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NIVOLOGIA E METAMORFISMI

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Presentazione sul tema: "NIVOLOGIA E METAMORFISMI"— Transcript della presentazione:

1 NIVOLOGIA E METAMORFISMI
3) i Metamorfismi

2 Riferimenti bibliografici
Immagini RENATO CRESTA - La neve e le valanghe - Mulatero editore WERNER MUNTER - il rischio di valanghe - a cura dello SVI servizio valanghe McCLUNG-SCHAERER - manuale delle valanghe - Zanichelli KAPPENBERGER-KERMANN - il tempo in montagna - Zanichelli Meteo - leggi e capricci dell’atmosfera - universale Electa/ Gallimard alcune immagini sono tratte dai libri di R. Cresta e W. Munter gli schizzi sono stati elaborati da Cuni G.

3 “ I Metamorfismi dei cristalli di neve ”
Ogni manto nevoso possiede una propria identità in conseguenza delle condizioni meteorologiche in cui si è formato ed evoluto. I cristalli che compongono i vari strati subiscono continuamente delle trasformazioni da quando si depositano al suolo fino alla loro completa fusione. Possiamo avere dei processi di distruzione delle loro forme e, in particolari condizioni, anche processi di costruzione di nuove forme.

4 “ I Metamorfismi dei cristalli di neve ”
Questi processi di trasformazione dei cristalli, detti metamorfismi, sono fondamentalmente di quattro tipi - metamorfismo da gradiente debole (isotermia) (formazione di neve vecchia granulosa) - metamorfismo da gradiente elevato (formazione di brina di profondità) - metamorfismo da fusione e rigelo (formazione di neve primaverile) - metamorfismo meccanico (formazione di neve ventata)

5 Il gradiente di temperatura
Che cosa è il gradiente? Quando si parla di evoluzione del manto nevoso si deve prendere in considerazione il gradiente di temperatura. Il gradiente di temperatura nel manto nevoso è dato dal rapporto tra una differenza di temperatura in due punti posti sulla stessa verticale e la loro distanza. - debole (< 0,05°C/ cm) - medio (gradiente compreso tra 0,06-0,19°C/cm) - elevato (gradiente > 0,2°C/cm)

6 Il gradiente di temperatura
Nel manto nevoso si ha un gradiente di temperatura quando esiste una differenza di temperatura verticale al suo interno.

7 Il gradiente di temperatura
Diagramma dei GRADIENTI

8 metamorfismo da gradiente debole (isotermia)
il metamorfismo da gradiente debole (isotermia) avviene con temperatura inferiore a 0°C, quando è impossibile la formazione di acqua liquida e con un gradiente di temperatura da nullo a molto debole (<0,05°C/ cm). Tali condizioni, anche dette di isotermia, si verificano quando la temperatura all’interno del manto nevoso risulta costante su tutta la sua altezza.

9 metamorfismo da gradiente debole (isotermia)

10 metamorfismo da gradiente debole (isotermia)
Il metamorfismo per gradiente debole (isotermia) trasforma i cristalli di neve fresca in neve vecchia granulosa, provocando l’assestamento e il consolidamento dello strato nevoso. Con il tempo mite questo processo richiede solo qualche giorno, mentre con il freddo intenso può durare settimane.

11 metamorfismo da gradiente debole (isotermia)
I cristalli di neve fresca si trovano in condizioni di equilibrio precario, la natura tende a semplificare queste forme complesse riducendone la superficie. Le piccole punte dei cristalli di neve cominciano a sublimare (condensazione del vapore in solido cristallizzato) e il vapore d’acqua che ne risulta si deposita al centro del cristallo. In questo modo si ottengono grani tondi che occupano meno spazio dei cristalli iniziali: la neve si assesta, i cristalli si toccano e formano dei legami (sinterizzazione), aumenta la densità e la coesione del manto nevoso. Questi processi trasformano i cristalli di neve fresca, più o meno ramificati, in pulviscoli di ghiaccio con un diametro medio di 0,5 mm. saldature

12 metamorfismo da gradiente elevato
Metamorfismo da gradiente elevato (> 0,2°C/cm) Per effetto dell'irraggiamento del calore terrestre (flusso geotermico), gli strati di neve vicino al suolo sono relativamente caldi (intorno allo 0°C), verso la superficie del manto nevoso la temperatura della neve, influenzata da quella dell’aria esterna, può essere anche molto inferiore a 0°C. Nell’interno del manto nevoso si verifica quindi una condizione di squilibrio dovuta al fatto che l’aria, che circonda i cristalli negli strati inferiori, è più calda e meno densa rispetto all’aria negli strati superiori.

13 metamorfismo da gradiente elevato
Si attiva quindi una circolazione verticale dell’aria dalle quote inferiori alle quote superiori. vapore H2O L’aria calda trascina una certa quantità di vapor d’acqua, che, sublimando al contatto con i cristalli più freddi nelle quote superiori, si deposita su questi. Nella fase iniziale i cristalli aumentano progressivamente le loro dimensioni diventando spigolosi. Nella fase finale invece si ha la formazione di nuovi cristalli.

