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Corso di Psicoterapia Prof. Lorenzo Burti.

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Presentazione sul tema: "Corso di Psicoterapia Prof. Lorenzo Burti."— Transcript della presentazione:

1 Corso di Psicoterapia Prof. Lorenzo Burti

2 Definizione essenziale di psicoterapia
La psicoterapia è qualsiasi forma di aiuto e di cura attraverso il rapporto interpersonale prevalentemente verbale Cioè quanto di utile può derivare al soggetto la scomparsa dei propri disturbi, E per la soluzione dei propri problemi dall'incontro con un'altra persona o con altre persone, e dallo scambio diretto di parole e di messaggi non verbali

3 Definizione essenziale di psicoterapia (2)
In modo più preciso e limitato, si può parlare di psicoterapia quando un aiuto del genere venga dato in modo intenzionale da parte di una o più persone che abbiano la capacità di farlo

4 Esiste una psicoterapia non professionale?
Quasi sempre, chi è "bisognoso di aiuto psicologico" si rivolge ad altri per essere aiutato. Non sempre chi cerca questo aiuto lo fa in modo chiaro e appropriato, non sempre sa di cosa ha bisogno non sempre incontra chi vuole e sa aiutarlo

5 Esiste una psicoterapia non professionale? (2)
La forma più semplice di psicoterapia è qualcosa di molto banale: è l'aiuto dato, quasi senza saperlo, da una persona qualsiasi, da un amico, da un'amica, dalla portinaia o dal barista A volte si tratta di persone disposte ad ascoltare, e capaci dì reagire con buon senso questo può significare molto, e talora moltissimo per chi è sofferente

6 Esiste una psicoterapia non professionale? (3)
Questa persona da un lato deve far parte dello stesso ambito culturale del soggetto sofferente, per poterlo capire e per farsi capire ma da un altro lato non deve avere con luì rapporti personali di stretta amicizia, di affetto, o vincoli familiari altrimenti potrà trovarsi o a simpatizzare in modo globale e acritico con la persona sofferente oppure a sabotarne inconsciamente i bisogni quando fra i due esistono sotterranei rancori e tensioni

7 La psicoterapia professionale
La psicoterapia "professionale" può essere intesa in due modi. In senso stretto, essa è la "seduta di psicoterapia" che si può fare con le tecniche più diverse. In senso un po' più ampio qualsìasi rapporto fra chi cura e chi viene curato costituisce psicoterapia.

8 Importanza del rapporto (2)
Qualsiasi persona con problemi di tipo psichiatrico tende ad avere difficoltà dei rapporti interpersonali. La situazione più comune è quella della persona che è consapevole di "star male" proprio in quanto non riesce ad avere rapporti interpersonali soddisfacenti. può essere difficoltà con persone specifiche: per lo più, con dei familiari. Oppure con tipi specifici di persone: ad esempio con persone dotate di maggiore potere ed autorità del soggetto; o con persone dell'altro sesso

9 Importanza del rapporto (3)
Si sviluppa un "investimento" del paziente nel terapeuta che determina la sua tendenza a ripetere e riversare nel rapporto, man mano che esso procede, gli aspetti più tipici e cruciali delle proprie difficoltà a rapportarsi con gli altri, le proprie ansie ed aspettative, i proprì conflitti, le proprie emozioni,

10 Il transfert II legame del paziente verso il terapeuta (il transfert) è sempre profondo e tenace. È proprio la forza di questo legame, la sua importanza drammatica, che determina in ultima analisi molte delle possibilità terapeutiche, ma anche i rischi del rapporto stesso.

11 Psicoterapia di base La psicoterapia più elementare, "di base" è quella che avviene mediante un rapporto semplice e diretto, un incontro, uno scambio informale o formale di informazioni e di messaggi verbali e non verbali, fra il paziente psichiatrico e la persona che ha un ruolo terapeutico o assistenziale nei suoi confronti. Un rapporto di questo tipo è quello che più si avvicina alla forma dì aiuto "naturale," non professionale, che abbiamo considerato all'inizio. Situazioni del genere si creano quando una persona parla o passa del tempo con un operatore desideroso di capire e di aiutare. Si può parlare di vero e proprio rapporto psicoterapico, cioè di psicoterapia in senso stretto, quando questo rapporto non e casuale e episodico, ma si struttura con una certa continuità, cioè con una serie di incontri e di colloqui; e quando non è un rapporto informale ma si struttura secondo tecniche psicoterapiche.

