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Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

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Presentazione sul tema: "Corso di Storia delle Relazioni Internazionali"— Transcript della presentazione:

1 Corso di Storia delle Relazioni Internazionali
A.A. 2013/2014 Giovanni Bernardini

2 Verso il bipolarismo militarizzato
Prima il Piano Marshall, poi la stipula dell’Alleanza Atlantica, segnano la rinuncia definitiva al sogno rooseveltiano e il ripiegamento su una soluzione geopoliticamente più modesta, ma ideologicamente, economicamente e culturalmente più coesa

3 Verso il bipolarismo militarizzato
Fu la nascita di un “impero su invito” (definizione di Geir Lundestad)? Certamente l’egemonia statunitense sulla parte occidentale del continente europeo assunse un carattere più sottile, adattabile e in buona misura auspicabile da cui vi si “sottometteva”. A cominciare dal benessere, dalla crescita dei consumi, dalla “democratizzazione” della vita sociale Questo non significa che la scelta di dar vita a un campo occidentale non fornisse potenti armi di propaganda interna e internazionale

4 Verso il bipolarismo militarizzato

5 Verso il bipolarismo militarizzato
Di certo, dal punto di vista materiale l’Europa occidentale beneficiò immensamente della nuova condizione di guerra fredda più di qualunque altra area del mondo: stabilizzazione democratica, rimozione di ogni minaccia di risorgente nazionalismo o totalitarismo, benessere L’esempio più classico è il processo di integrazione europea, iniziata con la Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (CECA) nel L’impulso è statunitense, i vantaggi (economici e non solo) sono tutti europei

6 Verso il bipolarismo militarizzato
A est, tra il 1949 e il 1952 c’è un ulteriore “giro di vite” nei paesi dell’area di influenza sovietica. Epurazioni continue fino alla rimozione di qualunque residuo di identità nazionale e potenziale deviazione dalla “sovietizzazione” Brutale sfruttamento economico dell’ “impero” a favore della rinascita sovietica Caso Jugoslavia: un monito

7 Verso il bipolarismo militarizzato
In sostanza: per quanto l’influenza statunitense sull’Europa occidentale abbia generato distorsioni della vita politica democratica, in termini relativi queste passavano in secondo piano a confronto di quanto accadeva nella parte orientale

8 Verso il bipolarismo militarizzato
Tuttavia, nel 1949 due eventi mostrarono che, se si interpretava la contrapposizione con l’Unione Sovietica attraverso le lenti della “Guerra fredda”, questa non si esauriva entro i confini in cui essa era sorta, ovvero l’Europa Il processo di decolonizzazione complessificava la vita internazionale, nel momento in cui enormi territori del mondo diventavano indipendenti o si avviavano a farlo (India e Indonesia, per esempio)

9 Verso il bipolarismo militarizzato
Due eventi nel 1949 inducono al pessimismo gli osservatori occidentali: L’Unione Sovietica completa il proprio progetto di armamenti nucleari: ora gli Stati Uniti non detengono più il monopolio In Cina si conclude la guerra civile con la vittoria del Partito Comunista di Mao Ze-dong. Entrambi gli eventi hanno ripercussioni psicologiche enormi negli Stati Uniti e in occidente

10 Verso il bipolarismo militarizzato
In realtà, né gli Stati Uniti avevano mai potuto impedire la vittoria dei comunisti in Cina, né l’Unione Sovietica l’aveva favorita (almeno fino alle ultime fasi). In questo senso, è un caso emblematico nella storia della “Guerra fredda” Nel 2/50 viene firmato un trattato di alleanza tra Cina e URSS: l’impressione a occidente è di aver perso il paese più popoloso del mondo, e che questo sia automaticamente un vantaggio per l’altro campo. Primo fallimento del “containment”

11 Verso il bipolarismo militarizzato
Isteria diffusa negli Stati Uniti: l’avanzamento del comunismo è anche frutto del tradimento di un nemico interno. Dal 1950 esplode il fenomeno della “caccia alle streghe di McCarthy”. L’anticomunismo diventa un fattore culturale e pervade tutte le sfere della società (cinema, editoria, scuole): mobilitazione nazionale. Dal 1953 il fenomeno inizia a declinare

