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Psicologia delle Istituzioni A.A

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Presentazione sul tema: "Psicologia delle Istituzioni A.A"— Transcript della presentazione:

1 Psicologia delle Istituzioni A.A. 2009-10

2 Programma Obiettivi Fornire agli studenti le competenze necessarie per analizzare le dinamiche istituzionali nella prospettiva psicologico-sociale: approcci teorici fondamentali, processi di de-istituzionalizzazione, realtà del cambiamento, prospettive di intervento . Contenuti Verranno approfonditi i principali orientamenti teorici intorno al tema delle istituzioni, la densità dei concetti di “istituito” e “istituente”, facendo anche riferimento a suggestioni di più ampio respiro letterario e filosofico; si focalizzerà l’attenzione sulle dinamiche connesse ai processi di de-istituzionalizzazione della malattia e del ritardo mentale. Il contesto di riferimento è quello altamente complesso e turbolento della nostra società, nell’ambito del quale particolare rilevanza assumono le dinamiche connesse al passaggio dal cambiamento “subito” al cambiamento “agito”; in tal senso, verrà affrontato il tema dei processi organizzativo-relazionali e dei bisogni formativi delle risorse umane. Nel corso delle lezioni, è previsto l’intervento della dott.ssa G.Di Marco, che tratterà il tema: “istituiti” connessi al ritardo mentale.

3 Programma Nello specifico, verranno trattati i seguenti argomenti:
1.Realtà del cambiamento 2.Introduzione alla psicologia delle istituzioni; 3.Principali orientamenti teorici; 4. Processi istituzionali e cambiamento 5.’Istituiti’ intorno la malattia mentale: dati di ricerca 6.’Istituiti’ intorno il ritardo mentale: dati di ricerca Materiali per gli esami 1-Slides utilizzate durante le lezioni, relativamente ai concetti base, scaricabili dal sito della Facoltà al termine delle lezioni. 2-Licciardello O, Castiglione C. (2008), Self, Formazione e “Territorio potenziale” nella società del cambiamento, Bonanno Editore, Acireale-Roma )

4 Metodologia […] per farvi vedere quanto il sogno sia una cosa viva, ben lungi dall'essere una cosa morta che fruscia come carta inaridita (K.G.Jung) Gli errori sono in ultima analisi il fondamento della verità (K.G.Jung) E’ tipicamente junghiano lasciare sempre aperta la porta sui significati ulteriori di ogni affermazione, in modo che, come egli scrisse in merito ai sogni, questa resti “una cosa viva…” L’adulto, in particolare, che ritiene di non aver più nulla da imparare è proprio chi alimenta quell’atteggiamento di difesa all’idea che sia proprio l’errore a farci imparare

5 Suggestioni Il deserto dei Tartari (D.Buzzati, 1945)
Narra la storia di Giovanni Drogo, che una mattina di settembre parte dalla città per raggiungere la fortezza Bastiani, dove trascorrerà tutta l’esistenza. G.Drogo giunge nel fortino, animato da un forte desiderio di mettere alla prova le proprie competenze militari nell’imminente scontro col “nemico”. Medesimo sentimento di attesa gli pare pure di scorgerlo tra i suoi compagni. Le gerarchie ci sono tutte, ciascuno ha il proprio ruolo, le vedette sempre in guardia, lustri le baionette… Trascorrono, così, 30 anni, nell’attesa che qualcosa dal deserto si muova ma… questo accade quando la vita di Drogo giunge al vero confine dell’uomo ed egli muore solo, in una povera locanda sulla strada di ritorno verso casa Lettura del brano e considerazioni Il suo viaggio sembra portare ai confini del mondo abitato, in una costruzione militaresca che appare antica e deserta, in un luogo in cui ristagna un torpore misterioso e tutto, dalle mura al paesaggio, traspira un’aria inospitale e sinistra subisce l’oscuro male dei fortini […], e questa sorta di stregata immobilità si insinua fra i personaggi,

6 Le istituzioni: definizione
“Complesso di valori, norme e consuetudini che definiscono e regolano, durevolmente e in modo relativamente indipendente da finalità particolari e caratteristiche personali dei singoli componenti, a) i rapporti sociali e i comportamenti d’un gruppo di soggetti la cui attività è considerata socialmente rilevante per la struttura della società o di importanti settori di essa, e b) i rapporti che altri soggetti possono avere a vario titolo con tale gruppo, nonché i relativi comportamenti ” (Enciclopedia Garzanti di filosofia , 1993)

7 Istituzioni vs Organizzazioni
Tutte le istituzioni sono anche organizzazioni, ma con caratteri peculiari: a)creazione di un’identità propria come conseguenza della costituzione di strutture e procedure formali, che si ripetono con modalità e significati condivisi norme e simboli persistenti e pervasivi b) < carattere strumentale, < criteri di efficacia ed efficienza c) > valore in sé riconosciuto all’interno e all’esterno;

8 Istituzioni vs Organizzazioni
Importante variabile è la finalità: implicita non dichiarata Vs esplicitamente dichiarata Così, le istituzioni rappresentano il regno del non-detto e del non dicibile, della rassicurazione, del rapporto emotivo fra fissità e cambiamento, del controllo della dualità e pluralità e dei sensi di colpa ad essa correlati. In tal senso, scopo primario dell’istituzione sarebbe non tanto la programmazione, la produzione di efficienza (rapporto tra prodotto e costo) e il raggiungimento di risultati, il progetto (come per il collettivo organizzativo), quanto, piuttosto, la rassicurazione dei suoi componenti e della società di cui l’istituzione stessa fa parte (E. Spaltro, 1995, Soggettività, Patròn, Bologna) Paradigma della complessità vs semplificazione del mondo (il pensiero semplificante di cui parla Morin) che, rifacendosi alla logica lineare aristotelica, scinde sog da oggetto, scinde la realtà in particelle sempre più piccole e isolate. Da ciò la iperspecializzazione delle discipline in luogo di un approccio globale. Legame inscindibile tra osservatore e cosa osservata: la ns concezione dell’oggetto dipende dalle ns rappr e dalle ns idee, le quali dipendono da fattori individuali cognitivi e da fattori cult e sociali Natura situata dell’oggetto, componenti biologiche, culturali, sociali, individuali Ciò che si oppone converge, e la più bella delle trame si forma da ciò che diverge, e tutte le cose sorgono per contrasto”. Eraclito

9 Qualche riflessione “Istituzionalizzazione significa (…) infusione di valore” riconosciuto all’interno e all’esterno, “che si fonda probabilmente in origine sull’apprezzamento dei comportamenti e delle prestazioni, ma che si sposta poi gradatamente sulla mera esistenza di essa. Così le istituzioni, per il fatto stesso di esserci, contano, sono importanti. Soddisfano i bisogni di dipendenza, di affiliazione, di appartenenza. Servono come terreno di sviluppo di strategie personali e di gruppo. All’interno del contesto sociale rassicurano. Sono un punto di riferimento per i comportamenti individuali e collettivi” (Romei P. 2000, pp ) “Le organizzazioni diventano istituzioni anche in quanto sviluppano una propria liturgia” (Romei P. 2000, pp )

10 Qualche riflessione (1)
Quali sono le conseguenze di un’organizzazione istituzionalizzata? non ha funzione strumentale; la sua esistenza diventa fine a sé stessa; non sono i risultati concreti, bensì il formale rispetto delle regole e delle procedure spersonalizzazione delle strutture e dei comportamenti, svalorizzazione dell’atto umano enfatizzazione mezzi e regole formali che consentono all’istituzione di esprimersi e di manifestarsi e rappresentano potenti mezzi d’integrazione sociale ferrea osservanza dei criteri di imparzialità e di impersonalità che contribuisce a rafforzarne il valore mitico

11 Qualche riflessione (2)
… La funzione di “integrazione sociale” può andare in crisi in un contesto altamente complesso … Perchè? Quali le caratteristiche e le esigenze che il ns contesto pone-impone? Progressivo processo di frammentazione del sistema sociale, insorgere di valori, bisogni e istanze diverse ed incompatibili; maggiore richiesta di risultati concreti e rinnovata attenzione all’efficienza e all’efficacia delle prestazioni e dei servizi offerti In un contesto culturale differenziato e complesso, ciò che si pone come problema fondamentale delle istituzioni è l’innovazione. Il cambiamento, infatti, prevede dinamicità ed evoluzione, mentre le istituzioni rappresentano una realtà fortemente statica e burocratizzata, caratterizzata da resistenze, chiusure difensive e incapacità di adattamento nei confronti di qualsiasi intervento innovativo