12 Fattori relativi al paziente
La possibilità che questo rapporto sia realmente di aiuto dipende da una serie di fattori. fattori relativi al paziente riguardano soprattutto la volontà di modificare le proprie scelte di vita, la capacità di introspezione la capacità di esprimere con parole i propri disagi.

13 Fattori relativi al terapeuta (1)
Per il terapeuta il fattore principale riguarda la sua personalità ed il suo equilibrio psicologico. deve essere persona capace di calore e di contatto umano, equilibrata, priva di importanti problemi personali non risolti, intelligente, psicologicamente adulta e matura, lucidamente cosciente delle caratteristiche della propria personalità. non tutti sono adatti ad avere rapporti psicoterapici con pazienti: inoltre i migliori non sono sempre i più colti e i più ufficialmente qualificati; e non sono neppure le persone dotate di maggiori titoli e credito sociale

14 Fattori relativi al terapeuta (2)
Al terapeuta si richiede di essere motivato a incontrare il paziente, di farlo volentieri, conoscendo le proprie motivazioni, con il desiderio personale preciso di aiutarlo a risolvere le sue difficoltà, e con la consapevole disponibilità di aiutarlo a lungo (se necessario per anni) senza stancarsi. Se il paziente è poco affine al terapeuta, se gli è poco simpatico, o se i suoi problemi personali vengono avvertiti come fastidiosi o estranei, la psicoterapia è di scarso o di nessun aiuto.

15 Formazione del terapeuta
la formazione del terapeuta non riguarda soltanto la sua acquisizione di strumenti culturali, tecnici e pratici di psicologia e psichiatria di principi e tecniche psicoterapiche ma anche soprattutto l'acquisizione di un equilibrio di una forma di sicura spontaneità e di intelligente umanità nel rapporto con il paziente. tutto questo dipende in primo luogo da caratteristiche personali del terapeuta, Se una persona non ha le caratteristiche psicologiche necessarie per occuparsi di pazienti psichiatrici, è difficile che possa acquisirle con l'apprendimento.

16 Struttura del rapporto psicoterapico
II problema principale del rapporto psicoterapico è quello della distanza. Il terapeuta deve trovare, per ogni singolo paziente, l'equilibrio fra due pericoli opposti. Il primo corrisponde al modo di fare tipico dei medici tradizionali, che è costituito da un atteggiamento di distacco, di sufficienza, di paternalismo, di indifferenza nel rapporto. Questo atteggiamento ovviamente è di scarsissimo aiuto al paziente. Esso si lega in genere a un certo pessimismo del terapeuta sulla possibilità del paziente di uscire dalle proprie difficoltà

17 Struttura del rapporto psicoterapico (2)
Forme tecniche diverse di psicoterapia accentuano in modo variabile l'una o l'altra dì queste caratteristiche, cioè la maturazione la comprensione. La forma di psicoterapia più semplice è quella del colloquio faccia a faccia, a due. Nella psicanalisi classica, invece, il paziente sta semisdraiato su un lettino, e non vede il terapeuta, che sta dietro a lui. Altre situazioni sono variabili per quanto riguarda la vicinanza e il controllo reciproco fra paziente e terapeuta. Variazioni tecniche possono dipendere anche dal tipo di problemi del paziente, e in particolare dalle sue difficoltà a parlare. In genere si tende facilmente ad applicare forme simili di psicoterapia a pazienti con problemi assai diversi, ma questo può essere un errore

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19 Un caso di ‘psicoterapia’ del 17° secolo
Verso la festa di Pasqua (1635), conobbi delle tentazioni orribili. Qualcosa di strano avveniva nel mio spirito. Gli spiriti maligni mi lasciavano delle impressioni così forti dei loro obbrobri, che non potevo pensare ad altro. Mi mettevano sotto gli occhi le cose più oscene che si possano immaginare. Mi ispiravano dei desideri malvagi e degli affetti sregolati per le persone che potevano soccorrere la mia anima allo scopo di indurmi a rompere ogni commercio con esse. Sopportai queste tentazioni per dodici giorni senza metterne a parte padre Surin. Ero ben decisa, infatti, a non confidarmi con lui su questo punto, giacché tali tentazioni lo riguardavano.

