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DILEMMI DELLE POLITICHE DI MITIGAZIONE DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI

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Presentazione sul tema: "DILEMMI DELLE POLITICHE DI MITIGAZIONE DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI"— Transcript della presentazione:

1 DILEMMI DELLE POLITICHE DI MITIGAZIONE DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI emanuela.bozzini@unitn.it

2 Perché c’è disaccordo sul cc Ci sono diverse visioni del ruolo della scienza nella società e nella politica Ci sono diverse visioni delle responsabilità politiche, che sono comuni ma differenziate è un problema globale: nessuno può agire da solo e risolvere il problema differito nel tempo: i maggiori impatti del cc sono attesi per la metà/fine del secolo. Inoltre: le politiche implementate oggi daranno risultati concreti fra decenni

3 Ruolo della scienza nelle decisioni su cc Tradizionalmente, si presuppone una relazione diretta e lineare fra scienza e politica: Ricerca scientifica  test di hp (Vero/Falso)  comunicazione alla politica  scelta politica Questo modello – chiamato lineare - concepisce la scienza come una attività che si svolge in isolamento dal resto delle attività sociali, volta alla scoperta di verità imparziali ed universali che – una volta accertate - vengono successivamente comunicate ai decisori politici.

4 Tuttavia oggi la scienza del clima non può essere descritta in questo modo. Piuttosto, è un esempio di scienza post-normale, dove “facts are uncertain, values in dispute, stakes high and decisions urgent” (Funtowicz and Ravetz 1993). Il cc ha tutte le caratteristiche dei problemi che i sociologi chiamano ‘intrattabili’ (Schön and Rein). Cioè sono problemi per i quali la definizione del problema, il tipo di evidenza a disposizione, le opinioni sugli obiettivi e sugli strumenti da adottare sono tutti elementi di conflitto e la scienza diventa oggetto di controversia politica Bisogna prendere decisioni in condizioni di incertezza

5 Cosa la politica si aspetta dalla ricerca scientifica / 1 Stabilire la verità sulle cause del cc Il cc è dovuto al ciclo dell’energia solare, che si ripete ogni 1500 anni Il cc è dovuto all’immissione da parte delle attività umane di gas serra nell’atmosfera Il cc è dovuto ad una combinazione di cause naturali e antrogeniche La prova scientifica delle cause antropiche del cc è molto recente

6 Evoluzione delle affermazioni sulle cause del cc La comprensione delle cause e degli effetti del cc è in via di evoluzione: 1995: Our ability to quantify the human influence on global climate is currently limited because the expected signal is still emerging from the noise of natural variability, and because there are uncertainties in key factors. … Nevertheless, the balance of evidence suggests that there is a discernible human influence on global climate (p.5) 2001: “most of the observed warming over the last 50 years is likely to have been due to the increase in greenhouse gas concentrations” 2007: Most of the observed increase in global average temperatures since the mid-20th century is very likely due to the observed increase in anthropogenic greenhouse gas concentrations.

7 Cosa la politica si aspetta dalla ricerca scientifica/2 - Stabilire quanto cambia il clima in risposta all’accumulo di GHG (climate sensitivity) e le variazioni a livello locale 2007: climate sensitivity is likely [more than 66% chance] to be in the range 2 to 4.5°C … and it is very unlikely [less than 10% chance] to be less than 1.5°C Stabilire quanto i cambiamenti del clima siano pericolosi per le nostre società Gli impatti del cc dipendono in maniera significativa dalle azioni che verranno intraprese (o non intraprese), dal tipo e grado di sviluppo economico e tecnologico, dai trend demografici, etc etc La scienza del clima non è sufficiente La scienza del clima non è sufficiente: serve l’integrazione con le scienze sociali (largamente assenti dal dibattito) e con la conoscenza non esperta

8 Quantificazione dell’incertezza

9 Gestione dell’incertezza: ricerca del consenso fra scienziati Data l’impraticabilità di arrivare alla ‘verità’ e data la necessità di decidere in condizioni di incertezza, una possibilità è quella di valutare il consenso fra scienziati Il consenso è considerato un indicatore plausibile della veridicità dei risultati. Però: Alcuni considerano il consenso un criterio non sufficiente "In questions of science, the authority of a thousand is not worth the humble reasoning of a single individual." - Galileo Galilei La ricerca del consenso tende a marginalizzare le posizioni estreme (radicali e caute) Il consenso non potrà mai essere unanime  Controargomentazione ‘scettica’: ‘the science is not settled’, i.e. non sappiamo se il cc esiste e quali sono le cause e le conseguenze http://www.skepticalscience.com/argument.php Climategate : IPCC manipola la ricerca

10 Quali sono le conseguenze politiche dell’incertezza scientifica? Una parte del mondo politico ed economico (specialmente in US) non riconosce la validità dei risultati presentati dall’IPCC https://www.youtube.com/watch?v=biUc0D6_UPA L’argomento più importante è: non c’è sufficiente certezza scientifica per prendere decisioni Da contrastare con 1) le argomentazioni di chi ritiene che ci sia la certezza su cause e conseguenze di cc. Ad esempio: https://www.youtube.com/watch?v=Hcv-CX8L1Xc E con

11 2) Le argomentazioni di chi ritiene che la certezza scientifica non sia una condizione necessaria per intraprendere azioni per combattere i cc. * anche se eliminassimo completamente l’incertezza, la scienza non potrebbe dirci quali azioni sia giusto intraprendere * l’incertezza è ineliminabile; più ricerca non consente di eliminare l’incertezza

