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PubblicatoDario Di giacomo Modificato 9 anni fa
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Il Seme dell’Universo
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Donato a Gaia dall’amoreUniversale
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Cosa ci nasconde ancora la nostra Terra? Resti di antichi templi di antiche civiltà, bisogna ancora cercare e soprattutto esaminare ogni tipo di testimonianza, ogni tipo di documento per comprendere la nostra natura. Molti uomini del passato hanno raccontato di terre fantastiche, di civiltà oggettivamente e culturalmente avanzate, ma poco rimane a noi di questo.. Bisogna far chiarezza e soprattutto far luce ad antichi misteri che avvolgono l’umanità da tantissimo tempo. Di seguito, una testimonianza di quando abitatori evoluti di altri mondi, si manifestavano liberamente ai popoli primitivi terrestri.
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Seguito del volume due Seguito del volume due
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Alla ricerca dei rapporti ufficiali sui dischi di Man Ken Ula. L'uomo di Pechino è vecchio di 400.000 anni. Non esistono testimonianze di una preistoria cinese? P'An Ku, il costruttore dell'Universo Yin e Yang, le due font antagoniste che reggono il mondo Le dea Chin N ü e il ponte nel cielo La leggenda di YuanShi-Tien-Wang. Lastre di giada realizzate sui "modelli" di Rein Rara Ula? I tagliatori di teste. Paiwan e le loro sculture Uomini-uccello come in Mesopotamia Il sistema di gallerie presso il lago Tung-Ting Chi sparò a un bisonte nel Neolitico? Alla ricerca dei rapporti ufficiali sui dischi di Man Ken Ula. L'uomo di Pechino è vecchio di 400.000 anni. Non esistono testimonianze di una preistoria cinese? P'An Ku, il costruttore dell'Universo Yin e Yang, le due font antagoniste che reggono il mondo Le dea Chin N ü e il ponte nel cielo La leggenda di YuanShi-Tien-Wang. Lastre di giada realizzate sui "modelli" di Rein Rara Ula? I tagliatori di teste. Paiwan e le loro sculture Uomini-uccello come in Mesopotamia Il sistema di gallerie presso il lago Tung-Ting Chi sparò a un bisonte nel Neolitico?
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Il Boeing della Ci China Airlines era partito da Singapore con una buona ora di ritardo e, al momento dell'atterraggio a Taipeh, alle 15,30, era riuscito a recuperare soltanto mezz'ora. L'appuntamento con il direttore del Museo Nazionale, signor Chang Fu-Tsung, mi era stato fissato per le 17. Depositai il mio bagaglio all'Ambassador, nella Nanking East Ro- ad, chiamai un taxi e, sedutomi accanto al guidatore, che sorrid- eva amichevolmente, gli dissi: "To the National Museum, please! Il magro, piccolo Buddha partì a grande velocità dopo aver annu- ito vagamente, ma ebbi l'impressione che non avesse capito nul- la di quanto gli avevo detto; gli descrissi ancora la meta della corsa in tutte le lingue che conosco
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Il mio Buddha accennò di sì con indulgente pazienza, diede anco- ra più gas e si fermò, poco dopo, davanti alla stazione! Con l'agi- lità di una donnola, scese e, apertami la portiera, mi indicò rag- giante il grande edificio che tutto poteva essere meno che il mio museo.Oh, sapere almeno qualche parola di cinese! Entrai di corsa nella hall della stazione e notai una zona violente- mente illuminata: al centro di essa c'era un grande chiosco che vendeva cartoline. In centinaia di fotografie erano riprodotte tut- te le costruzioni della città degne di nota. Acquistai di furia cartoline con gli edifici che volevo visitare nei giorni seguenti. Il Buddha annuì con grande serietà quando gli mostrai la fotografia del Museo Nazionale; poi partì come un raz- zo: percorremmo a ritroso tutta la strada già fatta e dopo qual- che tempo, eccoci davanti al grande edificio che si trovava a due passi dal mio albergo! Il mio Buddha accennò di sì con indulgente pazienza, diede anco- ra più gas e si fermò, poco dopo, davanti alla stazione! Con l'agi- lità di una donnola, scese e, apertami la portiera, mi indicò rag- giante il grande edificio che tutto poteva essere meno che il mio museo. Oh, sapere almeno qualche parola di cinese! Entrai di corsa nella hall della stazione e notai una zona violente- mente illuminata: al centro di essa c'era un grande chiosco che vendeva cartoline. In centinaia di fotografie erano riprodotte tut- te le costruzioni della città degne di nota. Acquistai di furia cartoline con gli edifici che volevo visitare nei giorni seguenti. Il Buddha annuì con grande serietà quando gli mostrai la fotografia del Museo Nazionale; poi partì come un raz- zo: percorremmo a ritroso tutta la strada già fatta e dopo qual- che tempo, eccoci davanti al grande edificio che si trovava a due passi dal mio albergo!
