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“PICCOLI SOPRUSI FRA AMICI”

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Presentazione sul tema: "“PICCOLI SOPRUSI FRA AMICI”"— Transcript della presentazione:

1 “PICCOLI SOPRUSI FRA AMICI”
Introduzione al tema del bullismo

2 Definizione Il bullismo, con il termine inglese “bullyng”, indica il fenomeno nel suo complesso, vale a dire non solo il comportamento del persecutore, ma anche quello del perseguitato e del gruppo che partecipa attivamente o passivamente alle prevaricazioni. Un tipo di azione che mira deliberatamente a far male o danneggiare; spesso è persistente, talvolta dura per settimane, mesi persino anni ed è difficile difendersi per coloro che ne sono vittime. Alla base della maggior parte dei comportamenti sopraffattori c’è un abuso di potere e un desiderio di intimidire e dominare

3 Cosa non è bullismo Conflittualità e lotta dove entrambi i ragazzi sono sullo stesso piano In forma di scherzo: mosse di wrestling, giochi di lotta (per tutti i partecipanti è un gioco) Come espressione di aggressività/conflitto: picchiarsi reciprocamente, una rissa Ma non è come scherzare? Prendersi in giro dove c’è amicizia e stima, ironia E’ positivo solo quando tutti si divertono a farlo Termina appena qualcuno si sente ferito o offeso Rompere, vandalizzare e danneggiare la scuola, i muri, l’arredo urbano..

4 Luoghi comuni “Sono stato preso di mira a scuola, ma non mi ha mai creato problemi o fatto stare male” “Rafforza il carattere” “Lo farà diventare un uomo o una donna” “Quando andavo a scuola il bullismo c’era ma non ha mai creato problemi a nessuno” “Calci e botte potranno romperti le ossa, ma le offese non potranno farti male”

5 Condizioni per il bullismo
Comportamento offensivo con l’intenzione di esserlo e che crea disagio o danno ad un’altra persona; L’atto di bullismo deve essere rivolto sempre contro la stessa persona o gruppetto e può essere portata avanti da un singolo o da un gruppo; E’ necessario che vi sia un’asimmetria nella relazione, la vittima è impotente e il bullo potente; lo studente vittimizzato è in difficoltà e si sente incapace di difendersi di fronte a coloro che lo attaccano.

6 Vecchi o nuovi problemi?
La violenza c’è sempre stata ma oggi ci preoccupiamo di più di forme come mobbing, bullismo perché: sono venute meno certe forme di controllo collettivo tipiche delle comunità integrate; pensiamo che in un contesto civile certe forme di sopraffazione, un tempo tollerate o addirittura approvate, non dovrebbero esistere; pensiamo che una delle conquiste della civiltà sia proprio la capacità di convivere nel rispetto delle differenze.

7 In un mondo globalizzato e al tempo stesso individualista come il nostro, la consapevolezza e la preparazione psicologica che si chiede a ognuno è maggiore rispetto al passato, quando cioè l’individuo apparteneva o si riconosceva in una comunità fortemente integrata, regolata da norme, usi e costumi condivisi e indiscussi; Il vicino di casa o il passante si sentivano autorizzati a intervenire per rimproverare i figli degli altri, questo perché le interazioni avvenivano con persone prevalentemente conosciute o del proprio ceto/cultura; Oggi il vicino di casa può essere un estraneo , o addirittura straniero, e il passante si guarda bene dall’intervenire in faccende che non lo riguardino.

8 Cosa si può fare in un mondo che ha perso i vecchi confini?
In una società composita, multietnica, multiculturale dove ceti sociali diversi entrano continuamente in contatto fra loro e prima di tutto sui banchi di scuola ognuno ha la necessità di sviluppare , nel corso della crescita, una serie di abilità sociali , relazionali ed emozionali che un tempo, in un contesto più raccolto e meno problematico, apparivano meno rilevanti. Tolleranza, comprensione di sé e degli altri, capacità di relazionarsi con le persone differenti da sé e di controllare i propri impulsi stanno diventando qualità sempre più necessarie.

