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. Viaggiatori e medici ebrei. Viaggio in Israele - Motivi del viaggio Economici Religiosi Diversità dei percorsi devozionali Interesse esclusivo per le.

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Presentazione sul tema: ". Viaggiatori e medici ebrei. Viaggio in Israele - Motivi del viaggio Economici Religiosi Diversità dei percorsi devozionali Interesse esclusivo per le."— Transcript della presentazione:

1 . Viaggiatori e medici ebrei

2 Viaggio in Israele - Motivi del viaggio Economici Religiosi Diversità dei percorsi devozionali Interesse esclusivo per le comunità ebraiche?

3 . Diario di Meshullam da Volterra Diario di Mosé Basola Lettere inviate dalla Terrasanta da Ovadia da Bertinoro

4 . Fascino per l’esotico Si ignora il mondo cristiano Maggior apertura verso il mondo islamico

5 . Meshullam ben Menahem da Volterra (Bonaventura di Emanuele) Prestatore di Volterra (e commerciante di metalli preziosi) Viaggio 1481 (per interessi commerciali e religiosi) descritto in ebraico (mutilo) inizia con la navigazione a Rodi

6 . A. Veronese, Il viaggio di Mesullam ben Menahem daV., in Viaggiatori ebrei. Berichte juedischer Reisender vom Mittelalter bis in die Gegenwart, Atti congresso AISG, a cura di G. Busi, Bologna 1992 È un mercante Ovadia da Bertinoro e Mosé Basola sono due rabbini (dediti anche all’attività bancaria) 3 lettere 1488, 1489, 1491

7 Fonti narrative cristiane ed ebrei italiani del Trecento e Quattrocento

8 La professione medica Testo di riferimento: J. Shatzmiller, Jews medicine and medieval society, Berkeley-Los Angeles-London 1994 In generale, insufficiente risposta alla domanda di assistenza medica della società

9 MALATTIA/ COMPORTAMENTO/ANIMO IGIENE REGOLE ALIMENTARI (concetto di Kasher :deuteronomio 14 ) REGOLE MEDICHE (zaraat: levitico 12-15 )

10 Non esiste di per sé una trattatistica o letteratura medica che si possa definire ebraica a eccezione del Sefèr Asaph (III-V sec. d.C., in Palestina) che è un trattato sui farmaci, e del Sefèr Mirkahot antidotario basato sulla medicina greca (Sabatai Donòlo, salernitano)

11 In linea di massima esclusi dalle Università occidentali (eccezioni: Montpellier 1307, Jacob ben Machir è magister regens) In Italia (Sicilia 1466) progetto di creare uno Studio generale ebraico, ma è piuttosto una yeshivà (fallito) Formazione domestica? Scarsi e mai espliciti dati su una frequenza di studenti ebrei alle facoltà di medicina di BO, PD, SI ai primi del Quattrocento, ma non si sa se ebbero la licentia docendi

12 Maimonide Spagna, si stabilì dapprima a Fez nel Marocco e successivamente al Cairo, ove morì nel 1204. Medico di grande fama divenne il medico del vizir e del Saladino. Egli è l'autore oltre che di scritti giuridici, di due opere importanti. il Mishneh Torah, dedicata ai fedeli semplici che presenta in forma chiara e razionale l' insieme della legge orale, contenuta nella Mishnah e nel Talmud, mentre la sua opera filosofica fondamentale è La Guida dei perplessi

13 Beniamino da Tudela nel suo Libro di viaggi (1165- 1173), ove segnalava che a Salerno ‒ a lui nota per gli studi di medicina ‒ vi erano seicento ebrei (1989, pp. 46-47) e che a Amalfi c'era il medico Hanana'el; si trattava di una popolazione rilevante che portò Romualdo Salernitano a parlare di città "Iudaica"

14 presenza di medici e astrologi ebrei significativa nell'Italia normanno- sveva Nonostante l'ostilità al mondo ebraico ‒ sottolineata dal IV concilio lateranense del 1215 ‒ il mondo normanno-svevo vide un'intensa attività medico-scientifica ebraica: in ebraico furono tradotte opere come la Rogerina di Ruggero da Frugardo, la Chirurgia Magna di Bruno da Longoburgo, l'Antidotarium Nicolai, la Flebotomia di Mauro Salernitano. Inoltre Benvenuto Grafeo da Gerusalemme fu in grado di operare a Salerno e di scrivere ‒ intorno alla metà del sec. XIII ‒ un famoso trattato di oftalmologia, il De Ars probata oculorum (Arieti, 1996, p. 180).