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Con il signor Chang Fu-Tsung non ebbi fortunatamente difficoltà per farmi capire: parla un eccellente tedesco perché ha studiato a Berlino. Ero a conoscenza di questo importante particolare per- ché me ne aveva informato il signor Chi, direttore del Li-Taipeh di Lucerna, il miglior ristorante cinese in cui io abbia mai mangi- ato. Il signor Chi era stato per molta parte della sua vita nel Ser- vizio Diplomatico di Chang Kai-Shek, prima di decidersi a diven- tare gastronomo in Svizzera. Il signor Chi sa che sono da tempo ossessionato dal desiderio di "saperne di più" sui misteriosi ritrovamenti di Baian Kara Ula. Con l'aiuto di una cartolina illustrata sono riuscito a indicare all'autista, simile a uno smilzo Buddha, il Museo di Taipeh dove mi attende il Molto Onorevole Signor Chang Fu-Tsung
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In questa località, nel territorio al confine tra la Cina e il Tibet, l'archeologo cinese Chi Pu Tei rinvenne, nel 1938, 716 piatti di granito. Questi piatti sono spessi circa 2 cm, hanno diametri da 35 a 50 cm e un buco nel mezzo da cui parte, allargandosi come una spirale, una doppia traccia fitta di segni incisi, la quale, dopo molti giri, raggiunge il bordo del disco; insomma qualcosa di ass- ai simile ai nostri dischi microsolco. Per molti anni gli studiosi si sono rotti la testa per tentare di risolvere il mistero dei dischi di pietra. Nel 1962, il prof. Tsum Um Nui dell'Accademia di Preisto- ria di Pechino, riuscì a decifrare gran parte della "scrittura". Con- temporaneamente le analisi dei geologi permettevano di rilevare, nella pietra di cui sono fatti i dischi, un notevole contenuto di co- balto e di altri elementi metallici; i fisici potevano inoltre stabili- re che tutti i piatti hanno un'alta frequenza propria di risonanza: ciò permette di affermare che questi oggetti (proprio come i quarzi piezoelettrici) in chissà quale remota epoca, sono stati esposti a tensioni elettriche di valore elevatissimo.
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La scoperta dei dischi di Baian Kara Ula non mancò di fare sensa- zione, specialmente quando il filologo russo Vjaceslav Saizev pubblicò i testi decifrati: 12.000 anni fa un gruppo di individui, di un popolo o di una specie sconosciuta, sarebbe caduto sul "terzo pianeta"; i loro veicoli non avrebbero poi più avuto sufficiente energia per permettere un nuovo decollo dal lontano piccolo mondo a essi estraneo. Quando fui informato, da una nota pubblicata a Mosca, che il rap- porto ufficiale e completo sui piatti di Baian Kara Ula era stato presentato all'Accademia di Pechino, e che una copia esisteva anche nell'Archivio Storico di Teipeh, decisi immediatamente di partire per Formosa. Una lettera del caro signor Chi mi aveva an- nunciato e, in quel freddo e umido pomeriggio di gennaio, fui finalmente in presenza del direttore del Museo Nazionale.
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Naturalmente il signor Chang Fu-Tsung mi aveva confermato l'in- contro, poco prima della mia partenza per questo nuovo viaggio intorno al mondo (il quarto per la precisione), con una lettera cordiale. Poter seguire le tracce dei famosi piatti nel Museo di Taipeh mi sembrava davvero un "colpo" molto fortunato. Le preziose rac- colte del Museo, che ha un catalogo di oltre 250.000 "voci", sono state negli ultimi sessanta anni più volte trasferite da Pechino, dove furono inizialmente riunite: nel 1913, durante la rivolta del Kuo ‑ Min-Tang; nel 1918, durante la guerra civile; nel 1937, allo scoppio delle ostilità con il Giappone; nel 1947, quando Mao Tse- Tung, con l'armata di liberazione, fondò la Repubblica Popolare Cinese e ripristinò la capitale a Pechino. Dal 1947 appunto le raccolte si trovano a Taipeh.
