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L'ELARGIZIONE DELLA LEGGE ALLA SOGLIA DELLA TERRA PROMESSA

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Presentazione sul tema: "L'ELARGIZIONE DELLA LEGGE ALLA SOGLIA DELLA TERRA PROMESSA"— Transcript della presentazione:

1 L'ELARGIZIONE DELLA LEGGE ALLA SOGLIA DELLA TERRA PROMESSA
IL DEUTERONOMIO L'ELARGIZIONE DELLA LEGGE ALLA SOGLIA DELLA TERRA PROMESSA

2 1. INTRODUZIONE Il Libro del Deuteronomio che conclude il Pentateuco è al centro della grande Riforma di Giosia (621 a.C.) descritta in 2 Re 22, [per un articolo di approfondimento su questa riforma cfr. M.Cimosa, Una riforma politico-religiosa effimera: Giosia, in Parole di Vita 3 (1978), 21-27] e riporta i discorsi fatti da Mosè prima dell'ingresso nella Terra, nei piani di Moab, discorsi che sono una rilettura della Legge Sinaitica.

3 Il termine Deuteronomio significa "seconda legge"
Il termine Deuteronomio significa "seconda legge". È una raccolta di tre discorsi di Mosè nella pianura di Moab, a cui si aggiungono alcuni brani di carattere narrativo e altri di indole legale. Nel suo insieme, il libro presenta una il libro presenta una lettura teologica- parenetica della storia dell'Israele. Gli avvenimenti di questa storia è secondo una economia salvifica guidata dalla provvidenza divina di Dio di cui gli elementi basilari sono promessa ai patriarchi, elezione d'Israele e l'alleanza sinaitica.

4 2. PECULIARITÀ LETTERARIE DEL LIBRO
Gli avvenimenti si svolgono nelle steppe di Moab. Sono grandi discorsi di Mosè a tutto Israele, testamento spirituale prima di morire. Lo stile è esortativo-parenetico e istruttivo. Il Dt si presenta come una collezione di discorsi concentrati sull'amore per la legge divina, passione per la scelta religiosa e ringraziamento per il dono della terra.

5 Lo stile ed il linguaggio del libro rispondano perciò al carattere omiletico e esortativo; il vocabolario è semplice, chiaro e solenne. Ci sono ripetizione di alcune parole. Il termine "oggi", abbondantemente usato nel Dt, serve per attualizzare la legge citata, per rendere sempre presente l'azione salvifica di Dio e la risposta dell'uomo. Ci sono anche alcune espressioni che danno al Dt una fisionomia propria, fra le quali: "ascolta, Israele", "Jhwh tuo Dio", ....

6 3. STRUTTURA E CONTENUTO DEL LIBRO a)Struttura
Numerosi studi hanno collegato la struttura letteraria del Dt con gli schemi degli antichi hittiti di vassallaggio. In Dt si può individuare un prologo storico della storia salvifica d'Israele. Il corpo centrale del libro richiama il popolo al dovere per il continuo protezione divina, e la maledizione e benedizione per la fedeltà e per l'infedeltà.

7 Un'ipotesi più semplice ma anche più conforme alla struttura del Dt propone la divisione del libro in due grandi parti, una parenetico­esortativa che contiene i tre discorsi di Mosè, e un'altra di carattere storico-narrativo, in cui vi sono le disposizioni ultime del grande legislatore con lo splendido cantico di Mosè, le benedizioni ed il racconto della sua morte.

8 b) Contenuto del libro Il libro incomincia con i discorsi di Mosè. Dei tre discorsi il secondo è il più lungo e importante nel quale è inclusa anche una raccolta delle leggi che è denominato il codice deuteronomistico.

9 Primo discorso (1,1-4,43) Mosè con uno sguardo retrospettivo, traccia la storia del popolo di Israele dalla partenza del Sinai fino a Moab. La parenesi esortativa non è un racconto dettagliato degli eventi, ma vuole mostrare come Dio ha guidato amorosamente e provvidenzialmente l'intero percorso del popolo d'Israele con i suoi interventi.

