle aziende industriali e finanziarie. In particolare: A)Dopo la prima guerra mondiale vi fu un notevole aumento degli investimenti. Infatti per la LEGGE DI KEYNES l’INVESTIMENTO è direttamente proporzionale al reddito disponibile inversamente proporzionale al tasso di interesse il reddito disponibile della popolazione crebbe notevolmente (il reddito nazionale tra ‘23 e ‘29 aumentò del 23%), grazie all’aumento dei profitti e dei salari. i tassi d’interesse erano stati notevolmente ridotti. Aumentando gli investimenti si accrebbe la PRODUTTIVITA’ delle industrie, in particolare quelle legate ai beni simbolo della classe media di quel periodo(radio, frigoriferi, macchine,etc), come, dunque, le industrie automobilistiche, metallurgiche , petrolifere, elettriche. Inoltre si svilupparono anche il settore edile e quello dei trasporti. Tale sviluppo industriale fu anche favorito da un’organizzazione scientifica del lavoro degli operai(taylorismo). All’aumento della produttività, tuttavia, non corrispose una proporzionale crescita del potere d’acquisto. Ovvero: all’aumento dei prezzi (inflazione) dovuto all’aumento della produttività e quindi del PIL non corrispose un proporzionale aumento dei salari

6 B) Mancarono dei limiti alle attività speculative: Gli acquirenti delle azioni, nel clima di fiducia e ottimismo dei cosiddetti “roaring years”, compravano secondo una logica puramente speculativa. Gli azionisti non si preoccupavano della qualità dei titoli acquistati, in quanto non li compravano per ottenere dividendi, ma solo per rivenderli immediatamente dopo a prezzo maggiorato, prevedendo una crescita del loro valore a causa dell’aumento della domanda. Così il corso dei titoli raddoppiò tra il ‘26 e il ‘29 ma, all’accrescersi del loro valore non corrispose un effettivo aumento della produzione industriale, la quale, infatti, aveva raggiunto livelli troppo alti per le reali capacità di assorbimento del mercato interno. BOLLA SPECULATIVA

7 Improvvisamente il valore dei titoli subì un calo rapidissimo, pari quasi al 50%(l’indice delle azioni passò da 316 del settembre ‘29 a 147 del dicembre). Il 24 Ottobre del 1929 (Giovedì nero) 13 milioni di azioni vennero vendute a prezzi notevolmente inferiori di quelli di acquisto; 16 milioni quattro giorni dopo, il 29 ottobre (Martedì nero). Era il crollo della Borsa di Wall Street di New York. Folla fuori dalla Borsa di New York a seguito del crollo finanziario.

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10 Tale crisi andò a colpire in particolar modo il ceto medio, che era il principale sostenitore :della domanda e degli investimenti Famiglia californiana durante la grande depressione. Il cosiddetto ceto medio fu particolarmente colpito dalla crisi economica.

11 riduzione della domanda SOVRAPPRODUZIONE INDUSTRIALE
A) La domanda di quei prodotti simbolo della classe media si ridusse notevolmente: riduzione della domanda SOVRAPPRODUZIONE INDUSTRIALE B) La riduzione degli investimenti creò una catena di conseguenze che si ripercossero in modo negativo sull’economia americana, la quale si chiuse in una sorta di circolo vizioso: meno INVESTIMENTI meno PRODUZIONE meno OCCUPAZIONE riduzione dei REDDITI riduzione dei CONSUMI riduzione della DOMANDA I percettori di reddito non consumano, ma nel contempo non investono il RISPARMIO per sfiducia Il tasso di disoccupazione passò dal 3,7% nel 1929 al 24,9% nel 1933, anno in cui il numero totale dei disoccupati era di circa 13 milioni

12 L’INDUSTRIA AMERICANA subì, quindi, anch’essa un crollo precipitoso:
La produzione industriale scese del 50% tra ‘29 e ’32 Tra Marzo e Dicembre 1929 le vendite automobilistiche scesero dell’83% L’industria perse il 53,5% dai capitali investiti Essendo il settore industriale strettamente legato a quello BANCARIO, la crisi del’29 vide anche il FALLIMENTO di MOLTE BANCHE: - Da un lato i risparmiatori volevano ritirare il loro denaro dalle banche per salvarlo o spinti da esigenze di liquidità Dall’altro le banche avevano ecceduto nei prestiti alle aziende, le quali non erano state in grado di restituire i debiti alle scadenze CRISI DI LIQUIDITA’ investe molte BANCHE La crisi bancaria si ripercosse sulla MONETA che venne svalutata

