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DALLA SCUOLA VERSO UN LAVORO SICURO Corso ”Le basi della Sicurezza e Igiene sul Lavoro” STOP 1.

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1 DALLA SCUOLA VERSO UN LAVORO SICURO Corso ”Le basi della Sicurezza e Igiene sul Lavoro”
STOP 1

2 TUTELA DELLA SALUTE E DELLA SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO
D. Lgs n. 81 TUTELA DELLA SALUTE E DELLA SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO STOP 2 2

3 D.Lgs. 81/08 TITOLO I PRINCIPI COMUNI TITOLO II LUOGHI DI LAVORO
TITOLO III USO DELLE ATTREZZATURE DI LAVORO E DPI D.Lgs. 81/08 TITOLO IV CANTIERI TEMPORANEI O MOBILI TUTELA DELLA SALUTE E DELLA SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO TITOLO V SEGNALETICA DI SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO TITOLO VI MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI STOP 3 3

4 D.Lgs. 81/08 TITOLO VII ATTREZZATURE MUNITE DI VIDEOTERMINALI
TITOLO VIII AGENTI FISICI TITOLO IX SOSTANZE PERICOLOSE D.Lgs. 81/08 TITOLO X ESPOSIZIONE AD AGENTI BIOLOGICI TUTELA DELLA SALUTE E DELLA SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO TITOLO XI PROTEZIONE DA ATMOSFERE ESPLOSIVE TITOLO XII DISPOSIZIONI IN MATERIA PENALE E DI PROCEURA PENALE STOP 4 4

5 D.Lgs. 81/08 STILI DI VITA TITOLO XIII NORME TRANSITORIE E FINALI
ALLEGATI TUTELA DELLA SALUTE E DELLA SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO MISURE DI PREVENZIONE STILI DI VITA FUMO – ALCOL STUPEFACENTI SOSTANZE PSICOTROPE STOP 5

6 FINE STOP 6 6

7 TITOLO I – PRINCIPI COMUNI
DALLA SCUOLA VERSO UN LAVORO SICURO Corso ”Le basi della Sicurezza e Igiene sul Lavoro” D.Lgs. 81/08 TITOLO I – PRINCIPI COMUNI 7 7

8 Misure generali di tutela – Valutazione dei rischi
D.Lgs. 81/08 TITOLO I PRINCIPI COMUNI Definizioni Campo di applicazione Misure generali di tutela – Valutazione dei rischi Disposizioni generali Gestione della prevenzione nei luoghi di lavoro Obblighi del datore lavoro, dirigente, preposto Obblighi dei lavoratori Obblighi dei progettisti Contratti d’appalto 8 8

9 Servizio di Prevenzione e Protezione
D.Lgs. 81/08 TITOLO I PRINCIPI COMUNI Servizio di Prevenzione e Protezione Compiti del Servizio di Prevenzione e Protezione Servizio di prevenzione e protezione Svolgimento diretto da parte del datore di lavoro dei compiti di prevenzione e protezione dai rischi Riunione periodica di prevenzione e protezione dei rischi 9 9

10 Sorveglianza sanitaria
D.Lgs. 81/08 TITOLO I PRINCIPI COMUNI Sorveglianza sanitaria Titoli e requisiti del medico competente Sorveglianza Sanitaria 10 10

11 Disposizioni Generali
D.Lgs. 81/08 TITOLO I PRINCIPI COMUNI Disposizioni Generali Diritti dei lavoratori in caso di pericolo grave e immediato Gestione delle emergenze Primo soccorso e prevenzione incendi 11 11

12 TITOLO I PRINCIPI COMUNI
D.Lgs. 81/08 TITOLO I PRINCIPI COMUNI Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza Attribuzioni del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza Consultazione e Partecipazione dei lavoratori Informazione e Formazione dei lavoratori Informazione ai lavoratori Formazione e addestramento dei lavoratori 12 12

13 FINE Titolo I - D.Lgs. 81/08 13 13

14 DEFINIZIONI LAVORATORE
Persona che indipendentemente dalla tipologia contrattuale, svolge una attività lavorativa nell’ambito della organizzazione di un datore di lavoro pubblico o privato, con o senza retribuzione, anche al solo fine di apprendere un mestiere, un’arte o una professione, esclusi gli addetti ai servizi familiari. Equiparato a lavoratore: - Socio lavoratore di cooperativa o di società, anche di fatto Soggetti beneficiari di iniziative di tirocini formativi e di orientamento promosse al fine di realizzare momenti di alternanza tra studio e lavoro .. Allievo di istituti di istruzione ed universitari e partecipanti a corsi di formazione professionale nei quali si faccia uso di laboratori, attrezzature di lavoro in genere, agenti chimici, fisici e biologici, ivi comprese le apparecchiature fornite di videoterminali limitatamente ai periodi in cui l’allievo sia effettivamente applicato alla strumentazione o ai laboratori in questione. (non concorrono alla determinazione del numero di lavoratori) - Volontari vigili del fuoco, protezione civile e servizio civile 14 14

15 DEFINIZIONI DATORE DI LAVORO (D.d.L.) PRIVATO PUBBLICO
- Soggetto titolare del rapporto di lavoro con il lavoratore Soggetto che ha la responsabilità dell’impresa o unità produttiva (stabilimento o struttura finalizzata alla produzione di beni o servizi, dotata di autonomia finanziaria e tecnico-funzionale) in quanto titolare dei poteri decisionali e di spesa. Dirigente al quale spettano i poteri di gestione, ovvero il funzionario non con qualifica dirigenziale, nei soli casi in cui sia preposto ad un ufficio avente autonomia gestionale. 15 15

16 DEFINIZIONI DIRIGENTE PREPOSTO
Persona che ATTUA le direttive del datore di lavoro organizzando l’attività lavorativa e vigilando su di essa PREPOSTO Persona che SOVRAINTENDE alla attività lavorativa e garantisce l’attuazione delle direttive ricevute, controllandone la corretta esecuzione da parte dei lavoratori ed esercitando un potere di iniziativa 16

17 DEFINIZIONI SERVIZIO DI PREVENZIONE E PROTEZIONE DAI RISCHI (S.P.P.)
Insieme delle persone, sistemi e mezzi esterni o interni all’azienda finalizzati all’attività di prevenzione e protezione dai rischi professionali per i lavoratori RESPONSABILE SERVIZIO PREVENZIONE E PROTEZIONE (R.S.P.P.) Persona designata dal D.d.L. in possesso di attitudini e capacità adeguate ADDETTO AL SERVIZIO PREVENZIONE E PROTEZIONE (A.S.P.P.) Persona in possesso delle capacità e dei requisiti professionali RAPPRESENTANTE DEI LAVORATORI PER LA SICUREZZA (R.L.S.) Persona/e elette o designate per rappresentare i lavoratori in materia di salute e sicurezza durante il lavoro 17

18 DEFINIZIONI MEDICO COMPETENTE PREVENZIONE Medico in possesso di :
Specializzazione in medicina del lavoro o in medicina preventiva dei lavoratori e psicotecnica; Docenza in medicina del lavoro o in medicina preventiva dei lavoratori e psicotecnica o in tossicologia industriale o in igiene industriale o in fisiologia e igiene del lavoro o in clinica del lavoro; Autorizzazione ex art. 55 D.Lgs. 277/91; Specializzazione in igiene e medicina preventiva o in medicina legale PREVENZIONE Complesso delle disposizioni o misure necessarie, anche secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica, per evitare o diminuire i rischi professionali nel rispetto della salute della popolazione e dell’integrità dell’ambiente esterno 18

19 CAMPO DI APPLICAZIONE IN TUTTI I SETTORI DI ATTIVITA’ PRIVATI O PUBBLICI E A TUTTE LE TIPOLOGIE DI RISCHIO: TUTELA DELLA SALUTE E PER LA SICUREZZA DEI LAVORATORI DURANTE IL LAVORO SI APPLICA (Esempi) Se vi sono lavoratori dipendenti o ad essi equiparati Industria Artigianato Commercio Ferrovie Ospedali, Case di Cura Istituti di Credito, Assicurazione Studi professionistici Amministrazioni Statali e Locali 19

20 CAMPO DI APPLICAZIONE IN TUTTI I SETTORI DI ATTIVITA’ PRIVATI O PUBBLICI E A TUTTE LE TIPOLOGIE DI RISCHIO: TUTELA DELLA SALUTE E PER LA SICUREZZA DEI LAVORATORI DURANTE IL LAVORO SI APPLICA tenendo conto delle particolari esigenze connesse al servizio espletato Forze Armate e di Polizia Dipartimento Vigili del fuoco Soccorso pubblico e difesa civile Servizi di Protezione Civile Strutture giudiziarie, penitenziarie Università Istituti di istruzione di ogni ordine e grado Organizzazioni di volontariato Mezzi di trasporto aerei e marittimi 20

21 MISURE GENERALI DI TUTELA
Per attrezzature di lavoro, sostanze, sistemazione ambienti di lavoro, processi produttivi, macchine, impianti VALUTAZIONE DEI RISCHI 21 21 21

22 MISURE GENERALI DI TUTELA
Riduzione dei rischi alla fonte ELIMINAZIONE RIDUZIONE RISCHI ALLA FONTE Sostituzione pericolo con minor pericolo Eliminazione dei rischi o, se non possibile, riduzione al minimo Rispetto principi ergonomici Limitazione al minimo degli esposti al rischio Attenuazione lavoro monotono e ripetitivo PROGRAMMAZ. DELLA PREVENZIONE Priorità protezione collettiva rispetto protezione individuale Limitazione agenti chimici, fisici, biologici 22 22 22

23 MISURE GENERALI DI TUTELA
Controllo sanitario dei lavoratori Allontanamento per motivi sanitari ORGANIZZAZIONE GESTIONE Misure di emergenza Segnali di avvertimento e sicurezza Manutenzione di ambienti, attrezzature, macchine, impianti, dispositivi di sicurezza Informazione, formazione, consultazione, partecipazione, istruzioni adeguate ai lavoratori 23 23 23

24 CONCETTI GENERALI - DEFINIZIONI
LAVORO PERICOLO Potenziale fonte di danno Fonte di possibili lesioni o danni alla salute (UNI EN ) RISCHIO Combinazione di Probabilità e gravità di possibili lesioni o Danni alla salute in situazioni pericolose (UNI EN ) NESSUN EVENTO EVENTO SFAVOREVOLE NESSUN DANNO DANNO 24 24 24