10 Il discorso si conclude con un pressante richiamo al popolo affinché perseveri nella sua fedeltà a Dio, fuggendo l'idolatria e devono rendere conto della loro predilezione da parte di Dio.

11 Secondo discorso (4,44-28,68) - È diviso in tre sezioni: lunga parentesi introduttiva, corpo del discorso con il codice deuteronomico, e l'epilogo.

12 a) Nella parenesi si rievoca le legge basilari di Sinai e si fa un richiamo alla fedeltà a Dio; soprattutto nell'osservanza del comandamento principale, il monoteismo.

13 Lo shema' Israel (6,1-25) è il grande atto di fede e di amore di Israele per l'unico Dio. La Terra Promessa è un dono di Dio (8,1-9,6) non dovuto alla fedeltà d'Israele che non esiste più per cui Dio dovrà ripudiarlo (24,1-4).

14 «Ascolta, o Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo.
Amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutta la forza. Le parole che oggi ti ordino, siano nel tuo cuore.

15 Le inculcherai ai tuoi figli, ne parlerai quando sei seduto in casa, quando cammini per strada, quando sei coricato e quando sei in piedi. Le legherai come un segno sulla tua mano, saranno come un pendaglio tra i tuoi occhi. Le scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte».

16 Quindi il popolo deve allontanare qualsiasi compromesso con gli usi e costumi degli altri popoli non compatibili con la fede monoteistica. Il discorso termina ricordando al popolo che il suo futuro sarà sempre legato a due alternative: alla fedeltà del popolo; all'infedeltà, maledizioni.

17 b) Il "codice deuteronomico" contiene un insieme di leggi riguardanti il culto, diverse istituzioni, questioni di diritto penale, familiare e sociale ecc. Una normativa particolare in questo codice è quella che riguarda la centralità del culto, offrire sacrifici a Jhwh in un unico santuario che Jhwh stesso avrebbe scelto; dunque contro il culto illecito e idolatria. Inoltre ci sono degli ordinamenti della teocrazia.

18 c) l'ultima parte del secondo discorso che è il più bello dell'AT contiene le prescrizioni per il rinnovo dell'alleanza in Sichem, benedizioni e maledizioni in più ampio in un ordine crescendell' intensità.

19 Terzo discorso (28, 69-30,20) È di contenuto storico-salvifico che inizia con un richiamo storico su quanto ha fatto Dio a Israele lungo la sua storia e esorta a un rinnovo degli impegni. La non osservanza condurrebbe alla distruzione della nazione; Dio tuttavia è sempre disposto a perdonare. Così Dio mette davanti al popolo una scelta di vita e la morte.

20 Parte narrativa (31,1-34,12) - Qui si tratta degli ultimi eventi della vita di Mosè. Qui anche c'è una conclusione generale del Pentateuco e un ricollegamento al libro dei Numeri. Mosè incoraggia il popolo a procedere nella conquista di Canaan sotto la guida di Giosuè, e fare la lettura rituale della legge in ogni sette anni.

21 C'è anche il cantico di Mosè che è di genere didattico-sapienziale e loda la fedeltà e la misericordia divina. Il racconto si chiude con l'ultima raccomandazione di Mosè sulla puntuale trasmissione della legge ai figli. Dopo aver benedetto tutte le tribù Mosè muore.

22 a) Composizione del libro
Il Deuteronomio apparterebbe alla tradizione deuteronomica, è il primo volume letterario che racconta la storia d'Israele fino alla fine della monarchia. Il codice deuteronomico proviene dal regno del nord, poco prima della caduta. La prima edizione avrebbe avuto il luogo sotto il regno di Ezechia in Gerusalemme poco dopo la caduta di Samaria.

