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PUBLIC SPEAKING e GESTIONE DELL’AULA

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Presentazione sul tema: "PUBLIC SPEAKING e GESTIONE DELL’AULA"— Transcript della presentazione:

1 PUBLIC SPEAKING e GESTIONE DELL’AULA

2 Indice Come impara l’adulto Insegnante vs. formatore La comunicazione
La comunicazione non verbale Progettare la sessione formativa Le fasi della sessione formativa apertura corpo chiusura Le domande da porsi

3 Come impara l’adulto L’adulto: vuole sapere perché deve apprendere;
3 L’adulto: vuole sapere perché deve apprendere; si sente responsabile della propria vita; parte dalle sue esperienze pregresse; apprende ciò che si lega alla vita reale; è guidato da motivazioni intrinseche.

4 Insegnante vs. formatore
Docente di scuola o professore Divulgatore di concetti e conoscenze (sapere) Formatore Facilitatore dello svilup- po delle competenze (sapere, saper fare, saper essere). La professione del formatore è relativamente giovane in quanto si è sviluppata in Italia intorno agli anni ‘70 per rispondere alle esigenze di aggiornamento delle professionalità degli operai delle grandi aziende. I contesti in cui si troverà ad operare sono, quindi, altamente specializzati e il suo target di riferimento è rappresentato dagli individui/lavoratori che in quei determinati ambienti svolgono una precisa mansione. Per questo motivo egli si differenzia dalle altre professioni di insegnamento come un docente di scuola o un professore universitario in quanto l’oggetto del loro lavoro è differente: da una parte individui adulti che vogliono aumentare o apprendere nuove competenze, dall’altra studenti o alunni che devono ampliare le loro conoscenze. La competenza è proprio il concetto chiave che possiamo brevemente definire come un insieme coordinato di risorse personali le quali permettono lo svolgimento eccellente di una specifica mansione in un determinato processo produttivo. Il formatore è colui che rende più semplice, veloce ed efficiente il processo di acquisizione delle risorse personali del lavoratore. Il suo ruolo pertanto è quello di facilitare lo sviluppo di nuove competenze. Si parla di sviluppo perché la competenza è qualcosa che appartiene alla sfera personale e quindi non può essere trasferita ma solamente potenziata. Per tale motivo egli lavora per lo più sul Saper fare e Saper essere di un individuo piuttosto che su un Sapere vero e proprio, appannaggio quest’ultimo di insegnanti o docenti di scuola i quali si concentrano maggiormente sulle conoscenze e la trasmissione delle stesse.

5 Perché ci sono gli altri
Principi base Comunicare in pubblico non è: Leggere un discorso scritto; Recitare un discorso imparato a memoria; Leggere le slide; Seguire un copione predefinito. Perché? Perché ci sono gli altri Il formatore è una persona che sta in situazione, che co-costruisce la lezione con i discenti

6 La comunicazione La comunicazione è un processo di interazione
in cui due o più persone si scambiano informazioni in modo circolare Watzlawick 1971

7 Il processo comunicativo
CV (7%) PARAVERBALE (38 %) Emittente Ricevente CNV (55 %) MESSAGGIO

8 La comunicazione non verbale
8 Tono e volume della voce Postura Contatto oculare Lingaggio gestuale Prossemica Mimica facciale

9 La comunicazione non verbale Il contatto oculare
Sguardo a tergicristalli per: mostrare interesse verso tutti; mantenere viva l’attenzione di tutti; fare in modo che ad ogni contatto visivo si possa dire reciprocamente: “ci siamo visti!”.

10 La comunicazione non verbale La mimica facciale
FREDDEZZA, IPERCONTROLLO, SCARSO DESIDERIO DI COMUNICARE POCO PRESENTE EMPATIA, ASCOLTO DISPONIBILITÀ PRESENTE DISAGIO, DESIDERIO DI MOSTRARE EMOZIONI NON SPERIMENTATE ECCESSIVAMENTE PRESENTE

11 La comunicazione non verbale Il tono e il ritmo della voce 1/2
La voce è uno strumento e va usata e controllata per rendere più efficace il proprio discorso. No Si

12 La comunicazione non verbale Il tono e il ritmo della voce 2/2
MONO TONO VARIEGATO SOSPIRATO TONO BASSO MEDIO ALTO VOLUME

13 La comunicazione non verbale Pause e tono
Usare l’intonazione per variare i diversi aspetti del discorso; Le cose importanti devono “suonare” importanti; Usare le pause in modo strategico per dare enfasi al discorso e dare modo al pubblico di assimilare.

14 La comunicazione non verbale La postura
Stare il più possibile al centro in modo da guardare tutti; Mettersi in modo da potersi avvicinare alle persone; Non mettere barriere e non nascondersi dietro leggii o cattedre.

15 La comunicazione non verbale Alcune posture sbagliate
Caffettiera Il camminatore Mani in tasca Adamitico Arroccato

16 La comunicazione non verbale La prossemica
DISTACCO DISINTERESSE DISTANZIATA INTERESSE ATTRAZIONE PROTESA INTIMITÀ AGGRESSIVITÀ RAVVICINATA

17 La comunicazione non verbale Il linguaggio gestuale
Usare gesti semplici e definiti con le mani per richiamare un concetto; Usare tutto il corpo e non solo una mano; Essere semplici e naturali.