20 Un caso di ‘psicoterapia’ del 17° secolo (2)
Poco a poco, il mio spirito entrò in uno stato di grande timore e abbattimento. Non potevo pensare a me stessa, se non come a una persona già dannata. I miei nemici non mi lasciavano quasi mai il tempo di formare un buon proposito, e, quando vi riuscivo, mi privavano del potere di attuarlo. Dio permetteva loro di agire così, precisamente perché non ero sincera con il mio direttore spirituale

21 Un caso di ‘psicoterapia’ del 17° secolo (3)
Una volta, precipitai in un tale sconforto, che mi misi a urlare di disperazione. Padre Surin tentò di approfittare di quel momento di desolazione per parlarmi e per indurmi a svelare la causa del mio tormento; ma ottenne soltanto un nuovo rifiuto. Vedendo che non c'era nulla da fare, padre Surin andò davanti al Santo Sacramento. Cominciò a pregare per me. Rimase là per almeno tre ore. Nel frattempo, io non facevo che urlare: mi sembrava che tutto l'inferno fosse nel mio corpo e mi sentivo completamente abbandonata al potere dei demoni.

22 Un caso di ‘psicoterapia’ del 17° secolo (4)
Mentre padre Surin era in orazione, Nostro Signore gli mostrò chiaramente le tentazioni e le pene di cui soffrivo, gli fece vedere lo stato della mia anima, e le devastazioni che i demoni operavano in essa. La grande compassione che provava per me, lo spinse a venirmi a trovare nel luogo in cui mi aveva lasciata, per tentare di darmi qualche conforto. Non mi trovò affatto disposta ad ascoltarlo, perché mi sembrava che egli fosse in parte la causa del mio tormento

23 Un caso di ‘psicoterapia’ del 17° secolo (5)
Tuttavia, padre Surin non si scoraggiò! Mi disse che sapeva bene in che cosa consisteva il mio male, che quel che mi accadeva non doveva sorprendermi, che si trattava di uno stratagemma del diavolo per impedire che egli mi prestasse assistenza, com'era suo dovere.

24 Un caso di ‘psicoterapia’ del 17° secolo (6)
Benché le sue parole mi avessero veramente stupita, tentai di dissimulare ancora, come avevo fatto in passato. Padre Surin mi disse: "Figlia mia, qualsiasi cosa facciate, non potreste celarmi il vostro male; esso consiste in tre cose, di cui sono perfettamente a conoscen­za. Per quanto riguarda le tentazioni infami che sentite quando mi siete vicina, non siatene sorpresa, è un'astuzia del diavolo che non durerà per molto. Sforzatevi di aprirmi il vostro cuore; non è più il momento di dissimulare, il vostro nemico si serve della vostra indole naturale per nascondere il suo gioco

25 Un caso di ‘psicoterapia’ del 17° secolo (7)
Se accettate di unire la vostra volontà alla mia, vi assicuro che, con l'aiuto della grazia, uscirete dallo stato in cui vi trovate, e che insieme umilieremo tutto l'inferno. È inutile che resistiate a Dio, alla fine dovrete arrendervi, giacché la sua bontà ha fatto su di voi dei grandi progetti

26 Psicoterapie Individuale Di gruppo Di coppia e familiare
Di gruppo Di coppia e familiare

27 Psicoterapie Counseling Dell’inconscio Del conscio Del vissuto Ipnosi
Psicodinamiche Del conscio Comportamentali Cognitive Cognitivo-comportamentali Strategiche Sistemiche Del vissuto Esistenziali Umanistiche

28 Psicoterapie psicodinamiche
Jean-Martin Charcot Sigmund Freud ( ) Carl Jung ( ) Alfred Adler ( ) Melanie Klein ( ) Heinz Kohut ( )