23 4. MESSAGGIO TEOLOGICO Il Dt ha una profonda ricchezza parenetico-morale, dottrinale-religioso. Ha anche alcuni temi centrali del pensiero ebraico-cristiano: la confessione del monoteismo religioso, l'amore paterno e materno di Dio, le elezioni d'Israele, il richiamo alla fedeltà dell'alleanza e un messianismo profetico che orienterà la futura storia della salvezza.

24 a) La professione di fede deuteronomistica: il monoteismo e la sua esigenza di amare Dio con tutto il cuore Il testo proclama l'unicità assoluta di Dio e l'esigenza di amarlo con tutto il cuore con una piena donazione di se stesso. È il comandamento principale sia degli ebrei che dei cristiani. A questo credo si riferì anche Gesù. Il monoteismo e la moralità vengono ripresi anche dai profeti.

25 La confessione di fede nell'unico Dio deve essere quindi accompagnata dall'esigenza ugualmente radicale dell'amore a quest'unico Dio, perché il Dio unico d'Israele è un Dio dell'amore. Il testo presenta Dio anche misericordioso.

26 b) L'elezione d'Israele Il Dt precisa il concetto di "elezione'', la scelta peculiare d'Israele come popolo da parte di Dio. Questa scelta storica raggiunge il suo vertice nell'alleanza di Sinai. L'esclusività dell' elezione che costituisce l'identità d'Israele è un dono gratuito di Dio, che causò anche un rapporto di intima dedizione e amore fra Dio e il suo popolo.

27 c) L'elezione di Dio da parte d'Israele
Il concetto di "elezione esclusiva" introduce la categoria della "gelosia di Dio", intesa come pienezza di rapporto e di scelta religiosa, che esclude ogni forma di idolatria e di politeismo. La scelta nella quale impegna tutta israelita: il cuore, l'anima e la forza. È una scelta di vita. La scelta suppone precisi atteggiamenti "cercare di Dio", osservare i comandi, leggi e le norme ricevute- una fedeltà a determinati precetti che dovranno essere trasmessi alle future generazioni.

28 Nel Deuteronomio al c.11, vv. 26-28 si legge:
«Vedete, io vi pongo oggi davanti alla scelta, tra una benedizione e una maledizione. Avrete la benedizione, se ubbidirete agli ordini del Signore, vostro Dio, che oggi vi comunico; vi colpirà la maledizione, se non ubbidirete agli ordini del Signore, vostro Dio...».

29 Ecco la sintesi e l'essenziale della natura dell'Alleanza e della morale che ne scaturisce per Israele. Ecco da che cosa dipenderà la benedizione o la maledizione per Israele. Ecco da dove verrà la sua ricchezza o la sua povertà.

30 Nell'obbedienza al Dio dell'alleanza sta per Israele la benedizione che è la sua ricchezza. Egli riceve tutto da Dio: quello che è e quello che ha.

31 I fili d'oro che s'intrecciano nella trama del Pentateuco e che continuano attraverso tutto l'Antico Testamento sono, come dice R. De Vaux, i temi della PROMESSA, ELEZIONE, ALLEANZA, LEGGE.

32 Li ritroviamo uniti in un celebre testo del Deuteronomio che abbiamo già ascoltato più di una volta:
«Il Signore si è unito a voi (ALLEANZA) e vi ha scelto (ELEZIONE), non perché siete più numerosi di tutti gli altri popoli; anzi, voi siete il più piccolo di tutti i popoli! Il Signore però vi ama (AMORE) e ha voluto mantenere la promessa fatta ai vostri padri (PROMESSA):

33 perciò vi ha liberati con la sua potenza e, mentre eravate ancora schiavi, vi ha riscattati dalla mano del faraone, re d'Egitto (PROLOGO DEL PATTO). Riconoscete dunque che il Signore, vostro Dio, è l'unico Dio. Egli è il Dio fedele che mantie­ne l'alleanza e l'amicizia per mille generazioni con coloro che l'amano e osservano i suoi comandamenti (LEGGE)» (Dt 7,6-8).

