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Prof. Bertolami Salvatore

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Presentazione sul tema: "Prof. Bertolami Salvatore"— Transcript della presentazione:

1 Prof. Bertolami Salvatore
Alexis de Tocqueville Il visconte Alexis Henri Charles de Clérel de Tocqueville (Verneuil-sur-Seine, 29 luglio 1805 – Cannes, 16 aprile 1859) è stato un filosofo, politico e storico francese. Alexis de Tocqueville Il visconte Alexis Henri Charles de Clérel de Tocqueville (Verneuil-sur-Seine, 29 luglio 1805 – Cannes, 16 aprile 1859) è stato un filosofo, politico e storico francese. L'intellettuale francese Raymond Aron ha messo in evidenza il suo contributo alla sociologia, tanto da poterlo annoverare tra i fondatori della disciplina. Biografia [modifica] Tocqueville apparteneva ad una famiglia aristocratica legittimista, sostenitrice cioè del diritto dei Borboni a regnare in Francia. La caduta di Robespierre nell'anno II (1794) evitò, in extremis, la ghigliottina ai suoi genitori. La rivoluzione del 1830 che porta sul trono Luigi Filippo d'Orléans scatena in lui una forte crisi spirituale e politica, in quanto è combattuto tra la fedeltà al re precedente, in linea con gli ideali familiari, e il desiderio di appoggiare il nuovo sovrano, che appare in linea con le sue idee liberali. Nel 1831 parte per gli Stati Uniti d'America. La motivazione ufficiale è lo studio del sistema penitenziario statunitense (Tocqueville è un magistrato, e vuole trovare rimedi per migliorare il sistema penitenziario francese, in crisi e del tutto inadeguato alle esigenze del paese); in realtà, è probabile che la decisione della partenza sia stata presa anche sulla scia della suddetta crisi, che avrebbe spinto Tocqueville ad allontanarsi dalla Francia per poterne osservare la situazione politica dall'esterno. Tuttavia, nel corso della sua permanenza negli Stati Uniti, non è solo l'organizzazione del sistema penitenziario a colpire l'attenzione di Tocqueville: è in particolare lo straordinario livellamento sociale americano, vale a dire l'assenza di privilegi di nascita e di ceti chiusi, e la possibilità per tutti di partire dallo stesso livello nella competizione sociale. È proprio dall'osservazione di questa realtà americana che prende vita il suo studio che sfocerà nella sua opera più importante, La democrazia in America, pubblicata in due parti, nel 1835 e nel 1840 dopo il suo ritorno in Francia. Quest'opera è una base essenziale per comprendere gli Stati Uniti d'America, in particolare nel XIX secolo. Nel 1849 è eletto deputato nel villaggio normanno di cui egli porta il nome e di cui parla nelle sue memorie. La democrazia per Tocqueville [modifica] Durante il suo soggiorno negli Stati Uniti, Tocqueville si interroga sulle basi della democrazia. Contrariamente a Guizot, che vede la storia della Francia come una lunga emancipazione delle classi medie, pensa che la tendenza generale ed inevitabile dei popoli sia la democrazia. Secondo lui, questa non deve soltanto essere intesa nel suo senso etimologico e politico (potere del popolo) ma anche e soprattutto in un senso sociale: corrisponde ad un processo storico che permette l'eguaglianza delle condizioni che si traduce con: • L'instaurazione di un'uguaglianza di diritto Tutti i cittadini sono assoggettati alle stesse norme giuridiche mentre sotto l'ancien régime, la nobiltà ed il clero beneficiavano di una legislazione specifica (i nobili ad esempio erano esenti dal pagamento delle imposte). • Una mobilità sociale potenziale mentre la società di ordini dell'ancien régime implicava un'eredità sociale quasi totale. Ad esempio, i capi militari erano necessariamente derivati dalla nobiltà. • Una forte aspirazione degli individui all'uguaglianza Tuttavia, l'uguaglianza delle condizioni non implica la scomparsa di fatto delle diverse forme di disuguaglianze di natura economica o sociali. Secondo Tocqueville, il principio democratico comporta negli individui «un tipo d'uguaglianza immaginaria nonostante la disuguaglianza reale della loro condizione». La tendenza all'uguaglianza