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Un semplice biglietto da visita, sul quale il signor Chi, con il suo fine pennello, aveva tracciato alcuni segni che trasmettevano sa- luti e raccomandazioni al suo molto onorevole amico Chang Fu- Tsung, fece schiudere da premurosi inservienti, senza una paro- la, tutte le porte fino all'ufficio del direttore. Il signor Chang Fu-Tsung mi salutò in tedesco; soltanto quando mi scusai per il ritardo, egli ribatté sorridente, con una lunga proposizione in cinese. "Lei è amico del mio amico: dunque lei è mio amico. Sia il benvenuto in Cina. Che cosa posso fare per lei?" Mi disse, mentre ci avviavamo verso un basso tavolino. Un ordine dato ad alta voce - a chi? - ed ecco, ancor prima che sedessimo, i camerieri avevano portato tazze di porcellana leggerissima e una graziosa teiera con il tè verde. Il direttore riempì le tazze.
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Avevo agito con precipitazione, mi disse il signor Chang, venendo a Taipeh per trovar traccia dei reperti di Baian Kara Ula e del rap- porto informativo su di essi. Mi sembrò di ricevere una doccia fredda: con tutta la sua corte- sia, il direttore mi spiegò come anche il trasferimento del rappor- to sui dischi (che egli sapeva essere ampio e dettagliato) avesse seguito il complicato iter delle comunicazioni ufficiali tra le due repubbliche. Com'è noto i due stati in pratica si ignorano reciprocamente: non deve dunque stupire che i passaggi di qualsiasi oggetto da uno all‘altro siano molto difficili. Insomma, e qui la doccia fredda rag- giunse una temperatura polare, il rapporto era tuttora presso l'Accademia di Pechino, con la quale il signor Chang non aveva contatti. Il mio gentilissimo ospite non mancò di leggere sul mio viso l'espressione di un'infinita delusione e tentò di consolarmi come meglio sapeva.
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Il colloquio si rivelò tutt'altro che inutile: la cordialità che lo im- prontava e la profonda cultura di Chang Fu-Tsung mi permisero di raccogliere alcune notizie e opinioni tanto interessanti quanto inaspettate. "Sono informato degli studi cui si dedica, caro amico. Lei indaga sulla più remota preistoria dei popoli; io qui posso aiutarla solt- anto con il nostro antenato Sinanthropus, trovato, come sa, nel 1927, nella valle di Chu-K'- U-Tien a una quarantina di chilometri da Pechino, in direzione Sud Ovest. Il Sinanthropus pekinensis, l'Uomo di Pechino, non deve essere stato, secondo l'opinione degli antropologi, molto diverso dall‘- Uomo di Heidelberg: entrambi sono adesso denominati Homo erectus per porne in rilievo i marcati caratteri 'umani'. In ogni caso l'Uomo di Pechino ha tratti che lo avvicinano molto agli 800 milioni di cinesi attualmente viventi.
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Questo nostro antenato visse nel Pleistocene Medio, cioè circa 400.000 anni fa. E praticamente questa è la prima data sicura re lativa a un individuo del genere Homo. Per quanto riguarda la nostra regione, mancano in seguito reper- ti e si deve compiere un salto fino al 3000 a.C. circa, con testimo- nianze di culture ormai chiaramente neolitiche nelle regioni set- tentrionali: si tratta della cultura Yang-Shao, svoltasi lungo il Fiume Giallo e caratterizzata da ceramica a fasce dipinte". Intorno al secondo millennio a.C. si ebbero la cultura Ma-Chang, dalla tipica ceramica nera; la cultura della pietra e del rame di Ch'eng-Tse-Ai, nello Shantung, documentata fino agli inizi dell‘- Età del Bronzo con le sue ornamentazioni spesso esuberanti.
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A questa cultura si riferiscono le immagini di T'ao-t'ieh, con la sua faccia ben pasciuta e di Lei-Wen, con i fulmini in mano, pie- gati ad angolo retto. Dal XV all'XI secolo a.C. si sarebbe sviluppata la scrittura, con l'invenzione di oltre 2000 ideogrammi, immagini e al tempo st- esso simboli, che vennero interpretati come iscrizioni di oracoli. I re della Cina, i "figli del cielo", avrebbero avuto l'incarico di provvedere a dirigere ordinatamente il corso degli eventi naturali. "Per quanto ne so, ma devo dire che non sono uno specialista di preistoria, - aggiunse il signor Chang, - non si trova nulla in tutto il Celeste Impero che possa dare ala alla sua fantasia.
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Nessun raschiatoio, nessun altro attrezzo primitivo, nessuna traccia di pitture nelle caverne... Le più antiche ossa sulle quali siano state trovate incisioni sono state datate a dopo il 3000 a.C...." "Le incisioni sulle ossa hanno un 'senso' o sono soltanto decorazioni?", chiesi. "Si tratta sicuramente di iscrizioni, ma nessuno di questi 'testi', tra l'altro tutti assai frammentari, è stato decifrato." "Non si è trovato null'altro?" "Un vaso, uno solo. È stato rinvenuto ad An-Yang nel Honan. La data stimata è il 2800 a.C." "Mi sembra impossibile, caro signor direttore, che il popolo cinese non possegga testimonianze del suo passato, della sua preistoria.