9 Alcuni dati La percentuale di bullismo è uguale nelle grandi città come nelle piccole Il bullismo fra maschi è in prevalenza di tipo fisico, mentre fra ragazze è decisamente più verbale ed emotivo, anche se esistono delle sovrapposizioni; All’incirca un bambino su quattro è coinvolto in fenomeni di bullismo, sia come bullo che come vittima; I casi di bullismo si protraggono in genere per un anno o anche più a lungo

10 Alcuni dati/2 Il bullismo è un fenomeno: In crescita
dove la violenza si sta accentuando: con modalità più perverse, se prima si usavano calci e pugni, ora si usano coltelli e fiammiferi Dove l’età degli attori coinvolti si sta abbassando.

11 Il bullismo ci riguarda tutti
Il bullismo non si verifica soltanto a scuola (prevaricazioni anche per gli adulti: sul lavoro, al militare, prepotenze e scherzi pesanti..) ma sfiora la vita di tutti, adulti e bambini; Il bullismo si verifica anche nei luoghi di aggregazione dei ragazzi, in famiglia e persino fra “amici”; Gli insegnanti a volte “designano le vittime”, riservando loro un trattamento particolare: sia magari per proteggerle per la loro fragilità che esplicitando a tutti le difficoltà sia scolastiche che di relazione

12 Dove succede più spesso?
Si parla di luoghi in generale dove i ragazzi non si scelgono per stare insieme in un posto dal quale non ci si può allontanare e che si deve frequentare tutti i giorni: Le pause a scuola (come l’intervallo o l’attesa per entrare a scuola il mattino) sono i momenti di maggior rischio e più ansia per molti bambini; Anche il percorso casa/scuola è un momento in cui si possono verificare incidenti, soprattutto se non ci sono adulti a vigilare nelle vicinanze;

13 Non sarebbe meglio tacere?
Il bullismo trova terreno fertile nel silenzio e nella paura; Tutti hanno il diritto di vivere tranquilli e non subire la prepotenza degli altri. Fare la spia è diverso da difendere e proteggere le persone dal bullismo

14 Effetti a lungo termine
“Ci si deve far le ossa” Vittime di bullismo possono sviluppare una visione del mondo pessimista, non avere molta fiducia negli altri e difficoltà a sentirsi accettati, bassa autostima e non credere nelle proprie capacità. “Sono solo ragazzate” Probabilità doppia dei bulli di scontare pene detentive, e quattro volte superiore di aver commesso reati reiterati. Probabilità alte anche di prevaricazione in famiglia. (Questo vale anche per le femmine) “Se ne vedono tante di marachelle così” I testimoni rimangono spesso angosciati dalle scene a cui hanno assistito e si sono sentiti fortemente in colpa per non essere intervenuti; si sono sentiti spaventati nel pensare di essere i prossimi

15 Categorie di bullismo Il bullismo si divide in due categorie principali, diretto e indiretto, anche se spesso si manifesta in entrambe le forme; Entrambe le tipologie causano depressione, angoscia e perdita di autostima, isolamento anche in famiglia Il bullismo verbale può essere più pericoloso perché passa più inosservato agli adulti e può essere più facilmente dissimulato dalle vittime

16 Diretto “Ogni giorno, all’uscita della scuola per me era un incubo
Diretto “Ogni giorno, all’uscita della scuola per me era un incubo. Mi veniva vicino e poi cominciava a spingermi finché non cadevo a terra. Allora mi prendeva a calci e rideva. Io piangevo e molte volte la mattina facevo finta di avere mal di pancia pur di non andare a scuola” Gianluca, IV elementare Picchiare: pugni e calci, sputi, spinte, buttare a terra, fare lo sgambetto.. Violenze con armi: usare accendini, fiammiferi, coltelli.. Pedinare da casa a scuola o viceversa Insultare la persona o la sua famiglia

17 Indiretto “Capitava ogni volta che entravo in classe o mi avvicinavo durante l’intervallo, non mi parlavano e se ne andavano da un’altra parte. Non capivo perché si comportassero così, non avevo fatto niente. Mi sentivo triste e sola, nessuno mi rivolgeva la parola.” Anna IIa media Soprannomi sgradevoli: quattrocchi, ciccione, balena, puzzone.. Ignorare: escludere da qualsiasi gioco o attività, voltare le spalle, fare brutti gesti quando la persona si avvicina per parlargli, silenzio..

