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GRUPPO SULLA PROTEZIONE SOCIALE

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Presentazione sul tema: "GRUPPO SULLA PROTEZIONE SOCIALE"— Transcript della presentazione:

1 GRUPPO SULLA PROTEZIONE SOCIALE
DIRITTO INTERNAZIONALE GRUPPO SULLA PROTEZIONE SOCIALE Federica Mauri Claudia Scano Paolo Manetta Filippo Di Giovanni Marco Meiattini 1

2 “Le norme internazionali del lavoro e delle Nazioni Unite definiscono la protezione sociale un DIRITTO UMANO e FONDAMENTALE ILO, International Labour Organization. Fonte:ILO. Una delegazione di alto livello, ha consegnato ieri al Segretario Generale nelle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, un importante rapporto secondo il quale la protezione sociale di base potrebbe essere una misura di stimolo alla crescita economica e rafforzare la coesione sociale. Il rapporto Social Protection Floor for a Fair and Inclusive Globalization (La Protezione sociale di base per una globalizzazione giusta ed inclusiva), è stato apprezzato immediatamente da vari leader mondiali. Nel suo intervento, Ban Ki-moon ha dichiarato “Questo è un rapporto di fondamentale importanza che arriva in un momento delicato. La popolazione mondiale è preoccupata per il proprio futuro, si sente frustrata dalla situazione economica e non è soddisfatta dei propri leader. Il raggiungimento della protezione sociale per tutti è fondamentale per costruire società più giuste, inclusive ed eque.” Secondo il nuovo rapporto, circa 5,1 miliardi di persone in tutto in mondo non godono di una sicurezza sociale o di una protezione sociale adeguata, mentre solo poco più del 15% dei disoccupati a livello mondiale riceve qualche forma di sussidio per la disoccupazione. 2

3 Il Direttore Generale dell’ILO, Juan Somavia, ha affermato: “La protezione sociale di base è necessaria, possibile ed efficace”. La protezione sociale è definita: insieme specifico di azioni intese ad affrontare il problema della vulnerabilità degli individui tramite l’assistenza sociale, la previdenza sociale e uno sforzo di inclusione. Questi saranno i tre temi da cui partiremo per un analisi sul livello di protezione sociale offerta ai cittadini di due paesi,di diversi continenti, entrambi in via di sviluppo: la THAILANDIA e l’ETIOPIA. 3

4 L’assistenza sociale, uno dei fulcri della protezione sociale, mira a favorire l’autonomia personale e l’integrazione sociale attraverso il sostegno diretto alle persone bisognose e alle loro famiglie. Sono numerose le associazioni internazionali a tutela: UNICEF OIL BANCA MONDIALE La distinzione fondamentale proposta dall'UNICEF è quella tra child labour e child work. La traduzione in italiano questi termini ha spesso dato adito a profondi fraintendimenti, si propone quindi di tradurre il child labour come sfruttamento del lavoro dei minori, in questo caso si fa riferimento al lavoro che non consente di accedere all'istruzione, al lavoro pesante, che ostacola lo sviluppo fisico psichico e sociale e morale dei minori coinvolti. Il child work che potremmo definire lavoro minorile leggero, è quello che non ostacola l'istruzione, consente al minore di partecipare all'economia familiare e non ha effetti negativi sullo sviluppo. 4

5 Proprio sulla base delle situazioni e dei diversi tipi di lavori nei quali i minori sono coinvolti, occorre ricordare che la Banca Mondiale, l'Organizzazione Internazionale sul Lavoro e l'UNICEF stanno realizzando un progetto congiunto internazionale dal titolo "Comprendere-il-lavoro-minorile". La considerazione dell'interesse superiore dei bambini / ragazzi, e l'ascolto delle loro voci, deve essere il principio guida per far uscire le politiche di contrasto al lavoro minorile dal piano delle dichiarazioni di principio e calarle nella realtà, se vogliamo davvero aiutare i bambini lavoratori a costruirsi un FUTURO migliore. 5