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Deve esserci stato uno sviluppo culturale nella preistoria: non si spiegherebbe altrimenti la multiforme cultura della Cina storica. Non le pare? Ci saranno forse rovine misteriose, resti di mura ciclopiche..." "La storia della Cina può essere ripercorsa a ritroso, senza lacu- ne, fino all'imperatore Huang-Ti che morì nel 2698 a. C. Già al tempo di questo imperatore era conosciuta e usata la bussola. La civiltà già era fiorente e alcune grandi "invenzioni" furono compiute proprio sotto Huang-Ti, ad esempio l'allevamento del bestiame, l'uso del carro a ruote, le prime osservazioni astrono- miche, la metallurgia. Certamente la storia della nostra terra non inizia con Huang-Ti; essa deve aver avuto, prima di questa gran- de figura di monarca-inventore, una lunghissima preistoria. Ma non se ne sa nulla. Tutto quello che riguarda quel lontano periodo, caro amico mio, è scritto nelle stelle!"
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"Che cosa intende, Signor Chang?", dissi, quasi pregustando il ghiotto boccone che, da raffinato intenditore, il direttore del mu- seo, mi presentava dopo alcuni antipasti un poco insipidi... "Si, ci sono alcune leggende: parlano tutte di draghi volanti... – disse sorridendo il mio ospite: - Da sempre il drago è, in Cina, simbolo della divinità, dell'irraggiungibile, dell'invincibile. P'An Ku è il costruttore dell'Universo cinese. Secondo la leggenda, egli creò la Terra con blocchi di granito che aveva fatto venire in volo dal cosmo; P'An Ku separò le acque dalle terre emerse e praticò un gran taglio nel cielo, dimezzan- dolo nei due emisferi orientale e occidentale..."
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"Si trattava forse di un sovrano celeste, di un essere comparso nel cielo a bordo di strane navi spaziali?..." "No, mio caro amico, la leggenda non parla di navi spaziali, ma soltanto di draghi. Però si dice chiaramente che P'An Ku ha soggiogato il Caos e ha crea- to Yin e Yang, i due principi fondamentali della natura. Come certamente lei sa, Yin è l'elemento maschile, la forza e il cielo; Yang è l'elemento femminile, la bellezza e la terra. Tutto ciò che accade nel cosmo o sulla Terra è associato a uno dei due principi, che sono una delle grandi costanti di tutta la filosofia cosmologica cinese."
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Ogni sovrano, "figlio del cielo", è vissuto, secondo la leggenda, 18.000 anni terrestri, perciò P'An Ku, se si accettano queste da- te, realizzò il suo ordinamento del cielo 2.229.000 anni fa. Forse in queste date si è insinuato qualche errore in più o in me- no, ma che cosa può importare un tale errore in una simile cro- nologia? Il costruttore P'An Ku è raffigurato variamente nelle di- verse regioni dell'enorme paese (9.561.000 km2). Non c'è da stupirsene: talvolta egli è raffigurato con due corna sul capo e una mazza nella mano destra; talaltra appare come un drago che avvinghia e soggioga i quattro elementi; o ancora egli tiene in una mano il Sole e nell'altra la Luna o costruisce pareti di roccia, sotto l'occhio vigile di un serpente. In ogni caso sembra verosimile che la leggenda di P'An Ku non sia così antica come il suo protagonista: essa sembra provenire dal Siam e probabilmente è stata introdotta in Cina soltanto nel XV secolo a.C.
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"Il 'padre di tutte le cose' è, secondo la mitologia cinese, Yuan- Shih-Tien-Wang - aggiunse il direttore. - Egli è l'Essere che non si può penetrare, l'inizio e la fine di tutte le cose; altissimo e inimmaginabile, ha la sua sede nel cielo. Questo Essere supremo venne detto, in epoca più recente, anche Yu Ch'ing. Mi raccomando, se desidera scrivere qualcosa su que- sto argomento, precisi che Yu Ch'ing non ha nulla a che vedere con Yu, l'imperatore del Celeste Impero che sopravvisse al Diluvio. Conosce la leggenda di Yuan-Shih-Tien-Wang?" Non la conoscevo; il signor Chang prese allora da uno scaffale pieno di libri, un volume del Dictionary of the Chinese Mythology e me lo porse.
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In fraterna amicizia a cura di:
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