18 Indiretto “Facevo ancora molta fatica a leggere, non riuscivo ad andare veloce come gli altri e impiegavo molto tempo per studiare. Lui mi diceva che ero il più stupido della classe, che dovevo tornare in prima elementare perché ero deficiente. Non so perché ce l’avesse tanto con me, ma ogni volta che lo vedevo mi veniva voglia di scappare via. ” Alberto Ia media Prendere in giro qualcuno perché diverso: religione, colore, problemi fisici.. Cattiverie: mandare bigliettini cattivi, diffondere voci spiacevoli Nascondere oggetti personali

19 “Quelli che fanno i bulli" “So di essere stato il peggior bullo della scuola, pensavo che se gli altri avevano paura di me, allora voleva dire che ero importante. Adesso mi rendo conto che mi comportavo male perché avevo delle difficoltà con me stesso.” Paolo 19 anni Sono coloro che hanno una posizione di forza rispetto ad altri e la affermano ripetutamente attraverso la prevaricazione sui deboli.

20 Com’è fatto un bullo? “Penso di essere sempre stata prepotente con gli altri, mia sorella lo era con me e a me qualche volta sembra il modo migliore per ottenere quello che voglio. Mi accorgo di non essere molto simpatica ai miei compagni e questo mi fa soffrire, ma non so come smettere.” Angelica IVa elementare Non abbiamo nessun identikit a disposizione. Può essere maschio o femmina, italiano o straniero, bravo a scuola o con un pessimo profitto, di famiglia abbiente oppure disagiata, bambino o adolescente...

21 Ma allora come si fa a riconoscerlo
Ma allora come si fa a riconoscerlo? “Mi piaceva un sacco essere un bullo, mi faceva sentire importante. Potevo fare quello che mi pareva e nessuno osava fermarmi. ” Giulio IIa superiore Attraverso le azioni che compie. Il bullo è qualcuno che in quella situazione, in quel periodo, fa il prepotente con un compagno più debole, ripetutamente. Fare il prepotente non è una vocazione o un destino. E' un ruolo sociale attribuito dagli altri come un’etichetta discriminante. In questo momento quel ragazzo o quella ragazza indossa questo ruolo, e può farlo in molti modi.

22 Distinguiamo infatti:
- il leader: l'ideatore delle prepotenze, quello che avvia le prese in giro, architetta gli scherzi pesanti, approfitta dei compagni. Qualche volta pensa le prepotenze e le commette, altre volte le pensa ma le fa compiere ad altri, ai … - gregari: partecipano alle prepotenze sotto la sua guida, lo stimano, si sentono protetti da lui o vorrebbero assomigliargli. Probabilmente senza il leader queste persone si comporterebbero diversamente, ma alla sua guida assumono questi comportamenti. Ci sono poi... - i sostenitori: coloro che assistono senza prendere parte all'azione ma sostenendola attivamente con incitamenti, risolini e via di seguito. Il fatto che gli studi sul bullismo li includano tra gli autori di prepotenza da un'indicazione chiara di quanta responsabilità si voglia restituire a chi guarda, cioè a chi in buona misura contribuisce a determinare il fenomeno aggravando la situazione della vittima e costruendo aspettative di ruolo verso i bulli che si espongono maggiormente.

23 Coloro che subiscono “E’ circa due mesi che Marina non mi lascia in pace. Mi tira i capelli e mi prende a calci appena può. Non so cosa fare, ho paura che se lo dico a qualcuno mi faccia ancora più male.” Nicoletta IIa media Si parla di vittime passive … La vittima passiva subisce le prepotenze senza riuscire a reagire e obiettivamente, non fa niente di particolare per attirare l'attenzione. Vive, appunto, passivamente questa brutta situazione. Spesso si tratta di un ragazzo o una ragazza in qualche modo diversa dalla maggioranza, o per l'aspetto fisico, o l’età, la cultura, il modo di vestire, l'orientamento sessuale, il modo di vivere la scuola, il carattere... Molti possono essere i motivi che rendono qualcuno diverso dalla maggioranza, e spesso sono proprio queste persone ad essere più fragili all'interno di un gruppo, e dunque ad essere attaccate con azioni di bullismo.