delle condizioni che considera inevitabile presenta ai suoi occhi un pericolo. Constata che questo processo si accompagna ad un aumento dell'individualismo («piega su di sé») e questo contribuisce da un lato ad indebolire la coesione sociale e dall'altro induce l'individuo a sottoporsi alla volontà della maggioranza. A partire da questa constatazione, si chiede se questo progresso dell'uguaglianza è compatibile con l'altro principio fondamentale della democrazia: l'esercizio della libertà, cioè la capacità di resistenza dell'individuo al potere politico. Uguaglianza e libertà sembrano in realtà opporsi poiché l'individuo tende sempre più a delegare il suo potere sovrano a un'autorità dispotica e quindi più non ad utilizzare la sua libertà politica: «l'individualismo è una sensazione ragionata che porta ogni cittadino ad isolarsi dalla massa dei suoi simili in modo che, dopo essersi creato una piccola società al suo impiego, abbandoni volentieri la grande società». Secondo Tocqueville, una delle soluzioni per superare questo paradosso, pur rispettando questi due principi fondatori della democrazia, risiede nel restauro dei corpi istituzionali intermedi che occupavano un posto centrale nell'ancien régime(associazioni politiche e civili, corporazioni, ecc.). Solo queste istanze che incitano ad un rafforzamento dei legami sociali, possono permettere che l'individuo isolato deleghi al potere di Stato di esprimere la sua libertà e così resistere a ciò che Tocqueville chiama «l'impero morale della maggioranza». Secondo Tocqueville la società democratica è destinata a trionfare perché è quella che può portare felicità al maggior numero di individui: questa società ugualitaria deve essere governata da leggi certe che verranno sposate dal popolo in virtù del fatto che esso partecipa alla stesura delle stesse attraverso i propri rappresentanti. Questo non implica un livellamento delle condizioni di vita ma un pareggiarsi delle condizioni di partenza: la società statunitense è ugualitaria perché permette a tutti di potersi realizzare, senza sbarramenti di censo. È una società che premia il progresso individuale. Negli Stati Uniti vi è la certezza della sovranità popolare perché tutti partecipano alla gestione della cosa pubblica (suffragio universale maschile). Si viene a evidenziare, però, anche un risvolto negativo: con il suffragio allargato si cade nel dispotismo della maggioranza, è poco cioè lo spazio per chi dissente; si ha così una società massificata e conformista ma allo stesso tempo atomista. Si delinea come conformista perché se la maggioranza sceglie una cosa la minoranza deve adeguarsi senza discutere; allo stesso tempo ciascun individuo, delegato il potere non partecipa più all'attività politica. Nell'ancien régimevi sono corpi intermedi (corporazioni, ordini professionali) che mediano tra lo Stato e il cittadino: ora vengono meno e i cittadini tendono a rinchiudersi nella loro vita privata (atomizzazione). Se la democrazia è solo una vuota affermazione di uguaglianza essa non funziona perché esclude la viva partecipazione. Ci sono però dei contravveleni alla scarsa partecipazione che fanno si che gli USA siano una società mobile: decentramento, associazionismo, religione. Grazie ad un ampio decentramento all'interno della struttura federale si moltiplicano le occasioni di partecipazione, è infatti nelle istituzioni comunali che si impara la democrazia. Un eccessivo centralismo tenderebbe a soffocarla. L'associazionismo abitua i cittadini a stare insieme, tutti partecipano alla vita dell'associazione con la stessa posizione di partenza, senza differenze di censo. La religione gioca un ruolo fondamentale nelle dinamiche politico-sociali dell'America. Chi va ad abitare in quel paese scappa da persecuzioni religiose: la religione deve essere qualcosa che insegna all'individuo a vivere con gli altri individui. La sfera religiosa è staccata dalla sfera politica: la religione ci aiuta a rispettare l'altro, garantisce i costumi; aiuta a governare la cosa pubblica non con istituzioni ma con precetti. La religione, inoltre, abitua il