6 Abbiamo confrontato due paesi:
THAILANDIA: (sud-est asiatico) È fortemente presente l’adozione del lavoro minorile; infatti la grande povertà costringe i bambini a lavorare fin da piccoli (8-9 anni), anche fino a 12 ore al giorno oppure vengono dati come pegno di piccoli prestiti dagli stessi genitori. Il maggior problema per i minori è rappresentato dal commercio sessuale,oltre 1/3 delle donne sono minorenni, e dal traffico di organi. ETIOPIA: (africa orientale) Il lavoro è principalmente concentrato nel lavoro tessile, unica fonte di guadagno nel paese; purtroppo migliaia di ragazzine e bambini sono utilizzati come merce e quando non è possibile sfruttarne la forza lavoro, diventano vittime di abusi e sfruttamenti, spesso unica alternativa per le famiglia che non hanno reddito sufficiente. 6

7 L’opera di inclusione di persone disabili è presente nella Carta delle Nazioni Unite e nei principi fondamentali della carta. È un diritto generale applicabile agli Stati. Convenzione O.N.U. del 2006 sulle persone disabili: in particolare l’art 27 secondo cui: “si riconosce il diritto al lavoro delle persone con disabilità, su base di uguaglianza, e il dir. di potersi mantenere attraverso un lavoro liberamente scelto […]”. La stessa Convenzione va ad integrarsi con gli altri atti internazionali concernenti i diritti umani, già esistenti, che sono applicabili ovviamente alle persone con disabilità, avendo lo scopo di evidenziarne la particolare situazione, di fornire loro maggiore tutela e di migliorare le loro condizioni di vita in qualunque parte del mondo. 7

8 In THAILANDIA, i diritti dei disabili sono stati riconosciuti negli ultimi 20 anni. Sono oltre 15 milioni le persone coinvolte socialmente ed economicamente. I servizi per i disabili sono di responsabilità dei Ministeri della Sanità Pubblica, dell’Istruzione e del Lavoro, ma purtroppo vi è poca cooperazione professionale. Altro grosso ostacolo nella società thai è la credenza che il disabile sia un segno di disonore per la famiglia, un segno di “maledizione” che non porta prosperità, anzi indica un “Kharma” negativo per la famiglia. Viene nascosto con la convinzione che non possa sviluppare qualità utili a sé e agli altri. Questi elefanti sono stati addestrati per assistere i bambini e i giovani disabili nella riserva Thai Elephant Center for Conservation, nel distretto di Pak Chong. La terapia è mirata allo sviluppo e al miglioramento di determinate capacità motorie e visive. 8

9 Tutela della donna e della maternità
In Thailandia: Status giuridico: il ruolo della donne nello sviluppo della nazione thailandese non è stato ancora pienamente compreso ed accettato; i fattori che influenzano negativamente la partecipazione femminile in campo socio economico sono un’inadeguata consapevolezza di genere e stereotipi sociali. Tuttavia nel 2005 e nel 2007 sono state apportate una serie di riforme per mitigare tali barriere strutturali. 2. Protezioni legali e costituzionali: nel 2007 la nuova Costituzione ha formalmente adottato il principio di rifiutare qualsiasi discriminazione basata sullo statuto personale, assicurando il rispetto delle libertà civili. Tale formulazione si basa sulla Convenzione Internazionale sui diritti umani del 2006 (art.9). 3. Diritti civili e di famiglia: è prassi in T. che i mariti ed i padri abbandonino la famiglia per cercare fortuna nelle varie città. Dunque madri e bambini vengono lasciati e si ritrovano spesso senza casa e senza cibo. Le donne hanno pochissime competenze lavorative, per cui i numerosi progetti internazionali offrono alle donne cibo, abbigliamento e formazione lavorative, mentre ai bambini assistenza sanitaria ed istruzione. 9