34 Se ripensiamo alla storia di Israele troviamo al suo inizio l'esperienza di liberazione vissuta in Egitto che lo ha condotto al Sinai, laddove Yhwh ha fatto con lui un'alleanza e dove Israele ha capito il senso della sua elezione e delle promesse fatte ai padri ed è lì che ha anche capito come d'ora in poi dalla sua fedeltà o meno a questa alleanza sarebbe dipesa la sua benedizione, la sua ricchezza, la sua felicità futura.

35 In tutti i formulari dell'alleanza dell'AT questa duplice possibilità di benedizione o di maledizione è presentata in forma condizionale per indicare come la morale dell' AT è in sostanza una morale dell'alleanza e che, benché essa sia legata all'obbedienza di Israele, esige anche l'aspetto di dono gratuito da parte di Dio.

36 In un'alleanza tra partners uguali sono fondamentalmente tre gli elementi essenziali:
1. Il prologo con la storia dei benefici ricevuti nel passato. 2. Le clausole che riguardano l'impegno del suddito. 3. Le benedizioni e le maledizioni di cui godrà il partner.

37 Sono tre elementi intimamente connessi e la loro profonda dinamica dà luogo alla morale di Israele.

38 Nel prologo storico Israele scopre di essere un popolo salvato da Dio
Nel prologo storico Israele scopre di essere un popolo salvato da Dio. Dipende quindi da Dio per il fatto di essere stato salvato da lui. Di qui scaturisce anche la sua volontà di accettare o rifiutare la dipendenza da Dio attraverso l'osservanza o meno dei comandamenti.

39 Le benedizioni con le quali Dio premia questa fedeltà esigono per essere efficaci che Israele continui a scegliere, continui ad essere fedele, a dipendere e obbedire al suo Dio, diversamente incombono su di lui le maledizioni che si pongono in alternativa alle benedizioni.

40 Entrambi sono presenti in quasi tutti i formulari di alleanza ma in modo particolare in quelli del Deuteronomio. La ricchezza e la povertà del popolo di Israele sono considerate quindi come frutto della fedeltà o infedeltà all'alleanza che Dio ha stabilito con lui.

41 Dopo la conclusione dell'alleanza Dio promette al popolo i beni della terra, tanti cibi prelibati di cui Israele potrà godere nella terra che sta per dargli: «Li condusse in una regione di alte colline: essi mangiarono i prodotti della terra.

42 Il Signore fece loro gustare miele pregiato e raccogliere ulive su terreno roccioso; gli diede burro di vacche e latte di pecore e di capre; carni di agnelli grassi, di montoni pregiati e di capretti; farina del grano migliore e vino corposo delle loro uve» (Dt 32,13-14).

43 In caso di infedeltà viene però minacciata la privazione di tutti i prodotti della terra: «Sarà maledetto chi abita in città e chi abita in campagna. I vostri cesti e le vostre madie saranno vuoti. Saranno maledetti i vostri figli, i vostri raccolti e i nati dai vostri bovini, pecore e capre... »; «...i vostri raccolti e i prodotti della vostra fatica saranno goduti da un popolo sconosciuto; voi sarete solo sfruttati e maltrattati»;

44 «...Seminerete grano in abbondanza nei vostri campi ma ne raccoglierete poco perché le cavallette lo divoreranno. Pianterete vigne e le lavorerete; ma non ne berrete il vino; anzi non arriverete neppure alla vendemmia, perché i vermi rovineranno la vigna. Avrete ulivi in tutto il vostro territorio, ma non avrete olio per i vostri profumi, perché le ulive cadranno prima di maturare» (Dt 28, ).