12 Verso il bipolarismo militarizzato
NSC-68: direttiva strategica che ridefinisce il “containment” in termini ideologici e operativi ATTENZIONE: non è un documento di propaganda, ma una riflessione del massimo organo di sicurezza degli Stati Uniti per uso interno

13 Verso il bipolarismo militarizzato
Mutamento fondamentale dal linguaggio usato da Kennan: l’URSS non è più una potenza opportunistica ma cauta, ma “una fede fanatica, antitetica alla nostra [che] cerca di imporre la propria autorità assoluta sul resto del mondo” “Un conflitto tra l’idea di libertà e la società della schiavitù”

14 Verso il bipolarismo militarizzato
Il Cremlino avrebbe perseguito “la sovversione o violenta distruzione” delle strutture sociopolitiche dell’intero mondo non sovietico Non si tratta più di egemonia su una o l’altra area del globo, ma di una polarizzazione tra libertà e schiavitù “Una minaccia senza precedenti”

15 Verso il bipolarismo militarizzato
QUINDI: “una sconfitta delle libere istituzioni in qualsiasi luogo è una sconfitta ovunque” Torna ad affacciarsi la “lezione di Monaco” (1938): ogni cedimento contingente al totalitarismo è un cedimento in ogni luogo Soluzione: rapido aumento della forza politica, economica e militare degli Usa e degli aleati (gli USA dedicavano il 6% del PIL agli armamenti, l’URSS i 14%. E’ un calcolo falsato da lenti ideologiche)

16 Verso il bipolarismo militarizzato
subordinare le considerazioni di bilancio attuali al rischio che fosse in gioco la stessa indipendenza nazionale nel lungo periodo Il problema però era: come convincere la popolazione che l’aumento delle spese per la difesa fosse necessario? “Korea came along and saved us” (Dean Acheson, Segretario di Stato, 1950)

17 La guerra di Corea

18 La guerra di Corea Il 25 giugno 1950 le peggiori previsioni del NSC-68 sembrano avverarsi Alla fine della seconda guerra mondiale, nel sud della Corea si instaura un regime autoritario filoccidentale, nel nord quello comunista di Kim Il Sung

19 La guerra di Corea Elezioni volute dall’ONU nel 1948: il nord non partecipa; nascono due repubbliche che si scontrano continuamente lungo il 38° parallelo USA e URSS ritirano le truppe perché il territorio era giudicato di scarso valore strategico

20 La guerra di Corea Convinzione di Stalin che gli Stati Uniti non sarebbero intervenuti in caso di conflitto tra sole truppe coreane (dichiarazione di Acheson: la Corea non rientrava nel perimetro difensivo USA) Assenso e supporto a Kim Il Sung, ma soltanto a condizione che non vi fosse coinvolgimento di truppe sovietiche Quale ruolo giocò la “carta cinese”? Sul campo la vittoria iniziale del nord è schiacciante

21 La guerra di Corea MA: dopo il NSC-68 nessuna area del mondo era periferia, nell’ottica del conflitto bipolare Reazione forte di Truman, appelli alla nazione Richiesta al Consiglio di Sicurezza ONU di autorizzare l’intervento armato In assenza del delegato sovietico per protesta (altrimenti l’URSS avrebbe esercitato il diritto di veto!), il Consiglio di Sicurezza autorizza l’invio di una missione militare internazionale sotto comando USA

22 La guerra di Corea L’invio di truppe in Corea si accompagna alla creazione di un perimetro difensivo (contenimento) attorno alla Cina: Taiwan messa sotto protezione di una flotta statunitense Rafforzata la difesa delle Filippine Moltiplicata l’assistenza militare alle forze francesi in Indocina Definito trattato di pace col Giappone che ne assicurava il rapido rilancio economico e la difesa da parte delle truppe statunitensi di stanza