cittadino ad avere una pluralità di vedute e lo prepara al confronto. Vi è però il rischio che la società passi dalla dicotomia nobili-non nobili a quella ricchi-poveri: il pauperismo non deve essere risolto solo attraverso l'intervento dello Stato ma l'individuo deve essere aiutato a realizzarsi da sé. Limitazioni al pensiero di Tocqueville [modifica] Tocqueville sbarcò a Filadelfia, all'epoca ancora la capitale degli Stati Uniti, nel Viaggiò a lungo nella zona nord-est del paese, cioè nel New England, ed è su questi vagabondaggi che il suo celebre libro si basa. Tuttavia, va ammesso che rispetto al Sud schiavista, questa zona non era che una realtà secondaria del paese, sia in termini politici che economici. Tocqueville non avrebbe dovuto che spingersi fino alla città di Baltimora, che all'epoca distava meno di una giornata di viaggio da Filadelfia, per osservare di prima persona quello che venne chiamato il "motore americano", cioè l'economia delle piantagioni. Ma è un viaggio che non intraprese mai, e seppure nella sua opera accenna al Sud, è solo per mettere in risalto il suo carattere "eccezionale" rispetto alle istituzioni politiche del Nord. Per farsi un'idea di quanto fossero fuorvianti le idee del Tocqueville al riguardo, basta dare una occhiata all'opera dei maggiori studiosi della questione, a partire da William E. B. DuBois (The African Slave Trade; The Black Reconstruction), Eric Foner (A People's History of the United States) Herbert Aptheker e Frederic Douglass (What does the Fourth of July Mean to Me?)[1]. Nel suo Ricostruzione nera della democrazia statunitense, ad esempio, il Dubois mette in evidenza il nesso strettissimo che sussisteva tra l'industria di punta dell'impero britannico - quella della tessitura del cotone - e il suo fornitore principale, vale a dire, il Sud statunitense. «Il Sud - affermò il Dubois - disponeva dei due terzi della popolazione e del 90% della ricchezza degli Stati Uniti...» Il Nord, è vero, vinse la guerra civile; ma ciò si deve a tre fattori: la solidarietà della classe operaia inglese, che nei settori portuale e tessile s'impegnò, a partire dal 1861, in uno sciopero ad oltranza nei confronti della produzione cotoniera del Sud statunitense, sciopero che, sempre secondo il Dubois, paralizzò la produzione tessile inglese; l'arruolamento di massa dei neri, a partire dal 1863, nell'esercito statunitense, al punto che il 40% delle forze armate del paese dal 1863 in avanti erano costituite da soldati neri; e dalla proclamazione dell'emancipazione, che nel 1843 pose fine all'istituzione della schiavitù. Va detto che, nonostante le sue idee siano state ampiamente superate dal punto di vista storico, il tocquevilliano La democrazia in America continua ad essere tra i libri più venduti del mondo. Opere di Tocqueville [modifica] • La democrazia in America. Utet, Torino, 1968 • Del sistema penitenziario negli Stati Uniti e della sua applicazione in Francia. • Quindici giorni nel deserto. Sellerio, Palermo, 1989 • L'amicizia e la democrazia. Edizioni Lavoro, 1987 • Ricordi. Editori Riuniti, Roma, 1991 • La democrazia in America. Rizzoli, Milano, 1992 • Scritti, note e discorsi politici Bollati Boringhieri, Torino, 1994 • L'antico regime e la rivoluzione. Rizzoli, Milano, 1996 • Democrazia e povertà. Ideazione, Roma, 1998 • Ricordi. Editori Riuniti, Roma, 1998 • Democrazia, libertà e religione : pensieri liberali. Armando, Roma, 2000 Opere su Tocqueville [modifica] • Lorenzo Caboara. Democrazia e libertà del pensiero di Alexis de Tocqueville. Hoepli, Milano, 1946 • M. Zetterbaum. Tocqueville and the Problem of Democracy. Stanford University Press, Stanford (California), 1967 • Nicola Matteucci. Alexis de Tocqueville. Tre esercizi di lettura. Il Mulino, Bologna, 1990 • Elena Pulcini. L'individuo senza passioni. Individualismo moderno e perdita del legame sociale. Bollati Boringhieri, Torino, 2001 • Umberto Coldagelli. Vita di Tocqueville ( ): la democrazia tra storia e politica. Donzelli, Roma, 2005 Collegamenti esterni [modifica] • (IT) [1] • (FR, EN) Sito tematico Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà. Alexis-Charles-Henri