24 … e provocatori “Marisa non riesce a parlare con qualcuno senza toccarlo sulle braccia e sul viso; alcuni lo tollerano, mentre altri si irritano. A volte, per attirare l’attenzione su di sé, strattona le persone. Ha un tono lagnoso della voce, da bimba piccola, con cui fa domande a raffica senza aspettare la risposta. Per questo Marisa finisce sempre per scatenare la rabbia di tutti a scuola.” Marco Ia superiore Al contrario la vittima provocatrice sembra proprio che "se le cerchi": ingaggia duelli serrati con il bullo, stuzzicandolo, fino a che questo non risponde con un'azione di prepotenza che darà alla vittima provocatrice la possibilità di lamentarsi e di chiedere aiuto. In genere è una persona molto in difficoltà  e con un estremo bisogno di attenzione. Inoltre è difficile che qualcuno desideri aiutarli perché suscitano antipatia, con il loro comportamento contraddittorio e apparentemente irrazionale. A volte sono state vittime passive in passato e ora tendono a ripercorrere il ruolo di vittima, eventualmente stuzzicando il più forte. In ogni caso vivono una grande contraddizione, sono davvero in difficoltà .

25 ...e i loro difensori I difensori della vittima, gli unici ad
assumersi il rischio di andare contro corrente di fronte all'autorità  del più forte. Qualche volta sono in grado di rovesciare la situazione, altre volte sono un ottimo supporto psicologico a chi è in difficoltà  ma non riescono a fare di più perchè hanno poco ascendente sugli altri. Sono SEMPRE un sollievo per chi subisce. E' importante dire che per difendere la vittima non è necessario correre rischi eroici o prepararsi al martirio. Qualche volta basta esprimere il proprio disaccordo con quello che sta avvenendo, o rompere per primi l'isolamento di qualcuno che tutti maltrattano. Un gesto o una parola in più possono fare la differenza.

26 I fattori di rischio Se da un lato non è possibile tracciare un identikit del bullo e della vittima, è altrettanto vero che la ricerca ha evidenziato alcuni fattori di rischio verso l'assunzione di questi due ruoli, di prevaricatore o di bersaglio. Questo significa che in alcune condizioni è più probabile che un bambino o una bambina, un ragazzo o una ragazza si trovi a fare o subire prepotenze.

27 I fattori di rischio riconducibili al contesto familiare
- la qualità dell'interazione familiare - lo stile educativo dei genitori - il clima familiare - il sistema dei valori della famiglia

28 Le famiglie dei prepotenti
In genere sappiamo che i ragazzi prepotenti possono venire da famiglie autoritarie fino ad essere violente, ragazzi che assistono o subiscono violenza fin dall'infanzia, ne imparano il linguaggio e lo ripropongono a scuola, nei rapporti con gli altri; ...all'opposto, troppo lassiste, non in grado di porre limiti e regole necessari per crescere, famiglie dove non vi è differenza di ruoli tra adulti e ragazzi e dove i figli diventano provocatori ed eccessivi perchè non sanno stare entro le regole, o perchè hanno bisogno di metterle alla prova; ...sostenitrici, cioè genitori che appoggiano i figli qualsiasi cosa facciano e per i quali è motivo d'orgoglio avere un figlio o una figlia furbi, forti e capaci di affermarsi sugli altri e contro gli altri.

29 Le famiglie delle vittime...
La ricerca ha osservato che le famiglie delle vittime sono in molti casi nuclei molto coesi, fortemente affettivi e iperprotettivi. Famiglie nelle quali si cerca per quanto è possibile di risparmiare ai figli il confronto diretto con situazioni di conflitto. Inevitabilmente con la crescita queste occasioni si presentano, bussano alla porta. E' decisivo come i genitori riescono ad essere di aiuto ai figli senza sostituirsi a loro. In altri casi si possono anche vedere famiglie carenzianti, fino alla trascuratezza, dove i figli vengono lasciati un po’ a sé stessi nell’educazione e crescono da soli; i genitori sono già in difficoltà con i problemi della quotidianità. Il delicato equilibrio tra aiutare e rendere autonomi i ragazzi va cercato anche in rapporto all'età  dei ragazzi. Ma questo attiene al "cosa fare se il proprio figlio o figlia subisce prepotenze". Sembra il punto più importante. Invece il primo passo è "come essere presente", incominciando dall'ascolto.