23 La guerra di Corea Quadruplicate le spese in bilancio per la difesa: obiettivo della superiorità strategica ovunque. L’economia interna si orienta verso la Guerra fredda Ultimo punto: predisporre una solida difesa militare anche in Europa, dove c’era un altro paese diviso, la Germania (VEDI OLTRE)

24 La guerra di Corea

25 La guerra di Corea Operazioni belliche: recupero del sud, tentazione di riunificare il paese con le armi e ottenere una vittoria di grande prestigio A ottobre le truppe superano il confine con il nord Stalin chiede ai cinesi di inviare divisioni; c’è in ballo anche la possibilità di liberare la Cina dalla presenza USA sui confini, Taiwan compresa Mao teme per la sopravvivenza della Repubblica Popolare

26 La guerra di Corea Il 19 ottobre forze sudcoreane e americane entravano a Pyong-yang; Kim Il Sung riparava in URSS Reazione cinese con un’offensiva da centinaia di migliaia di uomini In meno di un mese, le sorti del conflitto sono completamente rovesciate e le truppe cinesi entrano a Seoul Intensi bombardamenti e controffensiva: la linea si stabilizza intorno al 38° parallelo

27 La guerra di Corea Da parte dei comandi statunitensi, si suggerisce di attaccare le basi militari su territorio cinese (anche con armi atomiche) Truman e l’amministrazione bloccano l’iniziativa (controversia pubblica). I rischi di un attacco al territorio cinese o sovietico erano troppo alti per le ripercussioni altrove (Europa) Un effetto di deterrenza che fu connaturato alla stessa Guerra fredda

28 La guerra di Corea Stalin contrario all’armistizio: sostanziale disinteresse per le questioni asiatiche; interessato piuttosto che il problema coreano distogliesse forze americane dall’Europa Dopo due anni, la morte di Stalin, e l’elezione alla Presidenza Usa di D. Eisenhower, si sarebbe raggiunto un armistizio. NON una pace (che infatti ancora oggi manca)

29 La guerra di Corea Oggi è chiamata “la guerra dimenticata”
In realtà la Corea è stato un conflitto tra i più sanguinosi del ventesimo secolo Devastazione di un intero paese Su 30 milioni di cittadini coreani, in tre anni ne morirono circa 2,5 milioni Morti oltre mezzo milione di cinesi statunitensi (in tutta la guerra del Vietnam sarebbero stati ) a fronte di centinaia di migliaia di unità inviate (si stimano intorno a )

30 La guerra di Corea Una guerra in cui cade ogni distinzione tra militari e popolazione civile Episodi ancora oscuri, sui quali si inizia a fare luce dopo 60 anni: l’ “estate del terrore” in Corea del Sud ( esecuzioni di oppositori politici all’inizio del conflitto); ordini alle truppe USA di sparare anche sulla popolazione in cerca di rifugio, per il sospetto che si trattasse di militari nordcoreani che tentavano di infiltrarsi; esecuzioni sommarie di massa di tutte le parti in causa

31 La guerra di Corea

32 La guerra di Corea L’invio di truppe in Corea si accompagna alla creazione di un perimetro difensivo (contenimento) attorno alla Cina: Taiwan messa sotto protezione di una flotta statunitense Rafforzata la difesa delle Filippine Moltiplicata l’assistenza militare alle forze francesi in Indocina Definito trattato di pace col Giappone che ne assicurava il rapido rilancio economico e la difesa da parte delle truppe statunitensi di stanza

33 La guerra di Corea Quadruplicate le spese in bilancio per la difesa: obiettivo della superiorità strategica ovunque. L’economia interna si orienta verso la Guerra fredda Ultimo punto: predisporre una solida difesa militare anche in Europa, dove c’era un altro paese diviso, la Germania (VEDI OLTRE)

34 La guerra di Corea L’invio di truppe in Corea si accompagna alla creazione di un perimetro difensivo (contenimento) attorno alla Cina: Taiwan messa sotto protezione di una flotta statunitense Rafforzata la difesa delle Filippine Moltiplicata l’assistenza militare alle forze francesi in Indocina Definito trattato di pace col Giappone che ne assicurava il rapido rilancio economico e la difesa da parte delle truppe statunitensi di stanza