13 Gli effetti della crisi furono accentuati ulteriormente dalla
CRISI di SOVRAPPRODUZIONE: Dopo la crisi di sovrapproduzione del , gli Stati uniti erano riusciti a trovare uno sbocco per i propri prodotti nei nuovi mercati delle colonie e, in particolare, nel Sud-America. Tuttavia, dal momento che tali colonie erano precluse dal commercio con altre nazioni tramite dazi, in esse mancava una diversificazione dei prodotti, così che anche il loro mercato giunse a un punto di SATURAZIONE. Negli Stati Uniti, dunque, si produceva ma non si vendeva SOVRAPPRODUZIONE I prezzi dei prodotti crollarono precipitosamente: A)Il prezzo dei prodotti agricoli scese di oltre il 25% CRISI del SETTORE AGRICOLO B)Cali dei prezzi delle materie prime oscillavano tra il 10-34% C) I prezzi dei prodotti industriali scesero del 50% I prezzi dei prodotti si ridussero anche perché già dall’Agosto ‘29 i prezzi delle materie importate erano diminuiti, con il conseguente calo dei prezzi delle merci interne. DEFLAZIONE: cresce l’offerta a prezzi sempre più bassi attendismo della domanda SPIRALE INVOLUTIVA: diminuisce il volume degli affari

14 Le risposte alla crisi: Hoover
Herbert Hoover(repubblicano): A)Politica di isolamento: protezionismo B)Misure deflazionistiche per la salvaguardia del valore della moneta (Nel contempo cercò di sostenere i prezzi dei cereali e del cotone tramite la Grain Stabilization Corporation e la Cotton Stabilization Corporation istituite nel 1930) C)Aumento della pressione fiscale riduzione della domanda D)Contenimento della spesa pubblica per evitare deficit del bilancio statale: nessuno stimolo a opere pubbliche E) Nessun piano di pubblica assistenza( solo 5 dollari a settimana per famiglia) F)Impose ai dirigenti industriali di mantenere inalterati i salari ma nello stesso tempo il profitto delle aziende diminuì per la riduzione dei prezzi: Diminuì il ricavo ma la spesa rimase la stessa le aziende fallirono, accrescendo la disoccupazione Tariffa doganale Hawley-Smoot (Giugno 1930) aumentò i dazi dal 60 al 100%, riducendo le esportazioni e innescando una vera e propria guerra commerciale con gli altri Stati

15 Frankin D. Roosvelt(democratico):1933-45
In un clima di sfiducia Roosvelt, facendo leva sui valori tradizionali dell’etica e del lavoro e sulla capacità americana di ripresa nei momenti più duri, riuscì ad ottenere la maggioranza nelle elezioni del 1932 Frankin D. Roosvelt(democratico): Si propose di combattere la grande depressione, promuovendo un programma politico con tre R: "relief, recovery and reform" (cura, risollevamento e riforma). Elaborò, infatti, una serie di riforme economiche tra il , affidandosi a un brain trust (“gruppo di fiuducia di cervelli”), dando così origine al cosiddetto “NEW DEAL”(nuovo corso), termine coniato dal presidente stesso quando affermò: "Impegno voi, impegno me stesso, per un nuovo contratto per il popolo americano". Il presidente Roosvelt basò le proprie teorie sulle idee dell’economista britannico JOHN MAYNARD KEYNES, autore del libro ”Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta”(1936). Quest’ultimo soseneva: l’incapacità del mercato di autoregolarsi( al contrario di quanto sostenevano gli studiosi di economia politica di Smith e Ricardo) opponendosi alla politica che vigeva a quel tempo negli USA del “laissez faire” la necessità dell’intervento dello Stato nell’economia: idea di “Stato-imprenditore” che sostenga gli investimenti, quindi la domanda, riducendo così la disoccupazione.