30 I fattori di rischio riconducibili all'ambiente scolastico
La scuola, per come è fatta, può avere in sé dei fattori di rischio rispetto al bullismo, ad esempio: - una conduzione troppo debole o troppo autoritaria, o che spinge alla competizione estrema... - una struttura tanto grande e dispersiva che è facile agire non visti... - una organizzazione priva di punti di riferimento certi... - un ambiente scolastico in cui si mescolano difficoltà  preesistenti di tanti ragazzi, di ordine personale, psicologico, familiare, culturale, scolastico... e che non ha le risorse, le collaborazioni, le possibilità  per farvi fronte...

31 I fattori di rischio riconducibili alle caratteristiche personali
Ci sono aspetti del tutto personali che avvicinano una persona ad un ruolo di bullo, vittima, astante, difensore, sostenitore del bullo... Tra le caratteristiche importanti potremmo inserire: - la capacità  empatica, di cui i prepotenti sono generalmente poco provvisti, ovvero l'essere in grado di riconoscere le emozioni degli altri, di mettersi nei loro panni; - la consapevolezza dei propri atti subiti e agiti, perchè ci sono bulli che negano le loro azioni ma anche vittime che cercano un adattamento e sono disposte a difendere i prepotenti pur di non sentirsi nella parte del più debole e non temere ulteriori ritorsioni; - l'autostima e il senso di autoefficacia, che concorrono a dare forza alle persone, a stabilire in loro un atteggiamento equilibrato nel riconoscere i propri bisogni e nel saperli esporre in modo assertivo, cioè senza per questo aggredire o misconoscere gli altri.

32 I fattori di rischio riconducibili alla dimensione socio-ambientale
A stare insieme si impara. Vivere in un ambiente che già  racchiude la logica della prevaricazione sul più debole, perchè vincere è l'unica cosa importante o perché bisogna sempre dimostrare qualcosa, è un sostegno implicito al fenomeno del bullismo. Fattori di rischio specifici possono essere: - una scuola dove le regole sono solo una facciata, dove non sono conosciute e capite o dove vengono regolarmente infrante, dai ragazzi e a volte anche dagli adulti; - una scuola dove non esistono sanzioni riconosciute e applicate in modo certo; - l'abitudine a luoghi di socializzazione - non solo la scuola - dove è la prassi non interessarsi ai problemi degli altri, non sentirsi squadra ma liberi battitori; - un forte grado aggressività /conflittualità  del gruppo scolastico e la tendenza a far finta di niente, magari per non ingigantire ma di fatto lasciando crescere i problemi fino al loro punto di rottura; - sperimentare che ognuno deve difendersi da solo e, quando è in difficoltà , può contare solo su se stesso.

33 La storia di Emma Emma vive un’infanzia normale e felice fino al suo undicesimo compleanno, quando inizia a frequentare la scuola media. Anche se è una bambina timida e un po’ mammona, ha un’amica del cuore con cui passa molto tempo durante le elementari e tutto procede liscio. Anche all’inizio della scuola media tutto sembra andare bene. Si è fatta nuovi amici e, nel complesso, è soddisfatta della nuova scuola. Nel corso del primo anno le cose cominciano però a mettersi male. Il gruppo, di cui faceva parte con la sua amica, si divide e lei rimane sola. Inoltre, a scuola c’è una ragazza che le ha già dato fastidio alle elementari e ora Emma, che non è più protetta dal gruppo di amici, inizia a subire nuovamente delle angherie da parte di questa ragazza, a cui si affianca qualche altro elemento. Emma è sempre più infelice e dice ai genitori che vuole trasferirsi in un’altra scuola della zona. Gli insegnanti sembrano non prendere troppo sul serio le parole di Emma. La madre, inoltre, si reca a scuola molto allarmata esagerando la situazione e contribuendo a far pensare agli insegnanti che le parole della figlia siano esagerate. Emma ed i suoi genitori pensano allora che il trasferimento sia la cosa migliore. Con il senno di poi, capiscono che è stata la mossa peggiore.

