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EDUCARE ALL’INTERCULTURALITA’ IL PATRIMONIO ETNOANTROPOLOGICO COME RISORSA.

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Presentazione sul tema: "EDUCARE ALL’INTERCULTURALITA’ IL PATRIMONIO ETNOANTROPOLOGICO COME RISORSA."— Transcript della presentazione:

1 EDUCARE ALL’INTERCULTURALITA’ IL PATRIMONIO ETNOANTROPOLOGICO COME RISORSA

2 1 - EDUCAZIONE INTERCULTURALE E ANTROPOLOGIA

3 “Se si vuole che le aspirazioni verso una pedagogia interculturale non rimangano astratte petizioni di principio, vuote dichiarazioni di buona volontà, pronte a cedere rapidamente di fronte agli stereotipi e ai pregiudizi che affollano la nostra vita quotidiana, ma anche i nostri libri di testo e i nostri programmi scolastici, che si condensano anche nella discriminazione silenziosa che operano i nostri spazi e i nostri tempi scolastici, dobbiamo adoperarci con tutti i mezzi per staccare l’insegnante dalla convinzione di essere portatore di una monocultura, attuare una costante opera per decentrare la sua visione del mondo, per far apparire contingenti e storicamente determinati i modelli culturali in cui è stato allevato, e che il suo gruppo sociale tende a diffondere, riprodurre, perpetrare” (M. Callari Galli)

4 Scuola Monoculturale Pluriculturale Integrazione Inclusione Misconoscimento delle Riconoscimento delle differenze Uguaglianza (-) differenza Uguaglianza (+) differenza Io-senza-noi Noi-individualizzato Morale individualistica Etica del discorso Agire strumentale Agire comunicativo Indifferenza Solidarietà

5 Società multiculturale Società che per ragioni contingenti di natura politica, economica o sociale diventa pluralistica, quindi plurilingue e pluriculturale, poiché culture diverse, storicamente separate in passato, si trovano rapidamente e insistentemente accostate.

6 Multiculturalismo Nozione introdotta in opposizione al pluriculturalismo del "melting pot", ritenuto, nell’analisi della realtà delle grandi metropoli americane, un concetto integrazionista, dunque politicamente meno favorevole alla coesistenza con pieni diritti delle diverse minoranze.

7 Interculturalità Espressione adottata nel 1980 in una pubblicazione dell’Unesco sui contatti tra culture (Introduction aux études interculturelles) per rappresentare la politica della convivenza e della solidarietà attiva. Indica un atteggiamento, un modo di vedere, un traguardo da raggiungere, ed è il risultato di un percorso educativo finalizzato al riconoscimento delle differenze.

8 Riconoscere la diversità L’incontro con la diversità è un incontro al limite o alla frontiera dell’identità e di certi particolari parametri di giudizio.

9 Questo incontro spesso produce scandalo, “impedimento”, e dà luogo ad azioni e a reazioni di tipo morale.

10 La percezione del mondo La nostra esperienza percettiva è culturalmente condizionata poiché siamo addestrati a “vedere” il mondo distinto nelle categorie che la nostra cultura ha elaborato.

11 Costruire l’identità… Definire un’identità è come marcare un confine con una linea di separazione: qui ci sono io, lì ci sono gli altri.

12 …istituire le differenze Separare, delimitare, non significa negare ciò che sta “oltre”, ma pensare ciò che sta al di là in termini relazionali. Negando il rapporto di somiglianza tra noi e gli altri istituiamo una differenza e definiamo noi stesi.

13 Monologiche dell’identità Per posizionarci nel mondo e relazionarci con gli altri elaboriamo categorie sociali che minimizzano le differenze e massimizzano le somiglianze. Produciamo stereotipi ed etnocentrismi.

14 Per riconoscere le differenze - negare il rapporto di somiglianza tra le cose e le persone - affrontare lo scandalo della diversità - governare il sentimento di estraneità che provoca l’altro - superare i pregiudizi etnocentrici - sviluppare capacità critiche e riflessive

15 L’antropologia, ha promosso un ethos del confronto con altri modi di essere uomini in società, ha dato un valore alle differenze e ha tematizzato il rapporto noi-altri in chiave critica e riflessiva figlia dell’umanesimo etnografico maturato in Occidente con la scoperta del Nuovo Mondo,

16 L’alterità provoca “straniamento” e, per essere compresa, deve essere guardata con una prospettiva che valorizzi le differenze

17 Valorizzare la diversità Le differenze non sono un dato naturale, ma un prodotto del processo di categorizzazione/classificazione del mondo, tramite il quale l’uomo si realizza e il vivere sociale si mostra, lasciandosi conoscere. Le differenze vengono istituite nella pratica sociale da quanti pensano, dicono e fanno in base a specifici punti di vista valoriali.

18 Critica della ragione etno-logica L’opera di valorizzazione della diversità compiuta dall’antropologia collezionando e classificando culture, ci ha insegnato a declinare al plurale il concetto di cultura, ma ha anche prodotto una discontinuità gerarchica tra noi (la modernità) e gli altri (la tradizione).

19 Prospettive contemporanee La logica che governa i processi di interazione e di scambio dell’attuale “ecumene globale” è una “logica meticcia” che presuppone continuità e interconnessioni tra noi e gli altri, tra modernità e tradizione.

20 Creolizzazione Nell’attuale società la cultura è sempre più ibridata da incroci, impurità, mescolanze. E’ un pastiche, un collage, una combinazione di esperienze e una interconnessione di diversità.

21 Che fare? “Se la realtà ci rimanda ripetutamente l’immagine di un mondo che assomiglia a una calca di differenze in costante movimento piuttosto che quella di un mondo di stati nazionali tutti d’un pezzo che, dall’alto della mongolfiera, possono essere comodamente riconosciuti e ordinati in blocchi e superblocchi, cos’altro ci resta da fare se non calarci nel fango di casi concreti, al prezzo di una perdita di validità generale, di sicurezza ed equilibrio intellettuale?” (C. Geertz)


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