Clérel de Tocqueville (1805 – 1859), politico e storico francese. • Ai miei occhi le società umane, come gli individui, diventano qualcosa solo grazie alla libertà. (citato in Gustavo Zagrebelsky, Le correzioni di Tocqueville ai difetti della democrazia, 29 luglio 2005, in Lo Stato e la Chiesa) • Ciò che il volgo chiama tempo perso è spesso tempo guadagnato. • L'esperienza mostra che il momento più pericoloso per un cattivo governo è in genere proprio quando sta cominciando ad emendarsi. • La rivoluzione in Inghilterra è stata fatta unicamente in vista della libertà, mentre quella di Francia è stata fatta principalmente in vista dell'eguaglianza. (1951-, vol. II, t. 2, p. 334; citato in Losurdo 2005, pp ) • La storia è una galleria di quadri dove ci sono pochi originali e molte copie. (da L'antico regime e la Rivoluzione) • Le fluttuazioni dell'industria attirano, quando essa è prospera, un gran numero di operai che, nei momenti di crisi, si trovano senza lavoro. Vediamo così che il vagabondaggio, che nasce dall'ozio, e il furto, che il più delle volte è la conseguenza del vagabondaggio, sono i due delitti che nello stato attuale della società conoscono la progressione più rapida. (1951-, vol. IV, t. 1, pp ; citato in Losurdo 2005, p. 73) • Le religioni, volendo estendere il loro potere fuori del campo strettamente religioso, rischiano di non essere credute in alcun campo. • Non temo affatto di affermare che il livello medio degli animi e delle menti non cesserà di degradarsi fino a quando uguaglianza e dispotismo procederanno insieme. (dalla prefazione a L'Antico regime e la Rivoluzione) • Può persino accadere che l'amore della libertà sia tanto più vivo presso taluni quanto meno si incontrino garanzie di libertà per tutti. L'eccezione in tal caso è tanto più preziosa, quanto più è rara. Questa concezione aristocratica della libertà produce, presso quelli che così sono stati educati, un sentimento esaltato del loro valore individuale e un gusto appassionato per l'indipendenza. (1951-, vol. 11, t. 1, p. 62; citato in Losurdo 2005, p. 123) La democrazia in America [modifica] Incipit [modifica] Fra le cose nuove che attirarono la mia attenzione durante il mio soggiorno negli Stati Uniti, una soprattutto mi colpì assai profondamente, e cioè l'eguaglianza delle condizioni. Facilmente potei constatare che essa esercita un'influenza straordinaria sul cammino della società, dà un certo indirizzo allo spirito pubblico e una certa linea alle leggi, suggerisce nuove massime ai governanti e particolari abitudini ai governati. Compresi subito, inoltre, che questo fatto estende la sua influenza anche fuori della vita politica e delle leggi e domina, oltre il governo, anche la società civile: esso crea opinioni, fa nascere sentimenti e usanze e modifica tutto ciò che non è suo effetto immediato. CAPITOLO PRIMO CONFIGURAZIONE ESTERNA DELL'AMERICA DEL NORD L'America del Nord presenta nella sua configurazione esterna alcuni tratti generali facili a distinguersi a prima vista. In essa una specie di ordine metodico ha presieduto alla separazione delle terre e delle acque, delle montagne e delle vallate. Una sistemazione semplice e maestosa si rivela in mezzo alla confusione degli oggetti e all'estrema varietà dei quadri. Citazioni [modifica] • Alleandosi a un potere politico, la religione aumenta il suo potere su alcuni uomini, ma perde la speranza di regnare su tutti. • Chi ricerca nei fatti l'influenza reale esercitata dalle leggi sulla sorte dell'umanità è esposto a grandi delusioni, perché non vi è niente di più difficile da valutare di un fatto. • Ciò che si deve temere, non è tanto la vista dell'immoralità dei grandi, quanto la vista dell'immoralità che conduce alla grandezza. • Come fare di un popolo il padrone di se stesso, se non è sottomesso a Dio? • Confesso di non sentire per la libertà di stampa quell'amore completo e istantaneo che si prova per le cose sovranamente buone per natura. Io l'amo assai più in considerazione dei mali che essa impedisce che dei beni che produce. • È evidente che nelle società