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Ruolo, azione e interazione sociale

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Presentazione sul tema: "Ruolo, azione e interazione sociale"— Transcript della presentazione:

1 Ruolo, azione e interazione sociale

2 L’azione sociale Bisogni Desideri Emozioni Status sociale
Ruolo sociale … … … Individuo

3 I bisogni bisogni primari o somagenici e secondari o psicogenici. I primi sono la risultante diretta della percezione, consapevole o meno, di uno stato corporeo. Murray distingue tre categorie di bisogni primari: bisogni di mancanza, che conducono ad un’assunzione; bisogni di distensione, che conducono all’emissione; bisogni di danno, che portano all’evitamento. Da questi bisogni primari deriverebbero quelli secondari, non direttamente legati a stati organici. Tra questi Murray cita i bisogni di acquisizione, di conservazione, di ordine, di ritenzione, di costruzione, di superiorità, di inviolatezza, di dominanza, di autonomia, di affiliazione, di gioco (Murray) processuali e modali: i primi sarebbero diretti al puro svolgimento di un’attività, i secondi determinano le modalità di tale svolgimento; manifesti o latenti, a seconda del livello di coscienza in cui operano; focali o diffusi, a seconda dell’ambito che abbracciano (Murray)

4 - bisogni veri e bisogni falsi (Marcuse)
- bisogno di attaccamento e il bisogno di appartenenza. Il primo è un bisogno di condivisione della propria vita emotiva con altre persone attraverso relazioni intime e stabili che assicurino piena disponibilità e affidabilità. Il bisogno di appartenenza è un bisogno di integrazione sociale, di sentirsi parte di un gruppo o una comunità; di condividere interessi, valori, norme, aspettative; di essere riconosciuti come membri della comunità stessa; di sentirsi utili ed essere stimati in quanto validi partner di cooperazione e di scambi (Cattarinussi)

5 I desideri Il desiderio di nuove esperienze;
il desiderio di accettazione; il desiderio di dominio, il desiderio di sicurezza (Thomas) Il desiderio di nuove esperienze implica una rottura con la tradizione, mentre gli altri tre implicano l’accettazione delle norme sociali e familiari nell’aspirazione a una ricompensa da parte di uno o più membri del gruppo

6 Le emozioni emozioni primarie o fondamentali o semplici ed emozioni complesse o secondarie Le emozioni primarie - gioia, tristezza, rabbia, disgusto, interesse, paura – sono universali, compaiono presto non presupponendo un'attività cognitiva. Le emozioni secondarie - vergogna, senso di colpa, orgoglio, empatia, simpatia, rimpianto - implicano un'autocoscienza, presuppongono il raggiungimento di uno specifico stadio di sviluppo che comporta appropriate abilità cognitive.

7 Le emozioni Un’altra distinzione è tra emozioni positive e negative. Tra le positive si annoverano l'amore e la gioia, tra le negative la rabbia, la tristezza e la paura. Vi sono inoltre emozioni come la rabbia, la frustrazione e l'orgoglio, che sono focalizzate sul sé, essendo generate da situazioni che impediscono la soddisfazione o la conferma di prerogative del sé; altre invece, come la simpatia, la vergogna e l'empatia, hanno come referente principale gli altri: sono emozioni focalizzate sugli altri e sono più tipiche di persone maggiormente attente al punto di vista altrui.

8 Le emozioni Gordon distingue due grandi categorie di emozioni: le emozioni fattive, che si riferiscono a eventi che l'individuo sa e considera veri (ad esempio la rabbia o la gioia) e le emozioni epistemiche, le quali si riferiscono invece ad eventi incerti (ad esempio la paura o la speranza). Williams distingue tra emozioni rosse ed emozioni bianche, cioè tra emozioni che fanno arrossire ed emozioni che fanno impallidire. La vergogna è un’emozione rossa, la colpa un’emozione bianca.

9 Status sociale I comportamenti degli individui sono collegati alla loro posizione nel sistema sociale. Lo status è la posizione che l’individuo occupa nel sistema sociale: esso implica aspettative reciproche di azione rispetto a coloro che occupano altre posizioni all’interno della stessa struttura. Lo status comporta dei diritti e dei doveri assegnati dalle norme sociali. Distinzione tra status ascritti e acquisiti. Status ascritti sono quelli che sono occupati dagli individui senza riguardo alle loro differenze o abilità. Possono essere anticipati e preparati dal momento della nascita. Gli status acquisiti non sono assegnati dalla nascita, ma possono essere raggiunti mediante lo sforzo individuale MASTER STATUS(genere ed etnia)

10 Ruolo sociale È l’insieme dei comportamenti attesi da chi ricopre un determinato status o posizione sociale

11 Le caratteristiche di un ruolo cambiano da cultura a cultura
Esistono norme di comportamento che valgono per i membri di un gruppo e che regolano i loro comportamenti In un gruppo sociale, i ruoli possono essere più o meno differenziati (dipende dalla dimensione del gruppo e dalla densità sociale)

12 Si distingue tra ruoli SPECIFICI (riguarda un insieme di comportamenti limitato) e ruoli DIFFUSI (riguarda un insieme di comportamenti attesi più ampio e meno definito)

13 Il RUOLO può essere svolto in GRUPPI TOTALITARI (es
Il RUOLO può essere svolto in GRUPPI TOTALITARI (es. carcere, convento, comunità terapeutica) o in GRUPPI SEGMENTALI (es. gruppo sportivo, associazione, scuola, ecc.)