35 La guerra di Corea Create altre organizzazioni di sicurezza collettiva, vagamente su modello del Patto Atlantico: ANZUS (Australia, New Zealand, United States) del 1951 SEATO (Southeast Asia Treaty Organization) nel 1954, che include Francia, Australia, Filippine, Nuova Zelanda, Pakistan, Gran Bretagna, Stati Uniti e Tailandia. Chi rimane fuori (es. India e Indonesia) è considerato “ostile”, anche se animato da ragioni di mero anticolonialismo

36 La guerra di Corea Central Treaty Organization (CENTRAL o CENTO) nel 1955, formata da Gran Bretagna, Iran, Irak, Pakistan, Turchia. Soltanto più tardi gli Stati Uniti faranno il loro ingresso ufficiale. Ma già nel 1958 è in crisi a causa del ritiro dell’Irak (che apre relazioni diplomatiche con Mosca e si dichiara non allineato) Quadruplicate le spese del bilancio statunitense per la difesa: obiettivo della superiorità strategica ovunque. L’economia interna si orienta verso la Guerra fredda

37 La guerra di Corea

38 La guerra di Corea “Agli occhi di Washington, le tensioni legate alla decolonizzazione perdevano quindi la dimensione positiva dell’autodeterminazione […] per assumere […] l’ombra sinistra dell’avanzare del comunismo o dell’allentarsi del controllo occidentale” Le prime vittime sono l’Iran e il Guatemala ( )

39 La nascita della NATO Soprattutto, lo sviluppo più eclatante si ebbe in Europa: gli Stati Uniti vogliono e cercano di imporre il riarmo della Repubblica Federale Tedesca e l’integrazione militare e difensiva degli europei occidentali (dopo l’avvio di quella economica) La ragione è nella sproporzione di forze militari in campo tra Armata Rossa e piccoli eserciti nazionali europei + truppe statunitensi che, per ragioni di costi, non potranno rimanere in Europa per sempre

40 La nascita della NATO Da parte tedesca c’è l’immediato favore del governo: priorità dell’ancoraggio a occidente rispetto alle prospettive di riunificazione. Ma la lotta politica interna è forte con i socialdemocratici Nel resto d’Europa, c’è grande timore per motivi evidenti Forte propaganda dei comunisti e di molti partiti socialisti: presentata come la preparazione di una nuova guerra

41 La nascita della NATO Nel 1952 Stalin tenta di bloccare un progetto per lui estremamente negativo: proposta di riunificazione di una Germania neutrale, smilitarizzata e slegata da alleanze. Nonostante qualche tentazione, alla fine viene ignorata dagli occidentali. Nel 1953 muore Stalin, ma i suoi timori sembrano ancora più reali: dopo due mesi si verificano gravi disordini a Berlino Est. Il regime di Mosca, privo del suo leader indiscusso, sembra particolarmente fragile e ben presto vittima di un’aspra lotta di successione

42 La nascita della NATO l progetto di una Comunità Europea di Difesa (esercito integrato europeo) viene affossato dal parlamento francese Si giunge a un piano B: Germania con un suo esercito (per quanto limitato) all’interno della NATO insieme con gli altri eserciti europei. La differenza sostanziale rispetto a tutti gli altri dispositivi del “contenimento”: la NATO è una forza militare permanente sotto comando integrato (e non un patto di assistenza e mutua difesa)

43 La nascita della NATO Il 9 maggio 1955 la RFT entra a far parte della NATO Una settimana dopo nasce il Patto di Varsavia, organizzazione speculare dall’altra parte della cortina di ferro La Guerra Fredda europea è sigillata militarmente e sarebbe rimasta tale fino all’89, nonostante crisi periodiche

44 Nikita Krusciov al potere
Tra il 1953 e il 1958 l’Unione Sovietica conosce il suo boom economico: ambizione a superare l’Occidente su questo terreno entro gli anni ‘60 Krusciov emerge dalla lotta di potere come nuovo leader (Segretario del PCUS) dell’Unione Sovietica Insistenza sul riarmo, ma anche sulle necessità di sviluppo e consumi che fino a quel momento erano state duramente sacrificate