25 P = PROBABILITA’ di ACCADIMENTO
La definizione della probabilità di accadimento (P) fa riferimento principalmente all’esistenza di una correlazione più o meno diretta tra la carenza riscontrata e la possibilità che si verifichi l’evento indesiderato, tenuto conto della frequenza e della durata delle operazioni/lavorazioni che comportano rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori. P Livello Definizione / Criteri 3 Molto probabile - Esiste una correlazione diretta tra mancanza rilevata e verificarsi del danno ipotizzato - Si sono già verificati danni per la stessa mancanza rilevata nella stessa azienda o in aziende simili - Il verificarsi del danno conseguente la mancanza rilevata non susciterebbe stupore 2 Probabile La mancanza rilevata può provocare un danno, anche se non in modo automatico e diretto E’ noto qualche episodio in cui alla mancanza ha fatto seguito il danno - Il verificarsi del danno ipotizzato susciterebbe sorpresa 1 Poco probabile - La mancanza rilevata può provocare un danno solo in circostanze sfortunate Sono noti solo rarissimi episodi già verificatisi o addirittura nessun episodio Il verificarsi del danno ipotizzato susciterebbe grande sorpresa e incredulità 25 25

26 D = DANNO (GRANDEZZA DEL DANNO CHE L’EVENTO PUÒ CAUSARE)
La definizione della scala di gravità del Danno (D) fa riferimento principalmente alla reversibilità o meno del danno D Livello Definizione / Criteri 3 Grave - Infortunio o episodio di esposizione acuta con effetti di invalidità totale o letale. - Esposizione cronica con effetti totalmente o parzialmente irreversibili e invalidanti. 2 Medio - Infortunio o episodio di esposizione acuta con inabilità reversibile. - Esposizione cronica con effetti reversibili. 1 Lieve - Infortunio o episodio di esposizione acuta con inabilità rapidamente reversibile. - Esposizione cronica con effetti rapidamente reversibili. L’incidente con rischio di conseguenze mortali, anche se improbabile, va considerato come priorità nella programmazione delle misure di prevenzione. N.B.: Ai fini della predisposizione delle misure di sicurezza deve essere preso in considerazione il danno più grave che può essere associato al rischio in esame; anche se il dato aziendale mostra un basso numero di incidenti di quel tipo, di per sé tale dato non autorizza ad adottare misure di sicurezza meno restrittive. 26 26

27 VALUTAZIONE DEI RISCHI: R = PxD
Definiti Probabilità (P) e gravità (D) del Danno, il rischio R viene calcolato con la formula R = PxD e si può rappresentare in una matrice, avente in ascisse la gravità ed in ordinate la probabilità attesa del suo verificarsi Tale rappresentazione è il punto di partenza per la definizione delle priorità degli interventi di prevenzione e protezione da adottare. La valutazione numerica e cromatica del livello di rischio permette di identificare la priorità degli interventi da effettuare 3 6 9 P 3 4 6 2 2 3 1 1 2 1 2 3 D R ≥ = Azioni correttive immediate 3 ≥ R ≤ 4 = Azioni correttive da programmare con urgenza 1 ≥ R ≤ 2 = Azioni correttive / migliorative da programmare nel breve-medio termine 27 27

28 FATTORI CHE CARATTERIZZANO IL RISCHIO
ATTREZZATURE MACCHINE IMPIANTI UOMO RISCHIO AMBIENTE 28 28

29 FATTORI DI RISCHIO OCCUPAZIONALE
INFORTUNI RISCHIO da MOVIMENTAZIONE MANUALE CARICHI RISCHIO CHIMICO RISCHIO da STRESS LAVORO CORRELATO RISCHIO BIOLOGICO RISCHIO FISICO 29 29

30 MECCANICO RISCHIO INFORTUNI IMPIGLIAMENTO INTRAPPOLAMENTO
SCHIACCIAMENTO TRASCINAMENTO MECCANICO CESOIAMENTO PROIEZIONE ATTORCIGLIAMENTO CONTATTO - TAGLIO URTO PERFORAZIONE ATTRITO - ABRASIONE 30 30

31 ELETTROCUZIONE RISCHIO INFORTUNI CONTATTO DIRETTO CONTATTO INDIRETTO
31 31

32 RISCHIO CHIMICO 32 32

33 RISCHIO CHIMICO GAS VAPORI AEROSOL
Rischio dovuto a sostanze inquinanti che interagiscono con l’organismo umano e che possono provocare patologie acute, croniche e irreversibili Saldatura: Ossidi di Carbonio,Ossidi di Azoto GAS Uso di solventi: Laboratorio di chimica, Vernici VAPORI POLVERI Argilla, Legno FIBRE Minerali (Amianto) AEROSOL Lavorazioni con impiego di olii, Fitofarmaci NEBBIE Saldatura, Stampaggio a caldo plastica FUMI 33 33

34 RISCHIO FISICO MACCHINE RUMORE IMPIANTI 34 34

35 RISCHIO FISICO TEMPERATURA, UMIDITA’, VENTILAZIONE MICROCLIMA 35 35

36 RISCHIO FISICO ABBAGLIAMENTO ILLUMINAZIONE LUCE SCARSA 36 36

37 RISCHIO FISICO RADIAZIONI OTTICHE LASER, SALDATURA ARTIFICIALI AD ARCO
CAMPI ELETTROMAGNETICI MICROONDE VIBRAZIONI UTENSILI AD ARIA COMPRESSA 37 37

38 RISCHIO FISICO VIDEOTERMINALI DISTURBI MUSCOLO-SCHELETRICI
DISTURBI OCULO-VISIVI 38 38

39 MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI
RISCHIO DA MMC MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI CERVICALGIE, LOMBALGIE, DISCOPATIE, SINDROME DEL TUNNEL CARPALE 39 39

40 RISCHIO BIOLOGICO BATTERI FUNGHI MUFFE VIRUS PARASSITI
LAVORAZIONI CON OLII BATTERI PRODOTTI ANIMALI PROVENIENZA UMANA LAVORAZIONI ALIMENTARI FUNGHI MUFFE PRODOTTI ANIMALI LAVORAZIONI AGRICOLE VIRUS PRODOTTI ANIMALI PROVENIENZA UMANA PARASSITI LAVORAZIONI CON ANIMALI PROVENIENZA UMANA 40 40

41 RISCHIO DA STRESS LAVORO CORRELATO
ANSIA RESPONSABILITA’ MANSIONI SUPERIORI RITMI ECCESSIVI LAVORO A COTTIMO MONOTONIA RIPETITIVITA’ CATENA DI MONTAGGIO TURNI DI LAVORO LAVORO NOTTURNO PRESSIONE INGIUSTIFICATA DEI SUPERIORI MOBBING 41 41

42 RAPPORTO RISCHIO - DANNO
CAUSA EFFETTO Rischio Danno CHIMICO INFORTUNIO FISICO BIOLOGICO MALATTIA PROFESSIONALE INFORTUNI ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO MALATTIA ASPECIFICA MOVIMENTAZIONE MANUALE CARICHI 42 42

43 Lesione fisica o alterazione dello stato di salute
DANNO Lesione fisica o alterazione dello stato di salute INFORTUNIO Incidente determinato da una causa violenta in occasione di lavoro dal quale derivi la morte o una invalidità permanente o una inabilità temporanea 43 43

44 MALATTIA PROFESSIONALE
Malattia causata da attività lavorativa dalla quale derivi la morte o l’invalidità permanente o l’inabilità temporanea Es: Asbestosi Saturnismo Ipoacusia Per provocare una malattia professionale i fattori di rischio devono essere presenti nell’ambiente in determinate quantità MALATTIA ASPECIFICA Insieme di malattie fisiche o psichiche non direttamente collegabili ad una causa determinata, ma riconducibili almeno in parte ad uno o più fattori presenti nell’ambiente di lavoro Es: Stanchezza Insonnia 44 44

45 PREVENZIONE SECONDARIA
Insieme di azioni che hanno lo scopo di mantenere lo stato di salute, inteso come benessere psico-fisico dell’uomo PREVENZIONE PRIMARIA PREVENZIONE SECONDARIA 45 45

46 PREVENZIONE PRIMARIA Interventi alla sorgente
Insieme di azioni e/o interventi per la riduzione dei rischi negli ambienti di lavoro (es. relativo ad inquinanti aerodispersi) Eliminazione sostanza nociva Modifica processo produttivo Interventi alla sorgente Modifica impianto Manutenzione Modifica organizz. del lavoro Pulizia Controllo ritmi produttivi 46 46

47 PREVENZIONE PRIMARIA Interventi sulla propagazione
Insieme di azioni e/o interventi per la riduzione dei rischi negli ambienti di lavoro (es. relativo ad inquinanti aerodispersi) Aspirazione localizzata Interventi sulla propagazione Ventilazione generale Spazio Modifica organizz. lavoro Lay-out 47 47

48 PREVENZIONE PRIMARIA Interventi sull’uomo
Insieme di azioni e/o interventi per la riduzione dei rischi negli ambienti di lavoro (es. relativo ad inquinanti aerodispersi) Dispositivi di protezione individuale Interventi sull’uomo Chiusura in cabina Riduzione tempo di esposizione Modifica organizz. lavoro Informazione 48 48

49 PREVENZIONE SECONDARIA
Ricerca di alterazioni precliniche negli organi, prima che si manifesti la malattia Accertamenti Sanitari Preventivi: prima dell’assunzione per il rilascio dell’idoneità SORVEGLIANZA SANITARIA per gli esposti a fattori di rischio professionali Accertamenti Sanitari Periodici: per la verifica e il controllo dello stato di salute 49 49