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30 Sigmund Freud Trauma infantile
Conscio, preconscio e inconscio (1^ topica*) Io, Es e Super Io (2^ topica o ipotesi strutturale) Istinto di Vita e Istinto di Morte La prima topica o ipotesi topografica Inconscio, Preconscio,Conscio Il termine "topico" viene dal greco e significa "teoria dei luoghi". Freud, a partire dall'esigenza di rendere comprensibile la complessità del funzionamento psichico, sente la necessità di utilizzare la nozione di "luogo psichico" con la quale può differenziare un certo numero di sistemi, attribuirgli caratteri e funzioni diverse, disporli in un certo ordine e, così, dedurre l'ordine di successione delle fasi di un processo che si svolge nel tempo. Il primo tentativo che Freud fa di costruire un modello dell'apparato psichico compare nell'ultimo capitolo de L'interpretazione dei sogni. Egli lo descrive come uno strumento ottico complesso dove le componenti psichiche sono immaginate come poste in sequenza dal sistema percettivo ad un estremo, fino al sistema motorio all'estremo opposto. Da un sistema all'altro fluisce una sorta di eccitazione psichica, che fornisce energia a ciascun sistema. Il corso normale di quest'energia si dirige dal sistema percettivo al suo termine motorio dove viene scaricata nell'azione. Per questo Freud suppose che, siccome durante il sonno lo scarico motorio è bloccato si verifica una inversione topica, l'energia attiva il sistema percettivo, invece di quello motorio e conseguentemente appare nella coscienza un'immagine sensoriale proprio come accade quando il sistema percettivo viene attivato da uno stimolo esterno. Ecco perché l'immagine sensoriale nel sogno manifesto sembra reale al soggetto che sta sognando. Il concetto di inversione topica, oltre ad evidenziare quanto nelle formulazioni freudiane l'aspetto topico sia sempre strettamente connesso con quello dinamico, introduce anche il concetto di regressione dell'energia psichica che ritroveremo, poi, nell'esposizione dei Tre saggi sulla teoria sessuale, ovvero l'innovativa scoperta della sessualità infantile. Freud suppose che, interposti fra questi sistemi, vi fossero tre sistemi psichici in cui le operazioni della mente sono distinte a seconda che siano consce o no, questa ipotesi introdotta per la prima volta ne L'interpretazione dei sogni fu ulteriormente elaborata in una monografia posteriore nel 1915. I tre sistemi psichici sono: L'INCONSCIO - (Ucs) IL PRECONSCIO - (Pcs) IL CONSCIO - (Cs) Nell'inconscio vi sono quei processi e contenuti inconsci che sono attivamente respinti dalla coscienza, nel preconscio, quelli che possono diventare consci con uno sforzo dell'attenzione e nel conscio ciò che è cosciente. La seconda topica o ipotesi strutturale Es, Io, Super-Io A partire dal 1920, Freud elabora un'altra concezione della personalità. Uno dei motivi principali di questa nuova ipotesi è la scoperta della componente inconscia delle difese. Freud non poteva più far coincidere l'Io, l'istanza responsabile del meccanismo difensivo, con il sistema Preconscio-Cosciente. Ulteriore influenza ebbe, poi, la scoperta del ruolo svolto nella costituzione della personalità da elementi sempre più complessi come gli ideali, le istanze critiche, le immagini di sé. L'esigenza di configurare questi elementi psichici come "persone" nella "personalità" spinge Freud ad adottare un modello più antropomorfico. Egli fa intervenire, quindi, tre istanze: L'Es L'Io Il Super-Io L'Es è il polo pulsionale della personalità, l'Io è l'istanza che presiede alle relazioni fra individuo e ambiente e il Super-Io comprende i nostri precetti morali e le nostre aspirazioni ideali. Questa concezione non coinvolge soltanto le relazioni tra le istanze, ma distingue in seno ad esse delle formazioni più specifiche (es: l'ideale dell'Io), fa quindi intervenire, oltre alle relazioni "intersistemiche", delle relazioni "intrasistemiche". (*)Topica: "luogo psichico“: si può differenziare un certo numero di sistemi, attribuirgli caratteri e funzioni diverse, disporli in un certo ordine e, così, dedurre l'ordine di successione delle fasi di un processo psichico che si svolge nel tempo

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33 Le due topiche 1^ topica: Freud suppose tre sistemi psichici in cui le operazioni della mente sono distinte a seconda che siano consce o no Inconscio: processi e contenuti inconsci che sono attivamente respinti dalla coscienza Preconscio: …possono diventare consci con uno sforzo dell'attenzione Conscio: …coscienti 2^ topica: scoperta del ruolo svolto nella costituzione della personalità di elementi sempre più complessi come gli ideali, le istanze critiche, le immagini di sé. Esigenza di configurare questi elementi psichici come "persone" nella "personalità" spinge Freud ad adottare un modello più antropomorfico: Es : polo pulsionale della personalità Io: presiede alle relazioni fra individuo e ambiente Super-Io: comprende i nostri precetti morali e le nostre aspirazioni ideali

34 Istinto di Vita e Istinto di Morte
Con il saggio Al di là del principio del piacere (1920) e nell'Io e l'Es (1922) Freud introduce il concetto di pulsione di morte. La pulsione di vita comprende pulsione sessuale e pulsione conservativa Pulsione di morte: istinto distruttivo, una condizione originaria, che precede la vita, e a cui ogni individuo tende a tornare.