45 Nikita Krusciov al potere
Su questa base, Per Krusciov la Guerra Fredda si declina anche come coesistenza competitiva di modelli di sviluppo Il processo di decolonizzazione, ormai impetuoso, e fortemente appoggiato da Mosca, è percepito come un’opportunità di “aggirare” il contenimento Di fatto, né Stati Uniti né Unione Sovietica accettano l’idea che la coesistenza possa essere semplicemente pacifica

46 Le due crisi del 1956 Nasser, presidente dell’Egitto, portavoce del nazionalismo arabo anti- e post-coloniale Progressivo avvicinamento a Mosca, che può fornire armi, tecnologia, materiali per lo sviluppo In luglio viene nazionalizzato il canale di Suez. I proventi dovevano servire per lo sviluppo dell’Egitto Gran Bretagna e Francia fortemente ostili per ragioni economiche, politiche e di conservazione di quanto rimaneva dei loro imperi

47 Le due crisi del 1956 Piano concordato con Israele:
quest’ultimo avrebbe attaccato l’Egitto in ragione del suo crescente potere militare e della chiusura del canale Francia e Gran Bretagna sarebbero intervenute per ristabilire la situazione (di fatto, per recuperare il controllo del canale) Critiche diffuse da tutti i paesi di recente indipendenza contro l’operazione “neocoloniale” Ma soprattutto: fortissima censura di Stati Uniti e Unione Sovietica

48 Le due crisi del 1956 Quando Washington minaccia di interrompere ogni sostegno economico a Londra, di fatto le operazioni militari finiscono Riconoscimento internazionale del possesso egiziano del Canale Conclusioni da trarre: Il colonialismo di vecchio stampo è ormai finito e non rientra più nella nuova logica bipolare Il Medio Oriente diventa un altro terreno di battaglia per la Guerra Fredda, anche in ragione delle sue riserve strategiche

49 Le due crisi del 1956 XX Cogresso del Partito Comunista dell’URSS: Krusciov denuncia i crimini di Stalin Reazioni destabilizzanti nel movimento comunista internazionale e nel blocco dell’est In Ungheria la rivolta inizia come una manifestazione studentesca, ma presto diventa una vera insurrezione popolare Nuovo governo di Imre Nagy: dopo riforme interne, viene anche annunciata l’uscita dal Patto di Varsavia

50 Le due crisi del 1956 Dopo molte discussioni interne, il governo sovietico decide l’intervento militare per “ristabilire l’ordine” Scontri durissimi con più di morti ungheresi Più di ungheresi fuggono in poco tempo

51 Le due crisi del 1956 Conclusioni: Colpo enorme al prestigio sovietico
Critica allo stalinismo non significa rinuncia alle “esigenze” di sicurezza: per difendere il proprio blocco, Mosca è disposta anche a usare la forza D’altro canto, gli Stati Uniti non possono (e non vogliono?) fare nulla per ricacciare indietro l’Unione Sovietica dal suo dominio sull’Europa Orientale. Quindi il contenimento, per quanto dispendioso e di lunga durata, rimane l’unica strategia possibile

52 Un mondo più complesso La crisi di Suez aveva rivelato un elemento che stava cambiando il mondo: nel 1945 i paesi rappresentati all’ONU erano 51 nel 1960 erano 99 nel 1975 erano 144 Lo sgretolamento degli imperi, la decolonizzazione e il proliferare di nuovi stati sovrani mutavano in modo sostanziale le relazioni internazionali

53 Un mondo più complesso In alcuni casi, i nuovi paesi si inseriscono nell’ottica della guerra fredda, ampliandone il perimetro In altri, cercano con forza (ma scarsi risultati) di rimanerne al di fuori, “non allineati” Tuttavia, queste definizioni (Terzo mondo, Paesi in via di sviluppo, capitalisti o marxisti, allineati o non allineati) imponevano schemi rigidi a una pluralità di situazioni estremamente diverse