16 Roosvelt concretizzò le teorie keynesiane attraverso una serie di riforme:
A)Aumento della spesa pubblica (senza paure per il deficit di bilancio): Lo “Stato-imprenditore” investì in opere pubbliche e infrastrutture (in particolare la Tennessee Valley Authority e il NIRA promossero la creazione di grandi opere pubbliche). In tal modo: -2/3 milioni di disoccupati furono assorbiti dalla crescente necessità di manodopera -le aziende private furono notevolmente stimolate per la realizzazione delle opere pubbliche B) Ridistribuzione verso il basso della ricchezza per evitare una sproporzione nei redditi, prelevando risorse dalla tassazione di grandi patrimoni C) Creazione di un Welfare State(Stato assistenziale) attraverso il Social Security Act, che istituiva una serie di ammortizzatori sociali: misure in materia di disoccupazione, anzianità, salari minimi, lavoro minorile, orari di lavoro, riconoscimento dei sindacati. In tal modo: Si sostiene la forza lavoro disoccupata aumenta la domanda, quindi la produzione D) Politica inflazionistica: svalutazione del dollaro del 40%(approvazione dell’ Emergency Banking Relief Act il 20 Marzo 1933). In tal modo si ebbe: - stimolo per spesa pubblica - stimolo per esportazioni

17 E)Contenimento della produzione agricola ( per regolare il rapporto domanda-offerta) tramite: -riduzione della superficie coltivata - concessione di sussidi agli agricoltori F) Riorganizzazione del sistema bancario e finanziario: - più controlli in Borsa per contenere la speculazione: istituzione della SEC (Securities and Exchange Commission) -riduzione dello strapotere dei grandi gruppi finanziari e delle Corporations -separazione di banche di deposito e banche d’affari Tale riforma del sistema capitalistico, che mutò la politica del laissez-faire in dirigismo dello Stato, consentì una ripresa dell’economia statunitense, a partire dal 1933. Tuttavia la Scuola austriaca e in particolare l’economista Rothbard sostengono al contrario che il New Deal roosveltiano fu tutt’altro che miracoloso. Secondo la visone “austriaca”, infatti, l’eccessivo peso dello Stato nell’economia contribuì a dilatare gli effetti della crisi, la quale sarebbe durata meno senza gli errori commessi in ambito di politica economica. Nel 1937, effettivamente, si rivelarono di nuovo segni di recessione, la quale, però non si estese perché il mondo aveva già imboccato la strada del RIARMO e della GUERRA.

18 la SECONDA GUERRA MONDIALE
L’unico rimedio che consentirà di risanare in modo permanente l’economia statunitense sarà proprio la SECONDA GUERRA MONDIALE

19 La crisi fuori dagli USA
La crisi del’29 si allargò a macchia d’olio in vari paesi europei(Gran Bretagna, Francia, Belgio, Italia, Olanda, Svizzera, Austria e Germania). Ciò è essenzialmente legato a due elementi: 1) Tra il 1925 e il 1929 gli Usa prestarono ai Paesi europei, stremati dalle perdite economiche della Prima Guerra Mondiale, circa 3 miliardi di dollari. Con il piano Dawes, ad esempio, gli USA offrivano ingenti capitali a breve termine (il cosiddetto “hot money”) alla Germania, la quale, li utilizzava per investimenti a medio/lungo termine. In tal modo la Germania poteva ripagare i propri debiti con Gran Bretagna e Francia, le quali, a loro volta risanavano i debiti con gli Stati Uniti. Il ritiro dei prestiti americani a causa della crisi ebbe in tal modo ripercussioni negative su tutti i paesi indebitati.

20 2) Mancava un paese guida credibile, in ambito economico e finanziario, in grado di risolvere tale situazione. Dal 1922, con la conferenza di Genova, vari Paesi europei avevano adottato il sistema del gold exchange standard, per il quale oltre ad avere riserve auree, avevano anche riserve in sterline. Quando fu colpita dalla crisi anche la Gran Bretagna, che aveva un ruolo regolatore dell’economia internazionale, tutti gli altri Paesi del gold exchange standard subirono pesanti conseguenze. Quando, infatti, nel 1931 il valore della sterlina rispetto al dollaro scese quasi del 30%, le monete di altri 25 Paesi europei seguirono la sterlina nel suo ribasso. Gli effetti di tale crollo nei vari Paesi europei furono analoghi a quelli negli USA: a)Diminuzione dei prezzi (ovunque i prezzi scesero dal 10 al 33%) b)Crolli in Borsa c)Chiusura di banche e industrie d)Aumento della disoccupazione: secondo la Società delle Nazioni nel 1932 la disoccupazione superava i 25 milioni di unità. Ad esempio: -in Germania i disoccupati da 2,5 milioni arrivarono a 6 milioni (tale fattore costituì la base del consenso per il nazismo) in Gran Bretagna da 1,5 milioni a 3 milioni