12 La realtà del nostro tempo: caratteristiche
“Angoscia di fronte ad una libertà che si è incapaci di mantenere, perché non si è stati educati a comprenderla ed utilizzarla” (Crozier 1993) Panta rei Non si può discendere due volte nel medesimo fiume e non si può toccare due volte una sostanza mortale nel medesimo stato, ma a causa dell'impetuosità e della velocità del mutamento essa si disperde e si raccoglie, viene e va. (Eraclito) L’atteso non accade mai, è all’inatteso che il dio apre le porte (Euripide) “[…] Bisogna imparare a navigare in un oceano di incertezze fra alcuni arcipelaghi di certezze” (Morin, 2008, 83-84) Panta rei: Eraclito sostiene che solo il cambiamento e il movimento siano reali e che l'identità delle cose uguali a se stesse sia illusoria. Il panta rei è una conseguenza di polemos (conflitto vs guerra), che regna su tutto, per cui la realtà è frutta della continua tensione degli opposti che si fanno guerra Ciò che si oppone converge, e la più bella delle trame si forma da ciò che diverge, e tutte le cose sorgono per contrasto”. Eraclito -abbiamo scoperto innumerevoli domini di incertezza Problematiche che investono giovani e meno giovani come effetto dei processi di innovazione e cambiamento Morin: “Le scienze ci fanno acquisire molte certezze, ma noi nel corso del XX sec abbiamo scoperto innumerevoli domini di incertezza.. occorre educare menti capaci di affrontare l’inatteso “Il secolo breve” (E.J. Hobsbawm); Tempi accelerati: minuti/secondi, non giorni/ore (Larson 2002) “Possibilità e rischi non limitati” (Zsusa 1993); Società liquida (Bauman 2006) Dalle «certezze» della stabilità alle «possibilità» dell’incertezza (Licciardello, 2008) Dallo “status” all’interpretazione di ruolo

13 Oggettivo-relazionale Soggettivo-relazionale
Possibili chiavi di lettura Oggettivo-relazionale “sistema di ruoli e di norme sociali interrelati, organizzato intorno al soddisfacimento di un importante bisogno (o funzione sociale). I ruoli sociali e le norme contemplate nell’istituzione definiscono il comportamento corretto e atteso orientato al soddisfacimento del bisogno sociale. […] Le istituzioni comunemente definite sono l’istituzione familiare, l’istituzione economica, l’istituzione educativa, l’istituzione politica, l’istituzione religiosa, etc.” (Theodorson & Theodorson (1969), (tr.it.),, p.243) Soggettivo-relazionale "le istituzioni sono anzitutto presenti nell'immaginario"(Lourau, (1970) p.119) Social psychology would be better renamed "psychology of social institutions" which would define the "content and method of explanation to be used by this most fundamental of social sciences" (Judd (1925), pp )

14 L’evoluzione del concetto
“Il senso del concetto di istituzione si è profondamente modificato da quasi un secolo. Al tempo di Marx (XIX secolo), si intendono per istituzioni, essenzialmente, i sistemi giuridici, il diritto, la legge. Di modo che per il marxismo, le 'istituzioni' e le 'ideologie' sono le 'sovrastrutture' di una società data, le cui 'infrastrutture' sono le forze produttive e i rapporti di produzione. Successivamente, in una seconda fase, il concetto assume un'importanza centrale in sociologia con la scuola francese. All'inizio del XX secolo Durkheim e la sua scuola definiscono la sociologia come “scienza delle istituzioni”. Oggi, infine, siamo entrati, con lo strutturalismo in una nuova fase che conduce ad una profonda elaborazione del concetto, in connessione con le pratiche istituzionali che si sviluppano nel campo della psichiatria, della pedagogia e della psicosociologia. Una nuova definizione delle istituzioni è in via di elaborazione” (Lapassade G.(1970 [1974]), p.122) Strutturalismo=approccio psicologico inaugurato da W. Wundt, in Germania, e proseguito, negli U.S.A., dal suo allievo E.B. Titchener. Unanimemente riconosciuto come il primo modello di psicologia sperimentale, in quanto adotta le metodiche e le procedure della chimica e della fisica di fine 1800, quali il laboratorio e il metodo galileiano, al fine di dare una impronta scientifica alla psicologia. Secondo Titchener, la psicologia deve analizzare la struttura della mente, che sarebbe formata da tanti elementi che la compongono come un mosaico di sensazioni, emozioni, concetti. che vanno analizzati. Elementarismo, secondo cui a psiche è la "sommatoria" di elementi semplici di base: affetti, sensazioni, emozioni, etc.

15 Gli approcci teorici fondamentali: L’orientamento sociologico-I
Durkheim: le Istituzioni come fondamento della società "la grande differenza tra la società degli animali e la società degli uomini è che, nelle prime, l'individuo è governato esclusivamente dal di dentro, dagli istinti, mentre le società umane presentano un fenomeno nuovo, di natura specifica, che consiste nel fatto che alcune maniere di agire sono imposte o almeno proposte dal di fuori all'individuo e si aggiungono alla natura che gli è propria; tale è il carattere delle "istituzioni" (nel senso lato del termine). Esse si incarnano negli individui delle generazioni successive senza che questa successione interrompa la continuità“ (Durkheim E., Societè, in Lalande Paris, p.1002).

16 Gli approcci teorici fondamentali: L’orientamento sociologico-II
Goffman: le Istituzioni totali-caratteristiche a)Luoghi fisici: "e istituzioni nel senso comune del termine sono luoghi, locali o insieme di locali, edifici, costruzioni, dove si svolge con regolarità una certa attività“(Goffman, 1961, [1968, p.33]). b)Influenza psicologica e culturale: "Ogni istituzione si impadronisce di parte del tempo e degli interessi di coloro che da essa dipendono, offrendo in cambio un particolare tipo di mondo: il che significa che tende a circuire i suoi componenti in una sorta di azione inglobante" “(Goffman, 1961, [1968, pp.33/34]). c)Carattere globalizzante e impedimento allo scambio: "Questo carattere inglobante o totale è simbolizzato nell'impedimento allo scambio sociale e all'uscita verso il mondo esterno, spesso concretamente fondato nelle stesse strutture fisiche dell'istituzione: porte chiuse, alte mura, filo spinato, rocce, corsi d'acqua, foreste o brughiere “(Goffman, 1961, [1968, p.34]).

17 Gli approcci teorici fondamentali: L’orientamento sociologico-III
Goffman: le Istituzioni totali-Tipologie Primo le istituzioni nate a tutela di incapaci non pericolosi (istituzioni per ciechi, vecchi, orfani o indigenti). Secondo, luoghi istituiti a tutela di coloro che, incapaci di badare a se stessi, rappresentano un pericolo --anche se non intenzionale-- per la comunità (sanatori per tubercolotici, ospedali psichiatrici e lebbrosari). Il terzo tipo di istituzioni totali serve a proteggere la società da ciò che si rivela come un pericolo intenzionale nei suoi confronti, nel qual caso il benessere delle persone segregate non risulta la finalità immediata dell'istituzione che li segrega (prigioni, penitenziari, campi di concentramento). Quarto, le istituzioni create al solo scopo di svolgervi una certa attività, che trovano la loro giustificazione sul piano strumentale (furerie militari, navi, collegi, campi di lavoro, piantagioni coloniali e grandi fattorie, queste ultime guardate naturalmente dalla parte di coloro che vivono nello spazio riservato ai servi).

18 (Continua) Infine vi sono le organizzazioni definite come "staccate dal mondo" che però hanno anche la funzione di servire come luoghi di preparazione per religiosi” (Goffman, 1961, [1968, p. pp.35/38]). (abbazie, monasteri, conventi ed altri tipi di chiostri) Tra le caratteristiche che accomunano, pur nella loro diversità, le varie categorie di istituzioni totali, Goffman individua: l'"organizzazione burocratica" della vita quotidiana degli "internati" (in tutte le sue sfere: sonno, divertimenti, lavoro) e la distinzione fondamentale, la cultura e il clima di separatezza, tra questi e lo "staff di controllo“

19 Suggestioni sul carattere globalizzante delle istituzioni
“Nulla è più facile del continuare a percorrere vie infantili o di farvi ritorno”. (Jung, vol.10-2, 315) “Costringeremo gli uomini a lavorare, ma nelle ore di tempo libero organizzeremo la loro vita come un giuoco infantile con canti e cori e danze innocenti” (Dostoevskij, I Fratelli Karamazov) “Con l’espressione si dovrebbe purtroppo non si ottiene niente”. (Jung, vol.11, 467)

20 Suggestioni sul carattere globalizzante delle istituzioni
Le istituzioni, le sue ‘mura’, prima che essere fuori, sono dentro di noi, rappresentano la ns rassicurante ‘gabbia’. “La gabbia è illusione di sicurezza definitiva. Basta revisionare la grammatica e cancellare dai verbi il tempo futuro e i modi congiuntivo e condizionale: tempo e modi che contengono in sé progetti, speranze e timori e che sono caratteristici dell’homo sapiens -l’unico animale che dispone dei mezzi per modificare il proprio mondo attraverso le subordinate ipotetiche (G.Steiner)- sottraendosi così al dispotismo dei fatti” (Quaglino & Romano, 2005).

21 Gli approcci teorici fondamentali: L’orientamento socio-analitico
Jacques: Istituzioni come meccanismi di difesa Jacques individua l’origine “dell'Istituzione (intesa come organizzazione sociale) nell'esigenza (inconscia) degli individui di costituirsi in associazione per difendersi dalle angosce paranoidali e depressive; le istituzioni, così costituite, verrebbero poi inconsciamente utilizzate dagli individui, come meccanismi di difesa, contro le angosce psicotiche ” (Jacques, 1955,[1977, p.245]).