10 In Etiopia: 1. Status giuridico: esistono una serie di pregiudizi che vengono inculcati nella donna fin dalla nascita, il principale è l’inferiorità rispetto all’uomo. Se la donna tenta di ribellarsi a tale iniquità deve combattere con le convenzioni sociali. Le donne in africa e nei paesi in via di sviluppo si occupano della cura dei campi, dell’approviggionamento e della cucina. La disuguaglianza economica,spesso, è una potente arma per svalutare, sminuire il valore delle donne. In ogni strato sociale si riscontrano violenze non sono fisiche ma anche morali. In E. le donne non vengono tutelate contro nessuna forma di aggressione. 2. Protezioni legali e costituzionali: non è quantificabile il numero di bambini e di donne in difficoltà in Etiopia a causa della mancanza di dati certi,ma sono evidenti le loro condizioni critiche dovute ad oppressioni culturali, sociali, economiche e psicologiche. La mortalità materna arriva all’80%, le donne partoriscono in media 6 figli ma solo il 6% di loro ha un’assistenza sanitaria durante il parto. 10

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12 Riguardo la Previdenza sociale…
Secondo un rapporto dell’ILO, “SULLA SICUREZZA SOCIALE NEL MONDO ”,nel mondo circa il 20% delle persone in età lavorativa, insieme alle loro famiglie, gode di un effettivo accesso ai sistemi di protezione sociale-universali. Nell'Africa sub-sahariana solo il 5% della popolazione in età lavorativa è effettivamente coperta da schemi contributivi. In Asia solo il 20% dei lavoratori gode di un pacchetto minimo di prestazioni di sicurezza sociale. Meno del 30% della popolazione in età lavorativa mondiale è coperta con una legge da un'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali. Nelle aree rurali dei paesi a basso reddito non più del 35% delle donne ha accesso ai servizi sanitari professionali. 12

13 La situazione dei diritti dei lavoratori nell Africa sub-saharina varia notevolmente di paese in paese. L'Etiopia ad esempio ha un'economia in forte crescita , ma ha squilibri interni enormi circa l'80% della popolazione vive in condizioni di pura sopravvivenza ed altrettanti dipendono da un'agricoltura di sussistenza. L'industria dei fiori, ad esempio, sta spostando le sue immense serre sugli altopiani etiopici, per sfruttare soprattutto l'abbondanza di manopdopera a bassimo costo. Nelle serre sono impiegate per lo più donne , dai 17 anni in su, la durata minima della giornata di lavora è di almeno 8 ore ad una temperatura di 35 gradi, nessun lavoratore indossa guanti o grembiuli da lavoro, tantomeno mascherine per difendersi dai pesticidi. Il salario giornaliero è di 7 Birr, ossia circa 60 centesimi di Euro, il doppio se si lavora senza sosta anche la domenica. Con queste condizioni gli imprenditori europei si stanno arricchendo sulle spalle dei poveri etiopi che sono costretti a lavorare in condizioni durissime senza alcuna tutela sindacale o sanitaria. 13

14 In Thailandia il lavoro degli immigrati è uno degli elementi chiave per la crescita economica del paese. Mae Sot, città di confine tra Birmania e Tailandia conta circa lavoratori tailandesi e più di lavoratori e lavoratrici birmani. Molte delle aziende in cui sono occupati, producono per marchi internazionali (Levis, Puma, Nike, Versace, Adidas) o applicano illegalmente etichette di marchi internazionali. Vi sono circa 150 fabbriche (80%) del settore abbigliamento a Mae Sot. Gli orari di lavoro sono estremamente lunghi: 60/70 ore a settimana. Lo straordinario sino alle 11 di sera è molto diffuso per almeno 6 mesi l’anno. L'effettiva precarietà di condizioni agevoli per i lavoratori deriva dalla totale assenza di diaologo con i sindacati. L’iniziativa attraverso la collaborazione tra il sindacato tailandese ed il sindacato birmano– FTUB ha l’obiettivo di organizzare lavoratori e lavoratrici delle fabbriche del tessile abbigliamento di Mae Sot per migliorare le loro condizioni di lavoro e il salario. 14

15 Bibliografia: www.ilo.org www.onu.it – www.onu.org
ww.ciai.it 15

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