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or may we cram Within this wooden O the very casques That did affright the air at Agincourt?

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Presentazione sul tema: "or may we cram Within this wooden O the very casques That did affright the air at Agincourt?"— Transcript della presentazione:

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3 or may we cram Within this wooden O the very casques That did affright the air at Agincourt?

4 CHORUS O for a muse of fire,that would ascend The brightest heaven of invention: A kingdom for a stage, princes to act, And monarchs to behold the swelling scene. Then should be the warlike Harry, like himself, Assume the port of Mars, and at his heels, Leashed in like hounds, should famine, sword, and fire Crouch for employment. But pardon, gentles all, The flat unraised spirits that hath dared On this unworthy scaffold to bring forth So great an object. Can this cock-pit hold The vasty fields of France? Or may we cram Within this wooden O the very casques That did affright the air at Agincourt? O pardon: since a crookèd figure may Attest in little place a million, And let us, ciphers to this great account, On your imaginary forces work. Suppose within the girdle of these walls Are now confined two mighty monarchies, Whose high uprearèd and abutting fronts The perilous narrow ocean parts asunder. Piece out our imperfections with your thoughts: Into a thousand parts divide one man, And make imaginary puissance. Think, when we talk of horses, that you see them, Printing their proud hoofs i’th’receiving earth;….. Entra il coro CORO Oh, avere una Musa di fuoco, ora, che ascenda/ Al cielo sfavillante della fantasia! Palcoscenico un regno; attori, principi; Monarchi spettatori a contemplare La superba scena. Allora sì vedremmo il forte-in-guerra Enrico Nel suo vero aspetto- Portamento di Marte-e, menati da lui al guinzaglio Come cani, La fame il ferro e il fuoco impetrare un impiego Leccandogli i calcagni. Ma, perdonate, gentili voi tutti, ai rozzi E piatti ingegni nostri L’ardire di esporre su questo indegno palchetto Di tavole Un così alto argomento. Può mai questa nostra pedana Da combattimento di galli Contenere I vasti campi di Francia? E chi potrebbe inzeppare In questa O di legno anche soltanto gli elmi Che sbigottirono l’aria ad Azincourt? Oh, perdonateci! Ma se può una smplice cifra su un foglio Rappresentare in piccolo spazio un milione, Cocedete anche a noi, gli zeri di questa grossa somma,

5 For ‘tis your thoughtsthat now must deck our kings, Carry them here and there, jumping o’er times, Turning th’accomplishmentof many years Into an hourglass-for the which supply, Admit me Chorus to this history, Who prologue-like your humble patience pray Gently to hear, kindly to judge, our play. HENRY V, Prologue, 1-34 Nota Il Coro, in Henry v, come negli Scritti teatrali brechtiani è l’elemento antiaristotelico, per eccellenza:esso evita l’imitazione e l’identificazione passiva del pubblico, ma con il suo ruolo dialogico invita a pensare liberamente, a sentire, creare, a dare uno spazio nella mente dello spettatore /lettore a voci marginali, dissonanti o ai silenzi del testo. Henry v non è, come voleva la tradizione, espressione di un’identità nazionale tutta British. Di muovere le forze della vostra fantasia: Supponete racchiuse entro la cinta di questi muri Due monarchie potenti Che dalle sponde opposte di un rischioso braccio di mare Si guatano Superbe e minacciose. Sopperite alla nostra insufficienza con la vostra immaginazione: Fate d’un uomo mille uomini; createvi di fantasia /Un poderoso esercito Se noi diciamo ‘cavalli’ figuratevi cavalli veri E vedeteli stampare alteri con i loro zoccoli, Le impronte sul molle terreno. Sarà il vostro pensiero, qui, a vestire di sfarzo i nostri re;/A trasportarli da un luogo all’altro, ora qui e ora, subito, là Bruciando le tappe; Riducendo a un’ora di clessidra il passaggio degli anni,/Molti; e ad ammettere, a questo preciso scopo, me, il Coro, A integrare il racconto/E qui, in veste di prologo, a pregarvi D’ascoltare cortesi-e giudicare Benevoli e indulgenti-il nostro dramma.

6 Fernando Ferrara Letteratura e comunicazione nell’epoca Tudor Dalla piazza alla corte:gli spettacoli e il teatro La fine delle corti aristocratiche ed ecclesiastiche creò una classe di ‘intrattenitori’ disoccupati che, insieme a altri cosiddetti masterless men (oggi ci sono gli homeless) si riversarono verso la città contribuendone al disordine e alla necessità di regolamentazione. Gli attori erano associati a malfattori e vagabondi. Così recitava una legge del 1572 Tutti gli schermidori, i guardiani di orsi, gli attori di teatro e menestrelli che non siano al servizio di qualche Signore del reame…e che siano trovati a vagare per il paese senza nemmeno la licenza di due giudici di pace…saranno arrestati come malfattori e vagabondi, secondo la presente legge.