22 Jacques: Istituzioni adeguate Vs inadeguate
“istituzioni “adeguate” o socialmente unificanti” facilitano le “relazioni normali fra gli individui, e agevolano il collegamento mediante relazioni sociali dirette, attraverso le quali si raggiunge la più ampia rete circostante di istituzioni: tutto ciò genera sentimenti di fiducia e di credibilità” ” (Jacques, 1955,[1977, p.15]). “ist. “inadeguate” o alienanti”: “vanno contro la natura umana e allontanano gli individui dalle loro società. Sono istituzioni generatrici di tensioni psichiche, perché invece della fiducia e della confidenza alimentano la diffidenza e indeboliscono i legami sociali. (Ibidem).

23 L’orientamento psico-analitico Carli: pulsioni e rapporto oggettuale
Premessa: il comportamento umano, sul piano individuale e sociale, non è totalmente comprensibile nell'ambito della razionalità, intesa come tendenza a perseguire un esito ottimale della scelta comportamentale. Cosa si intende per istituzione? “Chiamiamo "istituzione" quella particolare modalità relazionale che, nell'ambito di ogni struttura sociale, viene collusivamente assunta dalle sue componenti al fine di garantire la reciprocità affettiva al suo interno, o in altri termini, al fine di regolare l'aggressività intrapsichica che renderebbe impossibile, se non fossero, "istituite" delle strutture relazionali di controllo, quell'interazione produttiva che costituisce il fine di ogni struttura sociale, considerata nel suo versante organizzativo”(Renzo Carli, 1982, p.80)

24 Carli: Istituzioni e reciprocità affettiva
"Si può, quindi, affermare che la dinamica del rapporto oggettuale, ed in particolare quell'aspetto di tale rapporto che regola la reciprocità affettiva nell'ambito delle relazioni sociali, costituisce una specifica problematica che gli attori delle strutture sociali debbono affrontare al fine di rendere possibile la loro convivenza all'interno delle strutture stesse. La psicoanalisi, in particolare, ha individuato come, nei processi di adattamento dell'uomo all'ambiente, intervenga un duplice ordine di pulsioni, ed ha approfondito la complessa dinamica che le due pulsioni (di vita e di distruzione) condizionano. Le vicissitudini delle pulsioni, peraltro, influenzano anche la dinamica dei rapporti sociali, assolvendo a funzioni molto importanti in tale ambito. In particolare esse presiedono al rapporto oggettuale, vale a dire al legame positivo che ciascuno instaura con quelle componenti ambientali percepite come "buone", ed al rifiuto aggressivo delle altre percepite come "cattive"; si tratta di quello schema "amico-nemico", fondamentale ai fini della sopravvivenza degli esseri viventi, che nell'uomo assume connotazioni del tutto particolari (R. Carli, 1982, p.80).

25 Carli: Istituzioni e stabilità dell’organizzazione
Istituzione come “processo collusivo, fantasmatico, di simbolizzazione affettiva mutua tra i membri della struttura sociale, volta a instaurare un assetto inconscio della relazione fondato sulla reciprocità” (Renzo Carli, 1982) “dimensioni culturali e normative che attraversano l’organizzazione trasformativa, ne tutelano la regolarità e l’efficacia, ne rendono possibile la realizzazione. [le istituzioni sono] elementi funzionali al processo organizzativo entro cui si realizza la trasformazione, il cui obiettivo è quello di rendere stabile l’organizzazione, di consentirne un’estensione nel tempo, di conferire ad essa uno spessore astorico, di sottrarla quindi ai processi di cambiamento che la storia inevitabilmente realizza” (Renzo Carli, 1982, 51)

26 Carli: Istituzioni tra formazione e repressione
“Con le istituzioni formative si persegue un obiettivo di trasmissione culturale dei valori e dei nodelli di comportamento che consentiranno ai singoli un inserimento a-conflittuale nell’ambito delle organizzazioni di produzione, e una partecipazione alla trasformazione adeguata al modello progettuale che la direziona.” “Nella società attuale la partecipazione alle organizzazioni trasformative sembra prevalentemente fondata su modalità il cui referente è l’istituzione nella sua declinazione formativa. La famiglia e la scuola sono le due “agenzie di socializzazione” il cui obiettivo è la formazione dell’individuo al suo operare nell’organizzazione. […]”(Renzo Carli, 1982, 53) “La repressione, di contro, sembra potersi esprimere solo in termini negativi, quale impedimento o sospensione dell’azione trasformativa” (Renzo Carli, 1982, 53)

27 La scuola come Istituzione: alcune riflessioni
Dinamiche istituzionali e scolarizzazione Le dinamiche collusive delle Istituzione, possono concorrere “[…] se applicate all'istituzione scuola, a spiegare il comportamento di "rifiuto" dell’esperienza scolare, o i tentativi di "squalifica" della stessa (si "perde tempo", è fatta per chi non vuol "lavorare", per i "deboli", o per i "bambini", etc.), da parte di chi rispetto a tale esperienza sente in qualche modo di "essere" o di "essere considerato" (il che per il paradigma di Mead è lo stesso) "inadatto", oppure, avverte l'esperienza come inadatta a se stesso, al proprio modo di essere, al tipo di aspirazioni personali. Sul piano dell'"istituzione" personale (ma un sostegno in tal senso verrebbe anche dall'"istituito" dei genitori) si tratterebbe, in questi termini, di un gioco complesso di rifiuto delle esperienze percepite come "cattive" e come "nemiche", in funzione della salvaguardia delle parti "buone" di sè, ovvero degli aspetti positivi del Self.“ (Licciardello, 1990, pp..261/262)

28 Istituzioni ed esclusione
In termini di dinamica dell'istituzione, questo fenomeno risulterebbe collusivamente funzionale al controllo dell'aggressività, sia degli utenti "estraniati", che diversamente si ribellerebbero, sia dei docenti e della burocrazia, che vedono riconosciuto il loro potere e possono facilmente liberarsi del problema rappresentato da una utenza "inadatta". Si tratterebbe, però, di una dinamica utile al funzionamento dell'istituzione scolastica, ma per la quale finirebbero oggettivamente con il risultare perdenti proprio i più deboli: una dinamica, cioè, funzionale alla razionalizzazione dei meccanismi di esclusione “ (Licciardello, 1990,pp.261/262)

29 Gli istituiti dell’istituzione: conseguenze
“Fondamentalmente, gli istituiti prevalenti relativi alla scuola sono ancora quelli che le assegnano una funzione selettiva, piuttosto che promozionale. Basti pensare, ad es., che, mentre si pretende l'integrazione dei soggetti portatori di handicap, di fatto gli iter previsti sono ancora quelli tradizionali: scrutini e suddivisione in anni scolastici, promozione dei soggetti alla classe superiore o bocciatura, etc. Non esiste, ad es., la possibilità che un soggetto possa, seguendo i suoi ritmi di apprendimento, impiegare due anni per compiere il percorso formativo normalmente previsto per un anno. L'unica possibilità è bocciarlo, nel qual caso finirà con il ricominciare il percorso in questione, piuttosto che, invece, utilizzare il secondo anno per continuare lo svolgimento del lavoro. In realtà ciò potrebbe realizzarsi se venisse realizzata la progettazione educativa per classi aperte sia in parallelo che in verticale. In sua assenza, alla fine di ogni anno scolastico il problema viene affrontato in termini di bocciatura si o bocciatura no, senza molti riferimenti al lavoro effettivamente svolto ed al tipo di apprendimenti che il ragazzo ha maturato nei suoi anni scolastici. La soluzione, adottata, in questi termini, è sempre e necessariamente una soluzione più di tipo burocratico/formale che di tipo didattico e psicopedagogico” (Licciardello, 1990, p.257).

30 (Continua) Al di là delle motivazioni ufficiali che supportano la decisione di "promozione", o viceversa, di "bocciatura", (falsamente democratico/ pietistiche nel primo caso, falsamente pedagogico/garantiste nel secondo caso) il soggetto finirà, almeno nella gran parte dei casi, con lo sprecare del tempo, con lo strutturare sentimenti e vissuti di inadeguatezza e atteggiamenti negativi nei confronti di una realtà che non presenta (per lui) le condizioni minimali per produrre realmente ed imparare, e rispetto alla quale i sentimenti di reciprocità vertono facilmente sull' estraneità”. (Licciardello, 1990, p p.257/258).

31 L’istituzionalizzazione come processo di tipizzazione oggettivante
L’orientamento socio-psicologico L’istituzionalizzazione come processo di tipizzazione oggettivante “l'istituzionalizzazione ha luogo dovunque vi sia una tipizzazione reciproca di azioni consuetudinarie da parte di gruppi di esecutori [...]: ogni simile tipizzazione è un’istituzione. (Le istituzioni) sono accessibili a tutti i membri del particolare gruppo in questione” (Berger e Luckmann,1966 [1969] pp.86/87). “Tutti i problemi sono comuni, tutte le soluzioni a questi problemi sono socialmente oggettivate, e tutte le azioni sociali sono socialmente istituzionalizzate” (Ibiem, p.122). “[...] le istituzioni, inoltre, per il fatto stesso della loro esistenza, controllano la condotta umana fissandole modelli prestabiliti, che la incanalano in una direzione anziché in un'altra delle molte che sarebbero teoricamente possibili” (Ibidem, p.87) .