democratiche l'interesse degli individui, così come la sicurezza dello stato, esigono che l'educazione della maggioranza sia scientifica, commerciale e industriale, piuttosto che letteraria. • Gli increduli d'Europa combattono i cristiani più come nemici politici che come avversari religiosi: essi odiano la fede più come l'opinione di un partito che come una erronea credenza; e nel sacerdote combattono assai più l'amico del potere che non il rappresentante di Dio. • Ho visto degli americani associarsi per inviare sacerdoti nei nuovi stati dell'ovest e fondarvi scuole e chiese; essi temono che la religione si perda in mezzo alle foreste e che il popolo che nasce non possa essere libero come quello da cui è uscito. Ho incontrato dei ricchi abitanti della Nuova Inghilterra che abbandonavano il paese natio per andare a gettare sulle rive del Missouri o nelle praterie dell'Illinois i fondamenti del cristianesimo e della libertà. • I grandi partiti rovesciano la società, i piccoli l'agitano; gli uni la ravvivano, gli altri la depravano; i primi talvolta la salvano scuotendola fortemente, mentre i secondi la turbano sempre senza profitto. • I partiti sono un male inerente ai governi liberi, ma non hanno in tutti i tempi lo stesso carattere e gli stessi istinti. • In generale, la democrazia dà poco ai governanti e molto ai governati. Il contrario avviene nelle aristocrazie, in cui il denaro dello stato va soprattutto a profitto della classe dirigente. • In questi secoli le religioni devono mantenersi più discretamente nei loro limiti senza cercare di uscirne poiché volendo estendere il loro potere al di fuori del campo strettamente religioso, rischiano di non essere credute in alcun campo. • In un paese in cui regni apertamente il dogma della sovranità del popolo la censura è non solo un pericolo ma anche una grande assurdità. • La stampa è per eccellenza lo strumento democratico della libertà. • L'incredulità è un accidente; la fede sola è lo stato permanente dell'umanità. • L'onnipotenza della maggioranza rappresenta un tale pericolo per le repubbliche americane che il mezzo pericoloso di cui ci si serve per limitarla mi pare ancora un bene. • Le due grandi armi impiegate dai partiti per riuscire sono i giornali e le associazioni. • Le nazioni aristocratiche sono naturalmente portate a restringere troppo i limiti dell'umana perfettibilità, mentre le nazioni democratiche li estendono qualche volta oltre misura. • Le opinioni che si stabiliscono in America sotto l'impero della libertà di stampa sono spesso più tenaci di quelle che si formano altrove sotto il regime della censura. • Non credo che l'uomo possa mai sopportare insieme una completa indipendenza religiosa e un'intera libertà politica e sono portato a pensare che, se egli non ha fede, bisogna che serva e, se è libero, che creda. • Non vi è al mondo un filosofo tanto grande che non creda ad un'infinità di cose sulla fede altrui e che non supponga molte più verità di quante ne stabilisca. • Ogni potenza aumenta l'azione delle sue forze via via che ne accentra la direzione: è questa una legge generale della natura che si impone all'osservatore e che un istinto più sicuro ancora ha fatto conoscere anche ai despoti più mediocri. • Perché una classe è bassa, non bisogna credere che tutti quelli che ne fanno parte abbiano il cuore basso; sarebbe questo un grande errore. • Per raccogliere i beni inestimabili prodotti dalla libertà di stampa, bisogna sapersi sottomettere ai mali inevitabili che essa fa nascere. • Se il vostro scopo non è quello di creare virtù eroiche, ma abitudini tranquille; se preferite i vizi ai delitti […] se, anziché agire in seno a una società brillante, vi basta vivere in mezzo a una società prospera […] allora livellate le condizioni e costituite il governo della democrazia. • Tutte le repubbliche americane – essi vi diranno – sono solidali le une con le altre; se le repubbliche dell'Ovest cadessero nell'anarchia o subissero il giogo del dispotismo, le istituzioni repubblicane che fioriscono sulle rive dell'Atlantico correrebbero un grave pericolo; abbiamo dunque