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La comunicazione interculturale

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Presentazione sul tema: "La comunicazione interculturale"— Transcript della presentazione:

1 La comunicazione interculturale

2 La comunicazione interculturale
“avviene quando un messaggio prodotto da un membro di una certa cultura deve essere ricevuto, interpretato e compreso da un altro individuo appartenente ad una cultura diversa”(Bennett 2002); si definisce come un processo di negoziazione di significati tra due o più persone di cultura diversa in relazione ad un obiettivo; rispetta i canoni classici del processo di comunicazione che prevede due poli comunicanti uniti da un messaggio con un contenuto espresso da un codice condiviso.

3 I termini multi, pluri culturale hanno
valenza descrittiva in quanto designano una situazione di coesistenza in uno stesso tempo, spazio e luogo di persone appartenenti a culture diverse. Rimandano alla descrizione sincronica di una compresenza di gruppi di differente matrice culturale. Il termine “interculturale”ha valenza pratico-prescrittiva in quanto definisce un contesto in cui agisce un progetto/processo volto a stabilire relazioni tra soggetti appartenenti allo stesso sistema economico e socio-culturale, ma con culture di origini diverse. L’esito finale di tale processo è la “mediazione tra soggetti con pari dignità culturale.” Si parla,per definire la società italiana di multietnicità e multiculturalità.Si tratta di descrizioni che rimandano da un lato alla molteplicità di cittadinanze diverse e dall’altra ad una pluralità di modelli culturali di riferimento che si manifestano in stili di vita, orientamenti comportamenti disomogenei. Questi due aspetti,l’uno strutturale e l’altro culturale definiscono il passaggio dell’Italia da paese di emigrazione a paese di immigrazione. Dossier Caritas 2003: Slogan Italia, paese di immigrazione in un mondo di migranti. Dossier Caritas “ Italia, sfide di civiltà Progressiva visibilità della multiculturalità per cui si parla di Multiculturalità visibile. Per pluralismo culturale s’intende una pluralità di opzioni culturali conseguenza di una frammentazione della (presunta) omogeneità culturale originaria alla quale in qualche misura i diversi punti di vista fanno riferimento. Per multiculturalità s’intende la presenza di culture diverseprovenienti da fuorie che possono essere anche molto lontane dalla cultura d’accoglienza. La multiculturalità descrive un fenomeno. Il multiculturalismo corrisponde alla sua realizzazione, mediante strategie politiche e sociali,del governo della realtà multiculturale. In Italia la multiculturalità si presenta in maniera disomogenea tanto che parliamo di “diverse italie” e di situazione “a macchia di leopardo”. Besozzi, Varcare la soglia, p.17

4 La strategia interculturale implica:
L’acquisizione di una nuova intelligenza relazionale volta ad incentivare la modalità di relazione dialogica come unica strategia valida per il dialogo tra identità, cultura e società. L’utilizzo di un concetto di cultura in senso dinamico come risultante dell’atteggiamento creatore degli individui di fronte alla realtà”. La rappresentazione della differenza e delle specificità culturali come processuali e relazionali in modo da permettere la comunicazione verso e con la diversità. Intelligenza relazionale: nuovo modo di essere in relazione,con disponibilità di ascolto e di dialogo con abbandono di pregiudizi e disponibilità alla negoziazione Rifiuto del relativismo radicale inteso come atteggiamento che afferma la pari dignità di tutte le configurazioni culturali senza introdurre criteri di distinzione, di fatto esasperando il diritto alla differenza culturale e alle sue espressioni. La stessa valorizzazione esasperata delle differenze porta alla riaffermazione del potere della cultura dominante che, tollerando le differenze al massimo, di fatto le relega e le inibisce in un rapporto che sottolinea la propria supremazia. Verso e con la diversità: non si tratta di identificare l’altro racchiudendolo in una rete di significati

5 Fattori in gioco nella comunicazione interculturale
Baraldi (2003) propone una teoria della comunicazione interculturale fondata sul differente trattamento della diversità all’interno della società moderna e, riallacciandosi alla teoria dei sistemi sociali di Luhman , riafferma che la struttura fondamentale di una società è la forma della sua differenziazione primaria. Per cui ogni società è caratterizzata da forme rilevanti di comunicazione indicative della sua struttura. Autopoiesi ovvero il prodursi di comunicazione a partire da comunicazione antecedente -