32 2.4.2-Oggettivazione del mondo istituzionale e ruolo del linguaggio
2.4.L’orientamento socio-psicologico 2.4.2-Oggettivazione del mondo istituzionale e ruolo del linguaggio “Un mondo istituzionale, dunque, appare all’esperienza come una realtà oggettiva […] C’era prima che fosse nato, e ci sarà dopo la sua morte. […] l’oggettività del mondo istituzionale, per quanto massiccia possa apparire all’individuo, è un’oggettività umanamente prodotta e costruita. […] la biografia dell’individuo è percepita come un episodio collocato all’interno della storia oggettiva della società” (Ibidem, p.95). “Il linguaggio rende oggettive e accessibili a tutti le esperienze comuni all’interno della comunità linguistica, divenendo così la base e al tempo stesso lo strumento della cultura collettiva” (Ibidem, p.97).

33 Oggettivazione del mondo istituzionale e ruolo del linguaggio
L’orientamento socio-psicologico Oggettivazione del mondo istituzionale e ruolo del linguaggio Domanda: Qual è la “densità” del processo di istituzionalizzazione e da cosa dipende? -Creazione di sub-universi di significato “Il numero e la complessità sempre crescenti dei sub-universi li rendono sempre più inaccessibili agli estranei. Diventano settori esoterici, ‘ermeticamente sigillati’. Esempio: Non è sufficiente costruire un sub-universo esoterico di medicina; il pubblico profano deve convincersi che questo è giusto e benefico.” (pp )

34 Oggettivazione del mondo istituzionale e ruolo del linguaggio
L’orientamento socio-psicologico Oggettivazione del mondo istituzionale e ruolo del linguaggio E’ l’oggettivizzazione della realtà che accomuna i sub-universi. Il soggetto, in quanto produttore di tipizzazioni, tratta, pensa e vede la realtà sociale come “cosa” esterna alla sua azione. “La reificazione implica che l’uomo è capace di dimenticare di essere lui stesso autore del mondo umano e inoltre che la dialettica tra l’uomo, il produttore ed i suoi prodotti, scopare dalla coscienza. Il mondo reificato è, per definizione, un mondo disumanizzato”. (p.136)

35 Tipizzazioni della condotta e “apprendimento” dei ruoli sociali
L’orientamento socio-psicologico Tipizzazioni della condotta e “apprendimento” dei ruoli sociali “I ruoli appaiono non appena comincia a formarsi un comune bagaglio di conoscenze che contengono tipizzazioni reciproche della condotta […] ogni condotta istituzionalizzata implica dei ruoli. […] L’acquiescenza o meno di fronte alle norme dei ruoli socialmente definiti cessa di essere facoltativa. […] Per apprendere un ruolo non è sufficiente acquisire gli strumenti meccanici immediatamente necessari al suo adempimento esterno: bisogna anche essere iniziati ai vari strati conoscitivi e anche affettivi del corpo di conoscenze che è direttamente e indirettamente appropriato a quel ruolo” (Ibidem, pp.114/118) I ruoli danno consistenza ed esistenza alle istituzioni, essi “rappresentano l’ordine istituzionale” (p.115)

36 Istituzionalizzazione, identificazione dell’Io e «distanza di ruolo»
L’orientamento socio-psicologico Istituzionalizzazione, identificazione dell’Io e «distanza di ruolo» “l'istituzionalizzazione ha conseguenze molto importanti per l'esperienza di se stessi. Nel corso dell'azione c'è una identificazione dell'io con il senso oggettivo dell'azione; l'azione che determina, per quel momento, l'autopercezione dell'attore, e agisce così nel senso oggettivo che è stato socialmente attribuito all'azione. Sebbene continui ad esservi una marginale consapevolezza del corpo e di altri aspetti dell'io non direttamente coinvolti nell'azione, l'attore, in quel momento, percepisce se stesso essenzialmente nell'identificazione con l'azione socialmente oggettivata... Non è difficile vedere che, quando queste oggettivazioni si accumulano, un intero settore di autocoscienza è strutturato nei loro termini” (Ibidem, p.112) “il soggetto agente si identifica con le tipizzazioni socialmente oggettivate della condotta in atto, ma ristabilisce le distanze da esse quando riflette più tardi sulla propria condotta” (Ibidem, p.113) Da cosa dipende, dunque, la “distanza di ruolo”?

37 Suggestioni: Ruolo sociale-“Maschera”-Distanza di ruolo
Dietro la maschera nasce poi la cosiddetta vita privata. C.G.Jung, vol.7, 192. C’è della gente che crede davvero d’essere ciò che rappresenta Ibidem Cos’è la “maschera”? (similitudini possibili con le dinamiche teatrali) La maschera rappresenta il modo che ha l’individuo per proporsi, in modo socialmente accettabile, da Persona collettivamente conveniente, alla società. E’ il ruolo imposto dalla società L’identificazione con essa è tale che l’i. dimentica il proprio mondo interno -Secondo Jung, la società esige che ogni individuo rappresenti il meglio possibile la sua parte l'individuo sceglie di proporsi di fronte alle richieste del mondo esterno attraverso una maschera. La maschera che l'individuo sceglie di indossare gli permette di costruirsi come Persona collettivamente conveniente (ovvero, socialmente accettata), ma quanto più il mondo esterno porta l'individuo a identificarsi con la maschera che propone, -Riflessioni sulla crisi dell’identità e la conseguente adesione totale ai ruoli e alle aspettative sociali G.H. Mead a proposito del rapporto Io/Me

38 L’istituzionalizzazione come processo di tipizzazione oggettivante
L’orientamento socio-psicologico L’istituzionalizzazione come processo di tipizzazione oggettivante Consuetudinarietà Per consuetudinarietà si intendono le azioni ripetute frequentemente secondo uno schema fisso e via via riproducibile (le tipizzazioni), in modo tale che l’individuo, economizzando le risorse, non debba ridefinire ogni volta la situazione e che ciascuno sia in grado di prevedere le azioni dell’altro

39 Oggettivazione del mondo istituzionale e ruolo del linguaggio
L’orientamento socio-psicologico Oggettivazione del mondo istituzionale e ruolo del linguaggio Le istituzioni: sono incipienti in ogni interazione sociale durevole, controllano la condotta umana (modelli prestabiliti), sono un prodotto umano, ma si presentano come esistenti al di sopra e al di là degli individui, si manifestano come dotate di una realtà loro propria, si trasmettono, rafforzando il sentimento di realtà dell’individuo.

40 Oggettivazione del mondo istituzionale e ruolo del linguaggio
L’orientamento socio-psicologico Oggettivazione del mondo istituzionale e ruolo del linguaggio Il linguaggio: spiega e giustifica il mondo istituzionale, è lo strumento di legittimazione, è considerato un universo condiviso di simboli, è strumento della cultura collettiva, che viene appresa dalle nuove generazioni durante la socializzazione stessa.

41 Gli approcci teorici fondamentali: L’orientamento istituzionale: G
Gli approcci teorici fondamentali: L’orientamento istituzionale: G. Lapassade Georges Lapassade, psicosociologo, etnologo e pedagogista francese, attraverso soprattutto la sua esperienza all’interno dell’istituzione universitaria in qualità di professore, con René Lourau, è il fondatore dell’Analisi Istituzionale “[…] l’oggetto dell’analisi istituzionale altro non è che l’insieme della struttura sociale (e delle sue istanze), ma in quanto essa si manifesta e si nasconde al tempo stesso nelle sue istituzioni” (Lapassade G. 1969, Procès de l’Université, ed.it. 1976, p. 115)

42 L’orientamento istituzionale: G. Lapassade
Da cosa nasce l’interesse per le istituzioni? “Ciò che bisogna rimproverare alla burocrazia e ai burocrati è, prima di tutto, di alienare fondamentalmente gli esseri umani, togliendo loro il potere di decisione, l’iniziativa, la responsabilità dei loro atti, la comunicazione: è, in altri termini, di privarli delle loro attività specificatamente umane” (Lapassade G. 1967, Groupes, Organisations et Institutions, ed. it. 1974, p. 125) Diffusione del Fenomeno burocratico L’alienazione dell’uomo

43 L’orientamento istituzionale: G. Lapassade
L’Autore descrive la burocratizzazione della società come un processo che si svolge in tre fasi: fase A quella della società industriale e capitalista del XIX secolo, in cui il problema della burocrazia all’interno delle organizzazioni ancora non si pone; fase B caratterizzata dalla burocratizzazione delle grandi aziende industriali e dalla presa di coscienza da parte delle scienze sociali della problematicità di questo fenomeno, nascono così la sociologia industriale e la psicosociologia che intraprendono la critica della burocrazia e ricercano metodi di trattamento; fase C in cui la gestione burocratica perde la sua rigidità, sconvolge le proprie caratteristiche tradizionali, praticando la dinamica di gruppo, cercando di gestire il cambiamento, di promuovere la partecipazione e di sfruttare a proprio vantaggio l’idea di autogestione affidando alla psicosociologia dei gruppi e alla sociologia dell’organizzazione il compito di facilitare il passaggio dalla fase B alla fase C.