50 CACCIA AI RISCHI 50 50

51 1 4 5 2 3 7 8 11 6 9 36 10 14 12 13 15 18 16 17 19 21 22 23 1 – impilamento di materiale non stabile 2 – pallet appoggiato alla parete, rischio di caduta e schiacciamento arti inferiori 3 – il conducente dell’automezzo non può vederlo mentre fa retromarcia 4 – manichetta antincendio non correttamente arrotolata 5 – materiale in disordine con ostruzione via di circolazione mezzi meccanici 6 – entra senza utilizzare accesso pedonale 7 – rubinetto lasciato aperto, sversamento di liquidi con pericolo di scivolamento 8 – movimenta merci con forche alzate. Non può vedere avanti e rischio caduta carico 9 – cunicolo con chiusino aperto. Rischio di caduta 10 – tombino aperto, rischio di caduta 11 – chiusino di ghisa appoggiato alla parete, rischio di schiacciamento arti inferiori 12 – impilamento troppo alto, impilamento su catasta non stabile 13 – utilizzo improprio del transpallet elettrico, deve essere utilizzato con operatore a piedi 14 – stoccaggio materiali in mezzo a via di transito 15 - materiale in disordine (disordine e sporcizia), pericolo di scivolamento 16 – fumo (probabile incendio) o emissione di sostanza volatili 17 – bombole non legate a struttura stabile o su carrello 18 – materiale in disordine, rischio di caduta e inciampo 19 – materiale impilato non correttamente (alto-basso rovesciati) 20 – è in vicinanza di operazione di sollevamento con rischio di caduta oggetti 21 – trascina attrezzatura che deve essere solo spinta (transpallet) 22 – finestra rotta, indice di scarsa manutenzione 23 – porta aperta (non chiusa a chiave) di magazzino materiali infiammabili) 24 – calzature non idonee 25 – pneumatico usurata e sgonfio, mancanza di stabilità, indice di scarsa manutenzione 26 – grondaia rotta, indice di scarsa manutenzione 27 – attrezzo da lavoro dimenticato su corpo illuminante, rischio di caduta oggetti 28 – sversamento liquidi oleosi 29 – area rifiuti non confinata, disordinata e in mezzo a via di circolazione 30 – manca carteratura su parti in movimento 31 – perdite di lubrificanti rischio di scivolamento, mancanza di manutenzione 32 – quadro elettrico aperto 33 – materiale in disordine, estintore rovesciato a terra 34 - pallet appoggiato alla parete, rischio di caduta e schiacciamento arti inferiori 35 – parapetto non chiuso, rischio di caduta dall’alto 36 – motociclista senza casco 20 27 24 25 26 32 28 31 29 30 33 34 35 51 51

52 OBBLIGHI DEL DATORE DI LAVORO
OBBLIGHI NON DELEGABILI Elabora, custodisce e aggiorna il Documento contenente: - Valutazione dei rischi - Misure di prevenzione - Programma di attuazione R.L.S. (consultazione) R.S.P.P .+ Med. Comp. Responsabilità di valutazione e attuazione continuativa Designa Responsabile S.P.P. (anche esterno) 52

53 PRINCIPALI OBBLIGHI DEL DATORE DI LAVORO e DIRIGENTE
Nomina, nei casi previsti, il Medico Competente Designa le squadre di emergenza (pronto soccorso, antincendio) Designa, se dovuti, gli Addetti del Servizio Prevenzione e Protezione Adempie agli obblighi di informazione - formazione - addestramento Fornisce i Dispositivi di Protezione Individuale DPI 53

54 PRINCIPALI OBBLIGHI DEL PREPOSTO
Sovrintende e vigila sull’osservanza da parte dei lavoratori degli obblighi di legge e disposizioni aziendali in materia di salute e sicurezza e di uso dei DPI Segnala tempestivamente al D.d.L. o al dirigente le deficienze dei: mezzi e attrezzature di lavoro, DPI e ogni altra condizione di pericolo Frequenta appositi corsi di formazione 54

55 OBBLIGHI DEI LAVORATORI
Devono prendersi cura della propria sicurezza e della propria salute e di quella delle altre persone presenti sul luogo di lavoro (azioni - omissioni) Non manomettono dispositivi di sicurezza, segnalazione, ecc. Non compiono di propria iniziativa operazioni non di loro competenza Osservano le disposizioni e le istruzioni impartite da D.d.L., dirigenti, preposti Si sottopongono ai controlli sanitari previsti Utilizzano correttamente attrezzature di lavoro, le sostanze e preparati pericolosi, i mezzi di trasposto, i dispositivi di sicurezza Contribuiscono all’adempimento degli obblighi imposti dall’autorità competente Segnalano immediatamente al D.d.L., dirigenti, preposti le deficienze di macchine, impianti, dispositivi 55 55

56 OBBLIGHI DI PROGETTISTI, FABBRICANTI, FORNITORI, INSTALLATORI
Sono vietati la fabbricazione, la vendita, il noleggio, la concessione in uso, di attrezzature di lavoro, dispositivi di protezione individuali ed impianti non rispondenti alla legislazione vigente. In caso di locazione finanziaria i beni devono essere accompagnati da attestazione di conformità. Rispettano i principi generali di prevenzione in materia di salute e sicurezza Scelgono attrezzature, componenti e e dispositivi di protezione rispondenti alle disposizioni legislative e regolamentari in materia INSTALLATORI MONTATORI Installano e montano impianti , attrezzature di lavoro o altri mezzi tecnici secondo le norme salute e sicurezza sul lavoro e secondo le istruzioni dei rispettivi fabbricanti 56 56

57 CONTRATTO DI APPALTO E CONTRATTO D’OPERA
DATORE DI LAVORO VERIFICA IDONEITA’ TECNICO PROFESSIONALE FORNISCE INFORMAZIONI SUI RISCHI SPECIFICI COOPERA ALL’ATTUAZIONE DELLE MISURE DI PREVENZIONE E PROTEZIONE COORDINA E PROMUOVE LA COOPERAZIONE E IL COORDINAMENTO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE E PROTEZIONE (RISCHI DI INTERFERENZA) ELABORA IL DOCUMENTO UNICO VALUTAZIONE RISCHI INTERFERENZE (DUVRI) IMPRESE APPALTATRICI LAVORATORI AUTONOMI L’obbligo di coordinamento non si estende ai rischi specifici propri dell’attività delle imprese appaltatrici o dei lavoratori autonomi 57 57

58 SERVIZIO DI PREVENZIONE E PROTEZIONE
Il S.P.P. può essere in tutto o in parte esterno all’azienda. Sempre interno se: ind. a rischio rilevante ind. estrattive con > 50 dip ind. con > 200 dipendenti strutture ricovero e cura > 50 dip centrali termoelettriche impianti radioprotezione fabbricazione esplosivi - Numero sufficiente - Capacità adeguate - Mezzi e tempo adeguati DATORE DI LAVORO ISTITUISCE IL S.P.P. Designa il responsabile e una o più persone Organizza S.P.P. Fornisce al S.P.P. tutte le informazioni necessarie 58 58

59 SERVIZIO DI PREVENZIONE E PROTEZIONE
E’ strumento del Datore di Lavoro COMPITI - Individua e valuta i rischi - Elabora misure preventive e protettive - Elabora procedure di sicurezza - Progetta informazione e formazione - Fornisce informazioni ai lavoratori Riceve le informazioni necessarie dal D.d.L. e su queste è tenuto al segreto industriale 59 59

60 SERVIZIO DI PREVENZIONE E PROTEZIONE
Az. artigiane e industriali fino a 30 add. az. agricole e zootecniche fino a 10 add. az. pesca fino a 20 add. altre fino a 200 add. Escluse aziende con rischi particolari e strutture di ricovero e cura DATORE DI LAVORO SVOLGIMENTO DIRETTO DEI COMPITI DEL S.P.P. Anche con supporto esterno Deve frequentare specifici corsi di formazione e aggiornamento periodico 60 60

61 SERVIZIO DI PREVENZIONE E PROTEZIONE
RIUNIONE PERIODICA Partecipanti: - D.d.L. - Medico Competente - R.S.P.P R.L.S. Periodicità: Ordinaria: minimo annuale Straordinaria: - variazioni significative - su richiesta del R.L.S. Esamina: Documento valutazione rischi Andamento infortuni, malattie professionali, sorveglianza sanitaria - Criteri per la scelta e efficacia Dispositivi Protezione Individuale Programmi di informazione e formazione Nel corso della riunione possono essere individuati codici di comportamento e obiettivi di miglioramento della sicurezza. 61 61

62 SORVEGLIANZA SANITARIA
Collabora con D.d.L. e S.P.P. per misure di tutela E’ EFFETTUATA DAL: Accertamenti sanitari preventivi e periodici MEDICO COMPETENTE interno, esterno, pubblico, privato Visite mediche richieste dal lavoratore Visite mediche per cambio mansione Giudizi di idoneità alla mansione specifica Cartella sanitaria e di rischio per ogni lavoratore COMPRENDE: ACCERTAMENTI PREVENTIVI PERIODICI Visita ambienti almeno 1 volta all’anno con R.S.P.P. Informazioni ai lavoratori e a R.L.S Comunica i risultati collettivi anonimi nella riunione periodica VALUTAZIONE IDONEITA’ ALLA MANSIONE SPECIFICA Collabora con D.d.L. a organizzare il Pronto Soccorso Collabora all’attività di informazione e formazione 62

63 EMERGENZE - DISPOSIZIONI GENERALI
DATORE DI LAVORO Organizza i rapporti con l’esterno (VV.FF., Ospedali, ecc.) per le emergenze Designa i lavoratori addetti alle squadre di emergenza Prende provvedimenti e programma gli interventi Informa i lavoratori sulle misure prese e i comportamenti da tenere Osserva i diritti dei lavoratori DECRETI MINISTERIALI D.M. 10/03/1998 Linee guida per la PREVENZIONE INCENDI e per le emergenze secondo il tipo di attività D.M. 388/2003 Disposizioni sul PRONTO SOCCORSO aziendale 63 63 63

64 DIRITTI DEI LAVORATORI IN CASO DI PERICOLO GRAVE E IMMEDIATO
LAVORATORE Si allontana dal posto di lavoro o dalla zona pericolosa Non può subire pregiudizio alcuno e deve essere protetto da qualsiasi conseguenza dannosa Nell’impossibilità di contattare il competente superiore gerarchico, prende misure per evitare le conseguenze di tale pericolo Non può subire pregiudizio per tale azione a meno che non abbia commesso una grave negligenza 64 64 64

65 PRIMO SOCCORSO E PREVENZIONE INCENDI
Predispone il piano di primo soccorso Organizza la squadra di primo soccorso Designa e forma i lavoratori addetti alla squadra Adotta cassette di Primo Soccorso o Pacchetti di Medicazione secondo la natura dei rischi e ne garantisce il controllo periodico PREVENZIONE INCENDI Predispone il piano di Emergenza (ove previsto) Effettua le esercitazioni di evacuazione (ove previsto) Organizza la squadra di prevenzione incendi ed evacuazione Designa e forma i lavoratori addetti alla squadra Organizza i controlli periodici dei presidi antincendio 65 65 65

66 CONSULTAZIONE E PARTECIPAZIONE DEI LAVORATORI
ELETTO oltre i 15 dipendenti dai lavoratori tra le R.S.U. fino a 15 dipendenti tra i lavoratori o tra più aziende (ambito territoriale / comparto) RAPPRESENTANTE DEI LAVORATORI PER LA SICUREZZA (R.L.S.) NUMERO MINIMO 1  fino a 200 dipendenti 3  da 201 a 1000 dipendenti 6  oltre i 1000 dipendenti 66