6 Le forme della comunicazione sono strutture dei sistemi sociali che si esprimono come forme di una cultura prodotta da una società. Esse: - orientano la comunicazione - garantiscono l’autopoiesi ovvero il prodursi di comunicazione a partire da comunicazione antecedente - consentono il dialogo in quanto contratto culturale co-costruito

7 Gli strumenti della comunicazione interculturale
Bennett (2002) riflette sulla distinzione tra comunicazione mono e interculturale: la comunicazione monoculturale è fondata sulla similarità e sulle affinità che consentono la predittività della risposta degli altri. la comunicazione interculturale si pone come verifica di una serie di ipotesi relative a tutte le variabili legate alla cultura che influiscono nell’interazione comunicativa.

8 Bennett, nell’approccio con la differenza, delinea tre opzioni diverse che si possono seguire:
il rifiuto; la partecipazione a livello di cultura oggettiva ovvero cultura con la C maiuscola intesa come insieme delle istituzioni socialmente codificate di quella cultura ( danza , letteratura, musica) la partecipazione alla cultura soggettiva o con la c minuscola intesa come insieme di schemi di credenze, di comportamenti e di valori appresi e condivisi da gruppi di persone che interagiscono tra loro. Quindi qualunque realtà sociale si costruisce sia su aspetti maiuscoli che minuscoli di cultura e la comprensione della differenza passa attraverso l’utilizzo della cultura oggettiva istituzionalizzata e la comprensione delle dinamiche della cultura soggettiva.

9 il linguaggio paraverbale gli stili di comunicazione
I processi che coinvolgono le dinamiche della comunicazione interculturale sono: il linguaggio il linguaggio paraverbale gli stili di comunicazione le ipotesi ed i valori culturali Gli stili di comunicazione sono indicatori delle modalità attraverso cui i partecipanti all’interazione esprimono schemi culturali di pensiero. Le ipotesi e i valori culturali sono indicativi di come la realtà viene definita e giudicata

10 Il linguaggio riferito all’esperienza è da considerare
nella sua capacità di organizzare ed interpretare la realtà sulla base di elementi di cultura, nella sua capacità di esprimere relazioni con l’esperienza Sono possibili due ipotesi: Ipotesi debole (Sapir e Worf) secondo cui linguaggio, pensiero e percezione della realtà sono correlati. Ipotesi forte: con il linguaggio si costruisce e si comprende la realtà

11 Gli stili di comunicazione
Il linguaggio paraverbale si esplica sia sul piano verbale/digitale che su quello non verbale/analogico. Esso si sostituisce, si aggiunge, s’intreccia con il linguaggio verbale. Gli stili di comunicazione Sono indicatori di modalità e di schemi culturali di pensiero da parte dei partecipanti all’interazione. Lo scambio comunicativo face to face è caratterizzato da due tipologie stilistiche: stile lineare, stile contestuale Il modulo comunicativo digitale ha una sintassi molto complessa ed efficace, riguarda cioè l’aspetto del contenuto. Quello analogico, invece, la voce, la gestualità, il movimento degli occhi, la gestione dello spazio, la distanza fisica, la postura, ma anche il tono, l’enfasi, il volume e la velocità della produzione linguistica. Lo stile lineare è un tipo di connessione consequenziale degli argomenti e utilizzato soprattutto da da soggetti appartenenti alla cultura europea ed americana. Lo stile contestuale impiegato essenzialmente da soggetti di origine africana, asiatica, latina ed araba, si articola come narrazione di una metastoria.