44 L’orientamento istituzionale: G. Lapassade
“[…] Lapassade indica nell’istituzione una dimensione che ‘attraversa’, condiziona e regola sia i gruppi che le organizzazioni. Una più precisa definizione del termine si ha quando l’A. propone l’ipotesi che l’istituzione sia l’equivalente, nel campo sociale, di ciò che è l’inconscio nel campo psichico. In altri termini, l’istituzione è l’inconscio politico della società” (R.Carli, 1970, p.IX). L’istituzione è, dunque, un fenomeno nascosto, una dimensione che permea i gruppi e le organizzazioni e che ne caratterizza il funzionamento latente o inconscio, e si situa ad ogni livello

45 L’orientamento istituzionale: G
L’orientamento istituzionale: G. Lapassade Ruolo repressivo ed omologante Le Istituzioni: riproducono l’ordine costituito, bloccano le contraddizioni interne, inducono all’accettazione incondizionata e permettono la diffusione dell’ideologia dominante. Il carattere repressivo, la fissità e l’immutabilità che appaiono come caratteristiche ineluttabili, in realtà, sono le conseguenze di una sorta di “naturalizzazione” delle istituzioni, come la definisce Lapassade, un meccanismo grazie al quale esse, prodotte dalla storia, finiscono per sembrare fisse ed eterne, sorrette da valori fondanti ritenuti a-storici ed invariabili Solo una forma avanzata di “lotta politica” può rimuovere i blocchi istituzionali, rendendo visibile la contingenza delle istituzioni.

46 “il termine istituzione ha: “un doppio significato. Esso significa:
L’orientamento istituzionale: G. Lapassade Istituzione come “dato” e come “atto” “il termine istituzione ha: “un doppio significato. Esso significa: a) “un dato: un istituzione è un sistema di norme che strutturano un gruppo sociale, regolano la sua vita e il suo funzionamento; b) un atto; come dice l'espressione: 'istituzione' dei bambini nel senso di: educazione. Istituire significa fare entrare nella cultura” (1967 [1974], p.179)

47 L’orientamento istituzionale: G. Lapassade Istituzione dato e atto
Fine dell’analisi istituzionale è la rivelazione dell’origine culturale di ogni istituzione L’insieme degli aspetti culturali su cui si fonda “il dato”, però, non si rivela attraverso un’osservazione diretta, né tramite un’analisi puramente teorica, ma tramite un “analyseur”. L’analizzatore può essere un gruppo che favorisce l’analisi dell’istituzione, svelando una verità sociale o una situazione fino a quel momento nascosta o poco conosciuta. L’analizzatore aiuta a smascherare una relazione sociale istituzionalizzata, consentendo di capire quali sono gli obiettivi reali che una determinata realtà persegue, e quali le vere concezioni di fondo che la caratterizzano al di la dei principi e degli scopi dichiarati e palesi.

48 L’orientamento istituzionale: G
L’orientamento istituzionale: G. Lapassade Dominio pedagogico e dominio burocratico “Il modello di dominio pedagogico anticipa e contiene il modello di dominio burocratico, esso ne è la giustificazione profonda; se gli individui non avessero sperimentato, durante tutta la loro infanzia, il modo di dominio pedagogico, essi non accetterebbero mai il modo di dominio burocratico, esso apparirebbe loro come la peggiore delle alienazioni” (Lapassade G. (1970) [tr. it. 1974] p. 129) La promozione del cambiamento sociale passa attraverso un’azione che si fonda sui processi educativi, sul cambiamento della scuola

49 L’orientamento istituzionale: G
L’orientamento istituzionale: G. Lapassade Dominio pedagogico e dominio burocratico In ambito pedagogico, e all’interno della classe, occorre distinguere tra: Le istituzioni interne: la dimensione strutturale e prestabilita degli scambi pedagogici e l’insieme delle tecniche istituzionali che vengono utilizzate in classe; le istituzioni pedagogiche esterne: programmi, regolamenti, gruppo scolastico di cui la classe fa parte Funzionamento gerarchico della burocrazia pedagogica: decisioni fondamentali (programmi, istruzioni, ecc.) prese al vertice e poi diffuse per via gerarchica fino alla base del sistema (gli insegnanti, gli allievi), per cui gli insegnanti non partecipano al sistema di autorità che si ferma al livello dell’amministrazione: “Nella pedagogia tradizionale queste istituzioni si impongono, nella classe, come un sistema non suscettibile di essere messo in discussione. Esso costituisce il quadro necessario della formazione, il cui supporto è considerato indispensabile. In opposizione a questa concezione delle istituzioni, proponiamo di chiamare pedagogia istituzionale una pedagogia nella quale le istituzioni sono degli strumenti la cui struttura può essere cambiata. Nell’autogestione pedagogica, gli allievi sono istituenti a livello delle istituzioni interne” (ibidem, p.123)

50 Da cosa è rappresentato tale contesto istituzionale?
L’orientamento istituzionale: G. Lapassade Dominio pedagogico e dominio burocratico La possibile realizzazione di queste nuove forme di gestione passa attraverso la presa di coscienza che i rapporti d’insegnamento si pongono sempre all’interno di un contesto istituzionale che ne costituisce il contenitore Da cosa è rappresentato tale contesto istituzionale? E come è possibile attuare un cambiamento?

51 L’orientamento istituzionale: G
L’orientamento istituzionale: G. Lapassade Il cambiamento dell’istituzione scolastica: livelli e dinamiche 1)"esiste una realtà chiamata classe, che si distingue dall' 'allievo' astratto e anonimo situato fuori da ogni contesto sociologico. Questa classe è una realtà istituzionale, essa è organizzata dall'esterno da un'amministrazione burocratica; 2)questa classe costituisce, lo si voglia o no, un 'gruppo' che riceve abitualmente le proprie 'istituzioni interne' da un 'amministratore' che è il professore, il quale decide di un'organizzazione, di un progresso, di leggi, di una disciplina, ecc. Se si vuole ad ogni costo rendere agli allievi il loro 'potere di decisione', non si può ignorare l'esistenza di un tale gruppo e il fatto che da una parte si producono numerose interazioni tra i membri di questo gruppo e dall'altra, le decisioni non possono essere prese (de facto) dagli individui isolati, considerati come altrettante libertà indipendenti. In altre parole esiste una dimensione sociale del problema pedagogico" (Ibidem, pp.136/137)

52 2. 4. L’orientamento istituzionale: G. Lapassade 2. 4. 4
2.4.L’orientamento istituzionale: G. Lapassade Il cambiamento dell’istituzione scolastica: livelli e dinamiche Una pedagogia democratica, caratterizzata da rapporti umani non burocratici, può essere attuata soltanto in termini di processo e attraverso modalità adeguate al contesto nel quale si svolge, non basta, infatti, la sola volontà del docente, giacché il cambiamento è un fatto relativo alla dinamica della dimensione istituzionale

53 L’orientamento istituzionale: G
L’orientamento istituzionale: G. Lapassade Il cambiamento dell’istituzione scolastica: autorità e cambiamento "Il professore è istituzionalmente un 'burocrate' nella sua classe, poiché egli è incaricato di prendere delle decisioni e di imporre la sua concezione pedagogica. Se vuole cambiare di sua iniziativa il proprio statuto e diventare non direttivo, deve prendere delle precauzioni perché resta istituzionalmente (da parte dell'istituzione esterna) legato ad un altro statuto. … dunque come può fare? Non può innocentemente, e come se niente fosse, mettersi a fare 'come se' il vecchio statuto non esistesse. Bisogna che proprio egli stesso distrugga la sua autorità, che si neghi in prima persona come burocrate. Ciò non è facile, perché gli allievi stessi hanno la tendenza a considerarlo come tale e aspettano che egli si comporti come tale (anche se ne soffrono)“ (Ibidem, pp.136/137)

54 Gli approcci teorici fondamentali: L’orientamento istituzionale-IV
2.4.2.Lourau: istituente e istituito “Le istituzioni sono presenti nell’immaginario” (Lourau, 1970, p.119) Così, cambiare le istituzioni significa, sostanzialmente, modificare le basi culturali e relazionali. “La scuola ha come funzione di preparare alla vita professionale, di fornire una cultura generale, etc.; ma anzitutto ha per funzione di far interiorizzare le norme ufficiali del lavoro sfruttato, della famiglia cristiana, dello Stato borghese. A scuola si impara così a interiorizzare il modello della fabbrica. A scuola, e in fabbrica, si impara a "inchinarsi" davanti ai superiori e dopo, se capita, si impara un mestiere” (Ibidem, pp.13/14) L’A., in modo specifico, parla di “reinvenzione” delle forme sociali: “perché non esistono mai nella storia invenzioni pure e semplici e perché ci sono periodi di oblio - più o meno lunghi - che danno (solo) l'impressione di scoprire nuove forme sociali di ribellione che invece sono sempre esistite” (Lourau R., 2000).

55 (continua) “La corrente istituzionalista ha messo l'accento, fin dalle sue origini, sul rapporto antagonista tra l'istituente e l''istituito', sui processi attivi di istituzionalizzazione” (Ibidem 1970, pp.119) In tal senso, Lourau distingue due forme di cambiamento: la “rivoluzione” e la “riforma”. “rivoluzioni omologate”: si assiste ad una sorta di rinnegamento, programmato ed orchestrato, del progetto rivoluzionario iniziale: vale a dire che, ogni nuovo “istituente”, che implica uno sconvolgimento degli istituiti e che si determina attraverso rivoluzione, conduce alla cristallizzazione del nuovo istituente in istituito. Viceversa, il cambiamento che avviene attraverso riforma implica un processo più lento, più complesso ma anche più profondo e dinamico, che passa attraverso le persone e le culture specifiche.