67 ATTRIBUZIONI DEL RAPPRESENTANTE DEI LAVORATORI PER LA SICUREZZA
RAPPRESENTANTE DEI LAVORATORI PER LA SICUREZZA (R.L.S.) E’ consultato Sulla valutazione e prevenzione dei rischi Nella designazione degli addetti al S.P.P., antincendio, evacuazione, pronto soccorso, Medico Competente Ha libero accesso ai luoghi di lavoro Riceve - Valutazione dei rischi e documentazione su prevenzione rischi, su sostanze, organizzazione, ambiente lavoro, ecc. - Informazioni dall’Organo di Vigilanza Viene adeguatamente formato Opera Promuove individuazione e attuazione delle misure di prevenzione - Fa osservazioni all’Organo di Vigilanza in visita - Fa proposte sull’attività di prevenzione - Segnala al R.S.P.P. i rischi individuati Ricorre all’Organo di Vigilanza in caso di necessità Partecipa alle riunioni periodiche 67

68 FORMAZIONE E ADDESTRAMENTO DEI LAVORATORI
IL D.d.L. DEVE ADDESTRARE CIASCUN LAVORATORE - All’assunzione - Al cambio mansione Al cambio di attrezzature, tecnologie, sostanze Se necessari, all’ uso di DPI di 3.a categoria e dei dispositivi di protezione dell’udito L’addestramento deve essere fatto da persona esperta sul luogo di lavoro 68

69 SOGGETTI 81/08 LEGGI DURATA Datore di Lavoro autonominato RSPP
D.Lgs. 81/08 Art. 34 (D M.Lavoro-Sanità) ore (c.2) aggiornamenti (c.3) Responsabile Servizio Prevenzione Protezione RSPP - non DDL D. Lgs. 195/2003 Accordo Stato - Regioni Mod. A 24 Mod.B da 12 a 68 Mod.C 24 aggiornamenti Addetto SPP D.Lgs. 195/2003 Come sopra no C Rappresentante Lavoratori Sicurezza RLS (RLST) D.Lgs. 81/08 Art. 37 e 48 32 ore aggiornamento Dirigenti D.Lgs. 81/08 Art. 15 SECONDO VAL. AZIENDA Preposti D.Lgs. 81/08 Art. 37 com 7 DA DEFINIRE Addetti Prevenzione Incendi (rischio elevato-medio- basso) D.Lgs. 81/08 Art. 46 D.M Min. Interno ore Addetti Pronto Soccorso (gruppo A- B) D.Lgs. 81/08 Art. 45 Decreto 388/2003 16-12 ore 4 ore ogni 3 anni Lavoratori - generale D.Lgs. 81/08 Art. 37 e 38 69

70 ”USO DELLE ATTREZZATURE DI LAVORO”
DALLA SCUOLA UN LAVORO SICURO Corso ”L’ABC della Sicurezza e Igiene sul Lavoro” D.Lgs. 81/08 TITOLO III – CAPO I   ”USO DELLE ATTREZZATURE DI LAVORO” E RISCHIO ELETTRICO 70 70

71 USO DELLE ATTREZZATURE DI LAVORO DEFINIZIONI
ATTREZZATURA DI LAVORO Qualsiasi macchina, apparecchio, utensile od impianto destinato ad essere usato durante il lavoro Le attrezzature devono essere conformi alle normative di recepimento delle direttive comunitarie di prodotto (CE) Le attrezzature costruite in assenza del recepimento di direttive comunitarie devono essere conformi ai requisiti generali di sicurezza elencati nell’allegato V 71 71 71

72 USO DELLE ATTREZZATURE DI LAVORO OBBLIGHI DEL DATORE DI LAVORO
Mette a disposizione attrezzature adeguate al lavoro e idonee ai fini sicurezza e salute Attua misure tecniche e organizzative per ridurre al minimo i rischi connessi al loro uso Le sceglie in base al lavoro, tenendo conto sia dei rischi derivanti da: uso, ambiente d’utilizzo e interferenze con altre attrezzature 72 72 72

73 USO DELLE ATTREZZATURE DI LAVORO OBBLIGHI DEL DATORE DI LAVORO
Definisce idonee regole per la circolazione delle attrezzature di lavoro mobili tenendo conto della sicurezza sia dei conducenti sia dei pedoni Provvede affinché le attrezzature destinate al sollevamento dei carichi siano utilizzate seguendo precisi criteri di sicurezza 73 73 73

74 USO DELLE ATTREZZATURE DI LAVORO OBBLIGHI DEL DATORE DI LAVORO
Prende misure perché tutte le attrezzature siano installate ed utilizzate correttamente e fatte oggetto di una idonea manutenzione Provvede affinché le attrezzature di cui all’allegato VII ( es. scale aeree, funi e catene, generatori di calore ecc.) siano sottoposte a verifica sia ad ogni installazione che successivamente a cadenza periodica Provvede all’aggiornamento ai requisiti minimi di sicurezza delle attrezzature sulla base di provvedimenti regolamentari eventualmente adottati 74 74 74

75 USO DELLE ATTREZZATURE DI LAVORO OBBLIGHI DEL DATORE DI LAVORO
Mette a disposizione dei lavoratori le informazioni e le istruzioni d’uso sulla sicurezza (in forma loro comprensibile) Assicura ai lavoratori incaricati una formazione adeguata e specifica sull’uso corretto e sicuro 75 75 75

76 USO DELLE ATTREZZATURE DI LAVORO OBBLIGHI DEI LAVORATORI
Si sottopongono ai programmi di formazione e addestramento Le utilizzano secondo le informazioni e l’addestramento ricevuti Hanno cura delle attrezzature, non vi apportano modifiche e segnalano immediatamente difetti o inconvenienti 76 76 76

77 - limitato livello di rischio e breve durata lavori
USO DELLE ATTREZZATURE DI LAVORO SCALE A PORTATILI A PIOLI UTILIZZARE SOLO QUANDO l’uso di altre attrezzature più sicure non si giustifica a causa di: - limitato livello di rischio e breve durata lavori - caratteristiche esistenti dei siti (non modificabili) - Adeguate caratteristiche tecniche (UNI EN 131) - Idonee dimensioni (altezza sup. al min. indispensabile) 77

78 DEVONO ESISTERE PROCEDURE PER L’USO PER
USO DELLE ATTREZZATURE DI LAVORO SCALE A PORTATILI A PIOLI DEVONO ESISTERE PROCEDURE PER L’USO PER ASSICURARE LA STABILITÀ DURANTE L’IMPIEGO: Posate su supporto stabile, resistente, adeguatamente dimensionato e immobile, in modo da assicurare pioli orizzontali Agganciate per evitare movimenti e oscillazioni Precauzioni per evitare scivolamento dei piedi Piede snodabile con denti in gomma zigrinata 78

79 USO DELLE ATTREZZATURE DI LAVORO
SCALE DOPPIE Appoggio e presa sicuri per il lavoratore Dispositivi contro l’apertura 79

80 USO DELLE ATTREZZATURE DI LAVORO
SCALE A PIOLI PER L’ACCESSO AD ALTRI PIANI Sporgere oltre livello d’accesso (presa sicura) Dispositivi di fermo dei vari elementi (sfilo) b) Fissare stabilmente prima dell’accesso al piano Il trasporto a mano di pesi su una scala a pioli non deve precludere la presa sicura per l’operatore 80

81 RISCHIO ELETTRICO 81

82 Contatto con una parte normalmente in tensione
RISCHIO ELETTRICO CONTATTO DIRETTO Contatto con una parte normalmente in tensione VITE DI UN MORSETTO ATTACCO DI UNA LAMPADA O DI UN FUSIBILE ALVEOLO DI UNA PRESA PARTE CONDUTTTRICE DI UN CAVO ELETTRICO ECC. 82 82 82

83 RISCHIO ELETTRICO CONTATTO INDIRETTO
Contatto con una massa o una parte conduttrice a seguito di un guasto all’isolamento INVOLUCRO MOTORE ELETTRICO INVOLUCRO APPARECCHIATURA ELETTRICA PARTE METALLICA DI UNA STRUTTURA ELETTRIFICATA ECC. 83 83 83

84 ESEGUIRE MISURE E VERIFICHE SU IMPIANTI ELETTRICI
SONO LAVORI ELETTRICI ESEGUIRE MISURE E VERIFICHE SU IMPIANTI ELETTRICI ESEGUIRE ATTIVITA’ SU BANCO PROVE E MISURE 84

85 ESEGUIRE VERIFICHE A DISTANZA SU IMPIANTI ELETTRICI
SONO LAVORI ELETTRICI ESEGUIRE VERIFICHE A DISTANZA SU IMPIANTI ELETTRICI ESEGUIRE INSTALLAZIONI, CABLAGGI E ALLACCIAMENTI DI IMPIANTI 85

86 Chi può eseguire lavori elettrici?
PERSONA ESPERTA (PES) = Persona formata in possesso di specifica istruzione ed esperienza tali da consentirle di evitare i pericoli che l’elettricità può creare PERSONA AVVERTITA (PAV) = Persona formata, adeguatamente istruita in relazione alle circostanze contingenti, da persone Esperte, per metterla in grado di evitare i pericoli che l’elettricità può creare PERSONA IDONEA (PEI) = Persona a cui sono riconosciute le capacità tecniche e comportamentali adeguate ad eseguire specifici lavori sotto tensione. PES o PAV + riconoscimento da parte del Datore di Lavoro IL DATORE DI LAVORO DEVE ATTRIBUIRE AI SUOI DIPENDENTI (per iscritto) LE CONDIZIONI DI PES - PAV - PEI PERSONA COMUNE (PEC) = Persona non esperta e non avvertita nel campo delle attività elettriche 86

87 PROCEDURE ESERCIZIO NORMALE
Manovre di esercizio: modificare lo stato dell’impianto per avviare- collegare apparecchi progettati per essere utilizzati senza rischio (per quanto tecnicamente possibile) Eseguite anche da PEC Manovre per lavori: messa fuori servizio o in servizio per lavori sugli impianti Manovre di emergenza su impianti di distribuzione elettrica al pubblico Eseguite solo da PES o PAV Misure Eseguite anche da PEC sotto la sorveglianza e controllo di PES o PAV Prove Ispezioni Eseguite solo da PES 87

