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L’Amore rubato di Dacia Maraini prima edizione: agosto 2012

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Presentazione sul tema: "L’Amore rubato di Dacia Maraini prima edizione: agosto 2012"— Transcript della presentazione:

1 L’Amore rubato di Dacia Maraini prima edizione: agosto 2012
a cura di M.Eleonora Petroni IV B A.S.2012/2013

2 Dacia Maraini Fiesole, 13 novembre 1936
Grande personalità della seconda metà del ‘900, ha scritto testi in prosa, in poesia e testi teatrali. Dacia trascorre la sua infanzia in Giappone, dove la sua famiglia viene internata per 3 anni in un campo di concentramento. Dopo questa terribile esperienza che segna profondamente la sua vita, si trasferisce in Sicilia, dove tocca con mano la realtà della mafia. Successivamente si stabilisce a Roma, dove conosce Alberto Moravia, suo compagno dal 1962 al Nel 1973 apre il Teatro della Maddalena, gestito interamente da donne. Tra le sue opere più celebri ricordiamo “La lunga vita di Marianna Ucria”, “Bagheria” (entrambi romanzi del 1990 e del 1993) e “Buio” (racconto pubblicato nel 1999). Ha vinto il premio Campiello e il premio Strega. Da sempre si occupa di temi sociali scottanti (mafia, violenza…).

3 8 storie tratte da eventi di cronaca 8 storie per raccontarne milioni.
Le protagoniste sono tutte donne che lottano contro un amore malato che degenera in violenza, di cui rimangono vittime. Il libro indaga sulla condizione delle donne del giorno d’oggi e cerca di indignare ed emozionare il lettore denunciando realtà strazianti: la Letteratura acquista così valore di denuncia e testimonianza. I narratori delle storie sono mogli, compagne, ragazze, bambine e gli stessi genitori delle vittime. Lo stile è molto diretto, pungente e a volte freddo, adatto a delineare racconti sconvolgenti che possono rappresentare realtà ai nostri occhi quasi irreali.

4 “L’Amore rubato”: L’amore rubato è quello di donne che amano e si donano troppo, di cui si approfittano uomini perversi e senza scrupoli. Infatti il filo conduttore del libro è la violenza sulle donne. Gli aguzzini sono spesso persone intime alla vittima, che le infliggono violenze, a volte quotidiane, all’interno delle mura domestiche all’insaputa di altri. Le violenze trattate sono di diverso tipo: psicologiche, fisiche e sessuali. Nei casi più estremi, si giunge al FEMMINICIDIO (neologismo creato dall’Onu), cioè alla morte della vittima.

5 Marina è caduta per le scale
Marina ha 17 anni e da mesi si presenta in ospedale con evidenti segni di violenza fisica; tuttavia essa si ostina a difendere il suo aggressore giustificando le lesioni con frequenti cadute per le scale. I medici attivano i servizi sociali che si presentano a casa sua (situata peraltro al pian terreno) e interrogano il marito che, contrariamente alle loro aspettative, si dimostra molto premuroso e attento alla sua piccola sposa. “Io preferirei che stesse in casa e uscisse solo con me, ma Marina è inquieta, le piace andare fuori da sola quando io sono al lavoro. Le piace camminare per la città. Poi l’assale una crisi e cade. Può sbattere contro uno spigolo, un palo. Una volta per poco non è finita sotto una macchina. Me l’hanno portata a casa ancora svenuta . Era caduta in mezzo alla strada, sulle strisce, pensi un po’…” (Risposta alle domande dei servizi sociali)

6 La bambina Venezia Venezia è la gioia di due coniugi che per anni hanno cercato figli, all’inizio per un comune desiderio di costruire una famiglia e poi per una pura questione d’orgoglio del padre. Venezia cresce completamente avvolta dall’amore soffocante del padre che ne fa prematuramente una modella a tutti gli effetti: a 9 anni per lei è già un vero e proprio lavoro. La moglie è contraria ai progetti del marito e vorrebbe che Venezia si dedicasse alla scuola e allo sport come tutte le bambine della sua età, ma rimane succube del marito. Venezia viene rapita e trovata anni dopo sepolta nel giardino del vicino. “La bambina non si curava di quello che diceva sua madre, la considerava, come le aveva insegnato il padre, una pedante <<in buona fede per carità>> ma noiosa al massimo e incapace di capire la gioventù, una persona <<vecchia nel cuore e nello spirito>>, che andava rispettata come madre, ma non certo ascoltata.”