7 La genesi del Globe Per un lungo periodo questi attori formarono compagnie di 3/5 membri e vagavano di festa in festa Locande e taverne divennero il loro punto di riferimento ‘finchè andò delineandosi una forma mutuata dal ring dei circhi di spettacoli di animali, dai cortili e piazzette cosicchè il palco si trovava al centro di un pubblico che affollava lo slargo, le finestre e le gallerie delle abitazioni circostanti. Genesi della struttura del teatro elisabettiano, del Globe.

8 Dalla piazza alla corte La nascente impresa dello spettacolo teatrale aveva una serie di finanziatori, attori, autori, aristocratici che talvolta concedevano addirittura la loro livrea a difesa dell’attività degli attori.Il teatro Tudor si sviluppa da forme embrinali moraleggianti e accademico- universitarie nelle grandi manifestazioni dei teatri pubblici, compagnie protette e poi anche teatri privati. Fenomeno che rinnova la fama del teatro greco e anticipa il siglo de oro spagnolo e il teatro francese (Racine Moliere ): Si (cfr Greenblatt: epoca di visibilità privilegiata )affiancano spettacoli di ogni tipo: cerimonie. Trionfi, tableaux vivants, pantomime masques, moralities, spettacoli di burattini e marionette, di ambulanti e di comici, di suonatori e di cantori di ballate pullulano a Londra e nella provincia durante le feste In coincidenza con la sfilata del sovrano e della sua corte, nelle ricorrenze del potere regale..(i progresses); in occasione delle feste del potere cittadino; in relazione con feste religiose e laiche (Bartholomew Fair di ben Jonson) con le fiere dei giorni di mercato …LO SPETTACOLO DOMINA LA PIAZZA, DOMINA IL PALAZZO.

9 From stage to page Le varietà di spettacolo sono molteplici dalla satira (jig) al pageant religioso, tutto produce quell’humus indispensabile a capire la ricchezza del teatro elisabettiano. In relazione al teatro il testo letterario-diffuso attraverso la stampa – ebbe la funzione di strutturarlo e i classici inglesi-da Chaucer a Skelton nonchè la traduzione dei classici e di autori del Rinascimento europeo sono per chi scrive teatro un riferimento Il teatro elisabettiano –è quasi un luogo comune- combina tradizione popolare e colta.

10 Le compagnie patentate Teatro politico Le vicende politiche e religiose sotto i regni di Enrico VIII e Maria Tudor propongono continue revisioni dei fondamenti ideologici su cui poggiare lo Stato (inteso come istituzioni del potere, ma anche come società civile),da qui nasce un teatro attento alla divulgazione popolare delle ideologie politiche (politica intesa come ‘buongoverno’ o ‘malgoverno’- Il caso di Richard II

11 Il pubblico del teatro Forse il pubblico era turbolento, ma attivo e partecipe e interclassista, un pubblico di massa oggi diremmo: una testimonianza del 1602: “non solo gentiluomini con i loro servi ma altresì avvocati, notai, campagnoli venuti in città per seguire le proprie cause, sì, persino gentiluomini della corte, cavalieri e-secondo che ci fu riferito-persino un conte- Si è scritto molto di testi scritti e leggibili a vari livelli a seconda del tipo di pubblico e anche si è notata l’analogia tra la struttura stratificata dell’architettura teatrale e la stratificazione sociale del pubblico. Il palcoscenico proiettato al centro della platea circolare dove si affollavano spettatori umili, ma competenti: rapporto intimo tra attori e pubblico. Non bisogna mai dimenticare la teatralità della vita quotidiana nell’epoca Tudor. “Inoltre il pubblico dei teatri condivideva un sistema epistemologico (di origine medievale ma molto diffuso nel Cinquecento da scrittori, predicatori, uomini del potere e autori di quel teatro) che per essere fondato sull’analogia imponeva o facilitava la lettura simbolica degli spettacoli. E’ questa competenza, formatasi atraverso l’allegorismo medievale e raffinatasi nel Rinascimento di uno spessore simbolico del linguaggio che consente ai testi teatrali dell’epoca Tudor di usufruire di quel sistema di esemplificazioni, di risonanze e di feconde ambiguità che li rende oltremodo vitali attraverso i secoli.

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13 Andrew Sanders p.119 I cicli di moralità continuarono ad essere rappresentati fino al 1570 ma l’ostilità protestante finì con l’eliminare gradualmente le tradizioni locali del dramma religioso popolare, che oltretutto non poteva più contare sui sostenitori di un tempo: i monasteri, le diocesi o le corporazioni. John Bale e il teatro protestante John Heywood sotto Mary Ralph Royster Doyster Mother Gummer’s Needle, prime commedie regolari terenziane


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