12 Le ipotesi e i valori culturali
Sono indicativi di come la realtà viene definita e giudicata (es. gli schemi di bene e male che le persone attribuiscono ai modi di stare al mondo). Kluckhon e Strodtbeck hanno elaborato un modello interpretativo che è costituito da cinque dimensioni fondamentali: La relazione delle persone all’ambiente La relazione delle persone tra di loro La relazione delle persone con l’attività La relazione delle persone con il tempo La relazione delle persone con la natura dell’essere umano

13 Gli ostacoli nella comunicazione interculturale
Distinzione tra assimilazione e adattamento : l’assimilazione è un processo che tende a rimpiazzare la propria visione del mondo con quella dell’altra cultura ed è sostitutiva; l’adattamento, invece, è un processo di tipo aggiuntivo per cui la proprio visione del mondo viene allargata per includere comportamento e valori appropriati della cultura ospite (Bennett 2002). Lo scambio comunicativo può essere interpretato come un nuovo processo di socializzazione basato sul principio della multimodalità o su personalità di tipo multimodale (Besozzi 2002). La personalità multimodale risulta al contempo definita, ma non totalmente strutturata dall’ambiente sociale […] Essa è in grado di selezionare valori e norme, così che vengano assunti in modo diverso.; inoltre tale personalità rappresenta anche un fattore di resistenza ai condizionamenti, ma anche al mutamento; infine la personalità stessa può essere fattore di mutamento.

14 La personalità multimodale è in grado di selezionare valori e norme, così che vengano assunti in modo diverso. L’identità, allora, si costituisce per differenza come scoperta dell’alterità, dell’essere contemporaneamente per sé e per l’altro e s’ impara la difficile grammatica che consente di leggere il modo in cui l’altro legge il mondo. Gli ostacoli alla comunicazione interculturale sono( Barna): l’assunto di similarità, le differenze linguistiche, i fraintendimenti non verbali, i preconcetti, gli stereotipi, la tendenza a giudicare e lo stress da shock culturale.

15 L’assunto di similarità agisce come presupposto implicito di qualsiasi comunicazione per cui i soggetti coinvolti stimano che le altre persone vogliono essere trattate come loro vorrebbero esserlo. E’ la Regola d’Oro che recita “fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te” Gli stereotipi e i pregiudizi sono strutture finalizzate a confermare una situazione precostituita e a mantenere sicurezza e stabilità di fronte alla differenza e alla novità. Lo stereotipo è prevalentemente cognitivo, poichè ci dice quale concezione le persone hanno di un altro gruppo e/o del proprio e si presenta come un disegno organizzato, uno schema. Il pregiudizio invece, si esprime come un’opinione preconcetta acquisita in base alle opinioni comuni e non per conoscenza diretta. (Allport 1973).

16 Per shock culturale si intende “un insieme di reazioni emotive alla perdita di rafforzamenti percettivi provenienti dalla cultura di appartenenza ai nuovi stimoli culturali che hanno poco o nessun significato, e all’incomprensione di esperienze nuove e differenti” (Adler, in Bennett 2002) tanto da produrre il ritiro psichico. Lo shock da cultura (Adler) è un processo che si articola in cinque fasi dinamiche: l’euforia del contatto, la confusione della disgregazione, la rabbia della reintegrazione, la rilassata autocertezza dell’autonomia, la creatività dell’indipendenza.

17 Per Bennett lo shock da cultura è una categoria specifica dello shock da transizione e definito come MSDI ( modello dinamico di sensibilità interculturale) in cui lo shock culturale viene analizzato in termini evolutivi. L’esperienza della diversità viene rappresentata in un continuum che inizia con la fase etnocentrica e termina con la fase etnicorelativa. La fase etnocentrica è quella in cui si utilizza ancora,consapevolmente o inconsapevolmente il proprio sistema culturale come metro di giudizio; in quella etnico relativa si è capaci di utilizzare differenti paradigmi culturali e valoriali riuscendo ad adattare il proprio comportamento ad una varietà di situazioni interpersonali.