7 Lo stupratore premuroso
Giorgia arriva in ritardo alla stazione, e perde l’ultimo treno in partenza quel giorno. Viene avvicinata da un agente della polizia ferroviaria che si offre di accompagnarla ad una stazione vicina e Giorgia si fida. Nonostante all’inizio sembri tutto tranquillo dopo un po’ l’agente cambia espressione e prende strade sempre meno trafficate fino a giungere in mezzo ad un bosco. Qui trascina Giorgia fuori dalla macchina, le strappa i vestiti e la violenta, rispondendo con pugni ai tentativi della ragazza di divincolarsi. Terminata la violenza torna l’uomo gentile e premuroso di prima e l’accompagna alla stazione come promesso, scusandosi per il suo “gesto inconsulto”. Giorgia denuncia l’uomo alla polizia ferroviaria che però non identifica l’agente con il codice da lei letto sul cartellino e l’accusa di essersi inventata tutto. “Per convincere l’agente gli mostra i lividi che ha sulle gambe, l’occhio gonfio, il labbro spaccato, la ferita sulla fronte. Be’, ribatte il poliziotto guardandola con ironia, questo non significa niente. Sa quante mitomani vengono qui a denunciare cose false?!”

8 Cronaca di una violenza di gruppo
Franci ha 14 anni ed è stata invitata da alcuni suoi amici ad un picnic dopo scuola. Giunta in mezzo alla campagna con un’amica e il ragazzo che le aveva invitate, trova però altri tre ragazzi ad aspettarle. I quattro si dimostrano subito interessati a Franci e cominciano a spogliarla con prepotenza, lasciando scappare l’altra ragazza. I quattro la violentano e la picchiano a turno riducendola in fin di vita. Franci viene trovata la mattina dopo lungo la strada. Si apre un processo in cui sono chiamati a testimoniare varie persone fra cui i ragazzi, la sua amica e il preside, che difende i quattro in quanto “figli di gente per bene”. Il processo viene archiviato poco dopo, giudicando i ragazzi innocenti e incolpando della violenza due adulti non ancora identificati. “Lo stupro di gruppo in realtà non c’è stato. Lo hanno dimostrato gli avvocati degli imputati. La vittima è stata riconosciuta ritardata di mente e quindi non credibile nel suo racconto dei fatti. La sua migliore amica è stata considerata menzognera, non per cattiveria ma perché troppo implicata nella faccenda.” (frammento tratto da un giornale locale)

9 Ale e il bambino mai nato
Ale è rimasta incinta in seguito ad una violenza e ha deciso di abortire fuori tempo massimo. Decide quindi di rivolgersi ad un medico conosciuto in tutta la città per questo tipo di interventi. L’intervento viene svolto senza nessun tipo di anestesia e subito dopo aver pagato viene ricacciata fuori, sebbene essa si regga a mala pena in piedi. Stremata si siede di fianco ad una porta del palazzo. Poco dopo scopre che l’uomo che l’aveva violenta abita proprio nell’appartamento a cui si accede da quella porta. Egli le avanza minacce e le raccomanda di non raccontare l’accaduto a nessuno. Il medico la soccorre e le consiglia di denunciare l’accaduto. Ale torna a casa e dopo avere a lungo riflettuto, trova la forza per denunciare lo stupratore e il medico. “Vede un piccolo merlo che la guarda con occhi mobili e pungenti. Il piccolo pennuto si solleva un poco e allarga tutte e due le ali come per spiccare il volo. Ma non lo fa. Quel piccolo corpo eretto in un gesto di grande dignità le ripete: denuncia stupida! Denuncia tutti anche il medico, non avere paura non ti nascondere, non fare finta di niente! Vai e parla, non tenere tutto nascosto. Ne va della tua dignità”