21 e)Calo della produzione industriale:
Stato 1930 1931 1932 1933 1934 1935 Stati Uniti 83 69 55 63 79 Gran Bretagna 94 86 89 95 105 114 Francia 99 85 74 Germania 72 59 68 96 Austria 91 78 66 75 Italia 93 84 77 Svezia 102 97 111 Cecoslovacchia 64 60 67 70 Ungheria 87 82 88 107 Romania 101 126 Bulgaria 104 103 98 U.R.S.S. 183 La seguente tabella riporta gli indici della produzione industriale negli anni immediatamente seguenti la crisi del 1929 ponendo come riferimento a 100 il valore nel 1929.

22 Le risposte alla crisi da parte dei Paesi europei
A) Adozione di misure protezionistiche e tariffe doganali più elevate per ridurre le importazioni ed incentivare produzione interna. Ad esempio in Inghilterra con la conferenza di Ottawa del ’32 fu emanato l’ Import Duties Act, che imponeva dazi superiori al 33%. Riduzione del commercio internazionale : da 68 miliardi di dollari di merci scambiate nel 1929 si passò a 24 milioni nel 1933 B) Controllo dei cambi monetari C) Politica di svalutazione delle monete politica del denaro a buon mercato D)Misure legislative di sicurezza sociale

23 E)Partecipazione dello Stato nell’economia nazionale:
-incentivi a lavori pubblici -sostegno alle industrie maggiormente depresse( ad esempio in Italia nel ‘33 fu istituito l’IRI, istituto di ricostruzione industriale) -tra il ‘33 e il ‘34 da parte di Germania e Italia fu adottata una politica di ampliamento degli armamenti: le commesse statali sostenevano vari settori, quali quello automobilistico, aereonautico, siderurgico, etc. Spese militari, in percentuale del PIL in alcuni paesi, dal 1929 al 1938 Anni Germania Italia Francia Gran Bretagna URSS USA Giappone 0,9 3,7 3,8 2 3,4 2,5 1933 3,2 5,5 4 2,1 4,1 1 1,6 1934 4,4 6,8 6,3 3,9 18,3 1,2 2,4 1935 8,9 7,3 7,4 5,1 26,4 1,1 2,3 1936 11,4 15,7 8,2 7,1 12,8 1937 14,4 16,1 9,4 13,7 5,2 1938 28,2 9,2 7,2 19,7 1,3 9,8

24 Se la storia si ripeta o no è un problema irrisolto, ma certamente gli eventi contemporanei ricordano la crisi che sconvolse gli USA e il mondo intero nel ’29… - Oggi come allora la crisi economica ha avuto il suo epicentro negli Stati Uniti, espandendosi poi in tutto il resto del mondo - La crisi attuale ha causato un aumento del tasso di disoccupazione in USA dell’8,1%(dati inerenti al febbraio 2009). Anche nel ’29 la disoccupazione aumentò, benché in modo più incisivo( circa del 25%)

25 - Anche oggi, come nel ’29, i prezzi dei prodotti hanno subito un brusco calo, in base a quel fenomeno definito DEFLAZIONE. Come si può osservare dal grafico, in cui la linea blu indica l’andamento dei prezzi a partire dal Gennaio 2008, mentre la linea rossa quello a partire dal Gennaio 1929, in entrambi i casi è iniziato un brusco calo dei prezzi dall’ autunno sia del 1929 che del 2008.

26 -Come evidenzia la studiosa di storia economica Amity Shlaes nel libro “The Forgotten Man”, le risposte alla crisi adottate dall’attuale presidente americano Barack Obama richiamano alcuni intereventi presi dopo la crisi del ‘29: a) La proposta del “Buy American” dell’attuale presidente americano per incentivare la produzione interna statunitense ricorda le misure protezionistiche adottate dal presidente Hoover dopo lo scoppio della crisi negli anni ‘30. b) Con misure analoghe a quelle del presidente Roosvelt, Obama, nella presentazione della prima proposta di legge di bilancio del febbraio 2009, ha presentato un mix di riduzioni fiscali per il ceto medio (redditi inferiori ai 250mila dollari l’anno) e un aumento della pressione fiscale per i più abbienti. Inoltre il presidente ha detto che il suo bilancio si prefigge di rendere l’assistenza sanitaria più accessibile ai milioni di americani che hanno perso il posto. Obama ha parlato di un sussidio che aiuterà sette milioni di americani che hanno perso il lavoro a conservare la mutua che avevano prima del licenziamento. c) Obama, ricordando le linee guida del New Deal roosveltiano, ha investito somme ingenti per stimolare l’economia e salvare il sistema finanziario, accrescendo notevolmente la spesa pubblica. d) Lo stesso attuale presidente americano ha definito la proposta di riforma finanziaria fatta a metà del giugno di quest’anno la più profonda svolta nelle regole della finanza dalla Grande Depressione. Egli ha attribuito maggiori poteri alla Fed e alla Sec, ha creato un’Authority ( la Consumer Financial Protection Agency) a tutela dei consumatori, con l’obiettivo di “creare un quadro che consenta di promuovere l’innovazione scoraggiando ogni abuso”.

