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LA SPAZIALITÀ DINAMICA DELLA COMPRENSIONE E DEL FRAINTENDIMENTO

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Presentazione sul tema: "LA SPAZIALITÀ DINAMICA DELLA COMPRENSIONE E DEL FRAINTENDIMENTO"— Transcript della presentazione:

1 LA SPAZIALITÀ DINAMICA DELLA COMPRENSIONE E DEL FRAINTENDIMENTO
RITA MASCIALINO LA SPAZIALITÀ DINAMICA DELLA COMPRENSIONE E DEL FRAINTENDIMENTO

2 © Copyright 2008 – RITA MASCIALINO – All Rights Reserved.
Abstract Sfondo scientifico dell’ipotesi Ipotesi sulla comprensione e sul fraintendimento a livello linguistico Discussione dell’ipotesi attraverso l’analisi spaziale di due testi letterari di Shakespeare (Sonetto LXXIII; Re Lear, Atto V, Scena III, Monologo) Conclusioni © Copyright 2008 – RITA MASCIALINO – All Rights Reserved.

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1. Sfondo scientifico - Sfondo scientifico generale Evoluzione Semiotica Neurofisiologia di base - Sfondo specifico Significato inconscio e conscio Elaborazione spaziale © Copyright 2008 – RITA MASCIALINO – All Rights Reserved.

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2. Ipotesi sulla comprensione e sul fraintendimento a livello linguistico Concetti chiave dell’ipotesi: “Spazialità dinamica”; “Schema endospaziale”; “Schema esospaziale”; “Endotrama”; “Esotrama”; “Livello implicito”; “Livello esplicito”; Finalità: Identificazione della comprensione e del fraintendimento attraverso la ricostruzione degli schemi spaziali oggettivi convogliati dal linguaggio a livello inconscio e conscio. © Copyright 2008 – RITA MASCIALINO – All Rights Reserved.

5 3. Discussione: Sonetto LXXIII di Shakespeare (ultimo verso)
“That time of year thou mayst in me behold, When yellow leaves, or none, do hang Upon those boughs which shake against the cold, Bare ruin’d choirs, where once the sweet birds sang. In me thou seest the twilight of such day, As after sunset fadeth in the west, Which by and by black night doth take away, Death’s second self, that seals all up in rest. In me thou seest the glowing of such fire, That on the ashes of his youth doth lie, As the dead-bed whereon it must expire, Consum’d with that which it was nourish’d by. This thou perceiv’st, which makes thy love more strong, To love that well which thou must leave ere long.” © Copyright 2008 – RITA MASCIALINO – All Rights Reserved.

6 Pagina aggiunta per il lettore italiano
* Mascialino, R., (2003) That time of year thou mayst in me behold (LXXIII) di William Shakespeare: analisi, traduzione e interpretazione. In Rivista di Analisi del Testo Filosofico, Letterario e Figurativo: CleuP Editrice Università di Padova: La traduzione reca sostanziali differenze rispetto alle traduzioni e interpretazioni correnti. Per maggiori approfondimenti e dettagli vedi l’articolo testé citato. Sonetto LXXIII Quel tempo d’anno scorger in me tu puoi “Quel tempo d’anno scorger in me tu puoi Quando gialle foglie o niuna o poche pendon Giù da quei bracci che si crollan contro il freddo Cori’n aperta ruina ove augelli dolci omai cantaron. In me tu vei ’l crepuscolo di un cotale giorno, Come poscia ’l tramonto a ovest scolorisce, Il qual la notte nera via a poco a poco trasferisce, Di morte doppio sé che in quiete tutto suggella. In me di un tale fuoco tu vei la fiammella, Qual sulle ceneri giace di sua gioventù, Come il letto di morte su cui spirare dee, Con quello consumato dal qual nutrito ei fu. Questo tu percepisci, che rende il tuo amore forte di più, Ben quel fonte per amare che devi presto lasciare.” © Copyright 2008 – RITA MASCIALINO – All Rights Reserved.

7 Doppia spazialità convogliata dalla parola “well”
avverbio connesso alle azioni espresse dal verbo “to love”, amare, inteso in un modo romantico o sessuale; sostantivo connesso con una “fonte d’acqua” affiorante dal sottosuolo. © Copyright 2008 – RITA MASCIALINO – All Rights Reserved.

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Interpretazione del Sonetto LXXIII di Shakespeare secondo la spazialità dinamica convogliata dal sostantivo “well” schemi endo - ed esospaziali I Quartina Moto del protagonista diretto alla meta (livello metaforico) foglie pendenti II Quartina Moto del protagonista diretto alla meta (livello metaforico) sole tramontante III Quartina Moto del protagonista diretto alla meta (livello metaforico) fuoco morente Ultimo distico Moto del protagonista diretto alla meta (livello metaforico) sorgente © Copyright 2008 – RITA MASCIALINO – All Rights Reserved.