35 Psicanalisi Approccio ideato da Sigmund Freud; il è fine di portare alla coscienza conflitti inconsci, utilizzando tecniche come l’associazione libera e l’interpretazione dei sogni Caratteristiche Sfidare e chiarire le difese, desideri e sensi di colpa patologici del paziente. Attraverso l’analisi: dei conflitti, compresi quelli che contribuiscono alle resistenze (riluttanza inconscia ad impegnarsi nel trattamento o nelle associazioni libere), comprese quelle di transfert nei riguardi dell’analista; delle reazioni distorte e infantili; il trattamento psicanalitico chiarisce come il paziente, inconsciamente, è il proprio peggiore nemico; come l’inconscio, le reazioni simboliche, stimolate dalle esperienze di oggi, interferiscono con la possibilità di provare gioia e causano i sintomi

36 Carl Gustav Jung (1875-1961) Fondatore della Psicologia analitica
Inizialmente vicino alle concezioni di Sigmund Freud se ne allontanò definitivamente nel 1913, dopo un processo di differenziazione concettuale culminato con la pubblicazione, nel 1912, di La libido: simboli e trasformazioni. In questo libro egli esponeva il suo orientamento, ampliando la ricerca analitica dalla storia personale del singolo alla storia della collettività umana. L'inconscio non è più solo quello individuale, prodotto dalla rimozione, ma nell'individuo esiste anche un inconscio collettivo che si esprime negli archetipi. Note biografiche: Nacque da Paul Achilles Jung ( ), un pastore protestante che esercitava anche la funzione di cappellano nel manicomio della città; un bambino solitario, Durante il liceo ebbe insegnanti di spicco e le sue letture spaziavano da letteratura a filosofia, da teoria della religione allo spiritualismo. Il libro che lo colpì di più Così parlò Zarathustra di Friedrich Nietzsche. Laureatosi in medicina entrò a lavorare nell’ospedale psichiatrico di Zurigo diretto da Eugen Bleuler. Nel 1902 si recò a Parigi per frequentare le lezioni di Pierre Janet.

37 Biografia (cont.) Nel 1906 iniziò una collaborazione ed una amicizia con Freud che proseguì fino al 1912 Nel 1912 Jung pubblicò il volume Psicologia dell’Inconscio le cui tesi divergevano talmente da quelle di Freud da portare i due ad una rottura Questa rottura fu seguita da un periodo di difficoltà psicologiche che però si concluse con l’individuazione da parte di Jung di un suo filone originale ed autonomo Una volta staccatosi da Freud, Jung cominciò ad attrarre attorno a sé un proprio gruppo di pazienti, studenti e analisti.

38 Biografia (cont.) nel 1925 effettuò una spedizione in Africa che portò Jung a contatto con riti e miti delle popolazioni indigene, ma soprattutto con il proprio inconscio. La fama: verso la metà degli anni venti colleghi e pazienti smisero si rivolgersi a lui con "Dottore" e venne chiamato "Professore". Nello stesso tempo i suoi viaggi e l'arrivo anche di curiosi dall'estero, portavano la sua fama a estendersi a livello internazionale, Jung e il paranormale: condusse analisi parapsicologiche. Jung tendeva a spiegare i fenomeni, più che come manifestazioni di spiritismo, come manifestazioni di alcuni inconsci turbati e particolarmente sensibili; tuttavia ammise che certi fenomeni erano inspiegabili, a suo parere, avvicinandosi a una posizione possibilista. Jung scrisse quattro saggi sui Mandala, i disegni rituali buddisti e induisti, dopo averli studiati per oltre venti anni.

39 Biografia (cont.) Jung e il nazismo: Jung fu criticato per la sua adesione ad un'organizzazione di origine nazista, oltre che per la sua funzione di redattore capo della rivista Zentralblatt fur Psychotherapie, un periodico di analoga matrice nazista. La relazione tra Jung e il nazismo continuò, anche dopo la guerra, ad essere oggetto di polemiche e dibattiti. Jung, comunque, consapevole com'era delle falsità di tale accuse, non diede mai troppo peso alla questione. Morì il 6 giugno 1961, dopo una breve malattia, nella sua casa sul lago di Zurigo.