14 «I ruoli sono schemi per l’interazione, ma il contenuto di un’interazione non può mai essere completamente compreso nella definizione dei ruoli»

15 La comunicazione non-verbale
Lo scambio di informazioni e significati attraverso le espressioni facciali, i gesti, le posture e i movimenti del corpo

16 Le espressioni facciali
Le espressioni delle emozioni fondamentali (felicità, tristezza, collera, disgusto, paura, sorpresa) sono le stesse per tutti gli esseri umani? P. Ekman “SISTEMA DI CODIFICAZIONE DELL’ATTIVITÀ FACCIALE” Le espressioni sono INNATE, ma CULTURALMENTE VARIABILI nella loro forma finale

17 Gesti e posture del corpo
Non esistono gesti comuni a tutte le culture I gesti e le posture “dicono di più” delle parole A volte possono contraddirle e rivelare menzogne

18 La “faccia” Nelle interazioni sociali gli individui sono sempre attenti a “salvare la faccia” L’ETICHETTA e il TATTO ci fanno rinunciare a comportamenti che potrebbero far perdere la faccia agli altri Il genere può influenzare la definizione del linguaggio non verbale

19 Lo scambio verbale Due autori se ne sono occupati: I. Goffman e H. Garfinkel Quest’ultimo è fondatore dell’ETNOMETODOLOGIA: lo studio delle pratiche di uso comune radicate in una certa cultura, di cui ci serviamo per attribuire senso a ciò che gli altri fanno e dicono la conversazione quotidiana presume una comprensione condivisa tra chi vi partecipa

20 Gli esperimenti di Garfinkel
A: come stai? B: come sto per quanto riguarda che cosa? La salute, i soldi, la scuola, il lavoro… A: (rosso in viso e fuori di sé) Senti, cercavo solo di essere gentile! Francamente non me ne importa un accidente di come stati la vita quotidiana si basa su CONVENZIONI CULTURALI INESPRESSE

21 Gli scambi verbali possono essere anche “incivili”
(Esperimenti di Duneier e Molotch)‏ VANDALISMO INTERAZIONALE

22 Gridi di reazione (Goffman): sono rivolti agli altri presenti e segnalano una capacità di controllo
Ci si aspetta, da noi stessi e dagli altri, la dimostrazione di competenza nella vita quotidiana; la cosiddetta prontezza controllata

23 Volto, corpo e parole Interazioni non focalizzate (disattenzione civile)‏ Interazioni focalizzate (incontro; apertura; segnalatori)‏

24 Modello drammaturgico (Goffman)‏
L’azione sociale solo apparentemente è retta da una logica strumentale; in realtà essa viene a fondarsi su una logica ben più pervasiva, quella del voler apparire agli altri come si conviene nella società [1979: 9]. Su tali premesse la socialità assume i tratti di una rappresentazione scenica, posta in essere da soggetti che possono essere analizzati da due punti di vista: quello dell’attore, ovvero l’individuo dotato di una sua autonoma volontà, costantemente impegnato ad apprendere le regole e le aspettative richieste dal contesto, e quello del personaggio, ovvero la figura che racchiude le caratteristiche e le qualità di volta in volta ritenute più consone [ibidem: 288].

25 Modello drammaturgico (Goffman)‏
Ribalta: gli individui agiscono secondo ruoli formalizzati Retroscena: ciò che avviene dietro le scene… L’ordine dell’interazione:la relazione sociale deve essere concepita come un’attività cooperativa [ibidem: 23] volta ad assicurare adeguate basi di prevedibilità all’agire reciproco, in modo da consentire a ciascuno di sapere che cosa gli altri si aspettano dal proprio comportamento

26 Modello drammaturgico (Goffman)‏
L’attività orientata verso compiti strumentali tende ad essere convertita in attività orientata verso la comunicazione» [1959: 77]. In presenza di altre persone, l’individuo puntualizza la sua azione con specifici segni di tipo linguistico, mimico, spaziale, ecc. [1971: 60], in modo da indurre negli interlocutori l’impressione desiderata [1959: 42].

27 Modello drammaturgico (Goffman)‏
Con “deferenza”, Goffman si riferisce a quelle azioni che funzionano «come strumento simbolico col quale si esprime regolarmente ad una persona il proprio apprezzamento nei suoi confronti o nei confronti di qualcosa di cui questa persona è assunta a simbolo» [1971: 61]. Il “contegno” rimanda invece a quel «comportamento (…) manifestato mediante l’atteggiamento, il modo di vestire o di muoversi, che serve a comunicare a coloro che sono in sua presenza che egli è una persona che possiede certe qualità» [ibidem: 84].


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