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Schemi spaziali relativi al protagonista nel Sonetto LXXIII di Shakespeare Quartine Livello esplicito: 1. Verbi rilevanti relativi all’ “esotrama” (trama formata dagli “schemi esospaziali” convogliati dalle azioni espresse dai verbi): to hang, pendere (foglie pendenti), to fade-to set (tramonto scolorente), to expire (fuoco morente); Livello implicito: 2. Moti rilevanti relativi all’ “endotrama” (trama formata dagli “schemi endospaziali” convogliati dai moti sottesi alle azioni espresse dai verbi): Distico 1. Nessuno; 2. Azioni rilevanti relative all’ “esotrama”: andare giù e penetrare nel sottosuolo, affiorare in superficie: 3. Moti rilevanti relativi all’ “endotrama”: moti verso il basso e verso l’alto. © Copyright 2008 – RITA MASCIALINO – All Rights Reserved.

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Spazialità concreta e metaforica del sostantivo “well” come fonte d’acqua sotterranea Spazialità concreta generale: una fonte sorge da un sottosuolo profondo e invisibile verso un suolo visibile, purificando e nutrendo natura, animali, umani compresi; Spazialità metaforica generale: una fonte metaforica si riferisce a qualcosa che metaforicamente sale da una profondità metaforica e invisibile e fluisce ovunque su una superficie visibile, purificando e nutrendo su di un piano metaforico. © Copyright 2008 – RITA MASCIALINO – All Rights Reserved.

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Significato metaforico della spazialità intrinseca al sostantivo “well” come una fonte d’acqua nel Sonetto LXXIII La poesia, che per eccellenza sorge da spazialità psicologiche profonde o inconsce-(invisibili) convogliate da spazialità superficiali o consce-(visibili) convogliate dal linguaggio, purificando e rivitalizzando i circuiti neuronali del SNC umano e la personalità attraverso la catarsi; Il poeta, che vive nella sua poesia dopo la morte. Perché la poesia nel contesto? Il protagonista parla nella prima quartina di cori e uccelli che un tempo cantavano; la spazialità del verbo “to sing”, cantare, corrisponde comunemente a quella della poesia; C’è un parallelismo tra la fonte sotterranea generalmente in acqua consistente pura e la funzione principale della poesia che è catartica o purificatrice. © Copyright 2008 – RITA MASCIALINO – All Rights Reserved.

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Schemi spaziali relativi alla persona amata nel distico del Sonetto LXXIII Distico Livello esplicito : 1. Verbi rilevanti relativi all’ “esotrama”: to leave, lasciare in breve e per sempre la sorgente d’acqua che fluirà perpetua sul suolo); Livello implicito : 2. Azioni rilevanti relative all’esotrama: andare via, andare giù e penetrare nel sottosuolo stando là senza riaffiorare; 3. Moti rilevanti relativi all’ “endotrama”: moti di separazione, moti verso il basso, nessun moto verso l’alto. © Copyright 2008 – RITA MASCIALINO – All Rights Reserved.

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Spazialità dinamica concernente il protagonista e la persona amata nell’ultimo verso del Sonetto LXXIII Il protagonista persisterà per sempre perché non ha solo la corta spazialità di una vita biologica, ma ha anche la spazialità dellapoesia che può superare la breve lunghezza di una vita biologica; La persona amata non persisterà per sempre perché ha solo la breve spazialità di una vita biologica. © Copyright 2008 – RITA MASCIALINO – All Rights Reserved.

14 Spazialità dinamica globale relativa all’intenzione del protagonista
Gli schemi endo- ed esospaziali relativi alle azioni e ai moti inconsci e consci diretti alla meta o la motivazione e intenzione del protagonista mostrano una direzione finale verso l’alto acquisita attraverso e dopo quella verso il basso, ossia una vittoria finale dopo una sconfitta intermedia. © Copyright 2008 – RITA MASCIALINO – All Rights Reserved.

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Il fraintendimento della doppia spazialità di “well” nel Sonetto LXXIII Grazie alla doppia spazialità di “well” come avverbio e come sostantivo si intende “well” nel modo più comune, ossia solo come avverbio connesso a “to love”, amare, inteso romanticamente nel senso che la persona amata dovrebbe affrettarsi ad amare bene un protagonista che sta per morire; in seguito a ciò non si percepisce la presenza della richiesta sessuale e la presenza del sostantivo. © Copyright 2008 – RITA MASCIALINO – All Rights Reserved.