40 Freud e Jung L'aspetto che separò maggiormente Jung da Freud fu la concezione dell'inconscio. Freud affermava che l'inconscio alla nascita era un contenitore vuoto e durante la vita si riempiva delle cose che la coscienza riteneva "inutili" o dannose per l'Io, attraverso la rimozione. Al contrario, Jung asseriva che la coscienza nasceva dall'inconscio, che aveva quindi già una sua autonomia. Inoltre, secondo Jung, la psicoanalisi di Freud era schematica e teneva poco conto della persona nel suo contesto vitale. Invece Jung dava importanza alla persona ed al suo contesto, così diede via alla sua "psicologia analitica" che voleva essere non solo uno strumento per guarire da patologie psichiche ma anche una concezione del mondo, o ancor meglio uno strumento per adattare la propria anima alla vita e poterne cogliere tutte le potenzialità di espressione e specificità individuale. Egli chiamò questo percorso "individuazione". Al concetto di individuazione si lega la nozione di archetipo.

41 Archetipi e inconscio collettivo
L'inconscio alla nascita contiene delle impostazioni psichiche innate, quasi sicuramente dovute al tipo di sistema nervoso caratteristico del genere umano, trasmesse in modo ereditario. Tali impostazioni e immagini mentali sono quindi collettive, cioè appartenenti a tutti; Jung chiama questo sistema psichico inconscio collettivo, distinguendolo dall'inconscio personale che deriva direttamente dall'esperienza personale dell'individuo. La formulazione dell'archetipo è più volte ridefinita, precisata, approfondita da Jung. L'inconscio collettivo, per Jung, è costituito sostanzialmente da schemi di base universali, impersonali, innati, ereditari che lui chiama archetipi. Di questi i più importanti sono: il «Sé» (il risultato del processo di formazione dell'individuo), l'«ombra» (la parte istintiva e irrazionale contenente anche i pensieri repressi dalla coscienza), l'«anima» (la personalità femminile così come l'uomo se la rappresenta nel suo inconscio) e l'«animus» (la controparte maschile dell'anima nella donna). Particolarmente rilevante è l'archetipo femminile che chiama anima o animus (nella sua controparte maschile).

42 Tipi psicologici con la pubblicazione di Tipi psicologici traccia una classificazione degli individui secondo "tipologie psicologiche", che prendono le mosse dalle caratteristiche del loro adattamento. Essi si articolano attorno alla fondamentale polarità "Introverso/Estroverso", ed alla conseguente distinzione di due individui tipici fondamentali. Individuati dall'opposto orientamento generale della loro libido primaria (intro-versa o estro-versa). Per spiegare le rilevanti differenze individuali all'interno dei gruppi, Jung incrocia l'iniziale modello bipolare con una ulteriore quadripartizione in "funzioni" psichiche (il pensiero, il sentimento, la sensazione e l'intuizione). L'appartenenza ad uno di questi quattro sottogruppi è motivata dalla funzione che nel corso dell'adattamento viene privilegiata, e a cui l'individuo, a partire dall'infanzia, affida le sue principali speranze di riuscita. La combinazione tra questi due "assi" (quello Introversione/Estroversione e quello delle 4 funzioni) dà luogo agli otto tipi psicologici individuali.

43 Individuazione Questa teoria assume rilievo nel processo di individuazione, nel quale è necessario che l'Io sia consapevole dell'atteggiamento psicologico che si è reso dominante o esclusivo. Solo superando la propria unilaterale adesione ad un modo di rappresentare la realtà e aprendosi agli altri modi, l'individuo può davvero affermare la sua autonomia da modelli collettivi accettati. La "scelta" del tipo psicologico a cui l'individuo appartiene corrisponde, più ad esigenze collettive che individuali. Mostrare il valore delle opzioni trascurate dallo sviluppo è il compito dell'individuazione, allo studio e alla pratica della quale d'ora in poi la psicologia analitica si consacrerà. Diventa così possibile il confronto con le funzioni arrestatesi ad uno stadio arcaico dello sviluppo, integrandole in un'individualità dinamicamente matura.