18 Questa evoluzione è descritta da Bennett in sei fasi:
1.la fase della negazione 2.la fase della difesa 3.la fase della minimizzazione 4.la fase dell’accettazione 5.la fase dell’adattamento 6.la fase dell’integrazione In questo processo le personalità diventano interculturali. La cultura è una costruzione collettiva e anche l’identità è il risultato di un processo dinamico della coscienza. Negazione: le persone sono incapaci di spiegare le differenze culturali in modi complessi, possono agire gli stereotipi e i pregiudizi poiché le culture vengono vissute isolate e perché l’esperienza culturale si basa su pochi elementi superficiali; inconsapevolmente si attribuisce all’altro un grado minore di umanità. Difesa le persone hanno maggiore capacità di concettualizzare la diversità, ma le attribuiscono ancora un valore negativo: sussiste l’alternanza tra un “noi” superiore e un “loro” inferiore. Minimizzazione fase in cui si cerca di annullare la diversità culturale all’interno di categorie già note di di similarità , si ammettono le differenze culturali solo a livello superficialepoichè si resta convinti della generale identicità del genere umano. Accettazione è il primo superamento della logica etnocentrica poiché le persone si reputano capaci di esplorare le differenze culturali.In questo stadio i i soggetti iniziano a pensare n termini di relatività culturale consapevoli che il loro modello di riferimento è uno dei tanti possibili. Adattamento fase in cui le persone dimostrano di aver ampliato la propria capacità culturale operando in un contesto diverso dal proprio; in tal senso esse diventano personalità multi o biculturalia seconda che abbiano interorizzato uno o più schemi di riferimento rispetto a quello originario. Integrazioneè la fase in cui le persone ,dopo aver esplorato la diversità inerente altri sistemi culturali e non avendo abbandonato il proprio sistema di riferimento,tentano di riconciliare i vari frame culturali , talvolta conflittuali, che hanno interiorizzato. Le personalità diventano interculturali, capaci di riconoscere che esistono diverse costruzioni del mondo, che la cultura è una costruzione collettiva e che anche l’identità è il risultato di un processo dinamico della coscienza.

19 LA COMUNICAZIONE INTERCULTURALE: EMPATIA E DIALOGO
La competenza comunicativa interculturale si acquisisce per mezzo dell’empatia e dell’apertura al dialogo. L’empatia è “l’uso dell’immaginazione per partecipare intellettualmente ed emotivamente ad un’esperienza aliena” e riguarda come noi immagineremmo i pensieri e i sentimenti delle altre persone dalla loro prospettiva. La simpatia è “il mettersi nei panni di un’altra persona”, cela la posizione etnocentrica dove funziona ancora la Regola d’oro come espressione di un meccanismo di tipo monoculturale. L’empatia riguarda <<come noi immagineremmo i pensieri ed i sentimenti delle altre persone dalla loro prospettiva>>, in empatia allora <<uno sente i sentimenti di un altro, ma i sentimenti sono i suoi propri>>. L’atteggiamento simpatico cela la teoria della realtà unica che si esprime nella realtà etnocentrica, funziona ancora la Regola d’Oro.

20 La simpatia produce una serie di svantaggi: è insensibile alle differenze è paternalistica alimenta un atteggiamento difensivo favorisce la perpetuazione dell’assunto di similarità

21 La personalità interculturale dovrà allenarsi allo sviluppo del sentimento empatico, che evolve secondo diversi stadi: assumere la diversità, mantenere la coerenza della propria identità procedere verso la sospensione del sé e del giudizio consentire un cambio di prospettiva verso l’altro, accogliere l’esperienza empatica e ristabilire il sé. Alla base dell’atteggiamneto empatico “ogni essere umano è essenzialmente unico” Anche Baraldi pone <<il dialogo>> in un atteggiamento di consapevole apertura intellettuale, emotiva e culturale affinchè il problema dello scambio comunicativo su basi culturali non omogenee possa porsi a livello sociale.

22 Il dialogo è la forma di comunicazione interculturale per eccellenza, che supera sia l’apertura illimitata all’alterità sia il permanere costante sulla soglia comunicativa. Assicura l’apertura e la creazione di soglie; definisce le condizioni di apertura all’altro realizza soglie di passaggio tra forme culturali si configura come incontro. Il dialogo è inteso come una forma di comunicazione che richiede espressione, riconoscimento di diversità, negoziazione reciproca di simboli e significati culturali nuovi non ancora dati.