18 La comunicazione non verbale Gestualità fuori controllo
Sistemarsi Tic nervosi Gesti ossessivi

19 Progettare la sessione formativa Le domande da porsi
Qual è la cosa o le cose principali che voglio comunicare? Qual è il mio obiettivo? Sono soddisfatte in modo chiaro le risposte a che cosa, come, quando, dove, perché? Quali sono gli argomenti o gli esempi correlati a questo argomento?

20 Le fasi della sessione formativa
22 Apertura Corpo Chiusura 15 % 70 % Questa struttura vale sia per il singolo incontro che per l’intero percorso

21 Le fasi della sessione formativa Apertura: il patto d’aula
Doppia finalità: informativa e psicologica. Contenuti: presentazione: chi sono io/chi siete voi titolo scopo dell’intervento scaletta metodologia regole

22 Le fasi della sessione formativa Corpo: gli strumenti per la conduzione
Supporti tecnici slide lavagna (fogli o lucidi) dispense cartacee audiovisivi orologio Supporti di coinvolgimento giochi d’aula case study role playing focus group discussioni esercizi Ogni formatore si avvale di diversi strumenti per svolgere al meglio il suo lavoro. Alcuni sono di natura strettamente tecnica come l’utilizzo di lavagne a fogli o con i lucidi per spiegare i concetti oppure la proiezione di slide per focalizzare i punti chiave dell’intervento o anche l’uso di audiovisivi (spezzoni di film o documentari) per attrarre l’attenzione. Tra questi un’importanza particolare è data all’orologio in quanto un utilizzo sbagliato di questo strumento può causare problemi organizzativi e, a volte, anche far fallire l’intervento. Una buona gestione dei tempi e il rispetto degli stessi è fondamentale per ogni formatore. Altri strumenti, invece, riguardano più la sfera relazionale. Dal momento che il ruolo del formatore è quello di sviluppare competenze cercando di ottenere nei discenti modifiche comportamentali per ottimizzare il contributo che essi danno al loro lavoro è necessario che essi siano coinvolti il più possibile durante tutto il periodo di docenza. Per far questo il formatore utilizza esercitazioni pratiche come i role playing in cui i partecipanti si mettono in gioco interpretando ruoli riguardanti il lavoro oppure i case study ovvero lo studio di casi aziendali per simulare la realtà organizzativa e far emergere la propria esperienza applicando così la teoria alla pratica. Ancora un altro strumento molto utilizzato nei corsi di formazione sono i giochi d’aula che servono maggiormente a creare un clima rilassato dove i discenti possono imparare divertendosi.

23 Le fasi della sessione formativa Corpo: mantenere alta l’attenzione
Cambio di registro; Domanda alla platea; Voto per alzata di mano; Giochi.

24 Le fasi della sessione formativa Corpo: errori nell’interazione
Polemizzare con qualcuno; Fare comunella con qualcuno; Criticare gli interventi; Dare risposte confuse.

25 Le fasi della sessione formativa Corpo: oratore e schermo
Non dare le spalle alla platea Non impallare la proiezione con il corpo Evitare di girarsi e sbracciarsi toccando lo schermo.

26 Le fasi della sessione formativa La chiusura
La chiusura è una parte importantissima del percorso perché: serve a riepilogare e a capire se è tutto chiaro è la parte che si ricorda di più La fase di chiusura è utile per riepilogare i contenuti, assicurandosi che quei due o tre punti fondamentali rimangano ben fissati nella mente dei destinatari. Oltretutto questa fase, essendo l’ultima, è quella che rimane più viva nella memoria. La parte finale dell’incontro, tuttavia, coincide spesso con il momento delle domande. Concludere con quelle rischia di porre l’accento su aspetti meno centrali o di confondere le idee, dato che tanti sono i punti che possono essere toccati, con contributi di tutti che possono essere più o meno in linea con gli obiettivi della formazione. Ritagliatevi, quindi, il giusto spazio per un momento di sintesi ed un commento finale. Inoltre, prendetevi l’ultima parola! Il partecipante deve stare al centro, ma bando agli eccessi: le fila, con garbo e apertura, le tenete voi…vi hanno chiamato per quello. Non lasciatela al caso ma chiudete con una vostra sintesi ed un commento.

27 GRAZIE PER L’ATTENZIONE

28 Esercitazione Attività: costruire un breve intervento formativo su uno dei temi proposti; Scopo: esercitarsi nelle tecniche di gestione d’aula; Setting: immaginare di essere dei formatori che propongono un intervento formativo in azienda, allo scopo di accrescere le competenze nei destinatari in merito alla tematica trattata.

29 Tematiche fra cui scegliere
Leadership Intelligenza emotiva Negoziazione Comunicazione efficace Teamworking Diversity Management Decision Making Gestione dello stress Problem solving Formazione Outdoor E-learning Gestione delle riunioni


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