88 RISCHIO ELETTRICO 88

89 RISCHIO ELETTRICO NO 89

90 RISCHIO ELETTRICO 90

91 RISCHIO ELETTRICO 91

92 FINE Titolo III Capo I D.Lgs. 81/08 92 92

93 USO DEI DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE
DALLA SCUOLA UN LAVORO SICURO Corso ”L’ABC della Sicurezza e Igiene sul Lavoro” D.Lgs. 81/08 TITOLO III - CAPO II – USO DEI DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE 93 93

94 D.P.I. DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALI
D.P.I. è qualunque attrezzatura debba essere indossata per proteggere da un rischio I D.P.I. devono essere impiegati quando i rischi non possono essere evitati o sufficientemente ridotti con altri mezzi Gli indumenti e le uniformi di lavoro, a meno che non proteggano da qualche rischio, non sono DPI 94 94

95 adeguati al rischio da prevenire
D.Lgs. 475/92 - TUTTI I DPI DEVONO ESSERE DOTATI DI MARCATURA CE E ACCOMPAGNATI DA UNA NOTA INFORMATIVA CE I D.P.I. devono essere: adeguati al rischio da prevenire adeguati alle condizioni del luogo di lavoro ergonomici adattabili all'utilizzatore In caso di rischi multipli che richiedono l’uso simultaneo di più D.P.I., questi devono essere compatibili tra loro e mantenere la necessaria efficacia 95 95 95

96 OBBLIGHI DEL DATORE DI LAVORO
Valutare i rischi non eliminabili con altri mezzi Individuare le caratteristiche dei D.P.I. necessari Individuare le condizioni di utilizzo Fornire a tutti i lavoratori i necessari D.P.I. Assicurarne efficienza, igiene e sostituzione Fornire adeguate istruzioni per l’uso corretto Informare e formare i lavoratori Addestramento, almeno per i D.P.I. salvavita e di protezione dell'udito Richiedere ai lavoratori l’uso dei D.P.I. 96 96

97 CRITERI DI INDIVIDUAZIONE E USO DEI D.P.I.
Allegato VIII UNI EN 458 = protezione dell’udito UNI = protezione delle vie respiratorie UNI EN 169 = protezione occhi con filtri per saldatura UNI EN 170 = protezione occhi con filtri per radiazioni UV UNI EN 171 = protezione occhi con filtri per radiazioni infrarosse UNI 9609 = indumenti protettivi da agenti chimici 97 97 97

98 OBBLIGHI DEI LAVORATORI
Sottoporsi ai programmi di formazione e addestramento sull’uso corretto dei D.P.I. Utilizzarli correttamente Averne cura e non modificarli Segnalare immediatamente qualsiasi difetto o inconveniente 98 98

99 DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE di 3A CATEGORIA (salvavita)
Dispositivi di protezione individuale di progettazione complessa destinati a proteggere da rischi di morte o di lesione grave o a carattere permanente RIENTRANO IN 3a CATEGORIA ANCHE GLI APPARECCHI DI PROTEZIONE DELLE VIE RESPIRATORIE XXX 9913 CE 0086 EN 149 FFP3 Marcatura CE 99 99

100 ELENCO D.P.I. di 3A CATEGORIA
Protezione delle vie respiratorie contro aerosol solidi, liquidi o contro i gas; Protezioni isolanti, comprese quelle per immersione subacquea; DPI contro le aggressioni chimiche e le radiazioni ionizzanti; DPI per attività in ambienti con temperatura d'aria > 100° C oppure < -50° C; DPI destinati a salvaguardare dalle cadute dall'alto; DPI destinati per attività che espongano a tensioni elettriche pericolose; 100 100 100

101 INFORMAZIONE, FORMAZIONE, ADDESTRAMENTO ALL’USO DEI D. P. I
INFORMAZIONE, FORMAZIONE, ADDESTRAMENTO ALL’USO DEI D.P.I. di 3A CATEGORIA NORMA UNI 10720 FORMAZIONE TEORICA Contenuti Durata 8-20 h (autorespiratori) Aggiornamenti 1-2 all’anno ADDESTRAMENTO FORMATORE Competente, formato e segue aggiornamenti D.Lgs. 81/08 INFORMAZIONE FORMAZIONE TEORICA ADDESTRAMENTO 101 101 101

102 D.P.I. DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALI
Protezione del capo Protezione degli occhi Protezione delle vie respiratorie Protezione dell’udito Protezione delle mani Protezione dei piedi 102 102

103 FINE Titolo III Capo II D.Lgs. 81/08 103 103

104 DISPOSITIVI DI PROTEZIONE DELLE VIE RESPIRATORIE
104 104

105 Respiratori a filtro non assistiti
Dipendenti dall’atmosfera ambiente Contro polveri Contro gas e vapori Combinati: contro gas, vapori e polveri Respiratori a filtro a ventilazione assistita o forzata Indipendenti dall’atmosfera ambiente 105 105

106 RESPIRATORI A FILTRO CONDIZIONI DI UTILIZZO
NON devono essere utilizzati nelle seguenti condizioni: Percentuale di Ossigeno in aria < al 17% Concentrazione alta dei contaminanti (maggiore dei limiti di utilizzo dei respiratori a filtro) Presenza di gas/vapori con scarse proprietà di avvertimento (sostanza inodore o soglia olfattiva maggiore del limite di soglia) Non nota la natura e/o concentrazione dei contaminanti 106 106

107 RESPIRATORI ISOLANTI Indipendenti dall’atmosfera ambiente
107 107

108 ESEMPI DI MARCATURA DEL RESPIRATORE O FILTRO
FFP3 P3 108 108

109 DISPOSITIVI DI PROTEZIONE DELL’UDITO
109 109

110 Superamento della soglia del dolore, trauma acustico 120-130
Danni da rumore Livello rumore (dBA) Superamento della soglia del dolore, trauma acustico Aggravamento dei disturbi precedenti e danni uditivi cronici 85-120 Fastidio, irritabilità, cefalea, affaticamento, calo concentrazione 70-85 Conversazione difficoltosa, difficoltà nei lavori di precisione e in lavori intellettuali 55-70 Fastidio nel sonno 35-55 Nessuno 0-35 110 110

111 CLASSIFICAZIONE DEI PROTETTORI AURICOLARI
Cuffie Archetti Inserti auricolari Preformati riutilizzabili Malleabili/ Espandibili monouso Personalizzati 111 111

112 SCELTA DEI DISPOSITIVI DI PROTEZIONE DELL’UDITO
CARATTERISTICHE DEL RUMORE Tipo e livello Temperatura e umidità FATTORI AMBIENTALI Segnali di avvertimento Presenza di polvere Lavoro fisico FATTORI ORGANIZZATIVI Durata di utilizzo Giudizio su comfort FATTORI INDIVIDUALI Praticità, taglia adeguata Patologie dell’orecchio Individuazione dei protettori per l’udito idonei 112 112

113 GUIDA ALLA SCELTA DEL PROTETTORE AURICOLARE
Tipo di lavoro/ ambiente di lavoro Dispositivo migliore sconsigliato Ambienti con alta T° e umidità - Lavoro fisico Ambienti polverosi Esposizione ripetuta a rumori di breve durata Esposizione continua a rumori dannosi Contemporaneità con altri dispositivi di protezione 113 113

114 DISPOSITIVI DI PROTEZIONE DELLE MANI
114 114

115 SCELTA DEI GUANTI DI PROTEZIONE
Sostanze chimiche Scivolamento della presa FATTORI DI RISCHIO Spruzzi incandescenti Materiali taglienti, abrasivi Microrganismi Elettricità Caldo/freddo Sensibilità tattile, destrezza FATTORI ORGANIZZATIVI Variabilità del lavoro Durata di utilizzo Morbidezza, traspirabilità, cuciture ALTRI FATTORI Sostanze allergizzanti, irritanti Disponibilità taglie Individuazione dei guanti idonei 115 115

116 I pittogrammi indicano da quali rischi i guanti proteggono
FATTORI DI RISCHIO I pittogrammi indicano da quali rischi i guanti proteggono RISCHI MECCANICI TAGLIO DA LAMA RISCHI CHIMICI E MICROBIOLOGICI FREDDO CALORE E FUOCO ELETTRICITA’ STATICA 116 116

117 CE XXX YYY abcd T 10 GUANTI PER I RISCHI MECCANICI fabbricante taglia
marcatura di conformità modello pittogramma per il rischio meccanico resistenza all’abrasione (0-4) resistenza alla perforazione (0-4) resistenza al taglio (0-5) resistenza allo strappo (0-4) 117 117

118 GUANTI PER I RISCHI MECCANICI - esempi
Fibra Kevlar. Resistenza al taglio e calore per contatto Ricoperto in poliuretano. Resistenza al taglio e abrasione Tessuto jersey impregnato in NBR (Nitrile-Buthadiene- Rubber). Protezione dall’ olio e grasso Nitrile 118 118

119 GUANTI PER I RISCHI CHIMICI E MICRORGANISMI
Es: consultazione della tabella delle resistenze chimiche di un catalogo Tipo sostanza Tipo guanto Giudizio Lattice naturale Sconsigliato Neoprene Medio Solvente (toluene) Nitrile Buono PVC Fluoroelastomero Eccellente 119 119

120 GUANTI PER LA PROTEZIONE TERMICA
Livelli di prestazione Resistenza all’infiammabilità Resistenza al calore da contatto Resistenza al calore convettivo Resistenza al calore radiante Resistenza a piccoli spruzzi di metallo fuso Resistenza a grandi proiezioni di metallo fuso 2122 41XX4X 120 120

121 GUANTI PER LAVORI SOTTO TENSIONE
CEI EN CEI 11-3: Specifica per guanti e muffole di materiale isolante per lavori sotto per tensione 121 121

122 DISPOSITIVI DI PROTEZIONE DEGLI OCCHI
122 122

123 TIPOLOGIE DI RISCHI MECCANICI ELETTRICI RADIAZIONI CHIMICI
Lancio di detriti; collisione con oggetti statici; scivolamento; presenza di pulviscolo o particelle fini; abrasione; ustione da liquidi bollenti o solidi fusi ELETTRICI Contatto con parti in tensione o esposizione ad archi elettrici da cortocircuito RADIAZIONI Radiazioni infrarosse; abbagliamento; radiazioni ultraviolette; laser CHIMICI Penetrazione di polveri molto fini, aerosol, liquidi, fumi, vapori e gas, agenti/virus biologici 123 123

124 MARCATURA DEL D.P.I. Montatura I EN 166 CE 3 F
Identificazione del fabbricante *Resistenza meccanica I EN 166 CE 3 F Norma di riferimento Marcatura di conformità Campo di utilizzo * Dove applicabile 124 124