10 La sposa segreta Giusi e la sua sorellina Rosaria sono due bambine che riescono ad accettare il nuovo marito della madre Carmelina come un padre: da subito si instaura un rapporto meraviglioso. Una notte, mentre Carmelina è via per lavoro, il patrigno trascina nel suo letto Giusi, impossessandosi del suo corpo e proponendole di instaurare un matrimonio segreto: se lei avesse raccontato a qualcuno l’accaduto, sua madre sarebbe morta. La violenza va avanti per anni fino a quando l’uomo comincia a provare interesse per Rosaria. Giusi decide di raccontare tutto alla madre che però le crederà solo dopo aver ascoltato una registrazione. Le due sporgono denuncia e l’uomo finisce in prigione. Ma la famiglia si è ormai irrimediabilmente sgretolata. “Ho amato prima Carmelina, poi Giusi e poi Rosaria. Le ho amate con tutto il cuore. Non è colpa mia se mi hanno sedotto. Hanno preso la mia anima e l’hanno fatta a pezzi. Non dovevo ingelosire Giusi, questo è l’unico errore che ho fatto. Le donne gelose sono terribili. Pensi a Medea. E’ stata capace di uccidere i suoi figli pur di vendicarsi del tradimento. E Giusi ha fatto come Medea.” (Giustificazione del patrigno durante il processo)

11 La notte della gelosia Angela conosce Gesuino in palestra e fra i due scoppia subito un amore passionale. Piano piano lui diventa sempre più possessivo, fino a seguirla di nascosto e a impedirle di uscire. Cominciano le violenze sia fisiche che sessuali, conseguenze di ipotetici tradimenti. Ogni volta che Angela fa qualcosa per tutelarsi, lui si abbatte sul suo corpo sempre più violentemente. Gesuino si assenta per diversi giorni e Angela coglie l’occasione per parlarne con la sorella e il cognato. Gesuino torna, e un apparente cambiamento, ricomincia a picchiarla accusandola di infedeltà. I contatti fra Angela e suo cognato fanno traboccare il vaso e Gesuino tenta di ucciderla con un coltello; lei però riesce a chiamare la sorella che avverte la polizia giusto in tempo. “Forse sono davvero un lupo: i lupi vanno a caccia di prede. E tu sei la mia preda amata. Ti mangerò prima o poi. Mi piace pensare che farai parte del mio corpo. Sepolta dentro di me, non è bello? In fondo il cristiano che ingoia l’ostia cosa fa se non seppellire Dio dentro di sé? Tu sei il mio idolo, la mia dea.”

12 Anna e il Moro Questo è il racconto di un padre che si rimprovera per non aver colto gli indizi che rivelavano le violenze subite dalla figlia. Non si era voluto intromettere nella sua vita, era grande ormai e glielo ripeteva sempre. Anna conosce il Moro, un cantante rock, durante delle prove a teatro. Dopo alcuni mesi di convivenza, Anna rinuncia al teatro, sua grande passione, per dedicarsi alla casa e alla gestione degli impegni del compagno. Anna si fa sempre più asociale, fino a non uscire più e ogni volta che il padre va a trovarla il Moro è in tour da qualche parte. Finisce in ospedale con una frattura al polso che giustifica con una caduta. Ma a questa frattura seguiranno lesioni, lividi e altre fratture. Un giorno il padre viene contattato da un ospedale in cui Anna è ricoverata in fin di vita. Anna morirà la stessa notte a causa delle gravi lesioni interne. “<<Devo avere un punto di riferimento>> diceva <<e tu sei la persona giusta. La mia casa, i miei animali, la mia terraferma.>> Così mi ha riferito mia figlia una volta. E lei era felice di essere quel punto di riferimento.”