45 A partire dall'esperienza dell'alleanza, Israele ha imparato a vedere nelle cose più quotidiane e necessarie alla propria esistenza un dono di Dio, al quale bisogna disporsi con la fedeltà e l'obbedienza. Dopo l'ingresso nella Terra di Canaan e la vita felice in questa terra con tutte le benedizioni di cui qui Israele godrà, la sua ricchezza scaturirà dall'obbedienza ai comandamenti e dalla Promessa fatta da Dio ai patriarchi.

46 Le benedizioni di cui parla il Deuteronomio sono quindi sempre legate all' Alleanza del popolo con Yhwh e arrivano al popolo attraverso il dono gratuito di Dio e la fedeltà del popolo all'alleanza. Sembrerebbe che le benedizioni nella prospettiva del Deuteronomio fossero di natura solo materiale, in realtà è così, benché il Deuteronomio non perda di vista mai anche la natura ultima delle benedizioni.

47 È resa esplicita spesso sotto la forma delle motivazioni: «affinchè. »
È resa esplicita spesso sotto la forma delle motivazioni: «affinchè... ».«Rispetterete il Signore, vostro Dio, osservando per tutta la vita, voi, i vostri figli, e i figli dei vostri figli, tutte le leggi e i comandamenti che io vi ordino: allora vivrete a lungo...» (Dt 6,2). Dt 14,23 Dt 17,19

48 In conclusione, per il Deuteronomio, lo scopo dell'alleanza è sì con l'obbedienza il possesso della terra, ma è anche e più profondamente il servizio di Dio. Voler vivere nella terra promessa significa voler vivere sempre alla presenza di Dio, dipendere da lui, temerlo e servirlo sempre meglio. È una ricchezza più grande che va oltre il solo possesso di beni materiali.

49 d) L'annunzio di un profeta come Mosè (18,15-19)
Nel dialogo tra Dio e Israele Mosè occupa un ruolo di singolare importanza. La legge è data al popolo per mezzo di Mosè. Il Dt presenta con una nuova dimensione, dimensione messianica, questa figura della mediazione di Mosè della Parola di Dio. Mosè è ritenuto immagine del grande profeta, anzi uno più grande di Mosè che Dio avrebbe inviato al suo popolo per la salvezza definitiva. Il testo annunzia l'istituzione del profetismo.

50 Ma Dio promette un profeta più grande di Mosè
Ma Dio promette un profeta più grande di Mosè. E abbiamo qui la descrizione dell'identità del profeta (18,9-22). Alla fine il racconto dell'elezione di Giosuè come successore di Mosè (31,1-8) e la descrizione della morte di Mosè che può guardare solo di lontano la Terra Promessa (34,1-12).

51 Accanto alla figura del re e dei sacerdoti, ci sarà la parola del profeta, la cui autorità viene dal suo rapporto diretto con Dio. La tipologia del vero profeta, è la figura di un uomo chiamato da Dio, fra la sua gente, perché parli nel Suo nome. Inoltre Mosè parla di un profeta pari alui. Israele dunque aspettava un profeta messianica. La tradizione apostolica attribuisce questo a Gesù.

52 Conclusione Nell'AT il Deuteronomio segna la situazione esistenziale storica di Israele: il dono della terra da parte di Dio è condizionato dall'adesione all'alleanza e alla fedeltà del popolo alla torà. La vera ricchezza per il popolo d'Israele è la benedizione che scaturisce dalla fedeltà all'alleanza che Dio ha contratto con il popolo.

53 La maledizione frutto dell'infedeltà e della non osservanza dei comandamenti è l'unica vera povertà a cui il popolo può andar soggetto. Il Deuteronomio rimane la «carta costituzionale» della sognata futura società di Dio, alternativa a tutte le altre società.