15 la prospettiva federiciana vide "negli ebrei uno strumento per diffondere delle direttive ideologiche ben precise"; Federico II si servì "della stessa natio Judaica per svolgere una politica culturale […] per propagandare un averroismo moderato, vicino per molti aspetti al tomismo. Averroismo che è anche molto comodo per diffondere le dottrine politiche dell'imperatore" (Sermoneta, 1989, p. 144). Inoltre una lettera attribuita al re Manfredi illustra con chiarezza a quali contaminazioni culturali sia stata soggetta la corte sveva. L'epistola accompagna la versione ebraico-latina della rielaborazione araba del Fedone, nota come De Pomo sive de morte Aristotilis e tràdita ‒ intorno al 1230 ‒ dall'opera di Abraham ben Samuel Ibn Hasdai ha-Levi di Barcellona, legato agli ambiti provenzali della famiglia dei Tibbonidi.

16 Nelle città Bologna nella seconda metà del 400 Bologna: laurea a un ebreo, 1528 Artium et medicine doctor è una «dignitas» che conferisce la licentia docendi e una serie di privilegi, tra i quali l’accesso alle magistrature cittadine (proibito dal 438 d.C.) Contrasto con la ‘qualifica’ di medici che è attribuita agli ebrei dalla documentazione corrente

17 Un magister Elia a Bologna nel 1405: laurea vera e propria conferita da un conte palatino (non dal vescovo) Ha frequentato UniBo, ma si è laureato a Roma Iacob Mantino Angelo di Isaac 1528 (presenza di Carlo V)

18 Iacob di Salomon Venezia- Ancona, 1500) medico e botanico, grande studioso ed anatomista ed ottimo clinico, conoscitore di più lingue e ricercatore a più livelli (testi, pazienti e cadaveri). Curationum medicinalium centurie (sette scritti pubblicati dal 1549 al 1561), contengono ciascuna cento casi clinici occorsi alla sua osservazione dove si procede per sintomi, anamnesi, prognosi, ed indicazioni terapeutiche. Noto è il suo Giuramento (contenuto nella Centuria sesta) considerato il suo testamento morale..

19 Giuro sulla legge di Mosè … che in questi miei scritti medici niente ho riportato di anteriore od antico se non allo scopo di trasmettere ai posteri testimonianza fedele; niente ho inventato, niente ho aggiunto o cambiato per farmene ornamento ma soltanto l’ho studiato perché ne derivasse vantaggio ai mortali… Della mercede che suole offrirsi ai medici mai fui eccessivamente sollecito; molti ho curato con devozione e senza compenso, rifiutando con generosità e fermezza la modesta mercede offertami da molti, più nel desiderio che i malati ricuperassero per le mie cure diligenti la salute perduta, che non per arricchirmi della loro liberalità o dal loro obolo. Sempre uguali per me sono stati gli uomini di ogni religione, sia ebrei che cristiani o mussulmani. Mai ho fatto caso alla posizione elevata del malato e con la stessa diligenza ho curato i poveri e i nati in altissimo loco. Non ho mai provocato malattia e nel far prognosi ho sempre detto quel che pensavo. Non ho mai dato preferenza ad alcun speziale.”