54 Un mondo più complesso Nel 1955 si riunirono a Bandung (Indonesia) alcuni dei principali leader anticoloniali Definizione di “non allineati”, che non significa soltanto rifiuto di scelta tra USA e URSS, ma anche rigetto delle logiche, dei costi e dei pericoli della guerra fredda, e rispetto delle diversità Si trattò più di un’aspirazione che di un risultato concreto. Ben presto emersero contrasti e problemi all’interno del fronte stesso Tuttavia, il movimento dei “non allineati” si impose all’attenzione mondiale e mutò in parte la natura stessa della Guerra fredda

55 Un mondo più complesso Basti pensare ai problemi razziali che ancora affliggevano gli Stati Uniti, e che per lungo tempo erano stati trascurati L’URSS non aveva questo problema, ma il caso ungherese aveva mostrato quanto poco flessibile fosse il regime sovietico di fronte alle differenziazioni di partner e “alleati” Tuttavia, quando l’Unione Sovietica riesce ad appoggiare la vittoria della rivoluzione castrista a Cuba, sembra che il fenomeno le offra opportunità persino nel continente americano, fino a quel momento “intoccabile”

56 Un mondo più complesso Gli Stati Uniti, soprattutto dopo l’elezione di Kennedy alla presidenza, avrebbero risposto con l’ideologia della “modernizzazione”, che è già un passo ulteriore rispetto alla dottrina “ricchezza contro comunismo” È l’idea che il capitalismo postbellico (già affermatosi in Europa occidentale) offrisse una ricetta efficace per governare i conflitti sociali, diffondere il benessere e “omogeneizzare” il Terzo Mondo rispetto all’Occidente Critica: era una riformulazione delle dottrine “civilizzatrici” degli imperi?

57 Cosa significa “competizione di modelli”?

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59 La Presidenza Kennedy

60 La Presidenza Kennedy Accettazione della sfida di Crusciov per “l’anima” del Terzo Mondo Rilancio del contenimento su scala globale: “Pagheremo ogni prezzo, sopporteremo ogni peso, affronteremo qualsiasi difficoltà, sosterremo ogni amico e ci opporremo a ogni nemico pur di assicurare la sopravvivenza e la vittoria della libertà”

61 La Presidenza Kennedy Gli Stati Uniti, soprattutto dopo l’elezione di Kennedy alla presidenza, avrebbero risposto con l’ideologia della “modernizzazione”, che è già un passo ulteriore rispetto alla dottrina “ricchezza contro comunismo” È l’idea che il capitalismo postbellico (già affermatosi in Europa occidentale) offrisse una ricetta efficace per governare i conflitti sociali, diffondere il benessere e “omogeneizzare” il Terzo Mondo rispetto all’Occidente Critica: era una riformulazione delle dottrine “civilizzatrici” degli imperi?

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63 La Presidenza Kennedy Banco di prova fu l’ “Alleanza per il Progresso” in America Latina È una reazione diretta e contraria alla rivoluzione cubana Lotta alla povertà e al comunismo, obiettivo di crescita di una classe media per depotenziare le classi (operai, contadini) più a rischio della propaganda rivoluzionaria Legare lo sviluppo del subcontinente agli Stati Uniti

64 La Presidenza Kennedy I risultati, in larga parte deludenti, dimostrano quando fossero errati i presupposti: Pur di contrastare il comunismo, si finisce per dialogare e spesso appoggiare governanti tutt’altro che democratici L’imposizione di un modello di sviluppo esterno e uguale per tutti su situazioni del tutto differenti porta a distorsioni e sperequazioni enormi Si rafforza la dualità continentale: Stati Uniti ricchi e “prepotenti”

65 Lo scontro sino-sovietico
Ma i problemi nell’esportazione del proprio modello non riguardavano soltanto gli Stati Uniti Nel campo sovietico l’emersione di contrasti e divergenze diventa evidente con lo scontro tra Cina e Unione Sovietica Dal 1954 la cooperazione economica si era intensificata. Tuttavia, la richiesta di Pechino alla tecnologia nucleare costituisce un probema Critica di Mao al “revisionismo” contro Stalin e all’intervento in Ungheria