54 La legislazione deuteronomistica descrive una ideale società fondata su libertà, uguaglianza e fraternità. Il «diritto» deuteronomico parla di un Israele ideale, sognato, che di fatto non esisteva ancora. Non c'è stato un momento della sua storia nella quale il popolo è entrato nella terra promessa,

55 perché non c'è stato un momento in cui il popolo è stato fedele all'Alleanza, come si può vedere da quello che dice il c.8 del Deuteronomio e da tutta la verifica storica offerta dalla riflessione deuteronomistica sulla storia di Israele dall'entrata delle tribù nella Terra di Canaan fino all'esilio babilonese (Gs – Gdc - 1/2 Sam – 1/2 Re).

56 La benedizione è condizionata non solo come possibilità alternativa legata all'obbedienza o alla disobbedienza ma come caratteristica delle fasi successive della sto­ria d'Israele.I brani che abbiamo letto ci dicono che la legislazione esi­geva che non ci fossero disparità economiche tali da creare dei poveri. Insisteva sull'uguaglianza di tutti (Dt 15,4.11).

57 L'Israele del Deuteronomio non è lo stato o la nazione ma il popolo di Dio. Dobbiamo immaginare il popolo di Dio come società alternativa e non come un sottosistema religioso della società in genere. «Nel Deuteronomio, dunque, Israele si esibisce come società fraterna: nelle leggi gli Israeliti sono chiamati fratelli (Dt 15,2.3.12: 17,15; 22, ; 23,8: 25,3 ecc.).

58 È una società di amici che si amano e si aiutano reciprocamente».
Il Deuteronomio rilancia l'alleanza al di là delle cadute e delle delusioni del presente nel «sempre futuro» di ogni giorno («oggi»), i profeti lo hanno poi enfatizzato nel futuro di una nuova epoca nazionale (e universale). «L'alleanza è responsabilità, è umanità adulta, è felicità a caro prezzo».

59 «Israele ebbe inizio proprio come una contro-società, e mai nella sua storia inquieta rinunziò al convincimento di essere, tra le nazioni, la società alternativa di Dio».

60 Vale per tutti gli uomini quello che A. Rizzi dice di Israele:
«Il presente è 'l'essere', la situazione di ingiustizia e di miseria; il passato è il 'dover essere' rimasto inattuato; il futuro è il 'dover essere' che viene riproposto come possibili­tà ancora aperta». Restando allora un ideale la comunità messianica in cui non ci saranno più poveri, i poveri presenti storicamente nel­a comunità devono essere aiutati ed ecco la ricca legislazione deuteronomica a loro favore.

61 Concludendo, per il libro del Deuteronomio sono benedetti i ricchi e maledetti i poveri? Non direi.
Sono ricchi tutti coloro che saranno fedeli all'alleanza: resta quindi un impegno di tutti corrispondere con il proprio impegno al dono di Dio. Attraverso l'alleanza è iniziato un dialogo tra Dio e l'uomo che si estende sempre più. La risposta di Israele si intensifica

62 e si allarga man mano che comprende il piano di Dio
e si allarga man mano che comprende il piano di Dio. Israele impara a cercare Dio nella realtà quotidiana. «Temere Iahvè» significa offrirgli il culto ma anche e soprattutto dare la libertà allo schiavo, aiutare il povero e lo straniero, difendere la vedova...È nella vita di ogni giorno che Dio chiama il suo popolo.

63 È nella vita di ogni giorno che Israele impara ad amare Dio, a riconoscere il suo bisogno di Lui, la sua dipendenza da Lui. Essere ricchi significa essere benedetti, significa amare Dio, significa costruire una comunità nella quale l'amore a Dio e l'impegno per i fratelli elimina ogni sorta di povertà, una comunità dove tutti sono ricchi perché tutti benedetti e amati da Dio.

64 Per il quadro globale: Tabet M., Introduzione al Pentateuco e ai Libri Storici dell’Antico Testamento, Apoliinare Studi, Roma Manuale per lo studio, pp Per una rilettura pastorale: Cimosa M., Ricchi e poveri nella Bibbia. La prospettiva del Deuteronomio, in «Ricchezza e povertà nella Bibbia» (Dehoniane, Roma 1991) pp. 41‑63.


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