56 Suggestioni sul carattere ambivalente delle cose
“Solo il paradosso è capace di abbracciare, anche solo approsimativamente, la pienezza della vita” (C.G.Jung, vol.12, p.20) “La vita è folle e significante” (Jung) Che cosa fa il tardo novembre / Coi turbamenti di primavera, Le creature della calura, /E i bucaneve schiacciati dai piedi E i rampicanti che s’alzano troppo, Di rosa in grigio, e rovesciano giù / Rose tardive piene di neve? (T. S. Eliot, 1973, Opere, Bompiani, Milano, 491) -Natura ossimorica dell’uomo -Visione del mondo unilaterale e rassicurante vs ‘duale’ - ‘senso di colpa’;

57 Istituzioni psichiatriche e malattia mentale: riflessioni di Franco Basaglia
“Una cosa è considerare il problema una crisi, e una cosa è considerarlo una diagnosi, perché la diagnosi è un oggetto, la crisi è una soggettività”. “La follia è una condizione umana. In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione. Il problema è che la società , per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia, invece incarica una scienza, la psichiatria, di tradurre la follia in malattia allo scopo di eliminarla. Il manicomio ha qui la sua ragion d' essere”. L'irrecuperabilità del malato è spesso implicita nella natura del luogo che lo ospita. Ma questa natura non dipende direttamente dalla malattia: la recuperabilità ha un prezzo, spesso molto alto, ed è quindi un fatto economico- sociale più che tecnico-scientifico» (F.Basaglia)

58 Istituzioni psichiatriche e malattia mentale: riflessioni di Franco Basaglia
«Dato il livello ridottissimo delle nostre conoscenze nel campo della malattia mentale (in particolare la schizofrenia, di cui conosciamo le diverse modalità di espressione, ma quasi nulla di ciò che riguarda l'eziologia), non possiamo continuare ad "accantonare" i malati in attesa di raggiungere una più approfondita comprensione di ciò di cui soffrono, aumentandone la sofferenza attraverso la reclusione e la segregazione; tentiamo invece di "accantonare" la malattia come vuota definizione e semplice etichettamento, cercando di creare una possibilità di vita e di comunicazione, tale da consentire insieme l'affiorare e il liberarsi di elementi in grado di darci qualche indicazione per l'indagine futura. Se la malattia resta coperta dalla malattia istituzionale, non si riuscirà ad uscire da questa totale identificazione che ci impedisce ogni possibilità di comprensione.» (Introduzione generale ed esposizione riassuntiva dei vari gruppi di lavori, 1974)

59 Istituzioni psichiatriche e malattia mentale: riflessioni di Franco Basaglia
«Dal momento in cui oltrepassa il muro dell'internamento, il malato entra in una nuova dimensione di vuoto emozionale ([...]); viene immesso, cioè, in uno spazio che, originariamente nato per renderlo inoffensivo ed insieme curarlo, appare in pratica come un luogo paradossalmente costruito per il completo annientamento della sua individualità, come luogo della sua totale oggettivazione. Se la malattia mentale è, alla sua stessa origine, perdita dell'individualità, della libertà, nel manicomio il malato non trova altro che il luogo dove sarà definitivamente perduto, reso oggetto della malattia e del ritmo dell'internamento. L'assenza di ogni progetto, la perdita del futuro, l'essere costantemente in balia degli altri senza la minima spinta personale, l'aver scandita e organizzata la propria giornata su tempi dettati solo da esigenze organizzative che – proprio in quanto tali – non possono tenere conto del singolo individuo e delle particolari circostanze di ognuno: questo è lo schema istituzionalizzante su cui si articola la vita dell'asilo» (F. Basaglia, 1964)

60 Istituzioni psichiatriche e malattia mentale: riflessioni di Franco Basaglia
La follia non è malattia. L'analista deve restare in ascolto dell'altro e spogliarsi d'ogni certezza, per poter far questo, avverte sempre più pressante la necessità di operare una sospensione, una epoché, di tutte le categorie sclerotizzate per poter ridare parola al paziente. Il pensiero esistenziale e fenomenologico eviscerato in questi anni di studio gli dà anche un'altra certezza: non si può trasformare il mondo senza trasformare se stessi, senza esporsi al rischio di diventare altri da ciò che si è. Che cos'è l'istituzione? «Ricordo che circa vent'anni fa sono andato in Inghilterra perché si era avviata in quel paese una grande opera di rinnovamento dei programmi istituzionali, sia nella medicina in generale che nella psichiatria in particolare. Ho visitato molte di queste istituzioni e ho constatato che c'era un differente rapporto tra medico e malato, - un rapporto più libero, meno coercitivo, e mi sembrava di non riuscire più a capire il concetto di istituzione. Lo capivo sì, perché lo avevo studiato, ma il vissuto che avevo sperimentato fino a quel momento, vivendo nelle istituzioni italiane, era molto differente dal concetto di istituzione quale vedevo nelle istituzioni inglesi. Ed ho chiesto, vergognandomi, ad un collega inglese "cosa vuol dire istituzione?". (continua)

61 (dalla pag.precedente)
Lui non sapeva darmi una risposta; si meravigliava molto della mia ineleganza concettuale, - in quanto gli inglesi pensano che i "continentali' siano molto più concettuali, molto più precisi nelle definizioni, mentre loro sono molto pragmatici -, e guardandomi mi rispose in maniera pragmatica: "l'istituzione è... - guardandosi in giro - ...questa", e indicava con le mani. Eravamo nella stanza di un manicomio. Così ho avuto l'illuminazione: l'istituzione in quel momento eravamo noi due, là, in quel posto che era il manicomio. E ho cominciato a capire che tutti i discorsi, che noi facevamo in quel momento, erano discorsi che aprivano o chiudevano questa istituzione che eravamo noi due. Se noi facevamo dei discorsi di apertura, l'istituzione era una situazione aperta; se noi facevamo dei discorsi di chiusura, l'istituzione era un'istituzione chiusa. Questo era il parlare, ma poi c'era anche il fare. Se un'istituzione viene gestita dal suo personale in maniera chiusa, mentalmente e praticamente, l'istituzione è chiusa; se fa l'opposto l'istituzione si apre.» (Lezione/conversazione con gli infermieri nel congedo da Trieste, 1979)

62 LA RAPPRESENTAZIONE DELLA MALATTIA MENTALE: un contributo di ricerca sul campo con addetti ai lavori del Nord e del Sud Italia 1 Gli obiettivi Verificare se vi siano delle differenze nel modo in cui gli operatori che si occupano di malattia mentale, in differenti zone e/o in diverse strutture organizzative che ospitano soggetti affetti da malattia mentale, si rappresentano l’utenza. -studio n.1. sulla base dell’ipotesi secondo cui una diversa appartenenza territoriale veicoli significati e immagini diverse negli attori sociali, abbiamo verificato le possibili differenze tra gli operatori di Comunità Alloggio del Friuli e della provincia di Catania. -studio n.2. sulla base dell’ipotesi secondo cui le caratteristiche dimensionali e organizzative delle strutture che si occupano di malati di mente si riverberino sulla rappresentazione degli utenti, abbiamo verificato le possibili differenze tra operatori che lavorano in Comunità Alloggio e in CTA della provincia di Catania.

63 I Partecipanti La selezione dei partecipanti è avvenuta in modo differente in base al contesto territoriale: -per il Nord, sono state prese in considerazione le 5 Comunità Alloggio del Friuli che fanno capo al DSM di Gorizia, -per il Sud, invece, abbiamo considerato il territorio di Catania. In tale contesto, la realtà specifica appare molto articolata; sono, infatti, presenti 28 Comunità Alloggio (24 nel territorio del calatino), e 17 CTA di cui 1 pubblica. Alla ricerca hanno accettato di partecipare gli operatori di 5 Comunità Alloggio e di 2 CTA (in totale abbiamo contattato 10 CTA, ma di queste solo 2 si sono rese disponibili a collaborare). Il Procedimento Contatto telefonico col responsabile della struttura selezionata, lettera di presentazione del progetto di ricerca e la richiesta di collaborazione. La raccolta dei dati è avvenuta durante l’orario di lavoro, in setting di piccolo gruppo, alla presenza del ricercatore (in Friuli, la stessa è avvenuta in occasione delle riunioni di equipe). A garanzia dell’anonimato, i partecipanti hanno chiuso i questionari compilati in buste bianche e li hanno inseriti in apposite urne.