13 Cosa scatta nella mente di un uomo nel momento in cui decide di compiere una violenza? Per rispondere occorre mescolare motivazioni culturali e psicologiche. Conseguenze del progresso e dell’emancipazione: Fino a metà del ‘900, le donne erano viste solo come madri e domestiche, proprietà di padri e mariti. Con la progressiva, seppur lenta, emancipazione della donna, essa acquista altri ruoli (oltre a quello di angelo del focolare) e si rende sempre più simile all’uomo per i diritti conquistati e l’indipendenza di cui gode. La figura maschile viene messa in discussione, in quanto la donna non dipende più dall’uomo. Le insicurezze conseguenti portano alla necessità di riaffermare la propria mascolinità, messa in crisi da una donna sempre più autonoma, spesso con l’uso della prepotenza. Esistono violenze di origine sessuale (minoranza in ambito domestico) tipiche di uomini che non riescono a confrontarsi con il desiderio e con il rifiuto. Esistono poi figure maschili particolarmente insicure vittime di gelosia (provocata dell’autonomia del patner) che li porta a cercare il totale controllo della vita della donna fino a cadere nella violenza per dimostrare (soprattutto a se stessi) di essere padroni indiscussi del loro rapporto.

14 Il rapporto fra vittima e aguzzino
A seguito di una violenza, la donna si trova sottomessa alla figura del suo aguzzino. Egli vuole avere il completo controllo della vita della vittima: vuole sapere chi vede, con chi parla, cosa pensa, cosa sogna… Egli cerca in tutti i modi di far dipendere la donna da sé stesso, facendole perdere l’autonomia e la libertà. Nel caso di una relazione sentimentale, l’amore della donna viene ricambiato con il desiderio di possedere il patner. Generalmente l’uomo tende a confondere amore e possesso ogni volta che il suo ruolo viene messo in crisi. Molti aguzzini sono caratterizzati da una, DOPPIA PERSONALITA’ a causa di cui alternano momenti di rabbia e violenza incontrollate ad altri di estrema affettuosità. Questi ultimi servono a sollevarli dai sensi di colpa che li colpiscono dopo la violenza, ai loro occhi giustificata perché ha ristabilito i ruoli. A contrario del pensiero di molti, non si tratta di una lotta fra sessi, ma di una lotta fra due culture: la prima vede nell’altro una figura da rispettare e amare, la seconda invece, responsabile della violenza, vede nell’altro un oggetto da possedere e sottomettere al proprio volere.

15 La psicologia femminile …perché le donne non si ribellano?
Nella maggioranza dei casi (+90%) la donna non denuncia la violenza subita. Il silenzio può essere giustificato da vari fattori: Timore di una ritorsione più violenta della stessa offesa; Ideologia misogina, secondo cui la donna deve sottostare all’uomo (specialmente quando questo è padre o marito); Illusione che la violenza sia giustificabile con la gelosia e quindi con un amore che l’uomo non è in grado di controllare (in caso di violenza domestica); Sospetto di aver provocato con i propri comportamenti la reazione dell’uomo; la vittima protegge il suo aguzzino per difendersi dai sensi di colpa; Mancanza di prove tangibili (es.minacce); Volontà di proteggere le persone a lei care (es. figli). Queste sono alcune delle cause che portano la donna a tenersi tutto dentro, senza parlarne con nessuno. La violenza però le provoca un forte shock, che la porta ad essere sempre più schiva e asociale, fino a farla cadere nella depressione e a chiudersi nella propria solitudine.

16 Le responsabilità di cultura e società
Gli ideali che la società propone influenzano fortemente l’uomo moderno, fra questi vi sono: La strumentalizzazione del corpo della donna ha portato a considerarlo qualcosa con cui rapportarsi soltanto in maniera fisica, privo della dignità che ha conservato quello maschile; L’importanza dell’apparenza: è meglio sembrare che essere, si preferisce una persona bella ad una intelligente (es. showgirl); Forte influenza del pregiudizio: questo aiuta tutti gli uomini dotati di una doppia personalità a sviare i servizi sociali; Mentalità primitiva che ancora conserva una concezione della donna come inferiore all’uomo (una donna prende in media il 20% in meno rispetto ad un collega uomo che svolge la stessa mansione); La promozione di modelli etici sbagliati: è giusto cercare scorciatoie per ricavarne il proprio interesse personale (es. Fabrizio Corona); La mancanza di leggi che tutelino il più debole: i processi spesso non sono vinti da chi sta dalla parte del giusto, ma da chi può permettersi gli avvocati migliori; Cultura della privacy portata all’eccesso: questa porta le persone vicine alla vittima che notano comportamenti anomali a non indagare per paura di intromettersi o sembrare invadenti