34 Per le prime settimane Emma è contenta della nuova scuola, finché non si sparge la voce che si è trasferita per via del bullismo. Non passa molto tempo e il copione si ripete, ma questa vola vengono coinvolti più ragazzi che agiscono con maggior accanimento. In una prima fase si tratta soprattutto di insulti volgari da parte delle ragazze. Ben presto si passa però all’aggressione fisica: pugni e calci sferrati all’improvviso, una spinta per le scale con conseguente caduta. Al gruppo iniziale di ragazze si uniscono anche altri ragazzi. I genitori di Emma si precipitano a scuola quando il problema si fa serio. Hanno subito l’impressione che si tenda a colpevolizzare la loro figlia per l’accaduto. Del “bullismo” si parla sia per iscritto che nei colloqui parlandone come del “problema di Emma”. Tra le soluzioni ventilate dall’insegnante coordinatore c’è quella di parlarne alla preside, se il bullismo si accentua oppure di far lavorare Emma separatamente. Questo amareggia la ragazza che, agli occhi dei compagni e anche di sé stessa, sembra scontare una punizione anche se è lei la vittima del bullismo. La scuola prende deboli provvedimenti contro i bulli e questo rende spesso le cose più difficili. Gli insegnanti pensano sia meglio non punire i colpevoli per non peggiorare le cose, per evitare vendette sulla ragazza. Le cose peggiorano e succede spesso che il materiale di Emma, la giacca e le sue cose in generale siano prese e buttate per la classe, con la ragazza che cerca di recuperarle mentre gli altri ridono di lei.

35 Lettera di una mamma Credo che nessun bambino nasca predisposto a diventare un bullo. I bambini imparano a comportarsi da bulli e lo imparano dai genitori, oppure dai loro fratelli o dai coetanei che frequentano o da altre figure adulte. Qualsiasi adulto dovrebbe stare molto attento alle frasi che pronuncia in presenza di un bambino. Spesso un bambino sviluppa un'avversione o un'opinione negativa verso qualcuno perché ha sentito qualche commento negativo da altre persone. Un bambino che cresce in una famiglia dove tutti mostrano rispetto per gli altri, imparerà a fare la stessa cosa, ma se un bambino sente altri più grandi di lui deridere e disprezzare altre persone, assimilerà tali commenti che si trasformeranno presto in pregiudizi molto difficili da sradicare. E' solo una mia opinione, ma io credo che il bullismo, fatto di commenti sarcastici e sprezzanti, possa ferire più delle percosse fisiche. Il dolore fisico passa, ma la sofferenza emotiva mette radici nel tuo cuore e nella tua mente e può non scomparire mai. Quando ero bambina sono stata anch'io vittima di bullismo. Alle elementari ero piuttosto grassottella e i bulli della scuola iniziarono subito a prendersela con me. Ancora adesso ho in mente le parole che usavano per deridermi e ricordo ancora i nomi dei bambini che mi deridevano. Erano soliti chiamarmi "balena". Non appena cominciai ad essere derisa mi ritirai in me stessa e la mia autostima ne risentì per tutti gli anni successivi.

36 Finché frequentai la scuola continuai ad essere presa in giro, ma le offese che ricevetti durante la prima elementare sono quelle che mi ferirono di più e ancora adesso le ricordo come quelle che hanno avuto un effetto peggiore su di me. Per questo ho cercato di proteggere il più possibile mia figlia. Anche lei è stata presa in giro per il suo peso e so che questo ha influito sulla sua autostima, anche se io ho cercato di insegnarle a non farsi un giudizio sulle persone basandosi sul loro aspetto, ma cercando di capire come sono fatte dentro. Spesso accade che un insegnante sia pronto a intervenire per separare bambini che si picchiano e che magari segnali la cosa ai genitori con una nota sul quaderno. Ma lo stesso insegnante tende molte volte a sottovalutare fenomeni più sottili di bullismo come il fatto che alcuni alunni prendono sistematicamente in giro i compagni o affibbiano loro dei nomignoli. Credo che in questi casi gli insegnanti dovrebbero intervenire tempestivamente per bloccare al suo nascere ogni tendenza a deridere e a prendere in giro.. Aver visto menzionato il bullismo mi ha reso consapevole di certe cicatrici che sono ancora nel mio cuore per quanto mi è successo da bambina. M.


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