64 Gli strumenti Un questionario semi-strutturato per la raccolta delle informazioni generali relative ai soggetti del campione (le background questions)[1]. B) Sei domande aperte che propongono libere associazioni in merito a:a) le emozioni nei confronti della malattia mentale; b) le caratteristiche della persona “malata di mente”; c) i pregiudizi più diffusi; d) le condizioni necessarie affinché la famiglia possa svolgere al meglio il proprio ruolo; e) le competenze che dovrebbe possedere l’operatore; f) gli obiettivi cui dovrebbe puntare chi lavora con soggetti “malati di mente”. C) Tre scale di tipo Likert per esplorare la qualità del clima relazionale interno -valutazione livello di soddisfazione per la qualità delle relazioni professionali con a)colleghi e b) responsabile; delle relazioni, in genere, con c) gli utenti. D) Quattro Differenziali Semantici: 1) Sé Attuale (“Io come sono”), 2) Sé Futuro (“Io come sarò”), 3) La persona malata di mente, in generale (out-group), 4) L’operatore di comunità, in generale (in-group).

65 L’elaborazione preliminare
A-Per le libere associazioni, si è proceduto alla chiusura degli items, attraverso l’analisi del contenuto, effettuata, per motivi metodologici, in setting di piccolo gruppo; in sede trattamento statistico dei dati non abbiamo considerato i soggetti che non hanno specificato/fornito alcuna risposta; B-Per le Scale di tipo Likert, si è provveduto a effettuare il calcolo dei valori medi; C-Per i Differenziali Semantici (D.S.), si è proceduto al calcolo dell’indice di affidabilità per ciascuno dei fattori considerati: “Sé Attuale” (Alpha di Cronbach= .88), “Sé Futuro” (Alpha di Cronbach= .92), “Out-group”(Alpha di Cronbach= .86) e “In-group” (Alpha di Cronbach= .95); successivamente abbiamo effettuato il calcolo dei valori medi di ciascuno degli stessi e delle Distanze Euclidee tra i valori dei D.S. considerati. Le variabili considerate 1)Area geografica (Friuli Vs Sicilia, nel caso dello studio n.1), 2)Tipo di struttura (Comunità Alloggio Vs CTA, per lo studio n.2) 3)Titolo di studio (livello Medio/Medio-superiore e Universitario), 4)Età, 5)Anzianità di servizio nella struttura attuale, 6)Tempo di “contatto” con la malattia mentale.

66 I Risultati Studio n.1 Hanno partecipato 70 soggetti tra operatori (85.7%), e responsabili di comunità (14.3%) per la gran parte di genere femminile (85.7%), per il 60% appartenenti a Comunità Alloggio del Friuli. Relativamente alle variabili sociologiche, le stesse hanno le seguenti caratteristiche: -Età: Media 38.83, Mediana 38.5, Moda 44, gamma 22-58, s.d.9.350; -Anzianità di servizio nell’attuale struttura: Media 74.81, Mediana 4.00, Moda 1, gamma 1-15, s.d.3.572; -Tempo di “contatto” con la malattia mentale: Media 6.70, Mediana 5.00, Moda 1, gamma 1-27, s.d -Titolo di studio: 55.2% con Diploma di scuola media/media-superiore, 44.8% una preparazione di livello universitario

67 Quando penso alle persone malate di mente, provo alle seguenti emozioni
Categorie: 1)Affetto (l’amore, il senso di protezione, la tenerezza, l’aiuto e la comprensione) 2)Rabbia e Tristezza 3)Ambivalenza (emozioni positive e negative)

68 Secondo me, la persona malata di mente … (caratteristiche)
Categorie: 1)E’ una Risorsa; 2)Ha potenzialità/Criticità 3)E’ Sola/Fragile 4)E’ Malata

69 Credo che i pregiudizi più diffusi sui malati di mente siano…
Categorie: 1)Pericolosi e violenti 2)Incapaci di pensare 3)Emarginati

70 I Risultati Studio n.2 hanno partecipato 45 soggetti tra operatori (82.2%), e responsabili di comunità (17.8%) per la gran parte di genere femminile (73.3%), il 62.2% appartenenti a Comunità Alloggio e il 37.8% alle C.T.A. Relativamente alle variabili sociologiche, le stesse hanno le seguenti caratteristiche: -Età: Media 41.89, Mediana 43.00, Moda 35, gamma 25-58, s.d.8.085; -Anzianità di servizio nell’attuale struttura: Media 9.67, Mediana 7.00, Moda 1, gamma 1-35, s.d.8.407; -Tempo di “contatto” con la malattia mentale: Media 10.64, Mediana 9.00, Moda 1, gamma 1-27, s.d -Titolo di studio: più dei 3/5 dei nostri soggetti possiede un Diploma di scuola media/media-superiore (64.3%), la restante parte ha una preparazione di livello universitario (35.7%).

71 Questioni relative al ruolo della famiglia…
Categorie: 1)Empatia 2)Presenza/collaborazione 3)Sostegno 4)Non interferire

72 Questioni relative al ruolo della famiglia…
-Differenze dovute alla variabile “zona” Tab. 1- Il ruolo della famiglia è di: Zona Friuli Sicilia f % 1)Sostegno 21 50 7 25 2)Presenza e collaborazione 14 33.3 6 21.4 3)Empatia 14.3 13 46.4 4)Non interferire 1 2.4 2 7.1 Totale 41 100 X2= d.f3 p=.013

73 Quali competenze dovrebbe possedere chi opera con persone malate di mente …
Categorie: 1)Competenze relazionali 2)Preparazione specifica 3)Qualità personali

74 Quali obiettivi dovrebbe fissare chi opera con persone malate di mente …
Categorie: 1)Inserirsi nella società 2)Essere auto-consapevoli 3)Collaborare e sostenere 4)Benessere/Riabilitazione

75 Rappresentazione del clima relazionale interno:
Tab. 2- Livello di soddisfazione della qualità delle relazioni con: M S.D. 1)I Colleghi 5.79 1.273 2)I Responsabili 5.98 1.297 3)Gli Utenti 6.00 .993 Scala 1-7: 1= Assolutamente insoddisfatto // 7=Assolutamente soddisfatto Differenze significative: -i soggetti con una formazione di livello medio/medio superiore, più degli altri, si dichiarano soddisfatti della qualità delle relazioni col responsabile (M=6.39 vs M=5.39, t=3.138, p=.003). Correlazioni significative tra tempo di contatto con la “malattia mentale” e clima organizzativo, in particolare: -le “relazioni con i colleghi” correlano negativamente sia con gli anni di contatto con la malattia mentale (r=-.329 p=.005), che con gli anni di servizio nell’attuale struttura (r=-.315 p=.008).

76 Dimensioni del Self, in-group e out-group
Categorie: 1)Io come sono (Sé Attuale) 2)Io come sarò (Sé Futuro) 3)L’operatore di comunità (In-group) 4)La persona malata di mente (Out-group) -3 indica il grado minimo di valutazione // +3 indica il grado massimo di valutazione (*) * Valori ottenuti dividendo il punteggio totale di ciascun D.S. per il numero di coppie polari che lo o costituiscono F(3,207)= p<.001

77 Differenze apprezzabili:
-l’in-group viene valutato meno dai maschi (M=0.91 vs M=1.77 t= p<.001) e dai coordinatori d’equipe (M=0.94 vs Operatori: M=1.56 t= p=.014), -l’out-group viene valutato meno dai siciliani che dai friulani (M= vs M= t= p=.039). Correlazioni: -la considerazione che i nostri soggetti hanno dell’out-group correla negativamente con la qualità delle relazioni “con il responsabile” (r=-.260 p=.043) e positivamente con quella riferita agli “utenti” (r=.324 p=.006).

78 Distanze Euclidee Distanza tra: 1)In-group/Sé Futuro
Categorie: Distanza tra: 1)In-group/Sé Futuro 2)Sé Reale/Sé Futuro 3)Sé Reale/In-group 4)Sé Reale/Out-group 5)Out-group/In-group 6)Out-group/Sé Futuro F(3,207)= p<.001

79 Distanze Euclidee Correlazioni positive tra: -la distanza delle dimensioni del Self e la qualità delle relazioni “con i colleghi” (r=.286 p=.017); -la distanza in-group/out-group e la qualità delle relazioni “col responsabile” (r=.288 p=.024); -la distanza “Sé Attuale/out-group” e la qualità delle relazioni “con il responsabile” (r=.319 p=.014) e l’età (r=.384 p=.001); -la distanza “Sé futuro/in-group” e l’anzianità di servizio nell’attuale struttura (r=.277 p=.021) e l’età (r=.323 p=.007). Differenze emergono in relazione alla variabile “Zona”, in particolare tra i soggetti del sud vi è una maggiore distanza tra: -le dimensioni del Self e l’out-group (Sé Attuale/out-group: M=3.17 vs F: M=2.54 t=3.598 p=.001; Sé Futuro/out-group: M=3.49 vs F: M=2.97 t=2.48 p=0.16); -tra l’in-group e l’out-group (M=3.47 vs F: M=2.49 t= p=.017); -tra Sé Futuro e l’in-group (M=1.60 vs F: M=1.30 t= p=.036).