17 Le donne subiscono quotidianamente in tutto il mondo i più disparati tipi di violenze:
-Minacce -Maltrattamenti (fis-psi) -Atteggiamenti persecutori -Percosse -Incesto -Delitti d’onore -Abusi sessuali -Stupri correttivi -Prostituzione forzata -Matrimoni combinati -Mutilazione genitali -Uso dell’acido per sfigurare La battaglia contro la violenza sulle donne ha origini antiche, ma rimane purtroppo sempre attuale. Conseguenze della violenza sulla salute delle donne (elenco OMS) FISICHE SESSUALI PSICOLOGICHE MORTALI Lividi Sterilità Depressione Malattie (es.AIDS) Fratture Ansia Omicidio Lacerazioni Gravidanze indesiderate Disturbi alimentari Suicidio Abrasioni Aborto spontaneo Scarsa autostima Autolesionismo Disabilità Disturbi ginecologici Senso di vergogna Lesioni interne

18 Numeri pesanti come macigni (dati Istat)
-1 donna su 3 è vittima di almeno una violenza dai 16 ai 70 anni, che le ha provocato un shock che influenzerà poi la sua intera esistenza. -Nel 2012 si sono verificati 113 femminicidi riconosciuti donne hanno subito violenze fisiche o sessuali, psicologiche. -Dai 16 ai 24 anni il 16.3% delle donne ha subito almeno una violenza fisica. -Non vengono denunciate il 96% delle violenze compiute da estranei, il 93% dal patner, e il 91.6% degli stupri. -L’85% delle violenze del 2012 è stato commesso dal proprio patner (+3% rispetto al 2011) -Ogni cittadino paga in media 55 euro di tasse all’anno per i costi della sanità che servono a curare le vittime.

19 ….alcuni frammenti “Ho dovuto smettere di chiamare gli amici. E appena loro chiamavano me, chiudevo la comunicazione spaventata.” “Io cercavo di non creare occasioni che suscitassero la sua rabbia. Attribuivo la violenza alla sua possessività che nella mia ingenuità consideravo una conseguenza del troppo amore.” “Dovevo essere colpevole dato che la persona che diceva di amarmi mi colpiva con tanto accanimento.” “Mi sono ricordata dell’insegnante di religione che diceva: “Voi donne avete una colpa imperdonabile, avete mangiato la mela proibita da Dio e avete cacciato Adamo dal paradiso. Niente e nessuno potrà mai perdonarvi”. Io donna ero colpevole, qualsiasi cosa facessi, ero colpevole nel profondo, per il solo fatto di avere un corpo diverso, un sesso diverso, per aver mantenuto nel tempo un rapporto storto e viscerale con il buio, con il sangue, con le forze incontrollabili del sesso e della nascita.”

20 Cosa bisogna ancora fare?
Cosa è stato già fatto? Cosa bisogna ancora fare? Creare leggi che, per quanto possibile, tutelino la donna e regolino i rapporti uomo-donna E’ necessario, più di ogni altra cosa, l’intervento delle istituzioni scolastiche, a cui spetta il compito di sensibilizzare e formare gli uomini di domani. Diffondere una nuova cultura in cui la donna non è più strumentalizzata ma ha pari dignità e diritti dell’uomo Combattere la discriminazione in tutti i campi (le donne prendono il 20% in meno dei loro colleghi uomini che svolgono la stessa mansione) Diffusione di informazioni tramite giornali, televisioni, radio… 25 Novembre: giornata internazionale contro la violenza sulle donne Telefono rosa (a cui tutte le donne si possono rivolgere gratuitamente mantenendo l’anonimato) Associazioni che sostengono la donna nel momento in cui essa decide di denunciare le violenze Spetta ad ognuno di noi riflettere su questo pesante tema di attualità e cercare di trovare possibili soluzioni. La violenza sulle donne non è una cosa da terzo mondo, e ricordiamoci che non capita sempre e solo agli altri.


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