27 Ancora aperto è il dibattito sui fattori che hanno portato a una tale recessione e sui rimedi da adottare per risollevare la situazione. Diversi sono anche i pareri riguardo il rapporto che c’è tra ciò che sta accedendo adesso e gli eventi del ’29. -Studiosi come Barry Eichengreen , professore di Economia e Scienze Politiche a Berkeley ed ex Senior Policy Advisor al Fondo Monetario Internazionale, e Kevin H. O’Rourke , professore di economia al Trinity College di Dublino, mettono in parallelo la crisi del 29 e la crisi attuale, per concludere che la crisi attuale sembra essere peggiore della crisi del 1929, in particolare se si guardano i dati su base mondiale anziché prendere in considerazione i dati dei soli USA. Ciò è bene evidente se si osservano alcuni grafici relativi alla produzione industriale, al mercaro azioniario e al volume del commercio mondiali.

28 Figura 1. Produzione Industriale Mondiale (oggi – allora)
Fonte: Eichengreen and O’Rourke (2009).

29 Figura 2. Mercati azionari mondiali (oggi – allora)
Fonte: Global Financial Database.

30 Figura 3. Volume del commercio mondiale (crisi del 29 – crisi attuale)
Fonte: League of Nations Monthly Bulletin of Statistics

31 -Altri personaggi di rilievo nell’economia mondiale, mostrano, al contrario, un atteggiamento più ottimista verso l’attuale crisi economica. Paul Krugman, premio nobel per l’economia nel 2008, ha definito quella che stiamo vivendo una “Mezza Grande Depressione”, sostenendo che il crollo attuale stia procedendo con ritmi più soft, riferendosi, tuttavia, solo all’economia statunitense. Il presidente della Fed Ben Bernanke, ha affermato, inoltre, che il rischio di piombare in un nuovo ’29 sia stato evitato e che già a partire dal 2010 si potranno evidenziare segni di ripresa. In effetti oggi si prevede un tasso di crescita negativa nell’ordine del 2-3% di Pil, che è notevolmente inferiore rispetto al crollo del Pil americano(di circa il 30%) dopo il ‘29. Al giorno d’oggi, inoltre, la risposte politiche da parte dei vari governi sono state più rapide e organismi quali la WTO e l’Unione Europea creano condizioni di cooperazione internazionale più favorevoli. Tuttavia se da un lato le possibilità di ripresa delle economie sono maggiori, attualmente bisogna fare i conti con alcuni elementi aggravanti, quali i mass media, che spesso intimoriscono i consumatori e non sempre forniscono corrette informazioni riguardo ciò che stiamo vivendo.

32 Non è, dunque, possibile prevedere con esattezza se le risposte attuate dai vari governi saranno efficaci, oppure quali saranno le evoluzioni di tale recessione, in cui siamo coinvolti da solo un anno. Dopo il ’29, infatti, l’economia statunitense ha continuato a contrarsi fino alla seconda guerra mondiale, che ha caratterizzato l’unica reale via d’uscita dalla crisi. Bisogna solo sperare che gli eventi non si ripetano nel presente in modo analogo con cui si sono sviluppati in passato…

33 BIBLIOGRAFIA: - Marco Cattini: “L’Europa verso il mercato globale”
- Tommaso Detti, Giovanni Gozzini: “Storia contemporanea” - Luigi De Rosa: “ La crisi economica del 1929” - John Kenneth Galbraith: “The Great Crash, 1929”- - Amity Shlaes: “The Forgotten Man” - articoli di giornale de “Il Sole 24 ORE”, “La Stampa” e “La Repubblica”


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