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Come mai mi chiedi da bere Gesù e la Samaritana PARROCCHIA MARIA SS. ADDOLORATA OPERA DON GUANELLA – BARI Ritiro di Avvento.

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1 Come mai mi chiedi da bere Gesù e la Samaritana PARROCCHIA MARIA SS. ADDOLORATA OPERA DON GUANELLA – BARI Ritiro di Avvento

2 Ma la Samaritana gli disse: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I giudei infatti non mantengono buone relazioni con i samari­tani (Gv 4, 9).

3 Il dialogo si sviluppa con un andamento irregolare, per i linguaggi utilizzati dai due interlocutori del tutto diversi, sembra quasi muoversi su due piani, sembra procedere a zig zag. Ma ha una direzione, che è l’anima di quella donna e una molla segreta, che è l’amore di Dio per quell’anima.

4 Sulle prime, la Samaritana squadra Gesù incuriosi­ta, forse è infastidita dalla presenza di quest’uomo sconosciuto, la sua prima battuta nei confronti di Gesù è quasi di ostilità, al punto che sembra prenderne le di­stanze.

5 Sulle prime è incapace di esaudire la richiesta di quell’uomo, pare che voglia nascondersi rispetto alla domanda, far finta di niente, sembra che non sia dispo­sta a dare quel sorso d’acqua fresca che non si nega mai a nessuno.

6 In particolare, in Oriente dare acqua agli as­setati può essere un soccorso essenziale, significa ridare loro la vita; la Samaritana sa bene che perfino al ne­mico non si deve rifiutare l’acqua. Anche nel libro dei Proverbi si ricorda: «Se il tuo nemico ha fame, dagli pane da mangiare, se ha sete, dagli acqua da bere» (Pro 25, 21).

7 Eppure, la Samaritana pare quasi non voler da­re quel bicchiere dissetante, chiudersi in se stessa, pri­vata di ogni senso di umanità al punto da non vedere il bisogno di questo pellegrino. Non sa chi è, ma si inso­spettisce. Un po’ è anche stupita e sconcertata: dall’accento sembra uno straniero, un giudeo; in ogni caso, non è certo un samaritano.

8  L’imperiosa richiesta dello sconosciuto la mette a disagio, e la donna cerca di di­fendersi passando subito all’attacco. Con quel tono piuttosto aggressivo sembra rinfacciare all’estraneo, a questo intruso, di averle rivolto la parola.

9 È una donna astuta ed è probabile che lì per lì tenda a mettere avan­ti delle barricate, a far prevalere i suoi piccoli mezzi di superiorità: ha un secchio con cui soddisfare immediatamente la sete.

10 Naturalmente spavalda e con aria me­ravigliata risponde a Gesù con la sua domanda, espres­sa con un tono provocatorio: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna sama­ritana?».

11 Forse si tratta di un giudeo che per nessuna ragione al mondo avrebbe dovuto rivolgerle la parola: ma la Samaritana non rinuncia a stuzzicarlo e umiliar­lo; sembra quasi dire: «Tu sei un giudeo e io sono una donna samaritana. I giudei non mantengono buone relazioni con i samaritani, non vanno d’accordo, tra loro non corre buon sangue, da secoli non hanno più nulla in comune.

12 Non c’è assolutamente possibilità di comu­nicare perché per i giudei i samaritani sono eretici, peccatori che non osservano la legge di Jahvè e non vanno a Gerusalemme ad adorare Dio nel Tempio. Pertanto, non possono avere dei rapporti con i giudei o i galilei che sono, invece, gli ortodossi.

13 Anzi, per un giudeo l’offesa peggiore è essere paragonato ad un samaritano, uno dei peggiori insulti è chiamare qualcuno con il no­me di samaritano».

14 I samaritani discendono dagli antichi abitanti del regno di Israele, al nord della Palestina, di cui Samaria è la capitale. La regione della Samaria intorno al 700 a.C. viene invasa dagli assiri che ne deportano la popo­lazione e la rimpiazzano inviando in quella zona coloni (Cfr. 2 Re 17), che si fondono con gli ebrei rimasti.

15 Dunque, i samaritani sono un popolo nato dall’incro­cio di popolazioni diverse. La rivalità tra samaritani e giudei scoppia anche durante la ricostruzione del Tempio di Gerusalemme. Inoltre, l’odio dei giudei per i samaritani traspare da un feroce detto: «Chi mangia pane dei samaritani, è come uno che mangi carne di cane».

16 Un giudeo autentico accetta volentieri qualsiasi privazione piuttosto che toccare con le sue labbra l’or­lo di un vaso dal quale ha bevuto prima un samaritano, che è ritualmente impuro. Nelle scuole dei rabbini si insegna che qualunque cosa una donna samaritana toc­chi, diventa impura, anche i vasi che servono per attin­gere acqua per bere.

17 È il colmo della trasgressione che Gesù accetti di bere al secchio di una donna segnata dall’impurità! E poi, la riservatezza dell’uomo nei riguardi della donna esige che neppure suo marito le rivolga in pubblico la parola: per un rabbino è disdicevole parlare in pubblico con una donna, anche se sua moglie.

18 Un detto rabbinico afferma: «Non si deve star solo con una donna in un alloggio, neppure con la propria sorella o con la propria figlia, a causa dei pensieri degli uomini. Non si deve chiacchierare con una donna sul­la strada, nemmeno con la propria moglie e men che meno con una donna altrui, a causa dei pettegolezzi de­gli uomini».

19 Pertanto, la richiesta di Gesù è inaudita per gli usi vigenti al tempo. Per lo stesso motivo, il modo di comportarsi di Ge­sù suscita la meraviglia della Samaritana: è stupita per il fatto che un giudeo le chieda dell’acqua e, quindi, non si comporti come tutti gli altri, ma anzi, violi le convenzioni sociali, compiendo un gesto contrario al buon costume tradizionale, alle regole del convivere.

20 Invece, Gesù non fa alcuna preferenza, cerca di intavo­lare un dialogo e infrange qualunque barriera. E qui Gesù insegna a superare le convenzioni sociali, specialmente quelle ingiustificate e che frappongono steccati tra la gente.

21 Ma nello stesso tempo questa donna intuisce che in quello sconosciuto c’è qualcosa di misterioso e ciò l’attira. Forse val la pena di conoscerlo. Gesù la guarda negli occhi e le tocca il cuore, lei non resiste e si volta.

22 Il dialogo tra Gesù e la Samaritana si sviluppa se­condo un gioco nel corso del quale l’alternanza delle rivelazioni di Gesù mette in luce da una parte l’incom­prensione degli uomini di fronte al mistero di Dio e dall’altra la pazienza di Dio, che non solo soddisfa le attese dell’uomo, ma le suscita.

23 Quante volte capita anche a noi di scappare, con chissà quali scuse, di fronte alla possibilità di dialogo che Gesù ci offre!

24 Quante volte non abbiamo voluto riconoscere il suo sguardo che si posava su di noi, i no­stri occhi hanno evitato di incontrarlo, cercando di guardare da un’altra parte, altrove! Eppure Dio non perde la pazienza e ci attende, anche se noi non comprendiamo il suo invito.


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