14 metamorfismo da gradiente elevato
Questi cristalli vengono chiamati “brina di profondità” o “cristalli a calice”. I cristalli nella fase finale di questa trasformazione assumono infatti una caratteristica forma a calice con dimensioni consistenti (5-8 mm). La velocità di questo processo dipende dal gradiente termico all’interno del manto nevoso. ATTENZIONE !!! Anche la vecchia neve granulosa può essere trasformata in brina di profondità.

15 METAMORFISMO PER GRADIENTE ELEVATO O METAMORFISMO COSTRUTTIVO - temperatura per ogni cm > di 0,2°C - Si intende la formazione di nuovi cristalli in seno al manto nevoso.

16 metamorfismo da gradiente elevato
La brina di profondità si può creare, non solo vicino al suolo, ma anche negli strati intermedi, per esempio quando si ha la deposizione di neve fresca su un manto nevoso umido o su una crosta da rigelo. Il metamorfismo costruttivo si sviluppa in particolare su pendii esposti ai quadranti nord, con temperature ambientali basse, con poca neve, in presenza di arbusti (mirtilli, rododendri, ontani) e cavità tra i massi, ecc.. Attenzione quindi agli inverni freddi e con scarse precipitazioni che, come confermano le statistiche, sono molto più pericolosi.

17 metamorfismo da gradiente elevato
I cristalli che costituiscono lo strato di brina di profondità, con le loro forme piramidali cave o sfaccettate spigolose, sono senza coesione tra loro e molto fragili. Quando questo strato viene sollecitato i cristalli si frantumano provocando un brusco assestamento del manto nevoso che tende a scivolare su di essi. La brina di profondità non si modificherà più nel corso dell’inverno, fino a quando inizierà il processo di fusione.

18 metamorfismo da fusione
In primavera e in determinate condizioni anche in inverno il manto nevoso o la sua superficie può raggiungere la temperatura di 0°C, cioè il punto di fusione della neve. Questo può avvenire per elevate temperature ambientali, fohen, irraggiamento solare, pioggia, nebbia. Il riscaldamento produce un film d’acqua sulla superficie. Se l’acqua è presente in modeste proporzioni, riempie le cavità dei cristalli e li avvolge di un velo sottile: la neve diventa umida. Quando inizia a percolare verso il basso, più o meno velocemente a seconda della densità degli strati, la neve diventa bagnata, tipica nelle ore pomeridiane della primavera.

19 metamorfismo da fusione
L’acqua scendendo negli strati del manto nevoso, riempie le cavità tra i singoli cristalli e smussa gli spigoli, sostituendo la vecchia coesione per sinterizzazione, legando le forme dei cristalli tra di loro, si tratta di “coesione per capillarità” (allo stesso modo in cui i grani di sabbia si legano fra di loro). Ma quando l’acqua di fusione diventa abbondante, i legami tra i cristalli sono rapidamente distrutti e il manto nevoso diventa scivoloso, può mettersi in movimento causando valanghe di neve a debole coesione, bagnata.

20 metamorfismo da fusione
Se la temperatura ritorna sotto lo 0°C l’acqua di fusione gela cementando tra loro i cristalli di neve, coesione per rigelo, formando croste di neve gelata, anche dello spessore di qualche decina di cm (neve trasformata). La neve di fusione o primaverile a grani grossi (più di 1 mm di diametro) si forma quindi per fusione e successivo rigelo.

21 metamorfismo da fusione
se l’acqua di fusione è trattenuta da uno strato impermeabile si crea uno “strato lubrificante” che può servire da superficie di slittamento ai lastroni di neve bagnata, detta valanga di superficie

22 metamorfismo da fusione
Esempio di neve trasformata primaverile

23 metamorfismo da fusione
NOTIZIE La neve primaverile gelata è molto dura: di conseguenza i pendii di neve primaverile gelata sono generalmente sicuri. Ma attenzione, sotto questi strati gelati si può trovare della neve marcia, bagnata e senza consistenza. Con il primo freddo al tramonto cessa la formazione di acqua in superficie e inizia a formarsi una crosta dura di superficie che nel corso della notte può raggiungere uno spessore di cm. All’interno invece la temperatura resta ancora elevata e il movimento dell’acqua continua verso gli strati più profondi. Conseguenza: sui pendii fortemente soleggiati il pericolo di valanghe si protrae a lungo, pure di notte.

24 Metamorfismo meccanico (azione del vento)
effetti del vento sui cristalli: il vento modifica la neve, oltre che durante la precipitazione, anche dopo la sua deposizione al suolo. I continui urti spezzano le ramificazioni riducendo la neve ad una polvere di cristalli di ghiaccio con diametro inferiore a 0,5 mm. La neve ventata ha proprietà meccaniche completamente diverse da quelle della neve fresca: non è plastica, presenta sempre coesione (formazione di lastroni) ed ha un comportamento fragile.

25 SIMBOLOGIA DEI CRISTALLI DI NEVE

26 RIEPILOGO ….Fine….


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