44 Alfred Adler Debolezza d’organo Senso d’inferiorità
Pulsione di autoaffermazione o aggressiva come ipercompensazione Teoria della nevrosi: l’attività umana ruota attorno a una finzione perché si conforma ad una norma ideale che assume le caratteristiche di verità assoluta La devianza individuale da questa norma configura la nevrosi Psicoterapia: 3 fasi: 1. comprensione del paziente; 2. il t. deve rendere consapevole il p. del carattere fittizio della meta e dello stile della sua vita; 3. il p. deve decidere se vuole modificare la meta e lo stiel della sua vita; se sì, deve essere aiutato a farlo

45 Psicoterapie fenomenologiche o esistenziali
Filosofi precursori: Husserl, Heidegger, Sartre Binswanger, Minkowski, May, Laing, Cooper

46 fenomenologia La fenomenologia si occupa dell’esperienza intuitiva dei fenomeni (ciò che si presenta alla riflessione con immediatezza): punto di partenza dal quale estrarre le caratteristiche essenziali di ciò che sperimentiamo fenomenologia si riferisce quindi alle esperienze soggettive e al loro studio Un termine tipico della fenomenologia è Dasein, che significa essere nel tempo, cioè si riferisce all’essere nella sua temporalità

47 Psicoterapie cognitivo-comportamentali
Albert Ellis Aaron Beck

48 Albert Ellis La prima forma di Cognitive Behavior Therapy fu sviluppata da Albert Ellis ( ) all’inizio degli anni Ellis chiamò poi il suo approccio Rational Emotive Behavioral Therapy, o REBT

49 Filosofia La CBT si basa sull’idea che Come pensiamo (cognizione)
Come ci sentiamo (emozioni ed affettività) Come agiamo (comportamento) Questi tre ambiti sono in stretta relazione reciproca E cioè I nostri pensieri influenzano i nostri sentimenti e il nostro comportamento, I nostri sentimenti influenzano il nostro comportamento e i nostri pensieri, Il nostro comportamento influenza le nostre emozioni e i nostri pensieri. Il cambiamento in uno dei tre ambiti probabilmente si tradurrà in un cambiamento degli altri due

50 Esempio Se uno che dopo un errore pensa: “sono un essere inutile e non riesco a fare nulla di giusto”… Questo pensiero influisce negativamente sull’umore e fa sentire la persona depressa. Il problema può aggravarsi ulteriormente se la persona reagisce evitando le attività: conferma quindi a sé stesso i propri concetti negativi tramite il comportamento di evitamento Così gli diventa più difficile avere una esperienza di successo, il ché rinforza il pensiero originario di essere “inutile”. Questo è un esempio di profezia che si autorealizza o di circolo vizioso.

51 Esempio (cont.) Terapeuta e cliente debbono allora lavorare insieme per cambiare tutto ciò indirizzando il lavoro terapeutico a cambiare il modo in cui il paziente concettualizza la sua situazione e come si comporta in risposta a situazioni simili; debbono sviluppare schemi più flessibili di pensiero e di risposta e ridurre l’evitamento delle attività. Se, grazie alla terapia, il cliente esce dagli schemi di pensiero negativo e di comportamento distruttivo, le sensazioni di depressione possono, con il tempo, attenuarsi. Il cliente può allora diventare più attivo, ottenere maggiori successi, e ulteriormente ridurre le sensazioni di depressione.

52 Piscoterapie umanistiche
Carl Rogers Erich Fromm Self-help

53 Carl Rogers Gli individui vivono al centro di un mondo di esperienze in continuo cambiamento (mondo fenomenico). Ciò che l’organismo percepisce è reale Obiettivo dell’individuo è realizzare le sue potenzialità Terapia centrata sul cliente

54 Terapia centrata sul cliente
Il terapeuta non dovrebbe dirigere il cliente ma esserci mentre il cliente dirige il progredire della terapia Quando un bimbo impara ad andare in bicicletta, non puoi spiegargli come fare: deve provare lui; non lo puoi nemmeno sostenere tutto il tempo. C’è un punto in cui lo devi lasciar andare e se cade, cade, ma se lo tieni, non impara mai

55 Psicoterapie strategiche
Milton Erickson Jay Haley

56 Teoria del doppio legame (di Bateson, Don Jackson, Weakland)

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58 Teoria dei tipi logici di Russell e Whiteheads:
per esempio il nome di una classe non può essere membro della classe Comunicazione e metacomunicazione

59 Psicoterapie sistemiche
Paul Watzlawick John Weakland Mara Selvini Palazzoli


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