interesse che i nuovi stati siano religiosi, affinché essi ci permettano di restare liberi. • Un grand'uomo ha detto che l'ignoranza è alle due estremità della scienza. Forse sarebbe stato più esatto dire che le convinzioni profonde si trovano solo agli estremi e che nel mezzo è il dubbio. Si può considerare, effettivamente, l'intelligenza umana in tre stati distinti e spesso successivi. • Vi sono due cose che un popolo democratico farà sempre con grande fatica: cominciare una guerra e finirla. Il viaggio di Tocqueville in America [modifica] Nel 1831, Alexis de Tocqueville e Gustave de Beaumont, entrambi francesi, furono inviati dal governo francese per raccogliere informazioni sul sistema carcerario americano. Giunti a New York in maggio, essi passarono nove mesi in viaggio attraverso gli Stati uniti, osservando non soltanto le prigioni, ma parecchi aspetti della società americana, ivi compresi quello economico e quello politico. Soggiornarono per un po’ anche in Canada, passando qualche giorno dell’estate del 1831 sia nella parte bassa del Canada (che attualmente prende il nome di Québec) sia nella parte alta (l’attuale Ontario). Al ritorno in Francia, nel febbraio 1832, consegnarono il loro rapporto (nel 1833) sul sistema carcerario americano, dal titolo Sul sistema penitenziario negli Stati uniti e sulla sua applicazione in Francia. Beaumont scrisse in seguito un romanzo sui rapporti razziali negli Stati uniti. Tocqueville, invece, che era rimasto affascinato dalla politica americana, scrisse un trattato politico-sociale dal titolo La democrazia in America. Riassunto [modifica] La democrazia in America è innanzitutto e soprattutto una analisi della democrazia rappresentativa repubblicana, e dei motivi per i quali essa aveva potuto attecchire tanto bene negli Stati uniti mentre era fallita in numerosi altri paesi. L'opera si divide in due distinti tomi, pubblicati separatamente: nella sua introduzione al primo, Tocqueville dichiara anzi di rinunciare alla pubblicazione del secondo (decisione sulla quale, evidentemente è tornato in seguito). Più che per il tempo trascorso tra le due pubblicazioni, i due tomi si distinguono per l’argomento trattato. Il primo tratta dell’impulso che il movimento democratico (che è una trasformazione sociale che prende successivamente forma in delle istituzioni politiche) dà alla forma di governo, alle leggi e alla vita politica – cioè alla democrazia come struttura politica. Il secondo tratta dell’influenza che la democrazia (e stavolta tanto come trasformazione sociale quanto come regime politico) esercita sulla società civile, cioè si costumi, le idee e la vita intellettuale. In breve, si potrebbe dire che il primo tomo è più politico, il secondo più sociologico. Tocqueville riflette sul futuro della democrazia negli Stati uniti, e sui potenziali pericoli «per la democrazia» e «della democrazia». Egli scrive che la democrazia ha la tendenza a degenerare in ciò che descrive come «dispotismo addolcito». Osserva anche che l’unico ruolo che può essere giocato dalla religione è dovuto alla separazione dal governo, ciò che permette una laicità dello stato che, in ultima istanza, conviene ad entrambi. Importanza [modifica] La democrazia in America ha visto numerose edizioni nel corso del diciannovesimo secolo. L'opera ha un immediato successo sia in Europa sia negli Stati uniti. Nel ventesimo secolo essa diventa un classico della politica, della sociologia e della storia. Quest’opera è spesso ricordata per aver visto in anticipo fenomeni che si sono successivamente verificati. Essa prevede ad esempio correttamente il dibattito sull’abolizione della schiavitù sul quale l’America si lacererà durante la guerra civile. Allo stesso modo descrive l’emergere degli Stati Uniti e della Russia come le due superpotenze mondiali, ciò che conduce a quel bipolarismo che prese in seguito il nome di guerra fredda). La democrazia in America, secondo Tocqueville, aveva alcune potenziali debolezze: il dispotismo popolare, la tirannia della maggioranza, l’assenza di libertà intellettuale, ciò che gli sembra degradare