125 MARCATURA DEL D.P.I. Oculari 3 – 2,5 I 1 S 9 N K Tipo di filtro:
da 2 a 6 Resistenza all’abrasione 3 – 2,5 I 1 S 9 N K Resistenza all’appannamento Grado di protezione da luce solare Campo di utilizzo Classe ottica: da 1 a 3 Identificazione del fabbricante Resistenza meccanica 125 125

126 SCELTA DELLA PROTEZIONE APPROPRIATA
Temperatura ambiente Sbalzi di Temperatura AMBIENTE DI LAVORO Corretta visione dei colori Presenza di elementi abrasivi Presenza di solventi o corrosivi Peso Aerazione TEMPO DI UTILIZZO Qualità ottica Campo visivo Dimensioni e peso LAVORATORE Compatibilità con altri D.P.I. Correzione ottica 126 126

127 DISPOSITIVI DI PROTEZIONE DEI PIEDI
127 127

128 TIPOLOGIE DI RISCHI MECCANICI ELETTRICI TERMICI CHIMICI
Caduta di oggetti; perforazione della suola; scivolamento; abrasioni; vibrazioni; urti al malleolo e caviglia; urti o schiacciamento del metatarso ELETTRICI Accumulo di cariche elettrostatiche; contatto con parti in tensione TERMICI Calore per contatto; calore radiante; fuoco/fiamme; freddo/intemperie; proiezione di materiali incandescente CHIMICI Penetrazione di polveri o prodotti nocivi; gocciolamento di prodotti chimici aggressivi; contaminazione chimica batteriologica 128 128

129 CATEGORIE Calzature da Lavoro Protettive di Sicurezza
(EN 347 – Categoria O) Protettive (EN 346 – Categoria P) di Sicurezza (EN 345 – Categoria S) Assicurano Comfort e solidità definite da norma europea Assicurano Comfort e solidità definite da norma europea. Sono dotate di puntale protettivo per le dita in caso di urti pari a 100J e di schiacciamento sotto un carico massimo di 1000daN Sono dotate di puntale protettivo per le dita in caso di urti pari a 200J e di schiacciamento sotto un carico massimo di daN 129 129

130 CLASSIFICAZIONE I II Codice Denominazione Classificazione
Scarpe in pelle o altri materiali, con eccezione della gomma pura o delle scarpe completamente in polimero II Scarpe completamente in gomma o scarpe in polimero (scarpe vulcanizzate o sagomate) 130 130

131 SISTEMA DI CLASSIFICAZIONE DELLE SCARPE
Categorie Requisiti essenziali Requisiti integrativi S P O SB PB I o II Dotazione di base S1 P1 O1 I Area tallone chiusa. Antistatica. Assorbimento energia area tallone. Resistenza suola agli oli. S2 P2 O2 Come S1, P1, O1, + materiale tomaia resistente alla penetrazione all’acqua. S3 P3 O3 Come S2, P2, O2, + resistenza penetrazione suola a lamina d’acciaio. S4 P4 O4 II Antistatica. Assorbimento energia area tallone. Resistenza suola e tomaia agli oli. S5 P5 O5 Come S4, P4, O4, + resistenza penetrazione suola con lamina d’acciaio. 131 131

132 REQUISITO/CARATTERISTICHE
REQUISITI AGGIUNTIVI SIMBOLO REQUISITO/CARATTERISTICHE PRESTAZIONE P Resistenza alla perforazione della suola ≥ 1000 N E Assorbimento energia in zona tallone ≥ 20 J A Calzatura antistatica Tra 0,1 e 1000 M C Calzatura conduttiva < 0,1 M WRU Penetrazione e assorbimento di acqua della tomaia ≥ 60 min. CI Isolamento dal freddo Prova a – 20° C HI Isolamento dal caldo Prova a 150° C HRO Resistenza al calore per contatto Prova a 300° C ORO Resistenza agli idrocarburi Aumento vol. ≤ 12% 132 132

133 CE XXX YYY abcd T 44 EN 345 S3 ESEMPIO DI TIMBRATURA DI CALZATURE
Fabbricante Taglia XXX YYY abcd T 44 CE EN 345 S3 Marcatura di conformità Articolo Norma di riferimento Categoria Mese ed anno di fabbricazione 133 133

134 DISPOSITIVI DI PROTEZIONE DEL CAPO ELMETTI
134 134

135 TIPOLOGIE DI RISCHI MECCANICI ELETTRICI TERMICI CHIMICI
Cadute di oggetti, urti, impigliamento dei capelli, ecc. ELETTRICI Contatto diretto con parti in tensione, cariche elettrostatiche TERMICI Caldo/freddo, proiezione di materiali in fusione, fiamme, ecc. CHIMICI Gocciolamenti, spruzzi, ecc. di prodotti chimici 135 135

136 CLASSIFICAZIONE Casco antiurto per l’industria ( EN 812 )
Elmetto di protezione per l’industria ( EN 397 ) Destinato a proteggere dagli effetti di un urto della testa contro un oggetto duro e immobile, tale da causare lacerazione o altre ferite superficiali Destinati a proteggere dal rischio di lesione per effetto di: caduta di gravi, cadute accidentali, contatto con elementi taglienti, contatto con parti calde o fredde, folgorazione e schiacciamento per intrappolamento 136 136

137 REQUISITI OBBLIGATORI
Assorbimento degli urti Resistenza alla penetrazione Resistenza alla fiamma Rottura del sottogola Etichetta 137 137

138 REQUISITI FACOLTATIVI
Temperatura molto bassa Temperatura molto alta Proprietà elettriche Deformazione laterale Spruzzi di metallo fuso 138 138

139 GUIDA ALLA SCELTA Caratteristiche generali Comfort Leggerezza
Predisposizione altri D.P.I. Scelta nei colori 139 139

140 ETICHETTA Elenco delle voci sempre presenti in Etichetta
Numero della norma di riferimento Marchio o nome del costruttore Anno e trimestre di costruzione Tipo di elmetto (designazione del fabbricante) Taglia o gamma di taglie Abbreviazione del materiale della calotta Elenco dei requisiti facoltativi dichiarati in Etichetta Temperatura molto bassa Temperatura molto alta Isolamento elettrico Deformazione laterale Spruzzo metallo fuso 140 140

141 ATTREZZATURE MUNITE DI VIDEOTERMINALI
DALLA SCUOLA UN LAVORO SICURO Corso ”L’ABC della Sicurezza e Igiene sul Lavoro” D.Lgs. 81/08 TITOLO VII ATTREZZATURE MUNITE DI VIDEOTERMINALI 141 141

142 VIDEOTERMINALI 142 142

143 VIDEOTERMINALI (VDT):
DEFINIZIONI VIDEOTERMINALI (VDT): Le apparecchiature dotate di schermo alfanumerico o grafico costituite da personal computer, sistemi di videoscrittura, di elaborazione dati, di testi o di immagini. Vengono esclusi da tale ambito: Le macchine calcolatrici I sistemi di videoscrittura senza schermo I sistemi portatili non utilizzati continuativamente nei luoghi di lavoro I pannelli di controllo 143 143

144 DEFINIZIONI LAVORATORE VIDEOTERMINALISTA:
colui che utilizza il VDT in modo sistematico o abituale per 20 ore settimanali Il lavoro al videoterminale, di per sé non costituisce un rischio per la salute dell’operatore. È invece la sua utilizzazione in condizioni ambientali e/o organizzative inadeguate che può determinare l’insorgenza di problemi per l’integrità fisica e mentale dell’operatore. 144 144

145 DISTURBI MUSCOLO-SCHELETRICI
Sono legati al mantenimento prolungato e fisso, talvolta non ergonomicamente esatto, della postazione di lavoro. Possono manifestarsi con senso di pesantezza, tensione, indolenzimento, dolore muscolare a: collo, schiena, spalle, braccia, mani           DISTURBI OCULO-VISIVI bruciore, arrossamento, prurito, lacrimazione, visione confusa, fastidio per la luce 145 145

146 DISTURBI DISTURBI PSICOLOGICI
Questi sono disturbi difficilmente classificabili, in quanto causati normalmente da una non corretta organizzazione del lavoro o dal contenuto intellettuale dell’attività svolta, che possono indurre a fenomeni di ansia, nervosismo, irritabilità, depressione ed alterazione dell’umore 146 146

147 OBBLIGHI DEL DATORE DI LAVORO
LE POSTAZIONI DI LAVORO AL VIDEOTERMINALE DEVONO ESSERE, A PRESCINDERE DAL NUMERO DI ORE DI UTILIZZO, CONFORMI A QUANTO CONTENUTO NELL’ALLEGATO VII (adeguatezza dei sedili, dei piani di lavoro, dell’ambiente, ecc.) 147 147

148 LA POSTAZIONE DI LAVORO
LO SCHERMO VIDEO DEVE ESSERE: collocato correttamente in relazione alle finestre (luce) regolabile secondo le esigenze dell’operatore ad una distanza di lettura di 5070 cm. (accomodamento) dislocato in modo da avere il bordo superiore all’altezza degli occhi dell’operatore (collo, cefalea muscolo-tensiva) 148 148

149 LA POSTAZIONE DI LAVORO
LA COLLOCAZIONE CORRETTA IN RELAZIONE ALLE FINESTRE finestratura posta su 1 solo lato: ottimale se a Nord Est - Nord Nord Ovest dotata di schermatura idonea 149 149

150 LA POSTAZIONE DI LAVORO
IL TAVOLO DI LAVORO DEVE AVERE: piano: ottimale  160 x 90 cm. altezza: regolabile da 68  82 cm. in funzione dell’operatore ed inclinabile leggermente in avanti spazio per le gambe: larghezza min. = 70 cm. lunghezza min. = 60 cm (ginocchio) “ “ “ = 80 cm (piedi) colore: toni neutri (attenzione ai riflessi) occorre un canale passacavi 150 150

151 LA POSTAZIONE DI LAVORO
IL SEDILE O SEDIA DEVE AVERE: altezza: variabile da 42  55 cm. (girevole) basamento: a 5 razze, grande almeno come il piano del sedile piano:  40x40 cm. concavo, anatomico, soffice e rivestito di materiale traspirante, con bordo arrotondato (compressione dei vasi e dei nervi) e possibilmente inclinabile in avanti (< 2°) e indietro (< 14°) schienale: regolabile in altezza e inclinazione con imbottitura lombare braccioli: non indispensabili, comunque corti e chiusi 151 151