80 Discussione risultati Studio n.1
La maggior parte dei nostri soggetti esprime emozioni positive nei confronti dei pazienti di cui si occupano (amore, senso di protezione, tenerezza; aiuto e comprensione) e si dichiarano molto soddisfatti delle relazioni con essi. Ma la valutazione che gli stessi danno dell’outgroup è di segno negativo, soprattutto per gli operatori siciliani. Peraltro, la stessa appare di segno opposto a quella riferita alla propria categoria professionale, come a voler rimarcare la distanza tra “noi”, gli operatori, e “loro”, i pazienti. Inoltre, se ad una prima analisi, il clima interno appare positivamente connotato, in realtà esso risente sia degli anni di contatto con la malattia mentale che degli anni di servizio nell’attuale struttura

81 RISULTATI STUDIO N.2 -45 partecipanti: operatori (82.2%) e responsabili di comunità (17.8%) per la gran parte di genere femminile (73.3%), il 62.2% appartenenti a Comunità Alloggio e il 37.8% alle C.T.A. -Età: Media 41.89, Mediana 43.00, Moda 35, gamma 25-58, s.d.8.085; -Anzianità di servizio nell’attuale struttura: Media 9.67, Mediana 7.00, Moda 1, gamma 1-35, s.d.8.407; -Tempo di “contatto” con la malattia mentale: Media 10.64, Mediana 9.00, Moda 1, gamma 1-27, s.d -Diploma di scuola media/media-superiore (64.3%), preparazione di livello universitario (35.7%).

82 Quando penso alle persone malate di mente, provo alle seguenti emozioni
Categorie: 1)Affetto 2)Rabbia e Tristezza 3)Ambivalenza (emozioni positive e negative)

83 Secondo me, la persona malata di mente … (caratteristiche)
Categorie: 1)E’ una Risorsa; 2)Ha potenzialità/Criticità 3)E’ Sola/Fragile 4)E’ Malata

84 Credo che i pregiudizi più diffusi sui malati di mente siano…
Categorie: 1)Pericolosi e violenti 2)Incapaci di pensare 3)Emarginati

85 Questioni relative al ruolo della famiglia…
Categorie: 1)Empatia 2)Presenza/collaborazione 3)Sostegno 4)Non interferire

86 Quali competenze dovrebbe possedere chi opera con persone malate di mente …
Categorie: 1)Competenze relazionali (ascolto, di accoglienza e contenimento dell’altro e alla consapevolezza di sé) 2)Preparazione specifica 3)Qualità personali

87 Quali competenze dovrebbe possedere chi opera con persone malate di mente …
Tab.3-Competenze degli operatori Tipo Comunità Alloggio CTA Competenze f % 1)Competenze relazionali 18 81.8 6 42.9 2)Preparazione specifica 4 18.2 8 57.1 Totale 22 100 14 X2=5.844 d.f1 p=.029

88 Quali obiettivi dovrebbe fissare chi opera con persone malate di mente …
Categorie: 1)Inserirsi nella società 2)Essere auto-consapevoli 3)Collaborare e sostenere 4)Benessere/Riabilitazione

89 Rappresentazione del clima relazionale interno:
Tab. 5-Livello di soddisfazione della qualità delle relazioni con: M S.D. 1)I Colleghi 5,60 1,355 2)I Responsabili 5,55 1,519 3)Gli Utenti 5,80 1,1 Scala 1-7: 1= Assolutamente insoddisfatto // 7=Assolutamente soddisfatto Differenze significative: -i soggetti delle Comunità Alloggio più degli altri si dichiarano soddisfatti della qualità delle relazioni sia con i colleghi (M=6.00 vs CTA: M=4.94, t=2.70, p=.009) che con i responsabili (M=6.00 vs CTA: M=4.79, t=2.547, p=.015).

90 Rappresentazione del clima relazionale interno: correlazioni
Correlazioni significative tra: età, tempo di contatto con la malattia mentale, anni di servizio nell’attuale struttura riabilitativa e clima organizzativo -l’età correla negativamente con la qualità delle relazioni con “i colleghi” (r=-.498 p=.001), “il responsabile” (r=-.441 p=.006), e “gli utenti” (r=-.399 p=.007); -gli anni di servizio nell’attuale struttura riabilitativa correlano negativamente con la soddisfazione rispetto le “relazioni con i colleghi” (r=-.584 p=<.001) e “con il responsabile” (r=-.561 p<.001); -gli anni di contatto con la malattia mentale correlano negativamente sia con la qualità delle “relazioni con i colleghi” (r=-.479 p=.001) che con “i responsabili” (r=-.628 p<.001).

91 Dimensioni del Self, in-group e out-group
Categorie: 1)Io come sono (Sé Attuale) 2)Io come sarò (Sé Futuro) 3)L’operatore di comunità (In-group) 4)La persona malata di mente (Out-group) -3 indica il grado minimo di valutazione // +3 indica il grado massimo di valutazione (*) * Valori ottenuti dividendo il punteggio totale di ciascun D.S. per il numero di coppie polari che lo o costituiscono F(3,123)= p<.001

92 Dimensioni del Self, in-group e out-group: differenze rispetto alle variabili
Differenze apprezzabili: -l’in-group, ovvero la propria categoria professionale, è meno valutato dai soggetti che lavorano nelle CTA (M=0.73 vs Comunità Alloggio: M=1.66 t= p=.002), dai coordinatori d’equipe (M=0.50 vs Operatori: M=1.48 t= p=.010) e dalle femmine (M=0.31 vs M: M=1.67 t= p<.001); -il “Sé Futuro”, ovvero l’auto-proiezione riferibile alla propria progettualità di vita, viene valutato meno positivamente da coloro che lavorano nelle CTA (M=1.21 vs Comunità Alloggio M=1.69 t= p=.026) e dai maschi (M=1.04 vs F: M=1.67 t= p=.006); -il “Se Reale” è valutato più positivamente dai maschi (M=1.37 vs F: M=0.63 t=4.388 p<.001).

93 Dimensioni del Self, in-group e out-group: correlazioni
-l’età correla negativamente con la considerazione che i nostri soggetti hanno dell’out-group (r=-.318 p=.033). -gli “anni di servizio nell’attuale struttura” correla negativamente con la considerazione nei confronti dell’in-group (r=-.342 p=.022) e con il “Sé Futuro” (r=-.297 p=.047) che con il “tempo di contatto con la malattia mentale. -il “tempo di contatto con la malattia mentale” correla negativamente con la rappresentazione dell’in-group ” (r=-.498 p=.001) e con il “Sé Futuro” (r=-.386 p=.009).

94 Distanze Euclidee Distanza tra: 1)In-group/Sé Futuro
Categorie: Distanza tra: 1)In-group/Sé Futuro 2)Sé Reale/Sé Futuro 3)Sé Reale/In-group 4)Sé Reale/Out-group 5)Out-group/In-group 6)Out-group/Sé Futuro F(3,207)= p<.001

95 Discussione risultati Studio n.2
La rappresentazione della persona “malata di mente” tra gli operatori catanesi fa riferimento, in particolare, alla dimensione di “malattia” e di fragilità (che comunque rimanda alla malattia in quanto sottesa ad essa), evocando sentimenti d’affetto ma anche di rabbia e tristezza. Non sorprende, dunque, la valutazione negativa che gli stessi hanno dell’ out-goup, nonostante, a livello esplicito, riferiscano di avere buone relazioni con gli utenti. Di fatto, la valutazione dell’out-group risente del tipo di struttura in cui si presta servizio, infatti, i soggetti occupati nelle CTA valutano più positivamente il gruppo degli utenti, anche in riferimento alla progettualità futura. Di contro, gli stessi valutano meno positivamente l’in-group rispetto chi presta servizio nelle Comunità Alloggio, i quali, si dichiarano più soddisfatti della qualità delle relazioni con i colleghi e con i responsabili. Nonostante il clima relazionale interno sia positivamente connotato in entrambi i gruppi, esso risente sia degli anni di servizio nell’attuale struttura riabilitativa che degli anni di contatto con la “malattia mentale” che incidono sulla qualità delle relazioni con i colleghi e con il responsabile

96 CONCLUSIONI I dati si prestano a una differente lettura sulla base dell’individuazione di due diversi livelli di analisi: del “dichiarato” e dell’“implicito” sentire. In tal senso, infatti, l’utilizzo stesso delle scale di giudizio, ove esplicito è l’obiettivo della ricerca, amplificando gli effetti dovuti alla “desiderabilità sociale”, piuttosto che del Differenziale Semantico, dal quale appare difficile cogliere in maniera intuitiva gli obiettivi cui il ricercatore mira, mostrano una sostanziale discrepanza tra il “dover essere” e l’“essere”. Si tratta di considerare gli effetti dovuti al ruolo istituzionale ricoperto che si riverberano sulla qualità dei dati stessi, rilevando una certa discrasia tra il livello del dichiarato e del socialmente dichiarabile e ciò che realmente si pensa ma si censura per bisogno di approvazione sociale. Secondo tale prospettiva, se a livello del “dichiarato”, la maggior parte dei nostri soggetti in entrambi gli studi, esprime emozioni positive nei confronti dei pazienti di cui si occupano (amore, senso di protezione, tenerezza; aiuto e comprensione) e si dichiarano molto soddisfatti delle relazioni con essi, a livello dell’“implicito sentire”, la valutazione che gli stessi danno dell’outgroup è di segno negativo, soprattutto per gli operatori siciliani. Peraltro, la stessa appare di segno opposto a quella riferita alla propria categoria professionale, come a voler rimarcare la distanza tra “noi”, gli operatori e “loro” i pazienti. E’ una ripetizione. Effettuare delle conclusioni in cui si cerca di vedere complessivamente eventaiuli diff tra contesti organizzativi.


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