l’amministrazione e favorire il crollo della politica pubblica di assistenza ai più deboli, dell’educazione e delle lettere. Il libro predice anche la violenza tra i partiti politici ed il fatto che gli incoscienti giudichino i saggi. Che queste cose fossero già visibili a quel tempo, è discutibile. Oltre ai numerosi elogi, La democrazia in America viene criticata dagli intellettuali d’oggi per le numerose lacune che presenta: l'autore non parlò quasi mai della povertà nelle grandi città. va del resto considerato che ai tempi in cui Tocqueville scriveva il libro (intorno al 1830) non faceva tanto scandalo come oggi. Alla sua opera venne molto spesso accostato un altro scritto sulla democrazia americana, Society in America, uscito nel 1838, della scrittice inglese Harriet Martineau, la quale riusci a fornire ai lettori una più ampia idea sul sistema americano, sulla condizione degli schiavi negri e sulla condizione della donna. Quando lo scrittore francese venne a conoscenza di questa opera riguardante il nuovo continente si urtò, riconoscendo di fatto che la Martineau nel descrivere la democrazia negli Stati Uniti fece un bel lavoro, che fu confermato poi dal successo che ebbe tra gli intellettuali del tempo e dagli accostamenti ripetuti all'opera di Tocqueville. Nel 2006, Bernard-Henri Lévy ha pubblicato in USA, e poi in Francia, il controverso "American vertigo" che si presenta come un "remake" del libro di Tocqueville, 170 anni dopo. Prof. Bertolami Salvatore

2 La democrazia per Tocqueville
corrisponde ad un processo storico che permette l'eguaglianza delle condizioni che si traduce con: • L'instaurazione di un'uguaglianza di diritto Tutti i cittadini sono assoggettati alle stesse norme giuridiche mentre sotto l'ancien régime, la nobiltà ed il clero beneficiavano di una legislazione specifica (i nobili ad esempio erano esenti dal pagamento delle imposte). • Una mobilità sociale potenziale mentre la società di ordini dell'ancien régime implicava un'eredità sociale quasi totale. Ad esempio, i capi militari erano necessariamente derivati dalla nobiltà. • Una forte aspirazione degli individui all'uguaglianza Tuttavia, l'uguaglianza delle condizioni non implica la scomparsa di fatto delle diverse forme di disuguaglianze di natura economica o sociali. Prof. Bertolami Salvatore

3 La democrazia per Tocqueville
Secondo Tocqueville, il principio democratico comporta negli individui «un tipo d'uguaglianza immaginaria nonostante la disuguaglianza reale della loro condizione». La tendenza all'uguaglianza delle condizioni che considera inevitabile presenta ai suoi occhi un pericolo. Constata che questo processo si accompagna ad un aumento dell'individualismo («piega su di sé») e questo contribuisce da un lato ad indebolire la coesione sociale e dall'altro induce l'individuo a sottoporsi alla volontà della maggioranza. A partire da questa constatazione, si chiede se questo progresso dell'uguaglianza è compatibile con l'altro principio fondamentale della democrazia: l'esercizio della libertà, cioè la capacità di resistenza dell'individuo al potere politico. Uguaglianza e libertà sembrano in realtà opporsi poiché l'individuo tende sempre più a delegare il suo potere sovrano a un'autorità dispotica e quindi più non ad utilizzare la sua libertà politica: «l'individualismo è una sensazione ragionata che porta ogni cittadino ad isolarsi dalla massa dei suoi simili in modo che, dopo essersi creato una piccola società al suo impiego, abbandoni volentieri la grande società». Prof. Bertolami Salvatore

4 La democrazia per Tocqueville