152 LA POSTAZIONE DI LAVORO
POGGIAPIEDI necessario quando l’altezza minima del tavolo rimane eccessiva dimensioni: 40x30x15 cm inclinazione: < 20° non deve scivolare PORTADOCUMENTI utile per la videoscrittura inclinabile 30°  70° rispetto al piano posizionato alla stessa distanza dello schermo (accomodamento) 152 152

153 REGOLE DI COMPORTAMENTO PER I LAVORATORI
Posizionare il VDT in maniera ottimale per evitare i riflessi e/o sfarfallii dello schermo: oscurare le finestre per migliorare la visibilità ed il contrasto regolare il contrasto e la dimensione dei caratteri in modo ottimale; inclinare il monitor per ridurre i riflessi utilizzare se necessario uno schermo antiriflesso; mantenere pulito il monitor e lo schermo protettivo 153 153

154 REGOLE DI COMPORTAMENTO PER I LAVORATORI
Mantenere una posizione corretta regolando la posizione del sedile e/o l’altezza del tavolo di lavoro e/o dello schermo in modo che: Gli occhi siano ad una distanza non inferiore a cm dal monitor e alla stessa altezza del bordo superiore dello schermo; Gli avambracci siano appoggiati al piano di lavoro e i polsi non piegati; Angoli dei gomiti, fianchi e gambe superiori a 90° Utilizzare la sedia di lavoro in modo che sia orientata e rivolta verso il video I piedi devono essere ben poggiati a terra o, solo se necessario, su un poggiapiedi Mouse il più possibile vicino al corpo Richiedere, se necessario, un leggio portadocumenti 154 154

155 REGOLE DI COMPORTAMENTO PER I LAVORATORI
PER CHI UTILIZZA IL VDT IN MODO SISTEMATICO: Effettuare interruzioni, (cambiamenti di attività) di 15 minuti ogni due ore di attività continuativa al VDT; Dopo un uso continuativo del VDT è necessario ripristinare la corretta impostazione della colonna vertebrale con degli opportuni esercizi e movimenti del tronco dorsale, della testa e del collo; Non trascurare eventuali riduzioni della capacità visiva segnalandole al medico competente; Sottoporsi alla visita medica specialistica se prevista 155 155

156   RIASSUMENDO… LA POSTAZIONE DI LAVORO “è ottimale” quando è assicurata la flessibilità più ampia possibile in tutte le sue componenti 156 156

157 FINE Titolo VII - D.Lgs. 81/08 157 157

158 SEGNALETICA DI SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO
DALLA SCUOLA UN LAVORO SICURO Corso ”L’ABC della Sicurezza e Igiene sul Lavoro” D.Lgs. 81/08 Titolo V SEGNALETICA DI SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO 158 158

159 D.Lgs. 81/08 tit.V TUTTE LE PRESCRIZIONI E I DIVIETI DEVONO ESSERE
RICHIAMATI TRAMITE APPOSITA SEGNALETICA OVE NECESSARIO DEVONO ESSERE PREDISPOSTI APPOSITI CARTELLI DI AVVERTIMENTO LA SEGNALETICA DEVE ESSERE CONFORME A PRECISE DISPOSIZIONI DI LEGGE LA SEGNALETICA NON DEVE GENERARE EQUIVOCI LE DIMENSIONI DELLA SEGNALETICA DEVONO ESSERE PROPORZIONATE ALLA DISTANZA DA CUI DEVONO ESSERE PERCEPITI I MESSAGGI 159 159 159

160 SEGNALETICA GENERALE TUTTE LE ATTREZZATURE ANTINCENDIO PRESENTI DEVONO
ESSERE SEGNALATE CON APPOSITI CARTELLI I PERCORSI INDIVIDUATI PER GLI ESODI E L’EVACUAZIONE DEVONO ESSERE SEGNALATI IDONEAMENTE TUTTE LE USCITE DI SICUREZZA DEVONO ESSERE INDIVIDUATE TRAMITE APPOSITE SEGNALAZIONI NEI LOCALI O ATTIVITA’ OVE NECESSITANO VANNO INDICATI I DISPOSITIVI DI PROTEZIONE DA ADOTTARE DEVE ESSERE INDICATO L’ INTERRUTTORE GENERALE DELL’ALIMENTAZIONE ELETTRICA DEVE ESSERE SEGNALATA L’UBICAZIONE DELLA CASSETTA DI PRONTO SOCCORSO 160 160

161 FINE Titolo V D.Lgs. 81/08 161 161

162 DIVIETO I CARTELLI DI DIVIETO SONO DI FORMA CIRCOLARE CON PITTOGRAMMI NERI SU FONDO BIANCO E BORDO ROSSO CON STRISCIA TRASVERSALE ROSSA ACQUA NON POTABILE DIVIETO DI SPEGNERE CON ACQUA DIVIETO DI ACCESSO AI NON AUTORIZZATI VIETATO FUMARE VIETATO AI PEDONI NON TOCCARE VIETATO FUMARE O USARE FIAMME LIBERE 162 162

163 AVVERTIMENTO I CARTELLI DI AVVERTIMENTO SONO DI FORMA TRIANGOLARE CON PITTOGRAMMI NERI SU FONDO GIALLO E BORDO NERO RISCHIO BIOLOGICO RISCHIO DI INCIAMPO SOSTANZA CORROSIVA SOSTANZA VELENOSA SOSTANZA COMBURENTE TENSIONE ELETTRICA PERICOLOSA 163 163

164 PRESCRIZIONE I CARTELLI DI PRESCRIZIONE SONO DI FORMA CIRCOLARE CON PITTOGRAMMI BIANCHI SU FONDO AZZURRO CALZATURE DI SICUREZZA OBBLIGATORIE GUANTI DI PROTEZIONE OBBLIGATORI PROTEZIONE OBBLIGATORIA VIE RESPIRATORIE PROTEZIONE OBBLIGATORIA DEGLI OCCHI PROTEZIONE OBBLIGATORIA DELL’UDITO 164 164

165 SALVATAGGIO I CARTELLI DI SALVATAGGIO SONO DI FORMA RETTANGOLARE-QUADRATA CON PITTOGRAMMI BIANCHI SU FONDO VERDE PERCORSO/USCITA DI EMERGENZA DIREZIONE DA SEGUIRE PRONTO SOCCORSO LAVAGGIO PER OCCHI BARELLA 165 165

166 ANTINCENDIO I CARTELLI PER ATTREZZATURE ANTINCENDIO SONO DI FORMA RETTANGOLARE-QUADRATA CON PITTOGRAMMI BIANCHI SU FONDO ROSSO LANCIA ANTINCENDIO ESTINTORE DIREZIONE DA SEGUIRE SCALA ANTINCENDIO 166 166

167 E LABORATORIO DI CHIMICA
DALLA SCUOLA UN LAVORO SICURO Corso ”L’ABC della Sicurezza e Igiene sul Lavoro” D.Lgs. 81/08 Titolo IX SOSTANZE PERICOLOSE E LABORATORIO DI CHIMICA 167 167

168 SOSTANZE PERICOLOSE COME SI RICONOSCONO?
ETICHETTATURA DI PERICOLO obbligatoria quando la sostanza o il preparato sono classificati pericolosi Contiene informazioni concise ma ben definite sui rischi nell’uso della sostanza/preparato Deve essere redatta in italiano 168 168

169 ETICHETTATURA DI PERICOLO
SIMBOLI ED INDICAZIONI DI PERICOLO obbligatori quando la sostanza/preparato è classificato pericoloso devono essere riportati anche sui contenitori nei quali si effettuano eventuali travasi (es. diluizione di soluzioni concentrate) SIMBOLI E INDICAZIONI DI PERICOLO PER LA SICUREZZA Comburente Esplosivo Facilmente Infiammabile Estremamente Infiammabile 169 169

170 ETICHETTATURA DI PERICOLO
SIMBOLI E INDICAZIONI DI PERICOLO PER LA SALUTE Altamente tossico Tossico Corrosivo Nocivo Irritante SIMBOLO E INDICAZIONE DI PERICOLO PER L’AMBIENTE Pericoloso per l’ambiente 170 170

171 ETICHETTATURA DI PERICOLO
FRASI R – FRASI DI RISCHIO Indicano la natura dei rischi specifici che l'utilizzo dei prodotti pericolosi comporta Es.: R10 Infiammabile R20 Nocivo per inalazione R38 Irritante per la pelle FRASI S – CONSIGLI DI PRUDENZA Indicano le precauzioni da prendere durante l'utilizzo di prodotti pericolosi Es.: S18 Conservare lontano da fiamme e scintille S24 Evitare il contatto con la pelle S37 Usare guanti adatti 171 171

172 COME SI RICONOSCONO? SCHEDA DI SICUREZZA
Fornisce informazioni più complete ed estese dell’etichetta; le informazioni devono essere scritte in modo chiaro ed aggiornate periodicamente. Caratteristiche: obbligatoria quando la sostanza/preparato è classificato pericoloso fornita gratuitamente redatta in italiano composta da 16 voci obbligatorie deve essere conservata nel luogo dove si utilizzano le sostanze pericolose per poter essere consultata in caso di emergenza 172 172

173 IL LABORATORIO DI CHIMICA
I PRINCIPALI RISCHI Rischi di lesioni dovute a: contenitori e attrezzature in vetro che in caso di rottura possono causare lesioni per ferite da taglio - apparecchiature di riscaldamento che possono causare ustioni termiche - uso sbagliato di apparecchiature sotto pressione - impianto elettrico in cattive condizioni (elettrocuzione) - manipolazione di sostanze chimiche, che possono anche causare irritazioni e intossicazioni per contatto con la pelle e/o inalazione. 173 173

174 IL LABORATORIO DI CHIMICA
I PRINCIPALI RISCHI Rischi di lesioni dovute a: contenitori e attrezzature in vetro che in caso di rottura possono causare lesioni per ferite da taglio - apparecchiature di riscaldamento che possono causare ustioni termiche - uso sbagliato di apparecchiature sotto pressione - impianto elettrico in cattive condizioni (elettrocuzione) - manipolazione di sostanze chimiche, che possono anche causare irritazioni e intossicazioni per contatto con la pelle e/o inalazione. 174 174

175 IL LABORATORIO DI CHIMICA
LE MISURE DI PREVENZIONE Il laboratorio è un vero e proprio ambiente di lavoro nel quale è possibile infortunarsi o intossicarsi; seguite sempre le indicazioni e le istruzioni operative che vi vengono indicate Non inventatevi “Piccoli Chimici” e fate molta attenzione ad ogni operazione che dovere svolgere; NE VA DELLA VOSTRA SALUTE E DI QUELLA DEI VOSTRI COMPAGNI! NELLE PAGINE CHE SEGUONO TROVERETE LE PRINCIPALI NORME DA APPLICARE PER RIDURRE I RISCHI PRESENTI NEI LABORATORI 175 175