23 Le condizioni fondamentali sono
di tipo sociologico, per cui deve sussistere la possibilità di una distribuzione equa delle opportunità, di tipo cognitivo-affettivo poiché la capacità di empatia è intesa come capacità di <<decentramento precomunicativo della prospettiva individuale>> Il dialogo si configura quindi come forma creativa e forma cognitiva di improvvisazione basata sull’empatia e co-costruita

24 Il dialogo è un processo creativo di co-costruzione delle forme culturali nella comunicazione sulla base della partecipazione attiva e dell’empatia e in quanto tale si rivela capace di definire forme simboliche emergenti. Santerini (2003) in prospettiva ermeneutica vede nel dialogo, nella capacità di decentramento e nell’ empatia il nucleo della comunicazione interculturale e vi situa il valore aggiunto della relazione interculturale Nella pratica del dialogo come attivazione processuale di decentramento ed empatia si situa il valore aggiunto della relazione interculturale. La condivisione empatica si costruisce attraverso la comunicazione e ha come obiettivo la comprensione, attivata dentro e non prima del rapporto.

25 L’empatia si rivela come processo intenzionale in cui si entra in rapporto profondo con l’altro senza smarrire la propria identità. Per la Stein è “conoscenza sui generis” che si esplicita in un atto originario dell’io dal contenuto non originario poiché l’io esperisce l’altro. L’esperienza empatica ci permette di esperire il vissuto dell’altro che è attualizzato nel momento in cui sono coinvolto nel suo stato d’animo. L’esperienza empatica è sempre originaria in quanto vissuto presente, mentre non è originario il suo contenuto. In questo senso essa non si dà,se non nella sua esplicitazione ed attualizzazione a prescindere da qualsiasi conoscenza intellettiva del suo oggetto. Afferma la Stein “Nell’istante in cui il vissuto emerge improvvisamente davanti a me, io l’ho dinanzi come Oggetto; mentre però mi rivolgo alle tendenze in esso implicite e cerco di portarmi a datità più chiara lo stato d’animo in cui l’altro si trova,quel vissuto non è più Oggetto nel vero senso della parola, dal momento che mi ha attratto dentro di sé, per cui adesso non sono rivolto più a quel vissuto, ma , immedesimandomi in esso ,sono rivolto al suo oggetto, lo stato d’animo altrui, e sono presso il suo Soggetto, al suo posto. Soltanto dopo la chiarificazione cui si è pervenutimediante l’attuazione giunta a compimento,il vissuto stesso torna di nuovo dinanzi a me come Oggetto ( Stein 1985).Si riconoscono qui i diversi gradi dell’esperienza empatica attraverso i quali è possibile esperire il vissuto dell’altro (il vissuto altrui emerge davanti a me,il vissuto altrui è attualizzato nel momento in cui sono coinvolto nello stato d’animo dell’altro ,il vissuto esplicitato viene oggettivato ovvero ritorna di fronte a me come oggetto correlativo alla coscienza)

26 Comunicazione interculturale e scuola L’intercultura, nella dimensione educativo-scolastica italiana ha seguito le stesse fasi delle scuole occidentali: assimilazione multiculturalità interculturalità Le politiche scolastiche hanno seguito questa linea di sviluppo evolvendo da: un atteggiamento pedagogico compensativo alla culturalizzazione delle differenze alla fase universalista La dimensione progettuale della contemporaneità si volge: - al riconoscimento dell’altro nella sua diversità - alla convivenza nell’equilibrio tra rispetto della differenza e condivisione di valori comuni - alla costruzione di un pensiero migrante da realizzare anzitutto nella scuola “laboratorio delle differenze e dell’intercultura.” Assimilazione con inserimento della cultura minoritaria con scarsa attenzione alla cultura d’origine. Multiculturalità come scoperta del pluralismo culturale ed alternanza traa l’esasperazione del relativismo culturale e folklorizzazione delle culture . Interculturalità come progetto teso allrealizzazione dell’integrazione nella reciprocità delle culture. Atteggiamento compensativo in cui i bisogni deli alunni immigrati sono stati patologizzati nel senso che tali bisogni vengono marginalizzati ed affrontati con forme di pedagogia compensativa. Culturizzazione delle differenze in cui viene posta la questione della diversità. Fase universalista in cui l’intercultura si pone come progetto globale rivolto a tutti i discenti e non solo agli stranieri.

27

28 Alunni stranieri in Abruzzo

29 Nazionalità presenti scuole abruzzesi
Fonte: Rapporto IRSEF-IRFED CISL Scuola Abruzzo 24,2%

30 Alunni stranieri in Abruzzo


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