66 Lo scontro sino-sovietico
Soprattutto: critica alla leadership di Mosca sul movimento comunista mondiale; e critica del modello unico di socialismo che Mosca vorrebbe imporre ovunque Inizia la sfida per il primato tra i movimenti anticolonialisti e rivoluzionari Dal 1958 inizia il “Grande balzo in avanti”: politica di industrializzazione a tappe forzate, collettivizzazione dell’agricoltura e requisizioni di terre. Risultati devastanti, con carestie che fecero 20 milioni di morti. Attriti con Mosca, che intendeva imporre ritmi più moderati

67 Lo scontro sino-sovietico
Allo stesso tempo, Mao decide di accrescere la tensione internazionale, bombardando le isole tra Cina e Taiwan occupate dai nazionalisti (Quemoy e Matsu) L’obiettivo è sabotare qualunque ipotesi di “Coesistenza pacifica” tra i due campi e di dialogo tra URSS e USA Anche se gli attacchi finiscono, i sovietici bloccano il trasferimento di materiale e tecnologia nucleare verso la Cina

68 Lo scontro sino-sovietico
Dal 1959 Mao accusa l’URSS di voler controllare completamente gli affari cinesi, anteponendo i loro interessi Tutti i tecnici sovietici nel paese vengono ritirati; la diatriba diventa pubblica Pechino arriverà alla bomba atomica nel 1964 È l’inizio di un dissidio politico che attraverserà tutto il momento comunista internazionale MA: la lente ideologica (il “monolitismo comunista” è un postulato) sarà lentissimo nel cercare di approfittare del dissidio

69 La crisi di Berlino Si discute ancora delle ragioni per cui Krusciov dette origini alla crisi: dimostrazione di “vitalità” sovietica in Europa? Cedimento ai partner tedeschi orientali? Desiderio di testare per l’ennesima volta la determinazione statunitense a rimanere in Europa? Forzare il riconoscimento paritetico dell’Unione Sovietica e spingere gli Stati Uniti a regolamentare i rapporti bipolari? Di certo c’era una distanza economica e di benessere tra le due Germanie che cresceva progressivamente

70 La crisi di Berlino

71 La crisi di Berlino Nel novembre 1958 Krusciov annuncia un ultimatum: senza un trattato di pace sulla Germania, entro sei mesi l’URSS avrebbe trasferito alle autorità della Repubblica Democratica Tedesca il pieno controllo degli accessi su Berlino Questo significa che Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti (responsabili per Berlino ovest) saranno obbligati a trattare direttamente con autorità che non riconoscono Nonostante le tentazioni di negoziare, alla fine i tre rigettano l’ultimatum

72 La crisi di Berlino Elezione di Kennedy e incontro con Krusciov a Vienna nel giugno 1961: viene ribadito l’ultimatum su Berlino ma Kennedy lo rigetta In definitiva, Krusciov non ha intenzione di rischiare una guerra nucleare per Berlino Il 13 agosto si prende l’unica soluzione che sembra percorribile, che viene auspicata dai governanti tedeschi dell’est (unità di fuga dal paese intorno alle al giorno!) e che in fin dei conti non dispiace nemmeno agli statunitensi

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74 La crisi di Berlino

75 La crisi di Berlino Ulteriore, devastante insuccesso sovietico in Europa e nel mondo. Si rafforza l’idea che i popoli dell’est siano prigionieri dei loro regimi Fu però evidente presto che anche per gli americani la soluzione non era così sgradita. Come avrebbe detto Kennedy in sede riservata: “Meglio un muro di una guerra” Si rafforza l’idea, almeno presso alcuni, che l’Europa (o il mondo intero?) sia ostaggio della contrapposizione USA-URSS: “Guerra impossibile – pace improbabile”

76 La crisi di Berlino Dopo molte accuse di scarsa reazione (ma si sarebbe potuto fare qualcosa?), Kennedy compie un viaggio “riparatore” a Berlino. Accolto da una folla oceanica che testimonia il desiderio della città di resistere.


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