Secondo Tocqueville, una delle soluzioni per superare questo paradosso, pur rispettando questi due principi fondatori della democrazia, risiede nel restauro dei corpi istituzionali intermedi che occupavano un posto centrale nell'ancien régime(associazioni politiche e civili, corporazioni, ecc.). Solo queste istanze che incitano ad un rafforzamento dei legami sociali, possono permettere che l'individuo isolato deleghi al potere di Stato di esprimere la sua libertà e così resistere a ciò che Tocqueville chiama «l'impero morale della maggioranza». Secondo Tocqueville la società democratica è destinata a trionfare perché è quella che può portare felicità al maggior numero di individui: questa società ugualitaria deve essere governata da leggi certe che verranno sposate dal popolo in virtù del fatto che esso partecipa alla stesura delle stesse attraverso i propri rappresentanti. Questo non implica un livellamento delle condizioni di vita ma un pareggiarsi delle condizioni di partenza: la società statunitense è ugualitaria perché permette a tutti di potersi realizzare, senza sbarramenti di censo. Prof. Bertolami Salvatore

5 La democrazia per Tocqueville
È una società che premia il progresso individuale. Negli Stati Uniti vi è la certezza della sovranità popolare perché tutti partecipano alla gestione della cosa pubblica (suffragio universale maschile). Si viene a evidenziare, però, anche un risvolto negativo: con il suffragio allargato si cade nel dispotismo della maggioranza, è poco cioè lo spazio per chi dissente; si ha così una società massificata e conformista ma allo stesso tempo atomista. Si delinea come conformista perché se la maggioranza sceglie una cosa la minoranza deve adeguarsi senza discutere; allo stesso tempo ciascun individuo, delegato il potere non partecipa più all'attività politica. Nell'ancien régimevi sono corpi intermedi (corporazioni, ordini professionali) che mediano tra lo Stato e il cittadino: ora vengono meno e i cittadini tendono a rinchiudersi nella loro vita privata (atomizzazione). Se la democrazia è solo una vuota affermazione di uguaglianza essa non funziona perché esclude la viva partecipazione. Ci sono però dei contravveleni alla scarsa partecipazione che fanno si che gli USA siano una società mobile: decentramento, associazionismo, religione. Prof. Bertolami Salvatore

6 La democrazia per Tocqueville
L'associazionismo abitua i cittadini a stare insieme, tutti partecipano alla vita dell'associazione con la stessa posizione di partenza, senza differenze di censo. La religione gioca un ruolo fondamentale nelle dinamiche politico-sociali dell'America. Chi va ad abitare in quel paese scappa da persecuzioni religiose: la religione deve essere qualcosa che insegna all'individuo a vivere con gli altri individui. La sfera religiosa è staccata dalla sfera politica: la religione ci aiuta a rispettare l'altro, garantisce i costumi; aiuta a governare la cosa pubblica non con istituzioni ma con precetti. La religione, inoltre, abitua il cittadino ad avere una pluralità di vedute e lo prepara al confronto. Vi è però il rischio che la società passi dalla dicotomia nobili-non nobili a quella ricchi-poveri: il pauperismo non deve essere risolto solo attraverso l'intervento dello Stato ma l'individuo deve essere aiutato a realizzarsi da sé. Prof. Bertolami Salvatore

7 La democrazia in America
La democrazia in America è innanzitutto e soprattutto una analisi della democrazia rappresentativa repubblicana, e dei motivi per i quali essa aveva potuto attecchire tanto bene negli Stati uniti mentre era fallita in numerosi altri paesi. L'opera si divide in due distinti tomi, pubblicati separatamente: Il primo tratta dell’impulso che il movimento democratico (che è una trasformazione sociale che prende successivamente forma in delle istituzioni politiche) dà alla forma di governo, alle leggi e alla vita politica – cioè alla democrazia come struttura politica. Il secondo tratta dell’influenza che la democrazia (e stavolta tanto come trasformazione sociale quanto come regime politico) esercita sulla società civile, cioè si costumi e le ideologie. Tocqueville riflette sul futuro della democrazia negli Stati uniti, e sui potenziali pericoli «per la democrazia» e «della democrazia». Egli scrive che la democrazia ha la tendenza a degenerare in ciò che descrive come «dispotismo addolcito». Osserva anche che l’unico ruolo che può essere giocato dalla religione è dovuto alla separazione dal governo, ciò che permette una laicità dello stato che, in ultima istanza, conviene ad entrambi. Prof. Bertolami Salvatore


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