12 Principio di Precauzione ‘In order to protect the environment, the precautionary approach shall be widely applied by States according to their capabilities. Where there are threats of serious or irreversible damage, lack of full scientific certainty shall not be used as a reason for postponing cost- effective measures to prevent environmental degradation.’ Rio Declaration 1992 ‘Union policy on the environment shall aim at a high level of protection taking into account the diversity of situations in the various regions of the Union. It shall be based on the precautionary principle and on the principles of that preventive action should be taken, that environmental damage should as a priority be rectified at source and that the polluter should pay.’ (EU Treaty) In breve: better safe than sorry

13 Il principio di precauzione è uno dei principi guida dell’azione internazionale ed europea sul cc (e più in generale sulle politiche ambientali) Tuttavia non è accettato da tutti, perché considerato anti- scientifico, oneroso, negativo per l’innovazione tecnologica, vago, etc

14 Un maggiore consenso si può registrare sul principio di “gestione del rischio”: si cerca di stimare i rischi che determinati aumenti della temperatura comporta, si valuta quali rischi siano troppo pericolosi e si studiano le azioni che è più efficiente implementare. 2°C objective  A global mean temperature increase greater than 2°C will result in increasingly costly adaptation and considerable impacts that exceed the adaptive capacity of many systems and an increasing and unacceptably high risk of large scale irreversible effects. Le azioni che vengono intraprese sono quindi quelle che risultano sostenibili economicamente e politicamente per limitare i danni del cc

15 L’obiettivo dei 2°C è stato adottato dalla UE nel 1996 e successivamente dai paesi UNFCC nel 2009. Tuttavia, i rischi associati al cc, i costi/benefici sono distribuiti in maniera molto ineguale fra paesi e fra generazioni, rendendo l’applicazione della logica della gestione del rischio difficile I rischi che derivano dal cc sono molto più elevati nei paesi poveri che nei paesi sviluppati, sia perché si stima che il cc avrà un impatto maggiore sia perché le capacità di adattamento sono minori

16 Uno degli aspetti più problematici della politica del cc è che i paesi poveri che meno hanno contribuito alla creazione del problema sono anche i paesi più danneggiati Per questo la Convenzione sul Clima parla di ‘responsabilità comuni ma differenziate’ fra paesi sviluppati ed in via di sviluppo. Comuni perché: a) il problema è globale, nessuno stato può risolverlo senza il concorso degli altri b) gli impatti riguardano tutti Differenziate perché: le responsabilità e le capacità di affrontare il problema sono diverse da stato a stato.

17 Come differenziare le responsabilità (= chi paga?) Contributors pay: “chi inquina paga”. Le nazioni che storicamente sono responsabili per il cc, cioè le nazioni che si sono industrializzate a partire dall’800 Controargomentazione: fino a qualche decennio fa, nessuno era a conoscenza della relazione fra emissioni e cc; non si può attribuire una responsabilità data la mancanza di consapevolezza Ability to pay: Le nazioni che hanno la possibilità finanziaria di intervenire, indipendentemente dalla loro responsabilità storica Beneficiaries pay: Le nazioni che hanno beneficiato dall’emissione incontrollata, perché sono responsabili delle esternalità negative delle loro attività (indipendentemente dall’aver causato il cc) Equality: le nazioni che hanno limitato la possibilità agli altri di emettere, si devono far carico del problema per un principio di equità

18 Responsabilità intergenerazionali La definizione di sviluppo sostenibile più citata recita: “development that meets the needs of the present without compromising the ability of future generations to meet their own needs” (Our Common Future, Brundtland Report 1989) Nell’ambito delle politiche di contrasto ai cc le responsabilità verso le generazioni future hanno una importanza centrale

19 Il contributo dell’economia Il tasso di sconto è un parametro che misura l’importanza del benessere delle generazioni future rispetto a quello delle generazioni presenti. Esempio: se applico un tasso di sconto del 5%, il consumo di 100 euro oggi equivale al consumo di 105 euro fra un anno. Quindi io posso essere disponibile ad investire 100 euro oggi in azioni di mitigazione del cc solo se si dimostra che il beneficio fra un anno sarà di almeno 105. In breve: un euro oggi vale più di un euro domani. Diversi tassi di sconto implicano una diverse equità intergenerazionale. Un tasso di sconto tendente a zero, come quello utilizzato da Stern (0,01%) per valutare ad oggi i danni provocati dal clima nel futuro, rende quasi equivalenti i danni futuri con quelli attuali. http://news.bbc.co.uk/2/shared/bsp/hi/pdfs/30_10_06_exec_sum.pdf (pag. 12) http://news.bbc.co.uk/2/shared/bsp/hi/pdfs/30_10_06_exec_sum.pdf Nordhaus utilizza un tasso di sconto del 3% A seconda del tasso di sconto utilizzato, i calcoli dei costi e benefici dell’ azione/ inazione sul cc varia molto significativamente

20 Il contributo della sociologia Sir A. Giddens http://www.youtube.com/watch?v=uT3GD0nVS3Y John Urry: http://podularity.com/2011/09/01/polity-podcasts-john-urry- climate-change-and-society/ http://podularity.com/2011/09/01/polity-podcasts-john-urry- climate-change-and-society/ Ulrick Beck http://tcs.sagepub.com/content/27/2-3/254


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