176 ALCUNI SUGGERIMENTI PER LAVORARE IN SICUREZZA IN LABORATORIO
Sono proibiti scherzi, burle, ecc. E’ vietato bere, mangiare, fumare Non portare niente alla bocca E’ vietato pipettare con la bocca usare sempre la propipetta I capelli lunghi devono essere racchiusi in cuffie o almeno legati dietro la nuca I camici devono essere ben allacciati Non portare in tasca forbici o altri oggetti taglienti E’ sconsigliato l’uso di lenti a contatto Utilizzare sempre i Dispositivi di Protezione Individuale quando previsti Sono proibiti esperimenti non autorizzati 176 176

177 ALCUNI SUGGERIMENTI PER LAVORARE IN SICUREZZA IN LABORATORIO
Leggere sempre ed attentamente le etichette sui contenitori Non abbandonare materiale non identificabile nelle aree di lavoro etichettare sempre i contenitori Mantenere sempre perfettamente chiusi i contenitori con i prodotti chimici Mantenere ordine e pulizia sul banco di lavoro Rimuovere prontamente dal banco la vetreria non utilizzata Non appoggiare recipienti o bottiglie o apparecchi vicino al bordo del banco Bonificare ed asciugare subito le superfici su cui siano cadute sostanze chimiche 177 177

178 ALCUNI SUGGERIMENTI PER LAVORARE IN SICUREZZA IN LABORATORIO
Non toccare le maniglie delle porte con i guanti sporchi di prodotti chimici E’ vietato indossare i guanti fuori del laboratorio Raccogliere, separare ed eliminare in modo corretto i rifiuti chimici, solidi e liquidi, prodotti nel laboratorio Non introdurre in laboratorio sostanze ed oggetti estranei all’attività (es. cappotti, zaini, ecc.) I cassetti e gli armadietti dei banchi vanno tenuti chiusi Non ostruire l’accesso alle attrezzature antincendio o di soccorso e alle uscite di emergenza Se vi capita qualsiasi tipo di incidente, riferite subito al preposto 178 178

179 PROMOZIONE DELLA SALUTE STILI DI VITA: FUMO, ALCOL,
DALLA SCUOLA UN LAVORO SICURO Corso ”L’ABC della Sicurezza e Igiene sul Lavoro” PROMOZIONE DELLA SALUTE STILI DI VITA: FUMO, ALCOL, STUPEFACENTI E SOSTANZE PSICOTROPE 179 179

180 FUMO - MISURE DI PREVENZIONE
Il divieto di fumo si applica nei locali pubblici, in quelli privati aperti al pubblico o ad utenti. Perché? - il fumo è una sostanza tossica, irritante, cancerogena - il 75% del fumo generato nel fumare una sigaretta viene rilasciato nell’ambiente - i lavoratori dipendenti sono considerati “utenti” dei locali in cui prestano la loro attività lavorativa si è comunque sanzionati se si fuma in presenza di donne in gravidanza e bambini fino a 12 anni di età il divieto di fumo NON si applica in abitazioni private, camere di albergo, locali idonei per fumatori, luoghi di lavoro in cui non sono presenti lavoratori dipendenti e non accede utenza ai datori di lavoro (o collaboratori da essi delegati) spetta il compito di vigilare sul rispetto del divieto Le sanzioni riguardano sia i trasgressori sia i datori di lavoro che non affiggano i cartelli, non vigilino, non abbiano attuato misure attive. 180 180

181 ALCOL - MISURE DI PREVENZIONE
è vietato assumere alcol durante il lavoro e/o pausa pranzo per: chi usa gas tossici, fuochi artificiali, esplosivi, fitosanitari chi fa manutenzione degli ascensori tutte le mansioni sanitarie gli insegnanti chi lavora con il porto d’armi chi lavora alla guida di veicoli stradali (patente B, C, D, E) chi si occupa di circolazione dei treni, navi, aerei chi usa macchine movimento terra, carrelli elevatori lavori in edilizia e attività in quota oltre i 2 metri, in cave e miniere Perché? - essendo un divieto il tasso alcolico nel sangue deve essere zero occorrono 1-2 ore per smaltire un bicchiere di vino o una lattina di birra o un superalcolico Il metabolismo è diverso se si è uomo/donna, magro/grasso… l’alcol rallenta i tempi di reazione, i riflessi e la concentrazione, la percezione del pericolo sono previsti controlli alcolimetrici 181 181

182 STUPEFACENTI E SOSTANZE PSICOTROPE MISURE DI PREVENZIONE
MANSIONI A RISCHIO (anche per un’assunzione solo sporadica): uso di gas tossici, fuochi artificiali, esplosivi guida di veicoli stradali (patente C, D, E) circolazione dei treni, navi, aerei macchine movimento terra, carrelli elevatori Perché? le sostanze stupefacenti agiscono come deprimenti, eccitanti, allucinogeni, stimolanti, narcotici, sedativi… le sostanze psicotrope sono ansiolitici, sonniferi, antidepressivi... il 40-50% dei tossicodipendenti lavora il 25% dei giovani lavoratori usa sostanze illegali l’uso di queste sostanze (anche solo sporadico) riduce i tempi di reazione, aumenta la stanchezza, diminuisce la concentrazione aumenta il rischio di infortuni, altera la percezione del pericolo, riduce la performance lavorativa, provoca assenteismo sono previsti controlli per la verifica di assenza di assunzione 182 182

183 DALLA SCUOLA UN LAVORO SICURO Corso ”L’ABC della Sicurezza e Igiene sul Lavoro”
D.LGS. 81/08 ALLEGATI 183 183

184 Allegati e articoli di riferimento
D.Lgs. 81/2008 Allegati e articoli di riferimento Allegato I - art 14.1 Gravi violazioni ai fini della sospensione dell’attività Allegato II - art 34.1 Casi in cui il datore di lavoro può essere RSPP Allegato III B - art 40.1 Informazioni dati aggregati sanitari e di rischio dei lavoratori Allegato III A - art 41.5 Cartella sanitaria e di rischio Allegato V artt 70.2, 72.1, 87.1.a, 87.2.a, 87.3.a RES attrezzature prive di marcatura Allegato IV - art 63.1 e 63.6 Requisiti dei Luoghi di lavoro Allegato VI artt 71.3, 87.2.b, 87.3.a Uso delle attrezzature Allegato VII artt 71.11, 71.13, 71.14 Verifiche di attrezzature STOP 184 184

185 Allegati e articoli di riferimento
D.Lgs. 81/2008 Allegati e articoli di riferimento Allegato IX artt 81.2, 81.3, 83.1, 85.2 Distanze di sicurezza parti elettriche Allegato VIII - art 79.1 DPI Allegato XI – art 100.1 Lavori comportanti rischi particolari Allegato X – art 89.1.a Lavori edili o di ingegneria edile Allegato XIII – art 96.1.a Prescrizioni di sicurezza e salute per la logistica di cantiere Allegato XII - art 99.1 Contenuto della notifica preliminare Allegato XV 89.1.h, 91.1.a, 100.1 Piani di sicurezza nei cantieri Allegato XIV – artt e Formazione coordinatori Allegato XVI – art 91.1.b Fascicolo dell’opera Allegato XVII - artt 90.9.a e 97.2 Idoneità tecnico professionale STOP 185 185

186 Allegati e articoli di riferimento
D.Lgs. 81/2008 Allegati e articoli di riferimento Allegato XVIII - artt 108 e 122 Viabilità nei cantieri, ponteggi e trasporto materiali Allegato XIX – art 112.2 Verifiche sui ponteggi metallici fissi Allegato XX – art Costruzione ed impiego di scale portatili Allegato XXI – artt e 136.8 Formazione addetti ai lavori in quota Allegato XXIII – art 140.4 Deroga per ponti su ruote a torre Allegato XXII – art Pi.M.U.S. Allegato XXIV – artt e 163.2 Segnaletica di sicurezza Allegato XXV – artt e 163.2 Cartelli segnaletici Allegato XXVI – artt e 163.2 Segnaletica per contenitori e tubazioni Allegato XXVII – artt e 163.2 Segnaletica attrezzature antincendio STOP 186 186

187 Allegati e articoli di riferimento
D.Lgs. 81/2008 Allegati e articoli di riferimento Allegato XXVIII artt 163.1, 163.2, 163.3 Segnaletica ostacoli, pericoli e per le vie di circolazione Allegato XXIX – artt e 163.2 Segnali luminosi Allegato XXXI – artt e 163.2 Comunicazione verbale Allegato XXX – artt e 163.2 Segnali acustici Allegato XXXIII Artt 168.2, 168.3, 169.1 MMC Allegato XXXII – artt e 163.2 Segnali gestuali Allegato XXXIV – art 174.3 VDT Allegato XXXV – artt e 202.4 Vibrazioni Allegato XXXVI – art 208 Valori limite di esposizione e valori di azione per campi elettromagnetici Allegato XXXVII – art 215 Radiazioni ottiche STOP 187 187

188 Allegati e articoli di riferimento
D.Lgs. 81/2008 Allegati e articoli di riferimento Allegato XXXVIII artt d, e, 232.2 Valori limite di esposizione ad agenti chimici Allegato XXXIX artt e, e, 232.2 Valori limite biologici e sorveglianza sanitaria Allegato XL artt 228.1, 228.2, 232.2 Divieti per agenti chimici Allegato XLI artt 225.2, 232.2, d Metodi di misurazione Allegato XLIII artt c, 235.3, a Valori limite esposizione professionale Allegato XLII artt a.3, a, a Elenco di sostanze, preparati e processi Allegato XLV – art f Segnale di rischio biologico Allegato XLIV – art 271.4 Attività lavorative con presenza di agenti biologici Allegato XLVII artt 274.3, 275.1, 276.1 Misure e livelli di contenimento agenti biologici Allegato XLVI artt 268.3, a, 275.1, 279.5 Elenco agenti biologici classificati STOP 188 188

189 Allegati e articoli di riferimento
D.Lgs. 81/2008 Allegati e articoli di riferimento Allegato XLVIII – art 276.1 Specifiche per processi industriali Allegato XLIX artt 293.1, c, 296 Ripartizione aree atmosfere esplosive Allegato L artt 293.2, d, 295.1, 295.2 Atmosfere esplosive Allegato LI – art 293.3 Segnale atmosfere esplosive STOP 189 189


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