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Motivazione/risultati del fraintendimento costruito da Shakespeare sulla doppia spazialità di “well” come avverbio : Introduzione mascherata di un’atmosfera sessuale attraverso la spazialità ingannevole intrinseca al sintagma “to love well” o “to well love”, interpretabili in una direzione romantica e sessuale; come sostantivo : Introduzione mascherata di una beffa della persona amata attraverso la spazialità ingannevole dei pronomi “that-which”, interpretabili erroneamente come connessi al protagonista morente, ma connessi correttamente solo con “well” come sorgente d’acqua (la connessione grammaticale possibile con le foglie gialle etc. è semantica assurda), così che la persona amata, che in apparenza trascura o rifiuta il protagonista, è la persona che perderà ben presto la possibilità di godere non solo del protagonista, ma anche e soprattutto della poesia perché morirà per sempre, mentre il protagonista trascurato vivrà per sempre quale poeta; Espressione mascherata dell’autoconsapevolezza di Shakespeare del suo essere un poeta e consapevolezza dell’importanza della poesia per l’umanità. © Copyright 2008 – RITA MASCIALINO – All Rights Reserved.

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Principali fraintendimenti intrinseci alla tradizionale interpretazione del Sonetto LXXIII di Shakespeare Fraintendimento dei moti verso il basso nel sottosuolo; Fraintendimento del moto verso l’alto alla superficie; Fraintendimento del simbolismo parallelo ‘acqua purificatrice/poesia’; Fraintendimento dell’equivoco costruito da Shakespeare; Fraintendimento dell’autoconsapevolezza di Shakespeare quale poeta e della consapevolezza della rilevanza della poesia per l’umanità; Fraintendimento delle strutture profonde del testo di Shakespeare. © Copyright 2008 – RITA MASCIALINO – All Rights Reserved.

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3. Discussione: Monologo del Re Lear (Shakespeare, King Lear, Atto V, Scena III) Lear: “No, no, no, no! Come, let’s away to prison; We two alone, will sing like birds i’ the cage: When thou dost ask me blessing, I’ll kneel down, And ask of thee forgiveness: so we’ll live, And pray, and sing, and tell old tales, and laugh At guilded butterflies, and hear poor rogues Talk of court news; and we’ll talk with them too, who loses and who wins; who’s in and who’s out; And take upon’s the mistery of things, As we were God’s spies: and we’ll wear out, In a walled prison, packs and sets of great ones, That ebb and flow by the moon.” © Copyright 2008 – RITA MASCIALINO – All Rights Reserved.

19 Pagina aggiunta per il lettore italiano
* Mascialino, R., (2003) King Lear (Monologue, Act V, Scene III) di William Shakespeare: analisi, traduzione e interpretazione. In Rivista di Analisi del Testo Filosofico, Letterario e Figurativo: CleuP Editrice Università di Padova: La traduzione reca sostanziali differenze rispetto alle traduzioni e interpretazioni correnti. Per maggiori approfondimenti e dettagli vedi l’articolo testé citato. Lear: “No, no, no, no! Vieni, andiamo via alla prigione! Noi due soli, sì, canteremo com’uccelli ’n gabbia: Poi che chiederai la mia benedizione, m’inginocchierò, E chiederò ’l tuo perdono: così noi vivremo, E pregheremo e canteremo e narreremo antiche storie e rideremo Delle farfalle dorate e udremo mendichi erranti Parlare di notizie di corte; e noi pure parleremo con essi, Di chi perde e di chi vince; di chi è dentro e di chi è fuori; E su noi prenderemo ’l mistero delle cose, Come fossimo le spie di Dio: e noi resisteremo, In una murata prigione, a congreghe e cricche di grandi In ritiro e in ascesa qual marea sotto la luna.” © Copyright 2008 – RITA MASCIALINO – All Rights Reserved.

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Spazialità dinamica del protagonista secondo la “wall’d prison”, “prigione murata” (penultimo verso) schemi endo- ed esospaziali Moti concreti e potenziali (livello concreto) del protagonista prigione come stanza con quattro pareti relativi alla prigione e una porta per entrare e per uscire Moti concreti e potenziali (livello concreto) del protagonista prigione come stanza con porta murata relativi alla prigione e nessuna possibilità di uscire Moti concreti e potenziali (livello concreto e metaforico) del protagonista relativi alla prigione prigione come loculo tombale murato © Copyright 2008 – RITA MASCIALINO – All Rights Reserved.

21 Il verbo “to wear out” nell’interpretazione tradizionale del Monologo
interpretazione tradizionale del verbo “to wear out”: cancellare i grandi dalla memoria, ossia dimenticarli © Copyright 2008 – RITA MASCIALINO – All Rights Reserved.