20 Ebbero dal 200 la licentia praticandi, dopo aver superato un esame da parte di medici cristiani (in una specie di surrogato dell’esame di ammissione all’arte) Spesso ottengono licenze dalle autorità degli stati regionali (Savoia, Venezia…., ducato di Milano): incertezza tra stato regionale centralizzato e autonomia municipale FOTOCOPIA di p. 177 del testo di Nada Patrone

21 Obbligo del medico a curare Obbligo del malato a farsi curare, seguire i consigli medici (responsabilità del proprio corpo) “Santità della vita” che un ha valore assoluto Dovere di alleviare il dolore Non accelerare la morte (anche se imminente e irreversibile) Rimuovere ciò che prolunga la sofferenza

22 David B. Ruderman, Giudaismo tra scienza e fede (Jewish thought and scientific discovery in early modern Europe, Yale University 1995, trad. italiana ECIG 1999) all’’inizio dell’età moderna, la crescente importanza della scienza e della tecnologia nella cultura dell’Europa, l’impatto della stampa nella pubblicizzazione e nella diffusione delle nuove scoperte scientifiche, l’ingresso senza precedenti di un vasto numero di ebrei nelle Scuole di Medicina, nonché l’integrazione dei “ conversos” spagnoli e portoghesi nelle comunità ebraiche italiane, determinò tra gli ebrei un grandissimo interesse verso la medicina e le scienze in generale che in età antica o medievale non si era verificato, anche se in queste epoche non erano mancati nomi eccellenti in queste discipline, quali Maimonide, Avraham ibn ‘Ezra e Lewi ben Gherson.

23 Per i papi: i medici ebrei avevano acquisito nel corso dei loro studi una conoscenza della medicina molto più approfondita di quanto non lo fosse quella insegnata nelle Scuole Mediche occidentali, almeno sino alla fine del XV secolo. Fu proprio grazie alle traduzione in latino effettuate dai medici “conversos” nei nuovi grandi centri della cultura medica occidentale, in particolare per l’Italia Padova, che tutto questo patrimonio non andò disperso, ma, integrato e rielaborato, diede origine alla nascita della moderna scienza medica fra XVI e XVII secolo.

24 Fra i più noti medici ebrei alla corte pontificia si possono ricordare i nomi di Elia di Sabbato da Fermo, che il 30 novembre 1405 aveva acquisito la cittadinanza romana, confermatagli successivamente il 27 gennaio 1406 da Innocenzo VII, che lo dispensava dal portare il “segno”, assicurandogli, nel contempo, una rendita annua di venti ducati d’oro e autorizzandolo ad entrare e uscire dall’Urbe senza permessi speciali e a portare armi; o di Mosé ben Isac da Rieti (Maestro Gaio, 1388-1460), archiatra di Pio II.

25 Sempre nel XV secolo è presente a Roma presso Alessandro VI quel Bonetto de Lattes, costruttore di un particolare “ anulus” astronomico ed esperto astrologo, che elaborò per il pontefice numerosi prognostici medici sulla scorta delle sue osservazioni della volta stellare. Nel secolo successivo Samuel Zarfati tentò, inutilmente, di curare Giulio II da una probabile sifilide, nonostante, come recitano le cronache del tempo, “ il papa crede al zudio Rabi e non a li altri”.

26 Grande riconoscenza dimostrò Clemente VII verso Jacob Mantino tale da imporre, nel 1528, al Reggimento bolognese di assicurargli, almeno per un trimestre, una lettura presso lo Studio della città. Per la grande peste di Roma del 1656-57 Jacob ben Isaac Zahalon non curò solo i poveri appestati del ghetto, ma elargì i propri consigli, anche, a papa Alessandro VII..

27 Come giustamente sottolineò Robert Bonfil il rapporto fra medico ebreo e pontefice, ma in generale quello fra paziente cristiano e “medico zudio ” determinava il momentaneo rovesciamento delle strutture sociopolitiche correnti. nfatti il rapporto si capovolgeva completamente quando il cristiano riceveva un trattamento medico: quest’ultimo, infatti, veniva a trovarsi in posizione orizzontale, segno di inferiorità congiunturale, e il medico, ebreo, in posizione verticale, segno di una superiorità, altrettanto congiunturale, chino su di lui per alleviarlo delle sue sofferenze.


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