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Falsificazione della spazialità intrinseca al verbo “to wear out” come “dimenticare” Spazialità di base intrinseca al verbo “dimenticare”: rimozione della realtà e sua dislocazione in un luogo dove non la si percepisce consciamente; Falsificazione: - la spazialità intrinseca all’invito di Lear rivolto a Cordelia è quella della grandezza; una grandezza finalizzata a conseguire una dimenticanza dei grandi sarebbe assurda; - la spazialità intrinseca all’espressione di: “and we’ll wear out” è quella propria di un contrattacco enfatizzato dopo una grande sconfitta inflitta dai grandi; una tale così forte contrattacco contro i grandi finalizzato a dimenticarli, sarebbe assurdo; - la spazialità intrinseca al deridere i grandi (le farfalle dorate) esclude la rimozione delle persone derise dalla memoria; inoltre, una grandezza finalizzata a conseguire la possibilità di deridere i grandi in una murata prigione sarebbe assurda. © Copyright 2008 – RITA MASCIALINO – All Rights Reserved.

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Significato del verbo “to wear out” nel Sonetto LXXIII secondo la sua spazialità dinamica Spazialità del verbo “to wear out” nel contesto: opposizione alla spazialità dei verbi “to ebb and flow” relativi ai grandi: mentre questi vanno su e giù, apparendo improvvisamente e subito svanendo, Lear e Cordelia manterranno la loro posizione inalterata (essi sono morti in una prigione murata/loculo cimiteriale) e, così facendo, essi persisteranno e continueranno a vivere per sempre (vedi precedente forma: “so we’ll live” nel quarto verso), sconfiggendo e avendo la meglio sui grandi che non tengono la loro posizione. © Copyright 2008 – RITA MASCIALINO – All Rights Reserved.

24 Spazialità metaforica dei protagonisti nella prigione/loculo
Come possono i protagonisti continuare a vivere per sempre mentre sono morti? - Come poeta e poesia; Spazialità di Shakespeare/Lear come quella di uno che canta e narra vecchie storie nella prigione murata, ossia spazialità del poeta dal momento che i poeti cantano e narrano storie; Spazialità di Cordelia come quella di una che canta nella prigione murata con il protagonista, ossia spazialità della poesia come una figlia creata da Shakespeare/Lear, come una sposa solennemente e appassionatamente chiamata da Shakespeare/Lear con braccio e mano tesa; Spazialità di entrambi, poeta e poesia, come compagni che persisteranno come tali, ossia che vivranno più a lungo dei grandi. © Copyright 2008 – RITA MASCIALINO – All Rights Reserved.

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Falsificazione dell’interpretazione di Freud del King Lear attraverso l’identificazione della sua spazialità Interpretazione di Freud: Cordelia impersona la morte ed è stata scelta da Lear perché egli vuole morire o sta per morire. Falsificazione: La morte in inglese e in tedesco ha una spazialità maschile, perciò Freud è costretto a parlare di Cordelia non direttamente come morte, ma come Todesgöttin o dea della morte, femminile, ossia egli consciamente quanto arbitrariamente cambia il genere della morte per sostenere la sua interpretazione soggettiva; La morte come Todesgöttin non può avere la spazialità di una figlia di Shakespeare/Lear perché nessuna dea può provenire da un umano o essere generata da un umano, ossia Lear non può aver creato come padre una dea della morte né concretamente né metaforicamente, ciò che sarebbe assurdo. © Copyright 2008 – RITA MASCIALINO – All Rights Reserved.

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Principali fraintendimenti intrinseci alla tradizionale interpretazione del Monologo di Lear - Fraintendimento della spazialità relativa alla “wall’d prison”; - Fraintendimento della spazialità della natura di Cordelia; - Fraintendimento della spazialità relativa al sintagma “and we’ll wear out”; - Fraintendimento dell’autoconsapevolezza di Shakespeare quale poeta e della sua consapevolezza della poternza della poesia. © Copyright 2008 – RITA MASCIALINO – All Rights Reserved.

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Conclusioni L’ipotesi delineata mira a fornire una base oggettiva all’analisi del linguaggio, essendo l’elaborazione spaziale una base immancabile e oggettiva per la costruzione del significato. Attraverso l’identificazione della Spazialità Dinamica o dell’insieme degli Schemi Endo- ed Esospaziali relativi ai moti e alle azioni a livello conscio ed inconscio, esplicito e implicito, è possibile uscire da soggettività e fraintendimento nell’interpretazione del linguaggio. La stessa psicoanalisi può ottenere dalle falsificazioni prodotte dall’identificazione della Spazialità Dinamica la base oggettiva di cui manca quando interpreta linguaggio nonché opere d’arte, specificamente letterarie. © Copyright 2008 – RITA MASCIALINO – All Rights Reserved.


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